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storia di un eremita

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  • Davvero eccellenti questi ultimi capitoli. La grammatica é perfetta come al solito e la storia si fa sempre più interessante: il comportamento di Clarinetto e il dubbio di Enito sono i due elementi che maggiormente hanno attirato la mia attenzione. La scena della morte di Mutaito é stata descritta benissimo, tanto da sembrare quasi reale. Complimenti!
    Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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    • Originariamente Scritto da Metalotaku Visualizza Messaggio
      Davvero eccellenti questi ultimi capitoli. La grammatica é perfetta come al solito e la storia si fa sempre più interessante: il comportamento di Clarinetto e il dubbio di Enito sono i due elementi che maggiormente hanno attirato la mia attenzione. La scena della morte di Mutaito é stata descritta benissimo, tanto da sembrare quasi reale. Complimenti!
      Grazie, Metal, questo commento mi felicita assai
      e il futuro cosa riserverà? spero di non deludervi
      P.S. secondo te era meglio quel titolo o Disumanità? mi è venuto in mente stamattina appena sveglio
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      • Molto bello quest'ultimo capitolo
        Molto ben descritto il combattimento tra i due demoni e il personaggio di Clarinetto si va sempre meglio delineando per la sua crudeltà e malvagità.
        Ottima la conlusione in cui Clarinetto uccide il compagno,molto stile Freezer

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        • Originariamente Scritto da Uomo Tigre Visualizza Messaggio
          Molto bello quest'ultimo capitolo
          Molto ben descritto il combattimento tra i due demoni e il personaggio di Clarinetto si va sempre meglio delineando per la sua crudeltà e malvagità.
          Ottima la conlusione in cui Clarinetto uccide il compagno,molto stile Freezer
          alla fine hai commentato, era ora!!
          stile freezer? non ci avevo pensato...beh, però sono diversi (anche se il succo è lo stesso)
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          • Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
            alla fine hai commentato, era ora!!
            stile freezer? non ci avevo pensato...beh, però sono diversi (anche se il succo è lo stesso)
            E' arrivato troppo tardi il mio commento ?

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            • muy bien, alla fine, dopo un faticoso lavoro di revisione, mi è tornata l'ispirazione! eccomi dunque pronto a deliziarvi(seee) con un nuovissimo capitolo. a voi la lettura

