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DB - La storia mai raccontata!

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  • Letti (e apprezzati) entrambi i capitoli.

    Adesso voglio proprio sapere cosa farà Vegeta. Ha chiuso col suo passato, e dopo Goku è definitivamente alle spalle anche la seconda delle sue ossessioni, la famiglia dei changeling.
    Mi chiedo se inizierà quì il processo di umanizzazione e avvicinamento alla famiglia che nell'opera canonica avviene tra Cell game e Bu.
    sigpic

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    • Degno finale ad Happy End di una saga a dir poco epica! Dubito si superera` i picchi di e picita` di questa saga con il Continuy,ma non lo reputo impossibile,staremo a vedere.
      Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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      • Grazie per i commenti! Mi fate venire voglia di pubblicare già il prossimo capitolo, ma aspetterò ancora qualche giorno.

        Non so che aspettative abbiate di preciso sul prosieguo (Ssj 3 ha accennato a una tematica che si aspetterebbe di vedere...), ma sono sicuro che ciò che vedrete nel prossimo capitolo sarà una svolta davvero inattesa per voi.

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        • Beh,io sono disponibilissimo anche ad aspettare un mese per il prossimo capitolo,una storia affascinante come questa merita di essere seguita fino in fondo
          Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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          • Cominciamo con il prossimo capitolo e svoltiamo l'angolo... sta per inniziare il:

            Cap. 46: Tenkaichi!

            Nella primavera che seguì la sconfitta di Cooler, la Terra, assaporando la pace che l’alieno aveva messo a rischio per appena una manciata di ore, si preparava ad un nuovo grande evento la cui portata era rimasta ineguagliata da ormai una decina d’anni: un nuovo Torneo Tenkaichi.
            L’idea era stata proposta di comune accordo dai quattro maestri di arti marziali delle due storiche Scuole della Tartaruga e della Gru. Subito dopo il saluto definitivo agli extraterrestri, il quartetto ricevette una convocazione speciale al King’s Castle, residenza principale ove il Re presiedeva il governo centrale del pianeta Terra. Giunti al cospetto del baffuto canide dalla folta peluria dalla tinta blu-grigia, ricevettero più approfondite spiegazioni sull’invito che li aveva condotti nel palazzo del potere. Fra i guerrieri che si erano battuti per la salvezza del pianeta, individuati nelle riprese video degli scontri, loro quattro erano i più facilmente reperibili; il ragazzino restava anonimo, così come quel soggetto dalla carnagione poco in salute, dall’aspetto truce ma così familiare (fortunatamente non riconosciuto come il Grande Mago Piccolo) e l’altro uomo, quello dal cipiglio corrucciato che indossava un’armatura. Il motivo della convocazione? Il Re della Terra aveva deliberato di conferire premi ed onorificenze alla squadra di salvatori del pianeta, come giusto riconoscimento per il coraggio e il valore eroico dimostrato, pur consapevole che nessun premio materiale sarebbe mai stato sufficiente allo scopo.
            Inizialmente, per più di un motivo i giovani maestri rifiutarono qualsiasi premio ed onorificenza che avreb-bero dovuto ricevere a titolo personale. Per quanto nella lotta contro gli uomini di Cooler avessero dato più del 100%, nulla avevano potuto contro il reale nemico, il potente Re delle Galassie. In fondo, il merito della salvezza andava ascritto a Vegeta, sulla cui vera natura era meglio tacere per non allertare ulte-riormente il popolo della Terra. No, non meritavano alcun premio. Da qui il loro rifiuto… o almeno questa fu la risposta iniziale, senza fornire troppe spiegazioni. Ripensandoci, però, un premio che potevano accettare c’era; ma sarebbe andato principalmente a vantaggio dei loro allievi e di quanti nel mondo coltivavano la passione per le arti marziali. Consultandosi fra loro, i quattro amici si erano resi conto che ai loro allievi mancavano serie occasioni di confronto agonistico: fedeli agli insegnamenti tradizionali dei loro maestri, Crilin e Yamcha, ma anche Tenshinhan e Jiaozi avevano addestrato (e avrebbero continuato ad addestrare) i loro allievi più in gamba a superare i limiti delle capacità umane… ma ciò li rendeva superiori alla media dei competitori nelle gare regionali che pure si tenevano. Malgrado ciò, il Governo centrale aveva sempre rifiutato negli anni le richieste di ripristinare la competizione internazionale, preoccupato non tanto per le opere di ricostruzione che sarebbero state necessarie, quanto per l’incolumità degli spettatori e delle popolazioni civili che avrebbero risieduto sull’isola Papaya. Non era necessario essere giornalisti sportivi o esperti del settore delle arti marziali per ricordare cosa era accaduto alcuni anni prima, quando l'accanimento dello scontro e la potenza distruttiva dei due atleti finalisti avevano creato danni ingenti, e il panorama urbano dell'isola non era più stato ricostituito. La potenza dei concorrenti delle ultime tre edizioni era cresciuto tanto da raggiungere livelli letteralmente devastanti, e il disastro causato dall’individuo noto come Majunior era ancora lì a testimoniare questi dati di fatto.
            Fu Tenshinhan, fra i quattro, ad insistere maggiormente con il Re, che inizialmente si mostrava prudente e titubante per l’incolumità dei suoi sudditi. Memore della gioia provata nel combattere contro Goku, il treocchi fu caparbio, ed infine propose che lui e i suoi tre colleghi – che non avrebbero preso parte agli incontri, essendo noto al mondo quanto fossero ampiamente superiori - avrebbero salvaguardato e supervisionato sotto propria responsabile tutela lo svolgimento delle gare. Al maestro della Gru stava a cuore che qualcuno dei suoi migliori allievi avesse l’opportunità di assaggiare lo stesso fremito di eccitazione e di sportivo confronto con altri esperti. La possibilità di incontrare esperti di tutto il mondo, la determinazione, le esperienze indimenticabili e formative… E poi, quale poteva essere il miglior festeggiamento per consacrare l’arte del combattimento - che, tramite la sconfitta di Cooler e soci, aveva mostrato un’indubbia utilità?
            Raggiunto il compromesso, si diede subito il via ai preparativi. Come accennato, l’isola Papaya non era ancora pronta per accogliere un grande evento sportivo del genere; i lavori di ricostruzione procedevano, è vero, ma non erano ad un punto tale da permettere all’isola di accogliere migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Fra le varie possibilità, si scelse di ospitare il torneo presso la piccola isola Amenbo, non troppo distante dalla sede originale, sita a 9 chilometri a sud-ovest dalla costa del continente sulla quale sorgeva la Grande Città del Sud. Era un’isola di per sé poco popolosa, ma si prestava ad ospitare l’evento nel suo grande stadio, che era sufficiente riadattare per le discipline marziali. L’isola offriva un ulteriore vantaggio: mentre i finalisti avrebbero potuto alloggiare negli alberghi dell’isola, gli eventuali visitatori avrebbero albergato nella Città del Sud raggiungendo agevolmente la sede del Torneo.
            Già all’indomani della decisione, la notizia venne subito diffusa da televisioni, radio e giornali in tutto il mondo. Insomma: scelta la sede, c’era la disponibilità del Re, c’era finalmente una grande occasione… adesso spettava agli atleti impegnarsi a fondo, allenarsi degnamente e cogliere la possibilità di dare vita ad un nuovo Tenkaichi appassionante ed esaltante, in linea con le ultime edizioni.

