L’intenzione originale era l’essere il più aggressivo e caustico possibile, in quanto non aveva intenzione di andarsene senza qualcosa in mano, ma la curiosità derivante dal messaggio di Gaiyjìn gli imponeva di riconsiderare parzialmente le sue richieste e i suoi atteggiamenti.
<<Generale, io chiedo garanzie e nient’altro>> esordì il capitano <<Voglio la garanzia che i miei uomini stiano rischiando le loro vite per una giusta causa. La garanzia che il loro governo li protegga e garantisca la loro sicurezza>>
Il generale intrecciò le mani all’altezza del petto, appoggiando i gomiti alla scrivania, chiedendo al proprio sottoposto <<Cosa non le è chiaro della nostra spedizione su Veyat capitano? Cosa la turba>> disse con tono rassicurante e rilassato
<<Non starò qui a chiederle l’ovvia verità oltre la verità>> rispose deciso il capitano Kalùd <<E’ ovvio che oltre all’ufficiale motivazione scientifica di facciata, ci siano motivi mediatici, propagandistici, per i quali non ho la minima ragione di discutere, e che anzi trovo legittimi e utili se perseguiti con lealtà e correttezza nei confronti della popolazione>>
Jorgàn prese fiato, suggerendo implicitamente al generale d’intervenire se avesse avuto qualcosa da dire, ma una volta tanto non aveva nulla da dire sulle classiche frecciatine del capitano, e proseguì
<<Credo conosca il mio pensiero riguardo le politiche adottate dal nostro governo durante l’ultimo secolo, certamente non mi va di ripetermi quanto a lei non va d’ascoltarmi. Ma una cosa che ho capito nelle ultime settimane, guardando morire i miei uomini per niente, è che per adottare certe politiche, per perseguire un obiettivo con tanto impegno, un motivo ci deve essere, un qualcosa c’è. O almeno lo spero, generale Jokùn, perché non sopporterò vedere morire altri miei uomini senza una valida ragione.>> il capitano concluse il discorso incalzando il generale, con un’accusa nemmeno tanto velata, e con una domanda secca e precisa per non lasciare spazio all’immaginazione al proprio superiore <<in pratica le chiedo, Signor Generale: cosa stiamo cercando su Veyat?>>
Il movimento di nuca del generale alla ricerca degli occhi del colonnello Jorwàh fu per lui la risposta più eloquente possibile, tanto da portarlo a suggerire la risposta al generale <<E’ qualcosa che ha a che fare col Ki, giusto generale?>> disse con tono supponente Jorgàn, ben più calmo di prima, con il tono di uno che sa di aver fatto centro; e nel mentre cercava con la coda dell’occhio il colonnello Jorwàh, quasi a voler confermargli definitivamente che si, aveva letto il suo messaggio, e che ne seguiva le istruzioni (1- chiedi del Ki).
Il generale, con aria quasi rassegnata, rispose <<Ebbene si, capitano Kalùd, non siamo andati su Veyat per un semplice studio generico>> con un atteggiamento del corpo rilassato, per Jorgàn era la prima volta che non gli sembrava d’aver a che fare con un cyborg <<Forse perché sentiamo di aver ormai scoperto tutto, il Ki ci sembra la panacea di tutti i mali>>
<<Abbiamo già tutto per sconfiggere i mali>> intervenne Jorgàn, facendo il verso a uno degli slogan più noti di Plant, che recitava “Solo Dio oltre la civiltà”
<<Invece non si arriva mai capitano, lei dovrebbe saperlo meglio di me. Questo Ki sembra avere potenzialità illimitate>> disse con vigore, e proseguì a tono sempre più incalzante <<pensi a qualsiasi cosa voglia capitano, ci pensi, sotto qualsiasi punto di vista, non c’è nessun contesto e nessuna tecnologia che non possa subire significativi miglioramenti grazie all’impiego del Ki. Forse addirittura nessun antròò che non possa giovarne.>>
<<Strano>> intercalò con tono di sufficienza il capitano Kalùd <<Perché lei ha l’aria di uno che di questo Ki ne sa parecchio>> proseguì <<Eppure io avevo chiesto di essere avvertito ed aggiornato semmai ci fossero state novità a riguardo di questo Ki, ciò nonostante lei sembra saperla lunghissima a riguardo, mentre per me altro non è che la presa per il culo di qualche medium stiligista (*religione planòò) truffatore>>
Ed eccolo lì il caro vecchio dissacrante capitano Kalùd, che come in precedenza chiuse il discorso con una domanda chiara e precisa <<C’è forse qualcosa che non so o che dovrei sapere a riguardo?>> (2-insisti sul Ki)
Il generale sospirò; una risposta tardava ad arrivare, allora nuovamente la suggerì il capitano <<La avverto, Signor Generale, che non accetterò una risposta negativa>> (3-ricatta sul Ki)
Disse il capitano Kalùd, fugando qualsiasi residuo dubbio dalla mente del colonnello Jorwàh.
