In realtà, come sappiamo, Gohan era semplicemente perso nei suoi tormentati pensieri.
E se invece non l’avessi solo sognata? Se si trovasse davvero in mezzo al pubblico, qui, in questo momento? Se davvero volesse rivedermi?
Ashley…
…È passato molto tempo da quando abbiamo parlato per l’ultima volta, tu ed io.
Stavamo passeggiando nel parco che tanto ti piaceva, come facevamo ogni week-end. Chiacchieravamo amabilmente con un cono gelato tra le mani, un vero toccasana durante le afose giornate estive. La gente ci sorrideva, il verde ci abbracciava, il sole ci scaldava il viso e l’atmosfera era piacevole e tranquilla.
Mai delle premesse si rivelarono più inadeguate.
«Che cosa?! Vuoi andare ad allenarti su un’isola?!»
«Ma non è un’isola qualunque» cercai di spiegarti frettolosamente, «lì ci abita l’Eremita della Tartaruga in persona! È il più grande esperto di arti marziali che esista al mondo. So che è il maestro giusto per me! Sei a conoscenza di quanto io ci tenga a diventare un grande combattente, no?»
Sorrisi. «Inoltre, finalmente potrei difenderti nelle situazioni più pericolos-»
«Non provare a coinvolgermi in questa storia, Gohan!»
Rimasi decisamente stupito da quella tua esplosione di rabbia. Non ti avevo mai vista irritata come allora.
«Ash, ho detto forse qualcosa che non va?»
Strabuzzasti gli occhi, esterrefatta. «E me lo chiedi? Mi stai dicendo che io sono uno dei motivi per cui ti ritirerai su un’isola assieme ad un vecchio per chissà quanti anni! Credi che dovrei esserne compiaciuta? O forse che io abbia intenzione di seguirti fin laggiù solo perché vuoi imparare a menar pugni?»
Le tue braccia si incrociarono sul petto. «Non voglio che tu vada da Muten, quindi sappi che se davvero ci tieni dovrai andarci da solo.»
In quel momento proprio non capii.
Non capii che per te quella mia scelta voleva dire tutto. Che involontariamente ti stavo facendo del male. Né che di lì a poco ci saremmo separati per sempre. Sono stato ingenuo a non comprendere i tuoi sentimenti, e me ne vergogno tuttora.
La mia risposta fu secca, decisa… ed idiota. «Non pormi di fronte a questo bivio, Ash! Per favore, vieni con me, ci divertiremo anche lontani da casa. Te lo prometto.»
«Non cercare di sviare il discorso» rispondesti, furiosa, «e dimmi; a cosa tieni maggiormente, a me o all’allenamento? Devi scegliere, perché io non lascerò casa mia per un tuo capriccio.»
In quel malaugurato giorno, alle tue parole la voce mi si spense in gola e dalla mia bocca non fuoriuscì altro che un debole sospiro. Per qualche ragione rimasi in silenzio, e le mie labbra non si contorsero nel pronunciare quel tanto rimpianto “A te”.
È così che te ne andasti, in lacrime, correndo verso casa nostra. Ed è così che mi lasciasti solo, nel parco, mentre urlavo a squarciagola il tuo nome nel tentativo di recuperarti. Volevo stringerti tra le braccia, dirti che ero stato uno sciocco, che le tue parole mi avevano solo spiazzato, e che sarei voluto rimanere con te per il resto dei miei giorni. Ma tu corresti, veloce come il vento, e scomparisti tra le strette vie della città, lontana, sempre più lontana da me e dalla mia vita, svuotandola lentamente di significato.
E poi arrivò quella lettera…
«Tecnica delle Palme Fantasmagoriche!»
Gohan rinsavì di colpo. «Eh?»
Un raggio di pallida luce lo investì, ed immediatamente tutto il suo corpo cominciò a bruciare, come se il suo sangue si fosse tramutato in lava bollente. Gohan serrò gli occhi per il dolore, e la sua mente smise di ragionare con lucidità.
«Argh! C-che diavolo sta succedendo?!»
«Prima regola di ogni incontro: mai distrarsi. Non mi sarei aspettato un errore così grossolano da uno dei miei allievi.»
Maestro!
Il dolore continuava a crescere d’intensità. Ogni muscolo del corpo di Gohan si contraeva affannosamente nel tentativo di fuggire alla morsa infernale in cui Muten l’aveva intrappolato, ma l’Eremita non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Continuava a convogliare le sue energie in quell’onda ardente, senza tregua.
Il vecchio sorrise. «Arrenditi Gohan! Non hai più speranze di vittoria!»
Il pubblico ora bisbigliava e borbottava, incredulo di fronte a tanta potenza. La loro fiducia nel giovane atleta venne a mancare nell’esatto istante in cui Muten mostrò la sua tecnica segreta, scenografica quanto letale.
Gohan era agli sgoccioli. Ashley, perdonami. Ti ho lasciata per una passione che non riesco neanche a coltivare a dovere. Sono un fallito, non merito alcuna vittoria…
Con grande sforzo, il giovane spalancò la bocca e pronunciò le decisive parole.
