Annuncio

Collapse
No announcement yet.

Torneo di One Shot 2012

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts

  • Narrows era spenta, illuminata soltanto dai residui delle stelle non coperte dallo smog. Alcuni raggi lunari filtravano attraverso un’immensa nuvola ad est, anche se illuminavano per lo più Gotham. Harleen era seduta al limite del tetto, il vestito da ballo nero e sporco in più punti di un sangue rosso vivido. Si sentiva libera e soddisfatta, dopo l’omicidio di 10 persone, quella notte. Ad ognuna di essa, ad ogni viso sofferente, ad ogni gemito finale, sentiva i pensieri alleggerirsi, quasi scomparire, lasciando spazio al divertimento più assoluto. Il suo amato aveva assistito ad ogni omicidio senza dire niente, escludendo il primo agente. Lei poteva notare una crescente soddisfazione nel suo viso, come se approvasse volta per volta le sue azioni. Questo la faceva impazzire di gioia. Erano andati a recuperare i rimasugli del Joker di 9 anni prima, mentre il trucco lo aveva portato direttamente lei. Ora 237 stava tornando a diventare ciò di cui Gotham aveva bisogno, dopo tanto tempo. Era poco più dietro di lei. Joker si voltò. Sembrava davvero un’eternità dall’ultima volta in cui si era messo a ridere, ma ora stava succedendo. Tra quelle poche luci a Gotham, una più di tutte attirava la sua attenzione. Quel segnale… era vero allora ciò che la ragazza diceva. Questo gli fece venire una voglia matta di scoppiare a ridere, roba da torcersi le budella. Andò verso la ragazza seduta, senza farsi sentire, ed avvicinò le mani sul suo collo. Per un istante rimase fermo, conscio di poterla afferrare e stritolarla sul momento. Invece le alzò, ed appoggiò le dita sulle sue labbra, tracciando delle scie con i rimasugli del trucco rosso avanzati sulle mani. Lei non si mosse, aspettò che finisse. Quando si girò Joker disse
    <<Il sorriso ti dona.>>
    Lei sorrise mostrando i denti bianchi ed inarcando ancora di pi&#249; il segno rosso che copriva le guance e le labbra, che mantenevano comunque il rossetto nero. Guardandolo in faccia, si accorse si un piccolo taglio sotto l’occhio destro, ormai diventato cicatrice. Joker se ne accorse.
    <<L’ultimo regalo di Batman. Cos&#236; ingrato. Gli stavo raccontando una storia.>>
    <<E’ per lui che hai ucciso tutti quei detenuti, un anno fa, ho ragione?>>
    Joker ricord&#242; quell’avvenimento. Era perfettamente lucido, ma impazzito. Aveva ucciso chiunque gli capitasse tra i piedi, facendo fuggire terrorizzati gli altri prigionieri.
    <<Loro erano un branco di stolti. Anche se si tratta del tuo peggior nemico, c’&#232; bisogno comunque di rispetto.>>
    <<Perch&#233; eri ossessionato da Batman?>>
    “Non puoi capire”, pens&#242; Joker
    <<Perch&#233; stava diventando un ipocrita, piccola Harley. Se riesci a riassumere un’epoca intera in una sola persona, allora otterrai qualcosa di simile a Batman. Lui credeva di essere la parte nascosta, quella giusta ed eroica che Gotham, o qualunque altra citt&#224; fosse, contenesse sotto la maschera di paura e corruzione. Ho dimostrato che era lui ad essere la maschera, che la vera Gotham &#232; fatta di persone come me, nel loro piccolo. Gli ideali, quelli che tentava di proteggere spacciandoli per suoi, quelli erano solo uno stupido scherzo.>>
    Harley si alz&#242; andandoci faccia a faccia. Joker pens&#242; che bastava una spinta, una sola piccola spinta per farla precipitare gi&#249;.
    <<Eppure non riesci a togliertelo dalla testa. Cos’ha di cos&#236; speciale da fartelo entrare in ogni tuo pensiero? Perch&#233; pensi ancora a lui ora che ci sono io?>> avvicinandosi cos&#236; tanto da far toccare i corpi.
    <<Be’, forse concorderai con me. Non pensi anche tu che lui sia troppo divertente?>> scoppiando in una risata compiaciuta. Ma Harley lo interruppe con due dita sulle labbra. Inizi&#242; a percorrergli le cicatrici, prima a destra e poi a sinistra, tracciando tutti i rilievi. Poi lentamente avvicin&#242; il viso al suo, arrivando poco a poco ad appoggiare le labbra alle sue.
    <<Ed ecco che il cerchio si chiude>> disse Joker prima che lei potesse baciarlo. Lui la spinse dolcemente di lato e si gir&#242; a destra
    <<Vero, Batman?>>
    Harley non se ne era accorta. Una figura scura che risaltava a malapena tra le ombre. Ad un certo punto ne usc&#236;. Joker aveva il volto soddisfatto. Quando i pochi raggi di luna riuscirono a superare le putride nuvole di Narrows, l’individuo era finalmente rivelato. Indossava un cappuccio, protesi del lungo mantello nero che aveva alle spalle. L’armatura era molto simile a quella che Joker ricordava, ma apparentemente pi&#249; leggera, con le braccia scoperte nella zona del gomito.
    Joker alz&#242; le braccia <<Ti sono mancato?>>
    La figura gli si avvent&#242; in contro. Joker negli anni aveva perso la forma, ma non la capacit&#224; di improvvisare. Prese Harley e la gett&#242; incontro a Batman. Lui la scost&#242; velocemente, ma non tanto quanto la velocit&#224; con cui Joker raccolse un tubo di ferro ed estrasse uno dei suoi coltelli. Us&#242; il tubo e lo colp&#236; nel basso ventre, facendo partire un contrattacco da parte di Batman dettato da una parata di gomito e successivo sgambetto. Nell’istante in cui stava cadendo, riusc&#236; ad infilargli il coltello tra le costole, ma stavolta pareva che la protezione fosse pi&#249; resistente, facendo partire subito un pugno verso la faccia ghignante che croll&#242; a terra insieme al resto del corpo. Batman lo afferr&#242; con entrambe le braccia per il camice, ma Joker aveva gi&#224; estratto un altro coltello, mirato in uno dei punti scoperti che aveva intravisto cadendo. Questa volta il colpo fece effetto, e Batman lo lasci&#242; indietreggiando goffamente. Joker ne approfitt&#242; usando il vecchio trucco del coltello sulla scarpa e gli tir&#242; un calcio sull’ombelico con tutte le sue forze, sempre da sdraiato, facendo indietreggiare ancora di pi&#249; la figura nera. Appena rialzato, gli si avvent&#242; in contro iniziando a colpirlo ripetutamente col tubo di ferro. Funzionava, finch&#233; Batman non si rimise composto parando volta per volta i colpi con i suoi bracciali. Quei dannati bracciali e quelle dannate lamette. Parata un’altra serie di colpi, diede un calcio che spinse Joker lontano. Nell’istante in cui Joker riprendeva il controllo, Batman estraeva un oggetto da dietro la cintura. Grosso quanto un telecomando, di forma cilindrica, improvvisamente si allung&#242; da entrambi i lati, rivelandosi un bastone fatto da chiss&#224; quale materiale. Joker si lanci&#242; istintivamente alla carica col suo passo gobbo, ma il vigilante nero disponeva di un’arma letale. Facendo girare con entrambe le braccia il bastone, riusc&#236; a parare e disarmare Joker del tubo, ripagandolo subito dopo di un colpo allo stomaco successivamente alzato in pieno viso. Mentre sentiva il sapore del sangue, Joker estrasse altri due coltelli. Prov&#242; un affondo schivato con una giravolta, subito seguita da un colpo dritto sulle costole. Ma non si arrese, e tent&#242; un colpo a mezzaluna che venne schivato da Batman abbassandosi e facendo partire un altro colpo di bastone dal basso all’alto. Questa volta lo colp&#236; al mento, facendogli per un attimo vedere le stelle. Cadde rovinosamente all’indietro, lontano anche. Forse sempre per istinto, riusc&#236; a lanciargli uno dei coltelli al volo. Venne parato facilmente col bastone, come per ribadire quanto fosse blanda la sua tecnica. Era per terra, sconfitto. Il vigilante gli si avvicin&#242;, bastone ritirato da come era apparso. Joker non fece a meno di notare una figura dietro le spalle di Batman. Un martello gli colp&#236; in pieno la parte sinistra della faccia, facendolo rantolare per terra. Harley inizi&#242; a colpirlo prima sulle gambe, poi sulle costole, mentre si dimenava inutilmente per riprendere il controllo. Joker era quasi estasiato da quella vista. Harley rideva, rideva in modo ossesso. La dentatura bianca brillava in mezzo alla striscia rossa che partiva da un orecchio all’altro. Continu&#242;, ed intanto Batman sembrava come perdere sempre di pi&#249; le forze.
    Non era la prima volta che Joker sentiva una sensazione indefinita, e vedendo Harley in quel modo, ripens&#242; ad Harvey Dent ed al suo ghigno mostruoso da uomo diviso. Si alz&#242;, a fatica ed imprecando a denti stretti tenendosi la mano su una costola. Si avvicin&#242; ad Harley prima che potesse colpire la testa inerme, fermandole il braccio in tempo. Lei lo guard&#242; come stupita.
    Last edited by Dargil; 26 September 2012, 18:40.

