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Torneo di One Shot 2012

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  • Ventiquattro Ore

    Era finita? Era veramente finita così?
    La ragazza dai capelli castani cadde in ginocchio. Le lacrime uscivano lentamente, come piccole gocce di pioggia che cadendo bagnavano il vestito del ragazzo che giaceva sul pavimento.
    Diciassette anni spariti, per sempre, nel nulla.
    Ora che sapeva la verità, ora che aveva capito tutto...era troppo tardi.
    Il giovane dai capelli neri giaceva sul pavimento ormai senza vita.
    La pallottola se l'era preso e gliel' aveva strappato via con violenza, prima che lei avesse il tempo di dirgli tutte le cose rimaste in sospeso in quei tanti anni con lui.
    Non era riuscita a dirgli che lo amava, più di ogni altra cosa al mondo.
    Urlò il suo nome, con violenza. Come se, grazie a quell'urlo, sarebbe riuscita a riportarlo da lei.
    E forse suscitò l'effetto sperato.
    L'uomo dai capelli argentati si voltò e la vide in ginocchio vicino al ragazzo che aveva salutato il mondo troppo presto.
    Dalla tasca del suo cappotto tirò fuori la macchina di morte. La stessa con cui aveva spezzato la vita del diciassettenne impiccione.
    La studentessa lo vide. Le lacrime nei suoi occhi si fermarono, nel momento in cui sarebbero servite più che mai.
    L'arma era puntata verso di lei.
    La studentessa chiuse gli occhi.
    Sentì il boato.
    VENTIQUATTRO ORE PRIMA
    La testa gli scoppiava.
    Il ragazzo era intontito e non riusciva più a ricordarsi molto degli avvenimenti delle ultime ore.
    Si era appena risvegliato su di un divano ma non riusciva a ricordare come ci fosse effettivamente finito.
    Poi improvvisamente divenne tutto chiaro.
    Lo specchio non rifletteva più la sua figura da bambino ma vedeva davanti a sè un bel ragazzo diciassettenne.
    Ai aveva avuto ragione.
    L'antidoto aveva funzionato.
    Shinichi era tornato quello di una volta.
    Ma stavolta sarebbe stato diverso, lei non doveva saperlo.
    Tutte le volte la separazione era stata inevitabile e sofferta. Non voleva vederla piangere nuovamente. Ora che era di nuovo Shinichi per ventiquattro ore o forse qualcosa di meno, avrebbe cercato di fermare gli uomini in nero senza far impensierire Ran. Non si meritava di essere illusa.
    Shinichi si alzò dal divano e si avviò verso la porta. Sapeva che a pochi metri di distanza anche la piccola bimba dai capelli castani era tornata ad essere Shiho Miyano.
    QUINDICI MINUTI DOPO (- 23:45 ALLO SCADERE)
    Shinichi si recò a casa del professore.
    "Buongiorno, professore."
    "Bentornato Shinichi! Non ti trattengo, so che vuoi andare da Ran!"
    "No, questa volta no!"
    Ai uscì pallida e adulta dal bagno e si unì allo sguardo sorpreso che era passato negli occhi del professore.
    "Non vuoi incontrare la tua amata?" chiese Shiho con una punta di sarcasmo nella voce.
    "No, non ho più intenzione di farla soffrire. Fino a quando non sono sicuro di rimanere per sempre come Shinichi non voglio più vederla piangere. In compenso però ho ventiquattro ore per farla pagare agli uomini in nero." Shinichi sembrava cinico ma Shiho sapeva che in realtà erano i suoi forti sentimenti nei confronti della figlia di Mori a farlo parlare così.
    "No, assolutamente no. Tu te ne starai qua a casa tua, buono buono, e cercherai di non allertare i MIB" Ai era preoccupata per il liceale.
    "Sai, Shinichi, cosa succederebbe se scoprissero che sei ancora in giro..." disse Agasa di rimando.
    "Sì, lo so. Ma voglio fare di tutto per fermarli. Voglio garantire un futuro sicuro a Ran e a voi. E non posso di certo farlo come Conan." rispose Shinichi
    "So che tu non sei incosciente, Shinichi. Ma anche volendo, non sappiamo dove sono. Potrebbero essere a cento metri da noi come a venti chilometri." rispose pratica la giovane.
    "Direi che è il caso di andare alla polizia." Shinichi era deciso più che mai a fare in modo che la pagassero.
    "Vuoi informare la POLIZIA?" urlò stupita Shiho
    "E' il modo migliore. Così verranno allo scoperto." Shinichi era più combattivo del solito.
    Un effetto collaterale dell'antidoto fatto in casa?
    VENTICINQUE MINUTI DOPO (-23:20)
    "Dai, Shinichi, mi sembra molto difficile." L'ispettore Wataru Takagi guardò il liceale perplesso.
    Accanto a lui, i colleghi onnipresenti Sato e Megure.
    "Ragazzi, vi ho sempre aiutato nei casi. Non ho idee su dove si possono trovare ma voi siete la polizia, accidenti!"
    "Shinichi, non sappiamo nulla sull'eventuale locazione di una banda di criminali vestiti di nero." rispose Megure.
    "Bene, però io vi avviso che sono loro che mi hanno..." Shinichi pensò fino a che punto doveva spingersi. No, non gli sembrava il caso. "tenuto impegnato fino ad adesso."
    Il liceale descrisse con minuzia di particolari il volto di Gin, Vodka e Vermouth.
    "Questo rischia di essere un colpaccio. Una banda di criminali vestiti di nero e pericolosissimi. Bene, Shinichi. Ovviamente ci fidiamo."
    "Bene! Ciao, ragazzi. Devo scappare ma tornerò!"
    Il liceale doveva andare al FBI.
    IN QUEL MOMENTO
    "Oh merda!" L'imprecazione di Shiho risuonò dentro casa del professore.
    "Che succede, Shiho?" Agasa accorse al cospetto della scienziata.
    "Ho scoperto un effetto collaterale di quell'antidoto sperimentale."
    "E cioè?" chiese il professore preoccupato.
    "Nei cervelli molto sviluppati e prevalentemente nei maschi annula i recettori e fa perdere cognizione della coscienza. In poche parole, Shinichi in questo momento rischia di fare cose di cui poi si pentirà quando tornerà Conan. Il suo cervello lo ha reso un incosciente."
    "Oh, cavolo! Dobbiamo raggiungerlo subito!"
    UN ORA DOPO (-22:20)
    James Black stava meditando davanti ad una mappa della città.
    Non avevano più avuto notizie di quei misteriosi criminali.
    E ora Shinichi era lì chiedendo a loro di rintracciarli.
    L'impresa sembrava quasi impossibile.
    Però, diamine, loro erano l' FBI. Per loro niente era troppo difficile.
    "Jodie, Camel, qui qualcuno ha qualche idea?"
    "Io inizierei da Tottori. E' l'unico posto dove abbiamo appurato che ci sono di sicuro" disse Jodie sorridente
    Shinichi si fece meditabondo. Aveva risolto un caso a Tottori poche settimane prima e durante quel caso aveva rischiato di morire e gli uomini in nero di fare una fine grama...però credeva che fosse molto difficile che il capo avesse deciso di trasferirsi di quartiere.
