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  • Il Nicco mi aveva fatto venire la curiosità di leggere questo libro dopo avermene parlato in privato.
    Oddio, è stranissimo, in generale mi ha dato veramente noia e mi ha creato il voltastomaco. Sade è maniacale, la cura con cui si sofferma sui dettagli e le descrizioni precisissime di ciò che fanno...però alla lettura il suo modo di scrivere (e sottolineo il modo di scrivere, perchè il tema è pesantissimo) è abbastanza scorrevole.
    "Don't you know there ain't no devil, there's just God when he's drunk"

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    • A leggerlo in due giorni per poterlo portare ad un esame ho pure avuto gli incubi

      Finito qualche giorno fa In Patagonia di Chatwin: avevo letto in prima media il primo capitolo sull'antologia e mi era venuta voglia di sapere come fosse. Mi è piaciuto molto, specie perchè non è un romanzo vero e proprio ma una sorta di raccolta di bozzetti e di biografie della Patagonia, e la sua forma è molto più vicina a quella di una raccolta di racconti. Lo consiglierei a chiunque
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      • Letto, per la scuola, Aspettando Godot. Beh, è geniale.

        Narciso e Boccadoro di Hesse.
        Di Hesse ho già letto Siddharta, a cui ho preferito questo. Mi piace il modo di scrivere di Hesse, scorrevole. L'opera non annoia, anzi ci sono delle belle riflessioni sulla caducità della vita.
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        • Nei 15 giorni che sono stato al mare ho letto:

          Delitto e Castigo di Dostoevskij
          Libro che ha come tema la rigenerazione interiore del protagonista attraverso tutto quello che passa dopo aver commesso il delitto. Il libro offre anche un dettagliato quadro storico della Pietroburgo di fine '800

          Il cavaliere inesistente, Il visconte dimezzato, Il barone rampante di Calvino
          Questi tre libri offrono spunti di riflessione sul tema dell'essere passando dal non essere all'essere incompiuto per finire con l'esistenza più completa. I primi due romanzi raccontano una storia relativamente semplice e breve, mentre Il barone rampante è più approfondito e anche più piacevole da leggere.

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          • Aluuura,

            -Mastro Don Gesualdo, che ho amato più o meno come i Malavoglia. Lo stile di Verga è, imho, perfetto e in sè e per i fini che si propone di raggiungere.

            -La malattia mortale di Kierkegaard: geniale, introspettivo, vissuto, tensione metafisica. In particolare ne "la malattia come disperazione" ho rivisto parecchie delle mie riflessioni.

            -Fight Club di Palhaniuk. Primo impatto con l'autore decisamente destabilizzante

            -Genealogia della morale di Federico Nietzsche. Come al solito, illunimante, disarmante, inquietante. Non per tutti.

            -Candido di Voltaire, romanzetto delizioso e intelligente, sottilmente ironico.

            -Le petit prince, e mi unisco alle quasi unanime lodi per questo piccolo gioiello.

            -Bartleby e i racconti americani di Melville. Dopo l'esperienza quasi mistica (e a dire il vero davvero faticosa) di Moby Dick, questi racconti non raggiungono le vette artistiche del precedente, ma si fanno apprezzare forse di più per il loro linguaggio più aggiornato, la semplicità narrativa e tematica. Tuttavia rimane intatto il valore simbolico: in particolare degni di nota Batleby lo scrivano e Chicchirichì, dai quali sto anche traendo spunto per un lavoro personale. Comunque autore davvero inquietante questo Melville.