              16-Incertezza umana

              Era da tempo passata l’ora di pranzo quando Enito fece ritorno al monastero, portando con sé un grosso carico di legna.
              Attese sulla porta che qualcuno gli facesse cenno di entrare. Finalmente, dopo alcuni minuti Taobaibai lo vide, ma, invece di accoglierlo, uscì anch’egli.
              La temperatura era accettabile, non faceva più freddo come quella mattina, ma comunque doveva essere inferiore ai dieci gradi.
              “Ti volevo parlare, fratellone”, esordì Taobaibai.
              Enito non si stupì: erano mesi che non si vedevano, era naturale volesse parlargli.
              “Ti ascolto”
              “Ho visto il tuo combattimento, quando sei arrivato qui”
              Lo sguardo del ragazzo si volse verso il terreno.
              “Lo supponevo, Taobaibai, quindi?”
              Enito era perplesso, perché esordire in maniera così fredda, non era suo fratello?
              “Gohan mi ha detto che avevi sconfitto senza problemi un guerriero-drago nella città dell’Ovest, eppure ieri stavi per farti uccidere da tre di quei demoni di bassa lega, mentre il maestro ha eliminato senza problemi quel demone d’èlite…”
              Alcune timide lacrime iniziarono a riempire gli occhi del giovane.
              “…io mi sono sempre sentito orgoglioso di avere un fratello forte e abile come te, eri addirittura il primo allievo del grande Mutaito, l’uomo che ha sconfitto Piccolo, eppure ieri, vedendoti così in difficoltà, mi sono chiesto se sia vero”
              “Taobabai, ma che stai dicendo?”
              A questo punto, il piccolo guerriero alzò la voce: “Perché sei così debole fratellone?”
              Rientrò nel monastero.
              Enito era rimasto pietrificato dalle parole del fratello. Allora non si trattava solo di una sua impressione, era davvero debole. Fece un profondo inchino verso quanti erano nell’edificio ed entrò anche lui.
              Si diresse senza esitazioni verso la sala della meditazione.
              Questa era ampia e spoglia, salvo un altarino alla memoria di Mutaito e alcune armi appese alle pareti. Vedendole, Enito sorrise; lui da tempo poteva fare a meno delle armi, la sua forza era molto maggiore di quella di un normale essere umano, così come quella di Craig e di molti ragazzi presenti nel tempio, che senso aveva esibirle in una sala il cui scopo era quello di spingere gli allievi a raggiungere una maggiore comprensione di sé?
              Accese un incensiere e si mise in ginocchio; fece un inchino al suo defunto maestro e iniziò a svuotare la propria mente. Non ci riusciva, continuavano a tornargli alla mente le parole dette da Taobaibai e da Clarinetto quel giorno. Era troppo agitato.
              Un lieve rumore alle sue spalle lo fece voltare. La porta della sala era aperta, e dietro di essa c’era Craig, che lo osservava.
              “Devi essere molto teso, se ti sei accorto di me…”
              Entrò con calma e si inginocchiò davanti ad Enito, guardandolo dritto negli occhi.
              “Vedo che c’è qualcosa che ti turba, ragazzo, qual è il problema?”
              Enito era combattuto, non aveva il coraggio di riportare il colloquio che aveva avuto quella mattina con Clarinetto.
              “Mi stavo chiedendo perché sia nata questa guerra, maestro; perché dobbiamo combattere?”
              “Perché non dovremmo farlo?”
              “Insomma, questi demoni, sono dotati di poteri che vanno al di là dell’umana comprensione, lei stesso ha faticato a sconfiggere quello che era solo uno dei sottoposti di demoni molto più forti…Maestro Craig, lei non ha combattuto contro Clarinetto, non ha idea della sua potenza”
              “Allora prova descrivermela, così potrò farmi un’idea di quanto dici”
              Ci fu una pausa. Craig parlava con una calma quasi innaturale, intimoriva Enito con la semplice presenza.
              “Clarinetto è uno dei primi figli del Grande Mago Piccolo, forse per questo è tanto potente; mentre mi trovavo con Muten nella città dell’Ovest ci siamo scontrati con lui, per un attimo. Eravamo nel pieno delle nostre forze, eppure gli è bastato un attimo a sconfiggerci, la sua forza non è paragonabile a quella di quel demone che ha ucciso ieri”
              Enito fece una pausa. Prese fiato, poi riprese a parlare.
              “Nel momento in cui mi ha atterrato ho pensato che fosse la mia ora e non ero neanche riuscito a comprendere il suo attacco. Ci ho pensato molto nell’ultimo mese, e spesso mi viene da pensare se non sarebbe più semplice arrendersi alla famiglia demoniaca, tanto saremo uccisi comunque…”
              Un pugno sferrato da Craig lo colpì in pieno volto. Enito vide il maestro alzarsi e dirigersi verso l’uscita della stanza. Sulla soglia si voltò verso Enito.
              “Guarda queste armi appese sulle pareti. Non c’è allievo nel monastero che ne abbia bisogno, eppure rimangono qui, a ricordare i primi passi dell’apprendistato. Se smetti di ricordare chi eri, non potrai migliorare…”
              Poi uscì.
              Enito rimase solo in quella stanza che improvvisamente si era fatta opprimente. La foto del suo vecchio maestro Mutaito, immortalato nell’imperturbabilità che lo caratterizzava, ora sembrava sondare il suo animo e dirgli: “Hai dunque dimenticato chi sei?”
              Le decine di sciabole, bastoni, alabarde pugnali appesi alle pareti, l’odore d’incenso che gli riempiva i polmoni, l’eco delle ultime parole del maestro stavano facendo riaffiorare un antico ricordo, da tempo sopito in lui.

              Si trovava nella campagna del suo paese quando vide Mutaito per la prima volta. Vestiva la sua casacca nera con il simbolo della sua scuola. Non sapeva perché, ma quello sguardo serio gli infondeva fiducia e simpatia. Gli si avvicinò sorridendo. In quel momento non c’era nessuno ad impedirglielo, erano tutti al lavoro.
              Mutaito sorrise a sua volta. Prese la sciabola che pendeva da suo fianco ed eseguì una complicatissima figura con quella. Quindi la porse ad Enito.
              “Tieni questa sciabola, allenati nel suo uso. Quando saprai eseguire la figura che ti ho mostrato vieni a cercarmi; sarò il tuo maestro”

