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Dragonball SF (my FF)

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  • #61
    allora... come promesso la seconda parte... non dirmi che vi avevo avvertito!

    PARTE 2

    L’allenamento iniziò come sempre con esercizi di riscaldamento, prima di accelerare il passo. Due cadetti combattevano tra di loro cercando di prevedere le mosse avversarie piuttosto di colpirsi veramente. Purtroppo l’avversario di Gohan non aveva nessuna intenzione di rispettare questa regola. Come novellino tutti lo ritenevano solo spazzatura, era l’ultimo di rango e questo Gohan lo sapeva bene. Era un umanoide con tratti rettiliani, di piccola statura e molto magro, ma in compenso le sue unghia e i suoi denti erano affilati come lame.
    “Kekekekeh… piccolo mio… spero che mi farai divertire…!” rise facendo brillare i suoi denti nella sua bocca. Gohan cominciò a sudare freddo, involontariamente si immaginò come questi denti si conficcassero nella sua pelle.
    Appena dato il via il rettiliano saltò verso Gohan spazzando con la mano destra sopra il petto del bambino che all’ultimo istante con un salto si era messo al riparo.
    “Kekekekeh… niente male, pulce… la prossima volta mi impegnerò di più…!”
    Il piccolo Saiyan poco dopo si accorse che quell’attacco aveva lasciato quattro strappi sulla sua maglietta; al di sotto anche la sua pelle era stata graffiata da una lama affilata come un bisturi. Ma non aveva il tempo per pensarci, l’avversario si lanciò di nuova all’attacco. Veloce come il vento volavano gli artigli facendo vibrare l’aria, Gohan faticò non poco per evitarli. Stava per farsi prendere dal panico quando ad un tratto sentì un dolore acuto e bruciante sulla guancia destra. Toccandosi la faccia con le dita lo vide macchiato del suo sangue. Aveva subito un taglio lungo e fine, dalla tempia attraverso la guancia fino quasi a mento. Due centimetri più in alto e lo avrebbe accecato.
    “Allora? Continuiamo?”
    Gohan cominciò a tremare quando capì che l’avversario voleva ferirlo di proposito e fece alcuni passi all’indietro.
    “No… lasciami… Lasciami in pace…!”
    Ma lui non ci pensava neanche. Il rettiliano si leccò l’artiglio rosso di sangue e fece un grande passo verso il bambino. Come gli piaceva la faccia impaurita di Gohan… un Saiyan! Lo eccitò la visone di un Saiyan che tremava di paura dinnanzi a lui… tutti lo avrebbero invidiato!
    “Kekekeh! Forza, facciamo sul serio, scimmiotto?”
    Senza badare ai rischi si avventò sul avversario impaurito puntando la sua gola, la le sua artiglia fendevano solo l’aria. Prima che potesse reagire, Gohan era saltato in alto e lo colpì con tutta la sua forza con una ginocchiata al mento. Già vacillò, ma Gohan lo colpì di nuovo con alcuni pugni prima di atterrare. Sorpreso notò che il suo avversario non si mosse più e cadde a terra come sacco di patate. Sangue bluastro uscì da bocca e naso, alcuni denti erano frantumati.
    “Ma che…? Che è successo? Sono stato io…?”
    Ad un tratto si ritrovò al centro dell’ attenzione, gli altri cadetti lo osservarono esterrefatti e increduli e cominciarono e bisbigliare.
    “Hai visto? Kapeikan… ha perso! Contro quel moccioso… Impossibile…! Quello gioca sporco, te lo dico!”
    L’unico che si mosse era Kwaldarik, prima osservò Gohan per poi esaminare con sguardo esperto l’altro cadetto a terra. Capì subito che non erano ferite letali e si limitò a chiamare il medico d’urgenza. Intanto Gohan non si mosse di un millimetro, stava fermo come un albero e fissava il suo avversario davanti a se. Kwaldarik dedusse che per lui era stata la prima volta che avesse ferito qualcuno in modo grave. Nonostante ciò - o meglio per questo - era stata una azione notevole.
    Purtroppo era l’unico che provava ammirazione per il piccolo Saiyan, tutti gli altri nutrirono nient’altro che rabbia e disgusto nei suoi confronti. L’uomo insetto di prima, Zarakish, si fece avanti e lo prese per la maglietta.
    “Come ti permetti, dannato? Non pensare che qualcuno si lasci intimorire! Ti avverto, ce la pagherai molto cara!”
    “Lasciami.. mi dispiace! Mi dispiace, non volevo…!” gridò Gohan impaurito.
    “Oh, ti dispiace… allora mi dispiace anche di questo!”
    Con queste parole di scherno tirò un pugno a Gohan che affondò nel suo stomaco, poi lo lasciò cadere a terra come un sasso. Il bambino tossì e rantolò, ma senza pietà il soldato gli diede ancora un calcio nell’addome prima di lasciar perdere.
    “Credo che ora lo abbia capito…”
    Gohan tossiva soffocato, quasi dovette rimettere la colazione, a fatica alzò la testa osservando tra le lacrime l’uomo insetto come si allontanò ridendo. Era chiaro come la luce che quello scatto d’ira aveva ben poco a che fare con la sconfitta del compagno, quello era stato solo pretesto per poterlo menare senza venir fermato da Kwaldarik. Poi tutto divenne nero.

