Originariamente Scritto da Lynd
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L'orgoglio e la gloria dei Saiyan fino alla fine... SEMPLICEMENTE STUPENDO, INCREDIBILE, FANTASTICO... Non ho più parole, perché forse non ce ne sono di adatte...e come diceva Gorgia certe emozioni non si possono esprimere con le parole, perché queste sono limitate...
addirittura la citazione di Gorgia!! ma grazie *_*
bhe allora per ringraziarti di questa bella rinfrescata, metto sotto spoiler un trafiletto de "Il bacio". Preparate le bacinelle, lo stile è molto darkettoso, non consigliabile cuori sensibili XD ahahah Nientepopodimeno vi posto il paragrafo chiave del libro. :P sentitevi onorato, solitamente sono molto geloso di questo lavoro :P anche se non è granché... baci ^^
buona lettura!! ^^
Spoiler:
Tutto fermo. Immobile. La follia aveva raggiunto il suo culmine più assurdo. Solo allora stava cominciando a capire cosa aveva combinato, cosa aveva fatto. Cosa l'aveva spinto? era diventato cieco, e ora che era tornato a godere della luce, voleva ricadere nell'ombra. Guardava negli occhi chi aveva di fronte. Il silenzio nelle sue pupille. Il volto costretto in una morsa innaturale, contratto nel freddo. Chi la vittima, chi il carnefice? Avevano confuso i ruoli, o forse erano entrambi vittime...oppure...entrami carnefici di se stessi. Sentiva solo che il braccio destro bruciava a morte all'altezza della spalla. La lama fredda del coltello dell'aggressore era penetrata in profondità, e il sangue colava fino alla punta delle dita, gocciolando silenzioso sopra il pavimento della piazza. Guardò le proprie gambe. Ancora in quella maledetta posizione di attacco, come a sostenere una corsa oramai ferma nel colpo inferto. Ancora sentita la sua voce risuonargli in gola, mentre gridava la sua fine. Sua e quella dell'altro. Ancora il cuore si dimenava nel suo petto, sembrava voler scappare da quel corpo infame. Ma com'era accaduto? ricordava solo...niente...non ricordava niente. Improvvisamente, tornò a sentire i rumori. Sentì le sue amiche che gridavano spaventate. Sentiva anche i passi spaventati del gruppo che li aveva precedentemente raggiunti fuggire lontani...confusi.
Cos'hai fatto?
urlavano le ragazze.
Cos'ho fatto?
rispondeva loro, guardandole stranito e sbiancato. Oramai il peso morto del corpo del loro aggressore era diventato impossibile da sostenere per lui, così, con un gesto freddo, staccò il coltello dal petto, e lasciò cadere il corpo per terra, con un tonfo sordo. Gli tremava la mano, e mollò la presa dell'arma, che cadde per terra, accanto all'anima che aveva mietuto, portandola da Signora Morte. Cadde in ginocchio, a reggersi con la mancina la ferita della spalla. Gridò tutto il suo dolore. Sia fisico che mentale.
Non volevo! Non volevo!
e pianse.
Uno sguardo agli occhi vuoti di quello che aveva ammazzato. Rivide lo stesso sguardo di dieci minuti prima. Quello sguardo...di odio...di strafottenza...di aggressività...di sfida...quella sfida che aveva raccolto, troppo orgoglioso, troppo stupido era per rifiutare, per scappare, per capire a che cosa stavano andando incontro.
Matteo, cos'hai fatto?
Ripeteva Angelica, accarezzandolo, fra le lacrime.
non lo so...
Matteo stava lentamente riprendendo possesso delle sue facoltà mentali. Ora ricordava...
un caldo tremendo quella sera, l'ideale per andare in piazza a godersi un bel gelato in compagnia. Seduti al solito bar, Angelica, Matteo, Lucia ed Alessandro, doppia coppia di fidanzatini diciassettenni, si godevano le ore estive insieme, fra risate, battute, baci e quanto altro. Ragazzi tranquilli, da famiglie agiate, si conoscevano da parecchio tempo, dei veri amici. Avrebbero dato la vita l'uno per l'altro. una vera squadra. Anche piuttosto ingenui, non sapevano cosa significasse la cattiveria, cosa che forse li avrebbe aiutati. non puoi controllare qualcosa che non conosci. e poi...come accade quasi sempre in queste situazioni ... c'è sempre chi deve mettere i bastoni fra le ruote. Chi deve disturbare, e si diverte nel farlo. Quando capirò il perché, forse si avranno le risposte a tutto il male del mondo. Chi era? un gruppo di cinque ragazzi che potevano più o meno avere la stessa età di Matteo e gli altri. Si avvicinarono, fermandosi a tre passi dal tavolo dei quattro amici. Angelica sottovoce, disse di continuare a fare finta di niente. L'altra ragazza era impaurita, mentre Alessandro cominciava a dare in escandescenza, ma Matteo lo tratteneva. L'ultima cosa che volevano era una rissa, qualcuno che si facesse male. Con il sudore freddo addosso, Angelica continuava a parlare tranquillamente, con la coda dell'occhio che continuava a fissare quel gruppo di cinque che indicava, rideva, faceva battute di basso livello e anche abbastanza sporche, inopportune.
