Visto che domani ho un esame e che probabilmente passerò il giorno dopo, mi son deciso a concludere la one-shot oggi.
DUE ANIMALI INTERROMPONO IL RIPOSO DI GON
Prendete un paesaggio montano, diciamo a 2.387 metri sopra il livello del mare. il terreno è coperto in massima parte di erba, salvo che per qualche pietrone qua e là. Su uno di questi pietroni dorme un animale. Ha l'aspetto di un grosso teropode (se non sapete cosa sia un teropode non prendetevela con me), salvo che per le sue dimensioni: probabilmente non supera il metro e mezzo di lunghezza dalla punta del muso a quella della coda. Dorme pancia all'aria con la bocca spalancata. Una bocca piena di denti acuminati, ovviamente.
Questa è la scena che si profila davanti ai nostri occhi per diverso tempo. Per qualche giorno il dinosauro dorme della grossa, ignaro della vita montana di tutti i giorni intorno a lui. Ogni tanto una capra o un camoscio passano da quelle parti. La sua sola vista è sufficiente a far loro cambiare percorso.
Insomma, le cose vanno vanti così per un po'. Almeno fino al momento in cui un rumore fino a questo momento mai udito fa la sua comparsa. Un rumore simile a quello che può produrre un lupo camminando. Un po' più pesante, forse. Eppoi ha qualcosa di strano: un ritmo leggermente diverso, forse. Mancano dei battiti, ecco. Un enorme lupo? No, farebbe un rumore diverso. La cosa migliore dovrebbe essere fermarsi qualche minuto e aspettare.
No, non funziona. I rumori sono già scomparsi. Magari si trattava solo di un'allucinazione dovuta all'altitudine (sempre ammesso e non concesso che l'altitudine possa provocare allucinazioni uditive). La vita montana continua a scorrere tranquilla come sempre e il dinosauro se ne sta sempre lì a dormire beato. Come faccia lo sa solo lui: non ha la scusante del letargo (e in ogni caso non farebbe comunque abbastanza freddo da giustificare una reazione del genere) e neppure quella tipicamente rettile della necessità di stare diverso tempo al sole per riscaldarsi (da un lato i dinosauri non ne hanno bisogno, dall'altro durante la notte la temperatura si abbassa abbastanza da rendere inutile l'accumulo di calore durante il giorno). Dorme e basta. Ha persino un filo di bava che gli cola dall'angolo delle fauci.
Ci saremmo già rassegnati all'inutilità di questo resoconto sempre uguale, se non fosse che taluno ha detto che la vita imita l'arte. Quante volte, in un romanzo, i peggiori colpi di scena hanno luogo in condizioni di questo tipo? Bene, proprio quando pensavamo che non sarebbe successo nulla, ecco che sentiamo un'altra volta quel rumore. O meglio, sentiamo un solo colpo, molto attutito e poi più nulla. Poco distante dal pietrone dove è addormentato il teropode, hanno fatto la loro comparsa due animali che non saprei definire altrimenti che "strani": sono completamente privi di peli e sono ricoperti di pelli che non hanno un legame diretto con il loro corpo, come se le avessero strappate a qualcos'altro (piante? animali? altro?). Uno dei due sarà altro un paio di metri, ha la pelle rosa e un terzo occhio in mezzo alla fronte. L'altro è probabilmente più basso del dinosauro, completamente bianco tranne che per due cerchi rossi sotto gli occhi ed è privo di naso. O almeno, di un naso visibile.
Non hanno lasciato tracce dietro di sé: se non fosse impossibile (non hanno ali) tutto farebbe pensare che siano arrivati dal cielo. Quello alto si volta verso il compagno e gli comunica qualcosa. L'altro solleva e abbassa la testa, dopodiché entrambi si siedono per terra incrociando le zampe posteriori e chiudono gli occhi.
