Ringrazio sia te Kz-3 che Sheila per il consiglio. Dividerò metà i capitoli da ora ^^. Spero vi piaccia e che XD forever e Nappa prima o poi continuino a leggere la storia ^_^.
Cap.7 Il riflesso di Chichi I°parte
Quando si è prigionieri non è solo la paura o la mancanza di libertà a dare problemi. Sono i piccoli dettagli, che nel buio e nel silenzio si rivestono di importanza, che rischiano di portare alla pazzia. Una serie di gocce continue che tintinnano cadendo sul pavimento di pietra. I passi delle annoiate guardie che ogni tanto fanno il giro di ronda, trascinando i piedi. La sfida più ardua è quella con i ricordi che tornano in mente in quel luogo che diventa irreale. Più il proprio passato è stato oscuro, più è difficile farci i conti. Vegeta cercava in ogni modo di rimanere attaccato alla realtà. Il tempo in quel luogo sembrava non passare mai. Era passato un giorno? Quando sarebbe arrivato il riflesso di Bulma? Aveva studiato una tattica. Avrebbe fatto il vuoto in mente e avrebbe continuato a nascondere i ricordi che cercava. Ma quanto sarebbe resistito? Tutte quelle domande erano esattamente quello che il riflesso voleva suscitare in lui. Pur essendo uno stratega, il saiyan era abituato ad agire. L’inattività lo metteva a confronto con se stesso, facendolo vacillare. Temeva di doversi confrontare con quello che era stato. O con il solito senso di colpa che accompagnava i sopravvissuti per il resto della loro vita. Temeva il suo passato da assassino, da reduce, da mercenario che era sempre in agguato nella parte più nascosta di se stesso. Se solo fosse riuscito a dormire, ma l’adrenalina pompava nelle sue vene a pieno ritmo.
Avrebbe voluto chiedere quanto mancava, ma così le avrebbero rinfacciato che era lei a essere voluta venire. Soprattutto Yamcha che era pronto a criticare. Questo suo maschilismo era uno dei motivo per cui l’aveva lasciato, oltre al fatto che fosse un traditore. Certo forse un tempo aveva avuto una cotta, ma adesso non vedeva altro che un amico che ogni tanto la faceva arrabbiare. Con Vegeta sarebbe stato diverso. Lui faceva finta di arrabbiarsi con lei, faceva finta di credere che fosse una povera donna indifesa. Sapeva vedere oltre e capire quando era una vera lamentala o un modo per parlare e alleggerire la tensione. Ricordava una gita che avevano fatto. Lui si era lamentato fino alla morte che non voleva andare. Poi Trunks, allora ancora un bambino, glielo aveva chiesto con tutto il cuore. Ancora troppo fresco il ricordo di Majin-bu, il saiyan aveva capitolato. Avevano preso la macchina che a poco dalla meta li aveva lasciati per strada. Dovevano solo salire su un sentiero di montagna per un po’. Avevano perciò deciso di andare a piedi. Solo che l’impresa si era rivelata più difficile del previsto per Bulma, che non aveva certo l’allenamento del marito o del figlio. Si era perciò fermata con il fiatone. Si vergognava di quella sua debolezza, ma si era alzata molto presto per preparare il cestino con le cibarie (immaginate quanto presto visto tutto quello che ha dovuto cucinare NdA). Vegeta l’aveva guardata con occhio critico e lei si era aspettata qualche battuta sarcastica. Inaspettatamente se l’era caricata su una spalla portandola lui fino in cima. Lei gli aveva urlato contro, tirando pugni e calci che al saiyan non facevano nemmeno il solletico. Trunks ridendo divertito aveva seguito trotterellando quegli strani genitori a cui voleva tanto bene.
Cap.7 Il riflesso di Chichi I°parte
Quando si è prigionieri non è solo la paura o la mancanza di libertà a dare problemi. Sono i piccoli dettagli, che nel buio e nel silenzio si rivestono di importanza, che rischiano di portare alla pazzia. Una serie di gocce continue che tintinnano cadendo sul pavimento di pietra. I passi delle annoiate guardie che ogni tanto fanno il giro di ronda, trascinando i piedi. La sfida più ardua è quella con i ricordi che tornano in mente in quel luogo che diventa irreale. Più il proprio passato è stato oscuro, più è difficile farci i conti. Vegeta cercava in ogni modo di rimanere attaccato alla realtà. Il tempo in quel luogo sembrava non passare mai. Era passato un giorno? Quando sarebbe arrivato il riflesso di Bulma? Aveva studiato una tattica. Avrebbe fatto il vuoto in mente e avrebbe continuato a nascondere i ricordi che cercava. Ma quanto sarebbe resistito? Tutte quelle domande erano esattamente quello che il riflesso voleva suscitare in lui. Pur essendo uno stratega, il saiyan era abituato ad agire. L’inattività lo metteva a confronto con se stesso, facendolo vacillare. Temeva di doversi confrontare con quello che era stato. O con il solito senso di colpa che accompagnava i sopravvissuti per il resto della loro vita. Temeva il suo passato da assassino, da reduce, da mercenario che era sempre in agguato nella parte più nascosta di se stesso. Se solo fosse riuscito a dormire, ma l’adrenalina pompava nelle sue vene a pieno ritmo.
Avrebbe voluto chiedere quanto mancava, ma così le avrebbero rinfacciato che era lei a essere voluta venire. Soprattutto Yamcha che era pronto a criticare. Questo suo maschilismo era uno dei motivo per cui l’aveva lasciato, oltre al fatto che fosse un traditore. Certo forse un tempo aveva avuto una cotta, ma adesso non vedeva altro che un amico che ogni tanto la faceva arrabbiare. Con Vegeta sarebbe stato diverso. Lui faceva finta di arrabbiarsi con lei, faceva finta di credere che fosse una povera donna indifesa. Sapeva vedere oltre e capire quando era una vera lamentala o un modo per parlare e alleggerire la tensione. Ricordava una gita che avevano fatto. Lui si era lamentato fino alla morte che non voleva andare. Poi Trunks, allora ancora un bambino, glielo aveva chiesto con tutto il cuore. Ancora troppo fresco il ricordo di Majin-bu, il saiyan aveva capitolato. Avevano preso la macchina che a poco dalla meta li aveva lasciati per strada. Dovevano solo salire su un sentiero di montagna per un po’. Avevano perciò deciso di andare a piedi. Solo che l’impresa si era rivelata più difficile del previsto per Bulma, che non aveva certo l’allenamento del marito o del figlio. Si era perciò fermata con il fiatone. Si vergognava di quella sua debolezza, ma si era alzata molto presto per preparare il cestino con le cibarie (immaginate quanto presto visto tutto quello che ha dovuto cucinare NdA). Vegeta l’aveva guardata con occhio critico e lei si era aspettata qualche battuta sarcastica. Inaspettatamente se l’era caricata su una spalla portandola lui fino in cima. Lei gli aveva urlato contro, tirando pugni e calci che al saiyan non facevano nemmeno il solletico. Trunks ridendo divertito aveva seguito trotterellando quegli strani genitori a cui voleva tanto bene.
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