Ventiquattro Ore
Era finita? Era veramente finita così?
La ragazza dai capelli castani cadde in ginocchio. Le lacrime uscivano lentamente, come piccole gocce di pioggia che cadendo bagnavano il vestito del ragazzo che giaceva sul pavimento.
Diciassette anni spariti, per sempre, nel nulla.
Ora che sapeva la verità, ora che aveva capito tutto...era troppo tardi.
Il giovane dai capelli neri giaceva sul pavimento ormai senza vita.
La pallottola se l'era preso e gliel' aveva strappato via con violenza, prima che lei avesse il tempo di dirgli tutte le cose rimaste in sospeso in quei tanti anni con lui.
Non era riuscita a dirgli che lo amava, più di ogni altra cosa al mondo.
Urlò il suo nome, con violenza. Come se, grazie a quell'urlo, sarebbe riuscita a riportarlo da lei.
E forse suscitò l'effetto sperato.
L'uomo dai capelli argentati si voltò e la vide in ginocchio vicino al ragazzo che aveva salutato il mondo troppo presto.
Dalla tasca del suo cappotto tirò fuori la macchina di morte. La stessa con cui aveva spezzato la vita del diciassettenne impiccione.
La studentessa lo vide. Le lacrime nei suoi occhi si fermarono, nel momento in cui sarebbero servite più che mai.
L'arma era puntata verso di lei.
La studentessa chiuse gli occhi.
Sentì il boato.
VENTIQUATTRO ORE PRIMA
La testa gli scoppiava.
Il ragazzo era intontito e non riusciva più a ricordarsi molto degli avvenimenti delle ultime ore.
Si era appena risvegliato su di un divano ma non riusciva a ricordare come ci fosse effettivamente finito.
Poi improvvisamente divenne tutto chiaro.
Lo specchio non rifletteva più la sua figura da bambino ma vedeva davanti a sè un bel ragazzo diciassettenne.
Ai aveva avuto ragione.
L'antidoto aveva funzionato.
Shinichi era tornato quello di una volta.
Ma stavolta sarebbe stato diverso, lei non doveva saperlo.
Tutte le volte la separazione era stata inevitabile e sofferta. Non voleva vederla piangere nuovamente. Ora che era di nuovo Shinichi per ventiquattro ore o forse qualcosa di meno, avrebbe cercato di fermare gli uomini in nero senza far impensierire Ran. Non si meritava di essere illusa.
Shinichi si alzò dal divano e si avviò verso la porta. Sapeva che a pochi metri di distanza anche la piccola bimba dai capelli castani era tornata ad essere Shiho Miyano.
QUINDICI MINUTI DOPO (- 23:45 ALLO SCADERE)
Shinichi si recò a casa del professore.
"Buongiorno, professore."
"Bentornato Shinichi! Non ti trattengo, so che vuoi andare da Ran!"
"No, questa volta no!"
Ai uscì pallida e adulta dal bagno e si unì allo sguardo sorpreso che era passato negli occhi del professore.
"Non vuoi incontrare la tua amata?" chiese Shiho con una punta di sarcasmo nella voce.
"No, non ho più intenzione di farla soffrire. Fino a quando non sono sicuro di rimanere per sempre come Shinichi non voglio più vederla piangere. In compenso però ho ventiquattro ore per farla pagare agli uomini in nero." Shinichi sembrava cinico ma Shiho sapeva che in realtà erano i suoi forti sentimenti nei confronti della figlia di Mori a farlo parlare così.
"No, assolutamente no. Tu te ne starai qua a casa tua, buono buono, e cercherai di non allertare i MIB" Ai era preoccupata per il liceale.
"Sai, Shinichi, cosa succederebbe se scoprissero che sei ancora in giro..." disse Agasa di rimando.
"Sì, lo so. Ma voglio fare di tutto per fermarli. Voglio garantire un futuro sicuro a Ran e a voi. E non posso di certo farlo come Conan." rispose Shinichi
"So che tu non sei incosciente, Shinichi. Ma anche volendo, non sappiamo dove sono. Potrebbero essere a cento metri da noi come a venti chilometri." rispose pratica la giovane.
"Direi che è il caso di andare alla polizia." Shinichi era deciso più che mai a fare in modo che la pagassero.
"Vuoi informare la POLIZIA?" urlò stupita Shiho
"E' il modo migliore. Così verranno allo scoperto." Shinichi era più combattivo del solito.
Un effetto collaterale dell'antidoto fatto in casa?
