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Dragon Ball Adventure! Nuovi Episodi!

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  • davvero complimenti per come stai rendendo il personaggio di cell, stai esaltando le sue caratteristiche che poi sono quello che lo rendono un antagonista diverso dagli altri. Questo personagio sta avento un ruolo sempre più importante nel corso della storia, chissà chi avrà l'onore di sconfiggerlo

    solo non ho capito bene come abbia ottenuo l'ultimo potenziamento, cioè è stato quasi disintegrato e poi si è rigenerato come al cell game?
    "Dici che chi è più debole dovrebbe lasciare che il più forte si prenda la sua vita? E allora... non dire un'altra parola e muori in silenzio!" Dragon Ball Adventure Ep. 90

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    • Si, è lo zenkai power solito...


      Tra l'altro notavo: se Zaina vuole riabbracciare il suo Chang, devono salvarlo entro 24 h, poiché dopo non c'è acqua miracolosa che tenga
      Last edited by AlphaOmega; 10 March 2012, 14:55.
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      La mia FF (con riassunto) http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=75487
      Altre mie FF http://gamesurf.tiscali.it/forum/sho...42#post1433042

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      • PISODIO 212: POTERE LIBERATO

        Ghiller era rimasto assolutamente senza parole. Quanto affermato da Zaina era inconfutabile, e metteva l'albino di fronte alla grossolanità del proprio errore di valutazione. Si era lasciato pervadere dalla sensazione di onnipotenza derivata dalle prodigiose facoltà palesate dal corpo perfetto che aveva ricevuto in dono da Ryu, e ciò aveva fatto venire meno la propria obbiettività in sede di valutazione delle proprie capacità comparate a quella dell'avversaria che aveva di fronte. Oppure no?
        Zaina si scagliò nuovamente contro Ghiller, animata dalla sicurezza di chi ha messo l'avversario con le spalle al muro e che si accinge a sfruttare la situazione di vantaggio per infliggergli il colpo di grazia. La morphim era ben lontana dall'immagine come in realtà a commettere il fatale errore di valutazione fosse stata lei, e non l'albino. L'espressione di Ghiller mutò, e dal suo volto svanì la maschera di sconforto per lasciare il posto ad un reale e spontaneo sorriso di trionfo. Un istante prima che Zaina arrivasse a ghermirlo egli creò un colossale buco nero, sfruttando le capacità di Garlic. La sorella di Zarbon aveva dato troppa confidenza ad un avversario scaltro e pericoloso come Ghiller e si era avvicinata troppo, cadendo vittima del tranello dell'uomo dagli occhi scarlatti.”Povera stupida! Credevi davvero che non mi fossi reso conto della reale entità dei miei poteri e di quali fossero i miei limiti? Mi hai sottovalutato e ciò mi ha permesso di raggirarti come una bambina!” urlò l'ex assistente del Dottor Gero. “Mi... mi ha giocata! Ha finto di star commettendo un errore... ha recitato la parte di colui che si crede onnipotente affinché io credessi di poterlo cogliere di sorpresa, ma in realtà aveva calcolato tutto! E ha approfittato del mio credermi in vantaggio per spingermi ad attaccarlo incautamente e farmi cadere in trappola! Che intelligenza! Ora capisco perché è stato scelto da....” i pensieri di Zaina svanirono insieme alla stessa sorella di Zarbon, risucchiata completamente dal buco nero generato da Ghiller.
        L'albino non si illuse che quel colpo bastasse a sconfiggere la letale avversaria, ma la cosa non lo turbava, in quanto il suo intento era sin dall'inizio soltanto quello di guadagnare un po' di tempo, quello che gli serviva per mettere in atto il suo vero piano. Era da parecchio tempo che attendeva il presentarsi delle circostanze propizie per rendere concreta un'idea che aveva nella testa dal momento stesso in cui aveva assimilato i poteri di Lady Polaris e fatti propri parte dei suoi ricordi. La cosa veramente ironica della faccenda era che a creare tale occasione all'ex assistente del dottor Gero era stata proprio Zaina. Gli occhi scarlatti di Ghiller si illuminarono di trionfo nel posarsi sul corpo esanime di Ice. Con la changeling nel pieno delle forze e in grado di opporsi non gli sarebbe mai stato possibile compiere il gesto che aveva in mente (se non dopo essersi trasformato in Super saiyan IV, ma quella era stata effettivamente una circostanza fortunata che l'albino non aveva previsto anticipatamente), ma con Ice del tutto inerme gli era finalmente possibile risvegliare il terribile potere che neppure la stessa terzogenita di Cold e Polaris sapeva di possedere.