            Nella Nuova Scuola della Tartaruga, frequentata da un ampio numero di appassionati, indovinate chi furono le atlete selezionate come candidate al Torneo? Sembrerà scontato, ma a furor di popolo vennero scelte proprio le tre sorelle Soya, Kaya e Ganja, che avrebbero seguito un allenamento più intensivo nei mesi che precedevano l’inizio delle gare. Tutti sapevano che erano loro le più forti e le più appassionate, al di là del legame affettivo con i due Maestri, ed erano le veterane. Del resto, Yamcha e Crilin erano abbastanza onesti: conoscevano le capacità di tutti i loro allievi, nonché i loro interessi e i loro impegni quotidiani; se avessero potuto optare per altri discepoli più in gamba, lo avrebbero fatto senza esitare. La candidatura delle tre ragazze voleva essere anche un riconoscimento dell’interesse profuso in quel periodo di frequentazione durato oltre un anno e mezzo; tutti erano sicuri che la scuola non avrebbe sfigurato, con tre rappresentanti del genere.
            Quanto alla nuova Scuola della Gru, Tenshinhan propose la partecipazione a Ramen e Ivanovich, che accettarono con entusiasmo. Durante i fatti di Zambookah, Ramen era rimasto magnetizzato e galvanizzato dai combattimenti del Maestro a cui aveva assistito coi propri occhi. Il treocchi era ormai il suo idolo totale; seguendo il suo esempio, si sarebbe allenato più che severamente in vista del torneo, ancor più di quanto avesse mai fatto in vita sua: lo spettacolo offertogli dal maestro Tenshinhan e dai suoi amici era diventato per lui un ulteriore stimolo. “Quanto potrò migliorare ancora crescendo?? Quanto può migliorare un essere umano per diventare il più forte del mondo…?” Ogni tanto, durante i suoi esercizi, si interrogava sulle sue capacità e si sentiva sollecitato a svilupparle sempre di più. Ivanovich era meno profondo di lui: se Ramen era il numero uno, lui era il numero due e avrebbe voluto scalzarlo presto dal trono. Non era affatto un ragazzo cattivo… Più che la passione genuina di Ramen, lo muovevano la gelosia e l’istinto di rivalità. Oltre tutto, Jiaozi aveva annunciato loro che uno degli aspetti più entusiasmanti del torneo sarebbe stato il riproporsi del confronto tra le due scuole avversarie. Cosa cosa?? Allora c’era una possibilità di rivedere le due gemelle, constatò Ivanovich! In particolare… “Forse ci sarà quella topa di Kaya… Dio mio, quanto mi facevano impazzire i suoi capelli lunghi!” esclamò mentalmente, quando con sguardo ebete arrossì proprio mentre si stava allenando in palestra con l’amico-nemico. Quest’ultimo si mise a ridacchiare.
            «Che cavolo ti ridi, scemo?!» replicò stizzito il biondo.
            «Guardati, che faccia da demente che hai!» lo derise Ramen.
            «Sono contento che partecipiamo entrambi al Tenkaichi! Non vedo l’ora di umiliarti in pubblico, su scala internazionale!» ribatté Ivanovich.
            «Forse perché dai per scontato che vincerai tu. Ad ogni modo, anche io sono contento… spero che, al di là di tutto, daremo vita ad un bel combattimento!» concluse sportivamente il rosso. Era un’amicizia strana, la loro: ma sicuramente una bella amicizia, al di là dei carezzevoli insulti che si rivolgevano.

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            • Passarono sicuramente sei mesi, anche qualcosa in più: sopraggiunse l’attesa data del 9 maggio.
              L’isola Amenbo era un tripudio di palloncini, festoni, decorazioni; abbondavano bancarelle, giostre e luminarie, che arricchivano la fiera nelle ore serali, quando le gare atletiche tacevano; l’animato ed allegro vociare delle persone convenute completava un quadro che Bulma riconobbe come familiare. Sembrava che ben poco fosse cambiato rispetto alle manifestazioni dei tempi andati; l’atmosfera era la stessa. Per quanto lei fosse bellissima – o almeno tale si reputava, secondo i suoi modesti canoni – gli anni erano passati, quasi scivolandole addosso, e modificandole solo l’acconciatura, ora a caschetto fino alle spalle, e l’abbigliamento, ormai adatto ad una donna adulta; stavolta, però, spingeva avanti a sé il passeggino con a bordo suo figlio, il piccolo Trunks. Era un paffuto neonato con alle spalle pochi mesi di vita. Pur di indole placida, il piccolo non voleva sentire ragioni all’orario dei pasti: il suo appetito vorace era sicuramente un retaggio Saiyan, assieme alla coda da scimmietta, subito recisa per evitare trasformazioni indesiderate, e allo sguardo truce che richiamava quello di suo padre Vegeta. Uno sguardo truce che non smetteva di preoccupare Bulma, mentre la nonna materna non smetteva di considerarlo un accenno del giovane fascinoso e tenebroso che sarebbe divenuto; per non dire dell’indubbia intelligenza che si rispecchiava in quegli occhietti, di cui Bulma si attribuiva il merito genetico. Per proteggergli la testolina dal sole, sua madre gli faceva indossare un cappellino blu con due cornetti sulla sommità, da cui faceva capolino un ciuffetto di capelli violacei, altra eredità di parte materna. Quanto al Principe dei Saiyan… Bulma non aveva più vissuto un periodo intenso di rapporti con Vegeta come quello che aveva portato al concepimento del bambino; così, col senno di poi la donna si ritrovava a pensare che quella era stata un’epoca d’oro che quasi sicuramente non sarebbe più tornata, salvo miracoli. Perché le cose belle devo sempre finire, e per di più così presto? Ormai passavano giorni interi senza che lo vedesse; a volte lo intravedeva quasi fosse un fantasma che si aggirava fugace per la Capsule Corporation. Dove sparisse, dove fosse sparito proprio in quel periodo, era un interrogativo a cui nessuno avrebbe saputo rispondere, e a cui egli stesso non avrebbe mai dato risposta. Era un testardo, un cafone, un ingrato, ma… non riusciva a detestarlo come avrebbe voluto fare, per rispetto di sé stessa. Poi però sopraggiungeva l’orgoglio, quasi lo spirito di ricomporsi per sé e per il bambino, per il quale una madre cupa e perennemente pensierosa non sarebbe stata un adeguato supporto. Fortunatamente, in caso di malumore, quella coppia bislacca di nonni che Trunks si ritrovava era dotata di allegria a vagonate.
              Il piccolo sbadigliò sonnacchiosamente. «Ti stai annoiando, Trunks?» chiese amorevolmente la mamma. «Dai, un po’ di pazienza… fra un po’ arriveranno gli altri. Magari sono già in giro, ma non è facile incontrarsi in mezzo a questa folla…»
              «Ehi, Bulma! Buongiorno!» La giovane donna si sentì chiamata da una voce familiare. Voltatasi, riconobbe il Maestro Muten ed Olong: il primo indossava l’abito del giorno di festa appoggiandosi al suo bastone, il secondo una camicia a maniche corte, un panciotto e dei pantaloni scuri.
              «Guarda, Trunks! Il nonno Tartarughina e lo zio Porcellino!»
              «Tartarughina…» «Porcellino…» mormorarono i due, avvicinandosi sviliti.
              «Come va? Finalmente un’occasione per riunirci tutti insieme!» osservò Bulma.
              «Già… non ti avevamo ancora visto nei panni della mammina responsabile. Dimmi… lo allatti ancora alla mammella?» chiese Muten, con sguardo ingrifato, allungando una mano verso il seno generoso della neo-mamma.
              «Giù le mani, depravato!» urlò la donna allungandogli un ceffone sul viso.
              «Sai, Bulma? Conoscendoti da anni come una figlia di papà viziatella, è strano vederti nei panni di una brava mamma responsabile…» commentò Olong ironico.
              «Ma allora hai anche tu tutto questo gran desiderio di essere preso a botte…» ringhiò la ragazza sempre più infuriata, sollevando un pugno.
              «Avete già cominciato a bisticciare?» li interruppe una nuova voce: Crilin, in completo formale blu e guscio viola da tartaruga. Era proprio il vero leader della scuola della Tartaruga! Con lui, erano appena arrivati tutti gli esponenti della scuola della Tartaruga: Soya a braccetto con il suo amato pelatino; Yamcha, con i suoi spinosi capelli a spazzola e le sue cicatrici, anche lui in completo ma senza guscio, con Pual appollaiato sulla spalla; infine Kaya e Ganja che, rispetto a quando si erano iscritte in palestra, apparivano cresciute di qual-che centimetro ed irrobustite muscolarmente, senza mai perdere la grazia femminile del loro aspetto. Muten e Olong si scambiarono uno sguardo complice d’intesa, leggendosi nel pensiero: “Quante fighe…” Tutti gli amici si salutarono; alcuni saluti furono più caldi ed affettuosi, altri meno… e quello tra Yamcha e Bulma fu parecchio gelido ed indifferente.
              «Così adesso non vivi più con il vecchio maniaco… meglio per te.» accennò Bulma a Crilin.
              «Ehi, un po’ di rispetto per questo anziano! Sono sempre un venerando maestro!» protestò il vecchio eremita.
              «Beh... insomma, dopo lo scontro con Cooler, io e Soya abbiamo capito che non ammettere apertamente come stavano le cose era solo una perdita di tempo... giusto, cara?» spiegò teneramente imbarazzato Crilin.
              «Già...» aggiunse Soya, con la sua consueta soavità. «Ci giravamo intorno da troppo tempo... »
              «E così ora vivo con Soya e le gemelle nella Città dell’Ovest, anche se ultimamente non ho mai avuto il tempo di venirti a trovare.» Gli ultimi mesi erano stati talmente intensi ed impegnativi che quella era la prima volta che Crilin trovava il tempo di scambiare due chiacchiere in tranquillità con l’amica.
              «Le avrai allenate al meglio… Gareggerete tutte e tre, Soya?» continuò Bulma.
              «Beh… senza falsa modestia, io credo che non abbiano nulla da invidiare a come eravamo io e Yamcha ai vecchi tempi, anzi!» Poi si inginocchiò davanti al passeggino e salutò il neonato: «Tu saresti Trunks… vero, piccolino? Che carino… sei arrabbiato? Guarda lo zio Crilin come ti fa le linguacce…» e cominciò a dar vita ad una buffa esibizione di pernacchie, linguacce e sberleffi. Il bebè divenne l’attrazione del momento: anche le gemelle e i due depravati si affollarono attorno a lui.
              «Comunque non è esatto dire che parteciperemo tutte e tre… per stavolta io mi tengo fuori dalle gare.» disse Soya.
              «Come mai?» chiese perplessa Bulma.
              «Diciamo che… fra qualche tempo, Trunks non sarà l’unico neonato del nostro gruppo!» disse Crilin, rialzandosi dalla posizione inginocchiata.
              Bulma li ascoltava sbigottita, osservandola con tanto d'occhi: «Non vorrete mica dirmi che...»
              «Sì!» esclamò Crilin entusiasta, tenendo per mano Soya. «Pare che avremo un figlio!» completò, cantile-nando come se fosse una filastrocca infantile.
              «O una figlia!» volle precisare Soya.
              «Non c'è bisogno di puntualizzarlo... lo sai che per me non fa differenza, anzi...!»
              «Maschio o femmina non importa, ciò che importa è che assomigli il più possibile alla mamma e il meno possibile al papà!» disse Yamcha ridendo, spiritoso.
              «Quanto sei simpaticone, tu! Però non posso darti torto...» commentò Crilin portandosi la mano al meno.
              «Beh…» iniziò a fantasticare Soya. «… e se ereditasse il tuo colore di capelli? Il nero non è male in fondo...»
              «Grazie per avermi ricordato che del mio aspetto fa schifo tutto, tranne il colore dei capelli… che peraltro mi rado, tesoro mio!» rispose ironicamente Crilin, ridendo.
              «Figa, che palle oh… ora ricominciano a fare i loro progetti tipo nido d’amore.» si lagnò Ganja.
              «Sarai una mamma rompiballe! » esclamò Kaya, per stuzzicare la sorella maggiore che, di fatto, negli anni successivi alla morte dei loro genitori, aveva assunto per loro le veci di una madre, alla quale le gemelle – nonostante fossero due scapestrate – erano grate di tutto. E se quel giorno erano al torneo, lo dovevano sicuramente anche a Soya.
              «Ah, sì?? Io spero che non prenda nulla dalle sue stupide zie!»
              «Ehi… e se venissero due gemelli? Del resto c’è già uno splendido precedente in famiglia!» disse allora Kaya; poi le due gemelle rivolsero a Yamcha varie impazienti domande sullo svolgimento del torneo, mentre Crilin tornò a fare le boccacce al piccolino, insieme a Muten, Pual ed Olong. In occasioni simili, i neonati hanno la singolare caratteristica di diventare le superstar della situazione.
              «Dunque questa volta la Tartaruga sarà rappresentata dalle tue sorelle.» Aggiunse Bulma a bassa voce, parando con Soya. «Non so se si può fare affidamento su quelle due...» La madre di Trunks ricordava che erano state quelle due che lei considerava poco di buono ad indurla alla rottura con Yamcha.
              «So che hai una scarsa considerazione per loro e posso capirti, visto il passato. Però sul loro impegno per questo Torneo non c'è nulla da discutere: si sono date da fare, si sono impegnate parecchio. Mi azzarderei a dire che sembrerebbero cambiate… anche se so che mi pentirei di averlo detto…» Abbassando il volume della voce, Soya soggiunse: «Sai che ti dico? Ho sempre sostenuto che avrei toccato il cielo con un dito il giorno in cui avrei potuto partecipare a questo benedetto torneo… ma, ora che sto con Crilin e aspetto un figlio, so che mi sbagliavo... è proprio vero che la felicità non arriva mai quando uno la cerca, e sempre quando non se l’aspetta!»
              Bulma ridacchiò. «Ahah… già… anche se hai dovuto rinunciare al tuo amato torneo, sei felice lo stesso...»
              «Dopo il parto mi rimetterò in forma, e poi si vedrà...!» concluse convinta la donna di Crilin. Conoscendola, possiamo affermare che avrebbe mantenuto la parola.