Il generale non era assolutamente tipo da farsi mettere i piedi in testa da un sottoposto, ma questa volta fu lui dall’alto del suo rango a far buon viso a cattivo gioco.
<<Sa, capitano Kalùd, il colonnello Jorwàh m’aveva avvertito su questa eventualità, ed in verità le dico che m’aveva persuaso lui prima che lo facesse lei>> Bingo! Su questo Jorgàn non aveva dubbi. Il silenzioso colonnello era colui che fin lì aveva tirato i fili; pur senza aver proferito parola, la riunione s’era risolta come lui aveva pianificato.
<<Mi segua>> disse il generale alzandosi dalla poltrona <<Avrà tutte le risposte che cerca nella sezione 73>>
Un nodo in gola spezzò il fiato al capitano, non immaginava che qualcosa potesse ancora sorprenderlo: la sezione 73 era una leggenda metropolitana che conosceva fin da piccolo, e nonostante fosse ormai Capitano dell’esercito e viaggiasse verso la cinquantina, non ne sapeva molto di più rispetto ad allora. Pur essendo certo dello sviluppo di tecnologie avveniristiche segrete da parte dell’esercito, aveva ormai precluso l’esistenza di questa fantomatica sezione 73.
A questo punto le tensioni e le apprensioni riguardanti la possibile guerra passarono in secondo piano, da Capitano delle milizie Planòò per qualche momento divenne un bambino in preda ad euforia e curiosità la cui unica preoccupazione era sapere se avrebbe potuto bullarsi col capitano Waltùr perché aveva visto la sezione 73 e lui no.
Capitano e colonnello si misero a seguito del generale, scortati da una decina di guardie che per il generale si prodigavano senza fiatare, saltando quasi tutti i controlli e le autorizzazioni di rito; il capitano sentiva tangibile la differenza di autorità abissale che li separava, differenza che probabilmente si traduceva anche nelle conoscenze a cui ai due era concesso accedere; nonostante il suo ruolo, se solo ora stava accedendo quasi per caso alla sezione 73, significava senz’ombra di dubbio che ancora non aveva alcuna garanzia sul fatto che non gli stessero nascondendo qualcosa tuttora troppo in alto per lui.
Arrivarono all’ascensore centrale ed entrarono scortati dalle guardie, una volta lì le luci si spensero e il generale inserì un codice. Iniziarono a muoversi, sempre a luci spente; Jorgàn non arrivava a vedere nemmeno il proprio naso.
La “corsa” durò qualcosa come 10 minuti, pure una talpa avrebbe perso il senso dell’orientamento, ma il tempo consentì al capitano Kalùd di stemperare l’agitazione e riflettere sulle parole del generale, che continuavano a non convincerlo, o almeno non bastavano a fargli riconsiderare l’opinione negativa che aveva maturato sulle politiche adottate durante l’ultimo secolo, né sulla gestione della spedizione su Veyat.
Una volta arrivati a destinazione, solo lui e gli altri ufficiali scesero laddove l’ascensore con a bordo la scorta ripartiva; né scorta li accolse una volta arrivati lì, né nient’altro, semplicemente un apparente nulla.
Un lungo e candido corridoio dava l’impressione di perdersi all’orizzonte, nella sua semplicità esso riusciva a metterlo in soggezione; l’ambiente era quasi surreale, non c’erano ne porte ne finestre, nessun punto di riferimento, aveva quasi la sensazione di camminare sul nulla.
