Annuncio

Collapse
No announcement yet.

Credente e non credente: vite a confronto

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts

  • Davyl
    replied
    E' tanto complesso cogliere l'aspetto portante della discussione?

    Perdiana, Mystic non sta chiedendo se si raggiunga permanentemente la felicità tramite l'ateismo o la fede, ma, semplicemente, se l'illusione dei credenti sia realmente sinonimo di benessere, o, almeno, più di quanto non lo sia per i non credenti.
    "Credere in Dio, illudersi di crederci, illudersi di non terminare con il decesso biologico è un punto a favore per i credenti, o no?"

    Il fatto, poi, che un individuo si soddisfi e diventi "felice" quando mangia, beve e fa sesso è ben altra cosa.
    Qui non si considera la felicità nella interezza dei modi disponibili per raggiungerla, ma solo nel rapporto che ci sia tra quest'ultima e la religione.

    Leave a comment:


  • Davide03
    replied
    Mah, non credo.
    C'è gente che afferma che dopo aver "trovato" la fede è come rinata.
    Ha trovato quell'armonia e quella voglia di vivere che prima gli mancava.
    Ovvio che però, come è giusto che sia, ci sono diversi pensieri.
    Il non credente vive la vita senza timore di esser giudicato (parlo ovviamente di una giustizia divina) mentre quello credente rispetta la volontà di Dio tentando di non sgarrare e se lo fa, tenta di farlo il meno possibile.
    Ovviamente sono idee rispettabili, ci mancherebbe, ma se uno crede o non crede (la scelta dev'essere propria, e non influenzata da altri) non ci sia diversità.

    Leave a comment:


  • Sanji
    replied
    Le due cose non dipendono l'uno dall'altra.
    è un discorso soggettivo,ognuno trova la felicità come vuole.
    Se si vede la Religione o il non credere come fonte di felicità si è c******i.

    Leave a comment:


  • Marcos92
    replied
    Originariamente Scritto da Goge Visualizza Messaggio
    Certo, i credenti dicono tutti così.
    A questo punto mi viene da chiedermi se ti sei mai posto delle domande sull'esistenza di questo fantomatico Dio.
    Si, e ti ripeto che credo in Dio, ma anche se non esistesse non importa, il mio essere cristiano mi porta ad aiutare gli altri, quello che sto facendo e continuerò a fare è comunque utile secondo i miei ideali indipendentemente dall'esistenza di Dio o no.

    Leave a comment:


  • Feleset
    replied
    Mah, non vedo un grossissimo legame fra la felicità e la religione. Sia i credenti che gli atei credono di poter essere felici vivendo in un certo modo, per cui in teoria dovrebbero essere alla pari.
    I credenti magari vivono una vita con più sacrificio, poichè rincorrono il concetto della vita eterna. Ma proprio questa prospettiva dovrebbe dare loro la forza di andare avanti.
    Gli atei invece sono più materialisti, dal momento che l'unica vita che possono sfruttare è quella terrena.
    Non so, io credo che se ognuno è felice delle proprie scelte non si debba porre troppo questo interrogativo. Piuttosto ritengo (e mi dispiace, ma continuerò a ritenere) che la felicità sia invece legata all'intelligenza. Ok, non è matematico dire "tutti i geni sono infelici" e "tutti gli idioti sono felici", ma di sicuro è una cosa su cui si può ragionare.
    Certo, se come qualcuno pensa i credenti sono mediamente più stupidi, allora posso affermare che si sentano anche mediamente più felici.

    Leave a comment:


  • jenny56
    replied
    Scusate, ma questa e' la copia di un altro topic sulla religione, o no?Vabbe', devo ripetere le stesse cose del primo topic! Io sono atea, grazie a Dio! Non sopporto tutta questa ipocrisia della religione. Per me il credere in qualcosa di superiore a noi non mi intriga proprio! Io credo che siamo solo una combinazione di elementi chimici scaturiti da un BIG BANG nello spazio! Credo nell'evoluzione di Darwin e penso che la religione e' solo una maschera per nascondere le nostre paure. Infatti ci sono sempre state guerre di religione e sempre ci saranno...in nome di chi? Un Dio sanguinario? E perfino in questo forum tanti pii credenti cristiani possono azzannare i pagani!E' solo la PAURA A FARCI CREDERE IN UN DIO CHE CI SALVI! Ma purtroppo il destino e' solo nelle nostre mani, siamo noi a decidere, non Dio!