    Comment


    • <<Joker?>>
      Lui la attir&#242; a s&#233;, togliendole lentamente il martello di mano e gettandolo lontano. Petto contro petto, porse le braccia come se stessero per danzare.
      <<Harley, Harley, Harley Quinn. Che cosa devo fare con te?>> iniziando una lieve giravolta, con lei che accompagnava i suoi passi di ballo. Non molto lontano, si sentirono delle sirene.
      <<Cosa c’&#232;? Ho sbagliato qualcosa?>> chiese lei con una faccia infantile.
      <<Oh no, sei stata bravissima. Anche troppo.>> facendo andare avanti le giravolte.
      <<C’&#232; solo questo problema, e spero tu possa capirmi.>> finendo la giravolta e lasciandola andare in un lieve trotterellare, tenendole sempre la mano. Finiti i suoi giri, si trov&#242; sul bordo del tetto, tenuta di peso solo da Joker.
      <<Ho avuto quest’immagine, di te ed una vita non ordinaria. C’&#232; un alto potenziale nascosto sotto quel viso bambinesco, ma il dubbio mi assilla. Tu chi sei?>>
      Harley, che non riusciva a capire che cosa intendesse, disse <<Harley Quinn, me l’hai dato tu quel nome. Io sono parte di te, siamo insieme, si?>>
      Joker rise a conati <<Ecco a che cosa mi riferivo. Ti ricordi cosa mi hai detto una settimana fa? Te lo dico io. Hai detto di capirmi. Pensi che avere subito degli abusi da piccola ti dia la facolt&#224; di indossare vestiti sporchi di sangue, o di truccarti la faccia come una sgualdrina?>> Harley non capiva.
      <<Guarda la mia faccia, ad esempio>> disse in tono quasi rabbioso <<Te l’ho detto come mi sono fatto queste cicatrici? No, e nel caso te lo dicessi, sarebbe soltanto una di tante storie.>> la voce gli si abbass&#242; di volume, assumendo un tono serio <<Se vuoi avere per forza un passato, allora farai meglio ad avere pi&#249; opzioni possibili. Oh, piccola Harley, credi davvero che l’avere avuto qualche brutta giornata ti conceda il diritto di essere ci&#242; che sei diventata durante la nostra luna di miele ad Arkham? Non importa cosa ti sia successo o come, quella maschera continuer&#224; a sbiadire e dietro ci sar&#224; sempre e solo Harleen Quinzel, o qualsiasi sia il tuo vero nome. Non riesci a liberarti del tuo passato e pensi di poterti affidare a me per questo. Liberatene, cancellalo, se proprio vuoi diventare Harley Quinn. Altrimenti torna nella discarica, perch&#233; non sei poi tanto diversa da quella bambola trovata da piccola: un semplice pupazzo senza volont&#224;.>>
      Harley piangeva <<Ma io ti amo>>
      Joker assunse un’espressione melodrammatica, alzando la testa come per guardarla dall’alto al basso, con un tono di voce quasi grave
      <<Oh, ma lo so, certo che lo so! Ed &#232; per amore che lo faccio.>>
      Lasci&#242; scivolare lentamente la mano di lei, poco a poco. Continuava a fissarla negli occhi, per la prima volta cos&#236; sinceri ed innocenti. C’era davvero del potenziale.
      Arrivato all’orlo delle dita, lasci&#242; la presa.
      Poi le strinse di nuovo la mano. La tir&#242; verso di s&#233; e le diede un destro in pieno viso. Lei croll&#242; a terra, svenuta. Dopo un istante di silenzio, Joker tir&#242; un lungo sospiro. Si gir&#242; verso Batman, o quello che gli aveva rubato il costume. Cos&#236; inesperto, cos&#236; arrabbiato. Solo una stupida come Harley poteva credere che fosse il vero Batman. Gli and&#242; vicino, e si sedette a gambe incrociate. Ma volle crederci fino alla fine. Volle credere che fosse Batman, l'unica persona capace di completarlo, di occupargli i pensieri durante le notti solitarie, di portargli felicit&#224; quando si trovava in mezzo a pazzi con la bava alla bocca e quando, ogni tanto, di farlo ridere quando le guardie lo picchiavano urlandogli di essere un mostro. Quelle botte non gli facevano il minimo effetto, o almeno, non lo stesso effetto che aveva quando veniva picchiato dal vigilante in nero. Sperava per davvero, in una dimensione ingenua quanto l'amore di Harley, che quel balordo fosse il vero Batman che tanto amava. Il ragazzo era sveglio, piuttosto stordito, ma pur sempre sveglio. Alz&#242; la testa, e nel compiere il movimento gli cadde il cappuccio. Una frazione cos&#236; semplice e simile che sembrava il cuore di Joker in quell'istante, nell'assistere alla scena.
      Peccato, pens&#242;.
      Joker lo fiss&#242; nostalgico.
      <<9 anni di assenza e l’unica cosa che Gotham sa offrire sono delle copie. Immagino che avessimo ragione entrambi, io e Batman.>> scoppiando a ridere di gusto. O di amarezza, non era cos&#236; concreto. Le risate erano a singhiozzi e poco controllate. Continu&#242; a ridere cadendo all’indietro. Con gli occhi rivolti al cielo, il suo ghigno risuon&#242; in tutto il tetto. La polizia sfond&#242; la porta, giusto in tempo per urlare l’avvertimento prima che quel ragazzino vestito da pipistrello si alzasse malamente per sparire nel buio. Joker venne afferrato, ma continuava a ridere. Lo trascinarono per le spalle, coi le gambe a terra. Il sudore gli aveva fatto sciogliere lievemente il trucco, facendo cadere una goccia di nero sulla cicatrice, che provata dall’umidit&#224;, aveva fatto colare una lacrima nera. Joker guard&#242; ci&#242; che rimaneva del mondo esterno. Una donna svenuta per terra e come sfondo Gotham abbagliata dal fascio di luce di Batman. Gli occhi assunsero un’espressione nostalgica ma sollevata. Stava per tornare a casa.
      Questa volta per sempre.
      Last edited by Dargil; 26 September 2012, 18:53.

