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Elogio del colonialismo

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  • Elogio del colonialismo

    Topic edito da Marchese di San Mauro e da me pienamente condiviso...

    Elogio del Colonialismo

    1) Premessa
    Premetto che sono ovviamente un colonialista convinto e un nemico totale della decolonizzazione forzata operata dall'Onu, dagli Usa e dalle multinazionali nella seconda metà del secolo xx.
    Il colonialismo di per sé è un fatto neutro, né positivo, né negativo: esso altro non è che un'azione biologica dei popoli quand'essi si trovino nelle condizioni di:
    1) incremento demografico
    2) necessità di terra
    3) espansione politico-economica
    In particolare il Colonialismo Italiano d'Epoca Fascista è da me giudicato come positivissimo, necessario e fondato su alti principj politici, sociali ed etici.
    Si dice che, con la fine dei blocchi contrapposti (capitalismo a ovest, comunismo a est) la vera spartizione del mondo è, e sarà sempre più, quella tra un nord benestante e un sud miserabile. E non da oggi si afferma che la miseria di questo è dovuta anche alla rapina delle sue risorse da parte di quello. Tra i capisaldi della mentalità corrente c'è, dunque, la credenza in quello che i francesi chiamano “le grand pillage”, il "grande saccheggio" che avrebbe permesso all'occidente di impossessarsi di mezzi non suoi per costruire su questi le sue fortune. Tutto il "terzomondismo" prima di scuola marxista (anche se, su questo tema, Marx fu più cauto di Lenin) e poi purtroppo di tanti ambienti che si dicono “cristiani”, si basa su questo schema: il nord del mondo ricco perché rapinatore, il sud povero perché rapinato. Da qui, anche, il mea culpa che a tutti noi, bianchi, viene chiesto di recitare. Come spesso avviene, nessuno si cura di verificare se lo schema in questione abbia una base reale o non sia, per caso, uno dei tanti miti e leggende nere contemporanei. Qualche tempo fa, per incarico del collège d'Europe, lo studioso Léo Mulin ha provato a confrontarsi con i dati concreti di questo problema, ovvero con cifre, numeri, valori inequivocabili. Le conclusioni dello studioso confermano quanto sospettavano coloro che rifiutano di accettare acriticamente gli “slogan”: il "grande saccheggio" è un mito. Il colonialismo, anche sul piano economico, ha dato alle altre zone del mondo più di quanto non ne abbia ricavato. Dunque, sia la contrizione del nord sia le recriminazioni quando non il vittimismo del sud non hanno giustificazione storica: le cause dello sviluppo e del sottosviluppo vanno ricercate altrove che nel mito della rapina. Innanzitutto, moulin fa i conti in tasca all'interscambio, sin dai tempi del medio evo, tra europa e medio oriente, nei cui porti giungevano le merci e i prodotti di Asia e di Africa che non solo il desiderio di lusso ma anche le esigenze vitali (le spezie, per esempio, per conservare i cibi) degli occidentali reclamavano. Quell'interscambio fu ampiamente deficitario per l'europa, la quale "sanguina per arricchire l'Asia", come diceva, alla fine del cinquecento, l'inglese Sir Thomas Roe. Ribadisce Moulin: "si dimentica che per secoli l'occidente si è svuotato del suo oro per comprare dall'oriente, spesso a prezzi di strozzinaggio e pagando dazi, gabelle, taglie. E questo non solo nel medio evo: anche quando i portoghesi e gli olandesi apparvero nei mari Asiatici e, rischiando ogni volta la vita, assicurarono il traffico con il Giappone, Sumatra, l'Indocina e l'Arabia, i maggiori vantaggi del commercio restarono tra le mani dei mercanti astuti e sedentari di quei lontani paesi. Prelevando diritti di mediazione sino al 100 per cento del valore delle merci, gli indiani si arricchirono favolosamente, senza però che l'economia del loro paese ne approfittasse in qualche modo". C'è poi il "caso americano" ma, come scrive ancora lo studioso belga, "i tesori delle Indie occidentali furono ben lontani dall'esercitare gli effetti decisivi che si immaginano” e il cosiddetto eldorado non è mai esistito. “tutta la produzione americana d'oro tra il 1520 e il 1660 fu inferiore alla produzione attuale di un anno delle sole miniere Sudafricane". Va notato che quel metallo fu estratto grazie a tecniche che solo gli europei conoscevano o che inventarono sotto la spinta delle necessità. Si sa, infatti, che i nativi non utilizzavano che quelle poche quantità di argento e di oro che affioravano in superficie o che erano altrettanto facilmente estraibili. Dunque, per parlare con precisione, non si trattò di "rapina", visto che le genti del posto non avevano né capacità né interesse né desiderio di procurarsi quel metallo a prezzo di ricerche, di fatiche, di invenzioni tecnologiche. In ogni caso, come tutti sanno, quei "tesori" non fecero la fortuna ma il disastro della Spagna e del Portogallo, portando a una gigantesca inflazione. Comunque, stando sempre alle cifre di moulin, ciò che gli iberici portarono oltreoceano, sotto forma di manufatti, supera le importazioni dal nuovo mondo. C'è poi la fase del "colonialismo" vero e proprio, dì quel moderno "Imperialismo" contro il quale si appuntano gli strali della polemica terzomondista, stracciona e masochista. Quella nuova fase comincia con il 1830, quando la francia conquista l'algeria, strappandola al dominio turco. A lungo l'esempio francese restò isolato e l'espansione coloniale europea non cominciò che alcuni decenni dopo. Come ricorda Moulin, spesso siamo vittime di una sorta di illusione ottica che ci impedisce di ricordare che l'era del colonialismo europeo in Africa e in Asia fu assai breve: il suo apogeo, con la spartizione di quei due continenti in "zone di influenza" tra le potenze europee, fu al congresso di Berlino, nel 1884. Ma solo trent'anni dopo, nel 1914, comincia la fine: la conquista Italiana dell'Etiopia, nel 1936 rappresenta in questo senso una delle ultime eroiche imprese. Ma fu, almeno, quella brevissima stagione del Colonialismo, tanto proficua per l'europa da far pensare a una rapina dei cui frutti ancora beneficeremmo? Moulin non solo ne dubita ma, cifre alla mano, lo esclude assolutamente. Ancor più di quanto non fosse avvenuto in America, anche in Africa e in Asia gli europei diedero una violenta accelerazione a economie stagnanti, portando nuove tecniche, introducendo coltivazioni sconosciute, creando una infrastruttura di strade, ferrovie, porti. Infatti nel periodo d’oro del Colonialismo, le popolazioni colonizzate conobbero un miglioramento di tutti gli indici sociali: mortalità infantile, reddito pro capite, speranza di vita, alfabetismo. Solo la sciagurata decolonizzazione fece regredire la situazione a livelli tragici. 'E ormai assodato che la decolonizzazione fu prevalentemente “imposta” ai popoli del terzo mondo. Se da un lato le potenze europee non riuscivano più a sostenere a livello economico i loro Imperi Coloniali, è oggi palese che furono i potentati economici, spesso legati agli Stati Uniti, che misero in gioco tutta la loro influenza per giungere ad una decolonizzazione mirata ai loro interessi. Da qui sorge lo strapotere odierno delle multinazionali in quei Paesi: dalla decolonizzazione, non dalla Colonizzazione. Questo concetto risulta purtroppo chiaro a ben pochi. Così come ben pochi sanno che oggi giorno ci sono stati del terzo mondo che farebbero carte false per diventare colonie, mentre gli stati europei si guardano bene dall’assecondare questa tendenza in quanto si rendono conto che oggigiorno sarebbe insostenibile avere grandi Imperi Coloniali. Emblematico è stato il caso di Anjouan, un’isola dell’arcipelago delle Comore, che nel 2002 ha unilateramente proclamato la propria annessione alla Francia chiedendo il medesimo status della vicina (e non a caso fiorente) Mayotte, Colonia Francese. Bene la Francia ha risposto: no grazie! L’evidenza di questo caso dovrebbe definitivamente chiudere la diatriba. Al contrario i colonizzatori, costretti a vivere in climi micidiali e tra malattie e pericoli sconosciuti, fecero molta fatica ad adattarsi alle nuove terre. Casi come quelli del Colonialismo Italiano non solo non furono di vantaggio economico ma si rivelarono sovente pure opere umanitarie e di soccorso, onerosissime per la Madrepatria, che aumentò così molto di più il suo prestigio: il concetto di Impero come missione e grandezza della Patria fu la spinta di quel progetto, che poco o nulla aveva di economico. É certo che Libia, Eritrea, Somalia e poi Etiopia costarono infinitamente di più di quanto non abbiano reso. E il belga Moulin cita il caso del Congo: perderlo significò per il Belgio un aumento del reddito nazionale. Lo stesso per l'Olanda, pur padrona delle opulente Isole Asiatiche, e che proprio con la decolonizzazione vide uno sviluppo impetuoso. Per non parlare del fatto che i più alti redditi si registrarono in due paesi europei che mai ebbero Colonie: Svizzera e Svezia. Se va dunque rivisto il puerile “slogan” del "grande saccheggio", va valutata con l'attenzione e la serietà che merita anche l'osservazione spesso ripetuta da quel conoscitore vero (sul campo ben prima che sui libri) e da quel nemico degli schemi ideologici alla moda che è Padre Piero Gheddo. Il quale constata che i paesi del terzo mondo che se la passano meglio sono quelli che più a lungo hanno avuto il Dominio Coloniale europeo e che, dopo l'indipendenza, non hanno rotto i contatti con l'occidente mantenendo uno status privilegiato rispetto alla propria Madrepatria. Se è la verità che fa liberi, solo il superamento di “slogan” propagandistici e demagogici di persone indegne di appartenere a questa civiltà, può "liberare" il mondo dal sottosviluppo, ricercandone le cause vere, senz’altro risolvibili da quell’uomo bianco che ha costruito il mondo.
    "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

