Ad un certo punto intravedo un barlume nel buio dei cunicoli. E’ li! Finalmente l’ho trovato!
Mi avvicino sempre di più, misuro ogni passo con infinita lentezza. Non posso concedermi il minimo errore. Punta, pianta e tallone, in una lenta successione. Più discreto di un soffio d’aria, più etereo di un’ombra. Mille imprecazioni partono dalla mia mente all’indirizzo del mio cuore, che batte come un tamburo, così forte da temere che il mago possa sentirlo. E’ assurdo, lo so… ma non sono abituato a essere un predatore, non avrei mai pensato di trovarmi nella situazione di uccidere qualcuno a sangue freddo. Non stupisca dunque se nell’apprestarmi a compiere tale gesto io sia quintessenza di insicurezza.
Dopo minuti interminabili, che a me sono sembrate ore, finalmente vedo Bibidi. Quell’abominevole essere tarchiato pare inquieto. Come un roditore che si muove nella prateria, conscio di essere un facile bersaglio per i rapaci. Il mago è del tutto consapevole della propria vulnerabilità, e del fatto di essersi fatto molti nemici a causa della proprie azioni nefaste.
Protendo la mano in avanti, e lui è mio. Imprigionato nella mia morsa psicocinetica non può muovere più un muscolo. Le sue braccia, muovendo le quali è in grado di compiere ogni incantesimo, non possono aiutarlo. Malgrado questo non riesco ad esimermi da ciò che può ugualmente essere definito come una precauzione estrema o un mero atto di bieca crudeltà. Allargo le mie braccia facendo compiere a quelle del mago un movimento innaturale, spezzandole. Bibidi urla di dolore, e il mio volto si trasforma, come nel prendere la forma di una maschera. Sento le mie gote sollevarsi, mentre la mia bocca si contorce in un ghigno crudele, l’immagine di Bibidi diviene come rinchiusa in una fessura, mentre i miei occhi si accigliano sadicamente. Le parole escono dalla mia bocca senza che quasi io possa controllarle.
“Come ci si sente ad essere inermi? Eh, miserabile? Ora puoi comprendere ciò che hanno provato le tue vittime innanzi al mostro che hai creato! Ti odio! Aborto del creato! E adesso cancellerò per sempre ogni traccia di te da questo universo!”.
Una sensazione di piacere perverso, ma nondimeno intensissimo mi pervade nello scagliare un’onda di energia che travolge in pieno il mago, sancendone la fine.
E’ morto! L’ho ucciso! E ne sono contento! Nella mia contentezza irrompe però un altro sentimento: la paura. Paura di me stesso, paura dell’incapacità di rispondere a una domanda fatale: Può ritenersi degno di definirsi un essere superiore qualcuno che ha ceduto a sentimenti terreni come ho fatto io nel desiderare la fine di quell’individuo malvagio? Un dio che viene inquinato da passioni mortali può ancora avere l’ardire di definirsi tale?
Cado in ginocchio, con la testa tra le mani… sono confuso, indicibilmente confuso. La gioia mista all’inquietudine, il senso di realizzazione del proprio desiderio che si mescola con la percezione di essere inadeguato a ricoprire il ruolo per cui sono nato. Ad un tratto avverto un brusio alle mie spalle, e una voce familiare, l’unica voce amica che le mie orecchie possano bramare di sentire.
“Signore! Credo di sapere che cosa sta provando! E in proposito chiedo di poter esprimere il mio parere in merito!”.
Mi volto e sorrido stentatamente all’imponente figura. “Kibith… sai che non c’è bisogno che tu mi chieda il permesso per parlare! Sai quanto conti per me il tuo parere”.
Egli annuisce “La ringrazio Kaiohshin… beh, io ritengo che non debba provare vergogna nell’essere mosso da sentimenti mortali! Solo chi è in grado di provare dei sentimenti come gli esseri terreni è in grado di comprendere questi ultimi fino in fondo! Pensa forse che i suoi compagni si siano scagliati contro Majin Bu unicamente per senso del dovere? No! E’ stato un atto d’amore per l’universo! E’ stato l’amore a spingerli a dare la vita! Lo stesso amore che ha spinto al Dai Kaiohshin a difenderla dal mostro! E anche lei ha agito per amore… è stato l’affetto che provava per loro a spingerla a compiere questa azione! E inoltre lei ha realizzato quello per cui loro hanno dato la vita! Neutralizzando Majin Bu lei ha dato un senso alle loro morti! Dovrebbe andarne fiero!”.
Le parole del mio caro amico Kibith mi confortano… è sempre stato molto saggio. A pensarci mi rendo conto che potrebbe avere ragione, ma se realmente sarò una divinità all’altezza sarà il futuro a dirlo. In ogni caso mi sento rincuorato.
