EPISODIO 23: INGANNO SVELATO
Nel frattempo lo scontro tra C-17 e C-18 continuava a mantenersi sostanzialmente equilibrato. Se era infatti vero che il cyborg dai capelli neri poteva ritenersi di un’inezia superiore rispetto alla sorella, questi sembrava comunque riluttante all’idea di colpirla con tutta la forza. Del resto si trattava dell’unica persona per la quale sentiva di provare un affetto profondo e sincero, dunque il conflitto interiore all’idea di averla come avversaria era aspro, e nemmeno la rabbia che provava per il fatto che C-18 si fosse schierata con Ghiller gli rendeva più semplice colpirla. La bionda stava invece attingendo al massimo alla sua potenza, non perché ella fosse maggiormente propensa a nuocere al fratello, ma perché ella era conscia della superiorità di quest’ultimo, e che se non avesse combattuto sul serio sarebbe stata certamente sconfitta. Nondimeno non era sua intenzione ricorrere a tecniche mortali. Tutto quello che voleva fare era sopraffarlo e convincerlo a ragionare, spingendo ad accantonare l’odio nei confronti di Ghiller che ne attanagliava l’animo. “Mmmm…. Si vede che non si tratta di un combattimento mortale! Nessuno dei due affonda i colpi con decisione, per quanto C-18 ci metta una grinta maggiore! Del resto comunque è comprensibile! Quei due hanno condiviso ogni esperienza dall’infanzia ad oggi! E’ più che naturale che cerchino di non ferirsi mortalmente” commentò C-12. “Si ma non è solo questo…” commentò Ghiller. “Che intende dire, maestro?” fece l’androide rivolgendosi al proprio creatore. “Questo scontro è una farsa…” asserì l’albino. “Una farsa?” ripeté l’essere artificiale noto ai guerrieri Z con il nome di Marion. “Quei due stanno soltanto prendendo tempo! Mi hanno ingannato!” affermò egli con espressione corrucciata. “Ma ciò che si sono detti prima del combattimento…” fece C-12. “Una recita… per quanto ben riuscita e capace li per li di ingannarmi! Tuttavia io sono il loro creatore e conosco perfettamente le loro potenzialità! E sono perfettamente in grado di comprendere come nessuno dei due stia realmente cercando di prevalere sull’altro! Stanno solamente aspettando il momento propizio per attaccarmi!” spiegò Ghiller a bassa voce per non farsi sentire dai due gemelli. Tra i due gemelli vi erano un’intesa e un’empatia totali, e pur senza mettersi d’accordo verbalmente, C-17 aveva compreso subito le intenzioni della sorella, e si era adeguato ad esse. “Ho voluto a tutti i costi convincermi che C-18 fosse dalla mia parte! Anche la mente più brillante è indotta ad errore quando il cuore gli si oppone… l’amore per lei mi ha reso stolto… ma non fino al punto da lasciarmi prendere in giro ulteriormente… ve la farò pagare!” pensò tra se e se l’ex assistente di Gero. L’albino sapeva che se si fosse allontanato avrebbe destato sospetti in C-17 e in C-18, dunque si limitò a sfruttare a proprio vantaggio quella recita che i due fratelli avevano ordito. Nel momento in cui entrambi i cyborg si apprestarono ad attaccare, Ghiller utilizzò i suoi poteri di controllo per interdire ancora una volta le capacità motorie di C-18. Questo fu il segnale per C-12, che intervenne colpendo di sorpresa C-17 con un calcio scaraventando al suolo il cyborg dai capelli neri. Approfittando della concitazione, Ghiller lasciò la stanza per tornare al sicuro nella sala comandi. C-18 era ridotta all’impotenza, mentre C-17 avrebbe dovuto vedersela con C-12. “Pensavate di potermela fare? Vi illudevate che non mi sarei reso conto della vostra farsa? Pagherete cara la vostra insolenza!” disse Ghiller attraverso un sistema di diffusione della voce ubicato nella stanza e che gli permetteva di parlare dalla sala comandi. “Dannazione… non siamo riusciti ad ingannarlo! E’ persino più furbo e accorto di quanto pensassi… l’ho sottovalutato!” pensò C-17 rialzandosi. C-18 invece si limitò a ringhiare per il disappunto “C-12! Puoi uccidere C-17! Non mi importa nulla di lui! E la sua morte sarà una punizione anche per C-18 per avermi tradito!” ordinò il malvagio scienziato. “Come puoi pensare che potrò mai