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Il cacciatore di demoni (mia ff originale)

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  • #46
    La donna parve non averlo sentito e continuò a correre verso il mostro evitando le fiammate che le sputava contro.
    A un certo punto spiccò un balzo e si aggrappò al corpo del demone. Appena questi tentò di sputare fuoco lei gli infilò qualcosa in bocca e gli impedì di sputarla tenendo mettendogli davanti una mano e premendo con forza.
    Dopo alcuni secondi ci fu un esplosione e Isabel venne scagliata lontano, mentre il demone scomparve all’istante.
    Alexander scese dalla moto e corse verso il luogo in cui Isabel era distesa, Rechel e Andrew lo seguirono a ruota.
    La cacciatrice di demoni di fuoco era distesa in mezzo alla strada ed era sporca e insanguinata. La tuta termica che indossava era ridotta a brandelli e il suo braccio sinistro cadeva inerte.
    “Perché lo hai fatto?!” chiese subito Alexander.
    “Perché è quello che desideravo fare da sette lunghissimi anni. Forse non te l’ho mai detto ma fu proprio il Krevon a incendiare la mia casa, sette anni fa.” rispose Isabel, parlando a fatica.
    “E per vendicarti hai deciso di sacrificare la tua vita?” chiese Alexander.
    “La mia vita è finita sette anni fa e io non sono più riuscita a ricostruirmela.” rispose Isabel.
    “Questo non è vero, dopo l’incidente ti sei trovata una nuova casa, un nuovo lavoro e hai conosciuto nuova gente.” ribatté Alexander.
    “Un momento, di cosa state parlando? Isabel non sta morendo, vero?” chiese Rechel. Nessuno le rispose.
    “Tutto quello che ho fatto dopo l’incidente l’ho fatto unicamente per potermi vendicare. Certo che se avessi saputo che il Krevon viveva poco distante da me non avrei certo perso tempo a dare la caccia agli altri demoni.” rispose a fatica Isabel.
    “Insomma ditemi cosa sta succedendo!” urlò Rechel che aveva le lacrime agli occhi.
    “Sto morendo Rechel, ti prego non essere triste per me.”
    “E come cavolo faccio secondo te?! Certo ti conosco solo da ieri, ma ti considero già una mia amica!” esclamò Rechel, piangendo.
    “Anch’io ti considero un amica, Rechel. Tu e Alexander siete stati gli unici a parlarmi da amica dopo l’incidente.”
    “Isabel, se la cosa ti può rincuorare, anch’io avrei voluto avere la possibilità di esserti amico.” disse Andrew.
    Lei lo ringraziò con un cenno del capo.
    “Sento che la mia ora è vicina. Addio ragazzi, forse un giorno ci rincontreremo.” disse Isabel, dopo qualche secondo.
    “No, Isabel! Non andartene, ti prego!” urlò Rechel, mentre le lacrime le sgorgavano dagli occhi.
    Isabel esalò un ultimo respiro, poi morì.
    “Isabel! Ti prego apri gli occhi!” urlò Rechel, disperata, poi si tuffò tra le braccia di Alexander dove continuò a piangere e a singhiozzare. Alexander per consolarla le accarezzò il lunghi capelli rossi. Restarono così per alcuni minuti, poi Alexander disse: “Fatti forza, Rechel.”
    “Credo che sia meglio andarcene alla svelta, tra un po’ la lava distruggerà tutto.” disse Andrew mestamente.
    Alexander annuì, poi prese Rechel per mano e si avviò verso la moto. Nonostante gli occhi del cacciatore di demoni fossero coperti da scuri occhiali da sole, Andrew scoprì qual era il suo stato d’animo quando vide una lacrima rigargli il viso.
    Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

    sigpic

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    • #47
      Ieri nn ci sono stato ,ma nn ho sprecato tempo........
      ho finito di leggere anche questo capitolo è stato molto emozionante (la battaglia con il Krevon ) e poi triste per la morte di Isabel;
      Molto bello !!!!
      sigpic
      Il mio primo video adesso rimodernato.... "braccio destro di Dante™"
      Ed ecco il secondo OSCAR DBA 2007/2008 :"Miglior critico di ff"
      Mia LongShot con Gogeta_89

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      • #48
        Grazie GoTeo! Ormai sei il mio commentatore principale!

        And now...new chapter!