  • #2
    Tutti gli stati Africani sono razzisti per natura, in quanto questo continente nasce come insieme di tribù, non già di stati. Ogni tribù ha cercato nel tempo di sopravanzare le altre.laddove giunsero in tempi diversi uomini di razze profondamente diverse non si ebbe altro che il ripetersi di questo fatto. Ciò avvenne in modo estremizzato nell'Africa australe, praticamente disabitata da sempre (se si eccettua qualche sparuto boscimano o ottentotto primitivo) e poi meta di profonde migrazioni d'ogni tipo, sia di bianchi (in particolare boeri, anglosassoni, germanici) che di negri (in particolare bantu principalmente zulu, xhosa, ndebele, swazi, sotho), quindi di Asiatici (soprattutto indiani).le varie razze bianche giunsero in quelle terre dal sud e fondarono le loro nazioni; in seguito entrarono a contatto con i bantu provenienti dal nord, adattandosi al costume di vita tribale e razziale. L'apartheid bianco altro non è che l'adattamento del tribalismo segregazionista negroAfricano a una società di tipo civile bianco. Così nacquero via via l'unione SudAfricana, espressione della razza bianca Boera Afrikaaner poi sconfitta dai bianchi Anglosassoni, l'Africa del sud-ovest (Namibia) espressione della razza bianca Germanica, le due Rhodesie (Zambia e Zimbabwe) espressione della razza bianca Anglosassone, il Nyassaland (Malawi) e il Beciuanaland (Botswana) espressione di un compromesso tra bianchi anglosassoni e bantù xhosa, il Basutoland (Lesotho) espressione dei negri bantù sotho, lo Swaziland, espressione dei negri bantù swazi. L'equilibrio di questi Stati connotati razzialmente fu rotto dal massiccio espansionismo bantù proveniente da nord ed ebbe i risultati che tutti conosciamo: dominio razziale democratico della razza maggioritaria numericamente, il più delle volte totalmente estranea allo stato di cui improvvisamente è diventata dominatrice e cioè: bantù xhosa in Sudafrica; bantù shona nella Rhodesia meridionale, bantù ovambo in Namibia. Che ciò sia più giusto o più bello di prima è assai opinabile: secondo me è peggio. Circa Nelson Mandela, tanto mitizzato dai mezzi di comunicazione di massa, egli è un capo di una razza, i bantù xhosa, che adesso è divenuta dominante. Ben per lui, io preferisco chi il Sudafrica l'ha fondato, Pretorius, Krueger, i pionieri del '600 e del '700, lo stesso Sir Cecil Rhodes dalla parte anglosassone; non chi l'ha conquistato con la forza del numero nel '900. che dopo al mondialismo democratico sovranazionale Onu-Usa-Wto faccia comodo raccontare per l'ennesima volta la storiella del cattivo uomo bianco che sfrutta il "bovero negro" è un altro discorso. Un appunto sulla Rhodesia Meridionale: è lo Zimbabwe odierno del pazzoide capotribù Mugabe che è ultrarazzista (si noti bene: anche e soprattutto contro i negri non shona, rappresentati dal grande Morgan Tsvangirai), non la Rhodesia fondata dal grande statista, forse il più grande statista Africano, Ian Douglas Smith, che costruì la "Svizzera dell'Africa", dove tutte le razze della Rhodesia, pur con ovvi e forti squilibri, stavano infinitamente meglio di quanto stiano oggi.


    Cittadinanze
    In Libia dacché fu dichiarata parte integrante del Regno intorno al 1940 (naturalmente con puntuali limitazioni sui cambi di residenza, per evitare migrazioni sconsiderate). Nell'A.O.I. fu introdotta per tutte le razze e i popoli residenti una speciale cittadinanza Italiana dell'A.O.I. sin dalla fondazione dell'Impero, ossia una cittadinanza Italiana specifica per le colonie. Precise norme definivano alla perfezione queste cittadinanze con chiari riferimenti ai vari diritti, doveri, opportunità, obblighi, possibilità di spostamento, ecc.