    Molto probabilmente erano ancora lì.
    "Va bene, stanziate una decina di uomini a Tottori. Facendovi anche aiutare dalla polizia. Perlustrate porti, treni, magazzini e tutti i posti dove potrebbero incontrarsi. Per la prima volta saremo noi ad andare da loro. E' ora di chiudere la vicenda!" Gli ordini di James Black furono impetuosi
    Shinichi sorrise. Stava arrivando il giorno della vendetta.
    Passano altre DUE ORE(-20:20)
    Erano passate tre ore e quaranta minuti dall'assunzione dell'antidoto. Shinichi non aveva ben chiaro che ore fossero però l'avrebbe potuto calcolare facilmente. Erano le undici e quaranta del mattino.
    Gli agenti dell'FBI lavoravano alacremente cercando informazioni sugli uomini in nero. Era inusuale perchè solitamente erano sempre capitati loro davanti al gruppo degli agenti segreti.
    Erano loro ad essersi trovati in mezzo ai piedi nell'affare Rena, erano loro che erano sempre comparsi nei momenti meno adeguati e avevano fatto in modo che l'FBI provasse senza successo a catturarli.
    Invece stavolta era uno dei pochi casi in cui i federali cercavano gli uomini vestiti di scuro.
    Improvvisamente il cellulare criptato di James Black trillò.
    Camel smise di leggere il giornale, Jodie si alzò di scatto dal divano e Shinichi smise di passeggiare per la stanza.
    "Tango Alfa Charlie" disse il baffuto capo dell'FBI
    "Ionizzante" rispose la voce dall'altro lato.
    "Cosa avete scoperto?" chiese Black.
    Shinichi squadrò gli occhi, perplesso. La prima parte della conversazione non aveva il minimo senso.
    Poi scoppiò in una risata. Aveva capito. Erano ingegnosi all'FBI.
    "Abbiamo mandato uno dei nostri uomini meno noti a sorvegliare il vecchio porto. Lì ci sono stati diversi contatti con gli uomini in nero in passato. E anche oggi dopo un appostamento di due ore li abbiamo scovati. Si mantengono sotto un basso profilo ma comunque c'erano due persone che si comportavano in modo...beh, sospetto no però non mi sembrano i classici tipi del porto."
    "Si sono accorti di qualcosa?" continuò a chiedere l'anziano dirigente.
    "No. Il nostro uomo si è travestito da operaio con tanto di tatuaggi finti. E' stato un travestimento più efficace di quello che potrebbe fare l'agente 47" disse sghignazzando il giovane capo delle operazioni.
    "Chi?" James non aveva mai sentito quel nome.
    "No, nulla. Lasci stare! Raggiungeteci al più presto." Il giovane sospirò. Sarebbe stato un miracolo se il suo anziano capo avesse colto il riferimento al protagonista di una celebre saga di videogame.
    "Ah, i giovani di oggi. Parlano riempiendosi la bocca di citazioni. E si aspettano che uno come me riesca a capirle." James scosse la testa.
    "Siete molto ingegnosi qua all'FBI. Il codice, intendo" Shinichi fece un sorrisetto di sfida al capo del bureau.
    "Cosa? Hai capito? Eh beh, d'altronde tu sei il mitico Shinichi Kudo...". James Black era comunque stupefatto dai risultati ottenuti dal ragazzo.
    "Tango Alfa Charlie sarebbe il modo in cui i militari direbbero TAC, Tomografia Assiale Computerizzata. Noi, insieme ad inglesi e tedeschi, la chiamiamo CT. TAC è il modo usato da spagnoli e dagli italiani per definirla.
    La risposta dell'altro è proprio il funzionamento della macchina ossia tramite radiazioni ionizzanti." Shinichi concluse la sua spiegazione senza riuscire a trattenere la boria che lo caratterizzava quando scopriva la soluzione di un caso.
    "Cavoli, sai pure l'italiano?" Jodie era stupita da questo ragazzo.
    "No, è mio padre che sa molte lingue. Un giorno mi ha insegnato le sigle che si usano nel mondo e io le ho imparate volentieri, tutto qua. Come mai ha scelto proprio l'italiano come parola d'ordine per le comunicazioni sul suo numero di telefono, signor Black?"
    "E' una delle lingue meno complesse e meno parlate al mondo. C'è meno probabilità che i criminali giapponesi la sappiano ed inoltre ha la quinta
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    • Wikipedia al mondo come numero di voci. La scelta ci è parsa naturale" James rise di gusto.
      "E avete scelto la TAC come parola d'ordine perchè non c'è molta gente che sa il suo effettivo funzionamento. E poi si potrebbero rispondere mille cose. Raggi X, Malattie, pazienti, tumori, cervello..."
      "Esatto! Ma ora non perdiamo tempo e andiamo al porto."
      INTANTO
      "Come non vi ha detto dove andava?" Shiho urlava quasi in faccia al commissario Megure.
      "No, è uscito di corsa dicendoci di indagare su degli uomini in nero. Ma non abbiamo ancora trovato niente." rispose il commissario.
      "Cazzo!" imprecò la diciassettenne.
      I due corsero fuori velocemente.
      "Hey, aspettate. Potreste dirci qualcosa di più su....al diavolo!" Megure avrebbe voluto capire cosa stava succedendo. Perchè tutti scappavano via?
      Sospirò e si attaccò al PC per scoprire di più su questi uomini in nero.
      UN ORA E VENTI MINUTI DOPO (-19:00)
      "Ecco,quello è il porto!" James Black indicò il luogo con il dito.
      La macchina dove viaggiavano i quattro si fermò a poca distanza dall'ingresso.
      Il giovane ufficiale con cui avevano parlato al telefono li riconobbe e si avvicinò.
      "Salve, capo. Non so se riesce a vedere i tipi di cui le parlavo. La somiglianza con Gin e Vodka è evidente. Non so cosa siano venuti a fare qua però." disse l'ufficiale avvicinandosi al finestrino.
      "Li abbiamo trovati un po' troppo in fretta, però. La cosa mi puzza." rispose freddo James.
      "Capo, le ricordo che nella maggior parte dei casi sono stati loro a trovare noi e non il contrario. Nel caso Rena, nel caso di Halloween, nel caso del bus..."
      "Sì, ricordo. Però per una volta che li cerchiamo, eccoli! Ora basterà scendere ed arrestarli, direi." James aprì delicatamente la portiera e scese.
      Anche Shinichi e Camel scesero dalla macchina. Jodie scese e salì al posto di guida nel caso di un eventuale emergenza.
      L'ufficiale fece finta di uscire dal porto mentre in realtà si nascose dietro un container.
      I tre si avvicinarono ai tizi misteriosi facendo finta di niente. Sarebbe stata un operazione perfetta.
      NELLO STESSO MOMENTO, NELLO STESSO LUOGO
      Il tipo dai capelli argentati parlava piano con il suo amico tozzo.
      Sapeva che i due membri dell'FBI si stavano avvicinando. Erano troppo prevedibili.
