EPISODIO 1: UNA VECCHIA CONOSCENZA
Città dell’Ovest.
Una delle principali metropoli del pianeta Terra.
Come ogni giorno, le sue vie erano percorse da una moltitudine di persone, ognuno con le proprie mansioni da svolgere e i propri posti dove andare. La necessità di narrare questa storia ci spinge tuttavia a focalizzare l’attenzione, in questa moltitudine di gente, su una coppia di persone che camminava l’uno di fianco all’altra. Nessuno di coloro che stava avendo modo di vedere insieme quelle due persone avrebbe potuto comprendere la straordinarietà di tale evento, ma se qualcuno che avesse conosciuto anche uno solo dei due avesse potuto vederli, non avrebbe potuto che restarne di stucco.
Sulla sinistra, al lato esterno del marciapiede, camminava un uomo di bassa statura, con la testa del tutto priva di capelli e sei puntini sulla fronte. Non era consuetudine per lui muoversi per le vie di una città, in quanto aveva trascorso la maggior parte della sua vita nell’isolamento dell’isola del proprio maestro, il leggendario Muten, presso il quale era solito allenarsi, benché fosse da tempo diventato immensamente più forte dell’eremita delle tartarughe stesso. Proprio la circostanza particolare lo aveva portato a rinunciare alla propria tuta da combattimento, poco consona ad un giro in città, vestendo con un completo piuttosto elegante, il migliore di cui egli disponesse. Portava una camicia di colore azzurrino, sopra la quale sarebbe generalmente andata indossata una giacca, la quale però, complice il caldo di quel giorno, era adagiata sulla spalla sinistra dell’uomo, il quale la sorreggeva con le dita della mano. La giacca era di un bianco candido della stessa tonalità dei pantaloni.
“Non riesco a credere che stia succedendo davvero! Se questo è un sogno giuro che, malgrado la mia natura mite, potrei uccidere chi avrà la malsana idea di svegliarmi!” pensò Crilin tra se e se. Il suo volto era il ritratto della felicità, per quanto non riuscisse a celare un certo imbarazzo. Il motivo di tanta euforia consisteva nella persona che camminava al suo fianco. Una donna molto bella dai biondi capelli e gli occhi azzurri, vestita in abiti piuttosto sportivi, con un paio di jeans ed un maglioncino nero con le maniche striate. Ella sembrava molto meno coinvolta emotivamente dalla situazione, e si limitava a guardarsi in giro con espressione un po’ annoiata.
“Finalmente C-18 ha accettato di uscire con me!” continuava a pensare Crilin, il quale, dopo una certa diffidenza iniziale da parte della cyborg, era riuscito a legare con lei. Beh… in realtà egli non avrebbe saputo nemmeno dove andarla a cercare, ed infatti era stata lei a raggiungerlo sull’isola di Muten e praticamente a costringerlo a portarla a fare un giro. Del resto 18 era una donna a cui lo spirito di iniziativa non era mai mancato. Comunque ciò non importava molto a Crilin. Tutto ciò che egli aveva desiderato da un anno a quella parte era di trascorrere del tempo con quella cyborg che gli aveva rapito il cuore, e l’inatteso realizzarsi del proprio sogno non poteva che farlo sentire realmente felice ed emozionato. Il terrestre, tuttavia, sapeva di non poter passare l’intero pomeriggio senza spiccicare parola, quindi, si diede un contegno e cercò di abbozzare una conversazione con una frase banale e di pretesto. “Bella giornata oggi eh?” disse il piccolo terrestre. C-18 sospirò “Si, è una bella giornata esattamente come lo era un quarto d’ora fa quando me lo hai fatto notare l’ultima volta…” disse la cyborg, la quale si rese conto una volta di più di come, nel rapportarsi con l’altro sesso, Crilin fosse un autentico disastro. “Ehm… già!” mormorò Crilin arrossendo, rendendosi conto di come non stesse riuscendo ad essere di compagnia alla cyborg come egli avrebbe desiderato essere. Dunque decise di farsi coraggio e di prendere l’iniziativa, onde evitare che la propria compagna morisse di noia. “Ti va se ti offro qualcosa da bere?” chiese dunque l’allievo di Muten. “Oh… credevo non me lo avresti mai proposto!” chiese C-18 con il classico tono ironico di chi sembrava considerare un miracolo che le si proponesse qualcosa di interessante. “Ti va se andiamo li?” chiese Crilin per poi avvicinarsi all’ingresso di un locale. Non appena Crilin le ebbe dato le spalle, essa sorrise dolcemente, intenerita. Se ella si stava comportando in maniera tanto sbrigativa, quasi severa, nei confronti di C-18 era solo per spronarlo e spingerlo finalmente a vincere le proprie insicurezze. Ciò tuttavia non toglieva che anche la cyborg era molto contenta di stare insieme a quell’uomo così dolce e premuroso.