    Quando Gohan si risvegliò era sdraiato su un lettino dell’infermeria, accanto a lui di nuovo il medico di sempre. Lamentava ancora un leggero dolore all’addome, ma a parte quello si sentiva di nuovo bene.
    “Che..? Quanto… ho dormito…?” volle sapere ancora mezzo addormentato, ma venne interrotto dal medico.
    “Hai dormito per quattro ore… te lo avevo detto che ci saremmo rivisti…” disse lui sospirando mentre metteva al suo posto uno strumento. “Hai avuto due costole rotte ed un piccolo pneumotorace a destra…”
    “Che? Non capisco… ma … come sta l’altro…?”
    “Gli hai rotto la mascella e la base del cranio… hai più forza di che quanto si possa credere… Non preoccuparti, si rimetterà presto.”
    Gohan fece un bel sospiro di sollievo e si sedette sul letto. “Ma Lei… come si chiama?”
    “Mi chiamo Mao Karal Lai… mi chiamano Dottor Mao.”

    Gli altri cadetti avevano già scommesso che il giorno successivo il piccolo Saiyan non avrebbe avuto il coraggio di rifarsi vivo, ma si sbagliarono. Puntuale come un orologio si presentò davanti alla palestra ed entrò con aria decisa. Tutti lo fissarono, alcuni con curiosità, altri con odio aperto e pesante.
    Al momento degli esercizi a due, stranamente tanti volevano combattere contro di lui; naturalmente questo non poteva rimanere nascosto al comandante. Ma finche poteva fermare tutto in caso di estremo pericolo li lasciava fare, era curioso di rivedere quella strana forza come il giorno prima.
    Per tutta la settimana era quasi sempre Gohan quello che per primo doveva essere portato in infermeria, picchiato a sangue dagli altri. E se per caso il primo avversario non era riuscito a metterlo al tappeto un sostituto aspettava già impaziente. Giorno dopo giorno gli unici progressi erano quelli che ogni volta Gohan durava 10-15 minuti di più. Ma non riuscivano mai a farlo rinunciare, ogni volta ritornò alla palestra e accolse le sfide. Per questo finì per qualcuno di voler farla finita una volta per tutte.
    “Non può andare avanti cosi… quel piccolo bastardo non vuole capire che non lo vogliamo qui!!” sbuffò un cadetto con dentiera da leone.
    “Hai ragione… a mali estremi, estremi rimedi…” annuì Zarakish.

    Era l’alba del dodicesimo giorno dell’allenamento di Gohan sotto Kwaldarik, mancavano ancora trenta minuti fino all’inizio, ma stavolta la palestra era tutt’altro che vuota. Nove cadetti si erano riuniti e sembrava che stessero aspettando qualcuno. Il loro bersaglio era chiaramente il piccolo Saiyan, che aveva l’abitudine di arrivare sempre con almeno venti minuti in anticipo.
    Puntualmente la porta si aprì e Gohan entrò come sempre, cominciando con gli esercizi di riscaldamento. Un rumore improvviso lo fece girare di scatto e si spaventò: davanti a lui si presentò Kepaikan e con lui quasi metà dei cadetti del suo gruppo.
    “K… Kepaikan… cose ci fai tu qua a quest’ora?”
    Lui sorrise solo cupamente facendo brillare di nuovo i suoi denti, Gohan si rese conto istintivamente che si trovava in grossi guai. Anche gli altri non ne erano da meno, tutto aggressivi e assetati di sangue.
    “Scimmiotto… dobbiamo parlare…! Vieni qua un attimo…”