        Contrariamente ai propri fratelli maggiori, Ice era infatti stata concepita quando i suoi genitori erano già entrati in possesso dei poteri che avrebbero permesso loro di dominare per decenni gran parte dell'universo conosciuto. Il risultato di questa unione era stata una neonata dalla potenza terrificante, capace, in uno scatto d'ira, di ferire lievemente il proprio potente padre, cosa mai riuscita a nessuno prima di allora da quando Cold aveva ricevuto i poteri dalla consorte. Spaventati da quella potenza incommensurabile e impossibile da controllare, i due genitori decisero di sigillare in lei tale potere, impresa che costò a Lady Polaris un dispendio di potere tale da precluderle la possibilità di trasformarsi per l'intero arco della propria esistenza. Era dunque pienamente logico come la changeling si fosse da sempre ben guardata dal rompere il sigillo, in quanto non avrebbe mai avuto l'energia sufficiente per ripristinarlo in un secondo momento. Neppure il tradimento subito da Cold, Freezer e Cooler persuase Polaris a liberare il pieno potere di Ice, in quando ella avrebbe si ucciso i propri parenti maschi, ma anche la stessa Polaris. Ella confidò fino all'ultimo momento che Ice avesse comunque la forza sufficiente per sopprimere il padre e i fratelli, e i calcoli in termini di potenza non erano neppure da considerarsi errati, in quanto fatale a Ice fu la refrattarietà di quest'ultima nel colpire a morte i propri fratelli. Pur con i poteri sigillati, Ice era riuscita grazie ad un costante addestramento, a diventare molto più forte rispetto al resto della propria famiglia. Se oltre ad una tale predisposizione al migliorarsi e alla propria abilità marziale ella si fosse potuta avvalere anche del proprio pieno potenziale avrebbe probabilmente finito con il rappresentare per la galassia una minaccia equiparabile a quella del Majin Bu originale, con il quale avrebbe condiviso peraltro l'indiscriminata sete di distruzione.
        Ghiller era consapevole di come una furia scatenata e incontrollabile non gli sarebbe potuta essere di alcun aiuto, dunque prima di rompere il sigillo voleva essere sicuro di essere in grado di controllarla, e in questo gli sarebbe tornata utile la polvere magica di Garlic. Ovviamente però, Ice non avrebbe mai accettato di propria spontanea volontà di diventare schiava dell'albino, e per tale ragione egli aveva bisogno di essere in condizioni tali da costringerla contro la propria volontà.
        Arier non poteva essere a conoscenza del piano dell'albino, e in ogni caso non avrebbe potuto fare nulla per fermarlo in quanto già severamente impegnato dal difendersi dagli attacchi di C-17 e C-18, determinati a far si che nessuno interferisse con l'operato del loro padrone.
        L'uomo dagli occhi scarlatti afferrò Ice per la parte posteriore del collo e la sollevò portando il volto di lei all'altezza del proprio, quindi la colpì con un violento schiaffo al volto. “Sveglia principessa! E' ora di sottometterti al tuo nuovo signore!” sorrise ironico Ghiller. Non appena la changeling manifestò i primi segni di ripresa dallo stato di incoscienza nel quale versava , l'albino spalancò la bocca e le alitò in viso la polvere magica. Ice non poté fare dunque altro che inalarla. “E adesso... mostrami il tuo vero potere!!!” urlò l'albino appoggiando il palmo della mano destra sul petto di Ice, per poi, in un bagliore di luce accecante, liberare quel potere che Polaris aveva imprigionato dentro la figlia pochi giorni dopo la sua nascita.
        Proprio in quel momento Zaina riuscì ad uscire dal buco nero generato da Ghiller, il quale si richiuse alle spalle della morphim. Purtroppo la sorella di Zarbon si rese conto di come fosse troppo tardi, e di come l'albino fosse riuscito a sfruttare il proprio tempo a disposizione per mettere in atto il suo oscuro proposito. “Merda! Avrei dovuto immaginare che avesse in mente questo! Maledetto pazzo!” pensò Zaina. Sotto gli occhi di tutti i presenti la figura di Ice si ergeva ora nelle terrificanti fattezze che avevano fatto subito comprendere a Re Cold e a Polaris come quest'ultima avesse generato una creatura che esulava completamente dalla normale evoluzione delle trasformazioni dei changeling. Nessun esponente di quella razza aveva mai mostrato un aspetto simile a quello. Somigliava molto alla terza trasformazione dei changeling, sia come fisionomia che come dimensioni ridotte. La sua schiena, il cranio e la coda erano ricoperti da uno strato di corazza color avorio e sulla testa spiccavano due lunghe corna caprine. La parte frontale del suo corpo aveva mantenuto la colorazione violacea originale mentre sulle dita dei piedi erano apparse delle lunghe unghie d'ebano a forma di falcetto. Ai due lati della coda ne erano spuntate altre due, che a differenza della principale non erano ricoperte da corazza. “Hahaha!!! Ci sono riuscito! La più potente changeling della storia è ora al mio servizio!” esultò Ghiller, per poi impartire ad Ice l'ordine “E adesso toglimi di torno quella scocciatrice!”. La chengeling, però, non si mosse, sembrando ignorare completamente l'ordine ricevuto. “Ehi! Mi hai sentito?” chiese seccato un perplesso albino.

