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DB - La storia mai raccontata!

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  • #91
    «È vero.» ricordò Yamcha. «Avresti voluto usare la nave di Freezer, ma era guasta... Anche Re Kaioh, all'epoca, confermò che non avresti potuto farcela.»
    «Nemmeno io credevo di sopravvivere» iniziò a raccontare Goku. «Ma, fortunatamente, ho trovato quattro o cinque astronavi simili a quella usata da Vegeta la prima volta che arrivò sulla Terra.»
    «Ho capito! Erano le navicelle con cui i membri della squadra Ginew erano andati su Namecc!» dedusse agevolmente Vegeta.
    «Ah... quei potenti guerrieri che affrontammo su Namecc... comunque sono salito su una di queste navi e ho premuto tutti i pulsanti a caso! Poi, la navicella è giunta da sola su un pianeta chiamato Yardrat...»
    «In effetti, la squadra Ginew attaccava Yardrat in quel periodo... Quindi la rotta e la posizione di quel pianeta erano già memorizzate. Dunque, quello strano vestito ridotto a uno straccio che hai addosso è di Yardrat...»
    «Sì, me l'hanno regalato! A dire il vero, non è che mi piaccia un granché... specialmente ora che è così malridotto... ma la mia divisa era ridotta così male...!»
    «Considerando il tuo carattere, non sarai certamente tornato qui a mani vuote.» continuò Vegeta. «Gli yardrattiani non sono dotati di una grande forza combattiva, ma in compenso sanno usare molte tecniche speciali... Te ne hanno insegnato qualcuna, non è vero?»
    «Giusto! Bravo, Vegeta, sei molto perspicace!»
    «Ah, quindi è per questo che non eri ancora tornato?» domandò Crilin.
    «Quali sono le tecniche che hai imparato? Mostracele!» intervenne Bulma con entusiasmo, curiosissima.
    «Ne ho imparato una sola perché non avevo intenzione di perdere troppo tempo... comunque ora so teletrasportarmi!»
    A questa dichiarazione, tutti rimasero di sale. Tenshinhan comprese il significato di quanto accaduto quella mattina: «Quindi è per questo motivo che nessuno di noi ha percepito la tua aura in avvicinamento, e di punto in bianco sei entrato in scena! F-fammela vedere!»
    «Questo spiega anche la facilità con la quale scomparivi e riapparivi durante il combattimento...» ragionò Piccolo fra sé richiamando nella propria mente alcuni passaggi della battaglia a cui avevano assistito.
    «Volete vedere? Ok...» disse Goku, preannunciando una dimostrazione di quella nuova ed utilissima tecnica. Iniziò a concentrarsi. A un tratto si bloccò, e disse: «Aspettate! Prima devo fare una cosa.» Dunque si allontanò a poca distanza dal punto in cui erano riuniti, voltò loro le spalle, si abbassò i pantaloni e fece la pipì. Inutile descrivere la reazione ammutolita del gruppo, nonostante ormai dovessero essere abituati a scene di quel tipo... persino Vegeta disgustato guardò la scena: “Non so se sia più cretino lui o suo fratello Radish...”. Espletato il bisognino, Goku tornò al suo posto e iniziò la sua dimostrazione del teletrasporto. «Eheh, scusatemi... non posso concentrarmi bene se mi scappa la pipì... Comunque adesso devo pensare a qualcuno e cercare di percepire la sua aura. Quindi non posso andare dove non c'è nessuno che conosco... Hum, vediamo... dove posso andare?» Rifletté qualche istante, poi esclamò: «Trovato!»
    Tutti i presenti lo videro scomparire, il che li lasciò di sasso. Ebbero appena il tempo di lanciare un'occhiata veloce intorno per rendersi conto che non si stava solo nascondendo, ma era davvero sparito da quella zona, quando lo videro ricomparire all'improvviso. «Sono tornato!»
    «Bah... macché teletrasporto!» sbuffò Vegeta incredulo. «Avrai usato la super velocità!»
    «Ah, sì?» rimbeccò Goku. «Sapete cosa sono questi?» Tutto sorridente, Goku mostrava gli occhiali da sole che aveva inforcato, le cui lenti – inserite in una montatura rossa - emettevano riflessi verde scuro.
    Crilin, che li riconobbe subito, rispose stupito: «S-sono gli occhiali del maestro Muten...», come anche Bulma poté subito confermare. Yamcha rifletté sulle distanze geografiche e osservò: «Da qui alla Kame House ci sono più di diecimila chilometri... s-straordinario...»
    «Crilin, puoi restituirli tu al vecchietto? Io prima vorrei passare da Chichi, prima che si arrabbi...» Crilin immaginò che Chichi dovesse essere già arrabbiata con lui, e da diversi mesi... non ci sarebbe voluto un genio a capirlo, conoscendo l'indole di Chichi. Ma, a quanto sembrava, Goku non era dotato di quel minimo di comprendonio necessario ad arrivare ad una conclusione del genere. «Certo, ci penso io...» rispose l'amico, inforcando a sua volta gli occhiali ed evitando di proposito di inoltrarsi sull'argomento Chichi.
    Il volto di Vegeta era una maschera di disappunto. Dunque era vero: non solo Goku era il Super Saiyan della leggenda, ma da quando aveva raggiunto quello stadio il suo potere andava oltre ogni immaginazione e, più tempo passava, più riusciva ad apprendere nuove tecniche e nuovi strumenti per cavarsela in tutte le circostanze. Era riuscito a sistemare a dovere, nel giro di pochi minuti, due mostri della specie di Freezer! È vero, aveva avuto bisogno dell'apporto dei due terrestri, ma solo perché non aveva il carattere malvagio che sarebbe stato necessario in simili circostanze. Però era un dato di fatto che il Kakaroth che aveva sconfitto Freezer era già un passo avanti rispetto al Kakaroth di Namecc... che a sua volta, era superiore al Kakaroth che aveva sconfitto lui e Nappa sulla Terra, poco tempo prima... che era completamente diverso dal Kakaroth che era rimasto ucciso per ottenere la sconfitta di Radish. Invece, gli incrementi di potenza di Vegeta procedevano a passo di formica: non che non ci fossero, ma non erano sufficienti... e lui passava le suo giornate a fare grigliate in compagnia di umani, gatti e porcellini! Non andava bene, non andava un cazzo bene, merda! Per questo il Principe dei Saiyan assunse automaticamente un'aria convintamente minacciosa e sbraitò: «Kakaroth, piantala di montarti la testa e di darti tutte quelle arie! Ti ricordo che abbiamo un conto in sospeso e sarò io a chiuderlo a mio vantaggio! Capito bene, idiota?! Anche se sei diventato un Super Saiyan prima di me... Sono io il numero uno dei Saiyan!»
    Goku lo osservò accigliato, a muso duro, senza batter ciglio; Vegeta gli lanciò un'ultima occhiata traboccante di rancore; dopodiché prese il volo e scomparve a tutta velocità fra le nubi bianche che pascolavano placidamente nel cielo azzurro di quella strana giornata.
    «Che carattere difficile...!» commentò Goku guardandolo con un'espressione leggera in volto, appena un po' dubbiosa col sopracciglio alzato, e con i pugni piantati sui fianchi. «Mi pare che stia diventando un po' monotono...»
    «Lasciamo perdere...» rispose Yamcha, per poi chiedergli: «Piuttosto, che intenzioni hai adesso, Goku?»
    «Beh, come vi ho detto, innanzitutto andrò a salutare mia moglie... muoio dalla voglia di rivederla!» rispose con vivo entusiasmo il Saiyan, suscitando la reazione sentimentalmente commossa di Bulma. «E poi ho una fame...»
    «Te pareva! Non sai mai fare un discorso serio tu, eh?!?» gli gridò in faccia Bulma mostrandogli i denti che, in quel momento, sembravano più aguzzi e taglienti.
    «Uffa...» mormorò Goku imbronciato. «Non posso nemmeno avere fame...»
    «Ahah!» rise Crilin. «Mi sa tanto che te la passavi meglio quando eri solo nello spazio, Goku!» Bulma fulminò il pelato con un'occhiataccia, ma subito una fragorosa risata generale esplose coinvolgendo tutti i presenti. Persino il serioso Piccolo, che non era certo l'allegrone di turno, si lasciò andare ad un sorriso.
    «Goku, mi fa davvero piacere che tu sia tornato... e con te, la pace sulla Terra, ancora una volta.» disse Tenshinhan dopo aver smesso di ridere, avanzando e stringendogli la mano in un amichevole gesto di saluto. «Adesso io e Jiaozi dobbiamo andare, ma spero che prossimamente ci rivedremo.» «Certo!» rispose Goku.
    «Appunto!» fece eco Bulma, con tono di vago rimprovero. «Non aspettiamo un torneo di arti marziali o l’arrivo di un nuovo mostro per poterci rivedere tutti insieme!»
    «Perché, credi che qualcun altro avrà il coraggio di attaccare il nostro pianeta? Ora che Goku è tornato, possiamo dormire sonni tranquilli! Anche perché credo che le voci su colui che ha sconfitto Freezer si spargeranno...» ironizzò Yamcha.
    «Andiamo, Jiaozi. Ragazzi, ci sentiamo presto.» tagliò corto Tenshinhan, sorridendo ma sempre senza esagerare con l'allegria.
    «Arrivederci a tutti!» salutò Jiaozi con la sua dolce voce argentina. La storica coppia di amici si innalzò e si dileguò nell'azzurro. Gli altri rimasero a chiacchierare per un po': in fin dei conti, a Goku erano mancati tutti loro, anche se nel suo viaggio interstellare non si era certo annoiato. Promise che avrebbe raccontato le sue avventure su Yardrat: «Vi farò visita nei prossimi giorni!». Alla fine, Bulma estrasse una capsula dalla quale uscì un velivolo più spazioso di quello con cui era giunta in quei luoghi, in modo che lei, Yamcha e Pual potessero viaggiare insieme verso la grande Città dell'Ovest. Dopo che il quartetto decollò, fu la volta di Goku e Gohan prendere il volo; Piccolo e Crilin li accompagnarono per un tratto del loro itinerario, poi ad un certo punto si separarono e presero direzioni diverse, lasciando che padre e figlio si godessero insieme quel tratto di viaggio verso casa.