Contemporaneamente a questa scena, se ne svolge un'altra: il dinosauro ha aperto gli occhi e chiuso la bocca. Si è messo a sedere e ha scosso la testa con fare assonnato. Con gli occhi ancora socchiusi si è guardato intorno ed ha infine fatto caso agli altri due animali. Gli occhi sono rimasti socchiusi, ma l'espressione è decisamente diversa rispetto a prima.
Rotolando all'indietro, scende dal pietrone e, conquistata, dopo giorni di inattività, la posizione eretta, si avvicina con aria minacciosa agli altri due animali. Nessuna reazione. Colpisce con la zampa posteriore quello più grosso sul groppone. Nessuna reazione. Come se fossero due rocce.
Il piccolo dinosauro si irrita, allora. Agita le piccole zampe anteriori, spalanca la bocca, strepita, ma non riceve nessuna reazione. Di nuovo.
Infine decide di allontanarsi, sconfitto. Un passo alla volta, dando le spalle ai due nuovi arrivati, torna fino al pietrone. Una volta arrivato, si appoggia a esso con una delle due zampe posteriori. La piega e usa il pietrone come sponda per spiccare un balzo contro quei due che si rifiutano di riconoscere la sua presenza. Un balzo rapido e preciso.
I suoi bersagli sono già scomparsi. Supera il punto in cui avrebbero dovuto trovarsi e prosegue la sua corsa. Si schianta dopo qualche metro contro un altro pietrone. Il pietrone si frantuma, ma almeno ne arresta la corsa. I due bizzarri animali osservano la scena. Hanno l'aria sorpresa, ma le loro espressioni non sono minimamente preoccupate. In ogni caso, un impatto del genere, ucciderebbe qualunque animale.
Va bene, non proprio qualunque animale: i frammenti del pietrone si muovono e il dinosauro si rialza, senza un graffio. Solo un po' più arrabbiato. Se non altro, adesso quei due non hanno più l'aria spavalda di prima. Neppure preoccupata, però. Non ancora. Quello piccolo porge le zampe anteriori al rettile, con la punta delle dita verso l'alto. Il dinosauro non capisce. Si guarda intorno, perplesso, mentre l'altro lo osserva, concentrato su quanto sta facendo. In ogni caso, tutto questa ha proprio l'aria di una sfida. Lo guarda in cagnesco. Questa volta il piccoletto bianco è davvero spaventato. Non è sufficiente. Il dinosauro attacca. E' rapido, molto rapido. Spalanca le fauci. Volendo, potrebbe divorare in un sol boccone metà di quel piccolo essere.
Quello più alto, però, prende in mano la situazione: afferra per una zampa anteriore il compagno (se poi di compagno davvero si tratta) e lo lancia oltre la portata del pericoloso rettile. Con uno scarto di un secondo (forse due) gli sferra un calcio. Il dinosauro rotola per qualche metro. Si rialza. Lo sguardo pieno d'odio. Qualche venuzza si è ingrossata intorno agli occhi. Farebbe paura persino a un leone. Il suo avversario non è un leone e sembra preoccuparsi parecchio per l'incolumità dell'altro (e se fosse una lei e il dinosauro si fosse ritrovato in mezzo ad un bizzarro rituale d'accoppiamento?). Si osservano per qualche secondo. I muscoli di entrambi sono palesemente pronti a scattare. Si sentono dei mugolii di preoccupazione provenire dal piccoletto albino. Infine quello grosso prende un profondo respiro e volta le spalle al dinosauro. Raggiunge l'altro esemplare. Entrambi si sollevano da terra (come non saprei dirlo) e si allontanano. Al dinosauro non basta. Spicca un ultimo balzo. Li raggiunge e azzanna un arto posteriore di quello più grosso, che urla. Il suo piccolo compagno è terrorizzato, piagnucola e cerca di staccarlo, ma lo sguardo del rettile lo terrorizza e la stretta delle sue mandibole è decisamente troppo forte. Presumibilmente, se lo ritroveranno attaccato fino a che non si stancherà, ma questi sono i piccoli drammi della nostra vita.