              Mentre il sorriso svaniva nella nebbia dei ricordi, Enito si svegliò dalla meditazione. Il suo sguardo si posò sicuro su di una sciabola appesa alla parete. La riconobbe come quella donatagli anni prima da Mutaito. La stessa lama ricurva dalla punta frastagliata, le stesse decorazioni di gru sull’impugnatura, per un attimo gli parve di rivedere il suo sorriso fanciullesco riflesso in essa.
              La prese e raggiunse il centro della stanza. Una volta là, eseguì la figura mostratagli decenni prima da Mutaito, replicandola perfettamente. Posò la spada e uscì dalla stanza.
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              • Un buon lavoro anche per questo capitolo
                La descrizione del tempio mi è molto piaciuta con le lame e le varie armi appese al muro.
                Enito è in difficoltà sul da farsi,chissà cosa sceglierà??
                Non stai lasciando troppo nell'ombra il tuo amico Muten?

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                • tranquillo, nel prossimo capitolo dovrebbe tornare, non hai notato qualcosa negli ultimi capitoli?
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                  • Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                    tranquillo, nel prossimo capitolo dovrebbe tornare, non hai notato qualcosa negli ultimi capitoli?
                    Oltre all'incertezza di Enito nel compiere qualsiasi azione, nulla.
                    Cosa avrei dovuto notare?

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                    • lo capirai, prima o poi
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                      • Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                        lo capirai, prima o poi
                        Quanto sei enigmatico

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                        • ed ecco, con le grandi ali spiegate
                          verso di noi venir tre capitoli
                          come colombi dal desio chiamati
                          onde Il Nicco a voi: "Sarà mestieri
                          seguir costoro a cuor giocondo
                          poich'essi sono amici, e son sinceri

                          17-Certezza divina

                          Decine di Muten gravano intorno ad un grosso gatto bianco persiano.
                          Si trattava di uno strano gatto: era ritto sulle zampe posteriori e si reggeva con l’ausilio di un bastone in cima al quale era appesa una brocca. Era il maestro Karin, da cui Muten si era recato per bere l’acqua da lui gelosamente custodita, un’acqua in grado di risvegliare le capacità latenti di quanti la bevessero. Strano che non l’avesse permesso a Muten.
                          Improvvisamente il gattone spiccò un balzo verso uno dei tanti Muten presenti in quel momento, attraversandolo. La cosa lo stupì alquanto: era convinto di aver percepito la presenza del guerriero esattamente in quel punto, invece…
                          Una mano afferrò il suo bastone fermando il volo. Karin si voltò. Era proprio Muten che prendeva la brocca dell’acqua dal suo bastone e soddisfatto la stappava e ne beveva il contenuto.
                          Finito di bere si guardò le mani, poi diresse lo sguardo verso Karin, tenendo due dita sollevate in segno di vittoria.
                          “Allora, maestro? Sono migliorato vero?”
                          Un solo mese per raggiungere l’acqua sacra. Non si trattava certo di un giovane qualunque.
                          “Complimenti, Muten, sei riuscito a raggirarmi. Ma ora dimmi, come ti senti?”
                          “Le dirò, maestro, mi sento uguale a prima. Ne conosce il motivo?”
                          Un sorrisetto beffardo attraversò per un momento il volto del gatto.
                          “Non sempre l’essere diventati più forti comporta un cambiamento nella percezione di sé…”
                          “Sì, ha ragione, maestro, come sempre; ma cosa sarà successo in questo mese di assenza?”
                          “Niente di importante, Enito e Gohan si sono rifugiati nel monastero di Craig, ma questo sembra non aver dissuaso Clarinetto e gli altri demoni che si stanno preparando ad attaccare”
                          L’ultima frase sembrò risvegliare Muten.
                          “Se le cose stanno così devo sbrigarmi a raggiungerli, non posso certo stare con le mani in mano mentre gli altri rischiano la vita! Maestro, potrebbe donarmi la nuvola che mi ha condotto fin quassù?”
                          “Certo, Muten, se hai il cuore tanto puro da non cadere dalla Nuvola d’oro, puoi tenerla. Anzi, avrei anche un altro dono per te, aspetta un momento”
                          Karin si allontanò per alcuni minuti; al suo ritorno reggeva tra le mani un bastone rosso.
                          “Questo è un bastone magico, capace di allungarsi e ridursi al comando del possessore. Fino ad oggi è servito a collegare la cima di quest’obelisco con il santuario di Dio, ma ora voglio che lo prenda tu, usalo per sconfiggere la radice del male che ancora alberga a questo mondo”
                          Muten lo prese dalle mani del suo maestro, emozionato. Era tempo che non reggeva un’arma, ma quella gli infondeva una nuova fiducia nelle proprie potenzialità. Sì, ora era sicuro di farcela.
                          Mise un piede sul parapetto dell’obelisco.
                          “Grazie di tutto, maestro Karin”
                          Spiccò un balzo chiamando la Nuvola d’oro che subito accorse, pronta a fornirgli sostegno in quel viaggio.
                          “Aspetta, Muten!”
                          Il gatto aveva nuovamente attirato l’attenzione del guerriero.
                          Gli lanciò un sacchetto.
                          “Sono gli ultimi senzu che ho, saranno più utili a te. Il monastero è a due mesi di cammino, ma con la nuvola dovresti metterci la metà del tempo”
                          I due si scambiarono un sorriso, poi Muten partì come un razzo in direzione dell’amico Enito.
                          “Fa’ attenzione, Muten; Enito sta correndo un grosso rischio…”
                          Si andò a sedere e accese una pipa. Diede un paio di boccate, poi con un sospiro profondo ammise: “Avevi ragione, Mutaito…”