    Kwaldarik guardò di nuovo l’orologio mentre girava gli angoli della base, odiava essere in ritardo, ma il suo comandante lo aveva trattenuto per troppo tempo. Con passo veloce corse tra i corridoi fino arrivare alla sua area. L’orologio gli segnalò un ritardo di dieci minuti, quando aprì la porta. Cose vide in quel momento lo fece rabbrividire.
    Davanti a lui giacevano i corpi di metà dei suoi allievi, quasi tutti privi di sensi e immobili, tre gemevano per il dolore. L’odore del sangue pizzicò il suo naso. Il pavimento era ricoperto di sangue in vari colori, persino sulle pareti erano visibili schizzi di sangue. Una figura stava retta in mezzo, voltata di spalle; si girò lentamente verso il glaciano.
    “Come… tu…? Non dirmi che… tu?”
    Riconobbe Gohan solo in un secondo momento, sembrò un’altra persona. Gli stessi cappelli, lo stesso copro, ma i lineamenti del viso erano completamente diversi. Occhi freddi e un sorriso malvagio su una faccia macchiata da sangue. Non si mosse, solo la sua coda scodinzolò agitata. Anche l’esperto guerriero si ricordò solo di una scena simile, più di dieci anni fa, quando Vegeta per alcuni mesi era stato un allievo di Kwaldarik. Ora Gohan sembrò quasi come suo fratello minore…
    Incurante di ciò lasciò cadere il braccio di un cadetto ferito con cui lo teneva fermo per poi ucciderlo con un raggio energetico. Ancora insoddisfatto, girò intorno e si accorse che altri due erano ancora vivi. Volava occuparsi di loro, quando venne fermato dalla presa ferrea di Kwaldrik.
    “Basta! Hai vinto! Calmati!”
    Gohan lo fissò con uno sguardo feroce, per un attimo sembrò persino tentato di attaccare anche lui, ma poi i suoi muscoli si rilassarono e lascio cadere il braccio. Senza preavviso crollò; solo ora Kwladarik si accorse della profonda ferita sulla sua fronte che sanguinò copiosamente. Si prese il bambino sotto il braccio e lo portò in infermeria senza pronunciare parola, dopodiché dovette pensare a ripulire i segni del massacro. Gohan aveva ucciso sette cadetti e ferito gravemente altri due, e per quelli prognosi era per niente buona.
    Last edited by BK-81; 30 December 2010, 00:49.
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    • #62
      parte 3... la solita limitazione di caratteri...

      Dottor Mao non poteva credere ai propri occhi: quel bambino buono e simpatico ha sterminato metà del gruppo? La cosa sorprese anche il glaciano…due aspettarono in silenzio davanti alla capsula di rigenerazione finché il giovane Saiyan si sveglia. Ma come sarà? Sarà ancora il vecchio Gohan oppure quella nuova personalità era destinata a persistere?
      Dopo due ore gli strumenti davano il segno di terminata procedura.
      “Allora vediamo…” sospirò Mao. L’acqua verdastra sgorgò uscendo dalla capsula, che si aprì dopo. Gohan stava in piedi nudo, la sua coda avvolta intorno alla vita.
      “Gohan? Come ti senti?”
      Mao sorrise nella speranza di vederlo ricambiare tale gesto, ma rimase deluso quando vide i suoi occhi. Erano ancora freddi e glaciali come prima, per la prima volta Mao si rese contro che Gohan era un Saiyan, ora più che mai. E gli veniva naturale trattarlo come tale.
      “La rigenerazione è terminata. Spero che Lei sia soddisfatto.”
      Gohan lo fissò per un momento per poi rivolgersi a Kwaldarik. “Era colpa loro. Mi volevano uccidere… sfortuna.”
      “Mi hai sorpreso…”, disse il glaciano, nascondendo la sua vera sorpresa. “La tua forza combattiva aveva raggiunto un livello massimo di 4.200… niente male. Direi che non ti serve più il mio allenamento, potresti cominciare una vita da soldato.”
      Gohan scosse la testa. “No. Tu sei molto più forte di me. Voglio combattere contro dei te!”
      “Va bene… sarebbe un onore… ti potrei insegnare delle belle tecniche…”
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      • #63
        Anke per Gohan si fa vedere l'istinto Saiyan: da ragazzo gentile ed educato, a freddo soldato....
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        • #64
          Stupendo questo chappy! =O
          Non mi sarei mai immaginata un Gohan sterminatore! O.O
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          • #65
            Nemmeno io, devo ammettere che un pò "ci sono rimasto male" quando Gohan è cambiato: mi dispiace nn vederlo + come un bimbo gentile ed educato, poi proprio quando anke Raditz stava incominciando ad avere sentimenti + umani... cmq nn vedo l'ora ke continui sta FF, è la mia pref (ma nn l'ho già detto? XD) e mi sta appassionando sempre +..
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            • #66
              A me invece stuzzica di più questo nuovo Gohan. :'D
              Dopotutto è sempre un Saiyan. U_U
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              • #67
                Anke a me piace vederlo come un vero guerriero Saiyan, mi è solo sembrato strano (ma bello) il suo improvviso cambiamento
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                • #68
                  diciamo che Gohan ora ha due faccie... una terrestre e d una saiyanica... ma non voglio anticipare niente...

