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Mondi Paralleli
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Originariamente Scritto da XeaXiwer Visualizza Messaggiou.u posterò... ho problemi al pc.
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La rinascitaUn corpo leggero, snello, forte. Probabilmente le sarebbero spuntate le ali e avrebbe potuto sfrecciare tra le nuvole, avvicinarsi al sole, toccare le stelle. Così si sentiva Chichi lì, in mezzo alla stanza; nuda, cercava dei vestiti adatti per il suo nuovo corpo. La sua mano percorse le gambe lisce, morbide,e fresche; si soffermò sul ginocchio, dopo la pelle di solito era ruvida, e notò soddisfatta la sua delicata superficie. Il suo sguardo volò per la stanza, perlustrandola accuratamente alla ricerca di occhi indiscreti, e la sua attenzione fu attirata da uno specchio coperto da un lenzuolo pesante. Dovevano avercelo messo le stesse persone che avevano cambiato la disposizione dei mobili nella stanza; lì, proprio accanto allo specchio, c'era una capsula rosa. La prese e l'appoggiò su uno scaffale. Con una smorfia di soddisfazione, tornò ad occuparsi del proprio corpo, questa volta davanti allo specchio.
Gli occhi le lampeggiarono di gioia quando vide la propria immagine riflessa; si trattenne del toccare la figura e fremette per l'emozione. Non era la Chichi che conosceva, lo testimoniavano anche i lunghi capelli rigettati dietro la schiena. Erano più neri del nero, luminosi e delicati. Li raccoglierò in una meravigliosa treccia, pensò, devo comprare nuovi fermagli e molto altro. Quelli erano i mutamenti di cui parlava Pan, la nipote. Che tesoro. Appena sarebbe uscita dalla stanza l'avrebbe coperta di baci.
Una sensazione nuova si fece spazio nel suo petto: il cuore, che già batteva furioso, sembrava esplodere in mille pezzi dalla gioia. Un cuore di cristallo, un cuore puro, un cuore nuovo. Un cuore che aveva amato. Il cuore il cui amore non era mai stato ricambiato. Chichi era consapevole che con Goku non era stato tempo perso: avevano avuto due figli di cui andava fiera. Ora si sentiva completamente nuova, a partire dall'aspetto. Se fosse partita alla ricerca di un amore ricambiato nessuno l'avrebbe fermata. Ma una cosa alla volta: bisognava rivoluzionare il look.
Canticchiando, tornò alla ricerca dei vestiti. Iniziò con i cassetti, dove trovò biancheria intima nera che le stava piuttosto larga. Adesso che era dimagrita, doveva cambiare guardaroba. Intanto, però, si sarebbe accontentata di ciò che aveva. Un ricordò le balzò fulmineo nella testa: da qualche parte c'era un vestito nuovo che non aveva mai avuto il coraggio di indossare. Percorse la stanza con gli occhi e scorse l'indumento nell'armadio dalle ante spalancate. Era di un viola brillante, lungo, scollato e tempestato di brillanti. Lo prese tra le mani e accarezzò, pensando alle scarpe adatte per abbinarlo. Nel suo corpo snello, il vestito scivolò velocemente, evidenziando le deliziose curve della donna che, soddisfatta, lo tirava qua e là per trovare più comodità. Alla fine la raggiunse e fece un salto euforico, ma ripensò due volte prima di rifarlo: con tutta quell'energia avrebbe bucato il tetto. Deliziata, si passò la lingua sulle labbra. In quel momento avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, spostare e sollevare montagne, scuotere la terra e prosciugare il mare. Solo al pensiero le sfuggì un risolino, dopodichè si diede un colpo sulla fronte come per scacciare tutte quelle fantasie.