Dopo un paio di minuti di silenziosissima e solenne processione, del gas iniziò e fuoriuscire dalle pareti: era il gas Tewìjùnur, in lingua planòò letteralmente “fumo nero”, capace di inibire tutti i sensi. Il capitano non si fece prendere dal panico, solamente pensò “Cazzo addirittura!?”
Dopo pochi secondi, senza avere la minima idea né del perché né del per come, si ritrovò accanto ai due ufficiali in testa ad una lunga scala.
<<Bello scherzetto>> commentò sarcastico <<Suvvia capitano>> rispose il generale <<non avrà mica creduto che le rivelassi proprio tutto?>> il capitano gli lanciò un’occhiata carica di sufficienza e malcelato disappunto <<Del resto, capitano, lei sa meglio di me che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta>> <<Già, ma nulla è più frustrante di essere continuamente presi per il culo>> pensò, ma non disse, limitandosi ad un indolente <<Indiscutibile, signor generale>>. Non per nulla il generale gli aveva appena implicitamente confermato che non solo era legittimo avere dubbi su quanto gli venisse detto, ma che era da perfetto imbecille non averne, nonostante il governo si fosse sempre proclamato limpido e sincero, stroncando sempre sul nascere dubbi e critiche.
Ed il colonnello invece era riuscito nell’impresa di non proferire parola per mezz’ora, la sensazione è che provasse ad evitare lo sguardo del capitano, come un’amante farebbe in pubblico col marito fedigrafo. In effetti, silenzio e sguardo in corrucciato tradivano una certa tensione. Dovuta a cosa?
Una volta arrivato in fondo alla gradinata gli si parò il motivo davanti agli occhi: un uomo immerso in una gigantesca vasca piena di liquido verde, con indosso solo una mascherina e decine di piccole ventose.
<<Le presento Kalèn Guluò: l’uomo del Ki>> esclamò il generale.
Il colonnello si voltò di scatto verso il capitano, il cui sguardo assorto non tradiva alcuna emozione; lo stava forse ascoltando?
Erano almeno 30 anni che non lo vedeva…
___________________________
Mi sono come sempre perso in chiacchiere ed alla fine ho deciso di troncare anche questo capitolo, ma il prossimo arriva entro due settimane, non si sfugge.
Buona lettura
*p.s. Kalèn Guluò vedi capitolo 2
<<Generale, io chiedo garanzie e nient’altro>> esordì il capitano <<Voglio la garanzia che i miei uomini stiano rischiando le loro vite per una giusta causa. La garanzia che il loro governo li protegga e garantisca la loro sicurezza>>
Il generale intrecciò le mani all’altezza del petto, appoggiando i gomiti alla scrivania, chiedendo al proprio sottoposto <<Cosa non le è chiaro della nostra spedizione su Veyat capitano? Cosa la turba>> disse con tono rassicurante e rilassato
<<Non starò qui a chiederle l’ovvia verità oltre la verità>> rispose deciso il capitano Kalùd <<E’ ovvio che oltre all’ufficiale motivazione scientifica di facciata, ci siano motivi mediatici, propagandistici, per i quali non ho la minima ragione di discutere, e che anzi trovo legittimi e utili se perseguiti con lealtà e correttezza nei confronti della popolazione>>
Jorgàn prese fiato, suggerendo implicitamente al generale d’intervenire se avesse avuto qualcosa da dire, ma una volta tanto non aveva nulla da dire sulle classiche frecciatine del capitano, e proseguì
<<Credo conosca il mio pensiero riguardo le politiche adottate dal nostro governo durante l’ultimo secolo, certamente non mi va di ripetermi quanto a lei non va d’ascoltarmi. Ma una cosa che ho capito nelle ultime settimane, guardando morire i miei uomini per niente, è che per adottare certe politiche, per perseguire un obiettivo con tanto impegno, un motivo ci deve essere, un qualcosa c’è. O almeno lo spero, generale Jokùn, perché non sopporterò vedere morire altri miei uomini senza una valida ragione.>> il capitano concluse il discorso incalzando il generale, con un’accusa nemmeno tanto velata, e con una domanda secca e precisa per non lasciare spazio all’immaginazione al proprio superiore <<in pratica le chiedo, Signor Generale: cosa stiamo cercando su Veyat?>>
Il movimento di nuca del generale alla ricerca degli occhi del colonnello Jorwàh fu per lui la risposta più eloquente possibile, tanto da portarlo a suggerire la risposta al generale <<E’ qualcosa che ha a che fare col Ki, giusto generale?>> disse con tono supponente Jorgàn, ben più calmo di prima, con il tono di uno che sa di aver fatto centro; e nel mentre cercava con la coda dell’occhio il colonnello Jorwàh, quasi a voler confermargli definitivamente che si, aveva letto il suo messaggio, e che ne seguiva le istruzioni (1- chiedi del Ki).