Se alzano un dito...giuro che gli salto addosso!
E che cazzo risolvi, Alessà? vedi di stare calmo
Ragazzi, per piacere, potrebbero sentirvi
Quindi raga, domani allora che facciamo? cinema? Sì, credo sia una buona idea...
Matteo osò guardare storto uno dei ragazzi che aveva fatto una battuta particolarmente brutta sulla sua ragazza, che lo abbracciava e gli teneva il volto tra le mani, per non far fissare. Troppo tardi.
cazzo hai da guardare?
sbottò uno, quello che sembrava un pò il capo del gruppo. Alessandro scattò in piedi, gli altri immobili.
Che vuoi? Va via!
La sua voce era sicura. non aveva paura, era pieno di coraggio, Alessandro.
E' una sfida, stronzo?
Alessandro alza l'angolo sinistro della bocca, in un sorrisetto di sfida, e stringe i pugni. I suoi amici non sanno cosa fare. in un attimo non si capisce più niente. Alessandro si lancia addosso a quel ragazzo, e gliele mena di brutto. Le ragazze lanciano un grido e si allontanano un poco, mentre Matteo da una mano ad Alessandro, assalito anche da un altro del gruppetto. Una rissa. Matteo non fa che tirar via la gente, non sapendo menare come Alessandro. Riceve un cazzotto allo stomaco, e si piega in avanti, giusto per subirne un altro in pieno volto, che lo fa stramazzare a terra. Alessandro lo vendica; uno schiaffo due pugni sullo stesso lato della faccia, ed anche lui è a terra. Matteo si rialza in qualche maniera, giusto il tempo di dare un calcio di piena pianta allo stomaco di uno. Era pazzesco. Nessuna delle persone che passavano di li facevano caso a nulla. Indifferenti. Troppo abituate le persone a tutto questo, o solo strafottenti?
Dopo qualche secondo, un gancio destro di Alessandro stende il suo avversario, e alcuni dei suoi amici scappano. Le ragazze sono con le mani sulla bocca, occhi spalancati, impossibilitate a fare qualunque cosa. Matteo anche è a terra, e l'amico gli da una mano ad alzarsi.
E ora...vai via, pezzo di niente!
Questi di tutta risposta si alzò di scatto e gli corse incontro...Alessandro lo attese. l'altro aguzzò l'occhio. Ma cos'ha lì...nella mano...qualcosa che...
ODDIO!! ALESSANDRO, QUESTO HA UN...
un grido allucinante del ragazzo. Colpito allo stomaco, strabuzzò gli occhi e si inginocchiò, ferito forse mortalmente.
Brutto figlio di...
Che c'è, stronzetto, vuoi vendicarti? Tiè
gli lanciò un coltello, che gli cadde vicino ai piedi. Le ragazze stavano chiamando l'ambulanza e cercando di trattenere Alessandro, di farlo rimanere sveglio.
Un luccichio di follia animalesca. Una punta di orgoglio. Un pizzico di rabbia. Odio. Follia. Si chinò per raccogliere il coltello, ma quel ragazzo gli fu addosso, e lo ferì alla spalla destra. Un altro urlo. Di rabbia. Come se non avesse subito alcun colpo, si rialzò velocemente, giusto il tempo di vedere quel sorriso sulla bocca di quel bastardo.
io ti uccido...
sussurrò, mentre con uno scatto e con una precisione degni di un vero assassino, lo colpì con quel coltello dritto al cuore.
E' stata solo colpa mia! Alessandro è quasi morto...se non avessi guardato storto stò stronzo non sarebbe successo niente...è solo colpa mia..solo colpa mia!
Ma no, Matteo calmati, sei ferito, sta arrivando l'ambulanza...
Se non avessi raccolto il coltello
La sua ragazza stava diventando isterica
Smettila! Smettila smettila! è finita! Ti sei solo difeso...
non meritava questo Ale...
Lucia stava lì, inginocchiata di fianco al suo Matteo sofferente, che non aveva il coraggio di toccare. Piangeva lacrime silenziose.