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              • Ecco finalmente arrivare Tenshinhan e Jiaozi, accompagnati dai fedeli discepoli Ramen ed Ivanovich. Mentre i due maestri indossavano i classici abiti simili a quelli che furono dell’eremita della Gru, i due allievi avevano viaggiato in abiti casual. La pubertà aveva cominciato ad agire sul loro aspetto fisico: rispetto a sei mesi prima, entrambi erano cresciuti in altezza, benché Ivanovich continuasse a essere più alto dell’amico-rivale. Inoltre, mentre ad Ivanovich erano spuntati i primi peletti biondi sul petto e sul mento, accenno di barbetta, Ramen esibiva un accenno di basette rossicce ai lati del viso, che facevano il paio con il suo sorriso serioso.
                «Scusate il ritardo!» esordì Tenshinhan anche a nome dei suoi. Jiaozi, Ramen ed Ivanovich salutarono il resto del gruppo. «Spero che abbiate rispettato la vostra parte dell’accordo…»
                «Certo…» replicò Yamcha. L’accordo a cui si riferiva il treocchi consisteva nel divieto di rivelare ai rispettivi allievi quello che sapevano sulle tecniche speciali della scuola rivale. Tutto ciò, al fine di rendere i duelli più interessanti, come lo erano stati i loro incontri giovanili, quando ancora praticamente non sapevano nulla delle rispettive tecniche.
                «Gohan e gli altri non vengono?» domandò allora Bulma.
                «Gli altri, chi? Piccolo e Chichi?» rise Yamcha. «E poi Gohan deve studiare… tre giorni di vacanza sono trop-pi, secondo Chichi… Oltre tutto, Gohan non ama combattere, e la sua presenza in un torneo di normali esseri umani sarebbe fuori luogo.» Essendo presenti tutti i componenti del gruppo, subito ci si organizzò: le iscrizioni per quell’edizione erano già state completate in anticipo rispetto alla data d’inizio della competizione, quindi per i combattenti non restava che recarsi nell’area destinata alle eliminatorie. Il gruppo si divise: Bulma con Trunks, Soya, Muten, Olong e Pual sarebbero andati insieme ad ingannare l’attesa, aspettando e sperando di ricevere notizie positive sulle qualificazioni. I quattro allievi, seguiti dai quattro maestri, invece, si recarono entusiasti ed eccitati verso le grandi tensostrutture adibite a spogliatoio degli atleti e sede delle eliminatorie.
                Appena entrati, i quattro ragazzi provarono grande emozione nel vedere oltre un centinaio di lottatori radunati attorno a quattro tappeti di combattimento, in attesa dell’inizio dei primi incontri. Dal vivo era ancora più entusiasmante di come se lo erano immaginati; in particolare, Ivanovich provò una stretta allo stomaco, quasi un senso di vuoto davanti all’imminenza delle prove che lo aspettavano.
                «Emozionato?» chiese Jiaozi con tenera vocina.
                «Giusto un poco…» mormorò il biondo.
                «Ragazzi!» Tenshinhan apostrofò i due giovani allievi. «In questa fase preliminare non c’è nulla di cui preoccuparsi. Oltre tutto, in base i numeri a cui siete stati abbinati, per il momento non ve la vedrete con le allieve della Tartaruga.»
                «Beh, a voi due non mi pare che occorrano incoraggiamenti…!» esclamò Crilin, rivolgendosi alle gemelle che, più che in ansia, sembravano elettrizzate. «Poiché il Maestro Muten ci spronava sempre a superare i limiti dell’uomo comune, noi abbiamo cercato di inculcarvi lo stesso insegnamento… sono convinto che la maggior parte degli atleti qui presenti non potrà nulla contro di voi! Quindi non serve che vi affatichiate troppo, per adesso!»
                «… e mi raccomando!» sussurrò Yamcha sornione. «Non sfoderate le vostre tecniche migliori fin da subito! Non ne vale la pena… e non risulterebbe nemmeno un gran bello spettacolo con queste mezze calzette, se vi interessa!» concluse, facendo leva sull’indole esibizionista delle due ragazze.
                Dopo alcuni minuti di attesa, una voce microfonata interruppe il brusio di sottofondo e il chiacchiericcio degli allievi. Un cerimoniere di mezza età in tunica arancione stretta in vita da una cinta di tessuto color marrone, con un basso cappello cilindrico nero, prese la parola. «1-2-3-prova. Bene, il microfono funziona…! Buongiorno a tutti, miei cari atleti! A nome dell’organizzazione, vi do il benvenuto alla ventiquattresima edizione del Torneo mondiale di arti marziali Tenkaichi! A distanza di anni, è nuovamente concessa agli atleti di tutto il mondo l’opportunità di dimostrare la propria forza ed abilità! Quest’anno, gli iscritti sono oltre un centinaio, precisamente…» pausa per cercare il rigo giusto sul foglio «…centosedici. In aumento, rispetto alla scorsa edizione! Sembra che in questo decennio molti appassionati abbiano continuato a praticare le arti marziali. Come per ogni edizione, abbiamo suddiviso gli iscritti in quattro batterie, contrassegnati dalle lettere A, B, C e D. Ogni atleta è pregato di presentarsi al ring associato al proprio numero; un ritardo superiore ai tre minuti comporterà per il suo sfidante una vittoria per abbandono. Le qualificazioni per i quarti di finale avverranno mediante una serie di brevi incontri della durata massima di dieci minuti; in caso di parità, spetta all’arbitro l’ultima parola. Riepiloghiamo le regole degli incontri, che sono rimaste pressappoco invariate rispetto alle consuete tradizioni: è vietato l’uso di armi e di oggetti rigidi usati come corpi contundenti o strumenti di protezione. Perde l’incontro chi resta al tappeto per un tempo superiore ai dieci secondi, chi cade dal ring o chi si arrende. È squalificato chiunque uccida l’avversario o lo ferisca mortalmente. Il Torneo è un’occasione di divertimento, abilità e spirito sportivo, non dimenticatelo!» si raccomandò, con un velato riferimento agli esiti dell’ultima, violentissima edizione. «Con queste raccomandazioni, mi sembra di aver concluso. Detto ciò, diamo il via alle eliminatorie! Auguri e… che vincano i migliori!»
                Gli atleti si disposero vicino ai rispettivi incontri, e i nostri quattro beniamini – ai quali erano fortuitamente assegnati ring diversi – attesero il loro momento; ognuno di loro supportato da uno dei maestri. La prima dei quattro a salire sul ring fu Kaya. “I prossimi concorrenti saranno il numero 7, la signorina Kaya, contro il numero 8, il signor Nattydread!” declamò un arbitro. La ragazza dai lunghi capelli verdi salì sul ring: primo incontro ufficiale, con tanto di uniforme rossa e ideogramma Kame sul petto e sulla schiena. Il suo avversario era un aitante atleta nero a torso nudo e in pantaloni multitasca, con le mani fasciate di tessuto chiaro, la testa piena di fitte treccine lunghe fino al collo e dei radi baffetti neri sopra le spesse labbra.
                «Ditemi che è uno scherzo! Aspetto con ansia di combattere, e mi trovo davanti questa fighetta??»
                «Ahò! Guarda che la fighetta qui presente ha due palle più grosse delle tue!» si infuriò la ragazza.
                «Ahah, questo torneo è diventato una farsa! Ci metterò due secondi a eliminarti dalla gara… io quelle come te le castigo a letto, ma con un altro tipo di corpo a corpo…!»
                «È arrivato lo stallone, ragà!» lo schernì Kaya girandosi verso il pubblico che la guardava da sotto il ring.
                «E-ehm… Signori partecipanti, devo sollecitarvi combattere… altrimenti sarete squalificati entrambi…» li ammonì il giudice di gara.
                «Certo! Non servirà nemmeno fare uso della tecnica della Tartaruga, con te… userò il karate metropolita-no!»
                «E che stile sarebbe?» domandò Nattydread.
                «È lo stile “Ti-spacco-l’ano!”» Con un paio di balzi in avanti, la ragazza gli si portò davanti a sorpresa, poi alle spalle; gli afferrò il braccio da dietro, e senza eccessivo sforzo glielo torse dietro le spalle. Il nero lanciò un urlo di dolore lancinante; con sommo sforzo cercò di liberarsi, ma non ne fu in grado. «Forza, maschio, di’ che ti arrendi!»
                «N-no… mai…» si rifiutò d’istinto l’avversario stringendo i denti. Kaya, divertita, girò il suo avambraccio con maggior vigore: «Dillo!» «A-Aaaahh… m-mi arrendo… hai vinto t-tu!!» disse lui spalancando la bocca al massimo del dolore; sembra che non sia il massimo sentire il proprio braccio sul punto di spezzarsi. «Vince la signorina Kaya.» dichiarò l’arbitro, mentre i due concorrenti scendevano dal tappeto, l’una soddisfatta, l’altro adirato massaggiandosi il braccio. “Non sapevo che ora le ragazzine le facessero così forti ed agili, accidenti a lei…”
                “Troppo facile” commentò fra sé Crilin, sorridendo sornione.
                Ed era solo l’inizio. Presto arrivò il turno degli altri ragazzi, ed ognuno non tardò a fare bella figura, seguen-do naturalmente il proprio stile. Così, Ganja si comportò all’incirca come sua sorella: all’udire l’insinuazione che le arti marziali non sarebbero uno sport da donne, rispose spedendo l’avversario fuori dal ring con un calcio al mento. Ramen fu sbrigativo e quasi taciturno, al punto da mettere a tappeto il contendente con tre pugni potenti e un calcio all’addome; Ivanovich, invece, preferendo non usare troppa forza, incalzò con una serie mista di pugni; l’avversario arretrò, e, per via di un calcio basso del biondo, rovinò fuori dal ring.