                          Stava piovendo. Fulmini e vento squassavano il terreno, ma l’obelisco di Karin si ergeva imperterrito, incurante delle avversità.
                          Karin stava passeggiando, osservando sconsolato il sacrificio di Mutaito per salvare il mondo dal Mago Piccolo, quando un rumore alle sue spalle lo fece voltare.
                          Un fulmine mostrò una cupa silhouette di un uomo. L’ombra si avvicinò entrando nel cono di luce emesso dalle lampade dell’edificio.
                          Era un uomo anziano, molto anziano; aveva un volto squadrato, ornato da un paio di baffi bianchi e una folta massa di capelli di un azzurro chiarissimo.
                          “Mutaito, che ci fai qui? Dovresti essere morto!”
                          “Non c’è spazio per i convenevoli, Karin, ho bisogno di parlarti, ma non ho molto tempo…UUNNGHH!”
                          Mutaito si strinse la giacca all’altezza del petto con la propria mano.
                          Solo in quel momento Karin si accorse dello squarcio sulla sua guancia sinistra da cui colava un denso liquido rosso.
                          “S-sono riuscito a farmi dare ancora lacune ore di vita dal Re dell’Inferno”
                          Karin si stupì. Erano secoli che il Re dell’Inferno non concedeva ad un mortale delle ore in più di vita, doveva essere una faccenda seria.
                          Si sedettero.
                          “Come avrai visto ho utilizzato quella tecnica per sigillare Piccolo dentro un thermos elettrico, ma la sua famiglia è ben lungi dall’essere distrutta. Specialmente ho notato uno dei suoi figli nel momento in cui l’ho sconfitto: sembrava essere soddisfatto di quanto era appena successo. Appena sono caduto a terra è volato via, Dio solo sa cosa pensasse. Ma so che possedeva un grande potere, infinitamente superiore a quello dei miei due allievi, maggiore persino del tuo, Karin.”
                          Un colpo di tosse interruppe il suo discorso. Karin lo osservava preoccupato.
                          “Durante l’addestramento di Muten e di Enito ho parlato più volte loro del tuo obelisco, penso che almeno uno dei due giungerà qui presto. Ti chiedo di addestrarlo a dovere, fa’ in modo che diventi abbastanza forte da vincere quel demone”
                          “Ma come puoi sperare che riesca a fare una cosa del genere se tu stesso mi hai raggiunto dopo ben cinque mesi di allenamento ininterrotto?”
                          Un sorriso riapparve dopo tanto tempo sul volto di Mutaito.
                          “Loro non sono due allievi qualsiasi… vedrai, ce la faranno”
                          Finito di parlare il suo corpo scomparve.

                          Karin spense la pipa e si ritirò nelle sue stanze.
                          “Speriamo che Muten capisca di non essere ancora alla mia altezza…”
                          Last edited by Il Nicco; 21 November 2007, 23:00.
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                              I want be free... I WILL BE free!
                              sigpic
                              Cuore di Metallo Capitolo IX, Gohan

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                              • sul serio? sta venendo così bene?
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