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DbNa

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  • Cap.10 Non saltare
    L’aura di Vegeta non riusciva a trovarla, ma si ricordò di quella strana che aveva fatto scattare il potere del drago. Seguendo la sua traccia si teletrasportò su una ripidissima e altissima scogliera. Da tutte le altri parti c’era il sole, ma lì era in corso una tempesta. Goku era stanco morto e perciò atterrò malamente. Il teletrasporto doveva portarlo esattamente dove si trovava il saiyan maggiore, ma di Vegeta nessuna traccia. La parole di quel mostro gli aleggiavano nella mente. Se non fossero state solo una minaccia? Se fosse ormai troppo tardi? In lontananza c’era il mare. Come gli era sembrato bello, immenso e vivo la prima volta che lo aveva visto da bambino. In quel momento però sembrava una nera, oscura, voragine, forse perché nella parte vicina a quel tratto di costa sotto c’erano terribili scogli appuntiti e se uno ci finiva sopra erano poche le possibilità di salvarsi. Forse furono tutti quegli anni di amicizia, forse la luce potente del potere reale, o il suo potere del drago o semplicemente un caso, che gli fece alzare lo sguardo proprio sulla sommità della scogliera. Ed era lì, nel punto esatto in cui nasceva e si sviluppava la tempesta. L’oscurità, le gocce che cadevano, sporadici lampi. Lo aveva sempre pensato e ora ne aveva la conferma. Alle volte Vegeta scherzava dicendo che se pioveva si demoralizzava, ma in realtà pioveva perché era lui a essere giù. La tempesta poteva essere chiamata e se lo desiderava davvero il saiyan più grande la richiamava a se come le lacrime che non sapeva più versare, perché il principe dei saiyan non può piangere. Era uno dei poteri legati al potere reale e perciò Vegeta ne era all’oscuro. Anche Goku lo aveva fatto, anche se in maniera diversa, al suo primo supersaiyan. Goku provò ad avvicinarsi, ma era la stessa tempesta ad allontanarlo. Se ci provava in volo cominciava a soffiare un vento pari a un tornado di folle potenza che lo faceva vorticare e rischiava di essere lui a precipitare. Provò anche a piedi, ma la terra iniziava a tremare. Quel terremoto rischiava di fare danno ai centri abitati che da lì non distavano poi così tanto in linea d’aria. “Vegeta. Vegeta, mi senti?!”urlava a squarciagola riuscendo a sovrastare il rumore della tempesta, ma il principe dei saiyan dallo stato di trance in cui era caduto non poteva udirlo. Passo, per passo, lentamente, si apprestava alla rovina. Appena raggiunto il culmine, il punto più alto della scogliera, avrebbe fatto un passo fatale precipitando. Gli scogli che lo attendevano sotto avrebbero fatto il resto. Il potere reale si apprestava a ubbidire all’ultimo e il più follo degli ordini impartitigli dal supersaiyan leggendario. “Vegeta fermati!”urlò Goku a squarciagola, capendo cosa stava succedendo. Il saiyan più grande fece un altro passo. “Vegeta vuoi fermarti?! Ti prego smettila con questa follia!!!”. Un altro passo. “Pensa alla tua famiglia almeno. Se non vuoi farlo per me, fallo per Bulma almeno. Fermo!!!”. Ancora un passo. “Che dovrò dire ai tuoi figli?! Con che coraggio gli dirò che hanno perso il padre senza un vero motivo?!. Vegeta!!!”. L’ennesimo passo. “Sei il principe dei saiyan, non un ubbidiente schiavo! Fermati un buona volta! Dov’è finito il tuo orgoglio?!”. Goku era sull’orlo di una crisi di nervi. Non sapeva se piangere, urlare o implorare un miracolo. “Vegeta!!!”urlò ancora mettendoci tutta la sua voce. “Traditore! Ti credevo mio amico! Fermati!”. L’eroe del pianeta Terra non tratteneva più le lacrime perché per la prima volta era inutile, per la prima volta da tanto tempo non poteva salvare un amico in pericolo di fronte a lui. Si era sentito così davvero poche volte. “Devo riflettere. Deve esserci qualcosa…ma certo. Proverò a contattarlo telepaticamente. Sempre che gli sia rimasto un briciolo di se stesso”. Ci provò più volte, ma i risultati erano fallimentari e il precipizio si avvicinava sempre di più. “Credo che la sua essenza stia riposando, ma rischia di dormire in eterno se non riesco a fare qualcosa. A mali estremi, estremi rimedi. Se Broly è riuscito a controllare il potere reale, posso farlo anch’io. In fondo è proprio il mio compito evitare che il potere reale distrugga se stesso e colui che lo porta”. Si sa, se si nomina qualcuno quello non si fa attendere. Goku sentì crescere quell’energia pian piano, mentre risaliva la scogliera. Un aura che pian piano si avvicinava. I suoi occhi si spalancavano quando sulla linea dell’orizzonte apparvero quei capelli biondi da supersaiyan. Si delineava via via sempre di più quel profilo conosciuto, finché non si vide anche il volto. Goku non ne poteva proprio più. Era da parecchio che aveva oltrepassato il limite. Risvegliò nuovamente il potere del drago caricandosi. “Adesso basta. Hai cercato di uccidermi, di uccidere i miei amici, la mia famiglia e l’hai scampata…ma adesso…ADESSO…BASTA!!!”. Non ci vide più dagli occhi e per una vota mise da parte la parte più buona di sé. Caricò al massimo la sua energia concentrandola in un unico punto, mettendo tutta la sua forza spirituale nella mano come aveva fatto nello scontro contro il Grande Mago Piccolo, il padre di Junior. Unendo a quel pugno, che conteneva in se la forza degli Oozaru saiyan e il pugno del drago che aveva eliminato Hildegarn. Entrambe le tecniche aveva finalmente capito fossero connesse al potere al potere del drago. Trapassò Broly e il nemico, esattamente come quando lo aveva sconfitto la prima volta con un altro micidiale pugno di energia, si sovraccaricò ed esplose illuminando con la luce verde-bluastra del potere del supersaiyan leggendario tutta la zona circostante. Ogni volta si era salvato perché il potere del drago non poteva prendersela con la parte buona di Broly, ma stavolta era una sfida soltanto contro il potere leggendario. Un quell’esplosione sparì definitivamente quella parte malvagia portando con se un pericoloso nemico. Non era ancora finita. Goku si voltò nuovamente verso Vegeta e utilizzando il potere del drago ordinò in saiyan, lingua che poteva conoscere solo attraverso il potere: “Fermo!”. Il potere del drago sembra riuscire a entrare in contatto direttamente con quello reale. Come all’inizio di quella terribile avventura l’energia si sprigionò dal corpo di Vegeta a seguito di una terribile sofferenza, ma pian piano cominciò a svanire. Gli occhi tornarono quelli normali e non emanavano più nessuna luce. Nessun bagliore illuminava la sua fronte spaziosa. Chiuse gli occhi e per un attimo sembrò stesse dormendo in piedi. Riaprì a metà un occhio solo come chi si sveglia da un lungo sonno. La mente confusa, la testa che gli rimbomba e le gambe che tremano. Non ha più voce per il troppo urlare e il suo corpo è debilitato dalla troppa energia che ha dovuto sostenere. Vede una figura dietro di se, ma ci mette un po’ a focalizzare di chi si tratti. “Kakaroth?”. Successivamente cerca di capire dove si trovi. La tempesta è cessata, ma lui non sa nemmeno ci sia mai stata. Non ricorda nulla. Abbassa gli occhi e debolmente dice: “Una scogliera…”. Per urlare poi: “UNA SCOGLIERA!!!”capendo la pericolosità della situazione. Un altro passo, anche minuscolo, ed ad attenderlo delle punte affilatissime. Per sicurezza fa qualche passo indietro pian piano, per poi allontanarsi molto velocemente nella direzione dove si trova Goku. “Vieni ti spiegherò tutto per strada”dice ridacchiando Goku, felice di riavere il buon vecchio Vegeta.