“Ti ringrazio Kibith! Ora torniamo a casa!”
Mi avvicino sempre di più, misuro ogni passo con infinita lentezza. Non posso concedermi il minimo errore. Punta, pianta e tallone, in una lenta successione. Più discreto di un soffio d’aria, più etereo di un’ombra. Mille imprecazioni partono dalla mia mente all’indirizzo del mio cuore, che batte come un tamburo, così forte da temere che il mago possa sentirlo. E’ assurdo, lo so… ma non sono abituato a essere un predatore, non avrei mai pensato di trovarmi nella situazione di uccidere qualcuno a sangue freddo. Non stupisca dunque se nell’apprestarmi a compiere tale gesto io sia quintessenza di insicurezza.
Dopo minuti interminabili, che a me sono sembrate ore, finalmente vedo Bibidi. Quell’abominevole essere tarchiato pare inquieto. Come un roditore che si muove nella prateria, conscio di essere un facile bersaglio per i rapaci. Il mago è del tutto consapevole della propria vulnerabilità, e del fatto di essersi fatto molti nemici a causa della proprie azioni nefaste.
Protendo la mano in avanti, e lui è mio. Imprigionato nella mia morsa psicocinetica non può muovere più un muscolo. Le sue braccia, muovendo le quali è in grado di compiere ogni incantesimo, non possono aiutarlo. Malgrado questo non riesco ad esimermi da ciò che può ugualmente essere definito come una precauzione estrema o un mero atto di bieca crudeltà. Allargo le mie braccia facendo compiere a quelle del mago un movimento innaturale, spezzandole. Bibidi urla di dolore, e il mio volto si trasforma, come nel prendere la forma di una maschera. Sento le mie gote sollevarsi, mentre la mia bocca si contorce in un ghigno crudele, l’immagine di Bibidi diviene come rinchiusa in una fessura, mentre i miei occhi si accigliano sadicamente. Le parole escono dalla mia bocca senza che quasi io possa controllarle.
“Come ci si sente ad essere inermi? Eh, miserabile? Ora puoi comprendere ciò che hanno provato le tue vittime innanzi al mostro che hai creato! Ti odio! Aborto del creato! E adesso cancellerò per sempre ogni traccia di te da questo universo!”.
Una sensazione di piacere perverso, ma nondimeno intensissimo mi pervade nello scagliare un’onda di energia che travolge in pieno il mago, sancendone la fine.
E’ morto! L’ho ucciso! E ne sono contento! Nella mia contentezza irrompe però un altro sentimento: la paura. Paura di me stesso, paura dell’incapacità di rispondere a una domanda fatale: Può ritenersi degno di definirsi un essere superiore qualcuno che ha ceduto a sentimenti terreni come ho fatto io nel desiderare la fine di quell’individuo malvagio? Un dio che viene inquinato da passioni mortali può ancora avere l’ardire di definirsi tale?
Cado in ginocchio, con la testa tra le mani… sono confuso, indicibilmente confuso. La gioia mista all’inquietudine, il senso di realizzazione del proprio desiderio che si mescola con la percezione di essere inadeguato a ricoprire il ruolo per cui sono nato. Ad un tratto avverto un brusio alle mie spalle, e una voce familiare, l’unica voce amica che le mie orecchie possano bramare di sentire.
“Signore! Credo di sapere che cosa sta provando! E in proposito chiedo di poter esprimere il mio parere in merito!”.
Mi volto e sorrido stentatamente all’imponente figura. “Kibith… sai che non c’è bisogno che tu mi chieda il permesso per parlare! Sai quanto conti per me il tuo parere”.
Egli annuisce “La ringrazio Kaiohshin… beh, io ritengo che non debba provare vergogna nell’essere mosso da sentimenti mortali! Solo chi è in grado di provare dei sentimenti come gli esseri terreni è in grado di comprendere questi ultimi fino in fondo! Pensa forse che i suoi compagni si siano scagliati contro Majin Bu unicamente per senso del dovere? No! E’ stato un atto d’amore per l’universo! E’ stato l’amore a spingerli a dare la vita! Lo stesso amore che ha spinto al Dai Kaiohshin a difenderla dal mostro! E anche lei ha agito per amore… è stato l’affetto che provava per loro a spingerla a compiere questa azione! E inoltre lei ha realizzato quello per cui loro hanno dato la vita! Neutralizzando Majin Bu lei ha dato un senso alle loro morti! Dovrebbe andarne fiero!”.
Le parole del mio caro amico Kibith mi confortano… è sempre stato molto saggio. A pensarci mi rendo conto che potrebbe avere ragione, ma se realmente sarò una divinità all’altezza sarà il futuro a dirlo. In ogni caso mi sento rincuorato.
“Ti ringrazio Kibith! Ora torniamo a casa!”
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