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        • “Hai poco da esultare Ghiller... stavolta hai commesso un errore madornale... anche se non ti si può rimproverare per questo, dal momento che per pura logica il tuo piano aveva tutti i presupposti per funzionare! Purtroppo a sfalsare i tuoi calcoli è subentrato qualcosa di cui tu non hai alcuna colpa!” pensò Zaina. Ice, che fino a quel momento era rimasta immobile, volse lo sguardo in direzione di Ghiller e disse “Si, ti ho sentito! Ma non mi piace sottostare agli ordini!”. “Che cosa?” esclamò esterefatto l'ex assistente del Dottor Gero. A sorprenderlo erano due cose: innanzitutto il fatto che Ice avesse mantenuto l'uso della parola anche dopo la liberazione del proprio potere che normalmente l'avrebbe resa una bestia incontrollabile, e la seconda, ovviamente, il fatto che sembrasse farsi beffe dell'effetto della polvere magica non obbedendo alla volontà di Ghiller. “Men che meno...” aggiunse la changeling per poi voltarsi ed estendere la propria mano destra verso l'albino bloccandolo con la psicocinesi “Se l'ordine viene impartito dallo sporco assassino di mia madre!” sibilò con tono colmo di rancore. Non soltanto Ghiller non era riuscito a sottomettere Ice, ma liberandone i poteri si era di fatto tradito, portando la changeling a riconoscere in lui l'assassinio della madre, avendo compreso in quale modo egli si impadronisse del potere degli altri. “Nessuno può privare del libero arbitrio un eletto di Dyamans... ne il potere che pervadeva Ice dalla nascita ne la polvere magica di Makyo Star! Ma tu, Ghiller, come potevi saperlo? Proverei quasi pena per te se con il tuo gesto incauto non ci avessi messo in pericolo tutti!” pensò Zaina. “Ascoltami Ice! Se non mi fossi impadronito del potere di tua madre tu non avresti mai potuto ottenere la forza che hai ora! L'ho fatto per...” fece Ghiller, cercando di togliersi da quella situazione che gli era completamente sfuggita di mano facendo ricorso alla propria dialettica. Una virtù del tutto inutile però se la propria interlocutrice non ha nessuna intenzione di ascoltare. “Non mi farò raggirare da te una seconda volta! E le tue chiacchere iniziano ad annoiarmi! Pagherai amaramente per quello che hai fatto! Tuttavia ora non ho tempo di occuparmi di te!” disse la changeling osservando con la coda dell'occhio Zaina. “Dunque stattene buono nella mia Gabbia di ametista!” e mentre proferiva tali parole, dall'altra mano della changeling scaturì un vento violaceo che travolse un Ghiller impossibilitato a difendersi dal fatto che Ice lo tenesse immobilizzato con i poteri psicocinetici. L'ex assistente del Dottor Gero era ora imprigionato in una teca di violacea ametista, vittima del potere che egli stesso si era affannato a risvegliare. Furibondi per quanto fatto al proprio maestro, C-17 e C-18 si scagliarono contro Ice. “Liberalo subito! Maledetta!!!” urlò C-18. “Costringetemi...” li provocò la changeling mantenendo le braccia incrociate.
          “Non hanno chance... ora Ice è davvero troppo potente!” commentò Arier, avvicinandosi a Zaina. “Hai ragione... e nemmeno tu puoi avere gioco contro un simile avversario! Penso sia meglio che tu vada ad aiutare gli altri e torni con i rinforzi! Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per fronteggiarla! Se riuscissi a portare qui Trunks sarebbe ottimo, in quanto è l'unico tra noi abbastanza potente da sconfiggerla!” propose la morphim, che dal computo ovviamente escludeva Bran in quanto non presente su Marte. “E tu? Pensi di potertela cavare?” chiese lo zefiriano. “Sai che ho sempre degli assi nella manica! Guadagnerò un po' di tempo!” lo rassicurò la sorella di Zarbon. “Ok! Mi fido di te!” sorrise Arier per poi accingersi a fare quanto proprosto da Zaina, ignaro però di chi realmente fosse colei a cui stava dando le spalle. “E fai male...” pensò la morphim. “Dimensional Cage!” esclamò Zaina attaccando alle spalle Arier imprigionandolo in una sfera di energia. Colei che fino a quel momento era stata un'alleata dei difensori della Terra aveva dunque tradito? Non sarebbe stato corretta come definizione, in quanto ella aveva agito sin dall'inizio soltanto per i propri fini personali, uno dei quali era la missione di cui non aveva mai voluto parlare. Una missione che, a quanto pare, riguardava anche Arier. “Mi dispiace Arier... non ho nulla di personale contro di te... lo faccio per un fine superiore!” pensò Zaina. La sfera in cui lo zefiriano era stato rinchiuso si rimpicciolì fino a divenire delle dimensioni di un arancia, quindi venne assimilata dalla sorella di Zarbon penetrando in essa all'altezza del petto.
          Intanto Ice se ne stava con sguardo irriverente a fissare i due androidi contorcersi dal dolore mentre ella li strangolava utilizzando una delle sue code per ciascuno di essi. Tanto gli stava bastando per aver ragione dei propri avversari. C-17 tentò di afferrare la coda della changeling con le mani, ma un raggio violaceo partì dall'occhio destro di Ice trasformando in uno strato di ametista il dispositivo per l'assorbimento energetico collocato su ciascun palmo. “Non provate a fare i furbi con me... ammassi di ferraglia” disse Ice per poi fare la stessa cosa anche con C-18. Ad un tratto vi fu un'esplosione di energia spaventosa, tale da sbalzare lontano Zaina e la teca di ametista dove era racchiuso Ghiller. I due androidi, comprendendo di non avere possibilità di vittoria, avevano tentato il tutto per tutto attivando simultaneamente l'autodistruzione. Il risultato era stata una deflagrazione talmente potente che neppure Shora ne sarebbe uscito vivo. “Non pensavo potessero arrivare a tanto! Potrebbero anche avercela fatta...” pensò Zaina, sorpresa dall'asso della manica dei due cloni di C-17 e C-18. Tuttavia, quando la polvere si diradò, Ice riapparve del tutto incolume, a riprova del suo nuovo colossale potere. “Bel tentativo... ma per fermarmi adesso ci vuole ben altro!” commentò Ice per poi rivolgersi a Zaina. “Ah... sei ancora li? Pensavo te la fossi data a gambe!” fece con tono ironico la sorella di Freezer. “La situazione non è delle più rosee per me... ne convengo! Tuttavia non me ne posso andare quando due terzi del lavoro sono già stati fatti!” disse ella toccandosi il petto mentre lanciava un occhiata alla teca in cui era imprigionato Ghiller. “Ah... capisco! Dunque puntavi a quello zefiriano... a Ghiller, e a me! Non credo sia una lista di persone stilata a caso! Dunque... che ne dici se ce la giochiamo a carte scoperte mettendo fine ai misteri e ai segreti?” propose Ice, incuriosita. “Direi che si può fare...” sorrise Zaina.