    Il caso dell'Africa australe/c
    L'apartheid di cui solitamente si parla, e che si compì appieno nel secondo dopoguerra con l'uscita dell'unione Sudafricana dal commonwealth e la proclamazione della repubblica, fu quello che suddivideva la rappresentanza politica nei seguenti gruppi:
    1)bianchi boeri + in seguito anglosassoni e altri bianchi integrati, al vertice politico-sociale del governo centrale della repubblica Sudafricana, costituenti l'elettorato attivo e passivo del parlamento di pretoria.
    2)negri bantù delle 9 tribù, ognuna al vertice politico-sociale di un bantustant (in afrikaans significa "stato bantù"), con governi e parlamenti autonomi.
    3)coloureds (sanguemisti), con rappresentanza politica legislativa e consultiva nei confronti del governo e del parlamento centrale.
    4)Asiatici, suddivisi in indiani e cinesi, idem come i coloureds
    5)boscimani e ottentotti, autoorganizzati in modo primitivo all'interno delle loro zone, totalmente scollegati dal governo centraleparimenti la vita sociale era separata per detti gruppi, a partire dalla scuola per giungere ai luoghi di ritrovo (cinema e bar specifici per boeri, anglosassoni, Asiatici, coloureds, ecc.).
    Per fare un esempio, un mio conoscente che si trovò a pretoria negli anni '80, in pieno apartheid, fu incuriosito da un edificio particolare con scritte in hindi e chiese di che si trattasse. L'indiano alla porta gli disse in afrikaans "questo è un cinema separato indiano di pretoria", che più o meno in afrikaans suona "das ist ein hindi apartheid cinema van pretoria". E il mio conoscente disse: "ma io posso entrare?". "di regola no, ma qualche eccezione la facciamo: tuttavia, se mi permette, cosa capirebbe dell'hindi?". E il mio amico "in effetti nulla!" e rinunciò. E oggi? Oggi in Sudafrica si è verificato il trionfo della democrazia, pertanto alla classe dominante in base al numero non è necessaria una politica separativistica come fu in passato: essendo le principali tribù bantù in maggioranza numerica, esse possono effettuare tranquillamente il loro apartheid-separativismo attraverso la democrazia: ossia rendendo le cariche quanto più possibile democratiche, essi sono sicuri di insediare nei posti chiave del paese esponenti della propria razza, creando in tal modo una specie di "apartheid democratico". Circa l'aspetto sociale, pur senza una finissima regolamentazione com'era un tempo, è logico che un cinema hindi sarà sempre frequentato al 99% da hindi e un bar boero sarà naturalmente frequentato al 99% da boeri; ciò non necessita di leggi, ma è causato da "aggregazione spontanea". Circa la posizione delle varie razze rispetto al vecchio apartheid: gli Asiatici non sono mai stati particolarmente contrari all'apartheid storico, mentre i bantù erano violentemente contro di esso, in quanto impediva loro di accedere agli interessi politici ed economici della repubblica SudAfricana, entità troppo ricca per non destare il loro interesse; grazie alla democrazia invece gli stessi bantù (in particolare di alcune trib&#249 hanno raggiunto tale dominio, soprattutto in campo politico; in campo economico il loro potere è per fortuna arginato dai boeri.
    "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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    • #3
      Un contentino dell'onu all'Italia del dopoguerra: il decennale mandato in Somalia
      Il provvedimento di mandato onu all'Italia riguardò esclusivamente la Somalia Italiana e la Somalilandia Britannica. Persa la guerra, tutte le nostre Colonie Africane furono occupate dai britannici: mentre furono subito avviate ad indipendenza la Libia (con Re Idris as-Sanussi) e l'Etiopia, cui era stata annessa l'Eritrea (col vecchio Negus Hailé Selassi&#233, le terre somale si ritennero "non pronte" in quanto in situazione totalmente caotica a causa di clan e tribù in lotta tra loro (tra parentesi: situazione identica all'attuale). L'Onu aveva deciso a tavolino e abbastanza inopinatamente che le due Somalie Italiana ed inglese (non quella francese=Territorio degli afar e degli issa=Gibuti) si sarebbero dovute unificare in uno stato indipendente. Alla fine degli anni '40 le due Somalie erano in situazione caotica, sotto il controllo formale, per la verità poco presente sul territorio, delle truppe inglesi occupanti ("Somalia police force"). La Gran Bretagna dichiarò chiaramente di non volersi accollare il mandato di questi territori, sicché il 1° aprile 1950, l'Onu, anche per mostrare "benevolenza" verso l'Italia, affidò il mandato di condurre a indipendenza le due Somalie, facendone un unico stato "affidato all'Italia per un tempo determinato di 10 anni". Ebbe così inizio l'Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia (A.F.I.S.) con il compito di curare - sostituendo l'amministrazione britannica - il progresso politico, economico, sociale e culturale delle popolazioni somale per condurle alla piena indipendenza e Sovranità nell'arco di 10 anni. Facevano parte dell'Afis il Corpo di sicurezza ed il Gruppo carabinieri della somalia, che dovevano sostituire le forze militari e di polizia britanniche. Al Gruppo carabinieri della somalia era affidato il compito di assicurare il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica in tutto il territorio per l'intera durata del mandato, sedando i conflitti tra clan. I Carabinieri diedero ovunque inizio immediato al processo di addestramento della futura Polizia somala. Dietro pressante intervento del comandante dei gruppo carabinieri, Ten.Col. Brunero, per venire incontro ai fedeli e valorosi Zaptiè che avevano prestato servizio nell'arma, fu costituito un nuovo reparto, denominato "Compagnia carabinieri somali" che si compose di oltre 140 ex Zaptiè e venne inserito nel corpo di sicurezza con compiti di polizia militare. Allorchè il 1° aprile 1951 si celebrò solennemente a Mogadiscio il 1° anniversario dell'a.f.i.s., nella parata militare che ebbe luogo alla presenza di una grande folla, i reparti dell'arma, inquadrati dai loro ufficiali, diedero motivo all'ambasciatore S.E. Giovanni Forriari di elogiare pubblicamente i Carabinieri per il grado di addestramento impartito in così breve tempo. In uno dei rapporti trasmessi all'Onu dal "consiglio consultivo" di quell'organizzazione