        CAPITOLO 8: il deserto di Trin

        I tre ragazzi fuggirono da Ghos city e dopo essersi fermati a distanza di sicurezza assisterono alla sua completa distruzione da parte della lava. Seduta al fianco di Alexander Rechel stava ancora piangendo e sembrava incapace di smettere. Anche Alexander sembrava triste mentre osservava il danno provocato dall’eruzione. Ad Andrew non rimase altro da fare che stare in silenzio, fin quando il bisogno di risposte prevalse sulla tristezza.
        “Ascolta, Alexander, continuo a pensarci ma non riesco ancora a capire come abbia fatto Isabel a morire.”
        Alexander rimase in silenzio ancora per un po’ poi iniziò a spiegare. “Isabel sapeva che c’era un solo modo per uccidere il Krevon: farlo esplodere dall’interno con una bomba congelante. Quando ha visto che il demone ci stava inseguendo ha deciso di attuare il piano che aveva maturato negli anni successivi all’incidente. Di conseguenza lei aveva già in mente da sette anni di far finire in questo modo la sua vita.”
        “Sì, però questo non spiega perché la bomba abbia disintegrato il demone mentre Isabel ne è uscita moribonda ma integra.” obiettò Andrew.
        “Devi sapere che le bombe congelanti non sono in grado di uccidere un essere umano, però quando una bomba congelante esplode dentro un demone di fuoco sprigiona un energia tale da poter uccidere anche il più coriaceo tra gli uomini.” spiegò Alexander.
        “Se sapevi qual era l’unico modo per uccidere il Krevon perché hai cercato di ucciderlo in altri modi.” chiese Andrew.
        “In realtà non lo sapevo, l’ho capito solo quando ho visto Isabel farlo.” rispose Alexander.
        “Però non è detto che questo fosse l’unico modo in cui uccidere il Krevon.” obiettò Andrew.
        “No, quello era davvero l’unico modo. Non so se ci hai fatto caso ma tutte le volte che siamo riusciti a distruggere un pezzo del Krevon questi dopo un po’ lo rigenerava senza problemi. Questo fa capire che l’unico modo per sconfiggerlo definitivamente era disintegrarlo, in modo che non ne rimanesse neanche un frammento. L’unica arma con cui si può fare una cosa del genere a un demone di fuoco è proprio una bomba congelante, che funziona nel migliore dei modi se fatta esplodere dentro il corpo del demone.” spiegò Alexander.
        “Però nella camera magmatica, quando gli ho sparato alla testa è scappato.” obiettò Rechel, parlando per la prima volta da un paio d’ore.
        “Anch’io pensavo che fosse scappato, invece il Krevon si era solo stancato di noi ed era tornato a fare quello che stava facendo prima che arrivassimo noi: provocare un eruzione.” spiegò Alexander.
        “Perciò quando Rechel ha tentato di prendere il frammento il terremoto era un tentativo del Krevon di provocare un eruzione?” chiese Andrew.
        “La prima volta sì, invece la seconda volta è stato causato dal demone che se ne usciva da dov’era nascosto per darci il benvenuto.” rispose Alexander.
        “Capisco. Ora tutto quadra.” disse Andrew.
        “Non proprio tutto. Cosa intendeva Isabel con: “tu e Alexander siete stati gli unici a parlarmi da amici dopo l’incidente”? Credevo che oltre a noi fosse amica degli altri cacciatori di demoni o di qualche abitante della città.” osservò Rechel.
        “Il fatto è che la fissazione di Isabel era vista da molti come una forma di pazzia. Questo pregiudizio era aggravato da alcune sue strane abitudini, come quella di mangiare spesso piccante.” spiegò Alexander.
        “Ma è ridicolo! Come fa la gente ad avere questo genere di pregiudizi?!” esclamò Rechel.
        “Sì è una cosa assurda.” convenne Alexander.
        Per un po’ sulla macchina nessuno parlò, dal momento che erano tutti immersi nei propri pensieri. Po Andrew ruppe il silenzio chiedendo: “Quale sarà la nostra prossima tappa?”
        “Prima faremo una pausa per la notte in una piccola città e poi partiremo alla volta del deserto di Trin dove si trova il terzo frammento del medaglione del sole.” rispose Alexander.
        “Bene, se non altro siamo vicini alla fine del viaggio.” commentò Rechel.
        “Che stai dicendo Rechel? Siamo vicini alla fine del viaggio? Ma se abbiamo solo due frammenti!” esclamò Alexander.
        “Esatto di conseguenza il prossimo frammento sarà l’ultimo. Sbaglio o hai detto tu stesso che il nostro compito è recuperare i tre frammenti del medaglione del sole?” chiese Rechel.
        “E i tre frammenti del medaglione della luna non li consideri?”
        “Oh no, me ne ero dimenticata!”
        “Quindi noi dobbiamo ricostruire il medaglione del sole e il medaglione della luna?” chiese Andrew.
        “No, il nostro compito è crearne uno solo, con tre pezzi dell’uno e tre pezzi dell’altro.” rispose Alexander.
        E una volta ricomposto questo medaglione cos’hai intenzione di fare?” chiese Andrew.
        “Distruggere i demoni”.
        Verso le dieci di sera raggiunsero la piccola città di cui Alexander aveva parlato. Vista la tarda ora si divisero per fare compere più velocemente. Andrew e Alexander andarono in farmacia dove comprarono, tra le altre, cose una pomata per curare le ustioni che si erano causati durante la battaglia col Krevon. Inoltre entrarono anche in un super mercato dove comprarono parecchie bottiglie d’acqua da conservare nel bagwatch che sarebbero state d’aiuto nel deserto dove l’acqua scarseggiava.
        Rechel invece decise di mantenere il segreto sul luogo in cui aveva deciso di andare a fare compere.
        Alle undici Alexander e Andrew si misero ad aspettare Rechel davanti all’albergo che avevano prenotato. La ragazza arrivò dopo alcuni minuti e i ragazzi furono sorpresi di vedere che intorno alla vita aveva un cinturone come quelli usati dai cowboy ( anche se molto più recente ) con tasche dove tenere i proiettili e due foderi per pistola.
        “Visto che dobbiamo ancora viaggiare parecchio, tanto vale premunirsi, no?” disse la ragazza notando le loro espressioni.
        “Sì hai ragione.” disse Alexander sorridendo.
        “Ma quel coso sarà costato una fortuna!” esclamò Andrew.
        “Sì, però se lo merita dal momento che in alcune occasioni ci ha salvato la vita.” disse Alexander. Rechel gli sorrise.
        Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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        • #49
          Il mattino dopo i tre ragazzi si rimisero in viaggio, verso il deserto di Trin. Viaggiarono tutto il giorno, senza pause, e verso sera raggiunsero una città vicina al deserto. Trovarono una locanda aperta e decisero di cenare lì e di prenotare un paio di camere per la notte.
          La locanda era piccola ma pulita ed era quasi vuota ad eccezione di un uomo incappucciato che sedeva a un tavolo in fondo al locale. Raggiunsero il bancone dove Alexander suonò una campanella per avvisare che c’erano nuovi clienti. Il locandiere arrivò di corsa, fece un profondo inchino e disse: “Posso esservi utile?”.
          Rechel si trattenne a stento dal ridere. L’uomo che avevano di fronti aveva un aspetto veramente buffo: non era molto alto, aveva un naso molto grosso da cui partivano due spettacolari baffoni a manubrio, inoltre indossava un lunghissimo cappello a cilindro da cui spuntava un ciuffo di capelli neri. A coronare il tutto l’abbigliamento dell’ometto era a dir poco assurdo: indossava, infatti, una camicia hawaiana e un paio di pantaloni di pantaloni ascellari.
          “Vorremo passare qui la notte, se c’è posto.” rispose Alexander.
          “Se c’è posto?! Ma certo che c’è posto! Che camera volete tripla, quadrupla, quintupla…le abbiamo tutte!” esclamò il locandiere, esagerando.
          “Va bene una tripla. Inoltre vorremmo anche mangiare qualcosa se è possibile.” disse Alexander.
          “Ma certo, accomodatevi pure!”
          I tre ragazzi si sedettero a un tavolo al centro della stanza e aspettarono che arrivasse un cameriere per prendere le ordinazioni. Dopo un paio di minuti il locandiere si avvicinò al loro tavolo.
          “C’è qualche problema?” chiese Alexander dopo che l’ometto era rimasto a fissarlo per dieci secondi.
          “No, sono solo venuto a prendere le ordinazioni.” rispose lui, tranquillo.
          “E non avete camerieri?” chiese Rechel, incapace di trattenersi.
          “Se ne sono andati via tutti.” sospirò il locandiere.
          “Gli affari vanno male?” chiese Alexander.
          “Sì, da tre anni ormai ed è tutta colpa dei demoni. Prima i turisti venivano a migliaia a visitare le meravigliose opere d’arte di cui il deserto è pieno, ma da quando i demoni lo hanno eletto a loro esclusiva proprietà nessuno vuole più visitarlo. Così questa locanda è quasi sempre vuota. Voi e quel signore incappucciato siete i primi clienti da tre mesi.” rispose il locandiere.
          “Purtroppo da quando sono arrivati i demoni la vita è peggiorata un po’ per tutti.” commentò amaramente Alexander.
          “Già, cosa darei perché quei mostri sparissero.”
          “Magari, un giorno, semplicemente se ne andranno.” disse Alexander.
          “Sarebbe bello. Bene ora cosa vorreste mangiare?”