      Comment


      • Mi &#232; venuta adesso un'idea sfruttabile ma sicuramente non potr&#242; connettermi fino a domani sera. Posso chiedere una proroga di un paio di giorni per poter scrivere e ricontrollare?
        Myanimelist.net
        Lastfm.it

        Comment


        • Originariamente Scritto da Dargil Visualizza Messaggio
          Piccolo post con prefazioni varie
          Spoiler:
          la storia è il seguito del film TDK Rises, nel caso non l'abbiate visto consiglio di evitare la lettura. Prima dell'uscita di TDK fecero un anime che raccontava cosa accadeva dopo Begins, per quanto riguarda la provenienza anime/manga sono apposto quindi. La storia è incentrata su Harley Quinn, già narrata nella serie animata, ma nel mio caso completamente riarrangiata ed adattata alla continuity dei film di Nolan. Ho tentato di riflettere il tema principale di Rises su Joker, ci tengo a dirlo, nel caso vi possa sembrare reso male
          Quindi se un giudice non l'ha visto non ti può giudicare?
          http://card.exophase.com/1/812034.png

          Comment


          • Mi spiacerebbe rovinargli il film, alla fine partecipo al torneo solo perch&#233; mi piace scrivere, la questione voti non mi importa

            Comment


            • Il principe e la rosa

              Lei. Lei era ormai per lui pi&#249; importante di molte altre cose per quanto gli costasse fatica ammetterlo.
              Eppure era cos&#236;. L'amore aveva colto nel segno anche con lui, il Principe.
              Quel soprannome era solo dovuto alla sua parentela e a suo padre, uno dei pi&#249; temibili re dell'intero universo.
              Ma chiunque lo conoscesse sapeva benissimo che i modi principeschi non gli erano mai appartenuti. Aveva sempre fatto della violenza il suo pane quotidiano. Proprio come un principe delle fiabe era orgoglioso, egoista e presuntuoso e adorava combattere.
              Improvvisamente per&#242;, era cambiato.
              Aveva deciso di snaturarsi per amore di lei, la sua rosa.
              Gi&#224;, pian piano aveva cambiato la sua mentalit&#224;.
              E senza volerlo, o forse volendolo inconsciamente, aveva incominciato ad affezionarsi a quello stupido pianeta e all'ancora pi&#249; stupido marito dell'amica di sua moglie.
              Ricordava ancora il primo vero incontro con la sua rosa.
              Era stato prima dell'arrivo di quegli androidi.
              La prima volta che l'aveva vista non aveva avuto una buona impressione.
              D'altronde lei era solo una stupida donna.
              Non sapeva esattamente cosa fosse scattato in lui ma quando il ragazzo dai capelli viola era giunto su quella rupe qualcosa era cambiato.
              Lei aveva mollato l'allupato e si era ritrovata sola.
              I suoi modi bellicosi, da ragazza che non doveva chiedere mai, e il suo estro creativo avevano portato lui, Il Principe dei Principi, ad indebolirsi e a provare qualcosa di pi&#249; di una semplice attrazione fisica.
              Dire che lei non era bella sarebbe stato come dire che il sole non &#232; luminoso o che i terrestri fossero una popolazione molto forte.
              Le sue forme avevano fatto sognare diversi uomini, dal vecchietto arrapato allo sbarbatello che, come quel famoso attore, ballava coi lupi.
              Secondo le voci che giravano, anche la sua nemesi, in giovane et&#224; non era rimasto indifferente e, senza il suo consenso, aveva avuto con lei le prime scoperte sulla femminilit&#224; e la mascolinit&#224;.
              Il Principe d'altro canto era anche lui un bell'uomo ed era scontato che vi fosse tra loro due una potente attrazione fisica.
              Dopo poche settimane, infatti, i due avevano gi&#224; condiviso lo stesso letto e le abili mani del selvaggio principe si erano gi&#224; posate sulle forme della Rosa.
              Era disposto ad accettare tutto quello finch&#233; era solo sesso.
              Ma poi era giunto l'amore, seguito dal matrimonio e seguito dalla nascita del loro frugoletto.
              Un bel maschietto che in quel momento poteva rappresentare la salvezza del futuro del pianeta.
              Era incredibile come fossero strane le meccaniche della vita.
              Era bastata una donna, una gran bella donna, molto testarda per fargli seguire la retta via.
              La cocciutaggine di quella scienziata l'aveva reso buono e lui, il principe spaziale, aveva messo su famiglia sulla Terra, uno dei posti pi&#249; odiosi che avesse mai visitato.
              Era rimasto a contatto con il pelato, l'uomo lupo, il vecchietto eccitato, il tris-occhiuto, il gatto rompiballe, il maialino chiacchierone, il suo nemico e la moglie insopportabile, il bimbetto fastidioso e il secchione guerriero.
              Tutte persone che fino a pochi anni prima avrebbe spazzato via con un colpo.
              Ora aveva sempre la voglia di massacrarli tutti ma non lo faceva perch&#233; lo riteneva SBAGLIATO.
              Il principe rise di gusto pensando a questa parola.
              Era convinto che tutte le volte che pensava che uccidere fosse sbagliato, qualcuno lass&#249; in Paradiso sentiva la necessit&#224; di fulminarlo sul posto.
              Quanta gente aveva mandato lass&#249;? Quanta gente non era pi&#249; tornata?
              Era veramente bastata una rosa come lei per fargli cambiare cos&#236; repentinamente convinzioni?
              Evidentemente s&#236;...
              Certo, aveva mantenuto lo spirito combattente, il caratteraccio e l'ira facile ma ora non era pi&#249; un volgare criminale.
              Il Principe scosse la testa.
              Eppure, poco prima, aveva ucciso a sangue freddo e con un solo colpo un mucchio di innocenti che erano l&#236; solo per divertirsi e godersi un bello spettacolo.
              In quel momento, persino la sua dolce met&#224; non l'aveva riconosciuto.
              Quanto di quel gesto era dovuto ad un ira sopita dentro di lui e quanto a quello strano segno che portava sulla fronte?
              Eppure ci&#242; che stava per fare lo faceva con giudizio.
              Pens&#242; a tutte le persone a cui aveva imparato a volere bene a suo modo.
              Pens&#242; che tutto questo era dovuto all'unica persona che amava pi&#249; di ogni altra cosa.
              Smise di pensare e si prepar&#242; a quello che stava per fare.
              Vide il ciccione rosa e scese sul campo di battaglia.
              Una luce cominci&#242; ad avvolgerlo.
              Il mostro caramella lo vide, cap&#236; quello che stava per fare.
              Lanci&#242; dalla cima della sua testa un raggio giallo.
              Quel piccolo umano l'aveva stufato.
              Il Principe cerc&#242; di scansarsi ma l'inizio dell'autodistruzione gli imped&#236; di muoversi.
              Mentre diventava un piccolo cioccolatino, l'ultimo pensiero fu per la sua Rosa. Aveva fallito questa volta. Se ne sarebbe per sempre rammaricato.
              Il mostro si divor&#242; quel pezzetto di dolce.
              Mentre lo digeriva, il suo cervello registr&#242; l'immagine di una ragazza molto bella e formosa con dei bei capelli azzurri.
              I pensieri del Principe ora vivranno per sempre.
              FINE