distaccato in Somalia presso l'Afis si legge: "bisogna riconoscere che l'Italia ha nel suo giuoco una grande carta: i Carabinieri". Il 26 luglio 1952 il Ten.Col. Brunero venne sostituito dal Ten.Col. Umberto Ripa di Neana, cui subentrò il 16 maggio 1956 il Ten.Col. Alfredo Amera. Nei primi mesi dello stesso 1956, per la definitiva soppressione del corpo di sicurezza, i militari indigeni che lo componevano vennero assorbiti dalle forze di polizia inquadrate dagli ufficiali e sottufficiali dell'arma. Ne derivò un delicato e difficile processo di fusione dei due contingenti, che alla fine di quell'anno poté considerarsi concluso. In quello stesso periodo, con carabinieri affluiti dall'Italia, si costituì uno squadrone blindo-corazzato, unico reparto rimasto a rappresentare, a parte la rete di comandi territoriali di polizia, la salvaguardia della Bandiera Italiana in Somalia. Nel periodo 1957-1958 l'azione direttiva e coordinatrice delle forze di polizia continuò a svolgersi efficacemente anche in occasione di eventi pericolosi per l'ordine pubblico, come l'assassinio del rappresentante dell'egitto e le elezioni amministrative dell'ottobre 1958. Il 5 giugno 1958 tutti i comandi del corpo di polizia vennero coperti dagli ufficiali somali. In pari data il personale dell'arma, già adibito ai reparti dello stesso corpo, fu raccolto nella "Compagnia autonoma carabinieri in somalia", che svolse opera di consulenza tecnica e di occasionale affiancamento sino al 30 giugno 1958, data in cui la somalia conseguì la piena indipendenza con l'anticipo di due anni rispetto alle previsioni. A comandante delle nuove forze di polizia somale venne nominato il Ten.Col. Mohamed Abscir Mussa. L'ideale "scambio delle consegne" tra Amera e Mussa avvenne nel corso di una cerimonia militare svoltasi il 14 dicembre 1958. Sotto la stesa data, dopo solo 8 anni e 9 mesi, si concludeva così l'esperienza dell'Afis. C'è chi ha paragonato la situazione della sSomalia di allora all'Iraq odierno. In effetti c'è una notevole analogia, in quanto non si trattò più di Colonialismo, bensì di "decolonizzazione forzata sotto l'egida dell'Onu" per fondare uno stato "unitario e democratico": lo stesso principio per cui gli Usa si curano oggi in Iraq di fondare del pari uno stato "unitario e democratico". Altra grande analogia è data dal comune iter delle due iniziative, coi medesimi risultati: decisioni prese a tavolino, guerra civile continua, assenza di un reale concetto di stato unitario. Infatti le due Somalie, Italiana e britannica, furono unite solo sulla carta, grazie alla personalità del Gen. Siad Barre, che guarda caso si era formato ai tempi dell'AOI e rimase sempre legato all'esperienza Italiana (basti ricordare un episodio significativo: un giorno un politicante democristiano giunse in visita a Siad Barre; vedendo che i motivi decorativi degli edifici pubblici erano costituiti sovente da Fasci Littori e Stemmi Sabaudi, chie se a Siad Biarre spiegazioni; questi rispose al disfattista dc, mostrandogli un'Italianità 1000 volte maggiore, "questi sono i nostri simboli storici, non so quali siano i vostri". Il dc non seppe più cosa rispondere, ormai moralmente distrutto da Siad Barre). In realtà la Somalilandia rimase sempre per conto suo: basti pensare che non si riuscì neanche ad uniformare il sistema di guida (guida a destra in Somalia Italiana, guida a sinistra in Somalia Britannica: nessuno cedette all'altro!) e a tutt'oggi si guida in modo diverso nei due paesi! Siad Barre resse il Paese fino al 1991: da allora la Somalia è in piena guerra civile con circa quattro Capi di stato autoproclamati che si combattono tra di loro con i loro clan (sono soprannominati "Signori della Guerra"), nonostante formali accordi di pace e di suddivisione dei poteri, naturalmente sotto l'egida dell'Onu. In particolare si sono da tempo proclamati indipendenti, e lo sono de facto, ma non de jure (non sono cioè riconosciuti dalla comunità internazionale, ma di fatto sono stati indipendenti):
      - la Somalilandia, col vecchio Mohammed Ibrahim Egal, morto di recente
      - la Puntlandia, estrema punta del corno d'Africa che ha deciso di secedere da entrambe le Somalie e si è organizzato per conto suo, benché nessuno lo riconosca. Come ben si vede quando c'è di mezzo l'Onu con i suoi progetti "democratici a tavolino" il risultato è sempre uno: il caos.
      "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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      • #4
        Ancora sul Colonialismo come principio storico-politico
        Come detto, la Colonizzazione, che di per sé è un fatto neutro, è sempre intrapresa quando si verificano anzitutto le seguenti circostanze sociali:
        1) si ha un popolo in espansione
        2) si ha necessità di terraqueste sono le basi della spinta Coloniale; a seconda dei casi essa può rivelarsi poi economicamente vantaggiosa o onerosa, così come positiva o negativa per lo sviluppo socio-economico dei popoli.
        Nessuno ha detto che il Colonialismo diventa di per sé economicamente svantaggioso per la potenza che lo intraprende. 'E invece un dato numerico certo e inconfutabile che i processi socio-economici del secolo xx hanno portato le Potenze Coloniali ad avere un passivo notevole da detti possessi d'oltremare: non è un caso che la decolonizzazione sia stata intrapresa in concomitanza con tali fattori meramente economici.se ciò era vero nel secolo xx è ancora più vero oggi che quei fattori economici globalizzanti si sono intensificati. Non è un caso che chi è rimasto Colonia sia gelosissimo del proprio status. Alcuni esempi: la Guiana Francese, che rispetto alle altre guiane trae tutti i vantaggi economici dell'Unione Europea; Bermuda, che con un referendum ha respinto nel 2000 con l'85% dei voti la possibilità di indipendenza; Tokelau (Oceania), che pochi giorni fa (febbraio 2006) ha respinto un analogo referendum autodichiarandosi "Colonia Neozelandese"; Mayotte, Antille Olandesi, Aruba...ce n'è un'infinità e guarda caso sono tutte gelose del proprio status e invidiate dai vicini decolonizzati indipendenti (es. come già detto Anjouan nelle Comore, che ha proclamato unilateralmente la propria annessione alla Francia e la Francia ha risposto: no grazie, non ce la facciamo!).--

