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Torneo di One Shot 2012

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  • #46
    Scusate, ma riuscirò a postare la mia One Shot solo entro stasera. Final, spero chiuderai un occhio, ma la mia famiglia aveva già programmato di andare da i miei zii e io speravo in una data di scadenza più lontana, invece.. L'elaborato l'ho già finito, è questione solo che io torni a casa e lo posti. Se per te va bene, se no, salto.
    sigpic

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    • #47
      La data di consegna è il 5 luglio fino a mezzanotte, hai tempo

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      • #48
        Servono proroghe?

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        • #49
          IL PASSAGGIO DELLA SPADA


          In un roseo cielo dal sol levante, un falco si stagliava nell'orizzonte in tutta la sua eleganza, spiegando le sue maestosi ali al vento mentre solca le nubi cariche di nostalgia.
          Occhi pieni di dubbi e paure ne ammiravano lo spettacolo, una vista che riaffiorava profondi ricordi nella mente di quella ragazza, preclusa della sua femminilità e costretta a reggere sulle spalle il destino di molti uomini, cacciati e ricercati in tutte le Midlands. Le guerre, la morte dietro l'angolo, i falò, le nottate al chiaro delle stelle... sembrava tutto uguale a prima, ma gli unici due volti a cui ella pensava non c'erano; ogni battaglia le dava la speranza che fosse solo l'ennesimo passo verso la riunione di tutti i suoi cari, della rinascita della Squadra dei Falchi.
          Tale malinconia non era priva di spettatori, un giovane ragazzo, intimo amico, la stava osservando da parecchi minuti, con lo stesso sguardo amletico e con la mente infestata da tanti pensieri, che s'intrecciavano e s'intrecciavano fino al caos. Solo uno era chiaro e definito: lui la amava.
          Judo era un bravo ragazzo, un grande sostegno per la Squadra dei Falchi, sempre pronto a dare una mano o anche solo ad ascoltare i problemi degli altri, abile nella battaglia e specializzato nel lancio dei pugnali, arguto e simpatico. L'uomo perfetto con cui sfogarsi e confidare segreti; purtroppo per lui non funzionava con se stesso e per questo si biasimava ogni giorno. Essendo piuttosto intelligente, egli sapeva che un tempo non avrebbe mai potuto conquistare il cuore di Caska: lei era tormentata da due uomini, uno un idilliaco comandante ammirato da tutti, l'altro un guerriero che ha rinunciato al suo amore per intraprendere un viaggio riflessivo alla ricerca del proprio io. Era sola, l'occasione perfetta per entrare nelle sue grazie, sarebbe bastato poco vista la sua fragilità emotiva, e infondo tra i due c'era già sintonia. Fino ad allora Judo aveva tentennato, si diceva “Un giorno Gatsu tornerà, e voglio che Caska torni ad essere veramente felice”, pensieri nobili e in parte veri, ma in cuor suo sapeva che non era solo questo a bloccarlo, lui temeva di essere respinto e di causare ulteriori sofferenze a quella splendida fanciulla, che tanto si prodigava per garantire la sopravvivenza ad un gruppo di reietti.
          Judo era un pugnale di vetro, letale se conficcato nella trachea del nemico, fragile se gettato a terra.
          Ma non poteva arrendersi così, pensava, ci doveva quantomeno provare, o la va o la spacca.

          << Ehil&#224;, ore piccole anche stanotte eh? >> disse Judo dando una leggera pacca sulla spalla a Caska.
          << Ehi...>>
          << Lo sai bene che dovresti dormire di pi&#249;, sei spossata e necessiti di riposo. >> Silenzio. << Ti vedo un po' gi&#249;, qualcosa non va? >>

          La vecchia Caska avrebbe detto qualcosa tipo “Idiota, dimmi tu cosa cazzo sta andando bene!”, ma era cambiata, in peggio o in meglio ancora doveva capirlo.

          << Niente tranquillo... stavo solo pensando. >>
          << A Grifis o a Gatsu? >>

          Caska si volt&#242; con aria sorpresa.

          << Ops, scusa se sono cos&#236; schietto >> ridacchi&#242; il giovane << ma lo sai che ti conosco bene, inutile girarci intorno no? >>
          << Judo, io... non... dannazione, lo sapevo che non sarei stata all'altezza. Io non sono Grifis, lui era un vero condottiero, con una sola frase dava un motivo per morire nel campo di battaglia al pi&#249; umile dei barboni, io non sono tagliata per tutto questo... ci provo, ma &#232; cos&#236; difficile, tutti si aspettano il massimo da me, contano sulle mie abilit&#224; e prendono per oro colato per le mie strategie, &#232; frustrante sapere di essere destinati a deluderli, e poi-

          Un abbraccio innocente interruppe un sermone pieno di dolore. Mentre la ragazza scoppiava in lacrime, Judo si chiese cosa fosse giusto fare. Dichiararsi oppure rimanere una spalla su cui piangere?

          << Caska, io... >>

          Ella non accennava risposta.

          << Volevo solo dirti che... [avanti, cosa aspetti? Dille che la ami, non &#232; difficile, sono solo due parole, abbi un po' di fegato idiota, DIGLIELO] >>

          Caska continuava a rimanere in silenzio, stringendo la schiena dell'amico

          << Vedrai che tutto si sistemer&#224;, che Gatsu e Grifis torneranno... saremo di nuovo la Squadra dei Falchi, riconquisteremo ci&#242; che ci appartiene, e tutto sar&#224; come prima, te lo prometto. >>

          Vedendo il sorriso inzuppato di lacrime della ragazza, Judo si era reso conto di aver fatto la scelta giusta. Ma questo non lo faceva sentire meglio, forse non capiva che in realt&#224; tutti gli uomini portano con s&#233; un po' di egoismo, e che se si tenta di sopprimerlo totalmente se ne viene logorati. Per&#242; lui era davvero un bravo ragazzo ed era pronto al sacrificio.
          Last edited by Dragon Slayer; 06 July 2012, 01:22.
          M'illumino d'immenso.
          Shepard

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          • #50
            Sei mesi dopo