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                • ************************
                  L’ANGOLO DELL’AUTORE.
                  Altra svolta inaspettata… un nuovo Torneo, a cui i nostri eroi non partecipano direttamente; lasceranno spazio ai loro allievi – che stavolta non faranno le semplici spalle comiche. Naturalmente, Crilin e gli altri non scompariranno, anzi! :-) Premesso ciò, alcune considerazioni!
                  - Su “Crilin+Soya”: posto che il nostro pelatino ha realizzato il sogno della sua vita, c’è da dire che gli ho fatto usare le stesse parole che nel manga usa per raccontare a Goku del suo rapporto con 18: “viviamo insieme”. Ho usato questo verbo perché non ho mai capito come funziona nel manga di Dragon Ball il matrimonio: nell’anime funziona con il velo bianco della sposa, il prete, la chiesa ecc. A leggere il manga, però, quando Goku ha appena finito di sconfiggere Piccolo, Muten gli fa gli au-guri perché “si è appena sposato”; più avanti Crilin dice che lui e 18 “vivono insieme alla Kame House”. Sembrerebbe quasi che per sposarsi nel loro mondo basta decidere di voler vivere insieme e andare a farlo, senza ulteriori cerimonie(beati loro!). Nell’incertezza, diamo per assodato che Crilin e Soya fanno gli sposini, o meglio vivono come tali (anche perché non mi andava di farli aspettare ancora). :-D
                  - Sul Tenkaichi: dal manga sappiamo che nell’universo principale viene “ripristinato” solo da Cell (a modo suo), e da lì in poi si è tenuto quasi regolarmente (se ne svolgono due in 7 anni, il primo vinto da Satan, il secondo all’epoca del risveglio di Majin Bu); da come si svolge il secondo, direi che è tutta una manovra di Satan per farsi figo davanti al pianeta. :-D Dell’altro universo, ossia quello in cui si svolgono i fatti che vi sto narrando, non si è mai detto che il Tenkaichi sia tornato in auge, ma nulla vieta di pensare che possa essere accaduto secondo lo svolgimento dei fatti di questa storia.
                  - Sui nomi: Natty Dread è (come Kaya) il titolo di un album e canzone di Bob Marley. :-)
                  - Infine, la battuta di Kaya sul karate metropolitano è di Eddie Murphy (dal film “Il Professore Matto”).