                  7. Inizia l’odissea

                  Finalmente erano passati quei quattro mesi che erano serviti al dottor Briefs e sua figlia per terminare la versione terrestre della navicella spaziale Saiyan. Partiti dalla piccola capsula monoposto avevano costruito una vera e propria navetta da forma rotonda e con un diametro di dieci metri. Era posata su cinque gambe metalliche ed era naturalmente ornata dalla scritta “Capsule Corporation”.
                  Goku si era allenato tutti il tempo come un pazzo, passava persino le notti nel G-Bunker. Negli ultimi dodici giorni infine si era sottoposto quasi esclusivamente alla gravità a dieci G, interrotto solo a cause delle pause richiesti dal generatore di gravità. Il geniale costruttore gli aveva promesso che avrebbe risolto quel problema per la nuova versione prevista per la navetta spaziale. Anche il bunker stesso doveva essere contento che Goku avesse terminato il suo allenamento; il suo impeto lo aveva ridotto piuttosto male. Non considerando solo la sporcizia, ma sia il pavimento che le pareti erano veramente danneggiati, e sicuramente servirebbe un bel cambiamento d’aria.
                  Bulma chiamò il suo amico dal Bunker e gli presentò la sua nuova navetta spaziale. Goku la esaminò con attenzione e fischiò impressionato.
                  “Caspita! Che forza…! L’originale era così piccolo…”
                  Il dottor Briefs si aggiunge ai due e cominciò a spiegare: “Grazie… allora… come richiesto lo ho fatto grande così per permettere di allenarti con libertà… il nuovo generatore è dieci volt più potente e può creare una gravità fino a 100G. Ma ragazzo mio, mi spieghi a cose ti serve? 100G… mi sembra esagerato! Pensa, se tu pesi 70 chili, peserai 7 tonnellate! Comunque mi manca un’ultima cosa…”
                  “Non si preoccupi di quel che faccio…” rispose Goku calmo. “Cos’è che manca?”
                  “Non ho trovato ancora la posizione ideale per le casse dello stereo…”
                  “Eddai, non mi serve la musica… basta che le metta da qualche parte e per me va bene… per me tutto è perfetto! Presto, fammi un corso accelerato e poi parto subito!”, lo interruppe Goku entusiasta.
                  “Questo compito spetta a me, papà! Vieni Goku, ti mostro tutto!” disse Bulma prendendo Goku per un braccio. “Caspita, che muscoli! Devi essere fortissimo, Goku!”
                  “Lo spero!”
                  La capacità di concentrazione dello Saiyan era esaurita dopo due ore, dopodiché la sua testa quasi cominciò a fumare e si pregò una pausa. Goku colse l’occasione di tornare a casa sua per una visitina a sua moglie, che non aveva più rivista dopo quell’episodio. Esitante atterrò davanti a casa sua e bussò alla porta.
                  “Ciao, Chichi cara! Sono io!”
                  Dopo alcuni secondi di silenzio udì passi veloci avvicinarsi da dietro alla porta che si aprì lentamente. In un primo momento la donna era rimasta sorpresa, ma subito dopo lo rimproverò severa:
                  “Eccoti finalmente! Dio… non devi mica prendermi sempre così alla lettera… Avresti almeno potuto chiamarmi una volta, no?”
                  “Ma… ma non avevi detto…?” balbettò Goku completamente preso alla sprovvista, non era certo questa la reazione che si era aspettato. Lo sguardo arrabbiato di Chichi sparì dopo alcuni secondi poiché le vennero le lacrime agli occhi e si lasciò cadere nella braccia del marito.
                  “Goku… scusami… sono felice che sei tornato… mi sentivo così sola… scusami…”
                  Lui in un primo momento era sorpreso, ma poi sorrise dolcemente e abbracciò suo moglie. Così i due coniugi rimasero per molti minuti godendosi questa sensazione di pace. Anche se spesso litigavano, il loro amore era reale.