VENTICINQUE MINUTI DOPO (-23:20)
"Dai, Shinichi, mi sembra molto difficile." L'ispettore Wataru Takagi guardò il liceale perplesso.
Accanto a lui, i colleghi onnipresenti Sato e Megure.
"Ragazzi, vi ho sempre aiutato nei casi. Non ho idee su dove si possono trovare ma voi siete la polizia, accidenti!"
"Shinichi, non sappiamo nulla sull'eventuale locazione di una banda di criminali vestiti di nero." rispose Megure.
"Bene, però io vi avviso che sono loro che mi hanno..." Shinichi pensò fino a che punto doveva spingersi. No, non gli sembrava il caso. "tenuto impegnato fino ad adesso."
Il liceale descrisse con minuzia di particolari il volto di Gin, Vodka e Vermouth.
"Questo rischia di essere un colpaccio. Una banda di criminali vestiti di nero e pericolosissimi. Bene, Shinichi. Ovviamente ci fidiamo."
"Bene! Ciao, ragazzi. Devo scappare ma tornerò!"
Il liceale doveva andare al FBI.
IN QUEL MOMENTO
"Oh merda!" L'imprecazione di Shiho risuonò dentro casa del professore.
"Che succede, Shiho?" Agasa accorse al cospetto della scienziata.
"Ho scoperto un effetto collaterale di quell'antidoto sperimentale."
"E cioè?" chiese il professore preoccupato.
"Nei cervelli molto sviluppati e prevalentemente nei maschi annula i recettori e fa perdere cognizione della coscienza. In poche parole, Shinichi in questo momento rischia di fare cose di cui poi si pentirà quando tornerà Conan. Il suo cervello lo ha reso un incosciente."
"Oh, cavolo! Dobbiamo raggiungerlo subito!"
UN ORA DOPO (-22:20)
James Black stava meditando davanti ad una mappa della città.
Non avevano più avuto notizie di quei misteriosi criminali.
E ora Shinichi era lì chiedendo a loro di rintracciarli.
L'impresa sembrava quasi impossibile.
Però, diamine, loro erano l' FBI. Per loro niente era troppo difficile.
"Jodie, Camel, qui qualcuno ha qualche idea?"
"Io inizierei da Tottori. E' l'unico posto dove abbiamo appurato che ci sono di sicuro" disse Jodie sorridente
Shinichi si fece meditabondo. Aveva risolto un caso a Tottori poche settimane prima e durante quel caso aveva rischiato di morire e gli uomini in nero di fare una fine grama...però credeva che fosse molto difficile che il capo avesse deciso di trasferirsi di quartiere.
Molto probabilmente erano ancora lì.
"Va bene, stanziate una decina di uomini a Tottori. Facendovi anche aiutare dalla polizia. Perlustrate porti, treni, magazzini e tutti i posti dove potrebbero incontrarsi. Per la prima volta saremo noi ad andare da loro. E' ora di chiudere la vicenda!" Gli ordini di James Black furono impetuosi
Shinichi sorrise. Stava arrivando il giorno della vendetta.
Passano altre DUE ORE(-20:20)
Erano passate tre ore e quaranta minuti dall'assunzione dell'antidoto. Shinichi non aveva ben chiaro che ore fossero però l'avrebbe potuto calcolare facilmente. Erano le undici e quaranta del mattino.
Gli agenti dell'FBI lavoravano alacremente cercando informazioni sugli uomini in nero. Era inusuale perchè solitamente erano sempre capitati loro davanti al gruppo degli agenti segreti.
Erano loro ad essersi trovati in mezzo ai piedi nell'affare Rena, erano loro che erano sempre comparsi nei momenti meno adeguati e avevano fatto in modo che l'FBI provasse senza successo a catturarli.
Invece stavolta era uno dei pochi casi in cui i federali cercavano gli uomini vestiti di scuro.
Improvvisamente il cellulare criptato di James Black trillò.
Camel smise di leggere il giornale, Jodie si alzò di scatto dal divano e Shinichi smise di passeggiare per la stanza.
"Tango Alfa Charlie" disse il baffuto capo dell'FBI
"Ionizzante" rispose la voce dall'altro lato.
"Cosa avete scoperto?" chiese Black.
Shinichi squadrò gli occhi, perplesso. La prima parte della conversazione non aveva il minimo senso.
Poi scoppiò in una risata. Aveva capito. Erano ingegnosi all'FBI.
"Abbiamo mandato uno dei nostri uomini meno noti a sorvegliare il vecchio porto. Lì ci sono stati diversi contatti con gli uomini in nero in passato. E anche oggi dopo un appostamento di due ore li abbiamo scovati. Si mantengono sotto un basso profilo ma comunque c'erano due persone che si comportavano in modo...beh, sospetto no però non mi sembrano i classici tipi del porto."