perdonarti se uccidi mio fratello?” urlò C-18 allarmata e al contempo furiosa. “Taci! Per averti sono disposto a tutto! Anche a cancellare completamente la tua volontà! Tu sarai mia a qualunque costo!” rispose Ghiller. “Tu… sei solo un…” cercò di ribattere C-18, prima di rendersi conto di non essere più in grado di parlare dal momento che Ghiller gli aveva nuovamente interdetto questa facoltà attraverso il proprio controllo sul suo corpo. “Sono stanco di sentire la tua bocca pronunciare menzogne!” disse il malvagio scienziato. Innanzi al corpo inerme della cyborg dai capelli biondi in quel momento apparve la figura di C-12. “Ti va bene che non ti ammazzo dal momento che il maestro Ghiller tiene a te! Tuttavia non starmi tra i piedi mentre mi occupo di tuo fratello, traditrice!” disse l’androide dai capelli azzurri per poi sferrare un calcio alla cyborg e sbattendola in un angolo dell’enorme stanza dove il combattimento avrebbe avuto luogo. “Lascia stare mia sorella, maledetta!” urlò C-17 scagliandosi contro C-12 cercando di colpirla con un calcio in volo, che però l’androide evitò agilmente, aspettandosi una reazione del genere da parte del gemello di C-18. “Prevedibile…” commentò C-12 per poi contrattaccare con un pugno che però non trovò che l’aria. “Che cosa?” sussultò colei che si era spacciata per un umana di nome Marion. C-17 le apparve alle spalle posandole una mano sulla schiena e colpendola con un raggio di energia alla schiena sbalzandola in avanti e facendola stramazzare a terra, con la parte posteriore della tuta totalmente distrutta e la schiena sulla quale era ben visibile una vistosa bruciatura a deturparne quella pelle perfetta che tanti uomini aveva ammaliato. “C-12… tu sei stata costruita come androide spia… non come macchina assassina! Sei certamente forte, ma non puoi sperare di avere la meglio su di me!” disse C-17. “Non mi sottovalutare!” urlò C-12 per poi protendere le braccia in avanti e scagliare un onda di energia contro il cyborg, che parò il colpo senza difficoltà con una sola mano. “Cosa???” sussultò incredula l’androide dai capelli azzurri. “Adesso ti distruggerò…” disse con risolutezza C-17. C-12 prese a guardarsi attorno in preda al panico alla ricerca di una scappatoia, e il suo volto si illuminò quando vide la salma di C-18. Probabilmente essa rappresentava la sua unica possibilità di vincere. “Mi dispiace se contravvengo ai suoi ordini, maestro Ghiller!” disse l’androide per poi scagliare un raggio di energia contro la cyborg dai capelli biondi. C-17 tuttavia fu rapidissimo a frapporsi tra il colpo e la sorella, deviando l’attacco. La distrazione tuttavia permise a C-12 di cogliere di sorpresa portandosi alle sue spalle. Dalle dita affusolate dell’androide fuoriuscirono ad un tratto degli artigli lunghissimi, con i quali sferrò un fendente contro C-17, il quale però fece valere la sua velocità superiore evitando di essere colpito in pieno, subendo solo dei tagli superficiali all’altezza del petto che gli avevano squarciato la maglietta. “Puoi ricorrere a tutti gli espedienti che vuoi… ma io rimango più forte…” disse il cyborg. “Huhuhu! Sei mio!” ridacchiò C-12 la quale davanti agli occhi di un allibito C-17 iniziò a trasformarsi, assumendo dimensioni gigantesche. “Come è possibile? No… non è reale!” balbettò C-17, che per quanto fosse convinto di trovarsi di fronte ad un illusione si scoprì terrorizzato e incapace di reagire. “Hahaha! Certo che non lo è… è un immagine proiettata dai tuoi occhi al tuo cervello! Tuttavia il fatto che tu ne sia consapevole non ha nessuna importanza! I miei artigli erano avvelenati, e ora sul tuo corpo è in circolo una potente sostanza che influisce sul tuo corpo, inviando impulsi incontrollati di paura al tuo cervello, facendoti cadere in un totale stato di panico!” disse C-12. Quanto diceva l’androide era nullapiù che la verità in quanto C-17 si scoprì troppo terrorizzato per avere controllo del suo corpo. Una paura del tutto irrazionale ma nondimeno incontrollata. “Mmmm…. Ora vediamo in che modo potrei farti a pezzi…” sorrise sorniona l’androide.