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                  • Letto subito! Ammetto che non mi aspettavo il salto temporale immediato, così come il tenkaichi.

                    A proposito, proprio un'ottima location per un torneo di arti marziali.
                    9 chilometri a sud-ovest della città del sud, primi di maggio quando non è nè troppo caldo nè troppo freddo, non riesco proprio a pensare a cosa possa andare storto

                    Non farci aspettare troppo per il prossimo capitolo

                    Premio idolo del giorno al solito maestro Muten, ingrifato come nel primo capitolo di DB
                    sigpic

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                    • WOW! Non me l'aspettavo il Torneo Tenkaichi! Davvero Ottimo come capitolo,Muten e Olong son sempre i soliti (XDXD),ed ho trovato molto affascinante dove sono andati a finire Crilin e Soya (la gravidanza). Sevbene abbia molto apprezzato certe gag,sono dell'idea che disegnate vengono meglio. Oivviamente questa e' solo una mia constatazione,anche su testo scritto funzionano,se il lettore le sa immaginare.
                      Solo una domanda,infine: Vegeta comparira' in questo Tenkaichi (ovviamente come spettatore,non essendosi iscritto)?
                      Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                      • A breve posterò il prossimo capitolo.

                        Ahah, ma com'è che Muten continua a spaccare nonostante gli anni!? E' l'idolo del mondo.

                        Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio

                        A proposito, proprio un'ottima location per un torneo di arti marziali.
                        9 chilometri a sud-ovest della città del sud, primi di maggio quando non è nè troppo caldo nè troppo freddo, non riesco proprio a pensare a cosa possa andare storto
                        "Hai colto nel segno!" (cit. di Orso Bartholomew)

                        Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
                        Sevbene abbia molto apprezzato certe gag,sono dell'idea che disegnate vengono meglio. Oivviamente questa e' solo una mia constatazione,anche su testo scritto funzionano,se il lettore le sa immaginare.
                        Solo una domanda,infine: Vegeta comparira' in questo Tenkaichi (ovviamente come spettatore,non essendosi iscritto)?
                        Naturalmente, quando scrivo una gag (ma vale in generale per tutta la storia, anche per le scene serie), nella mia mente le penso come se fossero inscenate in stile anime di Dragon Ball Z. Sono scritte per essere pensate in un certo stile.

                        Vegeta... eh, senza anticipare nulla, credo che lo vedremo poco da ora in poi, visto che in questa parte della storia non è tipo da voler stare sugli spalti di una iniziativa sportiva per lui così blanda (e non può nemmeno partecipare in prima persona ad un evento simile).

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                        • Diamo il via ai giochi. Si inizia con...

                          Cap. 47: Il bisonte e il gattino.

                          Nei vari altri incontri eliminatori, i nostri beniamini si distinsero fra gli altri per forza e velocità. Quel che si favoleggiava sulle due leggendarie scuole di arti marziali, fondate rispettivamente dal maestro Muten e dal suo rivale, era vero; la loro fama era meritata. I loro esponenti, agli occhi degli spettatori, continuavano ad apparire come esseri che aspiravano a travalicare costantemente i propri limiti. Poco contava che i loro maestri fossero gli eroi del momento: Kaya, Ganja, Ramen ed Ivanovich non erano certo dei raccomandati! Gli ottimi risultati riportati erano tutta farina del loro sacco. Non per nulla, si registrarono anche dei ritirati che si diedero per vinti già in quella fase. Non indugiamo oltre sullo svolgimento dei vari brevi incontri che dovettero sostenere per qualificarsi: sta di fatto che, com’era prevedibile, superarono le eliminatorie e, nel pomeriggio, gli otto qualificati erano già riuniti per estrarre a sorte il loro turno nei quarti di finale, decidendo dunque con chi e in che ordine avrebbero combattuto. Gli otto finalisti furono fatti accomodare in una sala dove si sarebbe tenuto il sorteggio; eccezionalmente, venne permesso anche ai quattro “presunti” salvatori del pianeta di assistere alle estrazioni. Tenshinhan e Jiaozi si resero conto che uno degli altri quattro finalisti era loro familiare, quando questi avanzò verso di loro con passo pesante come quello di un bisonte: «Ci conosciamo?» chiese il treocchi.
                          Era un uomo corpulento, dai lineamenti mongoli, e dagli arti tozzi; stempiato e dai lunghi capelli neri e unti, portava dei baffoni neri. Vestiva abiti in pelle, ed indossava un fazzolettone arancione al collo. «Io invece mi ricordo bene di voialtri… ‘mpari.» sorrise l’uomo.
                          Quell’appellativo accese una lampadina nella mente dei due maestri della Gru. «Tu sei uno di quelli che volevano impedirci di edificare la nostra palestra…» ricordò Tenshinhan.
                          «Allora anche tu hai buona memoria! Mi chiamo Tung, se non ve lo ricordate…» disse l’energumeno con voce grossolana, per poi continuare con indubbia faccia tosta. «Sappiate che non vi porto rancore per quell’episodio!»
                          «E ci credo! Avevi torto!» esclamò Tenshinhan, indignato.
                          «Prepotente!» aggiunse Jiaozi.
                          «Basta, ‘mpari, non c’è bisogno di fare così! Ormai io e l’amico mio Uska siamo diventati bravi picciotti, non rompiamo più i maroni a nessuno, ci limitiamo ad allevare bisonti e mufloni… nobili creature! Produciamo un ottimo formaggio di latte di muflone, ve lo farò assaggiare… Però, quando è stato indetto il torneo, non potevamo fare a meno partecipare!» spiegò affabilmente il rozzo personaggio.
                          «E il tuo amico? Non ha superato le eliminatorie?» domandò allora Tenshinhan.
                          «No, ‘mpare mio… del resto tra noi due lui è quello bravo con la katana, io so tirare meglio coi pugni!» disse, accompagnando la spiegazione con due pugni sferrati contro l’aria. «Sarò io a far avverare il nostro sogno di vittoria… il sogno di tanti anni…»
                          Tenshinhan e Jiaozi sorrisero, comprensivi e paternali; a modo suo, quel villico montanaro era un sognatore, ed essendosi redento era pure simpatico. «In bocca al lupo, Tung… in fondo, un augurio te lo meriti.» disse bonariamente il treocchi.
                          In quel momento entrò nella sala colui che avrebbe curato l’estrazione a sorte dei numeri, una vecchia conoscenza dei nostri quattro maestri: il solito caro telecronista ed arbitro biondo delle passate tre edizioni. Anche per lui il tempo era trascorso, tutto sommato in modo abbastanza generoso: indossava il solito abito scuro con cravatta a righe, e gli occhiali da sole; portava sottili baffetti scuri che incorniciavano qualche rughetta attorno alla bocca, ed i capelli imbrillantinati portavano la stessa pettinatura. Fu felice di rivedere di persona ancora una volta quei giovani che aveva lasciato come promesse delle arti marziali, consacrate da brillanti incontri, ed ora ritrovava nelle vesti mature dei maestri indiscussi del combattimento. Li salutò più che calorosamente, stringendo la mano a ciascuno dei quattro: «Sono commosso… Ma… Non manca qualcuno? Dov’è Son Goku? È lui il campione in carica del Tenkaichi, non dimentichiamolo!» Gli amici di Goku dovettero allora raccontare la tragedia che aveva colpito il giovane Saiyan, sua moglie e il loro unico figlio. Seguì qualche silenzioso attimo di malinconia. «Scommetto che il figlio di Goku è quel ragazzino che si vedeva in qualche scena delle riprese video… a proposito, siete stati grandiosi! Vi ho visti crescere e maturare! Ora grazie a voi il mondo è stato salvato… e siete dei maestri! Me lo sarei aspettato, non mi sorprendete affatto!» Poi, abbassando il volume della voce ed avvicinandosi con fare sospettoso, soggiunse: «Dite la verità… nelle trasmissioni, prima che la linea si interrompesse, si vedeva un guerriero biondo… era Goku, prima di ammalarsi e morire, vero? C ha salvati per l’ultima volta! L’ho sempre detto che non era normale quel ragazzo, e quei capelli biondi erano indice di una trasformazione anomala…»
                          «No…» spiegò Crilin. «Quello era un altro ragazzo del gruppo… a cui non interessa il Torneo…» Vegeta sa-rebbe inorridito a sentirsi definire come “un altro del gruppo”; ma era il modo più semplice di spiegare la storia senza fare troppe rivelazioni!
                          «Ditemi… non è che ora verrà pure quel terribile Piccolo?? Sinceramente ho un po’ di fifa…» domandò abbassando la voce con fare circospetto.
                          «Non si preoccupi… ormai si è calmato. Non è più la furia scatenata di un tempo, e comunque ci ha detto di non essere interessato alle gare.»