"Si sono accorti di qualcosa?" continuò a chiedere l'anziano dirigente.
"No. Il nostro uomo si è travestito da operaio con tanto di tatuaggi finti. E' stato un travestimento più efficace di quello che potrebbe fare l'agente 47" disse sghignazzando il giovane capo delle operazioni.
"Chi?" James non aveva mai sentito quel nome.
"No, nulla. Lasci stare! Raggiungeteci al più presto." Il giovane sospirò. Sarebbe stato un miracolo se il suo anziano capo avesse colto il riferimento al protagonista di una celebre saga di videogame.
"Ah, i giovani di oggi. Parlano riempiendosi la bocca di citazioni. E si aspettano che uno come me riesca a capirle." James scosse la testa.
"Siete molto ingegnosi qua all'FBI. Il codice, intendo" Shinichi fece un sorrisetto di sfida al capo del bureau.
"Cosa? Hai capito? Eh beh, d'altronde tu sei il mitico Shinichi Kudo...". James Black era comunque stupefatto dai risultati ottenuti dal ragazzo.
"Tango Alfa Charlie sarebbe il modo in cui i militari direbbero TAC, Tomografia Assiale Computerizzata. Noi, insieme ad inglesi e tedeschi, la chiamiamo CT. TAC è il modo usato da spagnoli e dagli italiani per definirla.
La risposta dell'altro è proprio il funzionamento della macchina ossia tramite radiazioni ionizzanti." Shinichi concluse la sua spiegazione senza riuscire a trattenere la boria che lo caratterizzava quando scopriva la soluzione di un caso.
"Cavoli, sai pure l'italiano?" Jodie era stupita da questo ragazzo.
"No, è mio padre che sa molte lingue. Un giorno mi ha insegnato le sigle che si usano nel mondo e io le ho imparate volentieri, tutto qua. Come mai ha scelto proprio l'italiano come parola d'ordine per le comunicazioni sul suo numero di telefono, signor Black?"
"E' una delle lingue meno complesse e meno parlate al mondo. C'è meno probabilità che i criminali giapponesi la sappiano ed inoltre ha la quinta
Era finita? Era veramente finita così?
La ragazza dai capelli castani cadde in ginocchio. Le lacrime uscivano lentamente, come piccole gocce di pioggia che cadendo bagnavano il vestito del ragazzo che giaceva sul pavimento.
Diciassette anni spariti, per sempre, nel nulla.
Ora che sapeva la verità, ora che aveva capito tutto...era troppo tardi.
Il giovane dai capelli neri giaceva sul pavimento ormai senza vita.
La pallottola se l'era preso e gliel' aveva strappato via con violenza, prima che lei avesse il tempo di dirgli tutte le cose rimaste in sospeso in quei tanti anni con lui.
Non era riuscita a dirgli che lo amava, più di ogni altra cosa al mondo.
Urlò il suo nome, con violenza. Come se, grazie a quell'urlo, sarebbe riuscita a riportarlo da lei.
E forse suscitò l'effetto sperato.
L'uomo dai capelli argentati si voltò e la vide in ginocchio vicino al ragazzo che aveva salutato il mondo troppo presto.
Dalla tasca del suo cappotto tirò fuori la macchina di morte. La stessa con cui aveva spezzato la vita del diciassettenne impiccione.
La studentessa lo vide. Le lacrime nei suoi occhi si fermarono, nel momento in cui sarebbero servite più che mai.
L'arma era puntata verso di lei.
La studentessa chiuse gli occhi.
Sentì il boato.
VENTIQUATTRO ORE PRIMA
La testa gli scoppiava.
Il ragazzo era intontito e non riusciva più a ricordarsi molto degli avvenimenti delle ultime ore.
Si era appena risvegliato su di un divano ma non riusciva a ricordare come ci fosse effettivamente finito.
Poi improvvisamente divenne tutto chiaro.
Lo specchio non rifletteva più la sua figura da bambino ma vedeva davanti a sè un bel ragazzo diciassettenne.
Ai aveva avuto ragione.
L'antidoto aveva funzionato.
Shinichi era tornato quello di una volta.
Ma stavolta sarebbe stato diverso, lei non doveva saperlo.
Tutte le volte la separazione era stata inevitabile e sofferta. Non voleva vederla piangere nuovamente. Ora che era di nuovo Shinichi per ventiquattro ore o forse qualcosa di meno, avrebbe cercato di fermare gli uomini in nero senza far impensierire Ran. Non si meritava di essere illusa.