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          • Forte... bella storia, quella delle origini di Ice, e hai anche spiegato per quale motivo la regina Polaris non abbia poteri combattivi ma solo psichici.

            Ora sono curioso di sentire le rivelazioni che le due stanno per fare, Zaina è stata muta per troppo tempo. Mi stupisce che nel suo piano fosse incluso anche il povero Arier, visto che si sono conosciuti da poco, ossia da quando lui è tornato in vita - cosa che non era prevista dal gruppo dei nostri amici...

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            • Che fiqata Ice

              Però, penso che la polvera magica non avrebbe funzionato a prescindere, in fondo, è una changeling-Makyan quindi dovrebbe essere immune come Piccolo e i seguaci di Garlik Jr.

              Quindi ice sa tutto sia di Ghiller che di Ice... come diamine fa? E che cos'ha in mente di fare a quei 3? Ha assorbito Arier, poveretto... e sia lui che la changeling hanno un solo collegamento in comune... ma Ghiller?
              Mah... vedremo prossimamente! Tanto penso che il prossimo capitolo si cmabierà scenario
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              • Uao!!! che colpi di scena! Ghiller sembra questa volte veramnte spacciato ma mai dire mai...Zaina si rivela assolutamente imprevedibile e piena di risorse e sorprese così come Ice. Lo scobtro fra le due si preannuncia molto bello. Chissa quale sarà la sua missione? La faccenda é sempre più intrigante e entusiasmante, sono veramente curioso di saperne di più.

                Continua così!

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                • L'unico appunto che mi sento di farti è che ultimamente troppi personaggi hanno avuto simultanei power up, praticamente uno a capitolo. Per il resto narrazione sempre ottima, con ancora più carne al fuoco.

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                  • EPISODIO 213: ARRIVO NELL'ELYSIUM

                    Nessuno dei due aveva alcuna voglia di parlare. Sebbene tanto Kaiohshin quanto Zeneyu fossero lieti di poter constatare l'uno il fatto che l'altro fosse ancora vivo ciascuno di loro non aveva potuto fare altro che chiudersi in un completo mutismo. Quel viaggio infausto era costato loro la perdita di due leali compagni e soprattutto di due amici che non avevano esitato a sacrificare se stessi per permettere alla divinità di superare l'ostacolo rappresentato dalla dimensione demoniaca. Pai Ku Han era stato loro portato via senza che nessuno avesse saputo spiegarsi come, e Darbula aveva rinunciato per sempre ad una redenzione bramata per decenni al fine di appagare il perverso capriccio di Baldaar. Non aveva tuttavia senso parlare ulteriormente di qualcosa della quale entrambi avevano già da tempo preso consapevolezza, malgrado le cose fossero progressivamente peggiorate sempre di più. La dimensione demoniaca aveva messo di fronte entrambi ai propri limiti, quelli di divinità di Kaiohshin e quelli di guerriero di Zeneyu. I buoni propositi erano già stati da loro manifestati tempo addietro, e parlarne ulteriormente sarebbe servito soltanto a recarsi un vicendevole conforto che nessuno dei due sentiva di meritare. Era giusto che ciascuno dei due facesse interiormente conto con la propria coscienza e che si facesse carico del peso dei propri fallimenti. Entrambi sorvolavano quella landa desolata e oscura, nella quale Pai Ku Han e Darbula avevano visto morire i loro sogni e che Kaiohshin e Zeneyu confidava essere la tomba dei loro vecchi loro stessi. Mai più. Mai più avrebbero accettato che una simile ingiustizia si consumasse. Non sapevano ancora cosa li attendesse nell'Elysium, tuttavia se Kaiohshin il Sommo aveva considerato tanto importante che il Superiore lo raggiungesse doveva trattarsi senza dubbio di un luogo nel quale i due avrebbero visto ripagati i loro sforzi, e dove i sacrifici di Pai Ku Han e Darbula avrebbero trovato la propria legittimazione. Avevano attraversato il Limbo, sconfiggendone i guardiani, e poi avevano attraversato la dimensione demoniaca. Era stato un viaggio lungo, faticoso, irto di insidie e difficoltà, ma oramai erano giunti a destinazione, per quanto ad un prezzo oltremodo salato.
                    Kaiohshin ad un certo punto planò lentamente, seguito da Zeneyu, giungendo in prossimità di un acquitrino. Un'alternanza di pozze stagnanti di acqua sporca e di fiumi di catrame ribollente. Una nebbia verdognola dall'odore nauseabondo aleggiava tutta attorno rendendo difficile la visuale. Alberi morti e rinsecchiti troneggiavano come scheletri, monumento di una natura in agonia.
                    “Dunque è qui che si trova l'entrata dell'Elysium” comprese Zeneyu. “Già... riesco a percepirlo chiaramente! Il Sommo mi aveva avvisato che sarei stato capace di trovare autonomamente la strada... nondimeno mi sorprende un po' che l'ingresso al luogo più sacro dell'universo sia ubicato in un posto del genere!” commentò Kaiohshin. “In effetti è bizzarro! E' anche vero, comunque, che anche se alla vista dei demoni è precluso anche il solo scorgere l'ingresso dell'Elysium, ubicarlo in un luogo che non dia particolarmente nell'occhio può essere considerata una comprensibile precauzione!” rispose il guerriero divino. “Hai ragione! Ad ogni modo... non perdiamo tempo! Non vorrei che qualche demone ci vedesse entrare!” fece la divinità. In realtà egli sapeva come un demone non avrebbe scorto altro che i due svanire nel nulla e che soprattutto, se per una qualche imponderabile ragione fosse riuscito a seguirli, sarebbe stato disintegrato all'istante non appena avesse cercato di varcare le porte dell'Elysium. La vera ragione della solerzia di Kaiohshin era la volontà di non trattenersi neppure un secondo più del necessario in quel luogo maledetto. Un'idea che peraltro Zeneyu condivideva pienamente. Kaiohshin posò una mano sul petto e recitò un sommesso mantra in una lingua ancestrale che durò una manciata di minuti. Non appena ebbe terminato, per alcuni istanti sembrò non accadere nulla, ma ad un certo punto una delle pozze di catrame si tramutò in una sorgente di luce dorata. L'entrata dell'Elysium era dunque rivelata. “Andiamo!” asserì Kaiohshin per poi tuffarsi nella sorgente, seguito da Zeneyu. Un battito di ciglia dopo che anche il guerriero divino fu scomparso, l'ingresso scomparve, lasciando il posto alla pozza di catrame che vi era in precedenza. Consapevoli che nessun demone avrebbe mai potuto scorgere quell'ingresso, Kaiohshin e Zeneyu non avevano però considerato l'eventualità che occhi non appartenenti ad un natio della dimensione demoniaca avessero potuto assistere a tutto l'avvenimento. Da dietro uno degli alberi, apparve la figura di Kabal, che aveva seguito come un'ombra i due al fine di scoprire l'ubicazione dell'entrata dell'Elysium. “Bene... e adesso andiamo a informare di tutto il grande Latan” pensò tra se e se l'individuo mascherato per poi spiccare il volo per recarsi a riferire al proprio padrone quanto aveva scoperto.

