Ad un certo punto, mentre i quattro continuavano a parlare attraversando le strade deserte qualcosa attirò l’attenzione di Zeneyu, che si voltò di scatto verso la finestra di uno degli edifici. “Che succede, Zeneyu?” chiese Kaiohshin. “Niente, mi è sembrato di aver avvertito una presenza, ma a quanto pare mi sbagliavo” rispose il guerriero divino, per poi proseguire nel cammino. “Fiuu… c’è mancato un pelo! Quello spilungone dalla pelle violacea ha davvero dei riflessi molto sviluppati! Devo stare attento! Se mi faccio scoprire poi chi lo sente padron Latan?” pensò una figura celata nell’ombra dell’edificio su cui poco prima Zeneyu aveva posato gli occhi. Qualcuno stava seguendo il gruppetto, all’insaputa del medesimo, per il volere dell’angelo caduto, nei cui piani, a quanto pareva, Kaiohshin e i suoi compagni avevano un ruolo importante, al punto da far si che essi venissero tenuti costantemente d’occhio. Il gruppetto proseguì nel proprio attraversare la città finché non giunse in quella che doveva essere la piazza centrale di Rivul. Ancor prima di mettere a fuoco le terribili immagini che si sarebbero loro palesate innanzi, i loro polmoni furono pervasi da un intenso tanfo di morte, tale da suscitare in loro una forte sensazione di nausea. Cadaveri. Una montagna di corpi dilaniati, molti dei quali talmente devastati da essere oramai ridotti ad ammassi sanguinolenti irriconoscibili nelle loro parti, era stata innalzata in quella piazza, quasi a voler rappresentare un barbaro monumento alla potenza dei vincitori che si erano spietatamente accaniti sui vinti. “E’ spaventoso! Una carneficina in piena regola!” commentò Pai Ku Han, mentre Kaiohshin, profondamente turbato nella propria sensibilità da quello spettacolo ebbe un mancamento, rischiando quasi per svenire tanto era profondo il senso di angoscia che lo attanagliava, e poco ci mancò che desse di corpo. Zeneyu non disse nulla, limitandosi ad aiutare la divinità a rimanere in piedi. “Questo non è il risultato di una battaglia! Quasi tutti i corpi qui ammucchiati sono di persone dalla scarsa forza combattiva! Questo è uno sterminio di civili!” spiegò Darbula, mantenendo un certo contegno. Del resto egli, in quanto demone non aveva alcun diritto di provare indignazione per la crudeltà altrui. Malgrado questo il suo animo era tormentato. Davvero prima che il suo cuore fosse purificato egli era davvero capace di concepire una crudeltà di tale entità? Se ciò era vero, beh… egli cominciava a dubitare fortemente che la seconda possibilità che gli era stata data fosse qualcosa da egli meritato. “Non capisco perché la cosa la sorprenda… caro il mio ex sovrano Darbula! E’ nella logica delle cose che i primi a essere soppressi siano gli esseri inutili! Chiunque abbia un potere tale da valere qualcosa può sempre tornare utile come schiavo!” disse la voce di un nuovo venuto, attirando su di se l’attenzione del quartetto. Dalla carnagione rossa e dal vestiario ornato di vistosi e letali ornamenti quali punte di ferro e lame a mezzaluna all’altezza delle spalle si poteva avvincere come si trattasse di un guerriero del casato dei demoni di fuoco, e il fatto che egli si presentasse alla testa di una nutrita schiera di altri demoni della pelle dello stesso colore tradiva la propria carica di ufficiale. “Tsk! Siamo rimasti tanto scossi dalla vista di questo scempio da distrarci! Maledizione! Abbiamo dato loro modo di circondarci!” esclamò contrariato Pai Ku Han, mentre constatava come altri demoni di fuoco stessero sopraggiungendo da tutte le vie capillari che confluivano in quel piazzale. “Sono centinaia! Possibile che nessuno di noi si sia accorto di loro!?” chiese Kaiohshin, rimproverandosi per aver abbassato la guardia in quel modo. L’unico a non sembrare turbato dalla cosa era Zeneyu, il quale si limitò ad un laconico commento “Io si”. Il sono era freddo e risoluto, quasi spaventoso, tanto che Pai Ku Han e Kaiohshin non poterono fare altro che guardarlo con sguardo intimorito. A quanto pare tutta quella malvagità stava risvegliando la collera di quell’essere divino e presso quest’ira si sarebbe manifestata in tutta la propria devastante potenza. Ignaro di aver scatenato le ire di Zeneyu, il demone che aveva parlato in precedenza si rivolse nuovamente a Darbula con tono sprezzante “Allora, razza di traditore!? Hai rinnegato la tua natura demoniaca sino al punto di…” ma egli non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare che Darbula scoppiò a ridere. “Hahahaha! Tieni a freno la lingua, bimbo! Dogan e Krayl potevano permettersi di giudicarmi un traditore! Ma vista la tua giovane età suppongo che il giorno in cui salì al trono tu fossi ancora a vagire nella culla! Dunque non arrogarti diritti che non ti spettano, oppure….” disse Darbula per poi scomparire con la super velocità e portarsi alle spalle del proprio avversario senza che questi avesse nemmeno il tempo di reagire, portandogli la sciabola all’altezza della gola “…io potrei prendermi la libertà di sgozzarti come un maiale, così, senza nemmeno interessarmi di chi tu sia ne perché