Shinichi si alzò dal divano e si avviò verso la porta. Sapeva che a pochi metri di distanza anche la piccola bimba dai capelli castani era tornata ad essere Shiho Miyano.
QUINDICI MINUTI DOPO (- 23:45 ALLO SCADERE)
Shinichi si recò a casa del professore.
"Buongiorno, professore."
"Bentornato Shinichi! Non ti trattengo, so che vuoi andare da Ran!"
"No, questa volta no!"
Ai uscì pallida e adulta dal bagno e si unì allo sguardo sorpreso che era passato negli occhi del professore.
"Non vuoi incontrare la tua amata?" chiese Shiho con una punta di sarcasmo nella voce.
"No, non ho più intenzione di farla soffrire. Fino a quando non sono sicuro di rimanere per sempre come Shinichi non voglio più vederla piangere. In compenso però ho ventiquattro ore per farla pagare agli uomini in nero." Shinichi sembrava cinico ma Shiho sapeva che in realtà erano i suoi forti sentimenti nei confronti della figlia di Mori a farlo parlare così.
"No, assolutamente no. Tu te ne starai qua a casa tua, buono buono, e cercherai di non allertare i MIB" Ai era preoccupata per il liceale.
"Sai, Shinichi, cosa succederebbe se scoprissero che sei ancora in giro..." disse Agasa di rimando.
"Sì, lo so. Ma voglio fare di tutto per fermarli. Voglio garantire un futuro sicuro a Ran e a voi. E non posso di certo farlo come Conan." rispose Shinichi
"So che tu non sei incosciente, Shinichi. Ma anche volendo, non sappiamo dove sono. Potrebbero essere a cento metri da noi come a venti chilometri." rispose pratica la giovane.
"Direi che è il caso di andare alla polizia." Shinichi era deciso più che mai a fare in modo che la pagassero.
"Vuoi informare la POLIZIA?" urlò stupita Shiho
"E' il modo migliore. Così verranno allo scoperto." Shinichi era più combattivo del solito.
Un effetto collaterale dell'antidoto fatto in casa?
VENTICINQUE MINUTI DOPO (-23:20)
"Dai, Shinichi, mi sembra molto difficile." L'ispettore Wataru Takagi guardò il liceale perplesso.
Accanto a lui, i colleghi onnipresenti Sato e Megure.
"Ragazzi, vi ho sempre aiutato nei casi. Non ho idee su dove si possono trovare ma voi siete la polizia, accidenti!"
"Shinichi, non sappiamo nulla sull'eventuale locazione di una banda di criminali vestiti di nero." rispose Megure.
"Bene, però io vi avviso che sono loro che mi hanno..." Shinichi pensò fino a che punto doveva spingersi. No, non gli sembrava il caso. "tenuto impegnato fino ad adesso."
Il liceale descrisse con minuzia di particolari il volto di Gin, Vodka e Vermouth.
"Questo rischia di essere un colpaccio. Una banda di criminali vestiti di nero e pericolosissimi. Bene, Shinichi. Ovviamente ci fidiamo."
"Bene! Ciao, ragazzi. Devo scappare ma tornerò!"
Il liceale doveva andare al FBI.
IN QUEL MOMENTO
"Oh merda!" L'imprecazione di Shiho risuonò dentro casa del professore.
"Che succede, Shiho?" Agasa accorse al cospetto della scienziata.
"Ho scoperto un effetto collaterale di quell'antidoto sperimentale."
"E cioè?" chiese il professore preoccupato.
"Nei cervelli molto sviluppati e prevalentemente nei maschi annula i recettori e fa perdere cognizione della coscienza. In poche parole, Shinichi in questo momento rischia di fare cose di cui poi si pentirà quando tornerà Conan. Il suo cervello lo ha reso un incosciente."
"Oh, cavolo! Dobbiamo raggiungerlo subito!"
UN ORA DOPO (-22:20)
James Black stava meditando davanti ad una mappa della città.
Non avevano più avuto notizie di quei misteriosi criminali.
E ora Shinichi era lì chiedendo a loro di rintracciarli.
L'impresa sembrava quasi impossibile.
Però, diamine, loro erano l' FBI. Per loro niente era troppo difficile.
"Jodie, Camel, qui qualcuno ha qualche idea?"