    I due saiyan raggiungono tutti al palazzo del supremo e qui trovano anche quelli che erano caduti nei buchi dimensionali. Nessuno è ferito o altro, anzi sono felici di essersi ritrovati. “Tutto è bene quel che finisce bene”aveva detto Goku e tutti si erano ritrovati d’accordo. Crilin però rimaneva serio e, preso in disparte Vegeta, intimidito chiese: “Tu non mi avresti veramente colpito a morte vero?”. Il saiyan non voleva offendere l’amico dicendogli che nemmeno ricordava quello che aveva fatto e che la risposta probabilmente era che lo avrebbe annientato senza nemmeno ricordarlo. Perciò decise di giocare d’astuzia passando dal torto alla ragione. “Tu non mi avresti veramente lasciato svenuto dopo che Cell mi aveva sconfitto, una volta diventato perfetto?”disse ricordandogli quei momenti in cui Crilin gliene aveva dette di tutti i colori, aggiungendo che lo salvava solo perché era Mirai Trunks a chiederlo. “Tu non eri svenuto?”rispose Crilin cominciando a sudar freddo. “Ci sentivo lo stesso”disse Vegeta ridacchiando. Ovviamente non gli portava rancore. Su Nameck se n’erano dette di peggio per non parlare che il piccoletto scherzando scherzando aveva rischiato di eliminarlo ben due volte. “Che ne dite di andare tutti a mangiare una pizza?!”urlò allora il saiyan appena acquisito per cavarsi d’impaccio, trovando tutti d’accordo.
    Ecco che il sole cala su questa strana giornata iniziata così normalmente. Sui Monti Paoz, ben distrutti, cala un enorme sole di tramonto e ci auguriamo che i giorni successivi si dimostrino ben più calmi.

    Fine

    Vi aspetto al seguito della storia.
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    • ahahahahah quella di Vegeta che si sveglia sulla scogliera è la tipica situazione di chi si sveglia da un altro mondo fantastico nn vedo l'ora di leggere il seguito brava Veggy Fan =)
      Vuoi rimanere? Perchè fa male, male, male da morire.. senza te! /Tzn.
      sigpic

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      • $kҸ ฿ŁΔÇk ϟ mi hai reso davvero soddisfatta e felice. Pensavo che la reazione di Vegeta alla scogliera fosse esagerata, ma io me lo vedevo proprio così XD. Spero che il seguito sarà di tuo gradimento.
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        • [Ed ecco la storia successiva della saga di NA]