Raccolse il fiato e si preparò per trovare le scarpe. Non che ne avesse di particolari, però qualche paio nuovo doveva essere da qualche parte. Infatti, in uno scatolone sotto il letto, c'era un paio di scarpe blu dal vistoso tacco a spillo custodite gelosamente. Le aveva comprate in occasione del matrimonio di Goten, ma non le aveva messe per via di numerosi inconvenienti. Anche questa era fatta, mancavano solo i capelli. Si specchiò di nuovo, provando sorrisi e smorfie, come non aveva mai fatto. Sorrise. Non aveva proprio nessuno da invidiare, nemmeno Bulma. Era lei che aveva il corpo più perfetto, giovane, occhi e viso splendidi. Ed era in forma smagliante. Niente acciacchi, male di ossa. Apparteneva tutto al passato.
Una Chichi diversa sarebbe partita alla conquista del mondo, o meglio dire di uomini. Per avere un altro figlio probabilmente era troppo tardi, ma non rientrava nei suoi progetti anche se non aveva fatto a meno di pensarlo. Questa donna rinata avrebbe pensato esclusivamente al suo divertimento, avrebbe vissuto una vita differente da quella della moglie e madre noiosa e seccante. Toccava a lei divertirsi.
Uscì dalla stanza, sprizzando felicità da tutti i pori. Si esibì in capriole alternate a salti lunghi ma controllati, per non rovinare la casa. La cosa attirò molto l'attenzione di Pan e Gohan, che già sedevano su sedie capovolte, le facce bianche e gli occhi sbarrati
- Che vi succede, ragazzi? - chiese Chichi, preoccupata. - Non vi piaccio?-. Fece una smorfia e ruotò su se stessa. - Mi sento così giovane. Guardate, sono sparite le rughe! Sei magica, Pan - aggiunse, - è stata una splendida idea. Complimenti anche a te, Gohan. E a Marron, naturalmente. Siete dei geni -. Si guardò attorno. - Dov'è bulma?-.
Gohan, con il volto che esprimeva troppa preoccupazione, si sistemò sulla sedia. - E' uscita, mamma. Vegeta l'ha telefonata e probabilmente la voleva immediatamente a casa. Stà dando i numeri, "Il principe dei Saiyan". - Sbuffò. - Non ci ha dato spiegazioni. -.
- Probabilmente non aveva il coraggio di guardare il risultato della macchina - fece Pan, con una smorfia di disprezzo, avvicinandosi alla nonna. Sorrise a trenta due denti, e le buttò le braccia al collo. - Sei bellissima, nonna. Ho quasi quasi paura che il mio ragazzo guardi più te che me!-.
Risero, tutti e tre, e di gusto. Gohan parve improvvisamente sollevato.
- Che bello questo vestito – continuò la ventiquattrenne, girandole attorno e strattonando il vestito. – Dove ce lo avevi?-.
- E’ un segreto- fece Chichi, esibendo una linguaccia. – Su, accompagnami a fare shopping, tesoro. Ho un sacco di cose da comprare, sai?-.
- Mamma? – la interruppe il figlio maggiore – ti presto dei soldi?-.
Il volto di Chichi si fece oscuro, per un momento. Poi sorrise e lo rassicurò. – No, tesoro, non sono così povera-.
- Non intendevo offendere…- provò a giustificarsi, ma bastò l’espressione della donna per tranquillizzarlo.
- Come mai avevate quelle facce lì? – chiese Chichi. – Sembravate preoccupati…-.
Gohan si fece cupo, abbassò la testa e farfugliò qualcosa. Temeva che fosse successo qualcosa alla madre…Qualcosa di spaventoso e straordinario. – Ho paura che ci sia stato un errore- borbottò. – La tua energia è…eccessiva, mamma-.
Sbalordita, Chichi non si trattenne dal ridere. – A voi proprio non va che le nonnette saltino e ballino, vero? -. Emise uno sbuffo. – Io e Pan andiamo a fare shopping. Poi ne parliamo , se ti và. -.
- Mamma, è importante! – gridò Gohan, inutilmente.
Le due donne erano già uscite.