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    • #92
      Crilin tornò alla Kame House, che ormai era la sua tana. Trovò il vecchio Muten pallido come un lenzuolo, che conversava concitatamente con la sua vecchia tartaruga di mare. «Ma che accidenti succede qua?» domandò stranito il bassetto combattente pelato. «Il maestro vaneggia... forse ha la febbre...» rispose con placida lentezza il rettile.
      «Non ho la febbre, non sono pazzo! C-Crilin, ho visto uno spettro! Poco fa è arrivato il fantasma di Goku e mi ha rubato gli occhiali!»
      «Stai calmo, maestro... non c'è nessun fantasma di Goku in circolazione...»
      «E allora spiegami, Crilin! Ho forse avuto un'allucinazione o una visione?? Le allucinazioni non rubano gli occhiali, quel Goku invece lo ha fatto!»
      «Ma no...» iniziò a spiegare Crilin, raccontando gli avvenimenti capitati quel giorno, dall'arrivo di Freezer e Re Cold alla rivelazione del teletrasporto. «Comunque ora Goku è di nuovo tra noi e ci verrà a trovare più spesso...»
      «Lo dicevo io che non poteva essere una visione...» concluse Muten, parlando fra sé a voce alta. «Nelle mie visioni, vedo solo spupazzine in costume da bagno e strafighe in topless...»
      «......»
      Eh, già... le visioni del mitico maestro Muten.

      Il viaggio di ritorno verso la Capsule Corporation era stato occasione di riflessione per Vegeta, o almeno gli aveva fornito un'ispirazione. Quel pomeriggio stesso, di conseguenza, il Saiyan andò a cercare il Dr. Brief: gli occorrevano i servigi scientifici del professore. Lo trovò al lavoro nel suo solito laboratorio di progettazione, con il solito gattino nero sulla spalla e la solita sigaretta in bocca, mentre esaminava dei disegni tecnici che probabilmente raffiguravano chissà quale componente meccanica di chissà quale veicolo. Per essere un grande innovatore della scienza, il vecchio era un tipo molto abitudinario. Il Principe espose allo scienziato le sue esigenze.
      «Cosa?? Ma che te ne fai di una camera gravitazionale che simula una gravità duecento volte superiore a quella terrestre, ragazzo?» chiese stupito l'uomo più anziano.
      «Sia io che Kakaroth ci siamo allenati con una gravità cento volte superiore, ma io sono ancora distante dai suoi progressi... l'ho visto coi miei occhi! Alla fine, quello che le chiedo è un marchingegno due volte più potente di quello che già abbiamo.»
      «Ti rendi conto di quello che dici? Se tu pesi sessanta chili, dovrai sopportare un peso di dodici tonnellate... non è mica poco!»
      «Lo so... è perfetto.»
      «M-ma...»
      «Non le costa niente esaudire le mie richieste, dottore. Per favore.» concluse Vegeta col tono meno minaccioso che riuscì a modulare, per quanto “quell'argomento” glielo rendesse possibile.

      ************************************************** **

      Si può dire che con questo capitolo si chiude una saga, ma non se ne apre ancora un'altra... niente cyborg in vista, per il momento.
      Una buona porzione del capitolo, come noterete, è presa dal manga: ho lasciato le cose intatte, laddove ho pensato che i personaggi non avevano ragione di dire o fare cose diverse rispetto alla storia originale. L'unica cosa che voglio farvi notare è questa: Vegeta chiede una gravità 200 volte superiore a quella terrestre, nel manga chiedeva 300 volte. Ho immaginato che questa differenza sia dovuta all'imminente rischio dei cyborg nel manga, mentre in questa storia lo scopo non è allenarsi in vista dei cyborg ma "solo" per superare Goku.

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      • #93
        Le cose si fanno interessanti...

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        • #94
          Proseguiamo col prossimo capitolo.

          Cap. 14: Promesse ed abitudini.

          In quel momento, Chichi era intenta a cucinare, mentre suo padre lo Stregone del Toro, venuto in a far visita a figlia e nipotino, sfogliava una rivista. La donna era preoccupata per Gohan, fuggito ormai qualche ora prima, chissà dove: in realtà era a dir poco palese che la donna aveva ben poco di cui preoccuparsi. Suo figlio era una delle creature più forti del mondo e, probabilmente, dell'universo; avrebbe potuto sconfiggere con una certa facilità la gran parte dei nemici esistenti e superare con altrettanta facilità ogni ostacolo; e, se questo valeva per Gohan, a maggior ragione valeva anche per Goku, sparito o meglio disperso da tanto tempo chissà dove. Era facile considerare tutto ciò da un punto di vista razionale, in astratto… A mente fredda, anche Chichi si rendeva conto di tutto ciò, e pure suo padre, con molta giovialità, non mancava di farglielo notare ogni qual volta la vedeva in pensiero, però... vabbè, il cuore di una donna premurosa, mamma e moglie, che ve lo dico a fare. Ad ogni modo, pur essendo incapace di percepire le aure, sentiva che l'improvvisa partenza di suo figlio aveva un che di sinistro, indi per cui quelle pietanze venivano preparate con amore e condite con la speranza che il ragazzino tornasse il prima possibile senza cacciarsi nei guai; di problemi ne avevano già avuti abbastanza, in tempi recenti. In quel momento, la giovane donna e il suo enorme genitore sentirono la voce squillante di Gohan che chiamava la madre, vibrante a causa di una certa allegrezza che si avvertiva distintamente. «Maaaaammaaaaaaaa! Sono tornaaato! Guarda chi ti ho portato!!!» Mamma e nonno si affacciarono di corsa all'uscio della casa e, com'era naturale, non credettero ai propri occhi. Inutile stare a raccontare di come Chichi saltò addosso al marito e lo abbracciò con calore, versando abbondanti e incontrollate lacrime di commozione.
          «Goku... dopo tanto tempo... promettimi che non mi lascerai mai più...» scandì con difficoltà la donna, tra i singhiozzi.
          «Non dire sciocchezze, Chichi... perché dovrei lasciarti? Cioè, ammetto che l'ho fatto alcune volte in passato, però è vero anche che gli ultimi tempi sono stati un po' travagliati, quindi...» Goku incominciò ad ingarbugliarsi nelle sue stesse idee. Evidentemente non era in grado di fare un discorso serio e coerente, come aveva detto prima Bulma.
          «Promettimelo.» concluse Chichi, alzando su di lui due scuri occhi acquosi ed imploranti.
          «Promesso.» rispose Goku, con un largo sorriso, luminoso ed irresistibile, davanti al quale era impossibile versare altri singulti e lacrime.