      Inoltre aveva visto anche una terza persona. Un ragazzo. Non era sicuro di averlo visto bene però gli ricordava qualcuno. Non riusciva a ricordare chi...aveva visto troppa gente ultimamente.
      A POCHI METRI DI DISTANZA.
      James Black aveva la mano nel taschino dove teneva la pistola. Era da tanto tempo che sognava quel momento.
      Li avrebbe finalmenti presi e avrebbe coronato il sogno di una carriera.
      Tutto stava filando liscio.
      Quando, improvvisamente....
      Un grande botto.
      James si girò verso la fonte del rumore e vide una grande nube di fumo.
      Shinichi guardò davanti a se. I due erano spariti.
      "Merda!" imprecò il ragazzo.
      I due agenti tirarono fuori la pistola quasi contemporaneamente e spararono diversi colpi verso il punto dov'erano i due uomini fino a poco prima senza però riuscire a ferire nessuno.
      I tre sentirono un rumore alle loro spalle e si voltarono, vedendo una grossa macchina nera schizzare via nella nebbia.
      I due tipacci avevano utilizzato una bomba fumogena come diversivo e avevano fatto il giro largo del porto.
      Nel posto dov'erano passati avevano lasciato una scia di sangue dovuta all'eliminazione a sangue freddo del giovane ufficiale, che aveva avuto solo la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
      Giaceva seduto con la schiena appoggiata ad un container e un foro in testa dovuto allo sparo a bruciapelo provocatogli da quei criminali. Era morto, probabilmente, sul colpo.
      "Cazzo, voi inseguite quei bastardi. Io chiamo il reparto per occuparsi del cadavere di Toyuka." Camel si chinò sul cadavere.
      Shinichi e James erano paralizzati da tanta violenza.
      "Porca Eva, muovetevi. Per l'amor del cielo!"
      Queste parole fecero scattare il liceale e James verso la macchina dove Jodie li attendeva col motore acceso.
      I tre scattarono all'inseguimento.
      Gli uomini in nero erano dotati di un certo margine di vantaggio ma Jodie riusciva a tenergli dietro guidando da vera professionista.
      La sua vista era ottima, anche se con gli occhiali da vista.
      Sapeva però che quei tipi erano dotati di mille risorse e non avevano esitato ad ammazzare a sangue freddo il povero ufficiale Toyuka.
      Normalmente un inseguimento non era nei piani dell'FBI ma siccome erano stati scoperti e l'operazione rischiava di fallire non volevano assolutamente farseli sfuggire.
      Shinichi tirò fuori il telefonino e compose il numero della polizia mentre la macchina di Black schizzava ad oltre 120 chilometri orari nella superstrada vicino al porto.
      "Sono Shinichi Kudo! Stiamo inseguendo gli uomini di cui le ho parlato, ispettore Megure. Siamo sulla E-67. Abbiamo bisogno anche del vostro aiuto."
      "Stiamo, chi?" chiese l'ispettore.
      "Io e l'FBI" rispose agitato Shinichi.
      L'ispettore si fece pallido. Se anche l'FBI era coinvolta la faccenda si complicava. Erano un' organizzazione potentissima e questo faceva presumere che i criminali fossero veramente pericolosi.
      "Anche l' FBI è coinvolta. Devono essere molto, molto, pericolosi. Mando una pattuglia. O anche due" Megure per la prima volta nella sua vita era teso come una corda di violino.
      Aveva paura. Molta paura.
      DIECI MINUTI DOPO (-18:50)
      L'inseguimento continuava frenetico. Jodie guidava in maniera tranquilla ma procedendo decisa e senza staccare gli occhi dalla macchina bersaglio.
      Per evitare distrazioni aveva intimato il silenzio ai due compagni di bordo e aveva spento sia la radio sia il telefono. Anche se avesse perso qualche comunicazione importante, il suo capo era vicino a lei e quindi si sarebbe preso lui le responsabilità.
      La E-67 era una superstrada molto lunga e i due malavitosi sembravano aver intenzione di percorrerla tutta.
      La bella agente non aveva intenzione di mandare in fumo questa occasione d'oro e quindi schiacciò con ancora più decisione il pedale dell'accelleratore.
      Il tachimetro segnava ormai 150 all'ora.
      IN QUEL MOMENTO
      Ran Mori guardava il paesaggio fuori dal finestrino. In realtà non c'era molto da vedere, stavano viaggiando sull' E-67 e l'unica cosa interessante visibile era il porto di Tokyo.
      Lei e suo padre, il famoso detective Goro Mori, avevano deciso di cambiare un po' e si erano recati a fare una gita fuori porta.
      Stranamente il piccolo Conan non aveva voluto venire con loro e quindi l'avevano lasciato da Agasa.
      Erano appena stati a fare la spesa in un grosso ipermercato fuori città e ora erano sulla via del ritorno.
      Ogni tanto guardava davanti a sè per osservare il tachimetro.
      L'aveva sempre incuriosita il fatto che, nonostante il loro veicolo superasse i 100 km/h, il paesaggio fuori scorreva in maniera non troppo veloce.
      Di sicuro non avrebbe passato il tempo rimuginando su queste cose come Albert Einstein ma l'affascinavano questi piccoli misteri della vita.
      Poi però spalancò la bocca e gli occhi, sorpresa.
      NON POTEVA ESSERE!
      Nella macchina che era appena passata accanto alla loro aveva visto un volto noto.
      Quel ragazzo era inconfondibile, non poteva sbagliarsi.
      Era Shinichi.
      "Papà, tallona quella macchina verde scuro." urlò Ran a suo padre, il famoso detective Goro Mori.
      "Ma sei pazza? Stanno andando ad una velocità impressionante. Perchè mai dovrei farlo?" chiese stizzito l'investigatore.
      "C'è Shinichi lì sopra!" rispose la ragazza.
      "Ma la nostra uscita è tra poco, non possiamo rimanere lungo la E-67 a vita." cercò di spiegare Goro.
      "Non importa, muoviti! Non mi lascerò mai scappare Shinichi" affermò la ragazza decisa.
      Goro imprecò tra se ma premette il pedale dell'acceleratore e si immise sulla corsia opposta appena possibile.
      INTANTO
      Gin era pronto per attuare il suo piano. Aveva raggiunto la zona dell'ingorgo e ora poteva realizzare la sua idea per fregare nuovamente quegli stupidi dell'FBI.
      Il criminale tirò fuori dalla tasca un' altra delle bombe fumogene.
      Dopodichè aprì la portiera e, dando sfoggio di un incredibile abilità atletica, si issò sul tettuccio scagliando la bomba e coprendo la visuale a tutti quelli dietro, compresi i bastardi federali. Successivamente, si lanciò sull'auto immediatamente davanti a loro, ferma a causa dell'urto provocato dallo scontro con la loro macchina. Mentre il suo compare sventagliava una raffica di mitra nella nebbia, Gin tirò fuori la pistola e la calò verso il finestrino del conducente.
      Premette il grilletto.

