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Credente e non credente: vite a confronto

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  • Margera
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    Sono credente perché vedo in Dio la risposta a tutte le domande della vita. Di fronte a tutte le domande che un uomo si pone, la risposta coincide con il Creatore. Che senso avrebbe altrimenti la Scienza? Nessuno. Studiare tutto ciò che ci circonda, senza sapere poi da dove viene, senza conoscere cosa ha generato tutto. C'è sempre una causa, che precede ogni avvenimento, e questa concezione prosegue all'infinito. Dio stesso coincide con il concetto di Infinito.
    Un errore comune è quello di associare la figura dello scienziato a quella del non credente. In verità lo scienziato si occupa di studiare e capire l'"opera" di Dio. Sinceramente ho sempre pensato che un non credente passi la propria esistenza senza riuscire a trovarne una spiegazione, una motivazione, e che questa sensazione di ignoto lo faccia anche sentire più forte, tanto da farlo arrivare a giudicare il credente come un subdolo che ha paura di non trovare un senso alla vita.

    Inoltre, non ho mai intuito il senso di questa teoria alquanto calvinista del Disegno divino. Dio ci ha semplicemente messi al mondo, e sta a noi vivere come meglio ci pare e piace, senza dover seguire nulla di preimpostato. I conti con il Creatore verranno fatti dopo la morte, sulla base del comportamento che avremo tenuto in vita. Io da credente passo la mia esistenza con spensieratezza, credendo in un'Entità superiore.

    Tutto ciò che ho scritto comunque non è da intendere come una squallida giustificazione. E' una risposta, che da un senso a tutto, basata su prove intangibili quali la parola di persone realmente esistite, come Gesù Cristo.
    Last edited by Margera; 15 maggio 2008, 23:03.

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  • Marcos92
    replied
    Originariamente Scritto da Goge Visualizza Messaggio
    Perchè dare ragione al credente?
    Perchè dare ragione al non credente?

    E' tanto semplice.

    Il credente trova la ragione per la quale non vuole commettere delle azioni perchè ha paura di qualcosa di stupido, dato che non sa come aggrapparsi alla vita.

    Il non credente guarda in faccia la realtà e continua ad andare avanti non sapendo cosa lo aspetta, preparandosi al domani con cognizione di sè.

    Risultato?

    Credente +1wned.
    Ti piace sparare cazzate eh?
    Io sono cattolico per quello che penso, non per quello di cui ho paura.
    Anzi, al dopo vita non ci penso nemmeno, io vivo la mia vita ogni giorno pensando ad un domani vivo, non a cosa posso provare dopo la morte xD

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  • dark sayan
    replied
    Penso che il credere o il non credere in Dio non determini la felicità di una persona,invece credere fortemente in dei valori religiosi o laici
    che siano penso che sia una delle qualità fondamentali per godersi la vita,infatti una persona completamente vuota nn penso che riuscirà mai a sentirsi realizzata

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  • Marcos92
    replied
    E' ininfluente.
    Personalmente sono credente, anche se mi diverto a scazzarci un po' e iniziare a postare santini a "scherzo" seguo comunque il cattolicesimo.
    Ma credo che se non credessi (che bel gioco di parole) sarebbe la stessa cosa per la mia condizione di felicità, ne più ne meno.

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  • Goge
    replied
    Perchè dare ragione al credente?
    Perchè dare ragione al non credente?

    E' tanto semplice.

    Il credente trova la ragione per la quale non vuole commettere delle azioni perchè ha paura di qualcosa di stupido, dato che non sa come aggrapparsi alla vita.

    Il non credente guarda in faccia la realtà e continua ad andare avanti non sapendo cosa lo aspetta, preparandosi al domani con cognizione di sè.

    Risultato?

    Credente +1wned.

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  • The Mystic
    started a topic Credente e non credente: vite a confronto

    Credente e non credente: vite a confronto

    Mi spiego.

    Oggi in classe è sorta una discussione riguardo a questo argomento.
    Il professore di Filosofia (naturalmente ateo) sosteneva che il credente non è felice, in quanto lui vive nell'illusione di vivere "sotto le dipendenze" di un essere superiore, che decide cosa è bene e cosa è male. Quindi secondo lui il credente non può essere felice, perché credendo nella vita eterna, crede nell'infelicità eterna, quindi se dice di essere felice, è un imbecille.
    Il non credente, al contrario, è felice, in quanto si basa solo sul proprio merito, e sapendo che non c'è nulla dopo la morte, cerca di vivere meglio la vita, in modo felice. Questo è il succo del suo pensiero odierno.

    La maggior parte di noi, e la professoressa di Scienze, sosteneva invece che il credente è più felice, in quanto vive in modo più spensierato, poiché se succede qualcosa di male, è Dio che l'ha fatto accadere seguendo il suo Disegno, che poi porterà il credente alla vita eterna, e quindi è felice; se succede qualcosa di buono, è felice in quanto è successo.
    Il credente non si rende conto di essere irrazionale, lui pensa di aver ragione, e se lui ha ragione, è più felice, in quanto ciò in cui crede, non lo fa sentire solo e gli "offre" sempre un'altra possibilità, quella della giustificazione seguendo il modello del Disegno divino.


    Voi che ne pensate? Non vi basate solo sulla nostra discussione, dite la vostra, senza per forza rispondere a quello che ho scritto.

    Ripropongo la domanda: "chi è più felice? Il credente o il non credente?"


    Sì, lo so, sarà il millesimo topic sull'ateismo e sulla religione, ma almeno il particolare argomento è diverso. In classe ne è uscita una discussione interessante (il che è tutto dire).
    Last edited by The Mystic; 15 maggio 2008, 22:18.
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