          Nel giro di poco tempo, Goku riprese in mano le fila della sua vita normale, a contatto con la natura e in compagnia della moglie e del figlio: in qualche modo, quella nuova routine somigliava a quella spezzata dall'arrivo di Radish. Decise che non avrebbe mai abbandonato gli allenamenti: anche se era diventato virtualmente invincibile, il pugno di Vegeta gli aveva dimostrato che probabilmente un vero Saiyan non raggiunge mai il suo limite... già, doveva essere quello il segreto della razza a cui aveva scoperto di appartenere, mettendo a frutto fino in fondo quel legame etnico e biologico.
          Ne era passata di acqua sotto i ponti negli oltre due anni trascorsi da allora, ma certo Goku non era il tipo da sospettare che la riconquistata serenità potesse interrompersi nuovamente. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” è un proverbio che non si confà al carattere del mitico Super Saiyan. Cosa più importante, in quel lasso di tempo Goku aveva soprattutto onorato gli impegni presi nei confronti degli amici e di Gohan, e addirittura, aveva fatto qualche altra promessa. Ma andiamo con ordine.
          Innanzitutto, non si era fatto pregare più di tanto per farsi vivo con i suoi amici. Così, si erano accordati qualche volta, dandosi appuntamento alla Kame House o alla Capsule Corporation, ed era sempre un gran piacere rivedersi e ripercorrere le vicissitudini e i relativi retroscena, le avventure tragiche e quelle più leggere, dal trapasso degli amici agli allenamenti con Re Kaioh, ai viaggi interstellari, a tutti i fatti di Namecc. Ce n'erano di storie da raccontare, e i colpi di scena non mancavano per chi sentiva rivelare certi particolari per la prima volta: in quell'occasione chiarirono anche diversi punti che a ciascuno di loro risultavano oscuri. I grandi assenti di tali loro riunioni erano sempre gli stessi: il più delle volte mancavano Tenshinhan col fedele Jiaozi, e pressoché sempre anche Piccolo e Vegeta, in ordine crescente di asocialità.
          In quel periodo, Gohan aveva ricordato al padre la famosa promessa di andare a pesca. C'è di più: quella che la prima volta era sembrata un'uscita occasionale, rappresentò solo l'avvio di una tradizione che si consolidò nei mesi successivi. Frequentemente, infatti, padre e figlio si concedevano delle gite, proprio come nei mesi precedenti avevano fatto Gohan e Crilin. Non a caso, spesso invitavano il pelato, una presenza sempre gradita, e qualche volta anche Chichi, Bulma, Yamcha, Olong e Pual, trasformando quelle occasioni in vere e proprie scampagnate in comitiva. Mentre Goku viveva quelle occasioni con la consueta spensieratezza, l'esperienza aveva insegnato a tutti gli altri a non fare eccessivo affidamento sulla tranquillità del presente, e a godere di quelle giornate come di momenti irripetibili.
          A questo proposito, non era stato proprio facilissimo persuadere Chichi a concedere al figlio del tempo libero. La moglie di Goku non era di per sé contraria al riposo, anzi: sapeva bene che quel tipo di attività erano abbastanza sane da consentire al figlio di ritemprarsi, per rituffarsi in seguito nello studio con rinnovata energia e concentrazione. Del resto, già nell'ultimo anno aveva permesso al bambino di uscire con Crilin, come abbiamo raccontato. Il vero problema era che la donna pretendeva dal marito una condotta diversa; ogni pretesto era buono per irritarla.
          La questione era esplosa un bel giorno, uno dei primi da quando Goku era tornato a casa; quella mattina Chichi sentì Goku chiamare il figlio dicendogli: «Andiamo a giocare!» Avviatosi tutto allegro verso l'uscio, il giovane si trovò davanti la moglie battagliera in posa d'attacco: una posizione decisamente fuori luogo, se ci si trova sulla soglia della porta di casa propria. La donna dava l'impressione che, se ne fosse stata capace, gli avrebbe lanciato contro la più potente onda Kamehameha che le sue energie le consentivano di caricare.
          «Chichi, ma... che stai facendo? Vuoi forse allenarti dentro casa?»
          «Testone! Se per ottenere la tua attenzione bisogna per forza ingaggiare uno scontro con te, io sono pronta!»
          «Ma no...! Non serve, lo sai che sono molto più forte di te...»
          «Stupido! Lo scopo di questa messinscena non è davvero di dimostrare che sono più forte di te...!»
          «Ah, no? Peccato... quale sarebbe lo scopo, allora? Però non insultarmi...» chiese Goku, con un tono talmente da sempliciotto che Chichi si sentì in colpa per avergli dato dello stupido; anche perché nel frattempo era arrivato Gohan, che si era andato a collocare vicino ai due genitori. Il ragazzino prevedeva aria di bufera, nonostante la madre avesse moderato i toni.
          «Ok... scusa per lo “stupido”. Volevo affrontare un altro discorso.»
          «Quale?»
          «Gohan.» la madre accennò con gli occhi al figlio.
          «Sì. È fortissimo! Se qualcuno, prima che arrivasse mio fratello Radish, mi avesse detto che sarebbe diventato così forte, non ci avrei creduto! Non ero così alla sua età, anche se mi allenavo già! Per questo vorrei continuare ad allenarlo...»
          Fu a quel punto che l'espressione di Chichi, che dopo la grinta iniziale si era rasserenata, iniziò ad adombrarsi di nuovo. «Come... allenarlo?» replicò sospettosa.
          «Sì! Deve avere una potenza nascosta ancora incredibile! Potrebbe diventare più forte di me!»
          «Adesso basta! Sai quante volte sono stati interrotti gli studi di Gohan per causa tua?? Non ha bisogno di diventare più forte! Allenati da solo coi tuoi amichetti Piccolo e Vegeta!»

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          • #95
            «So che lo studio è importante, ma in questo modo un grande talento per la lotta andrebbe sprecato! E poi, metti che per assurdo arrivasse un nuovo nemico e io non potessi intervenire: la Terra rischierebbe grosso e allora tutto quello studio sarebbe stato inutile... ma poi che c'entrano Piccolo e Vegeta?»
            «C'entrano, c'entrano eccome!» urlò istericamente la donna. «Se hai tanta paura per il futuro del mondo, sono proprio loro due i più grossi pericoli!»
            «Ma dai, alla fine sono buoni... cioè non proprio buoni come due agnellini, ma non sono così male... se avessero voluto distruggere la Terra, lo avrebbero già fatto da un pezzo!»
            «Tu non hai il diritto di avanzare certe pretese riguardo al futuro di nostro figlio! Lo sai chi ha allevato Gohan mentre tu ti divertivi in giro per lo spazio??» rimproverò la moglie ficcando gli occhi adirati addosso al marito con sempre maggiore aggressività. Poi, sibilando proseguì: «E un'altra cosa! Quand'è che hai intenzione di cominciare a lavorare? Da quando siamo sposati, non hai mai guadagnato uno zeny!»
            «Cosa c'entra adesso questo, cara?!»
            «C'entra eccome! Anche questo rientra nell'elenco delle tue colpe!»
            «Ma non è una colpa! Se voglio posso catturare ogni giorno un dinosauro! C'è abbastanza da mangiare per tutti e tre! I soldi non ci servono, per sopravvivere!»
            «Ma è possibile che non ci arrivi?! I soldi servono per pagare le bollette, gli studi di Gohan, per fargli un regalino ogni tanto, i vestiti... Sai quante tute sei in grado di strappare coi tuoi allenamenti?? Lo sai o no? Mio padre non potrà provvedere ai nostri bisogni per sempre... non è così ricco! Ah, povera me...!» Le sue erano preoccupazioni da amministratrice del focolare domestico e del patrimonio familiare: infatti, il suo dialogo era andato convertendosi sempre più in un monologo fra sé. Finché, a un certo punto, dopo tanto cogitare ad alta voce, mentre Goku e Gohan buttavano disperatamente gli occhi al cielo senza osar proferire parola, giunse ad una decisione. «Idea!» strillò Chichi mentre il suo volto corrucciato e meditabondo si trasformava in un ghigno sfrontato di sfida. «Hai detto che potresti catturare ogni giorno un dinosauro, no? Perfetto! Da domani in poi è questo che farai... ti dedicherai alla caccia, alla pesca! E se servirà, ti metterai a spaccare la legna e le rocce... tanto per te non è un problema di fatica fisica!»
            «Ok, va bene... ma poi?» chiese Goku... evidentemente il senso degli affari non era il suo forte.
            «Non ci arrivi, vero? Venderemo i prodotti del tuo lavoro: ogni tanto scenderò in qualche villaggio vicino e guadagnerò un po' di soldi vendendo la selvaggina e tutto il resto. È così che fanno le persone normali, sai?? Lavorano e guadagnano soldi! E quando andrò in paese, tu mi seguirai... così magari imparerai qualcosa sulla vita civile!» concluse con un accento vagamente polemico.
            «... Va bene... se la cosa ti farà stare tranquilla, posso farlo senza problemi.» rispose finalmente il Super Saiyan, dando segno di non aver capito l'importanza fondamentale che questo suo impegno rivestiva per la moglie: finalmente Son Goku, il grande combattente, l'eroe della galassia eccetera eccetera, lavorava e si guadagnava da vivere come un comune mortale. Forse Muten aveva indovinato, la volta in cui aveva detto che l'essere più potente della galassia non era Goku, ma sua moglie.