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                    • Ignari di tutto ciò i due affondarono letteralmente in un mare di luce. I due persero completamente la cognizione del tempo, tanto che non avrebbero saputo dire se fossero precipitati per pochi minuti, o per ore.
                      Non appena Kaiohshin fu giunto a destinazione si ritrovò in quello che aveva tutto l'aspetto di un paesaggio di campagna. Un cielo azzurro attraversato da placidi nuvoloni bianchi che per nulla attenuavano la radiosa luce di un astro che irradiava di luce distese sconfinate di campi coltivati. Il clima era primaverile, con una leggera brezza rinfrescante che contrastava il calore di quello che aveva le sembianze del sole ma che ovviamente non poteva esserlo in quanto non si trovava nell'universo dei vivi, rendendo la temperatura perfetta. File di alberi ricolmi di ogni genere di frutto prelibato fiancheggiavano strade di terra bianca che attraversavano le distese di verde e campi fioriti senza fine. Montagne dal colore rosato troneggiavano maestose in lontananza, e da esse sgorgavano cascate di acqua cristallina che scendeva a valle diramandosi in una moltitudine di torrenti che brillavano sotto i raggi di luce dando quasi l'idea di essere ricolmi di diamanti. In prossimità delle coltivazioni erano ubicati sparuti villaggi di composti da bianche casupole, prive di ogni sfarzo ostentato ma comunque contraddistinte da un'aria accogliente e calorosa. “E' bellissimo...” pensò ammirato Kaiohshin. Quel posto era semplicemente perfetto, pervaso da uno stato di armonia incontaminata. Si aveva sin da subito la sensazione di non trovarsi in un luogo terreno.
                      Solo in un secondo momento, ammortizzata la celestiale sensazione di pace e benessere suscitata dall'approdare in quel luogo splendido ed idilliaco oltre ogni immaginazione, in Kaiohshin subentrò la sensazione che tutto fosse un po' più grande di quanto in realtà doveva essere, compreso Zeneyu che era al suo fianco. Fu questa ultima constatazione e far rendere conto di come non fosse ciò che lo circondava ad essere anormalmente grande, bensì lui ad essere diventato più piccolo. La sensazione tuttavia non gli era nuova, e si sentiva stranamente a proprio agio, come se si fosse già trovato in quelle condizioni. Voltandosi dalla parte opposta rispetto a quella dove era Zeneyu gli fu tutto perfettamente chiaro. A fissarlo con lo stesso sguardo stupito della divinità vi era infatti colui che per anni aveva vissuto al suo interno come una cosa sola rispetto a Kaiohshin: il suo fedele Kibith. Istintivamente la divinità portò la propria mano all'orecchio, e si rese conto di come i potara fossero scomparsi. A quanto pare, entrando nell'Elysium, la fusione si era sciolta. Il vero mistero era rappresentato dalla scomparsa degli orecchini.
                      “Non siatene così sorpreso, quindicesimo Kaiohshin dell'Est! Ci troviamo nel luogo dove le entità celesti trascorrono l'eternità una volta che la loro esistenza terrena giunge al termine! E' naturale che l'esistenza di una forma ibrida tra un Kaiohshin e un Garak non venga tollerata nell'Elysium! E' anche per questo che non siete finito direttamente qui malgrado siate deceduto!” A parlare era stato un individuo imponente, del tutto simile a Kibith, ma di dimensioni maggiori e la massa muscolare più sviluppata. La sua pelle era azzurro tendente al grigio e i suoi lunghi capelli erano di un lavanda tenue, quasi bianco. Indossava un vestito simile a quello di colui che era stato per secoli la spalla di Kaiohshin, solo di colore viola scuro invece che rosso. “Permettetemi di presentarmi! Mi chiamo Hoganga, e sono un Garak, esattamente come Kibith!” disse l'imponente individuo. “Piacere di conoscerti, Hoganga! Eri già informato del nostro arrivo?” chiese la divinità constatando come il Garak conoscesse l'identità di entrambi e sembrasse starli aspettando. “Si, vi attendevo! Ed è per me un onore incontrare Kibith, il valoroso Zeneyu e soprattutto rivedere un Kaiohshin dopo così tanto tempo!” rispose Hoganga. “Dopo tanto tempo?” chiese perplessa la divinità della galassia orientale “Non si trovano dunque qui gli altri Kaiohshin?”. “Hahaha! State tranquilli! Non avete fatto un viaggio a vuoto! Ma forse è il caso che vi spieghi un po' come funzionano le cose qui! Ma adesso sarete stanchi e avrete voglia di riposare e rifocillarvi! Superare la dimensione demoniaca non deve essere stato uno scherzo con quel farabutto di Baldaar in circolazione!” propose il Garak. Dai volti dei presenti, Hoganga capì di aver toccato un tasto dolente. “Comprendo il vostro dolore... effettivamente mi era stato detto che sareste dovuti essere in quattro, e invece siete giunti solo in due!” disse con tono grave, per poi aggiungere “Tuttavia, i vostri compagni sarebbero felici di sapere che siete finalmente giunti alla meta tanto agognata, e che il loro sacrificio non è stato vano! Questo deve essere il vostro pensiero in questo momento! Dovrete apprestarvi a vivere la vostra esperienza nell'Elysium con la mente sgombra da ogni insicurezza e ogni pensiero negativo!”. Kaiohshin si fece forza, sorrise, ed annuì “Hai ragione... e accetto volentieri il tuo invito!”. Zeneyu e Kibith si aggregarono volentieri e cominciarono a seguire Hoganga verso la propria casa. “Certo che possiedi davvero una forza impressionante per appartenere alla mia razza!” commentò Kibith rivolgendosi al Garak azzurro. “Ti ringrazio! Modestie a parte ero la guardia del corpo del primo Kaiohshin!” spiegò Hoganga. “Caspita... non c'è da sorprendersi dunque che tu non sia un Garak qualunque!” commentò Kibith. Durante il tragitto il gruppetto incontrò molti altri Garak, che si rivolsero con riverenza a Kaiohshin e con lo stesso spirito, misto ad una maggiore curiosità a Zeneyu, consapevoli della forza di quest'ultimo e al contempo affascinati dalla sua natura così diversa rispetto a tutte le entità che avessero mai conosciuto. Il povero Kibith passò invece tutto sommato inosservato, in quanto in mezzo ai propri simili non era assolutamente una persona con caratteristiche di spicco. “Qui ci sono solo Garak! Dunque i Kaiohshin si trovano in un luogo separato rispetto a voi!” ipotizzò Zeneyu. Hoganga annuì “Ve lo avrei spiegato una volta giunti a casa mia... ma la tua perspicacia mi ha preceduto! Ah, ecco! Siamo arrivati!”. Il gruppetto entrò nella casa del Garak, piccola ma estremamente accogliente, così come lo erano tutte le altre. “Bene... direi che potreste riposare un po' mentre io vi preparo qualcosa da mangiare!” propose Hoganga. Il terzetto accettò di buon grado l'invito. Kaiohshin, Kibith e Zeneyu, su indicazione del padrone di casa, entrò nella stanza degli ospiti, già predisposta ad accoglierli con tre posti letto. I primi due caddero letteralmente sfiniti e si addormentarono come dei sassi, mentre Zeneyu, la cui natura non gli rendeva necessario dormire, si distese comunque, chiudendo gli occhi allo scopo di rilassarsi, finalmente al sicuro in un luogo privo di pericoli dove non avrebbe dovuto temere costantemente per la sua vita. Non appena si fossero ripresi si sarebbero avventurati alla scoperta di quella splendida ed affascinante dimensione.