                  Goku rimase a casa sua fino alla mattina successiva. Dopo il sorgere del sole si alzò e si mise i suoi vestiti. Accanto a lui sua moglie era ancora a letto e lo osservò in silenzio. Non lo aveva visto per cosi tanto tempo e con grande probabilità non lo vedrà per un periodo molto lungo.
                  “Quanto tempo sarai via?”, volle sapere alla fine.
                  “Non lo so. Il padre di Bulma mi ha detto che il carburante durerà per un anno di volo… e poi non so neanche da dove cominciare la ricerca…”, fu la risposta.
                  “Urrá alle informazioni precise…”, sospirò la donna calciandosi di dosso la coperta. “Spero che troverai presto nostro figlio… Prego, devi trovarlo…”
                  Di nuovo lacrime amare bagnarono il suo viso e si rinchiuse nelle braccia forti del marito. Goku accarezzò la sua testa passando tra i suoi lunghi capelli corvini e sussurrò:
                  “Te lo prometto. Ce la farò. Aspettaci!”
                  Chichi alzò lo sguardo e trovò davanti a se il viso del marito con quel sorriso tipico che aveva il potere di dare fiducia a tutti.
                  Il Saiyan la lasciò dopo un bacio d’addio e si prese lo zaino che si era preparato la sera prima. Portava la sua solita veste: la tuta arancione con la maglietta e le polsiere blu, come sempre fatte con quella strana stoffa con un peso incredibile. Un’ultima volta Goku si volse indietro, poi si levò in aria per partire a tutta velocità per la città dell’Ovest. Seguì la sua aura finche non era sparita dell’azzurro del cielo.
                  “Goku… abbi cura di te…”

                  Con la sua forza combattiva anche la sua velocità era aumentata in modo incredibile, con Mach 1 o 2 sfrecciò nel cielo circondato da un’aura azzurra. Fece alcune curve e voli a picchio fino appena sopra al suolo.
                  “Yahooo!!!! Che bello! Sono veloce come un razzo!!!”
                  Dopo anche mezz’ora aveva raggiunto la città dell’Ovest ed atterrò nel giardino della Capsule-Corporation. A sua sorpresa trovò presenti quasi tutti i suoi conncoscienti: Muten, Yamcha, Crilin e persino Tenshinhan e Jiaozi.
                  “Ehhh? Cosa ci fate tutti qua?”, domandò curioso.
                  “E ce lo domandi?!” ribatté Crilin sorridendo. “Tu ti fai un viaggetto nello spazio per cercare tuo figlio e poi ci chiedi cosa facciamo qua?”
                  “Vero… scusa…!”, rise Goku.
                  Ora era il turno del suo amico treocchi Tenshinhan a parlargli. “Goku… l’ho saputo solo ora… Mi dispiace molto. Avrei voluto conoscere tuo figlio! Spero che lo riporterai indietro il più presto possibile. Io mi allenerò in vista del tuo ritorno!”
                  Goku annuì. “Grazie. Allenatevi bene… è un buon consiglio a tutti!”
                  “Perché?”
                  “Radish ha detto che i Saiyan si sono interessati alla Terra… Forse torneranno prima che ho trovato Gohan e fatto ritorno! Per quel caso la Terra ha bisogno di una difesa forte e valida!”
                  “Non preoccuparti! Salveremo la Terra anche senza di te, vedrai! Tu occupati solo di Gohan, al resto penseremo noi, capito?” sorrise Crilin.
                  “Bene, mi fido di voi. E grazie ancora. Bulma, allora è tutto pronto?”
                  “Certo! E prima che me lo chiedi, lo frigorifero è pieno fino all’orlo! Dovrebbe bastare persino per uno come te! E se no basta che atterri su un pianeta vicino. Ho caricato tutte la mappe stellari dalla capsula Saiyan nella tua navetta. Per fortuna mi hai insegnato la lingua saiyan…” sorrise la ragazza e alzò il pollice.
                  “Perfetto! Allora si parte!”
                  Goku stava per salire la rampa, quando Bulma lo fermò: “Un’ultima cosa! Con quel bottone a destra dell’entrata puoi ridurre la navetta a capsula!”
                  “Grazie! Bene, allora vi saluto! Arrivederci!!!”, gridò Goku mentre il portone si chiuse lentamente dietro di lui. Subito si guardò intorno e trovò tutto come lo aveva ordinato il giorno prima. Si sedette sulla poltrona del pilota e controllò i comandi davanti a lui.
                  “Allora… partiamo… dov’era il pulsante di accensione…? Ecco!”
                  Premendo quel bottone iniziò una sequenza di partenza di dieci secondi, dopodiché si accesero i possenti motori e la navetta spaziale venne catapultata verso il cielo. Purtroppo Goku non si era messo le cinture di sicurezza, cosi venne scosso dalle turbolenze. Dopo neanche dieci secondi la navetta bianca si era già persa nell’azzurro del cielo terrestre, solo una scia bianca indicò la sua presenza. Poi sparì anche quella.
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                  • #69
                    Eeheheh chissà cosa avranno fatto Goku e Chichi in quei godevoli minuti insieme!
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                    • #70
                      ehehe... immagina un pò...
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                      • #71
                        Azz ke capitolo, un pò meno movimentato del solito, ma molto bello; beh come si dice: è la calma ke precede la tempesta, o meglio: l'odissea..
                        http://i102.photobucket.com/albums/m...4469844891.gif