              Fanfic diversa dal mio solito e sono tornato di nuovo alle shortshot dopo la mia prima.
              Come quella che fece Feleset non nomino mai i nomi dei personaggi ma ovviamente &#232; chiaro di chi stiamo parlando.
              Ho cercato di rendere al meglio il flusso di pensieri.
              Ho pensato a lungo ad un finale adeguato e ho pensato di modificare il corso degli eventi in modo da garantire il finale inedito previsto dalla traccia.
              Non mi sembra che sia proibito modificare una scena del manga.
              Quindi ho deciso di far morire il protagonista ucciso dal suo avversario invece che tramite suicidio.
              Questo turno lo prevedo male ma almeno sono riuscito a consegnare.
              Last edited by Light 96; 26 September 2012, 16:30.
              http://card.exophase.com/1/812034.png

              Comment


              • Quasi completata la shot, sar&#224; (credo) la mia pi&#249; lunga finora.
                Editer&#242; questo post nel caso rimanesse l'ultimo del topic anche pi&#249; tardi.

                EDIT: Argh, il finale! Non riesco a trovare un finale decente! D:
                Last edited by TOB; 26 September 2012, 19:18.

                Comment


                • Ok, 3 giorni di proroga direi che si potrebbero dare, il tempo che serve al Nicco, nel frattempo TOB può dare una ricontrollata alla sua shot e cercare un buon finale. Mancano poi Rowelence e Dragon, ma a quanto hanno fatto capire sono a buon punto.
                  Data scadenza posticipata alle 23:59 del 29 Settembre, se finite prima ovviamente è meglio. Nel frattempo noi giudici ci terremo comunque impegnati a leggere le shot postate.

                  Comment


                  • SINOSSI

                    Spoiler:
                    Per la shot ho preso in esame il manga di Silent Hill 2 e ho utilizzato come base uno dei finali del videogame. La storia in questione è un sequel di "Maria", una delle ending disponibili ed è altamente psicologica, quindi nel caso vogliate comprenderla fino in fondo vi linko la pagina di wikipedia, che ritengo molto completa.

                    http://it.wikipedia.org/wiki/Silent_Hill_2

                    Lo stile ovviamente viaggia tra il drammatico e l'horror, ho differenziato le due fasi per creare un forte legame narrativo.


                    IN MY RESTLESS DREAMS, I SEE THAT TOWN


                    Tra le strade della cittadina aleggiava la nebbia, così assoluta e desolante. Non una semplice foschia, una vera e propria nube biancastra che celava il panorama agli occhi della popolazione che non c'era.
                    James si ritrovò sperduto in mezzo a questa città, annusando l'odore umido della solitudine, mentre tentava di orientarsi nel complesso urbano. Questo posto gli era familiare.
                    Dopo una lunga camminata, egli vide un piccolo cortile circondato da una rete di ferro. La porta era chiusa, ma la ruggine aveva logorato la serratura, abbastanza da permettere all'uomo di sfondarla con un paio di calci. All'interno vi trovò una radio, apparentemente rotta, ed una mappa posta sopra ad un tavolo, che mostrava l'intera planimetria del paese. Silent Hill. Anche questo nome gli era familiare, ma non riusciva a rimembrare dove l'avesse sentito.
                    Nella cartina era segnato un luogo, “Rosewater Park”, e affianco vi era disegnato un triangolo; vista la mancanza di alternative, decise di andarci, spinto dal proprio istinto.

                    << Signora, suo marito è venuto a farle visita. >>

                    James entrò nella camera dell'ospedale. Era pulita e ordinata, c'era anche un televisore ed una finestra, il panorama non era certo mozzafiatante, ma perlomeno la luce del sole filtrava all'interno e ravvivava un po' colori spenti. Ogni volta che l'uomo varcava quella porta, era come se venisse denudato della sua tranquillità e venisse incatenato ad un grosso peso.

                    << Non dovresti venire se non ti fa piacere vedermi, James... >> disse Maria contrariata.
                    << No, no. Sei la cosa più preziosa che ho, è solo che... >>
                    << Solo che...? >>
                    << Mi fa male vederti stare così. >>

                    Maria non la prese bene, ma preferì non inalberarsi di nuovo.
                    << Pensi che io stia bene? Ogni giorno... ogni giorno sento che la mia ora si avvicina. I dolori aumentano, non riesco a dormire ad intervalli regolari, questa tosse è solo l'ultimo dei miei problemi. Guardo quel sole e penso a tutta la gente nel parco, che può sedersi su una panchina che può godersi il calore e l'aria pulita, mentre io sono qui, costretta a marcire su questo letto, aspettando che il fatidico giorno arrivi. Perché a me? Perché Non è giusto! Io... non voglio morire. Non voglio. Aiutami, ti prego.>>
                    << Maria, io starò sempre con te. Cercherò una soluzione, te lo prometto. >>
                    << Non voglio morire... >>


                    James, grazie all'ausilio della cartina, riuscì a focalizzare le migliori vie della località , ma non aveva ancora fatto i conti con le insidie che vi si trovavano.
                    Si accorse che la radio, che prima non dava alcun cenno di vita, cominciò ad emanare dei rumori, molto fastidiosi e chiassosi, che aumentavano progressivamente di intensità; tentò di regolarne la frequenza ma niente, il segnale era disturbato. Ma poco dopo non fu più la radio ad attirare l'attenzione del suo udito.
                    Egli si girò e vide delle ombre immerse nella nebbia, che emettevano versi sgradevoli e strani, ma soprattutto, non umani. Era terrorizzato, le sue gambe si rifiutavano di muoversi ed era senza fiato. Abominevoli mostri dalle raccapriccianti sembianze invasero le strade di Silent Hill e perfino il flebile suono del vento divenne violento, quasi come se la città avesse vita e quello rappresentasse il suo fiato.
                    Una di quelle aberrazioni cominciò a rigurgitare del strano liquido che corrose l'asfalto, mentre gli altri si avvicinavano senza sosta all'uomo, nonostante questo gridasse di non fare un altro passo di più.
                    Prima che potesse comprendere cosa stesse accadendo, la gambe di James si muovevano da sole e fuggirono più veloci che poterono, mentre questi esseri sbucavano da ogni vicolo. L'umano aveva studiato il tragitto, ma nella foga corse senza cognizione di causa e il caos prese il sopravvento.

                    << Tesoro, sei venuto a trovarmi anche oggi? >>

                    James annuì con un sorriso tiepido e si sedette vicino al letto dove poggiava la ragazza.

                    << Dovresti prendere un po' di tempo per te stesso... >> disse ella, cercando di spezzare la tensione.
                    << Tu sei tutto quello di cui ho bisogno, Mary. >>
                    << Mary? >>
                    << … Chi è Mary? >>
                    << Perché mi hai chiamato così? >>
                    << Così come, Maria? Pensi che non sappia il nome di mia moglie?>>
                    << Sì, hai ragione. >>

                    Maria cominciò a tossire violentemente. James le afferrò la mano, sussurrandole che andrà tutto bene.

                    << Il dottore ha qualche novità? >> disse l'uomo, con un tono piuttosto spento.