            Dicono che il lavoro nobiliti l'uomo. Ora, chi vi narra questa storia non è in grado di esprimere giudizi sul grado di nobilitazione che Goku raggiunse in quel periodo di attività lavorativa. Quel che è certo è che l'accordo raggiunto tra Goku e Chichi mise a tacere i rimproveri e i borbottii della moglie e le diede una disposizione d'animo più benevola: con il figlio che assolveva ai propri doveri di studio e il marito che, a modo suo, contribuiva al sostentamento familiare, la donna si sentiva appagata. Per questa ragione acconsentì alle richieste dei due uomini di casa: si può anzi dire che fu quasi di manica larga. Così, padre, figlio ed eventuali amici vari si riunivano di tanto in tanto per passare del tempo libero insieme, anche se le occasioni di svago e divertimento iniziarono a diradarsi, per via della routine di studio e lavoro, senza rinunciare all'allenamento.
            Persino Piccolo aveva deciso di contribuire a quello che per Chichi era un perfetto quadro di armonia familiare: il suo contributo consisteva nell'astenersi dal frequentare la zona dove Gohan e la sua famiglia abitavano; non farsi vedere in giro era la soluzione migliore per venire incontro alle esigenze della poco tollerante moglie di Goku. Del resto Gohan sapeva sempre come riuscire a trovarlo, e Piccolo sapeva che il suo allievo – nel momento in cui ne avesse avuto il bisogno – avrebbe potuto contare sul suo “angelo custode”. In fin dei conti il figlioletto di Goku, nonostante il suo maestro avesse un viso perennemente truce, la pelle verde, le orecchie a punta e vantasse origini diaboliche, era grato al Cielo di avere un “angelo custode” simile, tanto quanto ringraziava la buona sorte di averlo fatto nascere da quel papà e, perché no?, da quella mamma.
            Del resto, non fu impresa ardua per Goku ingranare: cacciare animali selvatici di ogni taglia, abbattere alberi a mani nude, persino frantumare e sbriciolare rocce per poi rivenderle erano operazioni semplicissime. Per assurdo, gli riusciva meno tollerabile (ma comunque fattibile) la fase del mercato: passare mattinate a vedere sua moglie negoziare sul prezzo con gli interessati potenziali acquirenti era una tale palla... Ad ogni modo, era questione d'abitudine. E si sa: quando si entra nell'ingranaggio della routine, con molta facilità e velocità i giorni diventano settimane e le settimane diventano mesi. Passarono tre, quattro, magari anche sei mesi: mesi che si susseguirono rapidi, e che sembravano ancora più rapidi se ci si volgeva all'indietro a guardarli. Fu durante una visita a casa di Bulma che Yamcha lo prese scherzosamente in giro: «Goku, ormai ci si vede sempre meno spesso... cos'è, Chichi ti tiene sotto scopa?»
            «Eheh, che vuoi farci...» ridacchiò il Saiyan. «Chichi è molto contenta del fatto che io la aiuti a racimolare qualche soldo... dice che essere sposati comporta anche questo.»
            «Bella fregatura!» rispose Yamcha ridendo.
            «Quanto sei scemo!» gli fece eco Bulma, sorridendo per la battutina del suo ragazzo.
            «Ma io sono contento... lo faccio per la mia famiglia! Anche se ogni tanto mi annoio, non ho niente da lamentarmi...»
            «Accidenti... non ci avrei mai scommesso che saresti diventato un marito così premuroso, Goku...» sorrise Yamcha, mentre Bulma rimproverava il fidanzato con un sorriso sfrontato: «Io ci avrei scommesso, invece... mentre su di te sarei molto restia a scommettere anche un solo soldo bucato, tesoro!»
            «A proposito...» colse Goku con candore. «Perché voi due non vi sposate?»
            I due diretti interessati arrossirono con vistoso imbarazzo. Goku aveva toccato un nervo scoperto: già, perché non si sposavano? Era noto che la loro era una coppia consolidata, ormai storica, e di fatto non c'erano motivi materiali per rinunciare alle nozze o anche solo per rimandarle. Tuttavia, ognuno dei due, quando si trovava a riflettere su quell'argomento, veniva assalito dai dubbi, molti dei quali non erano pretestuosi: ripensavano al fatto che la loro storia era stato un continuo tira e molla di litigate e riabbracci. Yamcha si rendeva conto che a quella ragazza, che lui aveva visto diventare una donna vera, lui teneva sul serio, ed era disposto ad accettarne le sfuriate: era una donna intelligente, e persino i litigi con lei avevano una loro razionalità; allo stesso tempo, si domandava se volesse veramente trascorrere la vita con una donna così in gamba. O forse – temeva Yamcha – tutti quei suoi dubbi erano davvero delle scusanti per non ammettere che lo intimidiva l'idea di mettere il sigillo definitivo sulla sua vita. Pazzesco: tu guarda cosa va a pensare un guerriero che è stato tanto coraggioso da andare spontaneamente incontro alla propria morte! Bulma, invece, si chiedeva se veramente aspirasse a sposare un uomo come Yamcha che, al di là del combattimento, non aveva poi concluso molto nella vita e sembrava non avere stimoli seri per sé stesso; l'immagine che aveva del suo ragazzo era quella di un combattente ardimentoso, ok... di un giovane sorridente, sì... ma - purtroppo – anche di un simpaticone avvezzo alla bella vita, a parte i momenti davvero critici; era davvero maturato rispetto ai tempi in cui giocava al predone del deserto? Fin da quando si erano conosciuti, era plausibile immaginare che Bulma, negli anni, sarebbe diventata una donna esigente in materia di mariti: ogni tanto si chiedeva se Yamcha fosse davvero un uomo affidabile, sotto quel punto di vista. Persino Goku, malgrado tutto, si stava dimostrando degno della più completa fiducia, non soltanto come eroe ma anche come padre di famiglia; ciò era sicuramente dovuto al suo animo candido. Erano all'incirca queste le riflessioni che attraversavano le menti del giovane con le cicatrici e della donna dallo strano colore di capelli, in maniera più o meno conscia: entrambi, nonostante l'affetto genuino che li legava da anni, sentivano che mancava qualcosa, ed era qualcosa di profondo... Più che il mero affetto, il collante che cementava il loro stare insieme era la solida abitudine che si prolungava da tanti anni. Yamcha e Bulma, sempre insieme, dalla loro prima avventura nel deserto quando erano due adolescenti, sempre complici come una squadra, i tornei Tenkaichi, il demone Piccolo, i Saiyan e i loro saibaiman, i namecciani e alieni vari... la spiritosaggine di lui, le lavate di capo di lei, l'ardore giovanile nella lotta di lui, la genialità inventiva di lei... non si poteva spezzare un legame sincero che, tra alti e bassi, durava da così tanto tempo. Accidenti, la forza dell'abitudine, benedetta e maledetta insieme... che amarezza, certe volte.

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            • #96
              Fortunatamente, non dovettero preoccuparsi di elaborare una risposta plausibile alla domanda dell'amico Saiyan, perché la chiacchierata fu interrotta da una visita inattesa. A sorpresa, infatti, aveva fatto la sua comparsa Vegeta.
              «Allora avevo percepito bene la tua presenza, Kakaroth! Pretendo un nuovo scontro! Voglio dimostrarti il frutto del mio addestramento!» proclamò il Principe con atteggiamento trionfante davanti a tutti i presenti.
              «Intendi un incontro amichevole?» chiese Goku perplesso.
              «Amichevole un corno! Intendo dire che aspiro a realizzare la rivincita del Principe dei Saiyan su un guerriero di infimo livello!»
              «Ma certo...» rispose Goku, affermando poi con disinvoltura. «Sono proprio curioso!». Ripensò al pugno che aveva ricevuto da Vegeta il giorno in cui si erano rivisti, dopo la morte definitiva di Freezer; il ricordo di quel giorno, combinato con il guanto di sfida che gli era stato appena lanciato, lo fece fremere per qualche attimo. Un brivido caldo di eccitazione gli strisciò svelto lungo la colonna vertebrale.
              «Ti verrò a cercare io, non mi fido di te! Tieniti pronto...» avvertì Vegeta a pugni stretti, con accento di minaccia.
              «Non vedo l'ora...» sorrise Goku con lo sguardo di un Saiyan che raccoglie una sfida. I due rivali si guardarono negli occhi per qualche istante, impercettibile agli occhi dei presenti, ma significativo per i due guerrieri Saiyan. Guardandolo con lo sguardo più emblematico che Goku gli avesse mai letto in viso, il Principe dei Saiyan gli chiese con accento stavolta solenne: «Capisci perché ti ho sfidato, Kakaroth? Lo capisci cosa significa il desiderio di rivalsa, per l'orgoglio Saiyan?»
              «Sì... ora lo capisco.» Ed era vero: Goku aveva compreso cosa voleva dire essere un appartenente a quella razza, al di là degli eccidi, le stragi, la distruzione e la conquista dei pianeti; lo aveva compreso perché anche lui apparteneva a quella razza. E aveva compreso anche che ormai il suo rivale lo aveva puntato come un predatore con la sua preda e non avrebbe più smesso di dargli la caccia, fino a che non avesse preso il sopravvento. A quel punto Vegeta, raccolta la risposta positiva, sparì nuovamente dalla circolazione.
              «È talmente testardo...» mormorò Yamcha, con una voce che esprimeva la noia di avere a che fare con un soggetto simile, ma che soprattutto faceva mostra di non aver colto la solennità di quel momento.
              «Beh, alla fine non ci vedo nulla di male... sarà un allenamento come un altro!» commentò Goku, prendendo le parti del suo avversario.
              «Anche tu potresti allenarti un po', Yamcha...» disse Bulma, insinuando poi maliziosamente: «Mi pare che ti stia rammollendo...»
              «Sai, in realtà credo di aver raggiunto il mio limite... non credo che dopo l'allenamento da Re Kaioh potrò diventare più forte di quello che sono. Sono un normale essere umano io, non un Saiyan...» Già: quando aveva conosciuto Radish, Goku non avrebbe mai pensato che privilegio potesse rivelarsi per lui l'essere un Saiyan.