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                      • I nostri sono arrivati

                        Nella parte povera dell'Elysium Però ricordo che Kaioshin doveva superare una prova e visto che sono solo nella zona riservata ai servitori dei Kaioshin, chissà cosa li attende
                        sigpic
                        La mia FF (con riassunto) http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=75487
                        Altre mie FF http://gamesurf.tiscali.it/forum/sho...42#post1433042

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                        • Finalmente ci siamo lasciati alle spalle quell'insopportabile regione demoniaca: in effetti eravamo saturi di demoni e casati, per il momento, e la svolta è arrivata al momento più opportuno!
                          Te l'ho detto che sono curioso di sapere se finalmente Kaiohshin diventerà una divinità degna di questo nome!

                          Intanto sei riuscito a spiegare anche la natura di Kibith. E speriamo che per il momento i guai per Kaiohshin siano finiti... pare che i cattivi diventino sempre più forti, mentre i buoni arrancano a stargli dietro...!

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                          • EPISODIO 214: IL PIANO VIENE RIVELATO

                            “Una pozza di catrame? Immaginavo che l'entrata dell'Elysium si trovasse in un luogo poco appariscente! Nondimeno, senza la gentile collaborazione di Kaiohshin riuscire a distinguerla dalla miriade di pozze di catrame presenti in questo mondo sarebbe stato a dir poco complicato! Dovremo ricordarci di ringraziarlo se e quando lo rincontreremo!” commentò ironicamente Latan non appena Kabal lo ebbe messo al corrente di quanto aveva constatato pedinando la divinità. L'angelo caduto si trovava nella stanza del trono assieme a Minossia, Yusaku e appunto Kabal, che era ivi appena giunto, e attendeva l'arrivo di Baldaar. Il sovrano della dimensione demoniaca stava procedendo al rituale per il risveglio di Norgal, il demone ancestrale il cui corpo pietrificato era stato il dono con cui Latan aveva voluto dimostrare la propria lealtà al potente alleato.
                            Dopo qualche minuto il portone della sala si aprì, e fecero la loro apparizione Baldaar e Lilith. “Dalla vostra espressione nella quale non scorgo alcun segno di contrarietà deduco che il rituale è andato a buon fine!” ipotizzò l'angelo caduto. “Esatto... per risvegliare Norgal, tuttavia, è stato necessaria l'energia vitale di qualcuno dotato di una forza combattiva fuori dall'ordinario!” spiegò Baldaar, il cui tono non pareva caratterizzato da un particolare rammarico. Era necessario compiere un sacrificio e lui lo aveva compiuto con naturalezza, per quanto agli occhi di chiunque avesse avuto un cuore e un'anima quanto da lui fatto fosse da considerarsi quanto di più abbietto e crudele si potesse immaginare. Nella mano destra Baldaar teneva il pupazzo della sorella Ilian il quale, privato per sempre della propria padroncina, non era ormai altro che un inerte ammasso di stoffa desolatamente privo di ogni potere. “E' un vero mostro...” pensò Kabal, che di certo non era uno stinco di santo ma che non arrivava al punto di concepire una crudeltà tale da portare qualcuno a trucidare a sangue freddo qualcuno di tanto innocente e per di più sangue del proprio sangue. Molto più diabolicamente serafico fu il commento di Latan “Non ti fermi proprio davanti a nulla...”. Sul volto dell'angelo caduto aveva persino fatto capolino un sorriso. Nessuna azione depravata sembrava poter turbare l'alterigia del proprio considerarsi un essere troppo al di sopra di quei volgari demoni che erano divenuti tanto potenti soltanto grazie al suo operato per provare pietà per qualcuno di essi. “Il potere di Norgal è qualcosa che bramavo certamente di più rispetto all'avere una sorella che non sapevo se e quando avrebbe potuto sviluppare un potere demoniaco tale da potermi essere in qualche modo utile... ho semplicemente agito nel modo che maggiormente mi conveniva, non trovi?” rispose Baldaar per poi protendere il braccio in avanti generando una fiamma