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posto la prima parte, il pc dà i numeri. ^^Boku wa Kira dewanai! ぼくわきらでわない!(Yagami Raito).
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interessante...come al solito scrivi molto bene,complimenti!!
ot/se vuoi puoi commentare anke la mia,visto ke l'avevi iniziata/fine otI embrace my desire
to feel the rhythm, to feel connected
enough to step aside and weep like a widow
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ecco la seconda parte. U.u i commentatori maschili non so se gradiranno l'assenza di combattimenti per ora. O.o
Camminavano di buon passo, fianco a fianco, intonando allegramente le note di una canzone famosa. Non era il genere di Pan, ma in quel momento la giovane donna non avrebbe mai spezzato quell'armonia che Chichi aveva con il mondo. Notò stupita che marciava, incurante della lunghezza dei tacchi, e faceva passi di danza mai visti. Roteava il vestito, girava su se stessa più volte, fischiettava e allungava il collo per scorgere i minimi particolari del paesaggio. Di tanto in tanto fissava il cielo, puntava il dito contro le nuvole ed emetteva risolini. I suoi occhi scuri luccicavano di felicità e le sottili labbra si curvavano in un dolce sorriso. Giocherellava con la busta appesa al braccio, aspettava impaziente il semaforo verde e percorreva saltellando le strisce pedonali. Uno dei salti della nonna la attirò maggiormente: Chichi aveva saltato molto in alto, troppo in alto, e si era librata in aria per un momento. Pan tirò un sospiro di sollievo. Cosa mai poteva essere? La signora Son era ringiovanita e si sentiva abbastanza in forma da saltare così in alto. Appena Chichi lo rifece, la ragazza cambiò idea. Non era un normale salto, anzi...Seguì con gli occhi la nonna trattenersi in aria e poi spostarsi di qualche metro. Se la vista non la ingannava, Chichi aveva appena volato.
- Nonna! - sussurrò strabiliata. La mandibola le sarebbe cascata da un momento all'altro. - Tu...-.
L'interessata si bloccò nel volo e scese leggera come una piuma. Che deliziosa sensazione. - Io cosa?-. Sgranò gli occhi e sorrise. - C'è un'aria così profumata, oggi. E' così pulita e piena di odori meravigliosi. Mi è venuta fame, sai? Ho voglia di dolcetti-.
- Nonna, io ti ho visto...-.
Pan abbandonò ogni speranza di spiegarsi e rincorse la nonna che, rapidamente, si stava dirigendo ad una pasticceria.
Sulla vetrina erano esposti vari tipi di torte e dolciumi, uno più appetitoso e spettacolare dell’altro. Chichi stava allungando già una mano per raccogliere un’infinità di dolci e posarli sul bancone, sotto gli occhi stupiti del commesso. Faceva tutto con una straordinaria velocità, la quale spaventò non poco il pover uomo. Balbettando, chiese alla signora se avesse terminato la scelta dei dolci, prese in mano i soldi che ella aveva consegnato e la accompagnò all’uscita.
- Mi sento così bene - esclamò Chichi, mentre gettava un fazzoletto pieno delle ultime briciole in un cestino. Si accarezzò la pancia, si ripulì la bocca e rifilò una sonora e fortissima pacca alla nipote. Le afferrò il braccio e continuò. - Erano così buoni, i dolci, come mai non ne hai toccato uno? -.
Pan tossì. Il colpo era stato davvero tremendo. Ma da dove sbucava tutta quella forza improvvisa? - Oh, sono a dieta - mentì, tornando a pensare.
La macchina non era stata programmata per aumentare di botto la potenza. Eppure Chichi era davvero spaventosa. Forse non era il caso di preoccuparsi poi così tanto.