        La nostra amata Quarta Sponda: territorio d'oltremare? No: territorio metropolitano
        La Libia, se fosse rimasta Italiana, sarebbe oggi una Regione al pari delle altre, con le sue quattro Province (Tripoli, Misurata, Derna, Bengasi, oltre al Territorio del Deserto Libico) e la sua autonomia: si ricordi che nel 1941 la Libia fu totalmente integrata nel Regno d'Italia e solo la sconfitta in guerra impedì quel processo che avrebbe portato eccellenti frutti sia all'Italia in generale (si pensi al petrolio) sia in particolare alla Regione Libica, che oggi sarebbe livellata al mezzogiorno ed autenticamente europea. Dunque se c'è qualcuno che deve risarcire il Popolo Libico, questo è Gheddafi, che in trent'anni s'è costruito un impero economico personale a danno di tutti i nostri fratelli libici.


        Sempre per la serie "il terrorismo democratico dell'antiapartheid"
        Ecco un sunto di un articolo tratto da sergio bosca su "Italia Reale". L’esodo dei Bianchi in Sudafrica sempre a dimostrazione del terrorismo democratico del dopo-apartheid ecco un recente tristissimo resoconto della situazione dei bianchi in Sudafrica:un milione di Sudafricani bianchi (quasi 1/5 dei bianchi) ha abbandonato il paese negli ultimi dieci anni: ben 841000 emigrati all’estero dal 1995 al 2005. La popolazione SudAfricana bianca è scesa così dal 12,5% (su 45 milioni) del ’95 al 9% in appena 10 anni. In base al "rapporto del think-tank sa insititute of race relations", lo studioso Sudafricano frans cronjé ha lanciato l'allarme: il crimine, il malgoverno tribale e la discriminazione massiccia attuata dai bantù xhosa (la tribù di mandela) nei confronti delle altre razze spinge molti bianchi ad emigrare.se ne vanno soprattutto le coppie giovani con figli, cosa tragicissima per la presenza bianca nell'Africa australe, storicamente nata con le popolazioni bianche. Il tutto è la conseguenza della malaugurata fine dell’apartheid. Tutti ricordano ancora le campagne mediatiche mondiali che hanno imposto la fine dell’apartheid stesso. Oggi gli stessi media coprono con una coltre di silenzio l’esodo delle vittime del regime bantù xhosa dell'anc.

        Elogio della struttura Coloniale
        'E interessante sottolineare che in tutti i paesi dell'Africa australe, dalla Rhodesia settentrionale (Zambia) in giù, da sempre popolata da razze e tribù d'ogni tipo, sia bianche che negre, si raggiunse un discreto livello di pace sociale e razziale, se non altro ben superiore rispetto ai più disastrati paesi dell'Africa centrale. Solo recentemente alcuni di questi paesi sono socialmente crollati a causa di mali diversi sia politici (abbiamo visto la Rhodesia meridionale distrutta dal folle terrorista Mugabe) sia sanitari (diffusione dell'aids). Viceversa altri sono vistosamente in crescita, seppur faticosa (Africa australe portoghese: Angola e Mozambico stanno infatti risalendo un po' la china dopo la liberazione dall'oppressione sovietica, grazie al riavvicinamento alla Madrepatria). Tra i paesi che mantengono un buon livello sociale troviamo (a parte il Sudafrica, che, grazie ai Boeri, resta la nazione principe dell'Africa nonostante l'inettitudine dei governi xhosa) due piccoli Regni tribali indipendenti (caso particolare, poiché i Regni tribali di solito sono interni alle strutture statali, come in uganda, in nigeria, ecc.): lo Swaziland e il Lesotho. Questo risultato è stato ottenuto in questi due paesi grazie a un mantenimento maggiore della struttura coloniale britannica e tribale originaria: infatti qui si sono armoniosamente sviluppate da un lato la componente negra-tribale, dall'altra la componente bianca-intellettuale (anglosassone ma anche boera), dall'altra ancora la componente indiana-commerciale.


        La conquista dell’Impero
        Questo scritto è dedicato al nostro santo, Romano, risorto Impero, che fu strenuamente voluto dalla volontà di ferro del popolo Italiano, dal supremo sacrificio di sangue dei legionari e dalle stesse forti popolazioni e tribù etiopiche, liberate dall'oppressione, dalla schiavitù e dalla gazzarra negussita, e rinate alfine alla nuova vita assicurata dalla giustizia e dalla pace di Roma.
        "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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        • #5
          La Campagna d'Etiopia
          L’incidente di ual-ual e le prime operazioni

          Dal 1931 al 1934 la situazione ai confini dell'eritrea e della somalia si era fatta calda e poteva diventare rovente, se la situazione fosse improvvisamente precipitata. V’erano stati sconfinamenti a causa di bande armate e di sobillatori stranieri. Vi furono casi di aggressione che vennero respinti con le armi.

          Nell'aprile 1934 il duce, notato il crescente ribellismo delle truppe etiopiche a danno dell'italia, e l'aperta ostilità del negus, decideva di inviare in eritrea un corpo d'armata. Pertanto la forza di 20.000 uomini saliva ad 80.000, coadìuvata da 50 carri armati leggeri e da 100 aereoplani.

          Tutto lo schieramento aveva carattere difensivo-controffensivo. In somalia le truppe indigene, ben inquadrate, erano sufficienti a resistere ad eventuali aggressioni. Preoccupante l'aggirarsi di bande armate che suscitavano vespai a non finire.

          Si giunse così all'inconveniente del 22 novembre 1934, giorno in cui nei pressi del confine somalo-britannico, nel sud-est dell'ogadén, vicino ad ual-ual centro carovaniero importante, un migliaio di armati insulta le sentinelle somale Italiane e le invita a ribellarsi. Poco dopo arriva una commissione anglo-etiopica che doveva stabilire i confini tra la somalia britannica e l'ogadén etiopico. Si fa avanti un colonnello inglese il quale rivendica brutalmente una zona oltre il confine Italiano ricca di pozzi d'acqua, e che da tempo faceva parte del territorio della colonia della somalia Italiana. Il comandante Italiano si oppone. Ma l'inglese villanamente non ammette discussioni. Le tergiversazioni vanno avanti per alcuni giorni; poi, il 5 dicembre gli abissini attaccano con le armi il presidio di ual-ual. Il comando Italiano fa affluire rinforzi. Gli avversari lasciano sul terreno diversi morti. Poiché gli incidenti suscitati dagli abissini erano stati molteplici, anche per odio razziale verso i somalí, si mise in rilievo come questo attacco fosse il 67° effettuato contro sudditi Italiani, violenza verso truppe indigene ed Italiane, brutalità, razzie, aggressionì.

          L’italia per via diplomatica protestava energicamente. Ma addis abeba era intransigente e respingeva le richieste di riparazioni. Correva voce che il governo inglese avesse sobillato il negus ad agire contro l'italia per odio verso il regime Fascista. La gioventù etiope scese in strada protestando contro l'italia. Il 14 dicembre il negus si appellava alla società delle nazioni; nel contempo mobilitava 60.000 uomini nelle province che confinavano con la somalia, e metteva in stato di allarme le forze che stazionavano al confine con l'eritrea.

          Il 30 dicembre 1934 il Duce dava le direttive necessarie per la mobilitazione.
          Nell'ottobre 1935 l'italia era pronta a sferrare l'offensiva.

          La francia s'era schierata a favore dell'italia con il patto di Roma del 7 gennaio 1935 (colloqui segreti erano avvenuti tra il primo ministro laval e Mussolini per la questione etiopica).

          La gran bretagna, pur legata all'italia dall'accordo tripartito del 1906, riconfermato con le note del 1925 col governo Fascista, era preoccupata che l'italia potesse ledere i suoi interessi in Africa orientale.

          Il 7 gennaio Mussolini invia il generale emilio de bono in Africa orientale quale alto commissario per l'eritrea e la somalia. Due divisioni di fanteria vengono mobilitate.
          Viene richiamata una intera classe di leva. Si istituisce il comando supremo delle forze armate in Africa orientale. In somalia era stato inviato, come comandante e governatore, il generale rodolfo graziani.

          In eritrea "tutto era da fare e da rifare" perché si potesse creare e mettere in piedi una attrezzatura militare adeguata. Delle disposizioni impartite da de bono nel 1934 si era fatto ben poco per trasformare la colonia in base operativa.