              **********************************************

              Non mi sembra di avere molto da commentare. Dico solo che questo capitolo è originale e stavolta non ci sono parti prese dal manga.
              A chiunque leggerà questo capitolo: ho toccato tanti punti e tanti argomenti in questo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi ha colpito e cosa vi è piaciuto.

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              • #97
                Devo dire che riesci sempre a rappresentare fedelmente al manga le personalità dei vari personaggi. Infatti, è bello durante i dialoghi immaginarsi con che tono i vari personaggi dicono le frasi, e nel farlo le varie personalità non variano dal manga e dall'anime.
                In questo capitolo mi ha colpito il rapporto marito-moglie tra Goku e Chichi e il rapporto tra Yamcha e Bulma che hai inserito (sempre fedelmente al manga): due modi di vedere il rapporto di coppia totalmente differenti!
                Last edited by calogero99; 12 June 2013, 14:08.

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                • #98
                  Grazie.

                  Chichi è una dal carattere "avventuroso" quindi, anche se Toriyama ha deciso di chiuderla in casa e farle fare la casalinga, non poteva essere la casalinga buonina e sottomessa tipo Pina Fantozzi... non con un marito "anormale" come Goku! Era ovvio che doveva affrontare ogni situazione con piglio deciso. Poi è chiaro che, visto che il manga ci dà ben pochi indizi, uno deve supplire un po' inventando e un po' lasciandosi influenzare dall'anime.

                  Invece mi preme rappresentare bene la situazione in cui si trovano Yamcha e Bulma, perchè come sappiamo il periodo pre-cyborg sarà fondamentale per la loro coppia (in negativo, si capisce).
                  Last edited by VirusImpazzito; 11 June 2013, 19:33.

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                  • #99
                    Quando esce il prossimo?

                    Questo capitolo riguardante Goku fa uno strano effetto... probabilmente per la consapevolezza che l'indiscusso protagonista di DB sia, di fatto, un morto che cammina; e con ciò cozzano la sua abituale spensieratezza, tranquillità, l'idea che nulla potrà mai andare male finchè cè lui, che poi trasmette a compagni (e lettori).

                    Comunque, mi chiedo se ci sarà quest'ultima sfida tra i due saiyan; d'altronde ci sta Vegeta abbia raggiunto la trasformazione prima della morte di Goku (fatto plausibile anche nella timeline del presente). Oppure, se sarà proprio la morte dell'eterno rivale ad innescare la trasformazione del principe dei saiyan.
                    sigpic

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                    • Eccolo qua, rivisto giusto oggi pomeriggio! Trunks del futuro diceva che, poco dopo il suo ritorno sulla Terra, Goku sarebbe stato colpito da una malattia cardiaca. Vediamo come andarono le cose, nella mia versione.

                      Ssj3, il tuo ultimo commento calza a pennello con le parole introduttive di questo capitolo!! Vuol dire che sono riuscito a rendere almeno un po' dell'atmosfera di rilassatezza ed allegria generale che regnò per alcuni mesi.

                      Cap. 15: Cronaca di un giorno da dimenticare.

                      Va a finire sempre così: uno aspetta con trepidazione la svolta della sua vita e le settimane e i mesi scorrono ininterrotti, senza che la benedetta svolta arrivi mai. Poi, il giorno in cui uno è tranquillo, succede quello che non ci si aspetta che dovesse accadere; la svolta arriva, ovviamente inattesa, ma lungi dall'essere benedetta come si era auspicato, si rivela essere la soglia del dramma o della tragedia, a seconda dei casi.
                      Quel giorno fu l'inizio della tragedia, in primis per Gohan, e subito dopo anche per tutti coloro la cui vita ruotava attorno a Goku. Del resto, quel giorno tutto partì da Goku, il quale - poveraccio - non ambiva alla suddetta svolta, anzi... non ambiva ad alcuna svolta nella vita: non aveva alcun desiderio in particolare ed alcun rimpianto alle spalle.
                      Quel giorno, dunque, Goku e Gohan erano andati a pesca in una certa zona non troppo vicino alla loro abitazione, una volta tanto per procurarsi la cena e non per “lavoro”. Erano ormai di ritorno a casa, e la battuta di pesca era stata fruttuosa; camminavano tranquillamente per i sentieri circondati dagli alberi del bosco.
                      «Caldo oggi, eh?» commentò Goku sorridendo al figlio, impossibilitato ad asciugarsi il sudore della fronte per via delle mani occupate dai due giganteschi pesci che aveva pescato. Poi Goku, il cui viso si illuminò di un sorriso, esclamò: «Idea! Facciamo a gara a chi arriva prima a casa? Così prendiamo un po' d'aria fresca!»
                      «OK! Forza, papà!» acconsentì il ragazzino. Si levarono in volo, Goku portando un pesce per mano e Gohan tenendo il suo enorme pesce sulla spalla destra. Sfrecciavano a tutta velocità nel cielo, con il vento che scompigliava i loro capelli, quando Gohan si accorse che suo padre rallentava e perdeva bruscamente quota.
                      «Papà! Che stai combinando?!» urlò il ragazzino divertito, per farsi sentire dal genitore, pensando che stesse facendo il giocherellone come suo solito. «Guarda che ti supero, se ti metti a fare acrobazie!» scherzò. Vedendo che il padre si infilava fra le chiome degli alberi, Gohan decise di seguirne l'esempio. Fu colto di sorpresa dal Super Saiyan che, con un «Cucù!» gli fece una sonora linguaccia.
                      «E io che ti vengo dietro!» si lagnò scherzosamente il bambino.
                      «Dai... datti una mossa, lumacone!» lo derise Goku riprendendo quota.
                      «Certo!» Erano nuovamente in aria da una manciata di secondi, quando Goku accelerò. All'incremento della sua velocità corrispose però un altra brusca caduta verso il basso. Gohan, dubbioso, seguì il papà che nel frattempo si stava sforzando di ritornare in alto, stavolta più lentamente. La combinazione di sudore e movimenti dava l'impressione che il Saiyan stesse facendo una certa fatica, il che era strano: quel genere di azioni sarebbero dovute essere di una banalità sconcertante per un combattente di quel livello.
                      «Papà, ma... ti senti bene?»
                      «Tranquillo... non è n-niente...» disse Goku con tono incerto ed esitante. «Mi sento... un po' stanco, solo que... sto...» aggiunse, iniziando ad ansimare... degli ansimi che salivano dal profondo dei polmoni.
                      «Rallentiamo, dai! L'importante è arrivare a casa! Non possiamo metterci a pisolare per strada, altrimenti faremo tardi e la mamma si arrabbierà... a casa ti riposerai...»
                      Mentre galleggiavano in aria più lentamente, Gohan si accorse che suo padre stentava davvero molto a rimanere a mezz'aria. «Vuoi camminare un po', papà? Non devi affaticarti più del dovuto... Dammi i pesci, ci penso io!» propose il piccolo con atteggiamento serio.
                      «N-no... non ce la f...» iniziò a rispondere Goku con un gran fiatone, ma non poté proseguire perché gli si appannò la vista e fece una smorfia di dolore. Perse conoscenza, lasciò cadere i pesci e precipitò rovinosamente verso il suolo, spezzando rami e trascinandosi dietro foglie d'alberi.
                      «Papà!» gridò Gohan, lanciandosi all'inseguimento del corpo del genitore.
                      Nel frattempo, in un'altra zona del mondo, Piccolo sussultò. «Gohan!» Il namecciano ebbe un cattivo presagio, forse per una istantanea percezione delle aure, forse per le sue doti innate di telepatia da namecciano... o forse, per via dell’intenso legame instauratosi da tempo con il figlio di Goku. Allarmato, si involò alla ricerca dell'allievo.
                      Il piccolo mezzo Saiyan mise il padre a sedere appoggiandolo ad un tronco d'albero; trovò una certa difficoltà, perché la mollezza del suo corpo gli impediva di tenerlo in una corretta postura; il genitore non smetteva di fiatare e gemere, lanciando ogni tanto qualche gemito più forte. Versò l'acqua della borraccia che aveva con sé per far rinvenire il padre: Goku si riebbe, ma cominciò ad agitarsi con maggior foga. Gohan iniziò a piagnucolare coi lacrimoni agli occhi: «Papà, svegliati! Stai tranquillo, riposati, ti prego!» Pur nel rammarico che lo affliggeva, notò che il genitore doveva provare un forte dolore al cuore, visto che non la smetteva di stringersi il muscolo pettorale sotto la maglia della tuta all'altezza del cuore.
                      Nel giro di una lunga serie di minuti, in preda ad una crescente alterazione, Piccolo stava già sorvolando il bosco dove padre e figlio si trovavano. Aguzzò i sensi e le percezioni e riuscì a trovarli senza troppo girovagare: «Gohan! Che sta succedendo??»
                      «Non lo so! Papà ha cominciato a stare male circa un quarto d'ora fa, o forse un po' di più! Diceva di essere stanco, ma adesso guarda in che condizioni è!» esclamò con voce disperata.
                      «Sbrighiamoci, non c'è tempo da perdere! Io lo porterò a casa, tu sai dove trovare un medico??»
                      «Sì! Nel villaggio vicino a casa nostra! Lo porterò a casa io stesso, così non perderemo altro tempo!»
                      Piccolo si caricò Goku sulla spalla destra e, senza indugiare, l'allievo e il maestro si misero in viaggio. Percorsero un breve tratto di traiettoria aerea insieme, poi – ad un certo punto - si separarono e presero strade diverse.
                      Last edited by VirusImpazzito; 14 June 2013, 19:57.