          Dopo cena i tre ragazzi salirono al piano superiore della locanda e raggiunsero la camera che il locandiere aveva loro assegnato. Quella sera non parlarono molto e si addormentarono quasi subito.
          Il mattino dopo si alzarono, pagarono il conto al locandiere e ripartirono alla volta del deserto.
          “Arriveremo tra circa un’ora.” disse Alexander.
          “Cosa ci toccherà affrontare questa volta?” chiese Rechel, non in tono preoccupato, bensì col tono di chi non vede l’ora di passare all’azione.
          “Demoni del deserto, scorpioni, tempeste di sabbia e forse lo Snull.” rispose Alexander.
          “Che suppongo sia il re dei demoni del deserto.” disse Rechel.
          “Esatto.”
          “E che aspetto ha?” chiese Andrew.
          “Diciamo che è una specie di gigantesco scorpione in grado di camminare su due zampe e con una testa di metallo.” rispose Alexander.
          “Spero vivamente di non incontrarlo.” commentò Andrew.
          Rechel non disse nulla ma era evidente che non era d’accordo con Andrew.
          Più si avvicinavano al deserto e più la temperatura aumentava e con essa la sudorazione dei tre ragazzi.
          Quando infine giunsero in vista di quella sterminata distesa di sabbia le loro magliette si erano attaccate alla schiena e la loro fronte era madida di sudore.
          Alexander parcheggiò la macchina e scesero a terra per procedere a piedi.
          “Perché non possiamo andare avanti in macchina?” chiese Andrew.
          “Perché ci sarebbe d’intralcio nella ricerca del luogo in cui si trova il frammento.” rispose Alexander.
          “Cosa? Quindi non sai dove si trova?” chiese Rechel.
          “No, anche se ho una vaga idea.” rispose Alexander.
          Mentre camminavano il sole picchiava sulle loro teste e la sabbia entrava nelle loro scarpe, rendendo il viaggio abbastanza fastidioso.
          Dopo venti minuti intravidero una sagoma gigantesca all’orizzonte che veniva verso di loro.
          “Ma cosa…?” disse Andrew, che non aveva parole.
          Lentamente la sagoma iniziò a farsi sempre più distinta fino a quando i ragazzi la riconobbero. “Oh mio dio, è lo Snull!” esclamò Andrew.
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          • #50
            Si!!!! sono il tuo commentatore principale!!!
            Ma gli altri nn sanno che si perdono.........
            Magnifico capitolo, per quanto fai lunghi i capitoli (cosa che nn mi dispiace affatto ) fai davvero pochissimi errori
            BRAVISSIMO!!
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            Il mio primo video adesso rimodernato.... "braccio destro di Dante™"
            Ed ecco il secondo OSCAR DBA 2007/2008 :"Miglior critico di ff"
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            • #51
              Grazie!^^
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              • #52
                CAPITOLO 9: le cinque prove