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            • Vabbeh, alla fine Bartleby è un semplice racconto, mentre Moby Dick è un romanzo vero e proprio. Imho però Bartlebly è forse più forte, come veicolazione di un messaggio.
              Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

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              • Originariamente Scritto da Lorenzo GOV Visualizza Messaggio
                Aluuura,

                -Mastro Don Gesualdo, che ho amato più o meno come i Malavoglia. Lo stile di Verga è, imho, perfetto e in sè e per i fini che si propone di raggiungere.
                Mastro Don Gesualdo l'ho trovato veramente noioso, sarà per il modo in cui ce l'hanno fatto leggere (un'ora alla settimana in classe), però non mi ha preso per niente.
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                • Originariamente Scritto da sentinel Visualizza Messaggio
                  Vabbeh, alla fine Bartleby è un semplice racconto, mentre Moby Dick è un romanzo vero e proprio. Imho però Bartlebly è forse più forte, come veicolazione di un messaggio.
                  Sì, ma infatti io parlo di un valore artistico, non voglio fare paragoni fra due generi diversi.
                  Originariamente Scritto da The Philosopher Visualizza Messaggio
                  Mastro Don Gesualdo l'ho trovato veramente noioso, sarà per il modo in cui ce l'hanno fatto leggere (un'ora alla settimana in classe), però non mi ha preso per niente.
                  Come già dissi tempo fa (ad un altro?) leggerlo a scuola non è la stessa cosa. E poi Verga è difficilmente apprezzabile tramite una lettura superficiale, va letto in un certo modo e in generale non può essere apprezzato da tutti.

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                  • Originariamente Scritto da Lorenzo GOV Visualizza Messaggio
                    -Genealogia della morale di Federico Nietzsche. Come al solito, illunimante, disarmante, inquietante. Non per tutti.
                    Il problema è sempre che Nietasche non ha il senso della misura: i suoi testi sono terrbilimente affascinanti per il loro contenuto immaginifico e la radicalità delle posizioni ma spesso ci si ritrova al limite della comprensibilità; la dissertazione sull'ideale ascetico ancora non mi è del tutto chiara, devo ammettere. Comunque le sue etimologie fanno concorrenza a quelle di Platone.

                    Originariamente Scritto da sentinel Visualizza Messaggio
                    Imho però Bartlebly è forse più forte, come veicolazione di un messaggio.
                    Non saprei, Bartleby ha una grande quantità di piani di lettura (fino alle interpretazioni cristologiche), non credo che pla veicolazione di un messaggio sia tra i suoi punti di forza, dal mio punto di vista sta proprio nell'estrema cripticità posta in una struttura tanto semplice la bellezza di quel racconto. La tua affermazione la vedrei più legata a Billy Budd, ad esempio.

                    Nell'ultimo periodo non ho letto molto, purtroppo:

                    Smorfie di Edoardo Sanguineti: uno strano racconto che forse è solo la descrizione di un sogno in tutta la sua intraducibilità e incoerenza che ho trovato davvero bello e che mi piacerebbe molto poter portare a teatro, un giorno.

                    Il Faust di Marlowe: Non ha la bellezza del capolavoro di Goethe nè il suo carattere di opera enciclopedica nè la complessità dei personaggi nè tutte le cose che rendono il Faust uno dei più bei testi della letteratura tutta; però è molto bello e poetico, specie quando si descrive il toprmento di Faust. Ed è molto stranop vedere in un testo teatrale di quel periodo una commistione di comco e tragico tanto ben riuscita.

                    Matrimonio tra Cielo e Inferno di William Blake: uno di quei libri che non si riescono a comprendere fino in fondo, ma che è uno degli esempi più evidenti di cosa possa significare il Male in letteratura. Disturbante eppure bellissimo.

                    Tempo prima ho anche letto:

                    Il Crepuscolo degli Idoli di Nietzsche: forse il più positivo dei suoi libri, in cui la "filosofia del martello" comincia davvero a creare nuovi (sul valore di nuovo in realtà ci sarebbe da discutere) valori invece di abbattere semplicemente quelli ormai decaduti.

                    Il Teatro e il suo Doppio di Antonin Artaud: dopo quasi un anno ho concluso la mia personale battaglia con questo testo che riesce sempre a ferirmi e che non posso fare a meno di leggere con infinita passione; è l'urlo di un corpo (prima che di un teatro) di là da venire quello racchiuso nelle pagine di Antonin Artaud, questo testo è solo la sua esplicazione più vicina alla norma.