          The red moon

          Prologo

          “Di notte in quel rosso deserto la temperatura calava a picco e faceva un freddo polare. Un bambino, perché in fondo era solo questo, non aveva niente per schermarsi dal freddo se non alitare sulle manine ormai ghiacciate. Tre giorni in cui si erano alternati cocenti giorni, in cui i due soli bruciavano sulla pelle, a tre freddi notti che culminavano in quella. Riusciva sempre a trovare rifugio prima che le lune solcassero quel cielo scuro, ma quella notte sembrava che nemmeno il più piccolo anfratto lontanamente somigliante a una caverna o un qualsiasi misero rifugio volessero apparire allo sfortunato piccolo. Lui, che ufficialmente non era mai nemmeno uscito dal palazzo, ora era lì da solo. Non c’era nessuno, nemmeno il grande colosso che lo accompagnava sempre, nemmeno il suo immenso amico. Era solo, per la prima volta, senza sapere che il destino gli avrebbe fatto conoscere quello stato meglio di ogni altro sentimento. Aveva fame e per la prima volta si rese conto che avrebbe sbranato qualsiasi cosa, mangiare per non essere mangiato”.

          “Nell’ombra i suoi occhi gialli ebbero un bagliore. Quello da solo, lì, spaurito era un bambino abbastanza in carne. Avrebbe mangiato piano, guastandosi quella carne tenera pian piano. I suoi canini brillarono nel buio. Si sentiva intoccabile. Era una creatura magica e gli abitanti del pianeta conoscevano la sua arcana natura. Viveva da secoli, immortale se non veniva colpito a morte da un colpo energetico particolarmente potente, ma nessun saiyan avrebbe mai sfidato la magia antica rischiando che oscure forze e maledizioni si abbattessero su di lui. Nessuno…”


          “Tornando a palazzo aveva inciampato parecchie volte sconvolto. Piangeva senza smettere e i singhiozzi scuotevano l’intero suo corpicino. Il sangue gli aveva imbrattato la sua battle suit e per la prima volta i suoi guantini bianchi si erano macchiati, la prima di infinite volte che dall’orrore portano inevitabilmente all’abitudine e terribilmente a un delirio di potenza. Solo che quella notte voleva dimenticare la prima vittima. Un animale senz’anima, l’aveva dovuto fare per difendersi, ma questo non lo scusava. Vedendo la città in lontananza prese a correre quasi con disperazione. Voleva solo dormire e dimenticare. Semmai lavarsi, ma tutta l’acqua del mondo non avrebbe potuto pulire il suo cuore puro che per la prima volta aveva subito un colpo. Arrivò al cortile interno del palazzo. Era deserto. La notte si era fatta ancora più fredda, non era più normale e per la prima volta su quel pianeta scese la neve, anche se solo per un attimo. Vegeta non se ne accorse e avrebbe scoperto quella strana sostanza bianca solo sulla terra. L’attenzione del bambino era stata colpita dal cielo notturno. Il cielo annuvolato non permetteva di vedere le stelle e non erano loro la causa di quell’improvviso interesse. C’era invece una delle grandi lune del pianeta ad essere visibile. Era piena, ma sembrava allo stesso tempo eclissata perché al centro era nera, mentre tutt’intorno emanava una strana aura rossa. Il piccolo saiyan non poteva sapere che era la maledizione di un vecchio lupo che da spirito si vendicava utilizzando quello strano fenomeno. Il bambino si riscosse da quella sua osservazione solo quando finì tutto. Richiuse la boccuccia che era rimasta spalancata e si strofinò gli occhi. Si ricordò del suo compito e si diresse in cerca del padre.”
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          • Prologo 1

            Wolf

            La luna era piena quella notte, eppure i suoi due compagni cercavano di farlo desistere. Eppure una bella conquista utilizzando l’Oozaru sarebbe stata abbastanza divertente e soprattutto facile. Sin dalla nascita un saiyan è in grado di trasformarsi in scimmione, ma il giovane appena dodicenne, aveva imparato da poco a controllarlo, mantenendo il controllo senza arrecare diminuzione alla forza. I suoi due compagni, gli unici oltre a lui sopravvissuti della razza saiyan, sapevano controllare la loro trasformazione da parecchio tempo, ma quella notte non volevano. Come facevano a non capire che se non avessero conquistato il pianeta secondo scadenza, Freezer li avrebbe puniti. Di sicuro gli nascondevano qualcosa. Si lasciò convincere, o almeno fece finta. Quella notte scappò di nascosto, per vedere cosa ci fosse da scoprire. La luna piena in cielo era rossa e qualcosa nella sua trasformazione fu diverso. Se già normalmente era selvatico, quella volta era del tutto incapace di porsi del limiti. Il giorno dopo il pianeta fu consegnato a Freezer, ma gli abitati sembravano essere stati eliminati da un lupo feroce. Vegeta capiva come si dovesse sentire un licantropo. Le sue fattezze ricordavano solo vagamente lui quando era umano, ma per il resto era lupo, gli era spuntata la pelliccia, i canini, le zanne e una strana coda. “Perché non me lo avete detto?”chiese ai compagni, quando furono soli. “Dovevi scoprirlo da solo. Comunque io non mi aspettavo questo effetto. Di solito con la luna rossa i saiyan prendono le caratteristiche degli Oozaru pur mantenendo la grandezza di quando sono uomini”disse Radisch. “Io invece conosco il motivo. Ogni futuro re, da bambino deve uccidere la prima volta andando a caccia da solo di notte. Vegeta che animale hai ucciso per superare la prova?”chiese Nappa serio. “Ora capisco. Si trattava di un lupo al quale ho portato via una zanna”disse Vegeta sorridendo. In fondo, seppur pericolosa e incontrollabile, quella trasformazione gli aveva donato un ebbrezza di libertà mai provata.
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            • O.O Vegeta un licantropo? ma è un idea incredibileee!! io me lo immagino vampiro più che licantropo xD bellooooooo troppo bellooooo continua ti prego Veggy Fannnnnnnnnnn!!!