Nel frattempo lo scontro tra C-17 e C-18 continuava a mantenersi sostanzialmente equilibrato. Se era infatti vero che il cyborg dai capelli neri poteva ritenersi di un’inezia superiore rispetto alla sorella, questi sembrava comunque riluttante all’idea di colpirla con tutta la forza. Del resto si trattava dell’unica persona per la quale sentiva di provare un affetto profondo e sincero, dunque il conflitto interiore all’idea di averla come avversaria era aspro, e nemmeno la rabbia che provava per il fatto che C-18 si fosse schierata con Ghiller gli rendeva più semplice colpirla. La bionda stava invece attingendo al massimo alla sua potenza, non perché ella fosse maggiormente propensa a nuocere al fratello, ma perché ella era conscia della superiorità di quest’ultimo, e che se non avesse combattuto sul serio sarebbe stata certamente sconfitta. Nondimeno non era sua intenzione ricorrere a tecniche mortali. Tutto quello che voleva fare era sopraffarlo e convincerlo a ragionare, spingendo ad accantonare l’odio nei confronti di Ghiller che ne attanagliava l’animo. “Mmmm…. Si vede che non si tratta di un combattimento mortale! Nessuno dei due affonda i colpi con decisione, per quanto C-18 ci metta una grinta maggiore! Del resto comunque è comprensibile! Quei due hanno condiviso ogni esperienza dall’infanzia ad oggi! E’ più che naturale che cerchino di non ferirsi mortalmente” commentò C-12. “Si ma non è solo questo…” commentò Ghiller. “Che intende dire, maestro?” fece l’androide rivolgendosi al proprio creatore. “Questo scontro è una farsa…” asserì l’albino. “Una farsa?” ripeté l’essere artificiale noto ai guerrieri Z con il nome di Marion. “Quei due stanno soltanto prendendo tempo! Mi hanno ingannato!” affermò egli con espressione corrucciata. “Ma ciò che si sono detti prima del combattimento…” fece C-12. “Una recita… per quanto ben riuscita e capace li per li di ingannarmi! Tuttavia io sono il loro creatore e conosco perfettamente le loro potenzialità! E sono perfettamente in grado di comprendere come nessuno dei due stia realmente cercando di prevalere sull’altro! Stanno solamente aspettando il momento propizio per attaccarmi!” spiegò Ghiller a bassa voce per non farsi sentire dai due gemelli. Tra i due gemelli vi erano un’intesa e un’empatia totali, e pur senza mettersi d’accordo verbalmente, C-17 aveva compreso subito le intenzioni della sorella, e si era adeguato ad esse. “Ho voluto a tutti i costi convincermi che C-18 fosse dalla mia parte! Anche la mente più brillante è indotta ad errore quando il cuore gli si oppone… l’amore per lei mi ha reso stolto… ma non fino al punto da lasciarmi prendere in giro ulteriormente… ve la farò pagare!” pensò tra se e se l’ex assistente di Gero. L’albino sapeva che se si fosse allontanato avrebbe destato sospetti in C-17 e in C-18, dunque si limitò a sfruttare a proprio vantaggio quella recita che i due fratelli avevano ordito. Nel momento in cui entrambi i cyborg si apprestarono ad attaccare, Ghiller utilizzò i suoi poteri di controllo per interdire ancora una volta le capacità motorie di C-18. Questo fu il segnale per C-12, che intervenne colpendo di sorpresa C-17 con un calcio scaraventando al suolo il cyborg dai capelli neri. Approfittando della concitazione, Ghiller lasciò la stanza per tornare al sicuro nella sala comandi. C-18 era ridotta all’impotenza, mentre C-17 avrebbe dovuto vedersela con C-12. “Pensavate di potermela fare? Vi illudevate che non mi sarei reso conto della vostra farsa? Pagherete cara la vostra insolenza!” disse Ghiller attraverso un sistema di diffusione della voce ubicato nella stanza e che gli permetteva di parlare dalla sala comandi. “Dannazione… non siamo riusciti ad ingannarlo! E’ persino più furbo e accorto di quanto pensassi… l’ho sottovalutato!” pensò C-17 rialzandosi. C-18 invece si limitò a ringhiare per il disappunto “C-12! Puoi uccidere C-17! Non mi importa nulla di lui! E la sua morte sarà una punizione anche per C-18 per avermi tradito!” ordinò il malvagio scienziato. “Come puoi pensare che potrò mai perdonarti se uccidi mio fratello?” urlò C-18 