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                        • #72
                          eh, shi, si inizia...
                          mio internet fa i capricci, non sto scrivendo dal mio PC... forse domani i, nuovo capitolo!
                          Ci sono commenti intanto?
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                          • #73
                            beh. cheddire? aspetto anch'io il prossimo capitolo.
                            mi piace il tuo stile di scrittura, il modo in cui fai le descrizioni. brava.
                            Boku wa Kira dewanai! ぼくわきらでわない!(Yagami Raito).

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                            • #74
                              Parte 2

                              Sette giorni prima della data prevista i tre Saiyan tornarono dalla loro missione sul pianeta Tayara. Vegeta era come sempre rimasto incolume, mentre questo non ci si poteva dire su Nappa e Radish. Non per niente quella missione aveva portato l’etichetta “Livello A”, perché i suoi abitanti erano forti. Molti di loro avrebbero potuto far parte dell’esercito di Freezer come guerrieri coraggiosi e audaci, se non si fossero comportati in quel modo ostile verso l’imperatore. Ora avevano dovuto pagarne il conto, dei milioni di Tayarani ora ne sono rimasti neanche cento, e questi erano condannati alla schiavitù.
                              “Finalmente di ritorno… ho fame…”, brontolò Nappa, mentre scese alla sua capsula spaziale. Era sporco di fango e ricoperto di piccole ferite superficiali, ma non se ne curò, lo stomaco aveva la priorità. Vegeta lo attendeva già impaziente, retto come se avesse inghiottito un’asta.
                              “Sbrigati! Dov’è Radish?”
                              Quello faticò di più per uscire dalla sua navicella, Radish aveva subito le ferite più gravi. Questo era la causa degli sguardi maligni dei suoi compagni, che si ferisce dimostra solo la sua incapacità.
                              “Eccomi, Vegeta…”, rispose a fatica e lo salutò.
                              Vegeta esaminò con lo sguardo le sua ferite e le commentò con una smorfia disgustata. Si girò di scatto e s’incamminò verso la base, Nappa lo seguì a ruota fedelmente. Radish sospirò e cadde in ginocchio, il suo sangue sgocciolò sul pavimento. Dopo una breve pausa si alzò e zoppicò verso l’infermeria.
                              Dottor Mao lo attese già, ma non era l’unico paziente: il saiyan vide chi stava uscendo la una capsula di rigenerazione, era Kwaldarik.
                              “Ma che ti è successo, Kwal?”, voleva sapere.
                              “Tsk… tuo nipote è un fenomeno…”
                              Di più non riusciva Radish a sentire, perché Mao stava chiudendo la capsula di rigenerazione intorno a lui isolandolo e mandandolo nel mondo dei sogni.
                              Kwaldarik si rimise la sua divisa e lasciò l’infermeria, se Radish è tornato anche gli altri Saiyan devono essere nei paraggi. Finalmente poteva consegnarli il piccolo Saiyan- non è che gli stava antipatico, ma la sua forza stava cominciando a preoccuparlo.
                              Trovò i due Saiyan nella mensa grande e stavano riempiendo i loro stomachi. Ma prima visitò la sua palestra, dove Gohan si stava ancora allenando, per prenderlo con se.
                              “Gohan! I tuoi compagni sono tornati! Ti porto da loro!”
                              Il bambino si alzò e lo guardò. “Sono in anticipo…”
                              Nei suoi occhi era tornata una parte del vecchio Gohan, ma lo sguardo del guerriero era ancora ben visibile. Quello era stato più volte il freno salvatore per Kwaldarik, quando Gohan si arrabbiò veramente la sua forza era superiore alla sua.
                              Gohan si mise un vestito pulito e seguì suo maestro verso la grande mensa. Dopo l’episodio di dieci giorni fa la gente lo guardò con occhi diversi, tralasciarono provocazioni inutili e conservando sempre una distanza di sicurezza. Anche se non lo mostrava a Gohan piaceva tanto questa sensazione di essere rispettati, finalmente lo lasciarono in pace.
                              Vegeta riconobbe il glaciano subito, dal momento che mise piede nella mensa, Nappa seguì solo il suo sguardo sorpreso. La sua sorpresa aumentò quando videro che non era solo, insieme a lui c’era anche il moccioso. E quei due puntarono verso di loro.
                              “Kwal… e che devo la tua vista?”, voleva sapere Vegeta, un sorriso accennato era visibile sulle sue labbra. Nappa non lo riconobbe, la sua attenzione era rivolta verso il bambino accanto a lui.
                              “Signor Vegeta… durante la Vostra assenza mi sono occupato del bambino. Dato che Lei ora è tornato vorrei riconsegnarvelo. Si è tenuto bene.”
                              I due guerrieri esaminarono Gohan, Vegeta si accorse subito dello sguardo cambiato e dei muscoli aumentati visibilmente. La sua sorpresa si manifestò in un breve battito di ciglio.
                              “Uhm… sembra che hai fatto un buon lavoro… Bene. Puoi andare.”
                              Con questo la conversazione era terminata, il glaciano s’inchinò brevemente e gi girò per andarsene da dove era venuto. Gohan era rimasto da solo e non osò muoversi troppo. Nonostante la sua nuova forza e determinazione sentì istintivamente che la forza di Vegeta era ancora molto superiore. Con Nappa la questione era diversa, stavolta uno scontro finirebbe in un altro modo.
                              “Vieni qua, mezzosangue! Forza!”, lo incitò Nappa e lo invitò a tavolo dato che era libera una terza sedia. Prima di muoversi Gohan guardò verso Vegeta che stava bevendo qualcosa; dato che non alzava obiezioni si sedette. Ora i tre erano seduti intorno ad un unico tavolo, ma una normale conversazione era impensabile. Gohan era impaurito e fissò solo il tavolo, solo per pochi attimi osò guardare in faccia gli altri Saiyan. Cosi passarono alcuni minuti, finche Vegeta sospirò e attivò il suo scouter. Apprese il valore, ma restò in silenzio.
                              “Allora, vuoi venire con noi per la prossima missione, piccolo? Sarà divertente!”, chiese Nappa ridendo.
                              Gohan lo guardò e annuì.
                              “Cos’era questo? Una risposta? Parla chiaro!”
                              “Si… se mi volete…”, rispose piano.
                              “Un po’ di grinta, prego! Allora saremo di nuovo in quattro, anche senza tuo padre! Che ne dici, Vegeta?”
                              Quello scosse le spalle. “Perché no… ma chiamarlo Saiyan… è solo un mezzosangue! Piuttosto finisci il tuo pasto, dobbiamo ancora consegnare il rapporto a Freezer.”
                              “Acc… è vero! Cavolo, come odio ‘ste cose…”, brontolò Nappa e svuotò il suo piatto. I due si alzarono, Gohan li imitò.
                              “Ehm… voi ora andate da Freezer:..?”, voleva sapere. Ne aveva spesso sentito parlare, ma mai visto di persona. L’unica cosa che sapeva di sicuro è che tutti avevano paura di lui.
                              “Si! E cerca di comportarti bene! Ti vuole conoscere…”
                              “Chi? Me?”