tu ce l’abbia tanto con me! Lo trovi divertente, caro il mio soldatino ben indottrinato?” disse l’ex sovrano dei demoni, dal cui tono sembrava che egli fosse tornato il malefico diavolo di un tempo, tanto che al malcapitato che si trovava in predicato di essere giustiziato sul posto gelò il sangue, e ogni possibile replica gli morì in gola. I propositi di Darbula, qualunque essi fossero, vennero meno quando un’intimazione giunse dalla bocca di Zeneyu. “Sarò soltanto io a punire questi miserabili assassini! Voi statene fuori! Kaiohshin! Porti via gli altri con il teletrasporto! Non consiglio a nessuno di restare nei paraggi quando la mia ira si abbatterà su di loro!” disse il guerriero divino, con un tono tanto perentorio da non ammettere repliche. Darbula lasciò andare la sua potenziale vittima, e si aggrappò a Kaiohshin per essere teletrasportato lontano da quel luogo, dove Zeneyu minacciava di scatenare un vero e proprio inferno. “Hahaha! Vorresti batterci tutti da solo!? Ma siamo centinaia!” disse uno dei demoni. Per tutta risposta Zeneyu espanse la sua spaventosa aura, facendo tremare le terra e il cielo, lasciando allibiti i demoni, i quali cominciarono a muovere dei passi all’indietro. “Potete anche essere milioni per quanto mi concerne! Ma la mia decisione è irrevocabile! La vostra esistenza di mostri cessa in questo preciso momento!” tuonò Zeneyu “ESTINZIONE LUCENTE!!!”. Una colossale esplosione di energia bianca divampò tutta attorno a Zeneyu, espandendosi per chilometri e chilometri, travolgendo chiunque si trovasse in quello sconfinato raggio di azione. Di Rivul non era rimasto più nulla se non un cratere profondo decine di metri, e dell’esercito di demoni che stanziava nella città non restava nemmeno la polvere. L’attacco di Zeneyu era stato spaventoso, e nessuno che ne fosse rimasto coinvolto aveva avuto scampo.
Da un’altra parte, al di fuori del raggio d’azione dell’attacco di Zeneyu, una figura dalla maschera gialla e ammantata di nero si materializzò dal nulla e disse “Uaaaaah!!! Accidenti che potenza! Mio caro Kabal… se ti facevi colpire dall’attacco di quel tizio temo che non ne saresti uscito vivo! Meno male che mi sono teletrasportato in tempo!” disse il seguace di Latan che aveva fino a quel momento pedinato il gruppo di Zeneyu, rischiando per questo di rimanere vittima involontaria dell’attacco del guerriero divino. “Ora però è meglio che mi sbrighi a trovarli! Il maestro Latan mi ha raccomandato di non perderli di vista!” pensò tra se e se l’araldo dell’angelo caduto. Prima però che potesse rimettersi sulle tracce dei propri obbiettivi, una voce alle spalle lo fece bloccare. “Fermo dove sei! Straniero! Sei tu che hai combinato quel macello a Rivul?” chiese un demone dalla pelle blu scura, parandosi assieme ad alcuni suoi compagni innanzi a Kabal. “Hehehe! No no! C’è stato un malinteso! Io non centro nulla! Lo giuro!” disse sguaiatamente l’uomo mascherato con il solito modo di fare a metà tra il tonto e l’accondiscendente. “Mmmm… per quanto un idiota come te non sembri poter avere nulla a che fare con questa faccenda preferiamo comunque che tu venga con noi! Così potremmo interrogarti!” disse il demone dalla pelle blu. “Ma io non posso… ehm… ho un appuntamento!” si lamentò bambinescamente Kabal. “Hahaha! Ci rincresce ma dobbiamo insistere!” disse il demone blu. “Oh beh… se dovete insistere allora…” disse Kabal il cui tono si era fatto improvvisamente serio.
Da un’altra parte, al di fuori del raggio d’azione dell’attacco di Zeneyu, una figura dalla maschera gialla e ammantata di nero si materializzò dal nulla e disse “Uaaaaah!!! Accidenti che potenza! Mio caro Kabal… se ti facevi colpire dall’attacco di quel tizio temo che non ne saresti uscito vivo! Meno male che mi sono teletrasportato in tempo!” disse il seguace di Latan che aveva fino a quel momento pedinato il gruppo di Zeneyu, rischiando per questo di rimanere vittima involontaria dell’attacco del guerriero divino. “Ora però è meglio che mi sbrighi a trovarli! Il maestro Latan mi ha raccomandato di non perderli di vista!” pensò tra se e se l’araldo dell’angelo caduto. Prima però che potesse rimettersi sulle tracce dei propri obbiettivi, una voce alle spalle lo fece bloccare. “Fermo dove sei! Straniero! Sei tu che hai combinato quel macello a Rivul?” chiese un demone dalla pelle blu scura, parandosi assieme ad alcuni suoi compagni innanzi a Kabal. “Hehehe! No no! C’è stato un malinteso! Io non centro nulla! Lo giuro!” disse sguaiatamente l’uomo mascherato con il solito modo di fare a metà tra il tonto e l’accondiscendente. “Mmmm… per quanto un idiota come te non sembri poter avere nulla a che fare con questa faccenda preferiamo comunque che tu venga con noi! Così potremmo interrogarti!” disse il demone dalla pelle blu. “Ma io non posso… ehm… ho un appuntamento!” si lamentò bambinescamente Kabal. “Hahaha! Ci rincresce ma dobbiamo insistere!” disse il demone blu. “Oh beh… se dovete insistere allora…” disse Kabal il cui tono si era fatto improvvisamente serio.
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