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                          • Finalmente si diede inizio al sorteggio. Su un tabellone bianco era riportato un grafico che aspettava solo di essere completato con i nomi dei concorrenti; un’urna conteneva otto foglietti di carta numerati, che corrispondevano ai partecipanti ai quarti. Tenshinhan contattò telepaticamente Jiaozi. “Jiaozi… mi senti?”
                            “Sì…”
                            “Adesso faremo ricorso al giochetto del sorteggio truccato… dobbiamo formare le coppie in modo che sembrino casuali, ma naturalmente le manovreremo per far sì che i nostri ragazzi e le due ragazze non si incontrino subito…” I quattro maestri, ad insaputa degli allievi, avevano concordato di “guidare la sorte” combinando gli scontri in modo tale da permettere ai ragazzi di studiarsi a vicenda, analizzare le proprie mosse e tattiche: i maestri non li avevano istruiti sulle tecniche della scuola avversaria, ma in questa fase volevano che fossero loro, con la propria abilità di osservazione e con la perspicacia, ad esaminare l’avversario ed i potenziali altri avversari che si battevano nei vari incontri disputati e a dedurne strategie vincenti. Le arti marziali devono sfruttare e sviluppare anche le abilità intellettive di chi le pratica.
                            “Va bene. Dimmi tu come combinare i match…” rispose Jiaozi.
                            «Ordunque… dalla batteria A, la prima classificata è la signorina Kaya…» cominciò il biondino.
                            “Kaya, della scuola della Tartaruga… mettiamola al numero… 3, dai. Combatterà al secondo incontro.” Fu la prima direttiva del treocchi. Con un bip di Jiaozi, il numero estratto da Kaya fu proprio il 3.
                            «Il secondo della batteria A è il signor Tung, proveniente dalle montagne del nord-est del continente…» Il corpulento energumeno di montagna infilò la mano nell’urna dei numeri, mentre Tenshinhan ordinava al suo amichetto: “Smistiamolo… lo conosciamo già, mettiamolo al primo incontro.” Grazie alla magia di Jiaozi, Tung estrasse il numero 1.
                            «Ora è il turno del signor… Bukko Bukko?» esitò il biondo arbitro, chiedendo conferma dell’esatta pronuncia del nome del concorrente. «Sono io…» disse una bestia alta due metri e mezzo: la flaccida pelle della sua pancia gonfia e coperta da porri e verruche di un verde molto chiaro, mentre quella della testa, che copriva anche schiena ed arti, era spessa e dura, coperta di squame, di color marrone tenue; muso sporgente, occhietti neri incassati nel viso, e una corta coda tozza che strisciava per terra quando l’animale era in posizione eretta, lasciando una schifosa bava giallina. Una strana creatura pensante, a metà tra il rettile e l’anfibio, a riprova che nel mondo esistevano bestie dei tipi più strani. «Ho la zampa troppo grossa per quella scatola; potresti estrarre tu il mio numero, cortesemente…?» disse Bukko Bukko, con sorprendente educazione. “Strana creatura… ma la sua aura non è terrificante quanto il suo aspetto” pensò Tenshinhan. “Questo sfiderà uno dei nostri. Mettilo al terzo scontro!” Così, il nome del mostro andò ad occupare la posizione numero 5 del tabellone.
                            «Vediamo… dalla batteria B, la signorina Ganja…»
                            “Ok, piazziamola quarto scontro, che è ancora vuoto! Così non ci resta che completare gli abbinamenti con gli altri quattro.” Ganja fu la numero 8.
                            «Passiamo alla batteria C. Primo qualificato è il giovane Ramen… prego, venga a prendere il suo numeret-to.» “Perfetto, Ramen contro la bestia… mettilo al numero 6, coraggio!” Numero 6 per il rosso Ramen.
                            «… poi, il secondo qualificato è… il signor Moonwalker.» Era un bizzarro personaggio dalla pelle color caffellatte, lunghi capelli mossi con un tocco di gel, vestito con giacca e pantaloni color avorio. Essendo a petto nudo, si intravedeva il suo fisico atletico, definito; indossava un cappello di lusso modello borsalino, anch’esso di color avorio. L’atleta fece una giravolta; poi, con passo sinuoso, indietreggiò strisciando fluida-mente fino all’urna, arrestandosi con un urletto in falsetto: «Auh!»
                            “Dobbiamo ancora abbinare Ivanovich… come avversari, sono rimaste libere le due ragazze e Tung; questo Moonwalker può benissimo combattere contro una delle due ragazze… vediamo, mettilo al numero 7.”
                            Ultimo blocco, lettera D: il primo qualificato era Ivanovich. “Jiaozi, lui non deve combattere subito contro Kaya… mettilo contro la nostra vecchia conoscenza, Tung.” Bip… Ivanovich venne collocato al numero 2.
                            «Bene, l’ultimo rimasto, Mr. Satan, naturalmente andrà a collocarsi al numero 4 del tabellone. E con questo, il sorteggio è terminato.»
                            «Ehi! È forse questo il trattamento che riservate al campione mondiale di lotta libera?? Che modo di fare è?!» protestò indignato Mr. Satan. Era una persona celebre: non era conosciuto solo negli ambienti della lotta, ma – amando molto le esibizioni di potenza – era usuale vederlo partecipare, da oltre un anno a quella parte a programmi televisivi, e ciò lo aveva reso un personaggio mediatico facilmente riconoscibile al di là del suo look appariscente, con i folti capelli afro, i baffoni neri da pirata e gli ampi mantelli colorati che era solito indossare nelle sue apparizioni pubbliche. «Non solo mi fate aspettare fino all’ultimo, ma non estraggo nemmeno il bigliettino! Ho diritto anche io, come e forse più di tutti, ad estrarre il mio numero!»
                            «Ma non…» Il biondo cronista avrebbe voluto obiettare che non era necessario, perché era palese che Satan sarebbe finito nell’unico posto libero del tabellone.
                            «Niente ma!!» ruggì Satan. «A me la scatola con il bigliettino!» Il campione inserì la mano nell’apposito buco, tirò fuori il famigerato bigliettino, infine commentò: «Numero 4! Ottimo, ORA va bene.» Le gemelle, stranamente, si tennero per sé quel giudizio di “scemo pagliaccio” che avevano formulato nelle loro menti contro il campione del mondo. Probabilmente erano impazienti di concludere l’estrazione, quindi non volevano ingaggiare baruffe inutili.
                            «Bene, il sorteggio è terminato…» dichiarò l’annunciatore. «I quarti di finale si svolgeranno a partire da domani mattina. Per stasera siete liberi di andare alla fiera, riposarvi o allenarvi… appuntamento a domattina!»
                            Yamcha, Crilin, Tenshinhan e Jiaozi si scambiarono delle occhiate complici, e qualche sorriso. Il sorteggio era stato manovrato spudoratamente, ma se non altro con equità; forse quel gesto non era stato il massimo, eticamente parlando; ma, in un torneo il cui esito davano per scontato (avrebbe vinto di certo uno dei loro quattro allievi), valeva la pena di cogliere l’occasione e far fruttare gli spunti formativi che l’evento offriva. Un imbroglio a fin di bene.