            Gatsu era tornato, ed in gran stile, scacciando quel misterioso guerriero orientale e salvando per l'ennesima volta il gruppo.
            Accanto ad un falò il guerriero non aveva problemi ad ammettere a Judo che quel sogno, che tanto andava cercando, ancora doveva prendere forma, non aveva un reale desiderio come Grifis, però era felice di aver realizzato che il brandire la sua spada lo portava alla quiete. Vedendo la calma di Gatsu nel pronunciare tali parole, anche Judo man mano si tranquillizzò, era contento che il suo amico si avvicinasse al suo obiettivo.
            Ma dovevano parlare di una cosa. Caska. Intanto Gatsu veniva a conoscenza dai suoi compagni più fidati di come Grifis ebbe avuto un crollo psicologico, di come Caska dovette prendere il controllo dell'armata rischiando la vita, della loro fuga dall'esercito reale e poi da svariati cacciatori di taglia prezzolati. E soprattutto, Judo gli confidò che Caska invocava due nomi mentre era tra la vita e la morte, Grifis e lui.
            Mentre tutti se ne andavano a dormire, addetti al turno di guardia esclusi, Gatsu preferì farsi una passeggiata notturna in compagnia della sua più fida amica, quella spada che in tante battaglie l'aveva accompagnato. In realtà non è sempre stata la stessa, Gatsu ha dovuto ripararla o per meglio dire, ricostruirla completamente, ma non importava, ella era la più grande certezza di quell'uomo, a cavallo tra una battaglia e l'altra, niente era più importante di avere essa tra le proprie mani per sventrare i nemici in tutta la sua furia. Quella camminata rilassante improvvisamente diventava sinistra, dei passi erano udibili e immancabilmente la mano dell'ex comandante delle truppe d'assalto era pronta a sguainare quell'enorme blocco di metallo che reggeva sulla schiena.

            << Te ne vai di già? >>

            Era Judo. Improvvisamente il climax di tensione si affievolì, e mentre Gatsu tirava un leggero sospiro di sollievo, si appoggiò ad un albero.

            << Oh, sei tu. Buffo, ero pronto a farti a pezzi. >>
            << Non sei cambiato per niente alla fine >> disse Judo con un grosso sorriso, per poi continuare << Sei tornato a casa, non dovresti andare a letto come tutte le persone normali? Sempre che possiamo definirci tali. >>
            << Senti chi parla, hai paura di dormire perché senti ululare i lupi? >> risposte Gatsu con un sorriso sarcastico.
            << Mooolto divertente, a te di sicuro nemmeno si avvicinerebbero! >>

            Alle risate dei due seguiva un terribile silenzio, tale che si potevano sentire i rumori degli insetti nel bosco.

            << Judo, voglio essere onesto con te – disse Gatsu-, sono venuto qui di corsa dopo aver saputo a grandi linee ciò che era successo, e devo dire che è bello essere tornato, tutto sembra come prima, il falò, le bevute, la vostra compagnia... >>

            << Però quello che è cambiato sei tu, o sbaglio? >>

            << Forse è così. Io voglio aiutarvi a salvare Grifis, voglio che la Squadra dei Falchi torni ad essere splendente, ma sento che per me non c'è posto. Voi inseguite il suo sogno, siete pronti a tutto pur di ottenere tale scopo. Io credevo di esserlo, ma tra me e lui le cose sono cambiate. Non rimarrò qua per sempre.>>

            << Abbiamo già affrontato questo discorso, esattamente un anno fa. Te ne sei andato proprio perché volevi realizzare qualcosa di tuo, non è un riflesso del suo successo, non volevi e non vuoi essere la sua ombra, tu vuoi guardarlo negli occhi come suo pari. Però dimmi, è davvero questo che vuoi? Un grande obiettivo pieno di sacrifici, un qualcosa che renda il tuo nome altisonante? >>

            << Io non lo so. Sono cresciuto combattendo, so fare solo questo. Sono un assassino, e non me ne vergogno nemmeno. Ho visto talmente volte la morte in faccia che ormai penso sia la stessa cosa della vita. Però mi chiedo se c'è qualcosa di più oltre a tutto questo, e non parlo di titoli nobiliari, balli presso il castello o vestiti d'alta classe, che sono comunque orrendi! - ridacchiò -, non so esattamente cosa voglia, forse una vita tranquilla, senza l'odore del sangue che mi accompagna in ogni istante, dove posso essere me stesso... >>

            << E nonostante questo, te ne vorresti andare? >>

            << Io devo cercare una risposta da solo. >>

            << Dovresti portare via Caska con te. >>

            << Cosa? >> disse imbarazzato Gatsu.

            << Lei ci tiene a te, e tu lo sai. Devi stare con lei. >>

            << Tra noi due le cose sono complicate. Io non amo pensare agli altri, ho sempre fatto di testa mia, anche quando ero nei falchi spesso prendevo l'iniziativa, e la stessa Caska mi faceva la predica ogni volta per questo... No, non posso portarla con me, lei starà meglio con voi, e quando Grifis tornerà non avrete più bisogno di me. Lei non ha bisogno di me. >>

            Tutto ad un tratto un pugnale sfreccia ad alta velocità verso il guerriero, che riesce ad evitarlo con semplicità.

            << S-sei impazzito Judo? Che ti salta in mente? >> disse con aria confusa.

            Mentre Gatsu cercava di chiedere le ragioni di quel gesto Judo gli tirò un gancio sul volto. In realtà non fu una buona idea, lo spadaccino era un uomo muscoloso che brandiva una lama pesante come buona parte del corpo dell'amico, che invece si toccava dolorante le nocche. Questo però non gli impediva di combattere e riprese l'assalto prima con un calcio sulla gamba, proseguendo con un sinistro sul mento. Judo provò un terzo cazzotto, ma Gatsu lo bloccò agevolmente sbattendolo a terra.

            << CHE DIAVOLO TI PRENDE? >> disse furioso Gatsu.

            Judo si liberò provocando un piccolo taglio con il coltello sulla mano dell'avversario, si rimise in piedi, e poi gridò all'amico.

            << Mi chiedi che cosa ho? Hai idea di cosa abbia passato Caska in tutto questo tempo? Ha dovuto sopportare il peso di tutte le nostre esistenze, il tutto per sperare di rivederti - anf anf – e TU LA VUOI ABBANDONARE DI NUOVO?

