Narrows era spenta, illuminata soltanto dai residui delle stelle non coperte dallo smog. Alcuni raggi lunari filtravano attraverso un’immensa nuvola ad est, anche se illuminavano per lo più Gotham. Harleen era seduta al limite del tetto, il vestito da ballo nero e sporco in più punti di un sangue rosso vivido. Si sentiva libera e soddisfatta, dopo l’omicidio di 10 persone, quella notte. Ad ognuna di essa, ad ogni viso sofferente, ad ogni gemito finale, sentiva i pensieri alleggerirsi, quasi scomparire, lasciando spazio al divertimento più assoluto. Il suo amato aveva assistito ad ogni omicidio senza dire niente, escludendo il primo agente. Lei poteva notare una crescente soddisfazione nel suo viso, come se approvasse volta per volta le sue azioni. Questo la faceva impazzire di gioia. Erano andati a recuperare i rimasugli del Joker di 9 anni prima, mentre il trucco lo aveva portato direttamente lei. Ora 237 stava tornando a diventare ciò di cui Gotham aveva bisogno, dopo tanto tempo. Era poco più dietro di lei. Joker si voltò. Sembrava davvero un’eternità dall’ultima volta in cui si era messo a ridere, ma ora stava succedendo. Tra quelle poche luci a Gotham, una più di tutte attirava la sua attenzione. Quel segnale… era vero allora ciò che la ragazza diceva. Questo gli fece venire una voglia matta di scoppiare a ridere, roba da torcersi le budella. Andò verso la ragazza seduta, senza farsi sentire, ed avvicinò le mani sul suo collo. Per un istante rimase fermo, conscio di poterla afferrare e stritolarla sul momento. Invece le alzò, ed appoggiò le dita sulle sue labbra, tracciando delle scie con i rimasugli del trucco rosso avanzati sulle mani. Lei non si mosse, aspettò che finisse. Quando si girò Joker disse
<<Il sorriso ti dona.>>
Lei sorrise mostrando i denti bianchi ed inarcando ancora di più il segno rosso che copriva le guance e le labbra, che mantenevano comunque il rossetto nero. Guardandolo in faccia, si accorse si un piccolo taglio sotto l’occhio destro, ormai diventato cicatrice. Joker se ne accorse.
<<L’ultimo regalo di Batman. Così ingrato. Gli stavo raccontando una storia.>>
<<E’ per lui che hai ucciso tutti quei detenuti, un anno fa, ho ragione?>>
Joker ricordò quell’avvenimento. Era perfettamente lucido, ma impazzito. Aveva ucciso chiunque gli capitasse tra i piedi, facendo fuggire terrorizzati gli altri prigionieri.
<<Loro erano un branco di stolti. Anche se si tratta del tuo peggior nemico, c’è bisogno comunque di rispetto.>>
<<Perché eri ossessionato da Batman?>>
“Non puoi capire”, pensò Joker
<<Perché stava diventando un ipocrita, piccola Harley. Se riesci a riassumere un’epoca intera in una sola persona, allora otterrai qualcosa di simile a Batman. Lui credeva di essere la parte nascosta, quella giusta ed eroica che Gotham, o qualunque altra città fosse, contenesse sotto la maschera di paura e corruzione. Ho dimostrato che era lui ad essere la maschera, che la vera Gotham è fatta di persone come me, nel loro piccolo. Gli ideali, quelli che tentava di proteggere spacciandoli per suoi, quelli erano solo uno stupido scherzo.>>
Harley si alzò andandoci faccia a faccia. Joker pensò che bastava una spinta, una sola piccola spinta per farla precipitare giù.
<<Eppure non riesci a togliertelo dalla testa. Cos’ha di così speciale da fartelo entrare in ogni tuo pensiero? Perché pensi ancora a lui ora che ci sono io?>> avvicinandosi così tanto da far toccare i corpi.