DUE ANIMALI INTERROMPONO IL RIPOSO DI GON
Prendete un paesaggio montano, diciamo a 2.387 metri sopra il livello del mare. il terreno è coperto in massima parte di erba, salvo che per qualche pietrone qua e là. Su uno di questi pietroni dorme un animale. Ha l'aspetto di un grosso teropode (se non sapete cosa sia un teropode non prendetevela con me), salvo che per le sue dimensioni: probabilmente non supera il metro e mezzo di lunghezza dalla punta del muso a quella della coda. Dorme pancia all'aria con la bocca spalancata. Una bocca piena di denti acuminati, ovviamente.
Questa è la scena che si profila davanti ai nostri occhi per diverso tempo. Per qualche giorno il dinosauro dorme della grossa, ignaro della vita montana di tutti i giorni intorno a lui. Ogni tanto una capra o un camoscio passano da quelle parti. La sua sola vista è sufficiente a far loro cambiare percorso.
Insomma, le cose vanno vanti così per un po'. Almeno fino al momento in cui un rumore fino a questo momento mai udito fa la sua comparsa. Un rumore simile a quello che può produrre un lupo camminando. Un po' più pesante, forse. Eppoi ha qualcosa di strano: un ritmo leggermente diverso, forse. Mancano dei battiti, ecco. Un enorme lupo? No, farebbe un rumore diverso. La cosa migliore dovrebbe essere fermarsi qualche minuto e aspettare.
No, non funziona. I rumori sono già scomparsi. Magari si trattava solo di un'allucinazione dovuta all'altitudine (sempre ammesso e non concesso che l'altitudine possa provocare allucinazioni uditive). La vita montana continua a scorrere tranquilla come sempre e il dinosauro se ne sta sempre lì a dormire beato. Come faccia lo sa solo lui: non ha la scusante del letargo (e in ogni caso non farebbe comunque abbastanza freddo da giustificare una reazione del genere) e neppure quella tipicamente rettile della necessità di stare diverso tempo al sole per riscaldarsi (da un lato i dinosauri non ne hanno bisogno, dall'altro durante la notte la temperatura si abbassa abbastanza da rendere inutile l'accumulo di calore durante il giorno). Dorme e basta. Ha persino un filo di bava che gli cola dall'angolo delle fauci.
Ci saremmo già rassegnati all'inutilità di questo resoconto sempre uguale, se non fosse che taluno ha detto che la vita imita l'arte. Quante volte, in un romanzo, i peggiori colpi di scena hanno luogo in condizioni di questo tipo? Bene, proprio quando pensavamo che non sarebbe successo nulla, ecco che sentiamo un'altra volta quel rumore. O meglio, sentiamo un solo colpo, molto attutito e poi più nulla. Poco distante dal pietrone dove è addormentato il teropode, hanno fatto la loro comparsa due animali che non saprei definire altrimenti che "strani": sono completamente privi di peli e sono ricoperti di pelli che non hanno un legame diretto con il loro corpo, come se le avessero strappate a qualcos'altro (piante? animali? altro?). Uno dei due sarà altro un paio di metri, ha la pelle rosa e un terzo occhio in mezzo alla fronte. L'altro è probabilmente più basso del dinosauro, completamente bianco tranne che per due cerchi rossi sotto gli occhi ed è privo di naso. O almeno, di un naso visibile.
Non hanno lasciato tracce dietro di sé: se non fosse impossibile (non hanno ali) tutto farebbe pensare che siano arrivati dal cielo. Quello alto si volta verso il compagno e gli comunica qualcosa. L'altro solleva e abbassa la testa, dopodiché entrambi si siedono per terra incrociando le zampe posteriori e chiudono gli occhi.