            Judo lanciò un altro pugnale. Questa volta Gatsu non si mosse di un millimetro, infatti l'arma lo sfiorò appena al volto.

            << La prossima volta non sbaglierò mira. Lei... non riesce a vivere senza di te. Non ha davvero bisogno dell'amore di Grifis, e non ha nemmeno bisogno del mio. Lei... >>

            << Judo, io...>>

            << Gatsu, sappi una cosa. Io come amico ti sono sempre stato fedele. Ma se le spezzerai un'altra volta il cuore senza spiegarle cosa davvero provi, dovrai passare sul mio cadavere. >>

            Judo se ne andò, lasciando l'amico frastornato e senza parole.

            Il giorno dopo Caska si dichiarò a Gatsu, e fecero l'amore. Da lì il guerriero confessò i suoi traumi infantili e confidò ad ella i suoi sentimenti. Voleva restare con lei, con o senza la Squadra dei Falchi.


            Poco tempo dopo...

            Judo, in un momento di solitudine, era seduto su una roccia pensieroso, rivivendo quel giorno in cui arrivò a due passi dal proclamare il suo amore per Caska. Tutto ad un altro sulla sua spalla si posò una mano, molto grossa ma affettuosa.

            << Io ti devo ringraziare, Judo. Stavo per fare un grosso errore, o almeno, avevo in mente di fare... >>

            << Non dirlo neanche. Ho sempre desiderato per la vostra felicità, ma sei un tipo decisamente cocciuto. Forse è per questo che voi due andate così d'accordo. >> esclamò ridendo serenamente. >>

            << Ma... lei lo sa?

            << Cosa intendi? >>

            << Lo sai a cosa mi riferisco. Non è giusto che tu debba tenere tutto dentro, mi far star male. >>

            << Gatsu... ho avuto un anno di tempo per farlo. Semplicemente, non sono io l'uomo giusto. Prima o poi incontrerò la mia anima gemella, non è un problema. Devi farmi solo una promessa. >>

            Gatsu capì che il suo fidato compagno era serio, così evitò ogni ulteriore obiezione. << Dimmi pure. >>

            << Rendila felice. >>

            << Lo farò >>

            << Ah, comunque... ricordi quando parlammo del mio sogno? Sai, forse è vero che sono un mediocre, ma posso assicurarti che non tu non lo sei. Assomigli più a Grifis, sei una fonte d'ispirazione e volontà per le persone. >>

            << Judo, tu sei una persona fantastica. Non è mai troppo tardi per inseguire un altro sogno, ed anche se non fosse, rimani un grande amico. Questo basta a renderti speciale. >>

            E mentre il guerriero se ne tornava verso l'accampamento, Judo lo osservava giulivo e grondante di calde lacrime, sussurrando tra sé e sé “Ho fatto la scelta giusta.
            M'illumino d'immenso.
            Shepard

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            • #51
              Prelude to Sanctuary


              La notte sta avvolgendo il Kantō, lentamente, andando a cambiare il cielo prima terso, ora pieno di residui astratti del fine giornata. Questa scena non si sta manifestando soltanto agli occhi di Asami, ma di tutto il Giappone. La città si sta lentamente spegnendo, con le fabbriche coperte dalle saracinesche e le strade illuminate dalle automobili di chi ha concluso la sua giornata. Sazi del proprio lavoro, i padri tornano dalle mogli, intente a preparare la cena e rendere la casa accogliente per la serata, oltre che per i bambini, che intanto salutano i compagni di gioco urlandosi progetti e promesse per la giornata a venire.
              Una scena pacifica, pensa Asami accarezzandosi lo stomaco ultimamente indolenzito, senza però evitarsi la consapevolezza che la notte non stia facendo altro che portare nuova linfa per le strade. Un’altra faccia, forse quella vera, del Giappone moderno, dove i vecchi politici stanno per prendere possesso dei loro lussuosi veicoli e farsi guidare nel cuore della notte e delle esperienze che offre. Per strada, più in periferia, diversi uomini si raggruppano andando a formare il loro clan agli ordini del Kun. Uomini fedeli, della Yakuza, orgogliosi di stare sotto al loro Kumichou a cui affiderebbero anche la propria vita. Tutto questo per Asami è un’enorme sanguisuga.
              Allo stesso tempo, prova indifferenza, a tratti repulsione, per quel piccolo mondo senza regole che sta distruggendo la civiltà più sacra del mondo. Lui e Hojo non hanno conosciuto il vero Giappone, anzi, per i primi 7 anni della loro vita non ne conoscevano nemmeno l’esistenza. L’infanzia vissuta in Cambogia era stata una cosa crudele, il risultato ottenuto da un mondo privo di valori ed integrità. I ricordi cominciano a riaffiorargli, rendendo il terrazzo circostante una nebbia.

              Era successo 10 anni prima, all’inizio della settimana del raccolto e del proseguo della guerra. Lui e Hojo si limitavano a sopravvivere, un po’ per la ferrea idea di realizzare il loro Santuario, un po’ perché si aiutavano a vicenda. Rifiutare un lavoro comportava una punizione piuttosto pesante, ma accettarlo comportava la sopravvivenza, e per questo tutti gli altri bambini si limitavano ad eseguire ordini e mansioni, diventando piccoli sacchi vuoti senza carattere. Hojo e Asami cercavano di evitare quella fine, mettendosi sempre in prima fila per i lavori più ardui e pericolosi di loro volontà. Una cosa apparentemente stupida, agli occhi dei soldati, ma concreta per i due bambini, che ogni volta decidevano sul chi dovesse svolgere la mansione giocando a morra cinese. Semplice, imparziale ed equo. Ma quel giorno c’era qualcosa di diverso, lo si poteva leggere negli occhi preoccupati del soldato che veniva a reclutare i lavoratori…

              Un rumore di passi riporta Asami alla realtà, accorgendosi di come stranamente il tempo sia passato. Ora la notte è veramente calata, diventando un tutt’uno con la città che sta vivendo la sua seconda identità. Girandosi verso la fonte dei passi, riesce a scorgere Hojo, in procinto di accendersi una sigaretta.
              <<Dovresti iniziare a darti una regolata con gli orari. Nel futuro che ci attende arrivare al momento giusto sarà fondamentale.>> inizia Asami.
              <<Se si parla di cogliere l’attimo allora poco c’entra la puntualità.>> sorride Hojo con il suo solito sguardo emblematico.