<<Be’, forse concorderai con me. Non pensi anche tu che lui sia troppo divertente?>> scoppiando in una risata compiaciuta. Ma Harley lo interruppe con due dita sulle labbra. Iniziò a percorrergli le cicatrici, prima a destra e poi a sinistra, tracciando tutti i rilievi. Poi lentamente avvicinò il viso al suo, arrivando poco a poco ad appoggiare le labbra alle sue.
<<Ed ecco che il cerchio si chiude>> disse Joker prima che lei potesse baciarlo. Lui la spinse dolcemente di lato e si girò a destra
<<Vero, Batman?>>
Harley non se ne era accorta. Una figura scura che risaltava a malapena tra le ombre. Ad un certo punto ne uscì. Joker aveva il volto soddisfatto. Quando i pochi raggi di luna riuscirono a superare le putride nuvole di Narrows, l’individuo era finalmente rivelato. Indossava un cappuccio, protesi del lungo mantello nero che aveva alle spalle. L’armatura era molto simile a quella che Joker ricordava, ma apparentemente più leggera, con le braccia scoperte nella zona del gomito.
Joker alzò le braccia <<Ti sono mancato?>>
La figura gli si avventò in contro. Joker negli anni aveva perso la forma, ma non la capacità di improvvisare. Prese Harley e la gettò incontro a Batman. Lui la scostò velocemente, ma non tanto quanto la velocità con cui Joker raccolse un tubo di ferro ed estrasse uno dei suoi coltelli. Usò il tubo e lo colpì nel basso ventre, facendo partire un contrattacco da parte di Batman dettato da una parata di gomito e successivo sgambetto. Nell’istante in cui stava cadendo, riuscì ad infilargli il coltello tra le costole, ma stavolta pareva che la protezione fosse più resistente, facendo partire subito un pugno verso la faccia ghignante che crollò a terra insieme al resto del corpo. Batman lo afferrò con entrambe le braccia per il camice, ma Joker aveva già estratto un altro coltello, mirato in uno dei punti scoperti che aveva intravisto cadendo. Questa volta il colpo fece effetto, e Batman lo lasciò indietreggiando goffamente. Joker ne approfittò usando il vecchio trucco del coltello sulla scarpa e gli tirò un calcio sull’ombelico con tutte le sue forze, sempre da sdraiato, facendo indietreggiare ancora di più la figura nera. Appena rialzato, gli si avventò in contro iniziando a colpirlo ripetutamente col tubo di ferro. Funzionava, finché Batman non si rimise composto parando volta per volta i colpi con i suoi bracciali. Quei dannati bracciali e quelle dannate lamette. Parata un’altra serie di colpi, diede un calcio che spinse Joker lontano. Nell’istante in cui Joker riprendeva il controllo, Batman estraeva un oggetto da dietro la cintura. Grosso quanto un telecomando, di forma cilindrica, improvvisamente si allungò da entrambi i lati, rivelandosi un bastone fatto da chissà quale materiale. Joker si lanciò istintivamente alla carica col suo passo gobbo, ma il vigilante nero disponeva di un’arma letale. Facendo girare con entrambe le braccia il bastone, riuscì a parare e disarmare Joker del tubo, ripagandolo subito dopo di un colpo allo stomaco successivamente alzato in pieno viso. Mentre sentiva il sapore del sangue, Joker estrasse altri due coltelli. Provò un affondo schivato con una giravolta, subito seguita da un colpo dritto sulle costole. Ma non si arrese, e tentò un colpo a mezzaluna che venne schivato da Batman abbassandosi e facendo partire un altro colpo di bastone dal basso all’alto. Questa volta lo colpì al mento, facendogli per un attimo vedere le stelle. Cadde rovinosamente all’indietro, lontano anche. Forse sempre per istinto, riuscì a lanciargli uno dei coltelli al volo. Venne parato facilmente col bastone, come per ribadire quanto fosse blanda la sua tecnica. Era per terra, sconfitto. Il vigilante gli si avvicinò, bastone ritirato da come era apparso. Joker non fece a meno di notare una figura dietro le spalle di Batman. Un martello gli colpì in pieno la parte sinistra della faccia, facendolo rantolare per terra. Harley iniziò a colpirlo prima sulle gambe, poi sulle costole, mentre si dimenava inutilmente per riprendere il controllo. Joker era quasi estasiato da quella vista. Harley rideva, rideva in modo ossesso. La dentatura bianca brillava in mezzo alla striscia rossa che partiva da un orecchio all’altro. Continuò, ed intanto Batman sembrava come perdere sempre di più le forze.