    Leave a comment:


  • mrk
    replied
    Il credente vive la vita come il non credente e viceversa.
    Non tutti siamo dei credenti perfetti e quindi la vita ce la vogliamo godere al massimo in ogni caso.

    Leave a comment:


  • ghonnen
    replied
    Originariamente Scritto da The Mystic Visualizza Messaggio
    E' idiota la domanda o il fatto che tu non capisca che il fatto che sia soggettiva è ammesso, e che in questa discussione si cerca di giustificare la propria felicità particolare, e quindi cercare di capire le ragioni per le quali il credente e il non credente sono felici della loro scelta?
    Leggere tra le righe, aiuta.

    Piccolo consiglio: prima accertati bene di aver capito il topic, poi postaci.

    Bardock, comprendo, rispetto, ma non condivido.
    Blabla .

    Originariamente Scritto da The Mystic Visualizza Messaggio
    Ripropongo la domanda: "chi è più felice? Il credente o il non credente?"
    E comunque se cosi non fosse, se avessi dovuto tradurre le tue parole, il mio intervento rimane lo stesso.
    E' stupida la domanda.
    L' ideale si plasma perfettamente con l' individuo, indipendentemente da quale sia.

    Leave a comment:


  • Rama
    replied
    Wow, il tuo prof è una persona incredibilmente stupida.

    Leave a comment:


  • The Mystic
    replied
    Originariamente Scritto da ghonnen Visualizza Messaggio
    La felicità è uno stato psicologico del tutto relativo, che s' innesca nel cervello a degli stimoli appropriati all' individuo.
    Mi chiedo come ci si possa porre una domanda cosi idiota.
    E' idiota la domanda o il fatto che tu non capisca che il fatto che sia soggettiva è ammesso, e che in questa discussione si cerca di giustificare la propria felicità particolare, e quindi cercare di capire le ragioni per le quali il credente e il non credente sono felici della loro scelta?
    Leggere tra le righe, aiuta.

    Piccolo consiglio: prima accertati bene di aver capito il topic, poi postaci.

    Bardock, comprendo, rispetto, ma non condivido.

    Leave a comment:


  • ghonnen
    replied
    La felicità è uno stato psicologico del tutto relativo, che s' innesca nel cervello a degli stimoli appropriati all' individuo.
    Mi chiedo come ci si possa porre una domanda cosi idiota.

    Leave a comment:


  • sentinel
    replied
    Originariamente Scritto da sssebi Visualizza Messaggio
    delle domande che mi sono sempre chiesto: chi ci ha messi sulla terra? da dove siamo venuti? come siamo stati creati?
    Infine devo ammettere che dietro tutto questo c'è una mano divina, non credo a tutte le cose religiose che raccontano, ma sicuramente credo a Dio. Non può essere stato il caso a creare l'uomo, gli animali, la terra, il sole, ecc...
    Niente nasce dal nulla!
    Perché non dovrebbe essere il caso? Ti senti così speciale da pensare che la tua esistenza deve essere per forza l'obbiettivo di un Dio perfetto?

    Leave a comment:


  • Freecell
    replied
    Spoiler:
    Originariamente Scritto da Final Bardock Visualizza Messaggio
    Il mio pensiero è alla fine il pensiero di tutti gli scienziati, o comunque della maggior parte di essi, che, contro quanto dice l'opinione comune, è credente, così come credenti erano molti tra i maggiori esponenti del passato (vedi Albert Einstein). Sono cresciuto tra gente che ha dedicato gran parte del proprio interesse, se non la propria intera esistenza, alla scienza della materia e delle sue trasformazioni. E ormai sono tre anni che passo 36 ore a settimana tra i chimici, e gran parte del mio pensiero è ispirato a quello degli scienziati come loro, che si sono sempre definiti (mi riferisco ai miei professori, e ai professori dei miei professori fino ai primi alchimisti del 15° - 16° secolo) come coloro che si occupano di capire e spiegare alla "massa" (sì, una brutta caratteristica del chimico è l'autostima superiore alla media, come dice nonciclopedia) il funzionamento dell'"operato" di Dio. Il primo impatto con questo pensiero che rapporta scienza e religione può essere negativo, come è avvenuto per te. Mi hai capito perfettamente, amo con e come tutti i miei simili definire con razionalità quello che sta nel mondo, e cerco di non affidare nulla alla pura casualità. Ma un pensiero che accomuna comunque la mia specie, è quello di accettare il carattere misterioso di Dio come conseguenza del fatto che Egli è, dopotutto, un'Entità Suprema, Superiore a noi tutti. Se Dio fosse un concetto esprimibile razionalmente, fisicamente, probabilmente molti umani ci avrebbero già "parlato", e da Lui avrebbero ricevuto una spiegazione per tutto. La conseguenza starebbe in una totale inesistenza della Scienza come concetto interamente iniziato e sviluppato dall'uomo e da nessun altro, e di tutte le sue branche come la Chimica, la Biologia, l'Anatomia...
    Se Dio non fosse un concetto inarrivabile durante la vita terrena, l'intelligenza dell'uomo non avrebbe mai avuto la possibilità di affinarsi da sé fino a questo punto, con le scoperte, con le innovazioni di ogni giorno, poiché tutto sarebbe già scontato, spiegato da Dio. Egli rimane invece come una concezione ignota, manifestatasi indirettamente per l'unica volta duemila anni fa tramite Gesù Cristo.
    E' proprio questo che secondo me da un senso alla vita dello scienziato credente: cercare in tutti modi di "sfidare" la scelta di Dio di non mostrarsi a tutti noi, di non averci dato delle spiegazioni, dei perché, e di averci messo al mondo, nudi e stupidi, senza averci dato un "libretto d'istruzioni" per l'"uso" del pianeta Terra e dell'Universo.
    Originariamente Scritto da Final Bardock Visualizza Messaggio
    Sono credente perché vedo in Dio la risposta a tutte le domande della vita. Di fronte a tutte le domande che un uomo si pone, la risposta coincide con il Creatore. Che senso avrebbe altrimenti la Scienza? Nessuno. Studiare tutto ciò che ci circonda, senza sapere poi da dove viene, senza conoscere cosa ha generato tutto. C'è sempre una causa, che precede ogni avvenimento, e questa concezione prosegue all'infinito. Dio stesso coincide con il concetto di Infinito.
    Un errore comune è quello di associare la figura dello scienziato a quella del non credente. In verità lo scienziato si occupa di studiare e capire l'"opera" di Dio. Sinceramente ho sempre pensato che un non credente passi la propria esistenza senza riuscire a trovarne una spiegazione, una motivazione, e che questa sensazione di ignoto lo faccia anche sentire più forte, tanto da farlo arrivare a giudicare il credente come un subdolo che ha paura di non trovare un senso alla vita.

    Inoltre, non ho mai intuito il senso di questa teoria alquanto calvinista del Disegno divino. Dio ci ha semplicemente messi al mondo, e sta a noi vivere come meglio ci pare e piace, senza dover seguire nulla di preimpostato. I conti con il Creatore verranno fatti dopo la morte, sulla base del comportamento che avremo tenuto in vita. Io da credente passo la mia esistenza con spensieratezza, credendo in un'Entità superiore.

    Tutto ciò che ho scritto comunque non è da intendere come una squallida giustificazione. E' una risposta, che da un senso a tutto, basata su prove intangibili quali la parola di persone realmente esistite, come Gesù Cristo.

    Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
    E' il credente consapevolmente strumentale a vivere una vita di felicità.
    "Consapevolmente strumentale", ovvero colui che riesce a capire fino a che punto credere in un essere supremo, fino a che punto accettare e rispettare le Sue Leggi, fino a che punto subordinarsi al Suo Volere, al volere di una propria (del credente) creazione.
    Il non credente accetta l'idea di un Dio inteso puramente come concetto, ma non è tanto "astuto" (probabilmente terminologia errata) da sfruttarla come un'àncora, come un punto d'appoggio, come uno sfogo psicologico, come una fonte di sicurezza e faro che illumini il proprio cammino di vita, cammino illuminato in realtà da una nostra rappresentazione mentale che funge da tramite tra l'iniziale sfiducia psicologica personale e il consenso dato dalla figura garante del Dio stesso, quindi.
    Il credente completamente subordinato ("il gregge" citando Nietzsche), invece, non fa altro che limitare la propria libertà, il proprio campo d'azione, più di quanto, in realtà, non faccia già la società con le sue leggi e le varie istituzioni, imponendosi oltre alle leggi dello Stato anche quelle Morali (escatologicamente discorrendo), il cui effetto è utile limitatamente, dopodichè si trasforma non più in un "consiglio" o nell'innocuo rispetto delle leggi sociali, in uno "stradario per la Felicità", ma ufficiosamente in un totalitarismo, in un fascismo, in un nichilismo psicologico.