              Entrambi si appoggiano ai cardini del terrazzo a cielo aperto. La scuola non gli creava problemi, il livello richiesto era infimo rispetto alle loro capacità. Per quanto i primi tempi fossero soddisfacenti, col passare dei gradi l’interesse degli altri studenti si affievoliva, cosa che sia lui che Hojo non riuscivano a spiegarsi. Fu così che verso la fine dell’anno scolastico, Hojo disse ad Asami che non era necessario che entrambi si dilettassero nella politica. Asami non era stupido e conosceva abbastanza bene il nuovo Giappone da poter capire sin da subito quali fossero le intenzioni di Hojo. Forse era per questo che ora si trovavano in quel terrazzo a fissare il paese che volevano cambiare.
              <<Hojo… entrambi sappiamo quanto la sola via politica sia difficile. Ti ho visto con quel Tokaj, so chi è e che cosa fa, abbandona questa idea ora.>>
              <<Ti ricordi cosa dicevamo da piccoli? Luce e Ombra. Quello che vogliamo fare si deve adattare a ciò che ci circonda, purtroppo. Un tempo sarebbe bastato fare morra cinese, ma ora sono abbastanza sicuro da sapere che questo è il mio ruolo. Sono pronto, Asami.>>

              Chiaki Asami indietreggia di due passi, verso una zona più illuminata. Si toglie gli occhiali iniziando a strofinarli con il colletto della giacca. Di fronte a lui la sagoma di Hojo diventa più visibile nella penombra, rivelandone i particolari. Scarpe da ginnastica seguite da tuta e giacca col colletto all’insù lo fanno forse passare per un semplice ragazzo di quartiere, con poche aspettative. Ma Akira Hojo non è così, e tanto meno è destinato a ciò che vuole fare pur di rendere possibile la loro causa. E’ forse l’uomo più intelligente e integro che Asami abbia mai incontrato, cosa che, probabilmente, è condivisa nei suoi confronti anche da Hojo. Non può permettere che una persona simile rischi così tanto, non può permettere che il suo migliore amico getti via la propria vita.
              <<No, non sei affatto pronto. Prendi la cosa alla leggera, pensi che sia un gioco, qualcosa da aggirare e usare a tuo vantaggio, ma ti sbagli. La Yakuza non è luogo in cui riporre fiducia e, soprattutto, verrai sfruttato, sempre e comunque. Non tentare questa cosa Hojo, un giorno ne pagherai le conseguenze e io non potrò aiutarti.>>
              Hojo si appoggia di lato, fissando Asami con quel suo lieve sorriso <<Se la Yakuza vorrà sfruttarmi, allora farò in modo di diventare loro fratello. Sono conscio dei rischi, non pensare che non ne abbia già affrontati>> alza la mano, fasciata, dettaglio di cui Asami non si era accorto in precedenza. Si sfila la fasciatura e mostra un taglio di all’incirca 5 cm nel palmo della mano. La rigira, mostrando lo stesso taglio anche dall’altra parte, dando alla cosa il suo vero significato. Asami si dirige verso di lui e gli tira uno schiaffo <<L’hai fatto… l’hai fatto senza nemmeno discuterne prima. Si può sapere cosa intendi fare? Vuoi davvero raggiungere il Santuario o pensi di fare tutto di testa tua? Guarda cosa ti hanno fatto, quelle persone sono solo degli animali.>>

              Hojo non si scompone, continua a rimanere calmo e sorridente <<In verità, me lo sono fatto io, con un tantō, hai presente le lame usate per i Seppukku? Entrare nei loro gruppi in genere richiede una prova di valore, io l’ho superata. Non preoccuparti per me. Oltretutto non c’è più modo di tornare indietro. Sono cose a cui dobbiamo abituarci, d’ora in poi.>>
              Asami valuta bene quelle parole, “Non c’è più modo di tornare indietro”… inizia a capire, ma Hojo continua <<I sacrifici sono necessari, li conosciamo entrambi avendo sacrificato la nostra infanzia e, forse, la nostra intera vita.>> quest’ultima frase colpisce Asami dritto allo stomaco, mentre Hojo improvvisamente smette di ridere <<Per noi lo è sempre stato, un gioco. Il modo in cui sceglievamo quali lavori fare ed in quali modi farli. Pensala così, se ti fa sentire meglio. Potrò non avere la fortuna di leggere il mio nome nelle bocche di tutti un giorno e potrò non essere presente quando il nostro Santuario sarà finalmente svelato. Forse potrò non essere più la stessa persona quando sarò a capo dell’organizzazione… ma ti dirò cosa potrò essere quando tutto questo sarà finito: potrò essere in pari con te.>>

              Il mondo di Asami è sottosopra, sconvolto, e la realtà inizia a cambiare sostanza e colori, diventando grigia e devastata.

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              • #52
                Premessa: La one shot &#232; incentrata sul manga Bakuman di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata. Non contiene grossi spoiler sul manga, ma ho preferito usare l'apposito tag per evitare brutte soprese a chi non avesse ancora letto i volumi successivi al nono/decimo.
                Ho usato il corsivo per indicare i pensieri.
                Per chi non lo sapesse Saiko e Shujin sono i soprannomi di Mashiro Moritaka e Akito Takagi (meglio specificarlo onde evitare confusione).
                Spoiler:

                ORGOGLIO E CONDIZIONATORI

                Era un'afosa giornata di agosto. Il sole batteva implacabile sulle teste degli abitanti del paese del sol levante, inducendo la maggior parte di loro a cercare sollievo nelle affollate piscine o a barricarsi nelle proprie abitazioni dotate di aria condizionata.
                Nello studio del celebre mangaka Ashirogi Muto, famoso per aver pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Jump opere come "Detective Trap – Indagini con truffa" e "Corri, Tanto Daihatsu!”, il caldo estivo non era mai stato un problema. Grazie al condizionatore d'aria presente nella stanza il sensei e i suoi assistenti avevano sempre potuto lavorare alle tavole dei vari manga senza grosse differenze rispetto alle altre stagioni. Tuttavia quell'estate la situazione era ben diversa: il prezioso elettrodomestico si era rotto causando la trasformazione dello studio in una sauna.
                Dietro allo pseudonimo Ashirogi Muto si celavano in realt&#224; due ragazzi poco pi&#249; che maggiorenni chiamati Mashiro Moritaka (nipote del precedente proprietario dello studio e dotato di un talento naturale per il disegno) e Akito Takagi (brillante ideatore delle intricate trame dei manga del duo). I due giovani avrebbero utilizzato volentieri i soldi ricavati dalle vendite dei loro precedenti lavori per far riparare il condizionatore, ma al momento avevano spese pi&#249; urgenti da sostenere e nonostante il caldo rendesse infinitamente pi&#249; pesante il loro lavoro ritenevano di essere in grado di sopportarlo. Anche i loro assistenti si erano dichiarati perfettamente in grado di resistere alle elevate tempreature della stagione e di potersi accontentare di un paio di ventilatori.
                Tuttavia la settimana che i telegiornali avevano definito come la pi&#249; calda dell'estate stava veramentente mettendo a dura prova i due mangaka e i loro collaboratori. Impedire al sudore che imperlava le loro fronti di cadere sulle tavole in lavorazione richiedeva non poca concentrazione e li sottoponeva ad un notevole stress. Anche evitare che la mano scivolasse lungo il pennino mentre si era intenti a tracciare una linea precisa rappresentava un'impresa a dir poco titanica.
                Mashiro non era abituato a lavorare in tali condizioni e questo si rifletteva negativamente sul suo umore. Durante quel torrido pomeriggio il ragazzo era particolarmente nervoso ed irritabile e per tale ragione evitava accuratamente di parlare pi&#249; del necessario con Takagi e gli assistenti. Sapeva perfettamente che sarebbe bastata una piccolezza per indurlo a perdere la calma e voleva assolutamente evitare di fare una scenata della quale poi si sarebbe sicuramente vergognato.
                “Possibile che basti un po' di caldo per ridurmi in questo stato mentale?” si chiese mentalmente.
                “Oh, ma non &#232; solo colpa del caldo e tu lo sai bene. Se siete in questo pasticcio &#232; tutta colpa di Takagi.”
                La voce che gli aveva risposto proveniva da qualche angolo remoto della sua coscienza e aveva un tono sgradevole. Mashiro associava a quella fastidiosa manifestazione di una parte del suo Io le immaginarie fattezze di un irritante ragazzino di nobili origini, con la puzza sotto il naso e sempre pronto a dare la colpa di tutto agli altri. Di solito tendeva ad ignorare quel molesto inquilino della sua mente, ma non solo quel giorno diede un certo peso alle sue “parole” ma si trov&#242; addirittura d'accordo con esse.
                “In effetti se solo Takagi non ci avesse messo cos&#236; tanto ad elaborare la storia di questo capitolo avremmo potuto lavorare con molta meno ansia...”
                Per allontanare dalla mente quei fastidiosi pensieri il mangaka decise di prendersi una breve pausa. Dopo aver arricchito con alcuni particolari la tavola sulla quale si erano focalizzate le sue attenzioni nelle ultime ore, Mashiro pos&#242; il pennino.
                Lanci&#242; una rapida occhiata al termostato e vide che il display indicava una temperatura di trentacinque gradi.
                "Spero che domani ci sia qualche grado in meno" comment&#242; a bassa voce.
                "Non ci contare troppo, Saiko" afferm&#242; Takagi che sedeva poco distante da lui e sfogliava distrattamente alcuni vecchi manga.
                "Da quanto hanno detto al telegiornale le temperature inizieranno a calare solo dalla prossima settimana. Dato che siamo in argomento stavo pensando di inserire nel prossimo capitolo di PCP un crimine perfetto legato al clima, ma ora come ora non riesco a farmi venire in mente proprio nulla..."
                Mashiro sbuff&#242;, manifestando chiaramente la sua irritazione e l'amico lo not&#242;.
                "Che c'&#232;? Ho detto qualcosa di male?"
                "...No, niente. E' solo questo caldo ad infastidirmi."
                Lo sceneggiatore si raddrizz&#242; con calma gli occhiali sul naso, prendendosi il tempo necessario a stabilire se l'amico fosse sincero o meno.
                "Penso che ci sia dell'altro", afferm&#242; dopo alcuni secondi.
                "Ti conosco troppo bene per credere che la tua irritazione sia legata esclusivamente al caldo."
                Uno degli assistenti sollev&#242; il capo dal foglio su cui stava applicando i retini e osserv&#242; con stupore i due sensei. Aveva la sensazione che ci fosse una certa tensione tra i due, ma dato che di solito andavano cos&#236; d'accordo gli sembrava strano.
                "...Lo sai che se questa settimana siamo in ritardo con la consegna la colpa &#232; solo tua, vero Shujin?"
                Mashiro si pent&#236; di quella domanda non appena ebbe terminato di formularla. L'irritazione aveva avuto la meglio sul buon senso e l'aveva spinto a dire qualcosa che non riteneva nemmeno lui del tutto vero.
                Tutti gli assistenti si voltarono ad osservarlo, con un' espressione di assoluta incredulit&#224; dipinta sul volto.
                Takagi rimase impassibile per qualche momento, incapace di credere alle sue orecchie, per poi inziare a tremare in preda alla collera.
                "T-ti rendi conto di che cos'hai appena detto?!"
                La voce incollerita dell'amico avrebbe dovuto incrementare il senso di colpa di Mashiro, ma invece non fece altro che alimentare il suo nervoso.
                "S&#236;, me ne rendo conto...E non ho alcuna intenzione di rimangiarmelo!" esclam&#242; il giovane con un tono di voce piuttosto alto.
                Dopo qualche istante di pausa in cui sarebbe stato possibile tagliare la tensione con un coltello il mangaka aggiunse: "E' ormai da mesi che lavoriamo a questo manga. Possibile che tu abbia ancora delle difficolt&#224; ad elaborare la trama dei vari capitoli?!"
                In preda all'ira Takagi batt&#232; violentemente le mani sulla scrivania.
                "Credi davvero che sia cos&#236; facile lavorare alla trama di un manga come PCP? Dovresti saperlo meglio di chiunque altro che inventarsi ogni volta un nuovo delitto perfetto che possa essere facilmente riprodotto anche nella realt&#224; &#232; tutto tranne che semplice! Non &#232; un banale manga mainstream in cui &#232; sufficiente far combattere i personaggi tra loro per entusiasmare il lettore! Senza enigmi studiati nei minimi dettagli e dialoghi in grado di catalizzare l'attenzione i manga di nicchia come PCP sono destinati a sprofondare in classifica ed &#232; per questo che non posso permettermi grossolani errori dovuti alla fretta!"
                Le parole uscivano dalla bocca di Takagi rapide ed impetuose come un fiume in piena. Mashiro sapeva perfettamente che l'amico aveva ragione su tutto e in circostanze normali non avrebbe esitato a scusarsi immediatamente.
                Ma quel giorno il ragazzino snob e antipatico che risiedeva nella sua mente sembrava aver assunto il comando della baracca...E la prima regola della nuova gestione sembrava essere "non lasciare a Takagi l'ultima parola in questa lite".
                Fu solamente questo a spingere Mashiro a dire: "Ok, ma resta comunque il fatto che questa settimana ci hai messo troppo a farti venire una buona idea. Se devo aspettare cos&#236; tanto prima di poter iniziare a disegnare...Tanto vale che d'ora in poi ci pensi io alla trama!"
                L'ultima frase sbriciol&#242; istantaneamente la poca pazienza che era rimasta a Takagi. Con un movimento fulmineo e non particolarmente affine alla sua indole il ragazzo sferr&#242; un violento pugno allo stomaco del collega.
                Colto alla sprovvista Mashiro non fu in grado di difendersi. Il dolore causato dal colpo fu tale da farlo cadere a terra con le mani attorno allo stomaco.
                Senza dire una parola Takagi raggiunse a passo spedito la porta d'ingresso dello studio, la apr&#236; e se la richiuse con foga alle spalle.
                Last edited by Rowelence; 06 July 2012, 00:46.
                Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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                • #53
                  Si trova al cospetto di quel reclutatore.
                  Un lavoro nuovo, diceva con una certa espressione negli occhi. Hojo e Asami stavano procedendo benissimo. Sopravvivevano e le possibilità di fuggire nel Giappone erano sempre più elevate. Quel giorno Hojo era particolarmente di buon umore, cosa che si rivelava a tratti contagiosa per Asami.
                  <<Sta andando bene, sono così felice che potrei dare un pezzo del gatto anche agli altri>> Si mise a ridere Hojo.
                  <<Se dividessimo le nostre razioni per ogni volta che tu sei di buon umore ora saremmo già morti da un pezzo.>> Sorrise anche Asami, mentre fissava il reclutatore. Stava avendo poco successo, a quanto pareva. Se non avesse trovato qualcuno ne avrebbe sicuramente costretti altri, una cosa che non si vedeva da tempo, invero. <<Stai pensando anche tu a questo nuovo lavoro, vero?>> chiese Hojo, dopo averlo notato. Asami replicò, sempre tenendo fissi gli occhi sul soldato <<Non questa volta. Mi convince poco e se nessuno si è ancora proposto significa che c’è qualcosa di pericoloso. Del resto abbiamo lavorato più di tutti gli altri il mese scorso, siamo troppo stanchi ed inutili per loro, non dovrebbero costringerci. Andiamocene.>>