Il generale, con aria quasi rassegnata, rispose <<Ebbene si, capitano Kalùd, non siamo andati su Veyat per un semplice studio generico>> con un atteggiamento del corpo rilassato, per Jorgàn era la prima volta che non gli sembrava d’aver a che fare con un cyborg <<Forse perché sentiamo di aver ormai scoperto tutto, il Ki ci sembra la panacea di tutti i mali>>
<<Abbiamo già tutto per sconfiggere i mali>> intervenne Jorgàn, facendo il verso a uno degli slogan più noti di Plant, che recitava “Solo Dio oltre la civiltà”
<<Invece non si arriva mai capitano, lei dovrebbe saperlo meglio di me. Questo Ki sembra avere potenzialità illimitate>> disse con vigore, e proseguì a tono sempre più incalzante <<pensi a qualsiasi cosa voglia capitano, ci pensi, sotto qualsiasi punto di vista, non c’è nessun contesto e nessuna tecnologia che non possa subire significativi miglioramenti grazie all’impiego del Ki. Forse addirittura nessun antròò che non possa giovarne.>>
<<Strano>> intercalò con tono di sufficienza il capitano Kalùd <<Perché lei ha l’aria di uno che di questo Ki ne sa parecchio>> proseguì <<Eppure io avevo chiesto di essere avvertito ed aggiornato semmai ci fossero state novità a riguardo di questo Ki, ciò nonostante lei sembra saperla lunghissima a riguardo, mentre per me altro non è che la presa per il culo di qualche medium stiligista (*religione planòò) truffatore>>
Ed eccolo lì il caro vecchio dissacrante capitano Kalùd, che come in precedenza chiuse il discorso con una domanda chiara e precisa <<C’è forse qualcosa che non so o che dovrei sapere a riguardo?>> (2-insisti sul Ki)
Il generale sospirò; una risposta tardava ad arrivare, allora nuovamente la suggerì il capitano <<La avverto, Signor Generale, che non accetterò una risposta negativa>> (3-ricatta sul Ki)
Disse il capitano Kalùd, fugando qualsiasi residuo dubbio dalla mente del colonnello Jorwàh.
Il generale non era assolutamente tipo da farsi mettere i piedi in testa da un sottoposto, ma questa volta fu lui dall’alto del suo rango a far buon viso a cattivo gioco.
<<Sa, capitano Kalùd, il colonnello Jorwàh m’aveva avvertito su questa eventualità, ed in verità le dico che m’aveva persuaso lui prima che lo facesse lei>> Bingo! Su questo Jorgàn non aveva dubbi. Il silenzioso colonnello era colui che fin lì aveva tirato i fili; pur senza aver proferito parola, la riunione s’era risolta come lui aveva pianificato.
<<Mi segua>> disse il generale alzandosi dalla poltrona <<Avrà tutte le risposte che cerca nella sezione 73>>
Un nodo in gola spezzò il fiato al capitano, non immaginava che qualcosa potesse ancora sorprenderlo: la sezione 73 era una leggenda metropolitana che conosceva fin da piccolo, e nonostante fosse ormai Capitano dell’esercito e viaggiasse verso la cinquantina, non ne sapeva molto di più rispetto ad allora. Pur essendo certo dello sviluppo di tecnologie avveniristiche segrete da parte dell’esercito, aveva ormai precluso l’esistenza di questa fantomatica sezione 73.
A questo punto le tensioni e le apprensioni riguardanti la possibile guerra passarono in secondo piano, da Capitano delle milizie Planòò per qualche momento divenne un bambino in preda ad euforia e curiosità la cui unica preoccupazione era sapere se avrebbe potuto bullarsi col capitano Waltùr perché aveva visto la sezione 73 e lui no.