                              Gohan rincorse i due adulti, ora si che era agitato, aveva il cuore in gola. Cosi arrivò in un area della base che finora aveva visto solo dal basso, su una torre erano situati gli uffici privati di Freezer. E proprio quelli erano la loro meta. Arrivarono davanti ad un grosso portone che era sorvegliata da due soldati mostruosi e cupi. Fermarono subito i tre Saiyan ostacolando la via.
                              “Fermi! Non potete passare!”
                              Vegeta ringhiò seccato e prese uno dei due all’avambraccio.
                              “Senti. Sai chi siamo? Tu ora entrerai e annuncerai il nostro arrivo al Signor Freezer! Capito?”, sbuffò impaziente.
                              L’altro soldato volva soccorrere il compagno e prese Vegeta alla spalla, ma lui prese anche lui al braccio e strinse la presa finche gli scricchiolavano le ossa.
                              “Allora? Obbedite, forza!”
                              “Abbiamo l’ordine di non far passare nessuno… Ordine di freezer! Ahia!!!”
                              Poco mancava che Vegeta sfogò la sua rabbia sui due malcapitati, quando sentì una voce strana provenire da un altoparlante.
                              “Vegeta, mio prode! Sei già tornato? Vieni, entra!”
                              “Grazie, Signor Freezer.”
                              La porta si aprì e i tre guerrieri entrarono. La stanza era immersa in un buio che a malapena permetteva di riconoscerne l’arredamento. Regnavano toni violacei e grigi ed tutto testimoniò di gusti opulenti. In mezzo stava in piedi un essere piccolo e magri con una lunga coda e con due corna neri lateralmente sulla testa, che rivolse la schiena ai visitatori. Alla sua destra e sinistra erano altri presenti due esseri, uno sembrò essere un essere umano molto attraente ed alto, con capelli e carnagione verde, l’altro invece era un tizio antipanico grasso con la pelle da ranocchio rosa.
                              “Allora, Vegeta… ho sentito che avevi dei problemi su Tayarasei? E poi dov’è Radish?”, iniziò Freezer senza voltarsi. Questa mancanza di rispetto irritò il principe ma poté ancora controllarsi. I tre guerrieri si inchinarono e Vegeta iniziò:
                              “Purtroppo questo corrisponde a realtà, signor Freezer. Gli abitanti del pianeta si erano rivelati più tenaci del previsto…”
                              “Vuoi dire che gli invincibili Saiyan hanno fatto male i conti?”, lo interruppe Dodoria bruscamente e sorrise. I due Saiyan adulti lo fissarono arrabbiati, il che lo fece divertire ancora di più.
                              “Lasciali in pace, Dodoria…infondo si sono dati da fare…”, affermò Zarbon, il verdone. Ma il suo sguardo era in contraddizione con le sue parole, brillarono di disgusto ed odio per questi scimmioni. “Ma hai ragione… noi due avremmo conquistato quel pianeta in neanche una settimana, chiaramente.”
                              Questa provocazione aveva l’effetto desiderato, ma solo in Nappa era visibile la irritazione, Vegeta continuò a controllarsi, seppur a malapena. La risata di scherno dei due venne interrotto quando Freezer finalmente si girò, il suo sguardo era rivolto chiaramente sul piccolo Saiyan dietro alle spalle di Vegeta e Nappa. Gohan si irrigidì quando sentì il peso del suo sguardo essere posto su di lui.
                              “Guarda chi abbiamo come nuovo amico… Tu sei quel piccolo Saiyan, vero? Come ti chiami?”
                              Gohan deglutì e alzò il capo. “Mi chiamo Gohan… Signor Freezer.”
                              Il tiranno sorrise in un modo talmente sdolcinato che faceva paura, galleggiò qualche centimetro sopra il pavimento e volò tra i due Saiyan per atterrare davanti il bambino.
                              “Gohan… non è un nome tipicamente Saiyan, ma mi piace… Lavorerai per me?”
                              Quella domanda lasciò spazio solo per un’unica risposta e Gohan la diede. “Certamente, Signor Freezer.”
                              Di nuovo quel sorriso irritante. Freezer s’inchinò accarezzando la testa di Gohan passando tra i suoi capelli neri che erano ormai cresciuti di qualche centimetro. “Se farai come ti dico avrai una bella vita. Non dimenticarlo. O vuoi finire come quelli del pianeta Tayara?”
                              “No, Signore. Capisco…”
                              Con questo la conversazione terminò e i tre Saiyan lasciarono quella stanza- un PÓ più veloci del necessario- per avviarsi verso le proprie camere. Non si curavano molto del loro compagno ferito, solo Gohan gli fece una vista in infermeria, ma suo zio dormì ancora. Perciò decise di rimandare tutto fino a domani.
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                                parte 3