                            Il gruppetto dei maestri e degli allievi uscì dalla sala e si diresse alla ricerca degli altri amici, ipotizzando che, data l’ora del pomeriggio, potessero essere dalle parti della fiera per rilassarsi. Fu proprio lì che li trovarono, intenti a concedersi un gelato per merenda.
                            «E allora, che novità abbiamo?» chiese gioviale Muten alle gemelle, mentre Bulma concedeva un cucchiaino di gelato a suo figlio.
                            «Spaccheremo tutto!» rispose Ganja.
                            «Siamo passate… è stata una giornata incredibile, c’era qualche centinaio di concorrenti, ma noi quattro abbiamo spaccato, e di brutto anche!» raccontò Kaya in un turbinio di parole.
                            «Naturalmente voi due, ma anche i due allievi di Tenshinhan e Jiaozi! Me l’aspettavo…» commentò il vecchio.
                            Soya chiese interessata: «E i quarti?» Raccontarono dell’avvenuto sorteggio, e Ramen mostrò al resto del gruppo un foglietto sul quale aveva accuratamente annotato le coppie che si sarebbero scontrate, a mo’ di promemoria. Eccone il contenuto:

                            TUNG VS. IVANOVICH
                            KAYA VS. MR. SATAN
                            BUKKO BUKKO VS. RAMEN
                            MOONWALKER VS. GANJA

                            «Nomi sconosciuti, a parte voi quattro e Mr. Satan, che compare ogni tanto in tv… sembra che ci sia stato un ricambio generazionale, in questi dieci anni…» commentò Muten, da intenditore. «Gli altri che tipi sono? Sono forti?»
                            «Non lo sappiamo… nessuno di noi ha visto combattere il proprio avversario. Non possiamo saperlo, finché non ce li troviamo davanti!» disse Ramen.
                            «Io sarò il primo a combattere… l’idea mi emoziona.» osservò Ivanovich.
                            «E il calendario degli incontri?» chiese Bulma a Crilin.
                            «Allora, avremo… domani, i quarti; l’indomani, ossia l’11 maggio, le semifinali… e poi…»
                            «…il 12, la finalissimaaaaaa! Gyeaaaahhh!» proruppe Ganja, entusiasta.
                            A quel punto Soya sollecitò a raccontare lo svolgimento delle eliminatorie, e così iniziò il lungo racconto della giornata che avrebbe impegnato narratori ed ascoltatori per la serata e durante la cena comune, prima di andare a dormire.

                            L’indomani mattina, la giornata prometteva di essere radiosa, a cominciare dal clima. Così, mentre il gruppetto degli spettatori, guidato da Bulma, si diresse fra gli spalti dello stadio che ospitava gli incontri ufficiali; i quattro concorrenti si prepararono; indossarono le divise da combattimento, rosse quelle della Tartaruga e verde scuro quelle della Gru. Poi, ricevettero gli auguri e l’incoraggiamento dei maestri.
                            Tenshinhan ruppe per una volta l’austerità che lo caratterizzava: si piegò leggermente all’altezza di Ivanovich, più basso di lui, gli pose le mani sulle spalle e, con fare paterno, gli rivolse parole affettuose d’augurio: «Ivanovich, tu combatterai subito… in bocca al lupo! Tieni sempre a mente le mosse e le tecniche che abbiamo provato… non farti scoraggiare da nessun avversario, e dimentica tutte le frecciatine che di solito ricevi per il fatto di essere il numero due della palestra! Se ti abbiamo portato qua, è perché hai realmente delle ottime capacità… sta a te mostrarle senza paura.»
                            «… senza dimenticare mai di divertirti, ovviamente!» completò Jiaozi.
                            «G-grazie, maestri…» rispose il ragazzino con gli occhi che gli ridevano di commozione.
                            Poi i maestri voltarono le spalle ed andarono per la loro strada, in cerca di un angolo da cui sbirciare in modo più ravvicinato gli incontri, proprio come tempo addietro era solito fare il maestro Muten.