          Ma gli Italiani sono imprevedibili. In dieci mesi riuscirono a trasformare l'eritrea e la somalia in modo altamente encomiabile, apprestando strade, caserme, accampamenti, ospedali, attrezzature militari, fortini, case e bastioni di difesa. Malgrado la lontananza che separava Roma dall'Africa orientale l'italia seppe per la prima volta nella sua storia, dal 1870 in poi, superare se stessa.
          Il Duce diede disposizioni perché il servizio logistico avesse la preminenza, ed accanto alle strade si creasse un'intera rete di acqua, si approntassero depositi viveri, postazioni difensive, campi sosta per quadrupedi, autoparchi, ecc., mandando sul posto a lavorare circa 100.000 uomini. Il popolo Italiano fu conquistato dall'impresa abissina. “faccetta nera” divenne una canzone in voga.

          Frattanto a ginevra al tavolo della società delle nazioni ci si perdeva in chiacchiere. Il 22 settembre 1935 l'italia respingeva le assurde proposte ginevrine. Il 28 il negus ordinava la mobilitazione delle truppe in tutto il territorio dell'etiopia.

          Fin dal 9 agosto Benito Mussolini, che conosceva a fondo l'umore britannico delle alte sfere, subdolo e compiacente, aveva annunciato: “noi tireremo diritto”.
          Ed ordinava telegraficamente al generale emilio de bono di rompere gli indugi e di avanzare.

          In tutte le piazze d'italia il 2 ottobre 1935 vi fu la "grande adunata" oceanica di 20 milioni di Italiani, ai quali il Duce annunciò "con l'etiopia abbiamo pazientato 40 anni! Ora basta! Alla lega delle nazioni, invece di riconoscere i nostri diritti, si parla di sanzioni". "alle sanzioni militari risponderemo con misure militari. Ad atti di guerra risponderemo con atti di guerra".

          In ottobre, in abissinia, le forze Italiane ammontavano a 3 corpi d'armata (i, ii ed eritreo) con un totale di 7 divisioni di fanti, di camicie nere e di eritrei. Vera poi l'artiglieria, altre truppe che non rientravano nelle divisioni e servizi vari. Complessivamente 165.000 uomini. L’aviazione era costituita da 18 squadriglie con 120 apparecchi.

          In somalia v'erano schierati 60.000 uomini, con compiti difensivi e di operazioni locali, con 20 aeroplani, una divisione di fanteria, truppe indigene, artiglieria, bande, servizi vari.

          Alle ore 5 del 3 ottobre l'esercito coloniale Italiano con i 3 corpi d'armata avanza sull'altopiano abissino in direzione di adigràt (il i' corpo), di enticciò (il corpo eritreo) e di adua (il ii' corpo).
          L'aviazione Italiana dominava i cieli.


          L’impresa non fu facile: per via della pioggia, le strade sconnesse, i terreni impraticabili, i fiumi, e le difficoltà frapposte dal nemico che insidiava i posti chiave.

          Finalmente il 4 maggio le colonne dopo aver attraversato la difficile catena montuosa del tarmabèr-dobà erano in vista della capitale.

          Mussolini alla sera 5 maggio annunciava dallo storico balcone di palazzo venezia all'italia ed al mondo:
          "camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani ed amici dell'italia al di là dei monti e al di là dei mari: ascoltate!
          Il maresciallo badoglio mi telegrafa:
          Oggi, 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in addis abeba.
          Durante i trenta secoli della sua storia, l'italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è certamente una delle più solenni.
          Annuncio al popolo Italiano ed al mondo che la guerra è finita.
          Annuncio al popolo Italiano ed al mondo che la pace è ristabilita".


          Le perdite Italiane ammontarono a: 50 ufficiali, circa 1.000 uomini tra nazionali ed indigeni, tra morti e feriti.
          Last edited by †Evil Darkness†; 09 July 2007, 17:20.
          "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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          • #6
            Commento alla guerra d'etiopia

            L'italiano dalla caduta dell'impero Romano ha visto valanghe di eserciti catapultati sul territorio della penisola: spesso ha dovuto assistere a nefandezze senza poter intervenire, perché è solo con l'avvento dei comuni e poi delle signorie, che il soldato Italiano combatte in armi. Anche se Umberto biancamano portò alla vittoria la cavalleria Italiana, mostrando che c'era ancora della stoffa eroica nel petto dei combattenti della terra Italica.

            Non così fu per gli abissini. Le atrocità compiute nel 1896 dopo la battaglia di adua, rimasero come un sasso nello stomaco impossibile da digerire.

            E poi l'etiopia era una nazione arretrata, in talune parte anche poco conosciuta, che avrebbe potuto essere per l'italia uno sbocco alla sua super natalità ricca di miniere di ogni genere. Un mondo nuovo da colonizzare, visto che l'inghilterra e la francia avevano fatto la parte del leone in Africa.

            La guerra d'abissinia del 1935-'36 fu la più popolare che l'italia abbia mai combattuta. Durò solo sette mesi.

            Le truppe impiegate, tra fronte nord e sud, non superarono i 250.000 uomini.

            Erano armate in modo eccellente, con alto spirito combattivo. Moltissimi i volontari ed i giovani che scappavano da casa per arruolarsi.

            Benito Mussolini seppe essere all'altezza della situazione, responsabile di ogni azione, ed attento a muovere le pedine con accortezza sulla scacchíera internazionale.

            La grandezza che ha avuto l'italia di Mussolini rimarrà attraverso i secoli come un faro di splendente Romanità.

            La vittoria Italiana in Africa orientale sorprese l'opinione pubblica inglese e francese, abituata a vedere nell'emigrante Italiano il mangiatore di "maccaronì", grande lavoratore ma pessimo combattente.

            Al passo uarieu alpini e camicie nere della "28 ottobre", comandati dal generale somma, seppero resistere eroicamente. Tanto era stata impegnata la battaglia, con violenti corpo a corpo con gli abissini, che le artiglierie rinunciarono sparare per non colpire i connazionali.

            Gli Italiani si batterono contro i cannoni oerlikon degli abissini, le dotate mitragliatrici, i fucili lebel, i moschetti mauser e le affilate scimitarre.

            I giornali stranieri erano sicuri che gli Italiani non ce l'avrebbero fatta. Pesava sugli Italiani la sconfitta di custoza e di lissa, la ritirata di caporetto, anche se c’era stata la vittoria di Vittorio veneto; però - si obiettava - con l'aiuto anglo-francese.
            Calunnie, perché la vittoria era stata essenzialmente Italiana.

            Ora era la prima volta che l'italia ce la faceva da sola.

            Ad addis abeba Regnava il caos. Bande di irregolari e di banditi saccheggiava la capitale. C'erano morti e feriti. Le legazioni straniere tirarono un sospirone quando arrivarono le truppe Italiane, con alla testa il maresciallo pietro badoglio. Perfino gli inglesi e gli Americani gli fecero festa.

            Ricordiamo come nel febbraio a mai lalà, un cantiere della gondrand, le bande abissine massacrassero 68 Italiani e molti indigeni. Molti episodi castellano la ferocia degli etiopi. Basti per tutti l'uso delle pallottole "dum dum", che squarciavano la carne ed infettavano la ferita. La morte di padre reginaldo giuliani, mentre era intento al suo ministero.