                    Una raccolta di poesie sempre di Artaud: è sempre incredibile come io non possa leggere i suoi scritti del manicomio senza "cantarli" (termine inappropriato ma forse è il più vicino a quello che intendo) interiormente e senza tenerne il tempo. La cesura tra la sua prima produzione (in fondo ancorata a certo maledettismo tipicamente francese) e quella degli anni '20 e poi quella tra quella produzione e quella intorno e successiva al suo viaggio in Messico lascia sconcertati.
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                    • Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                      Il problema è sempre che Nietasche non ha il senso della misura: i suoi testi sono terrbilimente affascinanti per il loro contenuto immaginifico e la radicalità delle posizioni ma spesso ci si ritrova al limite della comprensibilità; la dissertazione sull'ideale ascetico ancora non mi è del tutto chiara, devo ammettere. Comunque le sue etimologie fanno concorrenza a quelle di Platone.
                      Sono d'accordo, ma questa incontrollata irrefrenabilità è quello che rende i testi di Nietzsche non dei semplici trattati di filosofia. Assurgono quasi a opere poetiche.

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                      • In una frase: il libro che ogni otaku dovrebbe leggere.

                        Protagonista della storia è una mangaka che sta per disegnare il finale della serie di manga più famosa al mondo (serie di pura fantasia). I suoi fan sono ansiosi, in ogni parte del mondo attendono di poter conoscere ciò che in realtà per molti è già scontato: il protagonista ucciderà il cattivo e sposerà la sua amata, il demone cattivo diventerà buono, la coppia di amici sarà felice. Ma qualcosa inizia ad andare storto. Qualcosa che ha a che fare con un'interferenza da un altro mondo, e che porterà a una rottura fatale nell'equilibrio dei fan. E così iniziano ad accadere fatti misteriosi, che nel romanzo vengono seguiti con gli occhi di chi li compie. La mangaka, che tutti chiamano Sensei, perde delle dita nelle mani e nei piedi, alcuni giovani fan scompaiono nel nulla, un'altra viene trovata morta. E poi c'è l'otaku, quello vero, che non esce dalla sua stanza da anni e basa tutta la sua vita su quel manga. Quel manga dove improvvisamente iniziano a morire i personaggi più amati.
                        E poi c'è una fan italiana che affronta i problemi dell'adolescenza e conosce la Wicca.
                        E c'è il demone, quello che, più o meno consapevolmente, porta scompiglio nel mondo.

                        Per questioni di serietà faccio un piccolo appunto, anche se vi consiglierei di non farvi influenzare da questo: il romanzo in questione è nato come fan fiction su Inu Yasha ed è stato pubblicato su EFP. Tuttavia in seguito è stato trasformato attraverso più riscritture in un romanzo originale, e come tale va giudicato.
                        Spero di avervi messo abbastanza curiosità, perché questo libro merita davvero, sia come tematica che come stile.
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                        • Visto che il thread ha ripreso l'ingranamento scrivo anch'io quello che ho letto negli ultimi tempi:

                          L'arte della guerra di Sun Tzu: la gente ci vede spesso un manuale di comportamento e una direttiva nel condurre la propria vita lavorativa in qualsiasi campo, o ancora uno scritto che deve educare solo apparentemente nella guerra ma in realtà nello spazio sociale e nel modo in cui ci relazionamo con gli altri. Ma leggendolo ci si rende benissimo conto che si tratta di un pragmatico e affascinante manuale di tattica militare e basta.

                          Una grossa antologia di racconti di Poe. Davvero il maestro del brivido, ogni singola storia trasuda atmosfera palpabile e una straordinaria introspezione psicologica.

                          Cielo di sabbia di Lansdale. Come dicevo anche su Libri e Cultura, è veramente tenero, come libro. Un dolceamaro (soprattutto dolce, per&#242 spaccato dell'umanità vista con gli occhi, a volte più acuti di quello che si pensa, dell'adolescenza. In forte contrasto con il Lansdale che di solito dell'umanità mostra solo il lato peggiore.
                          Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

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