Matteo, ora anche lui silente, stava stringendo il pugno della mano sinistra. Così forte, ma così forte, che sentì le unghie penetrargli nella carne, e il sangue scendeva dal palmo fino a toccare a terra. Le sirene dell'ambulanza. Alessandro caricato al suo interno così come Matteo, le ragazze rimasero qui, sporche del sangue dei loro amici. Presero il cellulare, chiamarono casa.
Alessandro...amico mio...
il rumore del motore dell'ambulanza, della sirena..spariti, così come le voci degli infermieri, che si affannavano sul corpo del ragazzo. Con una calma soprannaturale, continuava a parlare, come se l'altro potesse sentirlo.
Siamo stati dei folli. Tu...io...quel tipo. Qualcosa ci ha mangiato vivi. E sta continuando a mangiare tutti i ragazzi. Vorrei solo capire perchè...perchè?
l'infermiera che gli stava fasciando la spalla sembrò stranita, ma non gli diede peso.
non avevo mai fatto nulla di simile. Io..tu...non siamo così! Non siamo noi! Perchè l'hai picchiato? perché ho preso quel coltello? Qualcuno, qualcosa ci ha mangiati...qualcosa...
Riusciva solo a dire questo. Qualcosa ci ha mangiati.
qualcuno ci ha mangiati.
Qualcuno, qualcosa...
ci sta mangiando.
Cos'hai fatto?
urlavano le ragazze.
Cos'ho fatto?
rispondeva loro, guardandole stranito e sbiancato. Oramai il peso morto del corpo del loro aggressore era diventato impossibile da sostenere per lui, così, con un gesto freddo, staccò il coltello dal petto, e lasciò cadere il corpo per terra, con un tonfo sordo. Gli tremava la mano, e mollò la presa dell'arma, che cadde per terra, accanto all'anima che aveva mietuto, portandola da Signora Morte. Cadde in ginocchio, a reggersi con la mancina la ferita della spalla. Gridò tutto il suo dolore. Sia fisico che mentale.
Non volevo! Non volevo!
e pianse.
Uno sguardo agli occhi vuoti di quello che aveva ammazzato. Rivide lo stesso sguardo di dieci minuti prima. Quello sguardo...di odio...di strafottenza...di aggressività...di sfida...quella sfida che aveva raccolto, troppo orgoglioso, troppo stupido era per rifiutare, per scappare, per capire a che cosa stavano andando incontro.
Matteo, cos'hai fatto?
Ripeteva Angelica, accarezzandolo, fra le lacrime.
non lo so...
Matteo stava lentamente riprendendo possesso delle sue facoltà mentali. Ora ricordava...
un caldo tremendo quella sera, l'ideale per andare in piazza a godersi un bel gelato in compagnia. Seduti al solito bar, Angelica, Matteo, Lucia ed Alessandro, doppia coppia di fidanzatini diciassettenni, si godevano le ore estive insieme, fra risate, battute, baci e quanto altro. Ragazzi tranquilli, da famiglie agiate, si conoscevano da parecchio tempo, dei veri amici. Avrebbero dato la vita l'uno per l'altro. una vera squadra. Anche piuttosto ingenui, non sapevano cosa significasse la cattiveria, cosa che forse li avrebbe aiutati. non puoi controllare qualcosa che non conosci. e poi...come accade quasi sempre in queste situazioni ... c'è sempre chi deve mettere i bastoni fra le ruote. Chi deve disturbare, e si diverte nel farlo. Quando capirò il perché, forse si avranno le risposte a tutto il male del mondo. Chi era? un gruppo di cinque ragazzi che potevano più o meno avere la stessa età di Matteo e gli altri. Si avvicinarono, fermandosi a tre passi dal tavolo dei quattro amici. Angelica sottovoce, disse di continuare a fare finta di niente. L'altra ragazza era impaurita, mentre Alessandro cominciava a dare in escandescenza, ma Matteo lo tratteneva. L'ultima cosa che volevano era una rissa, qualcuno che si facesse male. Con il sudore freddo addosso, Angelica continuava a parlare tranquillamente, con la coda dell'occhio che continuava a fissare quel gruppo di cinque che indicava, rideva, faceva battute di basso livello e anche abbastanza sporche, inopportune.
Se alzano un dito...giuro che gli salto addosso!
E che cazzo risolvi, Alessà? vedi di stare calmo
Ragazzi, per piacere, potrebbero sentirvi
Quindi raga, domani allora che facciamo? cinema? Sì, credo sia una buona idea...
Matteo osò guardare storto uno dei ragazzi che aveva fatto una battuta particolarmente brutta sulla sua ragazza, che lo abbracciava e gli teneva il volto tra le mani, per non far fissare. Troppo tardi.
cazzo hai da guardare?
sbottò uno, quello che sembrava un pò il capo del gruppo. Alessandro scattò in piedi, gli altri immobili.
Che vuoi? Va via!