              ps. ma NA che starebbe a dì?? xD e questa storia che segue dbna è un'altra saga?? spiegamelo ti prg che nn ci ho cpt una mazzaaaa! xD
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              sigpic

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              • $kҸ ฿ŁΔÇk ϟ detto in questo modo mi lusinghi ^\\\\^.
                NA nel senso di DBNA. Chiedo scusa per la confusione. XD.
                L'idea del lupo mi è venuta dal fatto che l'Oozaru di Vegeta, forse più degli altri, ha uno strano muso allungato XP. E ammetto che a me i vampiri non piacciono hihi.
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                • Prologo 2

                  Mai rapinare un lupo…

                  “E’ davvero tardi e mi trovo in una situazione terribile. Corro disperatamente, ma i tacchi a spillo sono un vero impaccio. Non è salutare per una donna sola camminare nel cuore della notte in una grande città, che di notte diventa deserta e popolata da tipi poco raccomandabili. Anche una bella cittadina come la Città dell’Ovest di notte è pericolosa. Ero partita per un convegno. Una scienziata della mia portata è sempre molto richiesta, ma sto cominciando a stufarmi. Un tempo il mio orgoglio era gratificato a premi e contro premi, ma adesso vorrei solo fare la casalinga e dedicarmi alla mia famiglia. Comunque il convegno è stato annullato e me l’hanno detto quando ormai ero lì. Il cellulare era scarico e non avevo soldi per chiamare da una cabina pubblica. Perciò la mia famiglia non ha saputo che ritornavo. Il treno, mentre eravamo in viaggio, ha avuto un guasto. Visto che nessuno poteva venire, mi sono offerta io di ripararlo. In fondo era un guasto al pannello dei comandi, potevo riuscirci. Era completamente andato e per ripararlo, nonostante il mio impegno, non ci ho messo meno di due ore. Il viaggio è durato a lungo perché la meta era lontana e sono arrivata alla stazione che era piena notte. Nessuno e ripeto nessuno mi ha offerto un cellulare per chiamare o i soldi per la cabina. Mi conoscono per fama e nessuno poteva credere che la donna più ricca del mondo avesse dimenticato a casa il portafogli. Alla stazione è passata un'altra ora. I taxi, gli autobus e perfino i tram sono in sciopero. Certo non avevo i soldi per pagarli, ma in fondo è una vita che mio marito Vegeta viaggia in taxi senza pagare. Può essere però che nella città più industrializzata della terra non ci siano mezzi di trasporto pubblico? Così ora mi tocca percorrere mezza città a piedi per arrivare a casa, sperando di non fare brutti incontri.