    Atei e credenti, in generale, percorrono sentieri diversi, per giungere alla medesima meta. Gli atei (a-theos, senza un Dio, e ciò implica appunto che Egli ci fosse in un prima) rifiutano la fede nella speranza di sentirsi più liberi, nel tentativo di poter ottenere maggiori possibilità di autorealizzazione, ma contemporaneamente compiono un "salto nel buio" (Soren Kierkegaard), decidono di affermare la propria "indipendenza" senza conoscere il motivo di farla valere.
    I credenti sono coloro che si impongono un punto di riferimento che vada oltre e che abbia nulla o poco a che fare con il mondo sensibile, per soddisfare il proprio desiderio di protezione e placare la paura dell'ignoto.

    In definitiva, è meglio la vita del credente o dell'ateo?
    Del credente in grado di valutare sino a che punto gli "convenga" credere, per non cadere nella completa subordinazione a Dio, ma che sappia, comunque, "credere" nel senso pieno del termine, che sappia ancorarsi ad una figura in grado di migliorare la propria situazione, in quanto in grado di suscitare un sentimento di sicurezza e di annullare la paura della solitudine e dell'abbandono del singolo individuo.



    Sono perfettamente daccordo, se fossi riuscito a spiegare bene come voi quello che penso avrei risolto molto più velocemente parecchie discussioni sullo stesso tema. Complimenti.

    Leave a comment:


  • sssebi
    replied
    delle domande che mi sono sempre chiesto: chi ci ha messi sulla terra? da dove siamo venuti? come siamo stati creati?
    Infine devo ammettere che dietro tutto questo c'è una mano divina, non credo a tutte le cose religiose che raccontano, ma sicuramente credo a Dio. Non può essere stato il caso a creare l'uomo, gli animali, la terra, il sole, ecc...
    Niente nasce dal nulla!

    Leave a comment:


  • Chibi Goku
    replied
    Originariamente Scritto da Final Bardock Visualizza Messaggio
    Sì, da molta noia. Ma no, non per il fatto di non essere speciale, quanto per il fatto di essere stato affidato al caso, che è ben diverso. Dio non ci ha creati perché ci avrebbe poi considerati speciali. Dio ci ha creati e basta.
    Mi darebbe piuttosto fastidio continuare a studiare il funzionamento del mondo e di quella piccola parte dell'Universo senza poi nemmeno avere un'idea delle loro origini, delle nostre origini, potendo trovare l'unica spiegazione nel "caso", un concetto di quattro lettere che ho sempre odiato. Tutto ha una spiegazione.
    Non sono egocentrico, ripeto, non mi reputo speciale per il fatto di esistere grazie a un Dio che ha deciso di metterci al mondo.
    E che ci sarebbe di speciale?
    Quando tu pieghi un foglio di carta e ci fai un aeroplanino hai creato qualcosa di speciale?
    Perché in fin dei conti una creazione sempre tale rimane, un capriccio del creatore, che poi se ne curi o meno cambia poco, creatura e creatore stanno su piani completamente diversi.
    Mi sfugge cosa ci sia di più brutto di sapere di essere una misera creatura.
    Ben venga il caso a questo punto, che non è un diavoletto che gioca a dadi (visto che, come ben sappiamo, dio non gioca a dadi) con il destino del mondo, è una "proprietà" del mondo stesso, mondo di cui facciamo parte.
    Non accettare il caso è non accettare il mondo, pensare che tutto dipenda da qualche entità superiore (anche il risultato di un lancio di dadi) è crearsi un proprio mondo, al riparo da ogni incertezza.

    Tutta la bellezza e la magnificenza che abbiamo prestato alle cose reali e immaginate, io voglio rivendicarla come proprietà e opera dell' uomo: come la sua più bella apologia. L' uomo come poeta, pensatore, Dio, amore, forza; ammiriamo la sua regale generosità, con cui ha fatto doni alle cose per impoverire se stesso e sentirsi miserabile! Finora il suo maggiore disinteresse fu questo, che egli ammirò e adorò e seppe nascondere a se stesso che egli stesso aveva creato ciò che ammirava.

    Leave a comment:

Working...
X