                    L'espressione della ragazza mutò e divenne più agitata. << Secondo te? Niente! Sono senza speranza, non vuole dirmelo ma so che sono destinata a crepare su questo letto. >>
                    << Non è vero, vedrai che troveremo una soluzione. >> Nemmeno lui credeva a ciò che diceva.
                    << Stai zitto! Non essere patetico, guarda la verità in faccia. Ho una malattia sconosciuta che nessuno può curare, per me è solo una questione di mesi, forse giorni... e tu vorresti ancora alimentare le mie speranze con queste stronzate? VAI AL DIAVOLO JAMES! >>

                    James chinò il capo, si alzò dalla sedia e si diresse verso l'uscita.
                    << Tornerò domani, sogni d'oro. >>
                    << James, aspetta... >>
                    << Cosa c'è, amore? >>
                    << Scusami. >> disse la donna singhiozzando.



                    Fu una fuga scellerata. Ma contro ogni previsione, senza nemmeno rendersene conto, James arrivò al parco; la radio sembrava essersi nuovamente spenta e questo lo tranquillizzò. Egli camminò un po' attorno per esplorare il luogo e trovare degli indizi, la nebbia non era più così intensa e permetteva una visuale decente. La sua quiete si interruppe alla vista di un qualcuno, in lontananza. O forse un qualcosa. Sapeva che non poteva fuggire, che doveva trovare ciò che segnava l'appunto, anche se non aveva ben chiaro cosa fosse. Raccolse così un bastone e cercò di muoversi silenziosamente per cogliere il bersaglio di soppiatto.
                    Quando fu abbastanza vicino, si accorse che l'apparecchio elettronico non dava segni vitali.

                    << Non sono uno di quei mostri, puoi riporre quell'arma. >> Da quella figura incappucciata proveniva una voce calda e suadente.

                    << S-scusa... non volevo spaventarti. >> disse l'uomo imbarazzato.

                    Era una ragazza. Egli venne colpito dall'aspetto fisico, era veramente bellissima.

                    << Mi chiamo James. James Sunderland. >>
                    << Liberty, piacere mio. >>
                    << Un nome poco comune, mi piace. >>
                    << Ti ringrazio. Cosa ti porta in questo posto maledetto? >>
                    << Io... sto cercando qualcuno. Mia moglie. Ma non l'ho ancora trovata. / James mostrò una foto di Maria. / E tu? >>
                    << Io vivo qui. So che può sembrare pazzesco, ma questa è la mia casa e non ho alcuna intenzione di andarmene. >>
                    << Sei impazzita? Come fai con i mostri? >>
                    << Loro non mi attaccano, se la prendono solo con chi viene da fuori. Riguardo alla tua consorte... l'ho vista. Mi ha dato qualcosa per te. >>

                    Liberty consegnò una una busta a James, inoltre, gli diede un ciondolo, era a forma di piramide e disse che l'aveva trovato per terra e che non gli serviva.

                    << Mi ha anche detto che la troverai all'ospedale, nel solito posto. Se non ti va di correre pericoli puoi sempre venire con me, ti posso assicurare che il letto di casa mia è confortevole, e lì nessuno potrà nuocerti... >>

                    James si ritrovò un po' disorientato dinnanzi a queste avance. Era stupenda, ma non stava cercando lei.

                    << Meglio di no. Ora devo andare, ti ringrazio per l'aiuto. Addio. >>
                    << Diciamo pure arrivederci. >> Liberty cominciò a ridere, mentre l'uomo si allontanava frettolosamente, cominciava a sentirsi a disagio. Quando si voltò, della donna non vi era traccia. L'unica cosa che il suo occhio scrutò fu una specie di cappello a forma di piramide. Questa visione lo terrorizzò a tal punto che decise di filarsela in fretta.
                    Last edited by Dragon Slayer; 26 September 2012, 19:43.
                    M'illumino d'immenso.
                    Shepard

                    Comment


                    • Dopo aver corso per un po', James decise di leggere la lettera che aveva appena ricevuto. Era visibilmente rovinata e diversi paragrafi erano illeggibili, ma la calligrafia era quella di Maria.

                      Nei miei sogni irrequieti, vedo quella città, Silent Hill. Mi hai promesso che mi avresti riportato lì un giorno. Ma non l'hai mai fatto. Beh, ora sono lì da sola… Nel nostro “posto speciale. Aspettando te… Aspettando te che mi venga a trovare.
                      So di aver commesso una cosa terribile. Qualcosa per cui non mi perdonerai mai. Speravo di poterlo
                      cambiare, ma non ce l'ho fatta. Mi sento così patetica e brutta mentre resto qui, ad aspettarti… Ogni giorno fisso le crepe nel soffitto e tutto ciò a cui penso è quanto sia ingiusto tutto ciò…
                      Ogni volta che vieni a trovarmi, so quanto è difficile per te… Non so se tu mi odi o ti faccia pena… O forse ti disgusto solamente… Questo mi dispiace. Quando la prima volta ho scoperto che stavo per morire, non volevo accettarlo in nessun modo. Ero sempre arrabbiata e me la prendevo con le persone che amavo di più. Soprattutto con te, James. Ecco perché capisco se tu mi odi veramente.
                      Non posso dirti di ricordarmi, ma non posso chiederti di dimenticarmi. Questi ultimi pochi anni da quando mi sono ammalata… Mi dispiace così tanto per quello che ho fatto a te, che ho fatto a noi… Mi hai dato così tanto e io non sono stata capace di ricambiare neanche una piccola cosa. È per questo motivo che voglio che continui a vivere la tua vita adesso.

                      Una sirena risuonò nell'aria, ma non era un semplice allarme, sembrava un cancro che penetrava direttamente nel cervello. Sunderland si accasciò al suolo svenuto.

                      << James, ho una cosa da chiederti, ma forse è meglio lasciar perdere. >> Maria abbassò lo sguardo.
                      << Beh, ormai hai iniziato, e poi tra noi due non dovrebbero esserci segreti, non trovi? >>
                      << Mi odi? >>
                      << Cosa? >> James venne colto di sorpresa e non capì la domanda da quanto gli parve assurda.
                      << Non mi hai risposto... Mi odi? >>
                      << Come potrei odiarti? Io ti amo. Maria... tu sei la mia vita, non puoi dirmi una cosa del genere. >>
                      << È proprio questo il punto. Se io sono la tua vita, è normale che tu mi possa odiare. Guarda come sono ridotta, sono uno spettacolo pietoso. >>
                      << Non dire così. Sei bellissima. >>
                      << Non lo so. Sento che tra noi due è cambiato tutto. So che ci tieni a me, ma vedo anche come fatichi ad accettarmi in questo stato. Non ti biasimo... ma non è colpa mia. Ti prego, amore mio, non abbandonarmi, non potrei mai perdonartelo. Io ho troppa paura. Ho bisogno di te. >>