«M-mi arrendo!»
E se invece non l’avessi solo sognata? Se si trovasse davvero in mezzo al pubblico, qui, in questo momento? Se davvero volesse rivedermi?
Ashley…
…È passato molto tempo da quando abbiamo parlato per l’ultima volta, tu ed io.
Stavamo passeggiando nel parco che tanto ti piaceva, come facevamo ogni week-end. Chiacchieravamo amabilmente con un cono gelato tra le mani, un vero toccasana durante le afose giornate estive. La gente ci sorrideva, il verde ci abbracciava, il sole ci scaldava il viso e l’atmosfera era piacevole e tranquilla.
Mai delle premesse si rivelarono più inadeguate.
«Che cosa?! Vuoi andare ad allenarti su un’isola?!»
«Ma non è un’isola qualunque» cercai di spiegarti frettolosamente, «lì ci abita l’Eremita della Tartaruga in persona! È il più grande esperto di arti marziali che esista al mondo. So che è il maestro giusto per me! Sei a conoscenza di quanto io ci tenga a diventare un grande combattente, no?»
Sorrisi. «Inoltre, finalmente potrei difenderti nelle situazioni più pericolos-»
«Non provare a coinvolgermi in questa storia, Gohan!»
Rimasi decisamente stupito da quella tua esplosione di rabbia. Non ti avevo mai vista irritata come allora.
«Ash, ho detto forse qualcosa che non va?»
Strabuzzasti gli occhi, esterrefatta. «E me lo chiedi? Mi stai dicendo che io sono uno dei motivi per cui ti ritirerai su un’isola assieme ad un vecchio per chissà quanti anni! Credi che dovrei esserne compiaciuta? O forse che io abbia intenzione di seguirti fin laggiù solo perché vuoi imparare a menar pugni?»
Le tue braccia si incrociarono sul petto. «Non voglio che tu vada da Muten, quindi sappi che se davvero ci tieni dovrai andarci da solo.»
In quel momento proprio non capii.
Non capii che per te quella mia scelta voleva dire tutto. Che involontariamente ti stavo facendo del male. Né che di lì a poco ci saremmo separati per sempre. Sono stato ingenuo a non comprendere i tuoi sentimenti, e me ne vergogno tuttora.
La mia risposta fu secca, decisa… ed idiota. «Non pormi di fronte a questo bivio, Ash! Per favore, vieni con me, ci divertiremo anche lontani da casa. Te lo prometto.»
«Non cercare di sviare il discorso» rispondesti, furiosa, «e dimmi; a cosa tieni maggiormente, a me o all’allenamento? Devi scegliere, perché io non lascerò casa mia per un tuo capriccio.»
In quel malaugurato giorno, alle tue parole la voce mi si spense in gola e dalla mia bocca non fuoriuscì altro che un debole sospiro. Per qualche ragione rimasi in silenzio, e le mie labbra non si contorsero nel pronunciare quel tanto rimpianto “A te”.
È così che te ne andasti, in lacrime, correndo verso casa nostra. Ed è così che mi lasciasti solo, nel parco, mentre urlavo a squarciagola il tuo nome nel tentativo di recuperarti. Volevo stringerti tra le braccia, dirti che ero stato uno sciocco, che le tue parole mi avevano solo spiazzato, e che sarei voluto rimanere con te per il resto dei miei giorni. Ma tu corresti, veloce come il vento, e scomparisti tra le strette vie della città, lontana, sempre più lontana da me e dalla mia vita, svuotandola lentamente di significato.
E poi arrivò quella lettera…
«Tecnica delle Palme Fantasmagoriche!»
Gohan rinsavì di colpo. «Eh?»
Un raggio di pallida luce lo investì, ed immediatamente tutto il suo corpo cominciò a bruciare, come se il suo sangue si fosse tramutato in lava bollente. Gohan serrò gli occhi per il dolore, e la sua mente smise di ragionare con lucidità.
«Argh! C-che diavolo sta succedendo?!»
«Prima regola di ogni incontro: mai distrarsi. Non mi sarei aspettato un errore così grossolano da uno dei miei allievi.»
Maestro!
Il dolore continuava a crescere d’intensità. Ogni muscolo del corpo di Gohan si contraeva affannosamente nel tentativo di fuggire alla morsa infernale in cui Muten l’aveva intrappolato, ma l’Eremita non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Continuava a convogliare le sue energie in quell’onda ardente, senza tregua.
Il vecchio sorrise. «Arrenditi Gohan! Non hai più speranze di vittoria!»
Il pubblico ora bisbigliava e borbottava, incredulo di fronte a tanta potenza. La loro fiducia nel giovane atleta venne a mancare nell’esatto istante in cui Muten mostrò la sua tecnica segreta, scenografica quanto letale.
Gohan era agli sgoccioli. Ashley, perdonami. Ti ho lasciata per una passione che non riesco neanche a coltivare a dovere. Sono un fallito, non merito alcuna vittoria…
Con grande sforzo, il giovane spalancò la bocca e pronunciò le decisive parole.
«M-mi arrendo!»
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