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                            • Il ring era ampio, tutto pavimentato con piastrelle bianche; l’inizio del primo incontro era atteso con impa-zienza dal pubblico che, posizionato sugli spalti, rumoreggiava e vociava disordinatamente. L’allegria e l’entusiasmo erano nell’aria. Quando finalmente il biondo telecronista comparve sul ring, un coro di gioia esplose festoso.
                              «Signore e signori, buongiorno a tutti!» gridò il biondo con il braccio teso in un gesto teatrale. «Diamo fi-nalmente inizio agli incontri ufficiali della ventiquattresima edizione del Torneo Tenkaichi di arti marziali! Dopo tutto questo tempo sono entusiasta quanto voi, ma anche molto curioso di assistere a dei combatti-menti che, in base alle capacità dei concorrenti, si preannunciano incredibili! I nostri atleti giunti fin qui so-no molto in gamba, hanno dimostrato notevoli capacità durante le selezioni e sono sicuramente fra i più abili combattenti del mondo! Pensate, gli otto che si avviano a lottare hanno superato i turni delle elimina-torie, venendo scelti fra una rosa di centosedici iscritti!» Un urlo fragoroso si sollevò dal pubblico. «Le regole le conoscete tutti: le riepilogo una sola volta, e saranno valide fino alla finalissima!» disse, riassumendo le solite regole, a cui se ne aggiungeva una nuova: divieto di infliggere ferite mortali, a pena di squalifica. «Ma adesso basta con le chiacchiere! Diamo immediatamente il via al primo scontro, che vedrà contrapposti il signor Tung contro il giovane ma abile Ivanovich! I due concorrenti salgano sul ring.»
                              Il grosso energumeno e l’atletico adolescente biondo fecero il loro ingresso sul ring con malcelata emozione: arrivava il momento che avevano sempre sognato. «Questa per entrambi è la gara d’esordio; è la prima volta che partecipano ad una competizione di alto livello. Conosciamoli un attimo, prima di lasciare loro il ring...» Si avvicinò a Tung ed iniziò ad introdurlo agli ascoltatori vicini e lontani, compresi coloro che seguivano il Torneo. «Il signor Tung viene dalla regione montuosa del nord-est del continente; lavora come allevatore di bestiame insieme ad un suo amico, Uska, che ha partecipato alle eliminatorie, purtroppo senza riuscire a passare il turno…»
                              Si udì una voce sgraziata e gracchiante dagli spalti: «VAI ‘MPAREEEEEEEEEEEEE!» gridò il magro Uska facen-do sentire la sua presenza all’amico. «È il mio ‘mpare…» accennò Tung con voce commossa.
                              «Ci dica, come mai ha scelto di partecipare al nostro Torneo?» chiese l’arbitro.
                              «Beh, sicuramente perché sono troppo forte, e fra l’altro è sempre stato il sogno della mia giovinezza! Ricordo con nostalgia le edizioni precedenti, bellissime…»
                              «Eh, a chi lo dice… ricordo anche io quelle belle edizioni… era un vero piacere farne la telecronaca…» ribatté l’altro, con il tono di chi rievoca nostalgicamente i bei tempi andati.
                              Ivanovich lanciò un colpetto di tosse: «E-ehm… il Torneo…»
                              «Ah già, ci scusi, signor Ivanovich! Ci dica, signor Tung, vuole rilasciare qualche altra dichiarazione?»
                              «Voglio salutare i miei bisonti e i miei mufloni che mi seguono da casa!» disse l’uomo agitando la tozza ma-nona.
                              «Ehm… benissimo! Ed ora la parola ad Ivanovich. Ha quattordici anni…»
                              «Ma ora vado per i quindici!» si affrettò a precisare il ragazzo. Ramen, che osservava fuori dal campo, commentò con imbarazzo: «Bel modo di mostrare la propria maturità…»
                              «Sì… viene da Vodka Town. Come potete vedere dall’ideogramma che indossa sulla divisa, è un allievo della Nuova Scuola della Gru, dove ha avuto come maestri Tenshinhan e Jiaozi! I nostri più affezionati ascoltatori ricorderanno con piacere questi due esperti atleti che in passato ci hanno fatto sognare con incontri meravigliosi! Se tanto mi dà tanto, l’abilità del giovane Ivanovich deve essere straordinaria! Sei emozionato, ragazzo?»
                              «Beh, un po’ sì…» rispose egli.
                              «Ahaha! Che gattino spelacchiato!» lo sbeffeggiò Tung, per via di quello stato d’animo così facilmente leggibile.
                              «Maledetto cicciabestia! Come ti permetti di prendermi in giro??» si adirò il ragazzo.
                              «Alla faccia dell’emozione… il ragazzino ha grinta da vendere!» replicò l’energumeno.
                              «Te la dimostro io la grinta, culone!»
                              «Bene, mi sembra che gli spiriti siano già ardenti… non resta che porgervi il mio in bocca al lupo!» dichiarò l’annunciatore; scendendo dal ring, concluse: «Che vinca il migliore… tre, due, uno, via!»
                              Ivanovich fece un educato inchino al rozzo avversario, poi entrambi si portarono in posa. L’adolescente fissava il suo contendente con uno sguardo accigliato che richiamava quello di un felino in agguato; per questo Tung lo apostrofò beffardo: «Micio di primo pelo!» Una goccia di sudore colò lungo la tempia del ragazzo. Tung iniziò a correre a passo di carica verso l’avversario, pronto a colpirlo con un pugno pesante come il piombo. Il ragazzo si sottrasse all’attacco rotolando agilmente di lato. Poggiati saldamente ambo i piedi sul pavimento, scattò in avanti e tentò di sferrare un pugno al volto dell’avversario, che abbassò il capo, afferrò poi l’altro braccio del ragazzo e lo colpì con un pugno all’addome. Ivanovich incassò il pugnò rantolando, balzò all’indietro e rispose all’avanzata di Tung ingaggiando un rapido scambio di colpi; i due, incitati ora da una parte, ora dall’altra degli spalti, si tenevano testa a vicenda.
                              «Il nostro amico biondo sembra più agile del bestione…» osservò Ganja da dietro le paratie, parlottando con Kaya e Ramen.
                              «… ma non quanto noi!» le fece eco sua sorella.
                              «Non sapete niente… il mio compagno può fare molto meglio di così!» rispose loro il rosso, quasi stizzito, come a voler condividere l’orgoglio di appartenere alla stessa scuola. “Non capisco” rifletté Ramen, quasi immedesimandosi nelle difficoltà del nemico. “Non capisco perché quel deficiente di Ivanovich stia tergiversando tanto a combattere sul serio; quel Tung non dovrebbe riuscire a tenergli testa.”
                              Ad un certo punto, Tung riuscì ad afferrare Ivanovich per entrambi i polsi. «L’altro giorno mi allenavo in montagna in vista del torneo.» iniziò a raccontare, con un sorriso in cui si intravedevano alcune caselle an-nerite, segno di scarsa igiene orale. «Ho visto un cucciolo di gatto selvatico spaurito, debole ed indifeso, tutto da coccolare… sembravi tu!»
                              «Basta! Mi hai proprio stufato adesso!» esclamò l’adolescente, furibondo, ripartendo all’attacco. Con la rabbia negli occhi azzurri, il giovane simulò un’astuta finta: fece per colpire l’avversario con un gancio al mento ma, mentre Tung si accingeva a pararlo, gli sferrò un calcio rotante al fianco sinistro, sbattendolo violentemente a terra verso destra. Poi avanzò ulteriormente, approfittando della pesantezza con cui l’avversario tentava di rialzarsi, per attaccarlo con un altri due rapidi calci al torace, facendolo indietreggiare ancora una volta. Si fermò, consapevole del fatto che i colpi subiti non avevano certo messo knock out l’avversario. «Strabiliante, amici spettatori! Nonostante un’iniziale parità, il giovane Ivanovich sembra stia sfoderando una forza davvero fuori dal comune!»
                              Fu Tung stavolta a ripartire all’attacco. Prese una rincorsa verso l’adolescente, poi saltò in avanti per sor-prenderlo con un calcio al ventre; Ivanovich però saltò verso l’alto, facendo sì che il contendente rovinasse disastrosamente sul pavimento. Tung si rialzò immediatamente, per vedere che il giovane aveva raggiunto un’altezza strabiliante. «Che padronanza di movimenti!» commentò il telecronista. «Ivanovich ha invertito il senso di marcia, e dopo essersi innalzato con un salto ora si prepara a scendere a precipizio!»
                              Il corpulento combattente ebbe appena il tempo di constatare che il ragazzino gli si dirigeva contro in pic-chiata a tutta velocità, coi pugni protesi in avanti; approntò una rudimentale difesa incrociando le tozze braccia davanti al proprio viso. Ivanovich lo colpì con vigore, ma Tung si impose di resistere, opponendosi all’offensiva con tutta la forza possibile, flettendo le ginocchia per contrastarlo al meglio. I due si contrapposero con strenua determinazione per alcuni secondi: Ivanovich spingeva, Tung resisteva, ed entrambi avevano vene pulsanti lungo le loro braccia; fra i due, però, dopo diversi secondi sembrava che a Tung gli occhi stessero uscendo dalle orbite, da quanto faticava a resistere. Resosene conto, Ivanovich aumentò bruscamente l’energia utilizzata indietreggiando e poi colpendolo in modo secco a più riprese finché, dopo averlo così spintonato più volte, lo costrinse al bordo del ring. Ivanovich poggiò di nuovo piede a terra, sorridendo trionfante, poi con facilità calciò l’avversario alle gambe facendogli perdere l’equilibrio. Inaspettatamente, Tung si ritrovò lungo disteso per terra.

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                              • «Tung è caduto fuori dal ring! Il vincitore del primo incontro è… Ivanovich!» proclamò il telecronista.
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                                «Dici? Grazie…» rispose il ragazzo con modestia, sapendo di non aver affatto dato fondo alle proprie risorse. «I miei maestri mi hanno insegnato ad essere serio ed a parlare poco, quando combatto… ogni parola in più rischia di essere un punto in meno per me.»
                                «Vuoi saperla una cosa? Tutta quella sceneggiata del gattino era una farsa, ‘mpare… Il mio obiettivo qui al torneo era vincere, ma non sarei stato contento di passare il turno quando ti comportavi da micino impaurito. Volevo farti incavolare! Ora mi hai battuto tu… riconosco che sei più forte di me, giovanotto… ma anche se non sarò io il vincitore del Tenkaichi, sono contento di averti fatto tirare fuori le palle! Solo così lo scontro poteva essere leale! Da ora in poi farò il tifo per te. Stringi ‘sta mano…» lo invitò Tung allungando la mano destra verso di lui. Perplesso, Ivanovich gliela strinse. «Più forte, giovanotto!» Ivanovich capì che l’avversario lo aveva capito meglio di quanto il ragazzo stesso si fosse capito da solo. Nei mesi di preparazione alle gare, in un ambiente chiuso e familiare come la palestra, si era sempre comportato da spacconcello, e anche con Kaya e Ganja continuava ad atteggiarsi da galletto della situazione. Ora che, però, era a confronto col mondo intero, in un contesto internazionale… beh, la cresta gli si era abbassata da sola, involontariamente! Tung, col buon senso di cui solo un semplice montanaro o un contadino sarebbero capaci, lo aveva compreso; e aveva scelto di non essere tanto sleale da approfittarne. Per questo il giovane sorrise e strinse la mano convinto. «È stato un bel combattimento… grazie, signor Tung!»
                                «Chiamami “‘mpare”! Ahahah!» rispose Tung con una risatona gioviale. Mentre i due scendevano dal ring, Ramen disse alle due gemelle: «Visto? Ve l’avevo detto che Ivanovich doveva ancora dare il meglio di sé!» Così, Crilin e Yamcha si congratularono con Tenshinhan e Jiaozi per il buon risultato ottenuto dal loro allievo. Lungo il breve sentiero che portava alla sala d’attesa, Ivanovich chiese allo sconfitto: «Come fai ad essere così forte, ‘mpare? Che addestramento hai seguito??»
                                «Ma chi si è mai addestrato! Non ho scuola, io...! Il segreto della mia forza? Anni e anni vissuti fra sani esercizi fisici e sogni di gloria, e ottima alimentazione a base di latte e formaggi di muflone! »

                                *********************
                                L’ANGOLO DELL’AUTORE.
                                Il torneo è finalmente entrato nella fase calda, dunque! Com’era prevedibile, i nostri quattro beniamini sono passati tutti.
                                Per quanto riguarda gli altri quattro finalisti:
                                - Mr. Satan lo conosciamo tutti, ma in questa linea temporale non è l’eroe salvatore del mondo per-ché non c’è mai stato (e mai ci sarà) un Cell Game nel quale potrà esibire le sue indubbie capacità eroiche; finora, è solo il campione del mondo di wrestling.
                                - Tung era stato una comparsa di un vecchio capitolo (18), e qua si è fatto conoscere in una luce di-versa;
                                - Moonwalker e Bukko Bukko sono due nuovi personaggi, che presto avremo modo di conoscere. :-)

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