                      James riprese conoscenza, e al risveglio la città era diversa. La nebbia si era volatilizzata, per far spazio ad un cielo oscuro, carico di terribili presagi di morte. Accanto a sé trovò una torcia elettrica, che gli permise di dissipare le tenebre. Non aveva idea di come fosse finita lì, ma questo non bastò a rasserenarlo, Silent Hill era divenuto un inferno in terra e la radio riprese a rumoreggiare con un'intensità maggiore.
                      La strada per tornare all'ospedale era tortuosa, piena di insidie. James presto si ritrovò alle costole un branco di abomini, difficile dire se fossero gli stessi di prima, ma forse era meglio non saperlo affatto.
                      L'uomo continuò a correre, sino a quando non trovò l'asfalto totalmente distrutto ed una voragine si stendeva davanti a lui. La via era bloccata. In lontananza si sentivano quei maledetti versi agghiaccianti che piano piano lo raggiungevano, mentre il rumore della radio non gli dava tregua. Avrebbe potuto spegnerla, ma quello sgradevole suono era il miglior campanello d'allarme che ci potesse essere, troppo utile per rinunciarvi..
                      Quegli incubi viventi erano sempre più vicini, non c'era tempo per pensare. Doveva agire in fretta.
                      James si buttò in un vicolo, era molto stretto, inoltre non ne conosceva la diramazione, ma corse comunque alla cieca. Farsi prendere dal panico era la peggior cosa possibile, ma in quel momento non poteva ragionare. James si infilò cunicolo dopo cunicolo, si avvicinò all'uscita, ma un mostro ripugnante gli apparve davanti, facendolo sbalzare all'indietro. James desiderava fuggire, ma sapeva che dall'altra parte avrebbe incontrato l'orda precedente. Decise così di raccogliere un bastone, ed attaccò con tutta la sua foga il nemico. Questo rispose emanando un gas nocivo addosso all'umano, quest'ultimo si sentì la pelle bruciare, ma raccolse le forze e lo colpì ancora. Ed ancora. Fino a quando la radio non tacque.
                      Dopo una corsa ai limiti della follia, James poté finalmente varcare le soglie dell'ospedale.

                      << Amore... vai a casa. Non voglio che tu mi veda in questo stato. >>
                      << Non voglio. Il mio posto è qui accanto a te. >>
                      << Ma non stai bene qui... James, so cosa provi. >>
                      << No, non lo sai. Io sono triste, vederti stare male è atroce per me, e proprio per questo non posso andarmene, sarei un codardo. Inoltre, sei stata tu a chiedermi di non abbandonarti. >>
                      << Lo so, voglio che tu rimanga con me, ma... >>
                      << Ma? >>
                      << Mi sento in colpa. In colpa perché non devi soffrire a causa mia. Io ti sto privando della libertà, e me ne rendo conto. Io... sono così confusa. Non so più nemmeno cosa voglio. Sono un'egoista. Comprendo il male che ti sto facendo, ma non voglio comunque separarmi da te. >>
                      << Non mi stai obbligando, rimanere qui è una mia scelta. Non devi crucciarti su questo. È vero, non è il futuro che desideravo per noi due. Avrei voluto che invecchiassimo insieme, che vivessimo felici insieme. Ma non è andata così. E non riesco ad accettarlo. >>
                      << Io ti capisco, però non voglio fare la sua stessa fine... >>
                      << Di chi? >>

                      Il piagnisteo della donna si interruppe, la sua voce divenne minacciosa, e con uno sguardo intenso fulminò il marito.
                      << Non osare dimenticarmi come hai fatto con lei. >>


                      L'interno della struttura pareva abbandonato ed in rovina. James ispezionò il piano terra ma la maggior parte delle porte erano chiuse, ad eccezione dell'ufficio. All'interno non c'era niente che valesse la pena di prendere, e dopo il rapido controllo decise di andarsene. Prima di aprire la porta però notò dei referti medici, riguardavano i pazienti ma erano praticamente illeggibili. Uno però non solo era comprensibile, ma contrariamente a tutto il resto sembrava fresco, stampato di recente.

                      “Frank Sheperd. Pregiudicato accusato di omicidio doloso, presenta una patologia mentale molto rara. È una persona apparentemente gentile e timida, ma presenta forti crolli emotivi che lo rendono instabile. È la seconda volta che viene incolpato dello stesso delitto.”

                      L'ascensore non dava segni vitali, ergo James decise di salire le scale ed arrivò al terzo piano, ma visto che la porta era chiusa a chiave optò per il secondo. Qui il terrore tornò a fargli visita, la sua radio s'accese e all'improvviso uno strano essere si scagliò verso di lui con camminata impacciata e cadenzata. Le sembianze erano quelle di un'infermiera, ma il volto era totalmente sfigurato. James si fece coraggio e stordì quella sottospecie di donna con il bastone, per poi afferrare il coltello che impugnava. James la infilzò con la lama alla tempia, ma ricevette un colpo dietro la schiena. Trascinandosi dolorante si allontanò il più possibile e solo dopo essersi voltato vide che era stata un'altra infermiera a colpirlo. L'uomo indietreggiò e si ritrovò con le spalle al muro. L'infermiera non accennava a fermarsi, il suo istinto omicida palpitava nell'aria e le parole non sarebbero valse a nulla. L'uomo decise di scattare in avanzi per aggirarla, ed ella provò a colpirlo. La schivò per un pelo, raccolse il coltello e la pugnalò un paio di volte. Finalmente quel fracasso distorto finì e poté tirare un sospiro di sollievo.
                      James esplorò un po' il corridoio, cercando di evitare le stanze dove si poteva avvertire il suono della frequenza e spegnendo la torcia per non attirare l'attenzione, sino a quando non trovò le chiavi delle scale in uno sgabuzzino.

                      << Come potrei dimenticarmi di te? >>
                      << Lo hai già fatto. >>
                      << Maria, non ti seguo, cominci a farmi paura... >>
                      << Scusami caro, è che la testa mi pulsa. Non voglio litigare. >>

                      Sunderland spostò la sedia e si inginocchiò vicino alla moglie, le accarezzò i capelli e le asciugò le lacrime.
                      << Io e te ne abbiamo passate tante insieme. Ricordi quella volta in vacanza, quando abbiamo perso le chiavi dell'albergo in piena notte e siamo rimasti chiusi fuori sino all'alba? >>
                      << Come potrei dimenticarlo. Sei uno zuccone. Non chiudi mai a chiave l'auto. >>
                      << All'inizio era abbastanza spaventoso, lo ammetto. Io cercavo di rassicurarti, ma forse ero io quello che ne aveva più bisogno. / Maria sorrise con l'aria nostalgica / Poi ci siamo seduti in riva al lago, e abbiamo osservato i riflessi lunari sullo specchio d'acqua. >>
                      << Fu così romantico. >>
                      << Dovremmo tornarci. >>
                      << Sarebbe bello. Ma mi basta che tu sia qui ora, con me. >>


                      Arrivò così al terzo piano. Non sentiva alcun frastuono, pertanto proseguì senza troppi indulgi sino a quando non trovò dinnanzi a sé un manichino, era di sembianze femminili e privo di testa. James si avvicinò, accese la luce e venne trafitto superficialmente da esso. L'uomo prese nuovamente il pugnale ma aveva remore ad avvicinarsi, gli attacchi di quella cosa erano troppo veloci, rimpiangeva di aver buttato via la mazza, meno letale ma quantomeno con un raggio d'azione più ampio.
                      Ma non poteva fermarsi lì. Sentiva che la fine del suo pellegrinaggio era vicina, le risposte che cercava lo attendevano e che l'unico modo per ottenerle era abbattere questo ostacolo.
                      Preso dalla disperazione, mentre il manichino tentava di colpirlo, Sunderland gli lanciò il pugnale addosso, atto che lo atterrò mentre si dimenava dal dolore e che permise a James di finirlo con dei pestoni.
                      Last edited by Dragon Slayer; 26 September 2012, 19:45.
                      M'illumino d'immenso.
                      Shepard

                      Comment


                      • << Signor Sunderland, posso parlarle un attimo? >>
                        << Dottore, mi dica... ha novità su Maria? >>
                        << In questo momento sua moglie non può ricevere visite, ha la febbre molto alta. >>
                        << Oddio oddio... rischia di morire? Non può, non ora... >>
                        << Sua moglie ha buone possibilità di sopravvivere, difatti siamo riusciti a trovare una cura, per così dire. >> disse l'uomo in camice, con espressione seria.
                        << Davvero? >> il marito non poteva contenere l'entusiasmo, era la miglior notizia che potesse sentire.
                        << Signor Sunderland, la prego di ascoltarmi attentamente. La paziente ha subito un grave deterioramento dell'apparato immunitario e purtroppo i danni sono irreversibili. Vivrà, ma non sarà mai più come prima. Dovrà seguire una dieta rigida e regolamentata, dovrà prendere diversi farmaci quotidianamente e non potrà assolutamente avere rapporti fisici.
                        Non potremo tenerla in questa struttura ulteriormente, dovrà essere lei a prendersene cura. >>
                        << Ho capito, la ringrazio. >>
                        James se ne andò, senza nascondere le lacrime che scorrevano a fiumi sulle sue guance.