La sua voce era sicura. non aveva paura, era pieno di coraggio, Alessandro.
E' una sfida, stronzo?
Alessandro alza l'angolo sinistro della bocca, in un sorrisetto di sfida, e stringe i pugni. I suoi amici non sanno cosa fare. in un attimo non si capisce più niente. Alessandro si lancia addosso a quel ragazzo, e gliele mena di brutto. Le ragazze lanciano un grido e si allontanano un poco, mentre Matteo da una mano ad Alessandro, assalito anche da un altro del gruppetto. Una rissa. Matteo non fa che tirar via la gente, non sapendo menare come Alessandro. Riceve un cazzotto allo stomaco, e si piega in avanti, giusto per subirne un altro in pieno volto, che lo fa stramazzare a terra. Alessandro lo vendica; uno schiaffo due pugni sullo stesso lato della faccia, ed anche lui è a terra. Matteo si rialza in qualche maniera, giusto il tempo di dare un calcio di piena pianta allo stomaco di uno. Era pazzesco. Nessuna delle persone che passavano di li facevano caso a nulla. Indifferenti. Troppo abituate le persone a tutto questo, o solo strafottenti?
Dopo qualche secondo, un gancio destro di Alessandro stende il suo avversario, e alcuni dei suoi amici scappano. Le ragazze sono con le mani sulla bocca, occhi spalancati, impossibilitate a fare qualunque cosa. Matteo anche è a terra, e l'amico gli da una mano ad alzarsi.
E ora...vai via, pezzo di niente!
Questi di tutta risposta si alzò di scatto e gli corse incontro...Alessandro lo attese. l'altro aguzzò l'occhio. Ma cos'ha lì...nella mano...qualcosa che...
ODDIO!! ALESSANDRO, QUESTO HA UN...
un grido allucinante del ragazzo. Colpito allo stomaco, strabuzzò gli occhi e si inginocchiò, ferito forse mortalmente.
Brutto figlio di...
Che c'è, stronzetto, vuoi vendicarti? Tiè
gli lanciò un coltello, che gli cadde vicino ai piedi. Le ragazze stavano chiamando l'ambulanza e cercando di trattenere Alessandro, di farlo rimanere sveglio.
Un luccichio di follia animalesca. Una punta di orgoglio. Un pizzico di rabbia. Odio. Follia. Si chinò per raccogliere il coltello, ma quel ragazzo gli fu addosso, e lo ferì alla spalla destra. Un altro urlo. Di rabbia. Come se non avesse subito alcun colpo, si rialzò velocemente, giusto il tempo di vedere quel sorriso sulla bocca di quel bastardo.
io ti uccido...
sussurrò, mentre con uno scatto e con una precisione degni di un vero assassino, lo colpì con quel coltello dritto al cuore.
E' stata solo colpa mia! Alessandro è quasi morto...se non avessi guardato storto stò stronzo non sarebbe successo niente...è solo colpa mia..solo colpa mia!
Ma no, Matteo calmati, sei ferito, sta arrivando l'ambulanza...
Se non avessi raccolto il coltello
La sua ragazza stava diventando isterica
Smettila! Smettila smettila! è finita! Ti sei solo difeso...
non meritava questo Ale...
Lucia stava lì, inginocchiata di fianco al suo Matteo sofferente, che non aveva il coraggio di toccare. Piangeva lacrime silenziose.
Matteo, ora anche lui silente, stava stringendo il pugno della mano sinistra. Così forte, ma così forte, che sentì le unghie penetrargli nella carne, e il sangue scendeva dal palmo fino a toccare a terra. Le sirene dell'ambulanza. Alessandro caricato al suo interno così come Matteo, le ragazze rimasero qui, sporche del sangue dei loro amici. Presero il cellulare, chiamarono casa.
Alessandro...amico mio...
il rumore del motore dell'ambulanza, della sirena..spariti, così come le voci degli infermieri, che si affannavano sul corpo del ragazzo. Con una calma soprannaturale, continuava a parlare, come se l'altro potesse sentirlo.
Siamo stati dei folli. Tu...io...quel tipo. Qualcosa ci ha mangiato vivi. E sta continuando a mangiare tutti i ragazzi. Vorrei solo capire perchè...perchè?
l'infermiera che gli stava fasciando la spalla sembrò stranita, ma non gli diede peso.
non avevo mai fatto nulla di simile. Io..tu...non siamo così! Non siamo noi! Perchè l'hai picchiato? perché ho preso quel coltello? Qualcuno, qualcosa ci ha mangiati...qualcosa...
Riusciva solo a dire questo. Qualcosa ci ha mangiati.
qualcuno ci ha mangiati.
Qualcuno, qualcosa...
ci sta mangiando.
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