                                Fu subito dopo che il sole principale era sorto- quel pianeta ne aveva tre- quando dottor Mao aprì la capsula di rigenerazione di Radish. La cura era durata un’ ora in più del previsto, ma ora era perfettamente guarito.
                                “Come si l’ha cavata Gohan? Come sta?”, erano le sue prima parole mentre si asciugò.
                                “Direi bene… ma… secondo me è un peccato… è cambiato molto…”
                                “In che senso?”
                                Il medico sospirò. “Mamma mia, che scena… alcuni cadetti gli hanno teso una trappola e volevano ucciderlo, ma lui gli ha sconfitti tutti e ne ha ammazzato ben sette! Gli sta ribollendo il sangue Saiyan!”
                                “Incredibile..! Allora era questo che intendeva Kwal… benone, allora fra poco può venire con noi a combattere!”, disse Radish.
                                “Eh si… lo temevo che Lei dicesse una cosa dl genere… A proposito, anche Lei è migliorato molto! Vedo che secondo i sensori la Sua forza combattiva ha raggiunto ben 2.600 punti! Complimenti!”
                                Radish annuì soddisfatto e si mise la sua nuova armatura, quella vecchia era in uno stato pietoso. Se le cose stanno cosi, forse suo nipote ce la farà a sopravvivere…
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