                  Non manca molto ormai. Tra due isolati sono a casa. Le ultime parole famose. Perché proprio in quel momento mi appare un tipaccio davanti. Posso sentire fino a qui che puzza di alcool. Cominciò a correre nella direzione opposta, ma questo mi raggiunge e mi afferra per i capelli. Io afferro la scarpa, l’altra l’ho persa in quest’ultima fuga, e l’ho colpisco coi 5 centimetri di tacco. Quello, seppur adesso gli sanguini il volto, non vuole lasciarmi andare. Tenendomi sempre per il braccio mi spinge in un vicolo, schiacciandomi poi contro un lurido muro di mattoni con delle scritte di spray. Ho il terrore di cosa possa farmi, mentre mi guarda sorridendo in modo ben poco rassicurante. Chiudo gli occhi terrorizzata e dopo pochi minuti sento la pressione venire meno. Apro gli occhi e vedo il ladro a terra poco più in là. Deve essere volato perché nella caduta ha rovesciato un cassonetto dell’immondizia. Questo vuol dire solo una cosa. Girandomi infatti vedo mio marito. “Vegeta come sono felice di vederti!”gli urlo correndo ad abbracciarlo. “Ho avuto così paura”aggiungo scoppiando in lacrime. Lui, con il braccio mi stringe, sento la mia mano sui miei corti capelli azzurri. Il malvivente si è rialzato e sento bene il rumore di una pistola che viene sbloccata. Lo so perché, quando ancora non avevo come amici e famigliari i guerrieri più forti dell’universo, ne usavo una anch’io. “Dammi quella femmina…!”urla il malvivente con la bocca impastata di alcool. “La donna è mia!” risponde Vegeta stringendomi più forte. Lo so, non è la frase più romantica da dire, ma per lui dire donna è come per me dire “amore”. “Tu non capisci. Non ho paura di sparare”risponde il malvivente ridendo come un invasato. “Bulma mettiti dietro di me”mi dice Vegeta e io faccio come mi ha detto. “Senti probabile suicida. Sei fortunato a non aver torto nemmeno un capello a mia moglie, ma se non te ne vai ti faccio fuori e “io” non ho paura di fare fuori un lurido rifiuto di società”dice Vegeta inferocito. Quello spara, ma ovviamente le pallottole rimbalzano su petto del mio saiyan. Quell’uomo deve essere veramente ubriaco perché non capisce che è una cosa innaturale per un umano normale. Forse pensa che Vegeta ha il giubbotto antiproiettile. Alla fine butta via la pistola e Vegeta mi fa segno di andarcene. Sono d’accordo, voglio solo andare a casa. Il malvivente però ha buttato la pistola per tirar fuori un coltello. Con un balzo meritevole ci salta addosso alle spalle. Vegeta se ne accorge e mi spinge via giusto in tempo, ma nel girarsi così repentinamente si ritrova a fissare la luna, la grande luna rossa di questa notte. I suoi occhi si tingono di vermiglio, mentre sul volto appare un ghigno malefico. Faccio un passo indietro e lo ammetto, ho paura e credo ne abbia anche il malvivente perché fa la stessa cosa, mentre di mano gli cade l’arma. Certo che mai la trasformazione in Oozaru è qualcosa di bello da vedere, ma qui c’è qualcosa di enormemente sbagliato. Primo fra tutti il dettaglio che non hai la coda da ormai parecchi anni. Il tuo muso Vegeta si allunga, ma invece di diventare più grande, ti pieghi su te stesso rimpicciolendoti. I tuoi occhi cambiano in continuazione finché non diventano gialli, ma l’iride nera al loro interno la riconosco. La tua coscienza lotta per rimanere vigile, stai lottando per mantenere il controllo e non ci riesci. Lo vedo e non capisco come mai visto che ci sei sempre riuscito in passato. La tua pelle si copre di un manto nero, con qualche sfumatura blu-notte, mentre ti appare una ben strana coda. Cadi per terra, urlando con tutte le tue forze. Ho sempre creduto che trasformarsi faccia soffrire incredibilmente. Anche se ho paura per la mia incolumità vorrei fare qualcosa per lenire quel dolore. Cadi carponi e ti contorci per qualche minuto. Poi rialzi il capo, che non ha più niente di umano, e il tuo urlo si trasforma in un cupo, lungo e doloroso ululato. Sei diventato un lupo. E’ sbagliato, non doveva succedere. E’ normale che tu abbia sbagliato animale? Ero convinta dovessi mutarmi in un Oozaru. Non ti lasci nemmeno il tempo di riposare che ti avventi sul malvivente. Gli azzanni un braccio e mi sento male a vedere tutto quel sangue. Se non ti fermo lo sbranerai sicuro, l’unica mia speranza e che tu non aggredisca anche me. “Vegeta basta!”urlo con la voce incrinata. Ti volti lasciando andare l’uomo. Hai il muso sporco di sangue e questo vale anche per i canini lattei che ti sono fuoriusciti. Per un attimo mi guardi con aria famelica, ma poi c’è un bagliore nell’iride nera. Mi hai riconosciuto. Ringhi un ultima volta al malcapitato che si rialza barcollando e scappa via terrorizzato.
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                  • Anche se raccontasse questa storia lo prenderebbero per matto. Vegeta tu invece ti avvicini pian piano, ma prima leccandoti e dandoti aiuto con la zampa, ti pulisci il muso. Ti metti di fronte a me, ti siedi e scodinzoli. Sarai anche un lupo feroce, ma con me ti stai dimostrando quasi un cane, anche se del tutto docile non sei. Quando cerco di farti una carezza ti scosti. Mi sa che da lupo non sei poi tanto diverso dal solito. Mi ricordo quello che mi hai detto una volta. Se di notte ti trasformi e non c’è niente che interrompa la trasformazione di colpo, questa dura fino all’alba dell’indomani. Perfetto. Come faccio a tenermi un lupo fino ad allora? “Andiamo a casa”dico sospirando e tu cammini al mio fianco seguendo il mio incedere, anche se tu sembri molto più maestoso nel tuo passo. Mi sorprendo a pensare che hai la dignità di un principe anche così. Mi sa che sono io a essere troppo innamorata, mio caro saiyan. Ti ho sempre chiamato scimmione e finora si è sempre accostato bene, ma questo nuovo elemento mi scombina un po’ tutto. Mi sono sempre detta che sei strano perché sei un alieno, ma comincio a pensare che tu come Goku sia diverso anche da tutto il resto del vostro popolo. Non ci mettiamo molto ad arrivare, ma nonostante sia tardi vedo la luce accesa. “Hai lasciato Trunks da solo, nonostante non fosse a letto!?” rimprovero Vegeta mettendomi le mani ai fianchi seccata. Lui mi guarda, spostando il capo di lato. Come si fa a essere arrabbiati con qualcuno che ti guarda con il musetto confuso? Cerca di dirmi qualcosa, ma non riesco a capirlo. Quando arrivo, non faccio in tempo a tirare fuori la chiave che mi aprono. Ecco cosa mi volevi dire. Trunks non era da solo perché avevamo ospiti. Mezza famiglia Son stanotte è ospite da noi. Perché Goku e Chichi si stanno facendo un viaggetto romantico di due giorni sulla nuvola speedy. Gohan voleva rimanere a casa e ha l’età per farlo, ma Goten non si voleva separare troppo a lungo dal suo “fratellone”. E’ Gohan ad aprire e mi saluta cordialmente. “Vegeta aveva detto che dal convegno non saresti tornata prima di domani”mi dice subito dopo. “Il convegno è stato rimandato”rispondo sorridendo a mia volta. “Mamma, papà è uscito di corsa. Tutto bene?”mi chiede Trunks e si vede che si è preoccupato. Mi devo inventare una scusa plausibile. “Sono stata aggredita e tuo padre mi ha salvato. Solo che dopo abbiamo incontrato un suo vecchissimo amico. Adesso è con lui…”dico arrampicandomi sugli specchi. Vegeta come amici, sempre che ne avesse, poteva avere solo dei pericolosi mercenari che se venissero verrebbero solo per conquistare la terra. “…allora è lui che ti ha lasciato questo bel lupo!”urla Goten correndo da Vegeta. Quel bambino non è identico a suo padre solo per aspetto, ma anche nel carattere. Anche Goku da bambino era attratto da qualsiasi animale, anche il più pericoloso. Vegeta lo riconosce, ma è pur sempre trasformato e per accertarsene si mette ad annusarlo. “E’ simpatico”dice Goten e Trunks lo raggiunge per vederlo meglio. Vegeta li guarda un po’ preoccupato, penso che tema di essere riconosciuto. Però quando Trunks gli sorride dicendo: “Lo sai che sei bellissimo?”comincia a sorridere, anche se essendo un lupo deve uscire la lingua e sembra un cucciolo di cane ansimante. Gohan si piega per accarezzarlo, mentre Goten ridendo felice si mette a cavalcioni sulle spalle del fratello. Vegeta non era mai stato al centro di tutte quelle attenzioni positive e gonfia il petto orgoglioso. Io rido, sperando che tornando umano domani dimentichi questa situazione che con il senno del poi gli sarebbe sembrata troppo sdolcinata per il principe dei saiyan.
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                    • Prologo in verde