      Yosuka Wakamori era appena tornato dal lavoro.
      In realtà quel giorno non ci sarebbe neanche dovuto andare. Era appena tornato dalle vacanze e aveva ancora una settimana di permesso ma si annoiava senza il suo vecchio lavoro e così aveva deciso di tornare prima in ufficio.
      Quel giorno era bello soleggiato e stava percorrendo la E-67, una strada che conosceva benissimo avendola attraversata per quindici anni.
      Tutto ad un tratto, giunto in prossimità del casello 15, sentì un forte tonfo dietro di lui. Il rumore era inconfondibile. Una macchina aveva appena cozzato contro il suo paraurti.
      Sospirò ma decise che scendere e parlare col proprietario della macchina dietro, in quel momento e in mezzo all'autostrada non era la soluzione migliore.
      Poi però sentì un rumore inusuale. Sentiva un rumore metallico proveniente dal tetto della macchina.
      Come se...qualcuno ci stesse camminando sopra?
      No, era impossibile che una persona usasse la sua macchina come passerella.
      Sarebbe stata una cosa idiota e senza senso.
      Poi sentì in lontananza degli spari.
      Che diavolo stava succedendo su quella autostrada?
      Si slacciò la cintura per uscire a controllare. E rabbrividì.
      Puntata verso di lui, dal finestrino aperto, c'era una 44 Magnum.
      Urlò come se non avesse niente al mondo.
      Ma non riuscì ad aprire la porta.
      La pistola fece fuoco.
      L'ultima cosa che Yosuka vide fu il suo sangue che bagnava l'asfalto mentre veniva sbalzato fuori dall'urto.
      Poi il nulla.
      Last edited by Light 96; 31 August 2012, 17:25.
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      • UN ORA DOPO (-17:50)
        La volante non trovò molto su cui lavorare quandò arrivò sull'E-67.
        O meglio, c'era molto su cui lavorare ma nessun colpevole d'arrestare.
        "Per fortuna il criminale, sparando la raffica nella nebbia, ha solo ferito della gente senza però uccidere. Resta il fatto, però, che abbiamo un morto, ucciso per fregargli la macchina. La loro automobile, che non contiene nulla d'importante. Incidenti, dovuti alla paura." Megure sospirò. Era già fin troppo per lui.
        Shinichi aveva finito le imprecazioni.
        Nessuno era riuscito a vedere la targa della macchina rubata al signor Wakamori.
        Quei due se l'erano svignata.
        E, quel che peggio, Ran l'aveva trovato e ora non se ne sarebbe più liberato.
        E c'era anche il problema che lei aveva visto gli uomini che erano causa di tutti i suoi problemi.
        Non avrebbe più potuto nemmeno nasconderle quel dettaglio.
        "Quindi siamo ad un maledetto punto morto. Dovremmo riprendere le indagini ed andarci più cauti." disse Jodie. James vide che queste preoccupazioni la facevano sembrare molto più vecchia.
        "Eccovi, finalmente!" esclamò una giovane voce alle loro spalle.
        Si avvicinarono al gruppetto una bella e giovane ragazza che nessuno aveva mai visto e il panciuto Dottor Agasa.
        "Salve, professore. Come ha fatto a passare? E chi è la sua amica?" chiese Megure.
        "Uno dei poliziotti mi conosceva. E lei è una mia cugina. Si chiama Shiho Mafugi." rispose Agasa, abituato a mentire.
        Shinichi sorrise. Non aveva rivelato il vero cognome della scienziatina. Ottimo lavoro!
        "Senti, Shinichi. Posso parlarti per un attimo?" chiese la signorina Miyano.
        "Certo, perchè no?" rispose il ragazzo.
        "L'antidoto che hai preso...è pericoloso. Offusca le tue capacità mentali. Ti sta facendo diventare incosciente delle tue azioni. Torna immediatamente a casa e stacci finchè non ritorni bambino o sarà peggio per tutti." gli disse con tono fermo Ai.
        "Ne io ne te mi sembra che siamo diventati pazzi o stupidi" rispose beffardamente il giovane detective.
        "Io no, perchè il cervello femminile è meno colpito. Ma tu, sì, eccome. Informare la polizia e andare tu direttamente a caccia degli uomini in nero è un gesto stupido."
        "Non direi proprio. Io sono perfettamente sano di mente"
        "Shinichi, lo dico per il tuo bene..."
        "Niente affatto, Shiho. Ero assennato QUANDO ERO CONAN e lo sono ancora adesso!"
        Aveva parlato troppo forte. Tutti gli sguardi si girarono contemporaneamente verso di lui.
        Shiho si sbattè la mano sulla faccia.
        Erano fottuti.