sul palmo della propria mano disintegrando il pupazzo e facendo così sparire in una nuvola di fumo e zolfo l'ultimo ricordo della sorellina del cui sangue si era impunemente imbrattato le mani. “Incontestabile...” annuì Latan. “Non vedo però Norgal con voi... che ne è di lui?” chiese Minossia. “Purtroppo il tempo è una forza incommensurabile... qualcosa con cui persino io ho dovuto fare i conti!” spiegò Baldaar. “Non appena abbiamo liberato il corpo di Norgal dalla morsa della pietra questi si è disintegrato sotto i nostri occhi! Troppo era il tempo che aveva trascorso nell'immobilità perché lo scorrere del tempo non ne consumasse inesorabilmente le membra!” chiarì Lilith. “Una bella fregatura...” commentò Kabal. “Nulla a cui non potessi porre rimedio! Ho semplicemente dovuto trasferire lo spirito di Norgal in un corpo vivo prima che questi finisse nell'aldilà! I miei poteri mi consentono di fare anche cose del genere! Huhu!” rispose Baldaar. Prima che chiunque potesse fare ulteriori domande, un ritmico rumore di passi attirò l'attenzione di tutti i presenti. “Oh... eccolo! Ci ha messo meno tempo del previsto a conciliarsi con lo spirito del demone ancestrale! Del resto la mia ammirazione non poteva certo essere riposta in una persona qualunque!” commentò poi il sovrano dei demoni. Dalla stessa porta da cui erano entrati Lilith e Baldaar apparve la figura di Darbula. Emanava un'aura impressionante, del tutto imparagonabile rispetto a quella che aveva prima del rituale. “Il potere di Norgal è in lui! Hehehe! Che buffo! Mi sembra davvero strano pensare a quando apparisse insignificante Darbula ai miei occhi sino a poche ore fa e constatare che adesso egli è persino più forte di me!” pensò Latan, che sapeva già come il potere di Norgal fosse superiore al proprio, ma vederlo nelle mani dell'ex braccio destro di Babidy era qualcosa che non aveva previsto. “Come ti senti, padre?” chiese Baldaar. “Completamente rigenerato! E' come se mi fossi risvegliato da un lungo sonno! Ho i brividi se ripenso a quanto mi avete raccontato! Non riesco a credere di aver davvero aiutato un Kaiohshin! Quel dannato Re Enma mi deve aver fatto davvero un lavoro coi fiocchi nel manipolarmi! Ma questo appartiene al passato! Adesso sento di essere tornato il demone che ero e che non avrei mai dovuto smettere di essere!” rispose il genitore. Nel momento stesso in cui Kaiohshin e Zeneyu avevano lasciato la dimensione demoniaca, il contratto firmato da Darbula lo aveva fatto tornare quello che era un tempo, ovvero uno spietato sovrano dei demoni. “Ne sono davvero lieto! E come regalo di bentornato... ti restituisco il tuo titolo di Re!” disse Baldaar per poi aggiungere con un sorriso sardonico “Mentre io mi autoproclamo Dio!”. “Del resto chi ha il potere per contestarglielo? Immagino fosse da un bel po' di tempo che si considerava tale, e il ritorno del padre gli ha dato modo di disfarsi di un titolo che sentiva stretto per sostituirlo con uno che rendesse maggiormente giustizia al suo reale potere!” pensò Latan per poi dire “Beh, non ho nulla da obbiettare in merito alla tua autoproclamazione! Se i Kaiohshin hanno l'ardire di definirsi dei non vi è proprio ragione per cui a te possa essere negato! Presto comunque avrai l'opportunità di metterti a confronto con qualcuno a cui la leggenda ha attributi il ruolo di dio molto tempo prima che quei buffoni dalle orecchie a punta assurgessero al potere! Dyamans!”. Il silenzio cadde nella sala. Persino Baldaar rimase per alcuni istanti interdetto nel sentire pronunciare quel nome. Ad un certo punto il nuovo dio del demoni tornò a proferire parola “Latan! Finora ti sei dimostrato una persona molto concreta e ho potuto apprezzare la tua capacità nel muoverti e la tua mente innegabilmente brillante! E adesso te ne esci con questa favoletta?”. Malgrado le parole che Baldaar aveva pronunciato potessero suonare di scherno e derisione, il tono del demone era serio, quasi turbato. Proprio il fatto che l'angelo caduto si fosse a più riprese dimostrato capace di stupirlo lo portava a non escludere che ancora una volta Latan si sarebbe dimostrato in grado di rendere concreto quanto da lui auspicato.