                      Pianeta Nameck, anno non identificato, ma parecchi anni fa visto che sulla terra iniziava i suoi primi allenamenti un bambino di nome Muten Roschi. Il pianeta dalla folta vegetazione blu e dalla tradizione idilliaca è scosso da profondi terremoti, terribili maremoti e la catastrofe sta togliendo la vita agli abitanti uno per uno. La fortuna tutelerà solo quello che sarebbe diventato il grande saggio, colui che con le uova avrebbe rifondato la popolazione, colui che morendo di vecchiaia e malattia avrebbe passato il potere a Maori uno dei tanti piccoli saggi che si occupano solo del loro villaggio. Questo però sarebbe successo tanto dopo e allora era assai raro che i namecciani ricorressero alla risorsa delle uovo, allora si contavano tante e bellissime namecciane pronte e speranzose di diventare neo-mamme dopo aver sposato il compagno di cui erano innamorate. Un'altra tradizione che sarebbe andata perduta con il ricordo sarebbe stata la presenza di una figura ancora più importante del capo dei saggi. Nello sventurato giorno di cui ora voglio narrare sarà di questa figura e della sua triste storia che mi voglio occupare. Il Demon King, il sovrano di Nameck la cui stirpe portava pace e serenità sul suo pianeta, si strinse di più nel suo grande mantello nero. Bocche di fuoco e urla segnavano la fine della serenità di quel luogo meraviglioso, mentre i grandi alberi azzurri e secolari venivano spazzati via dalla furia di giganteschi tornadi. Vedeva morire il suo popolo e nemmeno i suoi enormi poteri potevano fare qualcosa. La sua meravigliosa moglie, nel delicato vestito rosa da gran dama ormai strappato dalle continue fughe per la sua vita, lo stringeva a se. Le sue delicate mani, a furia di lavori manuali per aiutare i più sfortunati in esodo alla ricerca di una salvezza impossibile, stringevano un delizioso bambino namecciano ancora molto piccolo. Il loro piccolo, il loro prezioso e unico erede. Stavano per fare la cosa più terribile per dei genitori. Non potevano lasciare il loro pianeta e il loro popolo, ma questo avrebbe significato la morte. Dovevano salvare il loro bene più prezioso. Si avviarono verso la navicella più potente e veloce di quelle venute fuori dalla loro tecnologia di avanguardia, che si sarebbe persa per sempre dopo il cataclisma. Il re tese il longilineo braccio verde con le quattro dita ben unite e con voce seria ordinò: “Piccolo (Apriti in namecciano NdA)”. Il portellone circolare si staccò dalla “pancia” della bianca navicella ovale appoggiandosi elegantemente al suolo.“Piccolo, Piccolo”ripeté il piccolo ridacchiando e muovendo le piccole manine verdi magre per la mancanza di cibo di quei tempi bui. I coniugi salirono sulla pedana, foderata di morbidi cuscinetti rossi. Entrarono nell’ambiente asettico ed eccessivamente illuminato che rispondeva solo a ordini, ovviamente, in namecciano. Il padre si diresse al pannello di comando mettendo le coordinate di un pianeta lontano, che in quegli anni in cui iniziavano le conquiste indiscriminate di un pericoloso giovane e forte challenging di nome Cold, sembrava il più sicuro. Il namecciano si memorizzò per bene le coordinate, sperando in futuri migliori di recuperarsi il suo adorato erede. La donna mise il suo prezioso cucciolo sul sedile di comando, legandolo attentamente con la nera cintura di sicurezza. Il piccolo piegò la testa di lato osservando i tristi occhi neri della giovane madre. “Verremo a prenderti. In qualunque pianeta finirai noi verremo a prenderti”. Era ancora molto piccolo e il sonno criogenico a cui sarebbe stato sottoposto, anche se il suo corpo avrebbe continuato a crescere fino a farlo diventare un longilineo piccolo namecciano di 12 anni, gli avrebbe cancellato tutti i ricordi. Solo la voce della madre e quelle parole sarebbero rimaste in lui come in un sogno. Arrivato sulla terra, caduto in un impervio canion dove cibo e acqua scarseggiavano, dimentico della sua vera natura, restò fino all’adolescenza. Aspetto i suoi genitori che purtroppo nel cataclisma persero la vita. Mentre lui tristemente si convinceva di essere stato abbandonato. Prese il nome di Piccolo. Imparando a volare poté lasciare quel triste luogo, ma negli anni avvenire, fino all’età adulta, continuò a tornare alla navicella con la flebile speranza di trovare un suo simile che andasse a riprenderlo. Scoprì un tempio in mezzo al cielo, in quella che sembrava una gigantesca trottola di muratura. Vi conobbe uno strano essere nero cicciottello di nome Mr. Popo e scoprì che il Supremo della terra stava morendo. Cercò in ogni modo di diventare il successivo Supremo, perché dentro di se il suo sangue reale spingeva verso il comando. Si sbarazzò del suo lato oscuro, che gli impediva di avere quella carica, dividendosi dal suo lato malvagio che si fece conoscere come Grande Mago Piccolo e lui divenne il nuovo Supremo. il suo lato demoniaco venne rinchiuso e anni dopo sconfitto da un coraggioso bambino con la coda. Prima di morire il demone diede vita a un figlio di nome Piccolo. Che dopo aver scoperto le sue origini, essere andato fino a Nameck, essersi riunito a un coraggioso namecciano di nome Nail, uno degli innumerevoli figli del Grande Saggio, si riunì al Supremo. Vide l’esplosione di Nameck, vide Neo-Nameck, conobbe un minimo dello splendore che avevano visto i suoi antenati. Divenne un guerriero fortissimo, visse sulla terra, fece cose incredibili, ma restò sempre all’oscuro delle sue origini. Piccolo non seppe mai di essere il Demon Prince.
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                      • il demon prince?? cioè?? il principe demone? O.O bello bello... =)