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                      • Pochi minuti dopo, Piccolo atterrò davanti alla casa dove Goku abitava con la sua famiglia, reggendo il suo ex rivale tra le braccia. Si avvicinò alla porta e iniziò a chiamare Chichi a gran voce. Chichi, sentendosi chiamata, accorse subito: fu grande lo stupore quando vide l'alieno verde che le portava il marito così sofferente e privo di coscienza.
                        «Mostro! Che cosa fai qui??» cominciò a gridare, isterica più che mai; mossa dai suoi pregiudizi contro il demone namecciano, lo assalì con una valanga di accuse: «Che hai fatto a Goku? Dov'è Gohan?? Che gli hai fatto?? Dimmi la verità, non ti azzardare a raccontarmi menzogne! Avete combattuto e hai usato qualche tecnica infame delle tue, giusto??»
                        Piccolo le rispose a tono, sbraitando seccato anche lui: «Stai zitta, stupida! Se avessi un po' di cervello, capiresti che tuo marito sta molto male! Basta guardarlo! E Gohan è andato a chiamare un medico!»
                        Chichi, ammutolita, lo guardò con cipiglio accigliato di disapprovazione, poi gli disse: «Muoviamoci... stendiamolo a letto.» Goku, anche da disteso, non smetteva di agitarsi e fremere disperatamente; Piccolo gli strappò la canottiera, per permettergli di respirare meglio.
                        Dopo la sfuriata a scapito di Piccolo, Chichi cominciò a deprimersi e ad immalinconirsi mentre asciugava e detergeva il sudore corporeo del suo marito; senza che se ne rendesse conto, le lacrime le rigarono il volto. No, così non andava bene: doveva darsi una mossa. Appoggiò l'orecchio sul petto muscoloso del marito, in un gesto di premura e di attenzione insieme: il cuore batteva in maniera dannatamente irregolare. Doveva essere un problema cardiaco, non ci voleva un genio a capirlo. Si risolse a telefonare Bulma: anche se non si erano frequentate molto negli anni, Bulma e le vicende in cui era stata coinvolta avevano sempre trasmesso l'impressione di una donna affidabile, che sapeva giostrarsi in tutte le situazioni; una tipa con una marcia in più, insomma. «Oddio mio! Povero Goku! Lascia fare a me, Chichi... mi metto subito in movimento! Ti terrò informata!»
                        Poco dopo, Gohan era già lì. Fece scendere il medico dal dorso: infatti lo aveva portato lì in volo.
                        «Mamma, ho portato il dottore del paese! Quello dei vaccini!» Il dottore era un caprone antropomorfo che, in altre circostanze, avrebbe avuto un'espressione bonaria; indossava un paio di occhialetti, il lungo camice bianco e lo stetoscopio al collo. Entrato in casa, iniziò subito a visitare il Saiyan.
                        In quel momento, alla Capsule Corporation, Bulma si mise immediatamente in contatto videotelefonico con il Dr. Hatataku, cardiologo di chiara fama internazionale, fondatore di una nota clinica nella Città dell'Ovest: un alto luminare celebre e stimatissimo nel mondo scientifico, probabilmente l'equivalente medico del Dr. Brief, di cui era caro amico. Date le difficoltà (il paziente ed il medico abitavano in due regioni del mondo diverse, quindi Goku non poteva essere subito ricoverato), Bulma si offerse di accompagnare il medico sul posto: una visita a domicilio era la soluzione più celere e meno scomoda per l’ammalato; dopo aver invitato il medico a farsi trovare pronto a partire insieme ad un'infermiera, chiuse la comunicazione e fece un rapido resoconto della situazione a Yamcha, Pual e Olong e diede loro le istruzioni, da brava organizzatrice.
                        «Yamcha, sai dove abitano Tenshinhan e Jiaozi?»
                        «Sì, più o meno sì.»
                        «Bene! Non abbiamo il loro numero, quindi dovrai andare a cercarli! Prendi dalle mie capsule il jet medio! Parti subito! Io vado a prendere il Dr. Hatataku. Poi, mentre siete in viaggio, ricordatevi di chiamare Crilin e Muten... dobbiamo dare a Goku tutto l'aiuto possibile, e anche di più!!» si raccomandò.
                        «Va bene, cara, non preoccuparti! Ci vediamo direttamente a casa di Goku.»
                        Bulma si fiondò fuori di casa, aprì l'astuccio porta-capsule e scelse il velivolo che più le faceva comodo. Casualmente, notò nel grande spiazzale nel giardino esterno la navicella di Vegeta, quella dove in quel momento si stava allenando, come di consueto. Strinse nella mano la capsula e, in tutta fretta, decise di avvisarlo. Anche lui aveva il diritto di essere informato di ciò che stava accadendo a quello che lui chiamava Kakaroth, no? La ragazza bussò al portellone della navicella, attese alcuni secondi e Vegeta aprì; Bulma gli spiegò la situazione.
                        «Balle! Non può essere una cosa grave... un vero Saiyan non può morire di malattia!»
                        «Pensala come vuoi» rispose la ragazza con tono frettoloso. «Io sto andando lì e, se cambierai idea, penso tu sappia come trovarci. Tanti saluti!» concluse, girando i tacchi e andandosene bruscamente. Sembrava che quel Saiyan volesse di proposito farla irritare ogni volta. In realtà, quella non era una provocazione: Vegeta era davvero convinto che quelle preoccupazioni fossero tutte scemenze, e non voleva lasciarsi sopraffare dall'ombra di inquietudine che tali rivelazioni gli avevano lasciato. Per queste ragioni, decise di mantenersi indifferente e tornare agli allenamenti.