                        Ormai stanco e ferito, l'uomo raccolse il coltello e si incamminò verso una delle stanze dell'ospedale, quasi come se sapesse già dove fosse diretto. La porta era chiusa, e non presentava nemmeno una maniglia. James però notò una strana cavità accanto ad essa, aveva una forma triangolare, e provò ad infilare il perdente che gli era stato donato. Un meccanismo si attivò, l'entrata era libera.

                        << James, hai fatto tardi oggi. >>
                        << M-Maria? >>

                        La solita stanza ospedaliera. Il solito letto. E la sua moglie malata ad aspettarlo. Pochi attimi prima era convinto di essere nelle viscere degli inferi ed ora si ritrovava lì. Ma quella camera non gli procurava affatto sollievo, anzi, forse era proprio quello il girone finale della sua caduta, il punto di arrivo.

                        << Non sei cambiato affatto. Lurido porco. >>
                        << Perché dici questo? >>
                        << Sei venuto per finirmi. Come hai fatto con lei. >>
                        << Cosa stai farneticando? >>
                        << Dimmi James, da quanto tempo non facciamo sesso? >>

                        L'espressione stordita dell'uomo cambiò, e il suo tono divenne più aggressivo.

                        << Mi stai provocando? >>
                        << Era solo una domanda. Insomma, tu hai detto che mi ami, no? Che rimarrai al mio fianco ad ogni costo... quindi immagino che la castità non sia un peso per te. >>
                        << Dannazione, è ovvio che lo sia. Ma per te posso rinunciare... >>
                        << Oh certo. Ricordo benissimo cosa facesti con Mary. Quando si ritrovò in una situazione simile, la abbandonasti per un'altra per poi segregarla nei recessi della tua mente, eliminandone ogni ricordo. >>
                        << Lei non c'entra niente, io... aspetta... >>
                        << Finalmente la ruota comincia a girare.. Secondo te quella lettera l'ho scritta io? >>

                        La psiche di James andò in frantumi. Chi era Mary? E chi è Maria?

                        << Tu la amavi. Ma non potevi più sopportare quella situazione, quell'agonia che lacerava l'animo di entrambi. Tu l'hai uccisa. >>

                        James divenne furibondo e calciò con violenza una sedia.

                        << È vero, l'ho uccisa. E non voglio giustificarmi, ho già affrontato tutto questo. Ora ricordo tutto.
                        Io sono già stato messo alla prova da Silent Hill, ho affrontato i miei spettri del passato e ho vinto.
                        Non era un omicidio, il mio era un atto di eutanasia. >>
                        << Menti, e lo sai meglio di me. Altrimenti ora non sarei qui, a patire la stessa sorte della tua defunta moglie. Tu volevi che Mary tornasse tra le tue braccia, e Silent Hill ti ha dato me. Io sono la tua Mary, ne rappresento la carnalità. Tu stesso mi hai scelta. Ma non fraintendere, non sono una semplice pedina, non sono solo uno scherzo del tuo subconscio. Io sono un essere umano, come lo è stata lei. E ti amo, James. E anche io mi scuso per il male che ti ho fatto. >>
                        << Maria, io... ora capisco. Sei sempre stata la mia tentazione. Mi hai provocato, mi hai offerto il tuo corpo, e io invece di convivere con i miei peccati ho scelto la via più semplice, fuggendo dalle mie paure. Ma questo non cambia il fatto che ora amo te, e non possono portarti via da me! >>
                        << Io non devo andare da nessuna parte. Lo hai sentito il dottore, no? Posso rimanere con te. Ma non potremo più scopare. Non potrai più baciarmi. Dovrai badare a me e alla mia salute precaria. È un grosso peso, James. Sei disposto a sopportarlo? Oppure mi getterai via e troverai un'altra, come hai fatto con Mary? Scegli l'amore, o la libertà?>>
                        << Io... >>
                        << Non serve che rispondi. La tua risposta giace nel pugnale che stringi sempre più forte nella mano. Avanti, compi il tuo destino e abbraccia la tua presunta redenzione. >>



                        La stanza mutò e si uniformò con il resto dell'ospedale. Il metallo venne corroso dalla ruggine, mentre enormi crepe si formavano sul soffitto.
                        La testa di Maria giaceva al suolo, mentre un fiume di sangue si estendeva a macchia d'olio sul pavimento, zampillando dal collo mozzato. Il coltello che James brandiva era divenuto un'enorme mannaia macchiata di rosso, talmente pesante che l'uomo faticava a trascinare.
                        James guardò il cadavere mutilato di Maria, si stese sopra di esso, e dopo avergli strappato i vestiti lo stuprò. Senza emozione. Senza vergogna, sesso meccanico e naturale.
                        L'uomo, privo delle sue vesti, con sguardo spento prese l'enorme spada e si diresse verso l'uscita dell'ospedale. Nessuno gli si parò contro, i mostri quando avvertivano lo stridio della lama sul pavimento scappavano in preda alla paura, come se fosse il trillo del diavolo.
                        All'esterno, c'era una sua conoscenza ad attenderlo.

                        << Il destino si è compiuto, James Sunderland. Ma ormai è inutile che ti chiami per nome, la tua identità è morta in quella camera, e tu ne sei il carnefice.
                        Ti è stata data la possibilità di redimerti, ma non hai saputo combattere contro la tua vera natura.
                        Hai peccato, e cosa ben peggiore, sei fuggito dai tuoi errori senza accettarne la pena. La tua condanna è l'isolamento in questa città fantasma. Ora Silent Hill è anche la tua casa. >>

                        James tese la mano verso Liberty, che si avvicinò a lui.

                        << Starai per sempre con me, ma non mi avrai mai. Io sono la libertà, e tu sei in prigione. >>

                        La ragazza scomparve nel nulla, mentre l'uomo riprese a camminare trascinandosi dietro quell'enorme arma, la sua palla al piede. Il suo voltò mutò e divenne una piramide, che svanì nella nebbia eterna della cittadina.
                        Last edited by Dragon Slayer; 26 September 2012, 21:22.
                        M'illumino d'immenso.
                        Shepard

                        Comment


                        • Il rosso spacca gli occhi, lo puoi cambiare?
                          http://card.exophase.com/1/812034.png

                          Comment


                          • Il rosso &#232; simbolico, non posso cambiarlo, ho optato per una tonalit&#224; pi&#249; scura.
                            M'illumino d'immenso.
                            Shepard

                            Comment


                            • Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                              Mi &#232; venuta adesso un'idea sfruttabile ma sicuramente non potr&#242; connettermi fino a domani sera. Posso chiedere una proroga di un paio di giorni per poter scrivere e ricontrollare?
                              Per me v&#224; bene! Sentiamo anche gli altri

                              PS:riguardo TDK..no mio problema!XD
                              La mia prima FF!http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=89182

                              Comment


                              • SUFFERED CROSSROADS

                                «Go-han! Go-han! Go-han!»
                                La folla era in visibilio.