Mentre si avvicinavano ad una fila di lussuosi negozi, udirono dei forti singhiozzi. Avvistarono un bambino piangente vicino ad un semaforo e un uomo che gli urlava insulti. Il bambino doveva avere circa quattro anni; aveva un chioma di ricci capelli biondi, due grandi occhioni blu supplicanti, i vestiti stracciati e il faccione gonfio. Per la precisione, presentava il segno di un poderoso schiaffo. In mano teneva un pane ammuffito.
Senza attendere oltre, Chichi si fiondò sul luogo. Impietosita dai singhiozzi del cucciolo, lo afferrò allontanandolo. Anche vedendo la scena da lontano, Pan vide chiaramente la nonna afferrare il colletto del robusto uomo.
- Perché stai maltrattando questo bambino? - tuonò, furibonda, gli occhi che ardevano.
- Ha rubato un pane, non vede?-. L'uomo fece per allentare la presa della donna.
- E hai schiaffeggiato questo povero bambino per un pane ammuffito?-.
L'urlo si propagò in tutto il quartiere, più probabilmente raggiunse tutta la città. Un'espressione malvagia si dipinse sull'incantevole volto della donna. Le sopracciglia arcuate, gli occhi rimpiccioliti e le labbra curvate sotto i denti. Strinse il pugno e colpì l'uomo sul naso. Quando lui cadde, lo riprese e gli diede la meritata scarica di schiaffi. L'uomo sanguinava, chiedeva pietà, l'espressione terrorizzata. Ma lei, ancora poco soddisfatta, lo afferrò di nuovo, si preparò e lo scagliò dall'altra parte della città con un calcio dalla potenza inaudita. Un sonoro "buuum" si levò all'orizzonte; qualcuno sembrò udire lo scricchiolio delle ossa rotte.
Spaventato dalla malvagità della donna, il bambino si era cacciato in un angolo, timoroso che toccasse anche a lui. Piangeva soffocando il più possibile i singhiozzi, per evitare che l'ira di Chichi potesse abbattersi su di lui. Lei si avvicinò gentilmente, strofinando allegramente le mani, orgogliosa del suo lavoro. Prese il pane del bimbo, lo gettò nel cestino e , prima che potesse scoppiare di nuovo a piangere, lo mise a sedere sul suo ginocchio e gli diede un buffetto. Scostò i riccioli, spolverò il suo visino e con un fazzoletto gli asciugò moccio e lacrime. - Come ti chiami?- disse, con fare materno.
- Martin - borbottò lui.
Chichi sorrise a Pan, che era arrivata lì da poco, e riprese. - Dove sono i tuoi genitori, Martin?-.
Gli occhioni del bimbo si riempirono nuovamente di lacrime. - Non li ho mai conosciuti-.
Pan lo guardò, rintristita. - E con chi vivi?-.
- Con nessuno. Quando ero piccolino mi hanno lasciato. E mi hanno tenuto quelli della fattoria. Dopo mi hanno lasciato ancora. - Tirò su con il naso. - Io vivo perché rubo-.
Chichi lo accarezzò di nuovo. Poteva pensare lei a Martin. Dopo tutto i suoi figli erano già molto grandi. - Senti, Martin - propose. - Sarò io la tua nuova mamma. Avrai una casa, del cibo, studierai, giocherai... Capisci?-.
- Nonna, sei proprio sicura? - la interruppe Pan, incerta.
Ma la nonna la ignorò. - Vieni. Adesso farai immediatamente il bagno. Ti aiuterà Pan a lavarti...- disse, mentre il bambino si illuminava di gioia.
- Ma nonna!-.
- Zitta tu, cattiva! Scusala, Martin, Pan non è sempre così-. Abbracciò il bambino e si alzò in volo. - Torniamo a casa, adesso-.
Martin non riuscì a trattenere le lacrime della felicità. Strinse forte Chichi e strofinò il viso sul suo vestito. A questo Chichi non badò, e nemmeno al pomeriggio di shopping fallito.
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buona lettura. e commentate. u.uBoku wa Kira dewanai! ぼくわきらでわない!(Yagami Raito).
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