Non era la prima volta che Joker sentiva una sensazione indefinita, e vedendo Harley in quel modo, ripensò ad Harvey Dent ed al suo ghigno mostruoso da uomo diviso. Si alzò, a fatica ed imprecando a denti stretti tenendosi la mano su una costola. Si avvicinò ad Harley prima che potesse colpire la testa inerme, fermandole il braccio in tempo. Lei lo guardò come stupita.
<<Il sorriso ti dona.>>
Lei sorrise mostrando i denti bianchi ed inarcando ancora di più il segno rosso che copriva le guance e le labbra, che mantenevano comunque il rossetto nero. Guardandolo in faccia, si accorse si un piccolo taglio sotto l’occhio destro, ormai diventato cicatrice. Joker se ne accorse.
<<L’ultimo regalo di Batman. Così ingrato. Gli stavo raccontando una storia.>>
<<E’ per lui che hai ucciso tutti quei detenuti, un anno fa, ho ragione?>>
Joker ricordò quell’avvenimento. Era perfettamente lucido, ma impazzito. Aveva ucciso chiunque gli capitasse tra i piedi, facendo fuggire terrorizzati gli altri prigionieri.
<<Loro erano un branco di stolti. Anche se si tratta del tuo peggior nemico, c’è bisogno comunque di rispetto.>>
<<Perché eri ossessionato da Batman?>>
“Non puoi capire”, pensò Joker
<<Perché stava diventando un ipocrita, piccola Harley. Se riesci a riassumere un’epoca intera in una sola persona, allora otterrai qualcosa di simile a Batman. Lui credeva di essere la parte nascosta, quella giusta ed eroica che Gotham, o qualunque altra città fosse, contenesse sotto la maschera di paura e corruzione. Ho dimostrato che era lui ad essere la maschera, che la vera Gotham è fatta di persone come me, nel loro piccolo. Gli ideali, quelli che tentava di proteggere spacciandoli per suoi, quelli erano solo uno stupido scherzo.>>
Harley si alzò andandoci faccia a faccia. Joker pensò che bastava una spinta, una sola piccola spinta per farla precipitare giù.
<<Eppure non riesci a togliertelo dalla testa. Cos’ha di così speciale da fartelo entrare in ogni tuo pensiero? Perché pensi ancora a lui ora che ci sono io?>> avvicinandosi così tanto da far toccare i corpi.
<<Be’, forse concorderai con me. Non pensi anche tu che lui sia troppo divertente?>> scoppiando in una risata compiaciuta. Ma Harley lo interruppe con due dita sulle labbra. Iniziò a percorrergli le cicatrici, prima a destra e poi a sinistra, tracciando tutti i rilievi. Poi lentamente avvicinò il viso al suo, arrivando poco a poco ad appoggiare le labbra alle sue.
<<Ed ecco che il cerchio si chiude>> disse Joker prima che lei potesse baciarlo. Lui la spinse dolcemente di lato e si girò a destra
<<Vero, Batman?>>
Harley non se ne era accorta. Una figura scura che risaltava a malapena tra le ombre. Ad un certo punto ne uscì. Joker aveva il volto soddisfatto. Quando i pochi raggi di luna riuscirono a superare le putride nuvole di Narrows, l’individuo era finalmente rivelato. Indossava un cappuccio, protesi del lungo mantello nero che aveva alle spalle. L’armatura era molto simile a quella che Joker ricordava, ma apparentemente più leggera, con le braccia scoperte nella zona del gomito.