Capitano e colonnello si misero a seguito del generale, scortati da una decina di guardie che per il generale si prodigavano senza fiatare, saltando quasi tutti i controlli e le autorizzazioni di rito; il capitano sentiva tangibile la differenza di autorità abissale che li separava, differenza che probabilmente si traduceva anche nelle conoscenze a cui ai due era concesso accedere; nonostante il suo ruolo, se solo ora stava accedendo quasi per caso alla sezione 73, significava senz’ombra di dubbio che ancora non aveva alcuna garanzia sul fatto che non gli stessero nascondendo qualcosa tuttora troppo in alto per lui.
Arrivarono all’ascensore centrale ed entrarono scortati dalle guardie, una volta lì le luci si spensero e il generale inserì un codice. Iniziarono a muoversi, sempre a luci spente; Jorgàn non arrivava a vedere nemmeno il proprio naso.
La “corsa” durò qualcosa come 10 minuti, pure una talpa avrebbe perso il senso dell’orientamento, ma il tempo consentì al capitano Kalùd di stemperare l’agitazione e riflettere sulle parole del generale, che continuavano a non convincerlo, o almeno non bastavano a fargli riconsiderare l’opinione negativa che aveva maturato sulle politiche adottate durante l’ultimo secolo, né sulla gestione della spedizione su Veyat.
Una volta arrivati a destinazione, solo lui e gli altri ufficiali scesero laddove l’ascensore con a bordo la scorta ripartiva; né scorta li accolse una volta arrivati lì, né nient’altro, semplicemente un apparente nulla.
Un lungo e candido corridoio dava l’impressione di perdersi all’orizzonte, nella sua semplicità esso riusciva a metterlo in soggezione; l’ambiente era quasi surreale, non c’erano ne porte ne finestre, nessun punto di riferimento, aveva quasi la sensazione di camminare sul nulla.
Dopo un paio di minuti di silenziosissima e solenne processione, del gas iniziò e fuoriuscire dalle pareti: era il gas Tewìjùnur, in lingua planòò letteralmente “fumo nero”, capace di inibire tutti i sensi. Il capitano non si fece prendere dal panico, solamente pensò “Cazzo addirittura!?”
Dopo pochi secondi, senza avere la minima idea né del perché né del per come, si ritrovò accanto ai due ufficiali in testa ad una lunga scala.
<<Bello scherzetto>> commentò sarcastico <<Suvvia capitano>> rispose il generale <<non avrà mica creduto che le rivelassi proprio tutto?>> il capitano gli lanciò un’occhiata carica di sufficienza e malcelato disappunto <<Del resto, capitano, lei sa meglio di me che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta>> <<Già, ma nulla è più frustrante di essere continuamente presi per il culo>> pensò, ma non disse, limitandosi ad un indolente <<Indiscutibile, signor generale>>. Non per nulla il generale gli aveva appena implicitamente confermato che non solo era legittimo avere dubbi su quanto gli venisse detto, ma che era da perfetto imbecille non averne, nonostante il governo si fosse sempre proclamato limpido e sincero, stroncando sempre sul nascere dubbi e critiche.
Ed il colonnello invece era riuscito nell’impresa di non proferire parola per mezz’ora, la sensazione è che provasse ad evitare lo sguardo del capitano, come un’amante farebbe in pubblico col marito fedigrafo. In effetti, silenzio e sguardo in corrucciato tradivano una certa tensione. Dovuta a cosa?
Una volta arrivato in fondo alla gradinata gli si parò il motivo davanti agli occhi: un uomo immerso in una gigantesca vasca piena di liquido verde, con indosso solo una mascherina e decine di piccole ventose.
<<Le presento Kalèn Guluò: l’uomo del Ki>> esclamò il generale.
Il colonnello si voltò di scatto verso il capitano, il cui sguardo assorto non tradiva alcuna emozione; lo stava forse ascoltando?
Erano almeno 30 anni che non lo vedeva…
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Mi sono come sempre perso in chiacchiere ed alla fine ho deciso di troncare anche questo capitolo, ma il prossimo arriva entro due settimane, non si sfugge.
Buona lettura
*p.s. Kalèn Guluò vedi capitolo 2
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