                Il gigantesco demone copriva i tre ragazzi con la sua ombra, mentre la sua testa di metallo scintillava sotto i raggi del sole cuocente. La sua coda da scorpione si agitava frenetica come se non vedesse l’ora di trafiggere qualcuno.
                “Niente panico! Questo demone è più debole rispetto al Nekren e al Krevon, dovremmo riuscire a farlo fuori con qualunque arma. Però state attenti al pungiglione che ha sulla coda: è velenoso.” disse Alexander.
                “Hai detto qualunque arma? Bene, allora lascia che me ne occupi io!” esclamò Rechel, poi estrasse la pistola dal fodero e sparò tre colpi contro lo Snull. I proiettili colpirono in pieno il corpo del mostro, ma invece di penetrare nella pelle produssero un rumore metallico e caddero a terra, ai piedi del mostro.
                “Ma cosa…?!” esclamò Alexander, confuso poi tirò fuori la frusta dal bagwatch, la trasformò in una spada e si lanciò all’attacco del mostro. Quando fu vicino a una delle gambe del mostro menò un fendente che colpì sì la gamba ma non produsse alcun effetto, se non un rumore metallico. Il ragazzo era troppo stupito per evitare il violento calcio che il mostro gli sferrò, scagliandolo lontano. Rechel e Andrew lo aiutarono a rialzarsi.
                “Non è possibile! Ho già affrontato demoni del genere in passato ed erano abbastanza deboli, questo invece è invulnerabile! Inoltre il rumore metallico che provocano le armi quando si scontrano contro il suo corpo non ha alcun senso! A meno che…” Alexander non riuscì a finire la frase, perché lo Snull, che li aveva raggiunti, lo colpì con un altro violentissimo calcio. Il demone si preparò poi a trafiggere il ragazzo col suo pungiglione. Rechel tentò di fermarlo sparandogli contro, ma ancora una volta i proiettili non sortirono alcun effetto. Alexander evitò di essere trafitto dal medaglione rotolando, poi si rialzò di scatto, si aggrappò al pungiglione e iniziò ad arrampicarsi. Lo Snull tentò di disarcionarlo, ma il ragazzo si tenne saldamente aggrappato e continuò ad arrampicarsi. Arrivato all’altezza del collo si fermò a osservare qualcosa e di quella distrazione approfittò il demone che lo afferrò con la mano e lo scaraventò a terra.
                “Quello non è affatto uno Snull!” esclamò il ragazzo rialzandosi.
                “E allora che cos’è?” chiese Andrew.
                “Questo bestione non è altro che un robot della Driv! Ha il nome dell’organizzazione scritto sul collo!” rispose Alexander.
                “Quindi cosa dobbiamo fare?” chiese Andrew.
                “Scappare e trovare il luogo in cui è custodito il frammento” rispose Alexander.
                I tre ragazzi iniziarono a correre e il robot li inseguì. Dopo qualche minuto all’orizzonte comparve un'altra sagoma gigantesca.
                “Un altro robot?” chiese Rechel.
                “No, credo che quello sia lo Snull originale.” rispose Alexander.
                “Allora lo sistemo!” esclamò Rechel.
                “No, può tornarci utile!” obiettò Alexander.
                “E in che modo?” chiese la ragazza.
                “Se riusciamo a fare in modo che si combattano fra di loro, uno dei due ucciderà l’altro, così noi avremo una preoccupazione in meno.” rispose Alexander.
                “Hai ragione.” convenne la ragazza.
                Quando il vero Snull vide arrivare i tre ragazzi ruggì furioso, ma poi tacque subito vedendo la gigantesca figura che li inseguiva e decise di raggiungerla. Quando furono uno di fronte all’altro, il robot e il demone si studiarono per un po’, poi iniziarono a combattere.
                “Secondo voi chi vincerà?” chiese Andrew mentre fuggivano dai due bestioni.
                “Probabilmente il robot.” ripose Alexander.
                “Già, è senza dubbio più resistente” convenne Andrew.
                Dopo qualche minuto i ragazzi smisero di correre, sicuri di essersi allontanati abbastanza dallo Snull e dal robot che ne imitava le fattezze.
                “Certo che è davvero incredibile che la Driv sia riuscita a trovarci anche qui.” commentò Alexander.
                “Può darsi cha abbiano messo una ricetrasmittente sulla macchina.” disse Andrew.
                “Questo è impossibile, dal momento che quella macchina è stata costruita in modo tale che solo io possa aprirla o modificarla. Inoltre la tua tesi non spiega come abbiano fatto a trovarci nella foresta.” ribatté Alexander.
                “Può darsi che abbiano semplicemente visto la macchina e pensato che fosse strano che si trovasse in un posto del genere e abbiano deciso di darle un occhiata.” ipotizzò Andrew.
                “Ma la macchina era nascosta fra gli alberi, per individuarla avrebbero dovuto arrivare fin lì a piedi e non c’è nessuna ragione che possa averli spinti a fare una cosa del genere senza un secondo fine.” obiettò Alexander.
                “Ma…” esordì Andrew, che però venne interrotto da Rechel.
                “Volete finirla di discutere? Tanto non scopriremo mai la verità! E adesso sbrighiamoci a cercare il luogo in cui si trova quel dannato frammento!” esclamò la ragazza, che era decisamente nervosa.
                “Ma Rechel…” disse Andrew titubante, poi si voltò verso Alexander che scosse la testa.
                “Evidentemente è un po’ stanca.” disse il ragazzo a bassa voce.
                Ricominciarono a camminare sotto il sole cuocente del deserto. Dopo mezz’ora si imbatterono in alcuni scorpioni che Rechel fece subito fuori con la pistola.