Joker alzò le braccia <<Ti sono mancato?>>
La figura gli si avventò in contro. Joker negli anni aveva perso la forma, ma non la capacità di improvvisare. Prese Harley e la gettò incontro a Batman. Lui la scostò velocemente, ma non tanto quanto la velocità con cui Joker raccolse un tubo di ferro ed estrasse uno dei suoi coltelli. Usò il tubo e lo colpì nel basso ventre, facendo partire un contrattacco da parte di Batman dettato da una parata di gomito e successivo sgambetto. Nell’istante in cui stava cadendo, riuscì ad infilargli il coltello tra le costole, ma stavolta pareva che la protezione fosse più resistente, facendo partire subito un pugno verso la faccia ghignante che crollò a terra insieme al resto del corpo. Batman lo afferrò con entrambe le braccia per il camice, ma Joker aveva già estratto un altro coltello, mirato in uno dei punti scoperti che aveva intravisto cadendo. Questa volta il colpo fece effetto, e Batman lo lasciò indietreggiando goffamente. Joker ne approfittò usando il vecchio trucco del coltello sulla scarpa e gli tirò un calcio sull’ombelico con tutte le sue forze, sempre da sdraiato, facendo indietreggiare ancora di più la figura nera. Appena rialzato, gli si avventò in contro iniziando a colpirlo ripetutamente col tubo di ferro. Funzionava, finché Batman non si rimise composto parando volta per volta i colpi con i suoi bracciali. Quei dannati bracciali e quelle dannate lamette. Parata un’altra serie di colpi, diede un calcio che spinse Joker lontano. Nell’istante in cui Joker riprendeva il controllo, Batman estraeva un oggetto da dietro la cintura. Grosso quanto un telecomando, di forma cilindrica, improvvisamente si allungò da entrambi i lati, rivelandosi un bastone fatto da chissà quale materiale. Joker si lanciò istintivamente alla carica col suo passo gobbo, ma il vigilante nero disponeva di un’arma letale. Facendo girare con entrambe le braccia il bastone, riuscì a parare e disarmare Joker del tubo, ripagandolo subito dopo di un colpo allo stomaco successivamente alzato in pieno viso. Mentre sentiva il sapore del sangue, Joker estrasse altri due coltelli. Provò un affondo schivato con una giravolta, subito seguita da un colpo dritto sulle costole. Ma non si arrese, e tentò un colpo a mezzaluna che venne schivato da Batman abbassandosi e facendo partire un altro colpo di bastone dal basso all’alto. Questa volta lo colpì al mento, facendogli per un attimo vedere le stelle. Cadde rovinosamente all’indietro, lontano anche. Forse sempre per istinto, riuscì a lanciargli uno dei coltelli al volo. Venne parato facilmente col bastone, come per ribadire quanto fosse blanda la sua tecnica. Era per terra, sconfitto. Il vigilante gli si avvicinò, bastone ritirato da come era apparso. Joker non fece a meno di notare una figura dietro le spalle di Batman. Un martello gli colpì in pieno la parte sinistra della faccia, facendolo rantolare per terra. Harley iniziò a colpirlo prima sulle gambe, poi sulle costole, mentre si dimenava inutilmente per riprendere il controllo. Joker era quasi estasiato da quella vista. Harley rideva, rideva in modo ossesso. La dentatura bianca brillava in mezzo alla striscia rossa che partiva da un orecchio all’altro. Continuò, ed intanto Batman sembrava come perdere sempre di più le forze.
Non era la prima volta che Joker sentiva una sensazione indefinita, e vedendo Harley in quel modo, ripensò ad Harvey Dent ed al suo ghigno mostruoso da uomo diviso. Si alzò, a fatica ed imprecando a denti stretti tenendosi la mano su una costola. Si avvicinò ad Harley prima che potesse colpire la testa inerme, fermandole il braccio in tempo. Lei lo guardò come stupita.
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