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* Suggeriamo la lettura delle Rime di Federico II di Svevia, imperatore illuminato che, durante il suo regno in Sicilia (XIII secolo), fu il mecenate ed il "propugnatore" della Scuola poetica siciliana (alla quale diedero essenza i suoi più stretti collaboratori, Jacopo da Lentini, il "Notaro", Pier delle Vigne, Guido delle Colonne, Giacomino Pugliese ed altri), la quale fondò la lingua italiana volgare pre-dantesca e diede nascita (probabilmente per opera di Jacopo da Lentini, il "Notaro") a forme metriche (l'endecasillabo) e strutturali (il sonetto) immortali della nostra Letteratura. L'edizione suggerita è dotata di apparato critico e di approfondito commento. E' divisa in due sezioni, una dedicata alle Rime autentiche, ed una riservata alle Rime dubbie. Il curatore, Letterio Cassata, è un valente filologo italiano e storico della lingua italiana.
- Federico II di Svevia, Rime, a cura di Letterio Cassata, Quiritta, Roma, 2001.
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
* Suggeriamo la lettura di un'opera importante, che raccoglie parte della originalissima ed irriverente produzione poetica di Edoardo Sanguineti, per tanti anni Professore di Letteratura italiana all'Università di Genova (tra gli altri Atenei presso i quali ha insegnato), poeta, scrittore, traduttore, sceneggiatore e critico letterario tra i più acuti ed anticonformisti del panorama italiano degli ultimi cinquant'anni.
* Suggeriamo la lettura di un altro libro di versi importante di Edoardo Sanguineti, anch'esso silloge di più raccolte, prodotte, negli anni, dal poeta e critico letterario. La poesia sanguinetiana si caratterizza per l'esasperazione dell'espediente formale del "verso lungo" e per l'applicazione di tecniche sperimentali, nella metrica e nello stile, tipiche della "post-avanguardia".
* Di Edoardo Sanguineti suggeriamo la lettura, ancora, di una raccolta poetica (che sillogizza diversi libri dell'Autore), forse tra le meno conosciute (o tra le più "dimenticate"), ma, sicuramente, tra le più brillanti ed "avanguardistiche". Il libro, corposo e denso, merita di essere letto e riletto, anche nello scopo di approfondire gli sviluppi tecnici e stilistici del "fare versi" della "neoavanguardia" italiana degli anni '60 e '70.
* Suggeriamo la lettura di un testo di brevi poesie, epigrammatiche, accompagnate dai disegni originali dell'Autore, di Edward Lear, multiforme genio inglese di età vittoriana, vissuto tra il 1812 (nacque a Londra) ed il 1888 (si spense a San Remo). L'opera, curata minuziosamente da Ottavio Fatica, è adatta a tutti i lettori ed è esperienza letteraria divertente e leggibilissima.
- Edward Lear, Limericks, a cura di Ottavio Fatica, Einaudi, Torino, 2002.
Last edited by Francesco Tenni; 09 January 2008, 13:12.
Motivo: aggiunta.
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
André Breton, "Manifesti del Surrealismo".
* Suggeriamo la lettura di un testo importante, documentaristicamente, per chiunque voglia approfondire il discorso letterario e teorico della nascita dei movimenti di Avanguardia artistica, in Europa, negli anni '30 del XX secolo, in particolare, in questo volume, del Surrealismo. Il testo, adeguatamente curato, raccoglie i Manifesti del Surrealismo tracciati da André Breton.
- André Breton, Manifesti del Surrealismo, Einaudi, Torino, 1987.
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
* Suggeriamo la lettura di uno dei libri più celebri e "belli da leggere e da rileggere" (di racconti) di Jorge Luis Borges, il grande poligrafo argentino che ci ha lasciato opere tanto importanti, quanto originali, e che ha saputo essere grande scrittore e poeta non solo nei suoi racconti, nei suoi romanzi e nelle sue raccolte poetiche, ma, anche, nella sua opera non eguagliabile di saggista.
- Jorge Luis Borges, L'Aleph, Adelphi, Milano, 1998.
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
* Trascriviamo, nella traduzione di Maurizio Cucchi, la celebre poesia di Jacques Prévert (e musicata da J. Kosma), diventata una canzone nota a tutti e sempre suggestiva da ascoltare, Les feuilles mortes. Il testo è tratto dal volume
- Jacques Prévert, Le foglie morte, a cura di Maurizio Cucchi, testo originale a fronte, Guanda, Parma, 2004 (1981-1980),
da noi suggerito ai lettori qualche giornata addietro. Sarebbe bello che qualcuno commentasse i versi di Prévert, così, come gli viene. Ma, al solito, nutro poche speranze in proposito. In ogni caso, la poesia-canzone del poeta francese è un capisaldo della poesia novecentesca e dell'arte degli chansonniers.
Le foglie morte
Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com'era più bella la vita
E com'era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi
E' una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com'era più bella la vita
e com'era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica...
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre
E' una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
Io preferisco di gran lunga la nuova PlayStation3.
Beh, caro Alex!, grazie del tuo prezioso intervento, non proprio prévertiano, ma, come si dice, è già qualcosa. Ti rispondo. Secondo me è meglio la PlayStation3. Saluti cordiali.
Francesco Tenni
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
Ad essere sincero non conoscevo nè la poesia, nè la canzone, però in questo periodo cade sulla mai vita come se fosse stata scritta solo per questo momento. E' molto toccante e credo che ognuno la indossi in modo diverso col cambiare delle stagioni, delle proprie esperienze dei prorpi ricordi.
E grazie ancora Francesco, anche se nessuno o pochi discutono i tuoi interventi o collaborano, dalle visite ricevute non mi sembra che sia poco frequentato il topic.
Grazie, Hyde! Ti dimostri, sempre, un amico. Ed i tuoi interventi arrivano, sempre, al momento opportuno e mi aiutano. E sono cose rare, queste, in questi tempi.
Spero che il tuo momento di vita al quale fai riferimento si risolva per il meglio, e che tutto vada bene.
Spero di risentirti a breve, in un modo o nell'altro.
Ti saluto con affetto.
Francesco Tenni
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
I made my song a coat
Covered with embroideries
Out of old mythologies
From heel to throat;
But the fools caught it,
Wore it in the world's eyes
As though they'd wrought it.
Song, let them take it,
For there's more enterprise
In walking naked.
Un mantello
Feci al mio canto un mantello
Coperto coi ricami delle antiche
Mitologie, dai piedi fino al collo;
Ma gli sciocchi
Lo presero per loro, lo indossarono
Davanti agli occhi del mondo
Quasi che loro l'avessero cucito.
Canzone, lascia pure
Che se lo tengano, perchè
Ci vuole più coraggio a camminare nudi.
William Butler Yeats
Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.
Francesco scusa il ritardo, non preoccuparti per gli OT degli utenti, loro sono liberi di inzozzare questo topic come io sono libero di cancellare i loro mess . Tu avvisami se non me ne accorgo!
E grazie ancora Francesco, anche se nessuno o pochi discutono i tuoi interventi o collaborano, dalle visite ricevute non mi sembra che sia poco frequentato il topic.
In riferimento alla gigantesca esperienza della quale la morte di Manfredi sancì il definitivo tramonto, segnalo "Amor è un desio che vien da core" ed "Io m'agio posto in core a Dio servire".
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