                        cmq intendevo prpr dbna.. che cosa vuol dire? dragon ball .. cosa? xD
                        Vuoi rimanere? Perchè fa male, male, male da morire.. senza te! /Tzn.
                        sigpic

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                        • Esatto $kҸ ฿ŁΔÇk ϟ. Sono felice che ti piaccia. Ho voluto rivalutare prima Crilin e anche Junior. In fondo sono personaggi che secondo me meritano U_U.
                          Per rispondere al tuo quesito. Vuole dire Dragon Ball New Adventures. Le nuove avventure di Dragon ball. Non è molto fantasioso XD.
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                          • xD ok grazie =) parlando di crilin e junior (io lo chiamo Junior come nell'anime italiano xk Piccolo mi sembra un nome deficiente xD) io li considero un tantino inutili... figurati nn è per qualcosa ma prpr nn nn li sopporto... xD mi stnn sulle scatole ma nemmeno io capisco xk.. la mia mente malata.. V.V xD
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                            • Io ammetto che molti dei nomi scelti nei manga non li apprezzo più di tanto, ma finché posso, credo sia mio dovere mettere i veri nomi. Io ammetto di considerare inutili molti altri personaggi di questo meraviglioso manga, ma anche anime. Tra cui Pilaf, Yamcha e altri XD. Crilin mi fa una tenerezza, simpatia uniche, perché chiunque altro si sarebbe arreso avendo un migliore amico così fuori dalla sua portata e invece lui ha continuato ad allenarsi per la sua famiglia. Per quanto riguarda il namecciano, penso che decisamente è l'unico 'verdognolo' che si salva nella mia considerazione perché è un forte guerriero, che può essere benissimo ora un demone pericoloso, ora una balia per marmocchi sayan XP. In ogni caso, ovviamente non ci vuole molto a capire quali sono i personaggi che adoro X). Anche se ho intenzione, come scrittrice, di essere più ecqua possibile, spero di riuscirci. Spero anche che ti piacerà il continuo. Mi auguro che qualche lettore che mi sono persa per strada, riuscirà a recuperare.
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                              • Cap. 1 I° parte Il matrimonio di Bra e Goten

                                “Sei a terra, non riesci a muoverti. Ti striscia addosso e la sua enorme massa ti schiaccia al suolo. Lo senti viscido, senti il suo fiato che ti alita addosso, il suo calore sul collo. Vorresti chiudere gli occhi, ma il terrore ti immobilizza a tal punto che non riesci a muoverti minimamente. Osservi con orrore la lunga chiostra di denti insanguinati. Li vedi avvicinarsi a te. Cominci a muoverti, a tentare di scappare, anche se a rallentatore, ma è tutto inutile. Li senti poi, i denti che affondano nella tua pelle e il tuo sangue caldo che cola mischiandosi alla sua bava. A quel punto…Mi sveglio lanciando un urlo lancinante che avrà svegliato tutti i componenti della famiglia alle tre del mattino. Mi volto, mentre tengo ancora spasmodicamente le coperte. Bulma mi guarda ed è incavolata nera. “Ti avevo detto di non vederti “Tremors” ieri”mi dice incrociando le braccia. Magari avessi potuto, ma come avrei potuto dire al mio amato nipotino che mi faceva paura uno scialbo film dell’orrore terrestre che non teme nemmeno lui. La terribile verità e che ho paura dei vermi. Non solo di quelli giganti, ma anche di quelli minuscoli che si usano per pescare. Temo le cose che strisciano e il mio comportamento dinanzi a esse è vergognoso. L’unica volta che ho incontrato dei veri vermi giganti, in realtà ero io a essere miniaturizzato. Alla fine i vermoni altro non erano che due mocciosi paurosi e maleducati con un padre disperato che inutilmente cercava di educarli. Sarò onesto, sembravo io quando andavo dietro a quelle pesti di Trunks e Goten piccoli. Eppure, nonostante io l’avessi capito, non ho potuto fare a meno di morire di paura. Ho assunto un colorito bluastro, mi sono sentito male e ho rischiato di vomitare. Mi sono nascosto dietro Kakaroth, io, il principe dei saiyan. Per non parlare della frase che mi è uscita. “Avvicinati ancora sporco vermaccio e ti faccio fuori”. Minaccia senza fondamento visto che quello senza batter ciglio si è divorato i miei attacchi energetici. Bulma continua a guardarmi seria, mentre la famiglia al gran completo, morta di sonno e in pigiama, si affaccia alla porta. I loro sguardi omicidi tutti rivolti contro di me. Stavolta qualcosa mi dice che sono nei guai. Perché hanno afferrato tutti dei cuscini? Che vogliono fare?