                Poi, dopo aver camminato per più di un ora, videro qualcosa di insolito: una lastra di pietra nascosta dalla sabbia.
                “Finalmente l’abbiamo incontrata.” disse Alexander.
                “Che cos’è?” chiese Andrew.
                “Questa è l’entrata di un antico tempio dedicato a una divinità dal nome impronunciabile.” rispose Alexander.
                “E perché è così importante per noi averla trovata?” chiese Rechel.
                “Perché, se il mio istinto non m’inganna, il frammento del medaglione del sole è nascosto nel tempio.” rispose Alexander.
                “Ma come facciamo a spostare questa lastra?” chiese Andrew.
                “Non credo che sarà molto difficile.” rispose Alexander, poi si avvicinò alla lastra, la esaminò per un attimo e premendo con entrambe le mani degli interruttori nascosti la aprì. Dove prime c’era la lastra ora c’era una lunga scalinata che conduceva sotto terra.
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                • #53
                  “Come facevi a saperlo?” chiese Andrew.
                  “Quando sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo tempo ho fatto alcune ricerche e ho scoperto il metodo usato dal popolo che lo aveva creato per entrarvi.” rispose Alexander.
                  I tre ragazzi scesero la scalinata di pietra, che si rivelò essere parecchio lunga, e entrarono nel tempio. Subito furono avvolti dall’oscurità.
                  “Non si vede niente!” esclamò Rechel.
                  “Datemi solo un minuto.” disse Alexander, poi premette un tasto sul bagwatch e ne tirò fuori una potente torcia elettrica che illuminò il luogo in cui si trovavano. Erano in una specie di anticamera dalle lunghe pareti di pietra ricoperte di scritte in una lingua ignota e di affreschi. A ognuno dei quattro lati della stanza c’era una colonna di pietra e nella parete che si trovava di fronte ai tre ragazzi c’era un passaggio che conduceva alla stanza successiva.
                  “Ora prestatemi attenzione. Dalla prossima stanza in poi incontreremo dei trivi di cui solo uno è quello giusto, gli altri conducono a morte certa. Se seguirete me non correrete rischi, vi avverto però che anche nelle stanze sicure ci saranno delle prove da affrontare per poter procedere nella ricerca del frammento.” disse Alexander.
                  “Che tipo di prove ci attendono?” chiese Andrew.
                  “Purtroppo questo non sono riuscito a scoprirlo.” rispose Alexander.
                  Attraversarono la stanza, entrarono nel passaggio e si trovarono di fronte a un trivio.
                  “A sinistra.” disse Alexander.
                  Il passaggio scelto da Alexander conduceva a un corridoio piuttosto lungo che permetteva di accedere ad un’altra stanza. Appena vi entrarono alle loro spalle scese una spesse lastra di pietra.
                  “Evidentemente volevano essere sicuri che nessuno se ne andasse a prova iniziata.” commentò Alexander.
                  “Come facciamo ad andare avanti?” chiese Andrew, indicando la parete opposta, in cui una lastra di pietra uguale a quella che avevano alle spalle ostruiva il passaggio.
                  “Guardati intorno e dimmi cosa vedi.” ordinò Alexander. Andrew obbedì e vide che a pochi passi da lui c’erano quattro statue e che a ognuno dei quattro lati della stanza c’era un interruttore.
                  “Ma certo dobbiamo premere gli interruttori spingendoci sopra le statue!” esclamò Andrew.
                  “Esatto, allora al lavoro.”
                  Andrew andò ad aiutare Rechel, che aveva già iniziato a spingerne una, mentre Alexander iniziò a spingerne una da solo. Nel giro di cinque minuti le statue erano tutte posizionate agli angoli della stanza.
                  “Evidentemente chi ha organizzato le prove ha deciso che una prova di forza sarebbe stata l’ideale per indebolire chiunque avesse voluto tentare di raggiungere il frammento del medaglione.” commentò Alexander, mentre uscivano dalla stanza.
                  “Ma questo non doveva essere un tempio?” chiese Andrew.
                  “Credo che la forma esterna di questo luogo sia solo un inganno ideato per proteggere meglio il frammento.” rispose Alexander.
                  “Però tu stesso l’hai definito un tempio.” obiettò Andrew.
                  “Solo perché non sapevo in che altro modo definirlo.” spiegò Alexander, poi, vedendo che avevano raggiunto un altro slargo, prese la strada di sinistra.
                  “Però è evidente che conosci bene il percorso da fare.” commentò Andrew. Raggiunsero un passaggio, vi entrarono e subito la porta si chiuse alle loro spalle. Dopo alcuni passi sentirono un rumore strano. “Che cos’era?” chiese Rechel.
                  “Sembrava il rumore di un interruttore che si attiva.” disse Andrew.
                  “Già, inoltre c’è un'altra stranezza: la porta in fondo alla stanza non è chiusa.” disse Alexander.
                  “Che cosa può voler dire?” chiese Andrew.
                  “Che appena ve lo dico io dobbiamo attraversare alla svelta questa stanza.” rispose Alexander.
                  Rimasero in attesa qualche secondo, poi Alexander disse: “Ora!”.
                  Appena iniziarono a correre da dei buchi sulle pareti uscirono delle frecce che fortunatamente i ragazzi riuscirono ad evitare.
                  “Questa invece era decisamente una prova di velocità.” commentò Alexander.
                  Incontrarono ancora un trivio e questa volta Alexander scelse la strada che andava a destra. Ancora una volta finirono in un corridoio che permetteva di accedere alla stanza in cui avrebbero dovuto affrontare la terza prova.