        Tutti sentirono la dichiarazione di Shinichi.
        Ran si accorse che così tutto quadrava. Quella strana somiglianza, il suo intuito sopraffino e le sue riapparizioni sporadiche. Arrossì furiosamente quando si accorse che se era così Shinichi...l'aveva vista nuda. E anche più di una volta.
        Jodie sgranò gli occhi stupita ma poi si disse che non era affatto improbabile.
        Quel bambino era davvero troppo intelligente per la sua età. Già, era tutto chiaro se non aveva l'età che dimostrava.
        Megure rimase ancora più perplesso. Era veramente possibile che il piccolo bambino rompiscatole fosse...sì, certo che era possibile.
        Era troppo intelligente.
        James si limitò a sorridere. Lo sospettava da diverso tempo.

        Shiho afferrò Agasa e Shinichi e li spinse in macchina. Voleva assolutamente evitare domande compromettenti. Il professore mise in moto e schizzarono via.
        Shinichi fece in tempo ad urlare di tenerlo informato mentre Ran correva dietro il maggiolone.
        Poi sparirono.
        DICIASSETTE ORE DOPO(-00:50)
        Mancava ormai un ora alla scadenza dell'antidoto.
        Shinichi incominciava a provare i classici brividi e gli altri sintomi tipici del futuro ritorno alla forma di Conan.
        Aveva ignorato i consigli di Shiho di rimanere a casa e aveva accettato di buon cuore i rimproveri di Ran che però non sembrava eccessivamente dispiaciuta dal fatto che il ragazzo l'avesse vista nuda.
        Shinichi sorrise. Nelle ultime diciassette ore si era tenuto in strenuo contatto con polizia ed FBI per non perdersi nemmeno un minuto della caccia ai MIB, come ormai tutti li chiamavano. Certo, erano molto più cattivi di Will Smith e Tommy Lee Jones.
        Poi finalmente la chiamata arrivò.
        "Magazzino Quindici, Magazzini Industriali, Tokyo" disse velocemente la voce di Jodie al telefono.
        "D'accordo. So dov'è" rispose Shinichi.
        "Non portarti dietro ne Ran ne la signorina castana" disse la bella agente prima di chiudere la linea.
        "Non l'avrei fatto comunque." rispose il liceale sorridendo.
        "Scusate, ma devo andare a farmi un giro" comunicò il ragazzo ai presenti.
        "Vengo anche..." incominciò Ran.
        "No. Ormai sai il suo segreto e quindi sai che non puoi perderlo" disse la scienziata che incominciava a sudare freddo.
        "Hai ragione. Allora ci vediamo dopo". Ran salutò il ragazzo che corse fuori in fretta.
        Shiho sorrise beffardamente. Aveva messo un piccolo congegno registratore nel telefono. Aveva sentito benissimo dove stava andando il testone. Era ancora in tempo per fermarlo.
        Improvvisamente sentì qualcosa nel collo.
        Shinichi le aveva sparato un ago narcotizzante.
        Cadde addormentata sul tavolino mentre il ragazzo si allontanava nella notte.
        DIECI MINUTI DOPO(-40 minuti)
        Shiho si ridestò, sorridendo. Conscia del fatto che l'investigatore avrebbe di sicuro voluto metterla a dormire, si era iniettata un siero che impedisse l'azione del narcotizzante.
        Aveva solo fatto finta di essere caduta in catalessi ma in realtà era sveglissima ed era pronta a raggiungere e fermare il ragazzo.
        Ran se ne era andata nel frattempo quindi vi erano tutte le condizioni necessarie per il piano.
        Avrebbe fatto arrestare Shinichi.
        Non c'era altra soluzione. Il ragazzo non l'avrebbe mai ascoltata e avrebbe reagito ai suoi tentativi di fermarlo.
        L'unica maniera era l'arresto coatto.
        Chiamò il professore e i due si misero in macchina verso i magazzini.
        VENTI MINUTI PIU' TARDI(-20 minuti)
        La porta del magazzino era aperta. Shinichi tirò fuori una vecchia Colt che aveva trovato a casa del professore e aprì la porta cercando di fare meno rumore possibile. La polizia non era ancora arrivata.
        "Strano, molto strano. Sarà sicuramente successo qualcosa" disse il ragazzo tra se e sè.
        Entrò nel magazzino buio con la pistola ben salda in pugno.
        Avrebbe sparato a qualsiasi movimento.
        Poi in lontananza vide una cosa che non si aspettava.
        Vide Jodie in fondo al magazzino, illuminata da un fioco raggio di luce.
        "Ehi, Jodie. Sei tu?" chiese il ragazzo.
        Poi tutto fu nero.
        QUINDICI MINUTI DOPO(-5 MINUTI)
        Il ragazzo aprì gli occhi. Si rese conto che era legato. Era stato colpito con una mazza da baseball ed era svenuto.
        Vide davanti a lui Vodka che gli sorrideva perfido, tenendo ancora in mano l'arma.
        Quando riuscì a mettere bene a fuoco tutto capì di essere stato ingannato.
        Jodie era morta, appesa ad una corda agganciata ad uno dei grossi ganci pendenti dal tetto del magazzino.
        Quei bastardi l'avevano catturata, usata come esca per attirarlo lì e poi le avevano spezzato il collo per poi impiccarla.
        "Oh, bentornato in questo mondo. Anche se ci rimarrai ancora per poco."
        Shinichi non aveva forze. Riusciva solo ad imprecare tra se.
        "Sai, il mio amico qui" disse Vodka indicando Gin "non si ricorda molto i volti delle persone...ma io sì! Appena ti ho visto al porto ho capito che eri il ragazzino del lunapark, quello che ci aveva spiato. E gli spioni fanno una brutta fine. Non so per quale motivo il veleno non abbia funzionato ma credo che stasera risolveremo le cose alla vecchia maniera." Tirò fuori dalla tasca un ferro che passò al suo compagno.
        "La tua amica, la bella agente, non era sciocca quanto te. Abbiamo dovuto faticare per rapirla, portarla qui e poi liberarcene dopo che ti ha chiamato per attrarti. Le avevamo detto che se non faceva quello che le dicevamo toglievamo lo sgabello. Abbiamo solo tralasciato il fatto che l'avremmo tolto comunque. Ahahahahahahahaha!"
        "Bastardi!" riuscì a dire Shinichi a mezza voce.
        "Ma va? Siamo vestiti di nero, apposta." rise crudelmente Gin
        "Ora basta chiacchierare e concludiamo il lavoro." Vodka esortò il compare.
        Gin puntò la pistola su Shinichi.
        Il ragazzo ricevette due proiettili nelle gambe e ululò dal dolore.
        Vodka lo liberò, ormai consapevole che non sarebbe andato da nessuna parte.
        Shinichi cercò di trascinarsi verso la porta ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.
        Allora si girò e affrontò gli aggressori a testa alta.
        Gin sparò.

        Ran Mouri utilizzo un Mawashigeri per introdursi nel magazzino. Alla fine, poco prima di rientrare a casa, si era preoccupata per Shinichi ed era andata a controllare. Tornando a casa del professore aveva sentito la chiamata registrata ed era corsa lì, al magazzino quindici.
        Si girò e vide in lontananza il maggiolino bianco del professore.
        Vide che la castana cercava di urlarle qualcosa ma non ci badò.
        Entrò di corsa nel magazzino.
        E quello che vide fu orribile.
        Shinichi giaceva sul pavimento, in una pozza di sangue.
        Dalla bocca colava un rivolo rosso.
        Qualcuno gli aveva sparato con una 44 magnum. Due proiettili gli avevano trapassato il cervello causando la pozza in cui era immerso. Un altro colpo era stato sparato dritto al cuore. E due proiettili lo avevano azzoppato colpendolo al ginocchio.
        Ran urlò. E urlò più che mai.

        Era finita? Era veramente finita così?
        La ragazza dai capelli castani cadde in ginocchio. Le lacrime uscivano lentamente, come piccole gocce di pioggia che cadendo bagnavano il vestito del ragazzo che giaceva sul pavimento.
        Diciassette anni spariti, per sempre, nel nulla.
        Ora che sapeva la verità, ora che aveva capito tutto...era troppo tardi.
        Il giovane dai capelli neri giaceva sul pavimento ormai senza vita.
        La pallottola se l'era preso e gliel' aveva strappato via con violenza, prima che lei avesse il tempo di dirgli tutte le cose rimaste in sospeso in quei tanti anni con lui.
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        • Non era riuscita a dirgli che lo amava, più di ogni altra cosa al mondo.
          Urlò il suo nome, con violenza. Come se, grazie a quell'urlo, sarebbe riuscita a riportarlo da lei.
          E forse suscitò l'effetto sperato.
          L'uomo dai capelli argentati si voltò e la vide vicino al ragazzo che aveva salutato il mondo troppo presto.
          Dalla tasca del suo cappotto tirò fuori la macchina di morte. La stessa con cui aveva spezzato la vita del diciassettenne impiccione.
          La studentessa lo vide. Le lacrime nei suoi occhi si fermarono, nel momento in cui sarebbero servite più che mai.
          L'arma era puntata verso di lei.
          La studentessa chiuse gli occhi.
          Sentì il boato.
          Shiho spalancò gli occhi davanti alla scena che aveva visto.
          Gin aveva tirato fuori la sua 44 Magnum e aveva aperto il fuoco contro Ran.
          Un unico colpo al petto era bastato.
          La ragazza era caduta in ginocchio portandosi le mani al cuore da dove sanguinava copiosamente.
          Poi, sotto gli occhi atterriti di Agasa e Shiho, era stramazzata senza vita sul pavimento.
          La scienziata fremeva di rabbia. Non aveva potuto fare niente per evitare tutto ciò. Tre suoi amici avevano perso la vita in quel magazzino.
          Le lacrime le scesero copiose sulle guance.
          Un giorno senza dubbio li avrebbe fermati.
          Avrebbe passato tutta la sua esistenza ad impedire che potessero fare qualcos'altro come quello che aveva appena visto.
          Sentì che ormai era ora. L'antidoto stava scadendo.
          Prima di svenire, nella pozza delle sue lacrime, guardò distrattamente l'orologio.
          C'era scritto 00:00
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          • Niente appendice questa volta, mi limito a dire che la storia prende in esame l'anime di Mass Effect 3 e funge come una sorta di prequel. Capirete più avanti.
            Se volete avere un'idea della trama vi consiglio di leggere la pagina su wikipedia del primo Mass Effect (trama e personaggi).

            http://it.wikipedia.org/wiki/Mass_Effect



            L'URLO NELLO SPAZIO

            Spoiler:
            “Sembra che stia sognando... quali sono le sue condizioni?”
            “Pessime, non so se si risveglierà.”