“Sai…” commentò Crilin, sedendosi al tavolo assieme a C-18 “Non credevo che, essendo un cyborg tu mangiassi o bevessi!”. “Se magari abbassassi la voce ed evitassi di far sapere cosa io sia a tutto il locale, non la considererei una cattiva idea…” disse la cyborg con tono abbastanza stizzito. “Hai ragione, scusa… hehe!” rispose imbarazzato Crilin. “Comunque si… io tecnicamente non avrei bisogno mangiare o bere, ma al contempo ciò non toglie che farlo sia comunque un piacere! Dopotutto ho delle parti meccaniche all’interno del corpo, ma per il resto il mio organismo è quello di un essere umano!” sussurrò 18. “E sai fare la cacca?” chiese Crilin. Seguirono alcuni istanti di silenzio. “CRILIN! SEI UN IDIOTA! COME TI E’ SALTATO IN MENTE DI CHIEDERLE UNA COSA TANTO STUPIDA?!!” pensò tra se e se Crilin, ritraendosi per l’imbarazzo tanto che per poco non finì direttamente sotto il tavolo. C-18 sorrise, imbarazzata per la goffaggine di Crilin, ma al contempo decisa a non fargli pesare quell’uscita infelice, anche perché, andava detto, era anche una cosa piuttosto buffa e divertente. “Naturalmente” rispose lei. L’allievo di Muten si sentì sollevato nel comprendere come 18 non si fosse arrabbiata, e al contempo la sua vista era stata allietata dal vederla, finalmente sorridere.
Una volta ordinato le proprie consumazioni, fu C-18 a riprendere il discorso, cercando di portare la conversazione su un piano maggiormente interessante. “Ti va di raccontarmi qualcosa di più sul tuo conto? Su di te non ho altro che dei semplici dati tecnici che il Dottor Gero ha inserito nella banca dati collegata al mio cervello… tuttavia mi piacerebbe che mi raccontassi qualcosa di un po’ meno legato all’aspetto combattivo! Insomma… raccontami quello che vuoi!” disse la cyborg invitando il terrestre a rilassarsi e mettersi a proprio agio.
Città dell’Ovest.
Una delle principali metropoli del pianeta Terra.
Come ogni giorno, le sue vie erano percorse da una moltitudine di persone, ognuno con le proprie mansioni da svolgere e i propri posti dove andare. La necessità di narrare questa storia ci spinge tuttavia a focalizzare l’attenzione, in questa moltitudine di gente, su una coppia di persone che camminava l’uno di fianco all’altra. Nessuno di coloro che stava avendo modo di vedere insieme quelle due persone avrebbe potuto comprendere la straordinarietà di tale evento, ma se qualcuno che avesse conosciuto anche uno solo dei due avesse potuto vederli, non avrebbe potuto che restarne di stucco.
Sulla sinistra, al lato esterno del marciapiede, camminava un uomo di bassa statura, con la testa del tutto priva di capelli e sei puntini sulla fronte. Non era consuetudine per lui muoversi per le vie di una città, in quanto aveva trascorso la maggior parte della sua vita nell’isolamento dell’isola del proprio maestro, il leggendario Muten, presso il quale era solito allenarsi, benché fosse da tempo diventato immensamente più forte dell’eremita delle tartarughe stesso. Proprio la circostanza particolare lo aveva portato a rinunciare alla propria tuta da combattimento, poco consona ad un giro in città, vestendo con un completo piuttosto elegante, il migliore di cui egli disponesse. Portava una camicia di colore azzurrino, sopra la quale sarebbe generalmente andata indossata una giacca, la quale però, complice il caldo di quel giorno, era adagiata sulla spalla sinistra dell’uomo, il quale la sorreggeva con le dita della mano. La giacca era di un bianco candido della stessa tonalità dei pantaloni.
“Non riesco a credere che stia succedendo davvero! Se questo è un sogno giuro che, malgrado la mia natura mite, potrei uccidere chi avrà la malsana idea di svegliarmi!” pensò Crilin tra se e se. Il suo volto era il ritratto della felicità, per quanto non riuscisse a celare un certo imbarazzo. Il motivo di tanta euforia consisteva nella persona che camminava al suo fianco. Una donna molto bella dai biondi capelli e gli occhi azzurri, vestita in abiti piuttosto sportivi, con un paio di jeans ed un maglioncino nero con le maniche striate. Ella sembrava molto meno coinvolta emotivamente dalla situazione, e si limitava a guardarsi in giro con espressione un po’ annoiata.