                  E proprio mentre i due si ritiravano verso la loro tana, il reclutatore urlò a gran voce <<Chiunque accetterà avrà una settimana di cibo, il nostro generale ve lo promette. La guerra non è ancora finita, si, ma dovete solamente andare nei campi abbandonati e ripulire i residui di Napalm. Decidetevi, piccoli bastardi, perché tanto oggi verrete lo stesso con me, solo che in quel caso nessuno avrà il cibo ed i lavoratori scontenti non fanno bene all’economia.>> A quell’affermazione gli occhi di Hojo si illuminarono, Asami poteva vederlo, mentre intanto diversi bambini si stavano offrendo, andando a risolvere forse la faccenda. Ma le parole di Hojo ruppero l’equilibrio <<Ci siamo anche noi due.>> attirando l’attenzione del reclutatore, che disse <<Avreste fatto meglio a decidervi prima, è rimasto un solo posto.>>

                  Asami rispettava e, per certi versi, adorava Hojo. Sempre così impassibile e pieno di carattere, non dubitava che una persona come lui potesse cambiare il mondo. Se la risposta del soldato lo aveva colpito, non lo dava assolutamente a vedere, e disse, girandosi verso Asami <<Bene, andrò io. La mia boccaccia ha incluso anche te e non ne abbiamo nemmeno discusso, scusami Asami. Niente morra cinese questa volta, ci vediamo a lavoro finito.>> fece per incamminarsi, in un gesto che Asami riteneva quasi fatale. Fissando l’ombra che si allungava ai piedi dell’amico, Asami, forse per amicizia, forse per altro, urlò <<Verrò io!>> facendosi sentire dal soldato che replicò <<Bene, muoviti.>>
                  La faccia di Hojo era sorpresa, a tratti infantile, ma Asami non lo lasciò parlare <<Hai ragione, niente morra cinese questa volta. Adesso tocca a me, sono pronto, tu aspettami.>> per poi incamminarsi verso il gruppo.

                  La realtà si materializza, il cielo si estende sopra la sua testa e si avvisano i primi spiragli di luce. Asami è di fronte ad Hojo, con la testa china. Chiaki Asami prova vergogna, una vergogna profonda, dovuta alla vergogna stessa che Hojo ha provato in tutti questi anni per quell’avvenimento di cui non conosce ancora le conseguenze, fortunatamente. Conseguenze che rendono quel corpo, apparentemente sano, fragile come il cristallo. Asami sa che un giorno non molto lontano l’organismo devastato lo sovrasterà. Pensava di aver fatto la cosa giusta, di aver salvato uno di loro due, ma ora si accorge di aver tirato anche l’amico nel baratro. Lui conosce meglio di tutti Akira Hojo, sa che questa storia la percorrerà fino in fondo. L’espressione di Hojo pare seria e fissa Asami preoccupato, ma i suoi occhi, quegli occhi… tradiscono la tristezza e la pena che prova.