                  Appena entrati nella stanza in questione la porta alle loro spalle si chiuse. I tre ragazzi videro subito che l’apertura che si trovava sulla parete di fronte a loro era aperta, solo che questa volta non c’era stato nessun rumore strano e le pareti erano prive di buchi. L’unica cosa strana era il disegno che si trovava sopra il passaggio, che sembrava apparentemente privo di senso.
                  “Ma in questa stanza non c’è niente!” esclamò Andrew, stupito.
                  “Esatto, però quel disegno mi incuriosisce e forse è meglio che uno di voi due lo ricopi.” disse Alexander.
                  “Lascia fare a me, sono piuttosto bravo a disegnare.” disse Andrew.
                  “Come mai non lo ricopi direttamente tu?” chiese Rechel.
                  “Perché a disegnare sono un disastro.” rispose Alexander con un mezzo sorriso.
                  “Fatto.” disse Andrew dopo qualche minuto.
                  “Bene, allora procediamo.”
                  Si imbatterono ancora in un trivio e questa volta Alexander scelse la strada centrale.
                  La stanza della quarta prova era praticamente deserta, ad eccezione di una tavola sul pavimento intorno a cui c’erano i pezzi sparpagliati di quello che sembrava un puzzle coi pezzi di pietra. Alexander osservò i pezzi con attenzione poi sorrise.
                  “Meno male che nella stanza prima ti ho fatto ricopiare quel disegno, perché ora dobbiamo riprodurlo in questo puzzle. Comunque non preoccupatevi, io sono molto bravo a risolvere i puzzle e vi aprirò quella porta in pochi minuti.” disse Alexander riferendosi alla porta della stanza che questa volta era chiusa, non come nelle due prove precedenti.
                  Il ragazzo fu di parola, infatti risolse il puzzle in poco meno di dieci minuti. Attraversarono il passaggio che fino a poco prima era bloccato dalla lastra di pietra e raggiunsero un ennesima ramificazione. “A destra.” disse Alexander.
                  “Se i miei calcoli sono giusti questa dovrebbe essere l’ultima prova.” disse il ragazzo prima di entrare nell’ultima stanza.
                  Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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                  • #54
                    Subito Alexander vide delle sagome di persone aggirarsi per la stanza, persone che sapeva essere irrimediabilmente morte. Questa consapevolezza gli fece capire immediatamente qual era la prova a cui la stanza li sottoponeva. Evidentemente non riuscirono a fare lo stesso Rechel e Andrew che dopo alcuni secondi iniziarono a mormorare i nomi delle persone che vedevano camminare per la stanza.
                    “Papa…Isabel…” mormorò Rechel.
                    “Papà…mamma…nonno…” mormorò Andrew.
                    Alexander sapeva che se voleva salvarli dalla pazzia doveva trascinarli immediatamente fuori da lì. Lanciò un occhiata alla parete opposta a quella in cui si trovava e vide che il passaggio era libero.
                    “Andrew! Rechel! Non lasciatevi ingannare! Sono solo illusioni! Le persone che state vedendo sono già morte! Un giorno le rincontrerete, ma quel giorno non è oggi!” esclamò Alexander.
                    I due ragazzi lo udirono appena.
                    “Sono illusioni! Non sono reali!”
                    Nemmeno stavolta le sue parole sortirono alcun effetto.
                    “Mi dispiace ragazzi, ma non mi lasciate altra scelta!” esclamò Alexander, poi tirò fuori dal bagwatch la frusta e li colpì entrambi.
                    “Ahia!” esclamò Rechel.
                    “Ma sei impazzito?!” le fece eco Andrew.
                    “Dovreste ringraziarmi invece, vi ho appena salvati dalla pazzia.”
                    “Pazzia? Allora quelle immagini non erano reali?” chiese Rechel.
                    “No, temo di no. La prova di questa stanza infatti consisteva nel resistere al potere psicologico che le immagini delle persone morte a cui eravamo affezionati provocano su di noi.” rispose Alexander.
                    “Però tu non ne sei stato colpito.” osservò Rechel.
                    “No, ne sono stato colpito anch’io, ma la mia preparazione psicologica è di gran lunga superiore alle vostre, senza offesa naturalmente.”
                    “E tu chi hai rivisto?” chiese Rechel.
                    “Vecchi amici.” rispose vagamente Alexander “ora sbrighiamo ad attraversare quella porta, prendere il frammento e andarcene da qui.”
                    I tre ragazzi attraversarono il passaggio e si ritrovarono in una stanza al cui centro c’era una colonna di pietra, in cui era incastonato il frammento. Appena Rechel estrasse il frammento la parete che si trovava di fronte a loro si aprì, rivelando una scala che conduceva in superficie. I ragazzi la salirono e dopo alcuni minuti si ritrovarono a respirare di nuovo la soffocante aria del deserto.
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                    • #55
                      Lo dico sempre ,ma lo devo ripetere ......bel capitolo!!!!!
                      Finalmente 3 pezzi sono stati recuperati ora gli altri 3 !!!
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                      Il mio primo video adesso rimodernato.... "braccio destro di Dante™"
                      Ed ecco il secondo OSCAR DBA 2007/2008 :"Miglior critico di ff"
                      Mia LongShot con Gogeta_89