Contemporaneamente a questa scena, se ne svolge un'altra: il dinosauro ha aperto gli occhi e chiuso la bocca. Si è messo a sedere e ha scosso la testa con fare assonnato. Con gli occhi ancora socchiusi si è guardato intorno ed ha infine fatto caso agli altri due animali. Gli occhi sono rimasti socchiusi, ma l'espressione è decisamente diversa rispetto a prima.
Rotolando all'indietro, scende dal pietrone e, conquistata, dopo giorni di inattività, la posizione eretta, si avvicina con aria minacciosa agli altri due animali. Nessuna reazione. Colpisce con la zampa posteriore quello più grosso sul groppone. Nessuna reazione. Come se fossero due rocce.
Il piccolo dinosauro si irrita, allora. Agita le piccole zampe anteriori, spalanca la bocca, strepita, ma non riceve nessuna reazione. Di nuovo.
Infine decide di allontanarsi, sconfitto. Un passo alla volta, dando le spalle ai due nuovi arrivati, torna fino al pietrone. Una volta arrivato, si appoggia a esso con una delle due zampe posteriori. La piega e usa il pietrone come sponda per spiccare un balzo contro quei due che si rifiutano di riconoscere la sua presenza. Un balzo rapido e preciso.
I suoi bersagli sono già scomparsi. Supera il punto in cui avrebbero dovuto trovarsi e prosegue la sua corsa. Si schianta dopo qualche metro contro un altro pietrone. Il pietrone si frantuma, ma almeno ne arresta la corsa. I due bizzarri animali osservano la scena. Hanno l'aria sorpresa, ma le loro espressioni non sono minimamente preoccupate. In ogni caso, un impatto del genere, ucciderebbe qualunque animale.
Va bene, non proprio qualunque animale: i frammenti del pietrone si muovono e il dinosauro si rialza, senza un graffio. Solo un po' più arrabbiato. Se non altro, adesso quei due non hanno più l'aria spavalda di prima. Neppure preoccupata, però. Non ancora. Quello piccolo porge le zampe anteriori al rettile, con la punta delle dita verso l'alto. Il dinosauro non capisce. Si guarda intorno, perplesso, mentre l'altro lo osserva, concentrato su quanto sta facendo. In ogni caso, tutto questa ha proprio l'aria di una sfida. Lo guarda in cagnesco. Questa volta il piccoletto bianco è davvero spaventato. Non è sufficiente. Il dinosauro attacca. E' rapido, molto rapido. Spalanca le fauci. Volendo, potrebbe divorare in un sol boccone metà di quel piccolo essere.
Quello più alto, però, prende in mano la situazione: afferra per una zampa anteriore il compagno (se poi di compagno davvero si tratta) e lo lancia oltre la portata del pericoloso rettile. Con uno scarto di un secondo (forse due) gli sferra un calcio. Il dinosauro rotola per qualche metro. Si rialza. Lo sguardo pieno d'odio. Qualche venuzza si è ingrossata intorno agli occhi. Farebbe paura persino a un leone. Il suo avversario non è un leone e sembra preoccuparsi parecchio per l'incolumità dell'altro (e se fosse una lei e il dinosauro si fosse ritrovato in mezzo ad un bizzarro rituale d'accoppiamento?). Si osservano per qualche secondo. I muscoli di entrambi sono palesemente pronti a scattare. Si sentono dei mugolii di preoccupazione provenire dal piccoletto albino. Infine quello grosso prende un profondo respiro e volta le spalle al dinosauro. Raggiunge l'altro esemplare. Entrambi si sollevano da terra (come non saprei dirlo) e si allontanano. Al dinosauro non basta. Spicca un ultimo balzo. Li raggiunge e azzanna un arto posteriore di quello più grosso, che urla. Il suo piccolo compagno è terrorizzato, piagnucola e cerca di staccarlo, ma lo sguardo del rettile lo terrorizza e la stretta delle sue mandibole è decisamente troppo forte. Presumibilmente, se lo ritroveranno attaccato fino a che non si stancherà, ma questi sono i piccoli drammi della nostra vita.
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