            Passò qualche ora prima che il comandante Shepard riprendesse conoscenza. Per i primi venti minuti faticò a comprendere dove si trovava, la sua vista era annebbiata e sentiva un forte senso di nausea. I bernoccoli in testa pulsavano dolorosamente e l'occhio sinistro era tumefatto, qualche dente mancava all'appello e l'uomo era costantemente costretto a deglutire il suo stesso sangue, che si accumulava in bocca senza sosta. Il sapore era pessimo, sapeva di ferro arrugginito, e di certo non aiutava a far sparire l'arida sete, che aveva reso la gola secca ed irritata.
            Dopo aver accuratamente sollevato la nuca, con la coda dell'occhio destro tentò di analizzare l'ambiente che lo circondava. Era disteso su un letto, non molto comodo, ma pur sempre meglio del granitico pavimento, mentre la forma della stanza era rettangolare, anche se faticava ad ipotizzare la misura dell'area in quello stato, mentre l'ingresso era sprovvisto di un vero e proprio pannello, però veniva protetto da un campo di forza trasparente, che gli permetteva di intravedere l'esterno. In un angolo c'era anche un gabinetto, non che in quel momento sentisse la necessità di andare in bagno, ma anche se fosse stato, probabilmente avrebbe preferito farsela addosso, in quanto anche solo il più banale dei movimenti gli provocava un'intensa fitta.
            Probabilmente aveva qualche costola rotta, e tutte quelle escoriazioni creavano un senso di bruciore nella sua pelle, che non riusciva in alcun modo ad arginare.
            La cella era totalmente bianca, forse a causa dei fulgidi neon la cui luce trafiggeva la sua pupilla, e dava la sensazione di vuoto e disagio.
            Shepard tentò di scrutare anche cosa ci fosse all'esterno, ma vi rinunciò poco dopo, ogni volta che muoveva il collo sentiva uno sgradevole scricchiolio accompagnato da un crampo, così decise che era meglio rimettersi in una posizione più comoda. Intravide della mobilia interamente composta di metallo, dettaglio che ricordava gli armadietti presenti nella Normandy e probabilmente conteneva armi, munizioni e scorte di medicinali, ma in fondo non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, quindi poteva essere qualsiasi cosa. Ai due angoli dell'ingresso principale risiedevano due guardie armate, ma Shepard non riuscì a distinguerle chiaramente.
            Solo una cosa era lampante, non erano umane.

            Passò un po' di tempo, ed improvvisamente i due loschi figuri si avvicinarono.

            << Ti sei svegliato finalmente. Dormito bene? >> ridacchiò uno dei due.
            << Beh, bisogna dargli atto che ha la pelle dura... ci siamo andati giù pesante con lui, ed è già in grado di intendere e volere. >>
            << Beh, è o non è il famoso comandante Shepard? Ha mantenuto fede al suo nome. >>

            Shepard rivolse lo sguardo verso di loro. Erano turian, come Saren: perfino in una situazione così drammatica, non poteva dimenticare la sua missione primaria.
            Shepard doveva trovare ed eliminare un pericoloso traditore, che si era servito del suo ruolo di spettro per ottenere delle informazioni sul Condotto. Era di fondamentale importanza fermare quel pazzo, poiché l'umano era uno dei pochi a sapere che tale portale era collegato al ritorno dei cosiddetti Reapers [Razziatori nella versione italiana], una razza aliena sconosciuta che distrusse la galassia in passato per poi scomparire nel nulla.

            Dopo aver allontanato quel turbinio di pensieri dalla testa, Shepard tentò di rispondere, ma faticava vistosamente a parlare, non riusciva a scandire bene le parole. I due capirono solo “Dove”.

            << Oh, così vorresti sapere dove ti trovi? Beh, non te lo dirò stupido umano che non sei altro, mica siamo cattivi da fumetto! >>
            << Su, sii gentile con il nostro ospite, Kyodan, in fondo il nostro lavoro è abbastanza noioso, fare un po' di conversazione con qualcuno di nuovo non farebbe male. >>
            << Se lo dici tu. >> rispose seccato l'altro, che poi rivolse nuovamente lo sguardo verso il detenuto. << Ti trovi sulla Prometheus, E da qui non ne uscirai vivo! >> scoppiò a ridere.
            << È una nave cargo, ma ben attrezzata e all'avanguardia, abbiamo un arsenale di tutto rispetto, inoltre abbiamo apportato qualche modifica per i nostri “affari”. Certo, non è un gioiellino come la tua SR-1, non avremmo mai potuto affrontarla direttamente. >>
            << Quindi siamo costretti a tenderti un'imboscata su Feros. >> lo interruppe Kyodan. << Spero che ne sia valsa la pena, perché con tutti quei geth abbiamo rischiato la pelle.>>

            L'ostaggio provò a rispondere, ma comprendere ciò che farfugliava era un'ardua impresa.
            << Kyodan. >> disse uno dei turian << Portagli un po' acqua.>>


            Shepard, dopo aver afferrato tremolante il calice, bevve il liquido tutto d'un sorso, tanto che gli parve nettare divino, e si sforzò ancora una volta a proferire parola. Questa volta riuscì a formulare una sorta di periodo, seppur frammentario, una domanda piuttosto lapalissiana: da chi era stato rapito? Quale fosse il motivo non gli importava più di tanto, si era fatto un nome nella galassia ed era una delle prede più ambite da banditi e cacciatori di taglie, sapeva che sarebbe potuto accadere. Man mano che recuperava il senno però, un altro quesito gli balenò.

            << Dov'è il mio equipaggio? >>
            << Quei bastardi sono riusciti a fuggire. Siamo riusciti a catturare solo te ed un'altra umana, che abbiamo già ammazzato. >> rispose Kyodan seccato.

            Shepard pensò al sergente Williams, che negli ultimi tempi era diventata decisamente più intima nei suoi confronti, e senza rendersene conto si ritrovò a tirare pugni contro il campo di forza invano, mentre tutti i muscoli gli dolevano.
            I due extraterrestri lo stordirono con un'arma ad impulsi elettrici, dopo aver disattivato la sicurezza.

            << Vorklin, forse dovremmo portarlo dal capo, che ne dici? >>
            << È una buona idea. >>

            I due trascinarono il comandante ferito senza troppa delicatezza, mentre a quest'ultimo sfuggivano piccoli grugniti di sofferenza, che cercava di contenere per orgoglio.
            Proseguirono per qualche minuto, sino ad arrivare ad una stanza di medie dimensioni, dove la luce era più soffusa e l'arredamento più variegato. C'erano infatti diversi manifesti appesi sul lato sinistro del muro, Shepard non conosceva la lingua, però capì che si trattavano di poster propagandistici, inoltre una bellissima scrivania faceva da accompagnatrice ad una modesta libreria posta a destra.
            Dinnanzi a lui un turian gli dava le spalle ed ammirava lo spazio interstellare attraverso una grossa finestra panoramica che si estendeva sino al soffitto.
            L'atmosfera era piuttosto tesa, ora che Shepard si era idratato, deglutiva continuamente per l'ansia. Non aveva paura, tuttavia quel tizio gli ricordava molto Saren a pelle.

            << Comandante Shepard. >> una voce aspra interruppe il silenzio. << Hai già ripreso conoscenza vedo. I miei sottoposti devono essersi rammolliti, se me ne fossi occupato di persona tu domani saresti ancora coricato nel letto in preda agli spasmi. >>

            Shepard lo guardò con aria di sfida attraverso il riflesso sbiadito della finestra, ma questo non sembrò alterare il nemico.