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                            • “In un'epoca remota. Prima dell'ascesa al potere del primo Kaiohshin, prima che il primo demone si sedesse sul trono di re, e ancor prima che la dimensione della luce e quella demoniaca venissero separate per l'eternità... Dyamans sfidò la suprema Astrea... la dea madre creatrice di ogni cosa, con il proposito di prendere il suo posto di divinità reggente di tutti gli universi conosciuti! “ iniziò a raccontare Latan. “Secondo la leggenda le due divinità si annientarono a vicenda... e nessuno seppe più nulla di loro!” intervenne Baldaar, il quale dimostrò come ciò che l'angelo caduto gli stava raccontando non giungesse nuovo alle sue orecchie. “In effetti posta così ha tutti i connotati di una favola, dal momento che non esiste nell'universo intero una prova tangibile dell'esistenza di queste due divinità, tanto che spesso vengono considerate anche dagli dei stessi come delle figure mitologiche e probabilmente mai esistite! Tuttavia... io non solo sono certo del fatto che Dyamans esista... ma so anche perfettamente dove trovarlo!” rivelò Latan, per poi aggingere “Avete mai sentito parlare del Kaldron ancestrale?”. “Il Kaldron ancestrale? Ma certo... è il corrispettivo di ciò che nella dimensione della luce viene chiamato inferno! E' dove finiscono le anime di tutti coloro che periscono nella dimensione demoniaca!” rispose Baldaar. Si trattava di un luogo decisamente più misterioso per chiunque rispetto a quanto non fosse l'aldilà per i vivi, dal momento che nella dimensione demoniaca non era mai esistito nulla di simile alle sfere del drago e quindi nessuno nella storia avesse mai fatto ritorno da li. “Con il dovuto rispetto, tale definizione risulta fallace, e difetta in completezza! Il Kaldron ancestrale viene definito tale anche per il fatto di essere un luogo più antico rispetto all'aldilà della dimensione della luce. Infatti prima che le due dimensioni si separassero l'inferno non esisteva! E' stato creato solo successivamente per far fronte alla necessità di rinchiudervi i malvagi della dimensione della luce una volta che questa si separò da quella demoniaca! Dunque nel Kaldron ancestrale, oltre a coloro che hanno perso la vita in questa dimensione, ci sono le anime di tutti gli esseri malvagi che sono morti prima della separazione delle due dimensioni... e infine... è tuttora il luogo dove vengono precipitate le divinità che durante la propria esistenza hanno compiuto azioni malvagie” lo corresse Latan. “Inizio a capire... dunque ritieni che Dyamans si trovi li!” fece Baldaar. “Non lo ritengo! Lo so!” puntualizzò l'angelo caduto. “E come lo sai? Per quanto tu sia antico la tua esistenza non risale certo ad epoche tanto remote!” chiese il figlio di Darbula. “Io no... ma lei si!” fece l'angelo caduto sguainando Ebonrule. “Capisco... dunque hai acquisito queste conoscenze tramite la tua arma! Le proprietà di Ebonrule mi incuriosiscono molto! Dunque non ostentare troppo le sue qualità! Perché potrebbe venirmi voglia di portartela via!” sorrise diabolicamente Baldaar. “Terrò conto del consiglio...” rispose con calma olimpica rifoderandola nel proprio braccio. “Dunque... cosa intendi fare per tirare fuori Dyamans dal Kaldron ancestrale?” intervenne Darbula. “Il Kaldron ancestrale e l'Elysium hanno lo stesso ingresso! Dunque, dal momento che Kaiohshin è stato tanto gentile da mostrarcelo, noi sappiamo esattamente dove recarci!” spiegò Latan. “Dunque tutto il tuo piano verteva nel far credere a Kaiohshin che il nostro reale obbiettivo fosse realmente quello di far rimanere mio padre nella dimensione demoniaca! In modo che il fatto che li lasciassimo andare non li insospettisse! Il contratto demoniaco era dunque il pretesto ideale affinché considerassero ciò una concessione e non quanto in realtà da te auspicato sin dall'inizio! Che dire? Non è da me dispensare complimenti ma devo riconoscere che il tuo piano si è dimostrato perfetto in ogni dettaglio!” fece Baldaar. “Dunque noi adesso andremo nel Kaldron ancestrale a recuperare Dyamans, giusto?” ipotizzò Darbula. “Mio caro Darbula... dovresti sapere che se provassimo a varcare quell'ingresso verremmo tutti inceneriti prima ancora di renderci conto di averlo fatto! Noi ci limiteremo a tenerlo aperto, e sarà Dyamans ad uscire con le sue forze!” rispose l'angelo caduto per poi rivolgersi nuovamente a Baldaar “E avrò bisogno della potenza! Il varco è stato aperto da Kaiohshin e ci vorrà un po' prima che la parete dimensionale riacquisti la sua consistenza, peraltro io posso aprirla, ma per tenerla aperta ho bisogno dei tuoi poteri e della tua colossale energia spirituale!”. Baldaar annuì. Il piano di Latan aveva tutte le premesse per funzionare, e malgrado non fosse entusiasta all'idea di liberare qualcuno la cui potenza rischiava di mettere seriamente a repentaglio la propria supremazia che fino a quel momento aveva percepito come indiscussa, era altrettanto vero che solo Dyamans avrebbe potuto aiutarlo a rendere reale quello che era da sempre il sogno di ogni sovrano dei demoni: l'invasione della dimensione della luce.

                              LIVELLI DI COMBATTIMENTO DIMENSIONE DEMONIACA (FINALI)

                              Zeneyu 3.000.000.000
                              Zeneyu (Trasformazione) 4.000.000.000
                              Lilith 4.000.000.000
                              Latan 4.500.000.000
                              Darbula (Potere di Norgal) 6.000.000.000
                              Baldaar 12.500.000.000

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                              • Quindi, come era facile ipotizzare, col ritorno di Dyamans le trame del regno dei vivi e della dimensione demoniaca si uniranno, tramite Ice che non aspetta altro che abbracciare il suo idolo! Fra l'altro ora la sorella di Freezer dovrebbe essere arrivata a livelli di potenza non dissimili da quelli di uno Zeneyu o di un Latan, credo, andando a naso...

                                E tutto questo avrà qualcosa a che fare con la trama di Alzeryot e con la profezia accennata da Adrius ormai più di 100 capitoli fa?

                                Comunque due capitoli in due giorni... troppa grazia, San Gennà!

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