                        La faccia perplessa e rammaricata del medico caprone mostrava come la situazione fosse per lui incomprensibile: quei sintomi non gli permettevano di capire che malattia fosse; l'unica misura che riuscì ad adottare fu un'iniezione di antidolorifico per sedare l’ammalato come era necessario; mentre era restio a somministrare altri medicinali, in assenza di esami ed analisi, per paura di controindicazioni a lui ignote. Se non altro, l'ammalato aveva smesso di agitarsi e i suoi muscoli erano più distesi. Fortunatamente, nel giro di pochi minuti, Bulma si fece di nuovo viva con Chichi, avvertendola dell'arrivo imminente del cardiologo.
                        Il medico caprone rimase in casa fino all'arrivo del collega cardiologo, per sorvegliare il paziente: adesso Goku era pallido, il suo respiro pesante e la sua espressione sofferente ma, se non altro, non si agitava più.
                        Al suo arrivo, Hatataku iniziò una visita completa ed accurata, sotto gli occhi di Gohan, Chichi e lo stregone del Toro, Bulma e Piccolo, nonché il medico caprone. «Questi sintomi non mi convincono per niente. Da un lato potrebbero essere ricondotti a varie patologie che sicuramente hanno colpito il cuore, dall'altro non c'è una patologia specifica che rientri in questi parametri. Sarebbe opportuno un esame del sangue, per cominciare.» Effettuò dunque il prelievo di alcuni campioni di sangue. «C'è un solo modo per accelerare le diagnosi. Andrò da un collega di mia conoscenza che ha un laboratorio di analisi in una città qui vicino e gli chiederò di analizzare questi campioni di sangue; nel frattempo controllerò le banche dati informatiche in cerca di dati e informazioni... non è possibile che proprio io non ne sappia niente! Vi giuro che, nonostante la mia esperienza in materia, non ci sto capendo nulla.» dichiarò il medico con accento visibilmente preoccupato. A quel punto, il medico estrasse da una capsula un jet biposto e partì con la sua infermiera. Anche il caprone, rendendosi conto che la sua presenza era inutile al momento, disse che sarebbe tornato all'ambulatorio in paese per espletare il suo lavoro ordinario; lasciò il numero telefonico d'emergenza, promettendo che, se fosse stato necessario, sarebbe tornato subito per sedare di nuovo il paziente: ormai ritrovare l’indirizzo gli sarebbe riuscito agevole.
                        Poco dopo, iniziarono ad arrivare gli amici di Goku. I primi a farsi vivi furono Muten, Crilin e la tartaruga, che aveva insistito tanto per essere presenti; il volto di Crilin si deformò in una grottesca espressione di commozione infinita. Sicuramente, tra gli amici stretti di Goku, era lui il più emotivo. Dopo un po', arrivò anche il gruppetto di Yamcha. Tutti vollero dare un'occhiata per capacitarsi delle condizioni di salute dell'amico ammalato, ma si resero ben presto conto che tutto quell'affollamento era controproducente; la stanza era piccola e la folla dava un senso di soffocamento. Di propria iniziativa uscirono tutti dalla casa e si riunirono nel cortiletto antistante, lasciando che al capezzale del malato rimanessero solo la moglie, il figlio e Bulma, che si era impegnata a fare da filo diretto con il medico e perciò aveva annullato tutti i suoi impegni aziendali della giornata.
                        Piccolo si distaccò dal gruppo dei terrestri, mettendosi in disparte.
                        Mentre Tenshinhan e Jiaozi si erano seduti a terra, pensierosi, con lo sguardo verso il basso, fissando il terreno, Crilin, Yamcha e gli altri, dritti in piedi, attendevano l'evolversi della situazione. Si scambiavano poche parole... la tensione era più che palpabile. Per di più, erano perfettamente consapevoli della propria impotenza ed inutilità in quelle circostanze. Ogni tanto qualcuno attirava l'attenzione degli altri con qualche amarcord del passato del tipo “Vi ricordate quando...?” Era il genere di discorsi che si fanno quando la malinconia fa presentire il verificarsi di un evento luttuoso; e, anche se nessuno osava parlarne, il peso che si sentivano fin dentro l'anima era tale che tutti inconsciamente temevano proprio il peggio.
                        L'unico che si lasciò scappare un «e se lo stessimo perdendo?» fu il piccolo Jiaozi, che fece demoralizzare tutti i presenti. Fu immediatamente rimbeccato da Tenshinhan: «Stupido! Non devi neanche pensarlo!»
                        Un'improvvisa percezione turbò i presenti: all'improvviso arrivò Vegeta; indossava una canottiera nera e dei pantaloni di tuta grigio scuro, con il logo della Capsule Corporation, il che lasciava intuire che aveva interrotto apposta i suoi allenamenti. Era andata proprio così: durante i suoi esercizi, era andata crescendo in lui la preoccupazione destata dalla notizia che gli aveva dato Bulma. Sì, Vegeta – sempre a modo suo - era divenuto sempre più inquieto, più di quanto la sua coscienza fosse in grado di accettare, più di quanto gli amici di Goku potessero comprendere.

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                        • «Chi ti ha invitato qui?» chiese Tenshinhan con accento di collerico fastidio; tra i presenti, il treocchi era il meno conciliante nei confronti di Vegeta: ne aveva subito i soprusi, ma non aveva convissuto con lui abbastanza da abituarsi a tollerarlo o semplicemente ignorarne la presenza.
                          «Chiudi il becco, imbecille» lo tacitò seccamente il Principe, per poi entrare disinvolto nella casa del rivale. Si indirizzò nella stanza da cui venivano delle voci sommesse, e trovò ciò che gli interessava. Si fermò a circa un metro dal letto, squadrando il Super Saiyan infermo dall'alto con la fronte corrugata dal disappunto.
                          «Come sta adesso?» domandò in modo generico, senza lasciar trapelare emozioni.
                          «È stato sedato» spiegò Bulma. «Un medico di mia fiducia si sta dando da fare per trovare una cura...»
                          «Bah.» brontolò Vegeta. Uscì dalla casa, e si andò a posizionare su un albero del cortile, silenzioso, schiena appoggiata ad un grosso ramo, in attesa di sviluppi.

                          Più tardi, squillò il cellulare di Bulma. «Salve, Bulma! Sono Hatataku! Ho spulciato in lungo e in largo le più ricche banche dati mediche del mondo, informatiche e non, ma è assurdo... del male che ha colpito il signor Goku non c'è traccia. Da un rapidissimo esame preliminare del sangue, risulta una grave infezione di origine virale... sicuramente l'incubazione del virus risale a non poco tempo fa. Ho però il dovere di informarvi che i risultati non sono del tutto attendibili, dato che sono stati compiuti in maniera sbrigativa.»
                          «Che cosa significa allora? Non esistono rimedi??» domandò Bulma nervosa, abbassando il tono della voce per non farsi udire dai presenti.
                          «Aspetti, Bulma, c'è dell'altro. La composizione del sangue è parecchio anomala...»
                          «Ma certo! Perché Goku è un extraterrestre... però mi raccomando, contiamo sulla vostra riservatezza.»
                          «È chiaro.» Hatataku, come del resto il padre di Bulma, era un genio abbastanza bizzarro da non lasciarsi strabiliare all’idea di star curando un alieno. «Comunque questo fattore comporta che il virus si riproduca e si disintegri a ritmi frenetici: dunque possiamo desumere che tutti voi siete probabilmente fuori dal rischio di un contagio. Il problema...»
                          «Ho capito!» lo interruppe Bulma. «Il problema sussiste solo per Goku, dunque! Che si può fare?»
                          «Continuerò a fare indagini... troverò un rimedio, lo troverò! Quanto è vero che mi chiamo Hatataku!»
                          «Aspetto sue notizie! Grazie della sua immensa disponibilità.»

                          Le ore trascorsero, si fece ormai pomeriggio inoltrato. Chichi si voltò verso Gohan con un sorriso tristissimo, forse il più triste del mondo, il sorriso di chi si sforza di ostentare serenità ma porta il peso della rassegnazione nel cuore. La moglie di Goku aveva foschi presentimenti, ma si era imposta di non perdere la speranza. «Gohan, fammi un favore. Fatti un giretto fuori e vai nel bosco a prendermi qualche ramoscello dalla solita pianta... Hai presente la tisana che mi faccio la sera quando voglio riposare? Quando papà si risveglierà, voglio preparargliene un po'...» Gohan fiutò qualcosa di strano in quella richiesta, ma non volle sollevare obiezioni; era un bambino per niente stupido. I presenti compresero che Chichi temeva che nel giro di pochi minuti accadesse il peggio e non voleva che il figlio vedesse il genitore andare all'Altro Mondo sotto i suoi occhi; anche Chichi aveva sperimentato sulla propria pelle la morte di un genitore in tenera età, infatti era stata allevata dallo Stregone del Toro, praticamente solo.
                          Fu un caso che, proprio quando Gohan fu lontano, un urlo spezzò il silenzio che pesava su tutti in quel momento. Goku aveva ricominciato ad agitarsi; tossiva ed ansimava, sudava come un dannato e si sbracciava, sdraiato sul suo letto, portando ogni tanto le mani contratte sul cuore. Chichi non sapeva più cosa fare, in preda al panico per quell'inaspettata reazione del marito, quindi richiamò Bulma. «Dobbiamo chiamare il medico... serve dell'altro antidolorifico! Il cuore gli sta facendo male in maniera pazzesca!»
                          Un gemente urlo sovrumano di dolore e fece rimbombare non solo la casa, ma tutta l'area circostante. Istintivamente tutti, ma proprio tutti schizzarono dentro la casa e non resistettero all'impulso di entrare nella stanza da letto. Goku ansimava con estrema fatica; in un'ultima fiammata di malessere, aprì gli occhi come non aveva fatto più da quando Gohan aveva cercato di soccorrerlo nel bosco, in mattinata. Nel breve istante in cui i suoi occhi furono aperti, abbracciò i presenti nella stanza con un unico sguardo e il suo volto contratto per i patimenti si distese in un sorriso ampio. Prima di richiudere gli occhi, tutti videro un velocissimo lampo di preoccupazione nei suoi occhi, e lo ricollegarono a quel che il povero Saiyan disse subito dopo: «Go... han...». Poi chiuse gli occhi e la bocca e, in modo totalmente innaturale rispetto a pochi secondi prima, il suo corpo si afflosciò e il suo volto si compose in un'espressione seria, ma finalmente serena. Fu subito chiaro a tutti quello che era accaduto, così come fu subito chiaro a tutti che l'ultimo pensiero di Goku era andato a Gohan, l'unico dei suoi cari assente in quel momento. Magari si era chiesto dove fosse, forse temeva che qualche nuovo nemico lo stesse minacciando e avrebbe voluto essere con il figlio per poter combattere e difenderlo, come aveva sempre fatto. Per di più, fu subito chiaro a tutti che quella era la seconda volta per Son Goku: ossia la volta definitiva, il non ritorno. Al solo pensiero, Crilin e Yamcha, distrutti, strinsero i denti e gli occhi ma non furono capaci di reprimere le lacrime; le due donne, lo Stregone del Toro, Olong, Pual e la tartaruga, senza pudore si erano trasformati in fontane di lacrime, mentre il maestro Muten, reso più forte dall'esperienza di vita secolare, simulava forza d'animo dietro gli occhiali da sole e la folta barba bianca. Anche Tenshinhan, a capo chino, serrava gli occhi e bocca in un patetico tentativo di sopprimere le lacrime; non aveva versato lacrime per quell'icona ammirata e rispettata che era stato per lui Taobaibai, ma il Super Saiyan lo aveva conquistato in modo più profondo. La malinconia traspariva anche dalle lacrime di Jiaozi; il dispiacere aveva deformato persino il suo viso naturalmente neutro. Piccolo diede le spalle alla comitiva, chinò il capo e incrociò le braccia, mentre Vegeta, più che costernato o addolorato, sembrava furente: stringeva i pugni e digrignava i denti, mentre il suo sguardo era più spaventosamente irato del solito. Il Principe dei Saiyan si risolse ad allontanarsi dalla stanza, preda di un istinto incontrollabilmente violento. Per evitare di distruggere tutto, si mise a correre verso l'uscita e percorse il cortile davanti all'ingresso. Spiccò un salto e sparì nel tramonto di quel pomeriggio.