            Per obiettività aggiungiamo che per un breve periodo badoglio fece adoperare i mezzi chimici (gas lacrimogeni ed iprite) per snidare gli etiopi dalle caverne dagli anfratti montani, dalle foreste e dai passi. Coloro che si meravigliano tengano presente che pure il generale westmoreland usò i gas nel vietnam. Sul fronte sud graziani non fece uso di aggressivi chimici.
            Si tenga presente che gli Italiani non bombardarono addis adeba.

            Graziani venne nominato maresciallo d'italia. Badoglio per pochi giorni fu elevato all'incarico di viceré, ed ebbe il titolo di duca di addis abeba. Graziani, quello di marchese di neghelli.
            La guerra proletaria era giunta a termine per permettere ai lavoratori Italiani di trovare uno sbocco nel nuovo Impero, che venne proclamato il 9 maggio 1936.

            Bibliografia
            “storia dell’arte militare attraverso i secoli”
            Di Antonino De Bono – arte più arte editrice (2002 - Milano)
            "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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            • #7
              Immagino che tu sia favorevole al colonialismo solo finchè non riguarderà casa tua.
              Se la Tunisia si troverà in condizioni economiche e demografiche tali da necessitare un'invasione del nostro italico territorio tu accoglierai a braccia aperte l'algerino invasore che arricchirà il tuo italico patrimonio genetico e ti concederà di lavorare alla costruzione della moschea sotto casa tua, dandoti così un lavoro.
              O preferisci essere assimilato alla Svizzera che diede ai nostri nonni tanti di quei calci nei reni che c'è venuto il mal di schiena ereditario?
              Dimmi chi secondo te avrebbe più diritto a colonizzarci, così da insegnarci i veri valori per i quali vale la pena vivere? Chi ci dovrebbe civilizzare?
              ... bello è il bosco, buio e profondo,
              ma io ho promesse da non tradire,
              miglia da percorrere prima di dormire,
              miglia da percorrere prima di dormire


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              • #8
                Originariamente Scritto da VNSmatrix Visualizza Messaggio
                Immagino che tu sia favorevole al colonialismo solo finchè non riguarderà casa tua.
                Se la Tunisia si troverà in condizioni economiche e demografiche tali da necessitare un'invasione del nostro italico territorio tu accoglierai a braccia aperte l'algerino invasore che arricchirà il tuo italico patrimonio genetico e ti concederà di lavorare alla costruzione della moschea sotto casa tua, dandoti così un lavoro.
                O preferisci essere assimilato alla Svizzera che diede ai nostri nonni tanti di quei calci nei reni che c'è venuto il mal di schiena ereditario?
                Dimmi chi secondo te avrebbe più diritto a colonizzarci, così da insegnarci i veri valori per i quali vale la pena vivere? Chi ci dovrebbe civilizzare?
                Ahah, come smontare un immenso lavoro di copia/incolla in 4 frasi

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                • #9
                  Non è un copia/incolla, questo testo è stato scritto da una persona che io conosco e che ha una vasta, no che dico, vastissima cultura!
                  Quelle frasi non hanno smontato nulla:

                  1) L'Italia è attualmente una colonia degli USA, quindi non c'è di che lamentarsi o meravigliarsi;

                  2) Come ho sempre detto, per non finire di essere alla mercè delle altrui potenze, bisogna essere sempre CON LE ARMI IN PUGNO!

                  3) Bisogna anche essere un popolo fecondo: la storia ci insegna che i popoli deboli soccombono sotto l'incalzare degli avvenimenti di portata storica, mentre i popoli forti, giovani, fecondi e numerosi sono quelli che hanno il diritto all'impero!

                  NE CONSEGUE CHE E' LOGICO CHE SE NON SI ATTUINO LE PRECEDENTI CONSEGNE L'ITALIA FINIRA' COLL'ESSERE DEL TUTTO ALLA MERCE' ALTRUI!
                  "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                  • #10
                    Originariamente Scritto da Super Perfect Cell Visualizza Messaggio
                    Il colonialismo di per sé è un fatto neutro, né positivo, né negativo: esso altro non è che un'azione biologica dei popoli quand'essi si trovino nelle condizioni di:

                    1) incremento demografico
                    2) necessità di terra
                    3) espansione politico-economica

                    Ribadisce Moulin: "si dimentica che per secoli l'occidente si è svuotato del suo oro per comprare dall'oriente, spesso a prezzi di strozzinaggio e pagando dazi, gabelle, taglie. E questo non solo nel medio evo: anche quando i portoghesi e gli olandesi apparvero nei mari Asiatici e, rischiando ogni volta la vita, assicurarono il traffico con il Giappone, Sumatra, l'Indocina e l'Arabia, i maggiori vantaggi del commercio restarono tra le mani dei mercanti astuti e sedentari di quei lontani paesi. Prelevando diritti di mediazione sino al 100 per cento del valore delle merci, gli indiani si arricchirono favolosamente, senza però che l'economia del loro paese ne approfittasse in qualche modo".

                    Va notato che quel metallo fu estratto grazie a tecniche che solo gli europei conoscevano o che inventarono sotto la spinta delle necessità. Si sa, infatti, che i nativi non utilizzavano che quelle poche quantità di argento e di oro che affioravano in superficie o che erano altrettanto facilmente estraibili. Dunque, per parlare con precisione, non si trattò di "rapina", visto che le genti del posto non avevano né capacità né interesse né desiderio di procurarsi quel metallo a prezzo di ricerche, di fatiche, di invenzioni tecnologiche.

                    La conquista Italiana dell'Etiopia, nel 1936 rappresenta in questo senso una delle ultime eroiche imprese.

                    Al contrario i colonizzatori, costretti a vivere in climi micidiali e tra malattie e pericoli sconosciuti, fecero molta fatica ad adattarsi alle nuove terre.

                    Se è la verità che fa liberi, solo il superamento di “slogan” propagandistici e demagogici di persone indegne di appartenere a questa civiltà, può "liberare" il mondo dal sottosviluppo, ricercandone le cause vere, senz’altro risolvibili da quell’uomo bianco che ha costruito il mondo.

                    Mi perdonerai vero se ho dato una bella sfalciata alla tua tesi universitaria vero?
                    Ho preso solo i concetti a cui ribattere assolutamente:

                    1) Se la tua tesi fosse vera allora i cinesi avrebbero dovuto essere per secoli i più grandi colonizzatori e invece la massiccia emigrazione di cinesi all'estero é un fenomeno degli ultimi decenni, perché la Cina pur avendo le tre caratteristiche da te citate al posto di diventare una grande potenza coloniale si é rinchiusa in un isolamento che duro 4 secoli? La verità é che il colonialismo si verifica quando

                    - Un nazione ha bisogno di risorse
                    - Vede che una altra nazione le ha
                    - Vede anche che l'altra nazione é più debole militarmente

                    Perche gli Spagnoli non sono andati a colonizzare la Svezia o Germania? Perché ovviamente ha senso colonizzare solo chi non può oppore resistenza, e gli Aztechi non potevano opporre resistenza visto che militarmente parlando erano ancora fermi all'eneolitico (V-IV Millennio A.c.)