allarmata e al contempo furiosa. “Taci! Per averti sono disposto a tutto! Anche a cancellare completamente la tua volontà! Tu sarai mia a qualunque costo!” rispose Ghiller. “Tu… sei solo un…” cercò di ribattere C-18, prima di rendersi conto di non essere più in grado di parlare dal momento che Ghiller gli aveva nuovamente interdetto questa facoltà attraverso il proprio controllo sul suo corpo. “Sono stanco di sentire la tua bocca pronunciare menzogne!” disse il malvagio scienziato. Innanzi al corpo inerme della cyborg dai capelli biondi in quel momento apparve la figura di C-12. “Ti va bene che non ti ammazzo dal momento che il maestro Ghiller tiene a te! Tuttavia non starmi tra i piedi mentre mi occupo di tuo fratello, traditrice!” disse l’androide dai capelli azzurri per poi sferrare un calcio alla cyborg e sbattendola in un angolo dell’enorme stanza dove il combattimento avrebbe avuto luogo. “Lascia stare mia sorella, maledetta!” urlò C-17 scagliandosi contro C-12 cercando di colpirla con un calcio in volo, che però l’androide evitò agilmente, aspettandosi una reazione del genere da parte del gemello di C-18. “Prevedibile…” commentò C-12 per poi contrattaccare con un pugno che però non trovò che l’aria. “Che cosa?” sussultò colei che si era spacciata per un umana di nome Marion. C-17 le apparve alle spalle posandole una mano sulla schiena e colpendola con un raggio di energia alla schiena sbalzandola in avanti e facendola stramazzare a terra, con la parte posteriore della tuta totalmente distrutta e la schiena sulla quale era ben visibile una vistosa bruciatura a deturparne quella pelle perfetta che tanti uomini aveva ammaliato. “C-12… tu sei stata costruita come androide spia… non come macchina assassina! Sei certamente forte, ma non puoi sperare di avere la meglio su di me!” disse C-17. “Non mi sottovalutare!” urlò C-12 per poi protendere le braccia in avanti e scagliare un onda di energia contro il cyborg, che parò il colpo senza difficoltà con una sola mano. “Cosa???” sussultò incredula l’androide dai capelli azzurri. “Adesso ti distruggerò…” disse con risolutezza C-17. C-12 prese a guardarsi attorno in preda al panico alla ricerca di una scappatoia, e il suo volto si illuminò quando vide la salma di C-18. Probabilmente essa rappresentava la sua unica possibilità di vincere. “Mi dispiace se contravvengo ai suoi ordini, maestro Ghiller!” disse l’androide per poi scagliare un raggio di energia contro la cyborg dai capelli biondi. C-17 tuttavia fu rapidissimo a frapporsi tra il colpo e la sorella, deviando l’attacco. La distrazione tuttavia permise a C-12 di cogliere di sorpresa portandosi alle sue spalle. Dalle dita affusolate dell’androide fuoriuscirono ad un tratto degli artigli lunghissimi, con i quali sferrò un fendente contro C-17, il quale però fece valere la sua velocità superiore evitando di essere colpito in pieno, subendo solo dei tagli superficiali all’altezza del petto che gli avevano squarciato la maglietta. “Puoi ricorrere a tutti gli espedienti che vuoi… ma io rimango più forte…” disse il cyborg. “Huhuhu! Sei mio!” ridacchiò C-12 la quale davanti agli occhi di un allibito C-17 iniziò a trasformarsi, assumendo dimensioni gigantesche. “Come è possibile? No… non è reale!” balbettò C-17, che per quanto fosse convinto di trovarsi di fronte ad un illusione si scoprì terrorizzato e incapace di reagire. “Hahaha! Certo che non lo è… è un immagine proiettata dai tuoi occhi al tuo cervello! Tuttavia il fatto che tu ne sia consapevole non ha nessuna importanza! I miei artigli erano avvelenati, e ora sul tuo corpo è in circolo una potente sostanza che influisce sul tuo corpo, inviando impulsi incontrollati di paura al tuo cervello, facendoti cadere in un totale stato di panico!” disse C-12. Quanto diceva l’androide era nullapiù che la verità in quanto C-17 si scoprì troppo terrorizzato per avere controllo del suo corpo. Una paura del tutto irrazionale ma nondimeno incontrollata. “Mmmm…. Ora vediamo in che modo potrei farti a pezzi…” sorrise sorniona l’androide.
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