“Finalmente C-18 ha accettato di uscire con me!” continuava a pensare Crilin, il quale, dopo una certa diffidenza iniziale da parte della cyborg, era riuscito a legare con lei. Beh… in realtà egli non avrebbe saputo nemmeno dove andarla a cercare, ed infatti era stata lei a raggiungerlo sull’isola di Muten e praticamente a costringerlo a portarla a fare un giro. Del resto 18 era una donna a cui lo spirito di iniziativa non era mai mancato. Comunque ciò non importava molto a Crilin. Tutto ciò che egli aveva desiderato da un anno a quella parte era di trascorrere del tempo con quella cyborg che gli aveva rapito il cuore, e l’inatteso realizzarsi del proprio sogno non poteva che farlo sentire realmente felice ed emozionato. Il terrestre, tuttavia, sapeva di non poter passare l’intero pomeriggio senza spiccicare parola, quindi, si diede un contegno e cercò di abbozzare una conversazione con una frase banale e di pretesto. “Bella giornata oggi eh?” disse il piccolo terrestre. C-18 sospirò “Si, è una bella giornata esattamente come lo era un quarto d’ora fa quando me lo hai fatto notare l’ultima volta…” disse la cyborg, la quale si rese conto una volta di più di come, nel rapportarsi con l’altro sesso, Crilin fosse un autentico disastro. “Ehm… già!” mormorò Crilin arrossendo, rendendosi conto di come non stesse riuscendo ad essere di compagnia alla cyborg come egli avrebbe desiderato essere. Dunque decise di farsi coraggio e di prendere l’iniziativa, onde evitare che la propria compagna morisse di noia. “Ti va se ti offro qualcosa da bere?” chiese dunque l’allievo di Muten. “Oh… credevo non me lo avresti mai proposto!” chiese C-18 con il classico tono ironico di chi sembrava considerare un miracolo che le si proponesse qualcosa di interessante. “Ti va se andiamo li?” chiese Crilin per poi avvicinarsi all’ingresso di un locale. Non appena Crilin le ebbe dato le spalle, essa sorrise dolcemente, intenerita. Se ella si stava comportando in maniera tanto sbrigativa, quasi severa, nei confronti di C-18 era solo per spronarlo e spingerlo finalmente a vincere le proprie insicurezze. Ciò tuttavia non toglieva che anche la cyborg era molto contenta di stare insieme a quell’uomo così dolce e premuroso.
“Sai…” commentò Crilin, sedendosi al tavolo assieme a C-18 “Non credevo che, essendo un cyborg tu mangiassi o bevessi!”. “Se magari abbassassi la voce ed evitassi di far sapere cosa io sia a tutto il locale, non la considererei una cattiva idea…” disse la cyborg con tono abbastanza stizzito. “Hai ragione, scusa… hehe!” rispose imbarazzato Crilin. “Comunque si… io tecnicamente non avrei bisogno mangiare o bere, ma al contempo ciò non toglie che farlo sia comunque un piacere! Dopotutto ho delle parti meccaniche all’interno del corpo, ma per il resto il mio organismo è quello di un essere umano!” sussurrò 18. “E sai fare la cacca?” chiese Crilin. Seguirono alcuni istanti di silenzio. “CRILIN! SEI UN IDIOTA! COME TI E’ SALTATO IN MENTE DI CHIEDERLE UNA COSA TANTO STUPIDA?!!” pensò tra se e se Crilin, ritraendosi per l’imbarazzo tanto che per poco non finì direttamente sotto il tavolo. C-18 sorrise, imbarazzata per la goffaggine di Crilin, ma al contempo decisa a non fargli pesare quell’uscita infelice, anche perché, andava detto, era anche una cosa piuttosto buffa e divertente. “Naturalmente” rispose lei. L’allievo di Muten si sentì sollevato nel comprendere come 18 non si fosse arrabbiata, e al contempo la sua vista era stata allietata dal vederla, finalmente sorridere.
Una volta ordinato le proprie consumazioni, fu C-18 a riprendere il discorso, cercando di portare la conversazione su un piano maggiormente interessante. “Ti va di raccontarmi qualcosa di più sul tuo conto? Su di te non ho altro che dei semplici dati tecnici che il Dottor Gero ha inserito nella banca dati collegata al mio cervello… tuttavia mi piacerebbe che mi raccontassi qualcosa di un po’ meno legato all’aspetto combattivo! Insomma… raccontami quello che vuoi!” disse la cyborg invitando il terrestre a rilassarsi e mettersi a proprio agio.
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