                          Gohan avvertì qualche voce in lontananza non troppo udibile, ma non l'associò a suo padre. Si avviò verso casa. Attraversò il bosco; con rapidi balzi sui sassi che emergevano dal pelo dell'acqua supera il fiume, in pochi minuti fu di nuovo a casa per trovare gli amici riuniti con espressione compunta davanti alla casa. Essi si scansarono per lasciarlo passare ed entrare nell'abitazione. Chichi annunciò mestamente, con gli occhi stracarichi di lacrime che già le rigavano il volto: «Gohan... papà non c'è più.» Chissà quanto ne sarebbe stato felice Freezer.

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                          L’ANGOLO DELL’AUTORE
                          Il medico caprone è preso dal fumetto Dr. Slump & Arale, dove è il medico del Villaggio Pinguino e gestisce l'ambElatorio. Invece Hatataku è una mia invenzione: il suo nome è una storpiatura dell'inglese "heart attack" (= attacco cardiaco, infarto).
                          Qualche minimo spunto, come avrete notato, è preso dalla scena iniziale dello special di Trunks del futuro.

                          Non risparmiate i commenti: positivi o negativi, saranno comunque ben accetti.
                          In particolare, Ssj3, visto che continui a seguire, che ne pensi dei capitoli precedenti, quelli sullo scontro tra Goku e la famiglia Freezer?

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                          • E' stata una morte molto più improvvisa e a sangue freddo di quanto avrei mai immaginato.
                            Pensavo che, dai primi sintomi alla fine, sarebbero passati giorni o settimane (magari il manga mi contraddice, ora non ricordo) anche per prepararci ad un avvenimento così cruciale.

                            Questa scelta ha reso il tutto ancora più traumatico, dunque trovata riuscita, senza dubbio.

                            Del combattimento con Freezer non riesco ancora a capire se mi abbia convinto il finale o meno xD
                            Concentrare tutte le energie in un colpo per spezzare il collo all'avversario è sicuramente un epilogo credibile, ma non dragonballiano.
                            Di solito i combattimenti finiscono in maniera più spettacolare che tattica, e una mossa del genere solitamente fallisce (es. Super Vegeta che colpisce Perfect Cell con un calcio al collo) oppure pone fine ad una contesa già segnata in partenza (Rekoom vs Gohan) non ad una lotta fra pari.
                            Non so qual'era il tuo intento: a me ad es. Freezer ha fatto un misto di pena e compassione in quel momento, magari era ciò che volevi.

                            Il ruolo di Goku nei capitoli (11-12-13) non l'ho percepito come quello di un personaggio POV, sembrava che come lettore dovessi ammirare le ultime gesta di un eroe dall'esterno.
                            E ciò è coerente col fatto che, in questa storia, Goku ha un ruolo marginale, per cui ho apprezzato.
                            A questa sensazione ha contribuito il sapere già come sarebbe finita.

                            Il cap.14 l'hai fatto dal punto di vista del super saiyan, se non ricordo male: avrei preferito descrivere gli stessi eventi ma con gli occhi di un Gohan o di Chichi, questo nell'ottica di scrivere una storia a sè stante dall'opera a cui si ispira.
                            D'altro canto, in quanto fanfic di DB, chi si approccia alla lettura si aspetterà e vorrà vedere Goku come un protagonista "a prescindere" finchè è presente.
                            sigpic

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                            • Io mi aspettavo una malattia diversa, come se inizialmente si sentiva stanco per circa mezz'ora, poi sveniva, qualche volta si svegliava e dopo un po' di tempo moriva, così è un finale più tragico, ma è ciò che volevi, e l'hai ottenuto.

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                              • Commenti interessanti! Grazie, ragazzi
                                'Spe che rispondo a tutto.

                                Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
                                Io mi aspettavo una malattia diversa, come se inizialmente si sentiva stanco per circa mezz'ora, poi sveniva, qualche volta si svegliava e dopo un po' di tempo moriva, così è un finale più tragico, ma è ciò che volevi, e l'hai ottenuto.
                                Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                                E' stata una morte molto più improvvisa e a sangue freddo di quanto avrei mai immaginato.
                                Pensavo che, dai primi sintomi alla fine, sarebbero passati giorni o settimane (magari il manga mi contraddice, ora non ricordo) anche per prepararci ad un avvenimento così cruciale.

                                Questa scelta ha reso il tutto ancora più traumatico, dunque trovata riuscita, senza dubbio.
                                Su questo siete d'accordo. A parte il voluto effetto traumatico, mi sembrava che non storpiasse troppo l'idea di una malattia improvvisa e sconosciuta da curare "appena compariranno i primi sintomi" (cit. Trunks), quindi un male da curare in maniera immediata perchè tende a degenerare in maniera altrettanto rapida.

                                Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                                Del combattimento con Freezer non riesco ancora a capire se mi abbia convinto il finale o meno xD
                                Concentrare tutte le energie in un colpo per spezzare il collo all'avversario è sicuramente un epilogo credibile, ma non dragonballiano.
                                Di solito i combattimenti finiscono in maniera più spettacolare che tattica, e una mossa del genere solitamente fallisce (es. Super Vegeta che colpisce Perfect Cell con un calcio al collo) oppure pone fine ad una contesa già segnata in partenza (Rekoom vs Gohan) non ad una lotta fra pari.
                                Non so qual'era il tuo intento: a me ad es. Freezer ha fatto un misto di pena e compassione in quel momento, magari era ciò che volevi.
                                Se devo trovare un riferimento "simile" (non uguale) nel manga, è il finale del Goku vs. Nappa, o magari Goku vs. Rekoom. Immagino che un finale del genere possa un po' scontentare perchè quelli sono due scagnozzi e Freezer è un "boss finale"- il mio preferito! - per il quale si desidererebbe una fine più grandiosa. Goku ha dovuto fare ricorso alle sue conoscenze tattiche (ha rispolverato le care vecchie Immagini Residue) perchè, come notava Vegeta e come si rendeva conto lui stesso, andando avanti di quel passo, si sarebbe consumato senza mettere a segno attacchi di un certo livello - necessari, contro un Freezer eccezionalmente robusto, più della sua solita natura. se ti ha fatto compassione, era voluto anche questo: Freezer ha rinunciato a tutte le possibilità di redenzione che Goku gli ha offerto, e per questo è stato totalmente annullato, annichilito.

                                Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                                Il ruolo di Goku nei capitoli (11-12-13) non l'ho percepito come quello di un personaggio POV, sembrava che come lettore dovessi ammirare le ultime gesta di un eroe dall'esterno.
                                E ciò è coerente col fatto che, in questa storia, Goku ha un ruolo marginale, per cui ho apprezzato.
                                A questa sensazione ha contribuito il sapere già come sarebbe finita.
                                In effetti è l'ultimo canto del cigno... un Goku così forte e vincente non lo vedremo mai più (in questo universo), e quindi ho scelto di raccontarlo assistendo dal punto di vista dei suoi comprimari. Non a caso ho dato a ben due capitoli il titolo di Titanomachia!

                                Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                                Il cap.14 l'hai fatto dal punto di vista del super saiyan, se non ricordo male: avrei preferito descrivere gli stessi eventi ma con gli occhi di un Gohan o di Chichi, questo nell'ottica di scrivere una storia a sè stante dall'opera a cui si ispira.
                                D'altro canto, in quanto fanfic di DB, chi si approccia alla lettura si aspetterà e vorrà vedere Goku come un protagonista "a prescindere" finchè è presente.
                                Più che altro, siccome ragionavo nell'ottica che "questo sarà l'ultimo capitolo con un Goku attivo che cammina e si muove", ho voluto farlo essere una presenza viva che interagisce con gli altri, finchè può. Conoscendo la fine che avrebbe fatto, era facile intuire che questo capitolo era la descrizione di un suo ritorno - per quanto poco duraturo - alla vita quotidiana. Come a dire... godiamoci Goku e la sua vita normale, finchè li abbiamo!

                                Presto il prossimo capitolo!
                                Last edited by VirusImpazzito; 15 June 2013, 14:21.

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