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                      • #56
                        Grazie Goteo! (mio unico commentatore )

                        CAPITOLO 10: la palude di Hirg

                        Il viaggio di ritorno al luogo in cui avevano lasciato la macchina fu piuttosto complicato, a causa della versione robotica dello Snull, che era riuscita a battere la versione normale, che continuava a spuntare da tutte le parti, costringendo i tre ragazzi ha continuare a cambiare direzione. Quando infine raggiunsero la loro meta erano le sei di sera e la temperatura iniziava ad abbassarsi.
                        Durante il viaggio di ritorno verso la taverna non parlarono molto, dal momento che Rechel e Andrew erano ancora scossi dalla prova psicologica che avevano dovuto superare e che Alexander era immerso nei suoi pensieri.
                        Quando l’oste li vide entrare di nuovo nella sua taverna faticò a trattenersi dal saltare dalla gioia.
                        “Posso esservi utile di nuovo?”
                        “Vorremo una camera tripla dove passare la notte.” rispose Alexander.
                        “Ma certo, non c’è nessun problema!” disse il locandiere, poi li condusse al paino di superiore e mostrò loro una camera come quella che avevano richiesto.
                        “Va benissimo. Le auguro una buona notte.” disse Alexander.
                        “Buona notte a voi.” disse il locandiere, poi uscì dalla camera e si chiuse la porta alle spalle.
                        I tre ragazzi si cambiarono e si infilarono sotto le coperte, ma non spensero la luce dal momento che avevano parecchie cose di cui parlare.
                        “Ora che abbiamo i tre frammenti del medaglione del sole siamo a metà del viaggio, giusto?” chiese Andrew.
                        “Esatto, una volta recuperati i tre frammenti del medaglione della luna potremo finalmente distruggere i demoni.” rispose Alexander.
                        “Sempre che la Driv non ci ammazzi prima.” commentò Rechel.
                        “Sai, Rechel, è da un paio di giorni che ti comporti in modo strano.” constatò Alexander.
                        “Strano in che senso?” chiese la ragazza.
                        “Nel senso che hai continui sbalzi d’umore, hai sempre voglia di ammazzare qualche demone e sei più irruente del solito.” rispose Alexander.
                        “E tu cosa cavolo ne sai di com’è di solito il mio carattere?” esclamò Rechel.
                        “Ti conoscerò pure da poco tempo ma ho imparato a conoscere alla perfezione il tuo carattere.” ribatté Alexander.
                        “Chi te lo dice che fino a qualche giorno fa io non abbia recitato?” chiese Rechel.
                        “Non c’è bisogno che me lo dica qualcuno, lo so da me che non è vero e so anche che perché hai cambiato atteggiamento. E anche tu lo sai, solo che non lo vuoi ammettere.” rispose Alexander.
                        “Cosa stai dicendo? Io non ho cambiato carattere per qualche motivo l’ho fatto solo perché mi andava!” esclamò Rechel.
                        “Non fare la commedia. E va bene, visto che non vuoi ammetterlo te lo dico io qual è il motivo che ti ha fatto cambiare carattere: la morte di Isabel.”
                        Inizialmente Rechel non riuscì a ribattere, poi disse: “La morte di Isabel mi ha semplicemente rattristato, niente di più.”
                        “Non è vero. Credi che non me ne sia accorto che quando hai scoperto che Isabel aveva vissuto gli ultimi sette anni solo per vendicarsi ti sei sentita delusa? Credi che non me ne sia accorto che per te lei, prima di quella rivelazione, era una specie di eroina?” ribatté Alexander.
                        Rechel non rispose.
                        “Credi che non me ne sia accorto che da circa due giorni stai cercando di trasformarti nell’eroina che Isabel non è stata?” chiese Alexander.
                        Rechel tentò un ultima, debole, resistenza: “Non è vero.”
                        “Allora come mi spieghi il tuo atteggiamento aggressivo, la tua voglia di uccidere demoni e il cinturone per le pistole che ti sei comprata?”
                        “Va bene, hai vinto tu. Sì, ammetto di aver provato a trasformarmi in una specie di eroina e di averlo fatto perché l’atteggiamento di Isabel mi ha deluso.” ammise Rechel.
                        “Quello che hai fatto è comprensibile, però lascia che ti dica un paio di cose: giudicare le scelte di una persona è facile, ma cercare di capirle è molto più difficile. Quindi prima di giudicare Isabel per quel che ha deciso di fare della sua vita cerca di riflettere sui motivi che la hanno spinta a fare quel che ha fatto. Inoltre devi sapere che Isabel non ha mai avuto un carattere forte e determinato come il tuo e questo ha influito in buona parte sulla sua decisione, poiché le ha impedito di ricostruirsi una vita dopo l’attacco dei demoni avvenuto sette anni fa.” disse Alexander.
                        “Sì questo lo avevo già capito, solo che non sono mai riuscita ad accettarlo perché è troppo diverso dall’idea che mi ero fatta di lei.”
                        “Sì, lo immaginavo. Comunque lascia che ti dica che non hai bisogno di cambiare carattere per diventare un eroina perché per me e Andrew lo sei già, dal momento che probabilmente non saremmo vivi se non fossi stata con noi in alcune occasioni.” disse Alexander.
                        “Vero.” gli fece eco Andrew.
                        “Grazie, però devo dire che senza di voi probabilmente non sarei nemmeno riuscita a recuperare il primo frammento del medaglione. Quindi questo vuol dire che la nostra è un ottima squadra!” esclamò Rechel sorridendo.
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                        • #57
                          “Su questo hai pienamente ragione.” disse Alexander sorridendo.