            << Immagino che tu sappia perché sei qui, ma visto che voi umani siete dei primitivi, vedrò di accertarmene. Noi turian non siamo razzisti, siamo ben disposti ad accettare altre razze, ho perfino collaborato con quei cavernicoli dei Krogan. Ma voi umani... siete gli ultimi arrivati, e non solo vi sono stati dati privilegi mai concessi a nessuno in così poco tempo, ma avete perfino il fegato di lamentarvi e di richiedere un seggio nel Consiglio. Questo non succederà mai.
            Siete una specie sopravvalutata, avete ridotto il vostro pianeta natale in una discarica inondata da piogge acide, siete viscidi e doppiogiochisti. Ma la cosa che i politicanti non capiscono è che siete pericolosi. Se ne aveste l'occasione, non ci pensereste due volte ad ottenere il potere con la forza e a dominare come tiranni. >>
            << Sei solo un fanatico. >> rispose Shepard.

            Il turian di colpo si voltò, prese per la gola l'umano, e gli urlò in faccia.
            << Io non sono un estremista, sono solo la voce della giustizia, l'eroe della mia gente. >> e tirò un pugno dritto sul muso del comandante, che pur di non dargliela vinta incassò senza vacillare.
            << Io, Sidius, sono la cura per il cancro chiamato umanità. >> proseguì l'alieno, con un tono di voce più composto << Ti ho rapito perché sei il loro simbolo. Sei il primo spettro umano, l'emblema del potere dell'Alleanza.
            Hanno tre giorni di tempo. Se rivogliono il loro uomo, dovranno darmi i loro migliori progetti, tra i quali figura la tecnologia sfruttata dalla tua nave. Si tratta di un enorme prezzo da pagare, i diplomatici staranno sicuramente dalla tua parte, ma i militari dubito che vorranno perdere le loro primizie tecnologiche. >>
            << Idiota, non capisci che se non fermiamo Saren non ci sarà futuro né per la tua gente, né per la mia? >> rispose Shepard con tono furente, che nella sua foga parlò in modo corretto.
            << Non tentare di ingannarmi, umano. I problemi di quello spettro non mi riguardano. Ed ora, riportate in cella questo ratto, sono stanco del suo fetore. >>

            Questa volta l'uomo non si fece trascinare come un peso morto, ma si resse in piedi da solo, la rabbia che provava per quel Sidius gli aveva dato una forte carica d'adrenalina.
            M'illumino d'immenso.
            Shepard

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            • Spoiler:
              Tornato in prigionia però, l'ira di Shepard svanì nel nulla. Sentiva la testa svuotata da ogni pensiero, il suo sguardo era spento e diretto verso la parete incolore. Pian piano il dolore fisico diminuiva, ma questo lo rendeva ancora più apatico. Per un guerriero, abituato sempre ad accettare la morte solo dopo aver combattuto strenuamente, trovarsi in quella situazione era straziante. Era nelle mani dei politici.
              Non poteva fare niente.
              Inerme ed impotente, aspettava il destino ineluttabile.
              Era davvero questa la sua fine? Sarebbe stato salvato o meno?
              Shepard nemmeno prendeva in considerazione la speranzosa ipotesi di uscirne vivo, non era in un videogioco e sapeva che nessuno sarebbe venuto in suo soccorso. Era solo. Ma non aveva paura, provava solo rimpianti.
              Perfino la sua missione, la ragione per cui aveva lottato sino a quel momento, ora sembrava un ricordo lontano, divorato dal tetro splendore di quei neon. L'unico pensiero che ora gli ricorreva era Ashley. Non sapeva se provava sentimenti per lei o meno. Una situazione piuttosto complicata da spiegare, però si sentiva comunque in colpa, sentiva di aver fallito come leader e questo lo riempiva di mestizia, l'unico sentimento che lo teneva aggrappato alla vita, per quanto deprimente.
              Ormai non importava nemmeno più se fosse conosciuto nei sistemi stellari come un paladino esemplare o una carogna dal grilletto facile, nemmeno quale fosse il suo passato, la sua infanzia. Niente di niente.
              Più quel fatidico terzo giorno si avvicinava, più la personalità di Shepard veniva avvolta nel candido velo dell'oblio, che non giudicava nessuno ed accoglieva ogni anima smarrita.
              Si era trasformato davvero in uno spettro.

              << Ehi umano, sembra che l'Alleanza non abbia voluto cedere alle nostre richieste. Presto sarai cibo per i vermi, sempre che a loro piaccia mangiare la cenere. >> disse una delle guardie, era facile intuire quale delle due visto il pessimo senso dell'umorismo e la voce sgradevole.
              Mentre l'umano raccoglieva tutte le sue energie psico-fisiche per sopportare quegli ultimi minuti a testa alta, un allarme cominciò a suonare e la stanza venne irraggiata da dei fasci di luce rossi cremisi. Non capì se fosse per quel rumore assordante, o quel colore acceso, fatto sta che il suo cuore cominciò a battere all'impazzata.

              << SIAMO SOTTO ATTACCO >> sentì urlare da distante. Dopo poco, la situazione prese una piega decisamente insperata. Poteva riconoscere il suono di una sparatoria lontano un miglio.
              Era forse un miracolo, oppure dei banditi avevano assaltato la nave?
              Il rumore degli spari si facevano sempre più vicini, fino a quando due persone entrarono nella stanza, uccidendo i sorveglianti.

              << Shepard, sei vivo! Ora ti tiriamo fuori di qui. >> Era l'unico turian che avrebbe voluto vedere, il suo fedele amico Garrus.
              La parete energetica venne disattivata in un batter d'occhio e Shepard venne abbracciato da Tali, la sua compagna Quarian.
              << Shepard, sono così felice che tu sia vivo. >> disse la ragazza quasi commossa.
              << Anch'io Tali, allenta un po' la stretta però, mi fai male... >>
              << Ops, scusa. >>
              << Ragazzi, non vorrei rovinare la vostra luna di miele, ma se rimaniamo qui ci fanno secchi. Shepard, ce la fai ad imbracciare un'arma? >>
              << Ho qualche osso rotto, ma questo non mi impedirà di coprirvi le spalle. Una pistola andrà bene. >>
              << Tali, Shepard è ancora debilitato, aiutarlo ad avanzare. Io starò in prima linea. Wrex e Kaidan stanno coprendo l'atrio, mentre Liara ha eretto un campo biotico attorno all'ingresso della nave. Se arriviamo lì, saremo salvi. >>
              << Ricevuto. >>

              I tre partirono all'assalto e si incamminarono per un corridoio. Lì un turian provò a fermarli, ma venne prontamente ucciso con un colpo alla testa da Garrus. Aperta la porta, i tre si trovarono in un'enorme stanza piena di casse che ricordava un magazzino, e si ripararono dietro di esse per sopravvivere alla pioggia di proiettili proveniente dall'altro lato.
              La situazione era critica, erano decisamente in inferiorità numerica, e i soldati stavano cominciando ad accerchiarli. Normalmente, Shepard avrebbe preso il comando e con un'azione evasiva avrebbe trovato una via di fuga, ma in quelle condizioni riusciva a malapena a mirare con la sua arma. La quarian rallentò i movimenti dei criminali surriscaldando il loro equipaggiamento con i suoi poteri da tecnico e permettendo così a Shepard e Garrus di sparare senza troppo remore del contrattacco.
              Anche seguendo questo metodo però il trio faticava ad avanzare, i nemici erano troppi e cominciarono a sparare anche dalla rampa posta al primo piano della stanza, costringendo l'equipaggio della Normandy a trincerarsi dietro qualche copertura. Non avevano speranze in simili circostanze.
              << Proprio come ai vecchi tempi, eh Shepard? >> disse Garrus mentre reggeva il suo fucile da cecchino.
              << Tecnicamente sono stato via pochi giorni. >>
              << Si sente subito la mancanza di una spalla. >>
              << Spalla? >>
              << Sai, per provarci con le ragazze, in coppia è più facile. >>
              << Se non fosse che mi servi vivo, ti avrei già sparato sul piede. >>
              << Siete così infantili. >> intervenne Tali << Ci stanno riempiendo di fuoco e voi pensate a stuzzicarvi tra di voi. Uomini. >>
              Fortunatamente, non erano più in tre. Kaidan infatti uccise alle spalle i nemici sul piano superiore con i suoi poteri biotici, mentre Wrex fece piazza pulita con il suo shotgun irrompendo dal lato opposto dell'atrio.