                                D’altronde, come biasimarla? Quell’edizione del torneo Tenkaichi fu a dir poco sensazionale. Sin dalle eliminatorie spiccarono per forza e destrezza numerosi combattenti di evidente talento: impossibile rimanere apatici di fronte allo spettacolo esibito dalle abilità difensive di Japan Shield, capace di incassare il più violento dei colpi senza accusare alcun dolore, né può passare inosservata l’estrema agilità di Rabbit Man, esile omuncolo in grado di evitare qualsiasi situazione spiacevole semplicemente saltando a più di venti metri d’altezza dal suolo. Per non parlare di Ugo, il cui solo pugno può mandare in frantumi un blocco di marmo spesso circa un metro.
                                Tuttavia, in fin dei conti, atleti del genere si potevano trovare ad ogni edizione del torneo.

                                Ciò che davvero rese memorabile quel Tenkaichi fu il suo scontro finale.

                                I combattenti che stavano contendendosi il titolo di campione del torneo d'arti marziali più famoso del globo se ne rimanevano immobili sul ring, uno di fronte all’altro, intenti a studiarsi vicendevolmente. Le urla degli spettatori non potevano distrarli; mantenere la concentrazione era fondamentale.
                                Le voci crebbero d’intensità.
                                «Go-han! Go-han! Go-han!»
                                Diamine, sono in evidente svantaggio. Che posso fare? pensava il giovane combattente con preoccupazione.

                                Erano passati parecchi minuti da quando il direttore di gara aveva sancito l’inizio della battaglia, e i due contendenti fornirono subito prova delle loro grandi capacità. Nessuno al mondo avrebbe negato che il vecchio Muten sarebbe giunto in finale e, infatti, la predizione si rivelò esatta; ma la vera sorpresa fu guardare quel giovane sconosciuto riuscire a tenergli testa. Il leggendario Eremita della Tartaruga non riusciva a sovrastare l’avversario come suo solito, anzi, sembrava decisamente impegnato nel menare pugni a destra e a manca e nello sfoderare ad ogni piè sospinto una nuova tecnica che Gohan puntualmente riusciva in qualche modo a contrastare. Il giovane riuscì persino a lanciare con disinvoltura una Kamehameha, sino ad allora rimasta un’esclusiva di Muten in persona.
                                Insomma, il pubblico provò un’istintiva simpatia per quel talentuoso ragazzo, tanto determinato da arrivare a mettere a rischio la corona d’imbattibilità del suo temibile avversario.

                                Ma le cose si stavano mettendo peggio di quanto apparisse per il nostro beniamino.
                                Gohan, in posizione di guardia, non staccava gli occhi di dosso al suo maestro, sperando che rimanesse anche lui immobile per qualche altra manciata di secondi, o almeno per quel tanto che bastasse a permettergli di riprendere fiato. Infatti, sebbene il giovane cercasse di non darlo a vedere, lo scontro l’aveva notevolmente sfiancato e dubitava di poter resistere ancora a lungo. Gli spettatori non sembravano essersi accorti di tali difficoltà, cosa presumibile dal fatto che continuavano ad incitare l’allievo come si fa con un probabile vincitore.
                                Devo trovare il modo di concludere alla svelta, rifletté fra sé e sé Gohan, o non avrò più alcuna speranza di poter sconfiggere il maestro. Molto bene, vorrà dire che utilizzerò nuovamente la Kamehameha, attingendo alle ultime energie che mi sono rimaste.
                                È ora di tentare il tutto per tutto; sta in guardia, maestro Muten!

                                Gohan congiunse i polsi, dopodiché ritrasse le braccia e si preparò all’attacco.
                                In quello stesso momento, vide qualcosa che lo turbò al punto da paralizzarlo dalla testa ai piedi.

                                Un piccolo volto fece capolino fra la folla di spettatori, alle spalle di Muten. V’era stampata un’espressione seria e composta, sebbene tutt’intorno si stesse dimenando una folla a dir poco esultante. Lunghi capelli dorati ricadevano su un paio di spalle delicate, e due grossi occhi verdi erano messi in risalto da folte ciglia corvine.
                                Una lacrima scivolò su una delle guance, prima che il viso sparisse nella confusione degli spalti.
                                Gohan non poteva credere a ciò che i suoi occhi avevano appena visto.
                                Ash…

                                Nel frattempo Muten, ormai consapevole del fatto che il suo allievo aveva intenzione di rompere la tregua cui erano giunti, non si perse d’animo ed assunse una posa alquanto inusuale. Le palme delle sue mani erano adagiate l’una sull’altra e poste di fronte al volto, come se stesse pregando, e lampi di luce scaturivano da tutte e dieci le dita a mo’ di saette.
                                «Sei stato un degno avversario, Gohan» gridò il vecchio nel tentativo di sovrastare gli schiamazzi della folla, «e devo ammettere che il mio corpo sta iniziando ad avvertire qualche accenno di fatica. Nessuno era mai riuscito a resistermi così a lungo, ragazzo mio, sono proprio fiero di te. Sappi che questo scontro non è altro che l’inizio del tuo percorso da guerriero: esistono innumerevoli individui più forti di entrambi noi due, e devi ancora maturare appieno le immense potenzialità di cui sei dotato. La via del combattente è senza fine, c’è sempre un margine di miglioramento a cui puntare, e non bisogna mai accontentarsi dei risultati raggiunti. Tienilo bene a mente.
                                «Per dimostrarti a cosa porta la vera perseverazione, non mi resta che sfoderare la mia tecnica migliore. È l’abilità a cui tengo di più, ottenuta dopo lunghissimi anni d'intenso allenamento. L’ho nascosta per molto, troppo tempo, ed è giunta l’ora di ridestarla dall’oblio in cui è caduta.
                                «Ecco, Gohan, il potere cui dovrai puntare in futuro!»
                                Ma il giovane atleta non stava neanche seguendo il filo del discorso.
                                Il suo sguardo era perso dietro le spalle del maestro, chissà dove in mezzo al pubblico.
                                Muten inarcò un sopracciglio, incuriosito, e si voltò. «Ma che diavolo stai guardando? Hai scorto una bella ragazza per caso? Dov’è? Dov’è, figliolo?»

                                Il mondo intorno a Gohan s’era ammutolito.
                                I suoi occhi si muovevano freneticamente in ogni direzione, alla ricerca della ragazza che poco prima era comparsa sulle gradinate dello stadio. Nient’altro contava in quel momento, tantomeno il blaterare del suo maestro.
                                Era davvero lei? No, non può essere…
                                Perché mai sarebbe dovuta arrivare sin qui? Non vorrà di certo rivedermi, considerando che sto prendendo parte ad un torneo di arti marziali. Uhm, non riesco a trovarla, devo averla immaginata. Dannazione, a quanto pare non riesco proprio a togliermela dalla testa…

                                Di fronte a Gohan, l’espressione di Muten si fece furibonda. Non c’era nessuna ragazza formosa sugli spalti.
                                «Non cercare di distrarmi con quel tuo atteggiamento incurante, non è così che eviterai lo scontro! Forza, combatti! Non ti ho insegnato a fuggire davanti ad un ostacolo, piuttosto affrontalo da uomo!»

                                Comment

                                Working...
                                X