                          Il mattino dopo i tre ragazzi fecero colazione, pagarono il conto al locandiere e si rimisero i viaggio.
                          “Dove siamo diretti questa volta?” chiese Rechel.
                          “A un posto in cui preferirei non dover andare: la palude di Hirg, un luogo veramente sudicio.” rispose Alexander.
                          “C’è qualche creatura di cui ci dobbiamo preoccupare?” chiese Andrew.
                          “Solo i demoni della palude e il loro re: il Molg di cui non so assolutamente niente. Comunque più che per i demoni io mi preoccuperei delle sabbie mobili e del fango acido.”
                          “Insomma un altro viaggio tranquillo.” commentò Rechel.
                          “Già.” convenne Alexander sorridendo.
                          “Questa volta sai dove si trova il frammento?” chiese Andrew.
                          “Sì, so di certo che la colonna in cui è incastonato si trova in mezzo a un lago di fango nel bel mezzo della palude che temo sii anche la residenza del Molg.” rispose Alexander.
                          Durante la giornata i tre ragazzi ebbero tutto il tempo di riflettere sul modo migliore per correre meno rischi nella palude. Verso sera raggiunsero un villaggio in cui passare la notte.
                          Per l’ennesima volta prenotarono una camera d’albergo tripla e passarono la serata parlando del più e del meno.
                          Il mattino dopo si rimisero in viaggio, freschi e riposati.
                          “Raggiungeremo la palude tra circa due ore.” annunciò Alexander appena dopo aver messo in moto la macchina.
                          “Cerchiamo di goderci gli ultimi momenti che ci restano da vivere con dei vestiti puliti.” disse Rechel, ironicamente.
                          “Purtroppo questo è vero.” disse Alexander che non sembrava molto contento della cosa.
                          Poco prima di arrivare a destinazione Alexander parcheggiò la macchina vicino ad alcuni alberi.
                          “So che può essere fastidioso camminare per un po’, ma non posso correre il rischio di sporcare questa meraviglia.” disse Alexander.
                          Dopo alcuni passi videro il profilo melmoso della palude e ne sentirono anche il pessimo odore. Dopo alcuni minuti si ritrovarono circondati da fango, alberi scheletrici e acqua stagnante.
                          “Fate attenzione alle pozze d’acqua più profonde, ci vivono i Jines, dei fastidiosi demoni acquatici.” avvertì Alexander, in tono disgustato.
                          Vagarono per circa mezz’ora senza incontrare anima viva, poi, all’improvviso, si trovarono di fronte alla gigantesca sagome dello Snull versione robot.
                          “Correte!” esclamò Alexander e passò sotto le gambe aperte del mostro, seguito da Rechel e Andrew. Immediatamente il bestione si mise ad inseguirli. Dopo alcuni minuti di fuga Rechel inciampò in una radice e cadde a faccia in giù sul fango. Alexander la aiutò a rialzarsi e le diede un fazzoletto per pulirsi durante la fuga.
                          A un certo punto Andrew, che era in testa al gruppo, si mise ad urlare perché era accidentalmente finito su una distesa di sabbie mobili e stava inesorabilmente affondando. Alexander gli lanciò e appena il ragazzo la afferrò lo tirò fuori.
                          I tre ragazzi aggirarono le sabbie mobili e arrivarono illesi dall’altra parte, il robot invece ci finì proprio in mezzo e lentamente iniziò ad affondare. I tre ragazzi rimasero per un po’a osservare la fine dell’ennesimo tentativo della Driv di ammazzarli, poi ripresero il viaggio attraverso la palude.
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                          • #58
                            Originariamente Scritto da Metalotaku Visualizza Messaggio
                            Grazie Goteo! (mio unico commentatore )
                            come tuo unico commentatore?ci sono anke io ma sta sett. nn ci sono stato xkè ero via cmq bravo
                            So many are waiting for their new beginning, their birth by sleep.
                            Even me..
                            and even you.

                            Comment


                            • #59
                              Bé dicevo unico commentatore che mi era rimasto x questa ff..ma sono felice di essermi sbagliato!
                              Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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                                bella bravo

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