              << Postazione libera. Comandante, è un piacere rivederla in azione. >> gridò Kaidan Alenko.
              Il soldato rispose con un cenno, mentre il krogan si avvicinò a lui.
              << Shepard. >>
              << Wrex. >>

              Il gruppo, una volta ricompattato, decise di darsi una mossa e di fuggire verso l'uscita. Sapevano che Liara non avrebbe potuto reggere ancora a lungo. La barriera infatti era sul punto di cedere, ma le ultime guardie vennero fatte fuori senza problemi dal team. Liara salutò affettuosamente il suo comandante e il gruppo si avvicinò all'uscita, mentre Tali si fermò per sigillare l'ultimo ingresso ed assicurarsi una fuga sicura. Ma un campo biotico improvvisamente l'avvolse e la scaraventò diversi metri addietro. Shepard, senza nemmeno pensare, ignorando bellamente le fitte agli arti inferiori, corse verso di lei, e tutto l'equipaggio pochi secondi dopo lo seguì a ruota. Ci era cascato.
              Una porta metallica si chiuse alle sue spalle, isolando tutti dall'altra parte. Un colpo trafisse il ginocchio del comandante, che urlò a squarciagola e fece cadere la sua arma a terra.

              << Non uscirai vivo da qui, umano. >> urlò Sidius, che sparò un colpo dritto sul petto di Tali.

              In quel momento, nel cervello di Shepard non c'era più spazio per i pensieri, nemmeno per il dolore. Solo rabbia. Rabbia cieca, inarrestabile.
              Sidius sparò altri due colpi, ma prese solo di striscio il volto dell'avversario, che con riflessi felini recuperò la pistola da terra. L'uomo cominciò a tempestarlo di proiettili, uno dopo l'altro, premendo il grilletto forsennatamente, senza criterio, senza sosta, ed intanto il turian veniva crivellato senza pietà, tanto che morì ancor prima di cadere all'indietro.
              La scarica di energie di Shepard scomparve e si accasciò al suolo, cominciando a strisciare verso Tali che tossiva rumorosamente.

              << Shepard, sei tu? >> disse la quarian, la cui maschera filtrava la flebile voce, quasi impercettibile, triste ma allo stesso tempo calda e dolce.
              << Sono qui Tali. Non temere, ti rimetterai. Ne usciremo vivi. >> disse Shepard singhiozzando.
              Per tutto questo tempo aveva represso i suoi sentimenti, la missione veniva prima di tutto. Ma ormai si era reso conto che per lui l'equipaggio della Normandy era qualcosa di più di semplici compagni di guerra. Erano le persone che più gli stavano a cuore. Una famiglia.
              << Lo sai anche tu che non è vero... ti prego, stammi vicino. >>
              << Non abbandono nessuno, Tali. Devo fermare Saren, e non ce la posso fare senza i miei amici. Ho già perso Ashley, non voglio perdere anche te.>>
              << Shepard... È stato un onore combattere al tuo fianco... >>
              << Non dire così Tali. Tali? Rispondimi, Tali! >>
              Il cadavere della ragazza giaceva tra le sue braccia, si era sacrificata per salvarlo. Ne valeva davvero la pena? Era così importante la sua esistenza tanto da dover costare quella dei suoi cari? Quella sensazione di sconforto e dispersione provata nella prigione era tornata, ma questa volta non c'era più ritorno dal limbo. La mente di Shepard era morta.
              Il resto del gruppo, dopo aver forzato la serratura, prese con il sé il suo comandante, ammaccato nell'anima, le cui ferite erano molto più profonde di quelle patite in ogni scontro, mentre reggeva il corpo senza vita della quarian.
              M'illumino d'immenso.
              Shepard

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              • Spoiler:
                << Dottoressa Chakwas, il rilevatore non trasmette più segnali vitali, non mi dica che... >>
                << Mi spiace, Tali. >> disse la dottoressa in lacrime. << Il comandante è morto. >>


                Incidente nel sistema Argos Rho: la fuga di gas tossici che ha portato il paziente a perdere i sensi, si è rivelata letale. John Shepard, durante la stasi, ha sofferto di allucinazioni sotto forma di incubi indotti dalle tossine, e dopo quattro giorni coma, è deceduto.

                Nessuno sa cosa abbia passato Shepard in quel lungo sonno, in realtà nessuno lo avrebbe mai voluto sapere. Quell'agghiacciante espressione sul suo volto provocava orrore a chiunque la guardasse, un dipinto della più pura disperazione. La beatitudine gli era stata negata anche nel sogno.
                M'illumino d'immenso.
                Shepard

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                • Mi spiace, ma io proprio non ce l'ho fatta.
                  Non &#232; questione di tempo, &#232; proprio l'ispirazione che arriva solo fino a un certo punto. So che avrei potuto buttare gi&#249; qualcosa lo stesso, ma per come sono fatta io non riesco a mettere online qualcosa di cui non sono convinta almeno un minimo. Spero di rifarmi con la prossima traccia, dai.
                  sigpic

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                  • Scusatemi ragazzi, ma io sono riuscito ad arrivare a circa tre quarti dell'elaborato solo ieri sera e di finire il tutto in fretta e furia per postare una cagata non mi andava proprio. Anche per me problemi di ispirazione, ma in gran misura anche di tempo.

                    Ora mi sono definitivamente stabilito di nuovo a Milano; vacanze estive terminate, quindi molto probabilmente non salter&#242; pi&#249; nessuna manche.

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                    • Peccato, perch&#232; non riesci ad afferrare i tanti punticini.
                      Quindi manche conclusa?
                      http://card.exophase.com/1/812034.png

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                      • Certo, ma ricevere tutti 4 sarebbe stato peggio IMHO.

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                        • Beh ovvio
                          Ma tu eri sempre riuscito a prendere voti alti
                          http://card.exophase.com/1/812034.png

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                          • Ah, stanne certo, i voti alti se li sogna l'obbrobrio di shot che ho salvato sul PC (perch&#232; non l'ho ancora cancellata? Mah).

                            Che poi, se consideriamo la classifica generale finora, non &#232; che abbia fatto granch&#232; in pi&#249; rispetto a te, anzi, dopo questa manche mi supererai di parecchio.

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                            • Io avrei preso tutti 2, altro che 4.
                              sigpic

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                              • Portate pazienza. E' un periodo un p&#242; pieno per me. Mi impegno comunque a postare i voti entro la fine della settimana.

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