                  All’improvviso Hojo poggia una mano sulla spalla dell’amico, sorridendo <<Quello che è fatto è fatto, non ti preoccupare. Vedrai, saremo inarrestabili. Penso che se le cose volgeranno a nostro favore, tenterò addirittura di candidarmi. Riusciresti a pensarci, ad uno Yakuza che si candida alle elezioni? Grottesco, e anche un po’ tragico. Torna a casa Asami, tu sei la Luce, ma prima di brillare è meglio che ti riposi.>> per poi voltarsi ed andarsene via. Asami fissa quell’uomo che un tempo era un bambino, mentre una lacrima gli riga la guancia sinistra. Il sole sta salendo ed i suoi raggi illuminano una città ed un paese che si stanno per svegliare. Quel sole, prima di tutti, illumina la figura di Hojo, che con le mani in tasca continua a camminare verso la strada che ha scelto. Di fianco, la sua ombra cresce un passo alla volta fino a diventare gigantesca, sembrando mostruosa e terribile. Così mostruosa e terribile da rendere nulla l’immensità stessa dell’universo.

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                  • #54
                    Spoiler:
                    Alcune ore dopo il litigio Mashiro aveva preso la decisione di recarsi a casa di Takagi per scusarsi. La smania di avere l'ultima parola nella discussione si era dissolta non appena aveva visto l'amico varcare la porta dello studio. La paura di non vederlo pi&#249; tornare per colpa di alcune parole dettate esclusivamente dall'ansia e dal caldo aveva immediatamente spento il vermiglio fuoco della rabbia con la gelida acqua del senso di colpa.
                    "Devo scusarmi prima che sia troppo tardi! Dopo tutto quello che abbiamo passato assieme...io e Shujin non possiamo rovinare la nostra amicizia per colpa di un litigio cos&#236; stupido!"
                    Erano questi i pensieri che affollavano la mente del giovane mangaka mentre pedalava con tutte le sue forze diretto verso la casa di quello che temeva essere diventato un ex amico.
                    Andava cos&#236; di fretta che corse pure il rischio di venir investito da una macchina, ma sul momento non se ne cur&#242; pi&#249; di tanto.
                    Senza avere a che fare con ulteriori potenziali incidenti Mashiro riusc&#236; ad arrivare illeso alla dimora di Takagi. Entr&#242; nell'abitazione senza nemmeno prendersi la briga di bussare ed inizi&#242; a gridare con tutto il fiato che aveva nei polmoni: "Shujin, ti chiedo scusa! Non pensavo veramente tutto quello che ho detto!"
                    La sua voce echeggi&#242; forte e chiara per tutta la casa, rendendo praticamente impossibile a chiunque fosse presente al suo interno non sentirla. Il giovane rimase in attesa per pi&#249; di un minuto (anche se per lui sembrava essere trascorsa un'eternit&#224, ma alle sue orecchie non giunse alcuna risposta.
                    "Possibile che non ci sia in casa nessuno? Eppure la porta era aperta..."
                    Prov&#242; ad urlare di nuovo le sue scuse, ma anche stavolta sembrava non esserci nessuno disposto ad accettarle.
                    "Non c'&#232; veramente nessuno..."
                    Non appena tale pensiero attravers&#242; la mente del mangaka le sue orecchie captarono un suono molto debole che fino a quel momento gli era sfuggito.
                    "Non ne sono del tutto sicuro...Ma sembra quasi il ticchettio prodotto dai tasti un computer quando vengono premuti."
                    Affidandosi al suo udito Mashiro cap&#236; che il rumore proveniva dalla camera da letto di Takagi. Prov&#242; a bussare alla porta, ma non rispose nessuno.
                    "Eppure continuo a sentire quel rumore..."
                    "Shujin lo so che sei l&#236; dentro! Ti prego...smettila di ignorarmi. So bene di averti offeso e non sai quanto mi dispiace...Voglio solo un'opportunit&#224; per scusarmi con te come si deve! Se poi non vorrai comunque tornare a lavorare con me me ne far&#242; una ragione, ma voglio che tu sappia che tutto quello che ti ho detto non corrisponde assolutamente alla verit&#224;."
                    Ancora una volta non rispose nessuno a quella disperata richiesta di perdono. Tuttavia Mashiro era convinto di aver udito un lieve cambio di ritmo nella pressione dei tasti, quasi come se la persona intenta a scrivere avesse avuto un attimo di esitazione. Ora per&#242; il ritmo era tornato ad essere regolare.
                    In preda allo sconforto Mashiro si inginocchi&#242; di fronte alla porta, mentre calde lacrime iniziavano a scendere lungo le sue guancie.
                    "Ha deciso di non perdonarmi...Ormai &#232; evidente...."
                    Il ragazzo rimase immobile in quella posizione per alcuni interminabili minuti, fino a quando non si accorse che le dita di Takagi, o di chiunque fosse presente oltre quella porta, avevano smesso di danzare sulla tastiera. Ora l'unico rumore che giungeva alle sue orecchie era quello che nel corso degli anni aveva imparato ad associare ad una stampante in funzione.
                    Quando l'accessorio ebbe finito di stampare un innaturale silenzio scese sulla casa, interrotto dopo alcuni momenti da un rumore di passi in avvicinamento. Mashiro realizz&#242; che chi era all'interno della camera da letto stava per uscire e cerc&#242; di rimettersi in piedi prima che ci&#242; avvenisse, ma le gambe non sembravano intenzionate a rispondere ai suoi ordini.
                    Cos&#236; quando la porta si apr&#236; il giovane si ritrov&#242; a fissare Takagi dal basso verso l'alto. Not&#242; che nella mano destra stringeva un buon numero di fogli, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi di che cosa potesse trattarsi che l'amico lo invit&#242; a prenderli.
                    Dopo un attimo di esitazione Mashiro li prese in mano.
                    "Ma questo &#232;....!"
                    Last edited by Rowelence; 06 July 2012, 00:40.
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                    • #55
                      Spoiler:
                      Per l'emozione non riusc&#236; a completare la frase. Gli era bastato leggere le prime parole per capire che su quei fogli Takagi aveva scritto la trama di un'intera nuova saga di PCP. Il suo blocco dello scrittore sembrava essersi sciolto come neve al sole dopo il loro litigio.
                      "Come puoi vedere sono riuscito ad elaborare in poche ore una trama articolata ed in grado di far guadagnare alcune posizioni in classifica al nostro manga. Direi che per le prossime otto settimane siamo a posto! E cos&#236; ho tutto il tempo per pensare ai successivi capitoli."
                      Takagi parlava in tono piuttosto allegro, come se il loro litigio non fosse mai avvenuto.
                      "....Shujin, ti chiedo nuovamente scusa per tutto quello che ho detto. Il tuo talento come sceneggiatore &#232; straordinario e io non sarei mai in grado di andare avanti senza di te."
                      L'amico sorrise.
                      "Non &#232; necessario che ti scusi ancora. Ti ho gi&#224; perdonato la prima volta che l'hai fatto."
                      Gli porse la mano destra per aiutarlo a rimettersi in piedi, ma Mashiro non la afferr&#242; subito.
                      "Allora perch&#233; non mi hai risposto?"
                      "Perch&#232; avevo promesso a me stesso di non smettere di scrivere prima di aver trovato la conclusione ideale alla saga. Dopo il litigio ero furioso con te ed ero intenzionato a dimostrati in tutti i modi il mio talento come sceneggiatore. Non avevo pianificato che ti saresti scusato prima che potessi portarti il manoscritto da leggere e devo ammettere che &#232; stata una piacevole sorpresa. Sono stato tentato di lasciare il lavoro a met&#224; per venire subito a riappacificarmi con te, ma sapevo che se avessi infranto la promessa fatta al lato di me stesso pi&#249; orgoglioso non sarei mai riuscito a perdonarmi. Perch&#232; su una cosa avevi assolutamente ragione...Non &#232; ammissibile che io ci metta cos&#236; tanto ad elaborare una trama...Il mio orgoglio non lo pu&#242; assolutamente tollerare. Dopotutto devo ringraziarti per quel litigio. Mi &#232; stato molto ultile per uscire dalla situazione di stallo in cui era finita la mia creativit&#224;."
                      Adesso era arrivato il turno di Mashiro di sorridere.
                      "Non cambierai mai, Shujin" disse per poi afferrare la mano dell'amico e rimettersi in piedi.
                      "Tutta questa situazione mi ha fatto capire due cose, Shujin. La prima &#232; che non voglio mai pi&#249; litigare con te...anche perch&#232; i tuoi pugni sono terribilmente dolorosi."
                      Takagi si gratt&#242; la nuca con evidente imbarazzo.
                      "Ehm s&#236;....Per quello non so proprio come scusarmi..."
                      Cerc&#242; poi di cambiare argomento.
                      "E la seconda qual'&#232;?"
                      "Che il condizionatore d'aria va riparato prima di subito."
                      Entrambi scoppiarono a ridere, felici e privi di preoccupazioni come non capitava da molto tempo.