                    2) La seconda parte é ancora più ridicola, allora se io vado in un negozio che fà prezzi esagerati ho il diritto di rapinare il negoziante solo perché é disonesto? Non credo che troverai qualcuno disposto a sostenere questo (spero...)

                    3) Ancora peggio, se per un periodo tu non usi la macchina ho il diritto di rubartela, se vai in vacanza ho il diritto di usare la tua casa senza chiederti il permesso, il fatto che gli indiani non usassero le risorse sul loro territorio non vuol dire niente, erano le loro terre e avevano il diritto di usarle a loro piacimento, questo é lo stesso ragionamento del cazzo (scusatemi Mod ma ci voleva) che ha portato alle guerre indiane con le loro stragi e i loro massacri, é lo stesso ragionamento che ha portato gli Usa a idolatrare Custer come un eroe quando era solo un criminale di guerra.

                    4) L'aggressione Italiana all'Etiopia un'impresa eroica? Non mi degno nemmeno di rispondere...

                    5) Veramente io sapevo che furono gli indigeni a morire in massa a causa delle malattie europee e che spesso gli Europei usarono furbamente le malattie (a volte vendendo coperte infettate agli indiani) per fare il "lavoro sporco" al posto loro, non escludo che anche i colonizzatori ne abbiano contratte ma sono in minoranza rispetto ai morti indigeni.

                    6) Infatti sono pienamente d'accordo e il tuo discorso é intriso di demagogia di stampo fascista, e quindi mi é inaccettabile. Come si fà a sminuire il colonialismo e le sue ingiustizie? Come si fà a sminuire le imprese sanguinarie di Cortéz (Neil Young lo definì nel modo giusto: The Killer) Pizarro e compagnia bella? Ma fammi (e fatti) il favore di stare zitto al posto di sparare boiate grandi come case, la libertà d'opinione é sacrosanta ma il revisionismo é un crimine per me, atteniamoci a fatti storici al posto di travisare la realtà per questioni di comodo.
                    "Non sarai mai un vero uomo fino a che non conoscerai la via del guerriero..."

                    I sette principi del Bushido

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                    • #11
                      Ecco come l'autore del post vi risponde:

                      A VNSmatrix:

                      "Quando uno discute di colonialismo in generale, esso riguarda qualunque civiltà, anche se fosse la nostra ad essere colonizzata da altre civiltà superiori."

                      A Jeff:

                      "Mi limito a riprendere le poche frasi che mi pajono utili al ragionamento, il resto è flatus vocis:

                      "Se la tesi fosse vera allora i cinesi avrebbero dovuto essere per secoli i più grandi colonizzatori"

                      Totalmente falso: i cinesi hanno sempre avuto un'abbondanza sterminata di terra e per la spinta coloniale è indispensabile il punto 2 (necessità di terra): dunque il tutto è in linea con la tesi.

                      La verità é che il colonialismo si verifica quando:
                      - Un nazione ha bisogno di risorse
                      - Vede che una altra nazione le ha
                      - Vede anche che l'altra nazione é più debole militarmente

                      Questi punti rappresentano la tipica ideologia marxista-liberale che riconduce ogni azione dell'uomo all'economia.
                      Talora indubbiamente si verificano, non essendo tra l'altro in contraddizione con la tesi, ma non sono affatto indispensabili all'azione coloniale: ad esempio per il Colonialismo Italiano era vero solo il punto 3; il punto 1 era sì esistente, ma totalmente inessenziale rispetto al fattore politico e demografico; il punto 2 era assolutamente inesistente:
                      infatti perché si teneva assai ad annettere interi deserti improduttivi? Perché il motivo principale demografico e tecnologico spingeva ad avere più terra purchessia, indipendentemente dalle risorse ivi disponibili."


                      Le parole ribadisco, da me tra l'altro pienamente condivise, sono scritte da una persona di altissimo livello culturale e mi dispiace anche inserirle in questo forum
                      "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                      • #12
                        se ti dispiace inserile perche lhai fatto?
                        http://www.x-players.com/images/sign...ar-9202581.jpg

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                        • #13
                          Io invece sono d'accordo con Jeff, semplicemente risorse è inteso in senso lato, e nel caso dell'Italia queste potevano essere le terre.
                          Infatti d'altro canto ai Portoghesi, grandi colonizzatori, non è mai importato nulla delle terre, ma cercavano risorse di altro tipo (fossero queste avorio o altro). Ma anche altri popoli, come ad esempio gli Inglesi in India, in genere avevano un numero di persone estremamente limitato nei paesi colonizzati (chiaramente non in tutti, sempre gli Inglesi avevano una forte presenza negli Stati Uniti ad esempio)
                          Di conseguenza ne risulta non è sempre la necessità di terra a spingere una nazione a colonizzare, ma semplicemente la necessità di risorse più in generale, terra o altro

                          In ogni caso sono sempre i paesi in sviluppo a colonizzare nuovi territori, mai quelli già "realizzati" (contestualmente al periodo ovviamente). Vedi ad esempio gli Inglesi, rimasti indietro rispetto agli Spagnoli e mossisi dopo verso le Americhe, o l'Italia fascista, paese arretrato rispetto agli altri, ma anche la Germania nazista, la sua non era propriamente colonizzazione ma la guerra aveva comunque un obiettivo simile
                          Quando i paesi poi si stabilizzano perdono questa spinta centrifuga, perdita dovuta anche alla diminzione delle nascite e all'innalzamento dell'età media, tipici dei paesi più agiati e tecnologicamente avanzati
                          In sostanza, secondo me, la colonizzazione è un movimento che interessa più i paesi in via di sviluppo non quelli "sviluppati" (e non intendo culturalmente, ovviamente)
                          Last edited by Illuskan; 10 July 2007, 11:24.

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                          • #14
                            io sono di Santo Domingo(meglio conosciuta nel tempo delle colonizazzioni transoceaniche come l'hispaniola)
                            la storia ci insegna....le colonizazzioni comportano solo genocidi.
                            ed essere d'accordo su questa cosa comporta essere d'accordo con degli assassini.
                            l'essere umano è l'animale piu stupido del universo, è capace di uccidere per beni materiali.
                            BELLA STA COSA
                            http://www.x-players.com/images/sign...ar-9202581.jpg

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                            • #15
                              Tu quindi saresti favorevole ad essere invaso da qualche stato che ritenesse un proprio diritto sfruttare le risorse del tuo paese.

                              Originariamente Scritto da Super Perfect Cell Visualizza Messaggio
                              "Quando uno discute di colonialismo in generale, esso riguarda qualunque civiltà, anche se fosse la nostra ad essere colonizzata da altre civiltà superiori."
                              Civiltà superiori? Come stabilisci la superiorità di una civiltà? Questa mentalità è così vetusta che sembra scritta con pennino e calamaio.
                              ... bello è il bosco, buio e profondo,
                              ma io ho promesse da non tradire,
                              miglia da percorrere prima di dormire,
                              miglia da percorrere prima di dormire


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