"Io inizierei da Tottori. E' l'unico posto dove abbiamo appurato che ci sono di sicuro" disse Jodie sorridente
Shinichi si fece meditabondo. Aveva risolto un caso a Tottori poche settimane prima e durante quel caso aveva rischiato di morire e gli uomini in nero di fare una fine grama...però credeva che fosse molto difficile che il capo avesse deciso di trasferirsi di quartiere.
Molto probabilmente erano ancora lì.
"Va bene, stanziate una decina di uomini a Tottori. Facendovi anche aiutare dalla polizia. Perlustrate porti, treni, magazzini e tutti i posti dove potrebbero incontrarsi. Per la prima volta saremo noi ad andare da loro. E' ora di chiudere la vicenda!" Gli ordini di James Black furono impetuosi
Shinichi sorrise. Stava arrivando il giorno della vendetta.
Passano altre DUE ORE(-20:20)
Erano passate tre ore e quaranta minuti dall'assunzione dell'antidoto. Shinichi non aveva ben chiaro che ore fossero però l'avrebbe potuto calcolare facilmente. Erano le undici e quaranta del mattino.
Gli agenti dell'FBI lavoravano alacremente cercando informazioni sugli uomini in nero. Era inusuale perchè solitamente erano sempre capitati loro davanti al gruppo degli agenti segreti.
Erano loro ad essersi trovati in mezzo ai piedi nell'affare Rena, erano loro che erano sempre comparsi nei momenti meno adeguati e avevano fatto in modo che l'FBI provasse senza successo a catturarli.
Invece stavolta era uno dei pochi casi in cui i federali cercavano gli uomini vestiti di scuro.
Improvvisamente il cellulare criptato di James Black trillò.
Camel smise di leggere il giornale, Jodie si alzò di scatto dal divano e Shinichi smise di passeggiare per la stanza.
"Tango Alfa Charlie" disse il baffuto capo dell'FBI
"Ionizzante" rispose la voce dall'altro lato.
"Cosa avete scoperto?" chiese Black.
Shinichi squadrò gli occhi, perplesso. La prima parte della conversazione non aveva il minimo senso.
Poi scoppiò in una risata. Aveva capito. Erano ingegnosi all'FBI.
"Abbiamo mandato uno dei nostri uomini meno noti a sorvegliare il vecchio porto. Lì ci sono stati diversi contatti con gli uomini in nero in passato. E anche oggi dopo un appostamento di due ore li abbiamo scovati. Si mantengono sotto un basso profilo ma comunque c'erano due persone che si comportavano in modo...beh, sospetto no però non mi sembrano i classici tipi del porto."
"Si sono accorti di qualcosa?" continuò a chiedere l'anziano dirigente.
"No. Il nostro uomo si è travestito da operaio con tanto di tatuaggi finti. E' stato un travestimento più efficace di quello che potrebbe fare l'agente 47" disse sghignazzando il giovane capo delle operazioni.
"Chi?" James non aveva mai sentito quel nome.
"No, nulla. Lasci stare! Raggiungeteci al più presto." Il giovane sospirò. Sarebbe stato un miracolo se il suo anziano capo avesse colto il riferimento al protagonista di una celebre saga di videogame.
"Ah, i giovani di oggi. Parlano riempiendosi la bocca di citazioni. E si aspettano che uno come me riesca a capirle." James scosse la testa.
"Siete molto ingegnosi qua all'FBI. Il codice, intendo" Shinichi fece un sorrisetto di sfida al capo del bureau.
"Cosa? Hai capito? Eh beh, d'altronde tu sei il mitico Shinichi Kudo...". James Black era comunque stupefatto dai risultati ottenuti dal ragazzo.
"Tango Alfa Charlie sarebbe il modo in cui i militari direbbero TAC, Tomografia Assiale Computerizzata. Noi, insieme ad inglesi e tedeschi, la chiamiamo CT. TAC è il modo usato da spagnoli e dagli italiani per definirla.
La risposta dell'altro è proprio il funzionamento della macchina ossia tramite radiazioni ionizzanti." Shinichi concluse la sua spiegazione senza riuscire a trattenere la boria che lo caratterizzava quando scopriva la soluzione di un caso.
"Cavoli, sai pure l'italiano?" Jodie era stupita da questo ragazzo.
"No, è mio padre che sa molte lingue. Un giorno mi ha insegnato le sigle che si usano nel mondo e io le ho imparate volentieri, tutto qua. Come mai ha scelto proprio l'italiano come parola d'ordine per le comunicazioni sul suo numero di telefono, signor Black?"
"E' una delle lingue meno complesse e meno parlate al mondo. C'è meno probabilità che i criminali giapponesi la sappiano ed inoltre ha la quinta
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