                      Appena in tempo
                      Last edited by Rowelence; 06 July 2012, 00:01.
                      Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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                      • #56
                        Appendice a "Il passaggio della spada"


                        Spoiler:
                        Fino ad oggi ero davvero a corto d'idee, o per meglio dire, di quelle vincenti. Tanti erano i progetti che avevo in mente, ma nessuno riusciva a convincermi a pieno. Mi ero quasi deciso, ma poi mi sono accorto che sarei caduto in contraddizioni in continuity. Proprio stasera ho avuto l'ispirazione e alle 21 ho iniziato a scrivere la shot, che ho terminato 10 minuti fa, per questo motivo mi scuso se sono presenti errori di battitura, ero abbastanza di fretta.

                        La storia riguarda il manga di Berserk e si colloca a cavallo tra l'abbandono di Gatsu della Squadra dei Falchi ed il ritorno dello stesso. Essendo una shot di carattere psicologico/drammatico, per motivi di scorrevolezza ho preferito tagliare tutte le parti che sono gi&#224; narrate nel manga, dandole per scontate o accennandole appena. Se non l'avete letto potete chiedermi chiarimenti su alcuni particolari nel caso la vicenda non vi sia chiara.

                        Non ho modificato in alcun modo la storia del manga, ho solo trattato retroscena inediti che specificherebbero le ragioni di alcuni personaggi della vicenda.

                        Per incentivare alla lettura ho preferito rendere il trattato essenziale e spoglio evitando ogni fase descrittiva riguardante l'aspetto grafico, in quanto giudico la focalizzazione dell'ambientazione fuorviante per l'obiettivo da me proposto.
                        Inoltre, ho adottato una tecnica personale per la trattazione dei rapporti emotivi: grossi blocchi narrativi per le fasi riflessive, dialoghi sciolti e forte uso del discorso diretto per l'esplicazione dei pensieri.

                        Lacunosa forse la sezione del combattimento, ma d'altro canto non sarebbe stato credibile nel manga vedere un vero scontro tra Judo e Gatsu, indi per cui di eccedere.

                        Detto questo, sempre che abbiate avuto la pazienza di leggere questa noiosissima nota, spero che la shot vi sia piaciuta.

                        EDIT: ho anche corretto qualche errore che mi &#232; saltato all'occhio, roba di poco conto.
                        Last edited by Dragon Slayer; 06 July 2012, 01:23.
                        M'illumino d'immenso.
                        Shepard

                        Comment


                        • #57
                          Ok, tempo scaduto. Il Nicco mi ha gi&#224; avvisato per MP che non potr&#224; presentare l'elaborato. Mancherebbe solo Sentinel ma non avendo ricevuto richieste di proroga direi di chiudere la manche.

                          I giudici... al lavoro!

                          Comment


                          • #58
                            Voti?
                            http://card.exophase.com/1/812034.png

                            Comment


                            • #59
                              Un po' di pazienza, siamo in estate e in pieno fine settimana.

                              Edit: mi sono accorto solo ora che oltre a sentinel e al Nicco manca anche gohan96, di lui non hai saputo nulla final?
                              Last edited by Majin Broly; 08 July 2012, 16:56.

                              Comment


                              • #60
                                Un p&#242; di pazienza. Conto di riuscire a postare i voti entro domani sera.

                                X Majin: No, non mi ha fatto sapere nulla...

                                Comment

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