                                Sono sopravvissuto alla battaglia di cuscini di stamane. Seriamente, i miei antenati si staranno rivoltando nella tomba. Sono stati fortunati che prima del mio consueto incontro con la scatola di cereali e una tazza di latte, il mio orgoglio non si decide a svegliarsi. Adesso, che sono ben sveglio, è tornata l’ansia che in questi giorni mi assale. La mia bambina si sposa. Non riesco a crederci. Vado avanti e indietro come un animale in gabbia e vorrei stringere la gola a Goku. Che ho fatto di male per incontrare Kakaroth e la sua stirpe? Se almeno Goten non assomigliasse tanto a suo padre e mia figlia a Bulma. Mi da un senso di disagio vederli insieme. Sono gelosissimo di mia figlia e mi viene difficile pensare che adesso stia spiccando il volo. E’ cresciuta e adesso si allontanerà da me, ma non posso trattenerla. Deve seguire la sua felicità. Hanno costruito una casa sui Monti Paoz, e sebbene non siano troppo lontani in volo, mi sembrano ugualmente distanti. Non mi piace che la mia principessina viva in un posto come quello. Lei dice che è bellissimo in mezzo alla natura, io dico che è pericoloso in mezzo a tutte quelle bestie feroci. Quando l’ho fatto notare a mia moglie lei mi ha giustamente sottolineato che mia figlia è il vero pericolo. Forse ha ragione. Se a un folle dinosauro venisse anche solo l’idea di sfiorarla, la mia bambina lo trasformerebbe nel succulento piatto del giorno cotto alla brace. Bulma è così solare oggi. Svolazza da una parte all’altra urlando che la sua bambina si sposa. Sono felice anch’io, anche se al mondo esterno devo sembrare più tenebroso del solito. Quando dall’altra stanza un apparizione meravigliosa mi lascia sfuggire una lacrima. La mia bambina è così bella. Con quel vestito sembra davvero una principessa, la mia piccola principessa. Sei fortunanato Goten Son, oggi ti porti via la creatura più bella di questo sasso dimenticato dal restante universo. E’ completamente vestita di bianco e quel vestito la mette un po’ in imbarazzo, con quella gonna così ingombrante, scommetto che preferirebbe la sua tuta da combattimento, tutta suo padre. I suoi occhi azzurri sembrano brillare di luce propria, mentre giocherella con un tulipano bianco dal grande gambo che tiene in mano. Lo appoggia e ridacchio notando un particolare in quel meraviglioso vestito da sposa. “Quei guanti bianchi non sono miei?”dico sorridendo sarcastico. Lei mi guarda con volto di sfida. “Le spose devono portare qualcosa di nuovo, ossia il vestito. Qualcosa di vecchio, ed è questo diadema. Qualcosa di prestato e ho deciso che tu me li prestavi”mi dice con tono provocatorio. “Tsk”rispondo io incrociando le braccia. “Papà. Dovrei portare anche qualcosa di blu. Mi aiuti?”mi dice. La sua voce è cambiata è dolce, preoccupata. Titubante mi porge una collana con una meravigliosa pietra blu. E’ il suo modo per chiedere la mia approvazione, perché io gli dimostri che sono felice di questa unione. E’ troppo orgogliosa per una richiesta diretta e io ho purtroppo l’ho sempre viziata per troppo affetto. Quegli occhi, sono gli stessi della mia Bulma, e io non ho mai saputo dire di no a quegli occhi, che siano di Bra o della mia Donna. Prendo il gioiello e le faccio cenno con la testa di avvicinarsi. Mentre le metto e le allaccio da dietro la collana le dico una cosa a bassa voce, nell’orecchio, dimenticando per una volta l’orgoglio. In fondo non tutti i giorni si sposa la tua bambina. “Sei meravigliosa, proprio come tua madre”le dico gentilmente e lei arrossisce. Lei si gira e mi abbraccia. Stavolta sono io ad arrossire. Bulma ridacchia. E io grugnisco verso di lei incavolato. Spero solo che non mi stia guardando nessun altro. “Sarò sempre la tua cucciola papino”mi dice Bra e scappa via, dopo avermi dato un bacio veloce sulla guancia. Mormorando e sbuffando arrabbiato, mi allontano rosso in volto massaggiandomi la guancia come a volerla pulire dall’onta vergognosa. Dietro di me sento ancora Bulma che ride e io accelero il passo.”
                                Last edited by veggy fan; 22 October 2010, 14:04.
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