Grazie del bel commento! Come si vede, persino dietro le scenette comiche basate su Kapirinha e soci c'era tutta una pianificazione che doveva sfociare nel passaggio di Kodinya dalla parte dei "buoni". Insomma, si trattava di gag comiche "alla Mr. Satan", ossia che avrebbero finito per avere un influsso sulla trama principale e sui combattimenti.
Passiamo subito al prossimo capitolo, fresco di revisione.
Cap. 37: Matta Bestialitade.
Allontanatisi Vegeta e Cooler, Piccolo iniziò a ragionare a mente fredda nonostante la difficile situazione in cui si era ritrovato: adesso aveva di fatto due fortissimi avversari da tenere sotto controllo, entrambi pericolosissimi. Da una parte c’era Kreezer, il quale aveva deciso di godersi il fantasmagorico spettacolo dello scimmione Saiyan accomodandosi in disparte… gli ci voleva solo uno spuntino da sgranocchiare, ma – per rimediare - decise che se avesse visto qualche animaletto sbucare dal terreno, se lo sarebbe pappato. Dall’altra parte Gohan, divenuto un vero e proprio mostro, si dimenava furioso ed incontrollato, pestando le zampe inferiori al suolo, sferrando calci e pugni alle rocce. Era la seconda volta che Piccolo si trovava davanti quel grosso, mostruoso scimmione, ed ancora una volta la sua forza era insufficiente a fronteggiarlo: in quello stato, Gohan emetteva davvero un’aura dieci volte superiore a quella iniziale, e ciò significava che aveva largamente superato il livello del suo maestro. Di provare ad affrontarlo non se ne parlava nemmeno: rischioso ed inutile.
“Dannazione, Gohan ha perso il lume della ragione! Ma da che parte sta quel dannato Vegeta?? È venuto solo per fare casino e complicare le cose?!” si rammaricava il namecciano, levandosi dal suolo. “Ora che Gohan è una bestia, il rischio che il pianeta vada in frantumi si è centuplicato!”
Il mostro continuava ad agitarsi; Kreezer si godeva la scena nonostante gli scossoni del suolo, che d’altra parte non influenzavano più di tanto il combattimento contro Sauzer, poiché Tenshinhan, col suo Super Kikoho, non si esimeva dal generare ulteriori sismi. Piccolo pensò a come rimediare alla situazione: “L’altra volta tornò al suo aspetto normale quando distrussi la Luna! Proviamoci!” Si innalzò in cielo, caricò la propria energia spirituale nel braccio destro e liberò un’enorme onda d’energia verso la nuova fonte di luce bianca creata da Vegeta. Nessun risultato… la luna artificiale era intatta, ancora al suo posto. “M-ma come… Non funziona…!” Si stupì il namecciano. “Ma certo… che stupido! Non è un corpo solido come la vera Luna… è nato dall’incontro tra l’energia di Vegeta e l’aria della Terra: praticamente è un ammasso di gas che brucia! Non essendo materia solida, non è così facile da distruggere!” Ed effettivamente ai Saiyan non interessava se quel corpo che fosse solido o meno, ma solo che sprigionasse una quantità di onde Bluetz sufficiente per innescare la trasformazione.
«Dannazione!» imprecò Piccolo. Sfumata questa soluzione, nella mente di Piccolo la situazione si faceva più ardua. «Aspetta un attimo!» si disse. «Il punto debole dei Saiyan è la coda! Se gliela staccassi mentre è trasformato, forse tornerebbe normale…»
Il guerriero dalla pelle verde scese verso il basso, si spostò dietro la schiena di Gohan secondo una traiettoria curva. «Ahah! Sembra un insetto!» commentò Kreezer divertito.
“Un colpo di energia sarà più efficace di un semplice attacco fisico…” rifletté, concentrando le mani congiunte contro l’attaccatura della coda sul posteriore di Gohan, per poi rilasciare un’onda alla massima potenza di cui disponeva.
«Ihihih! Vuole danneggiargli la coda, ma sembra solo una zanzara fastidiosa! In effetti anche a me darebbe fastidio, se mi toccasse la mia bella coda!» esclamò Kreezer raccogliendosi la coda sulle proprie gambe e accarezzandosela.
Anche quell’attacco non ebbe esito: Piccolo si rese conto che c’era troppa differenza tra lui e il suo allievo per riuscire anche solo a scalfirlo. In compenso, Gohan si era accorto di quella minuscola figura che lo aveva attaccato al sedere e che adesso gli svolazzava ancora attorno meditando come attaccarlo: “Forse col Makankosa…” Non poté nemmeno concludere il nuovo proposito, che si vide attaccato da un colpo di quella gigantesca coda da scimmione, venendo sbattuto violentemente a terra, nella polvere.
«È uno spettacolo bellissimo! Quel ragazzino così onesto e buono adesso si è rivoltato contro il suo caro amico!!» commentava Kreezer.
Ciò che Piccolo e Kreezer non avevano ancora compreso, era che Gohan non era del tutto privo di una sua razionalità, per quanto primitiva e rudimentale. La mente del figlio di Goku, infatti, era ormai un guazzabu-glio di energie e sentimenti irrazionali, istinti aggressivi e odi ancestrali; tuttavia recepiva coi sensi gli stimoli di tutto ciò che lo circondava, benché non fosse in grado di fissare i pensieri secondo un filo di coerenza logica matura. Anche quando le sue percezioni venivano collegate in maniera logica, ciò non durava a lungo. Adesso, ai suoi occhi si presentava lo sguardo duro e l’espressione contratta in un rabbioso digrignare di Piccolo che, dopo l’urto, si rialzava. Il viso irato del namecciano incrociò per qualche secondo gli occhi sanguigni dell’enorme primate: ed ecco risalire dal profondo subconscio infantile di Gohan i ricordi sedimentati nella memoria di un bambino di quattro anni, quando il demone verde ringhioso, subito dopo aver comunicato che Goku si era sacrificato perché Radish venisse ucciso, minacciava il bambino in lacrime di “spezzargli l’osso del collo” o di “svitargli la testa”. D’impulso Gohan - tornato con la mente al presente - ringhiò e ruggì, dominato da un molesto senso di fastidio: ecco la sua prossima preda. Si inginocchiò e sollevò la manona destra chiusa a pugno come a voler brutalmente spiattellare quella minuscola e detestabile creaturina verde. Piccolo comprese di essere stato puntato: «Diavolo… ora ce l’ha con me! L’ho fatto arrabbiare!» esclamò il namecciano e, poco prima che la mano piombasse irrimediabilmente su di lui, riuscì a rotolare di lato, sfuggendo a morte certa per un pelo. Quindi si rimise in piedi; dopo aver corso qualche decina di metri raso terra inseguito pesantemente dallo scimmione, iniziò a planare e si portò verso l’alto. “Fortunatamente non è in grado di concentrarsi per spiccare il volo… la sua mente è troppo ferina per la tecnica di galleggiamento!” Così, la bestia iniziò a spiccare una serie di salti, ricadendo ogni volta pesantemente al suolo.
«Caspita… è agile, nonostante tutto!» osservò Kreezer dal suo osservatorio privilegiato.
Passiamo subito al prossimo capitolo, fresco di revisione.
Cap. 37: Matta Bestialitade.
Allontanatisi Vegeta e Cooler, Piccolo iniziò a ragionare a mente fredda nonostante la difficile situazione in cui si era ritrovato: adesso aveva di fatto due fortissimi avversari da tenere sotto controllo, entrambi pericolosissimi. Da una parte c’era Kreezer, il quale aveva deciso di godersi il fantasmagorico spettacolo dello scimmione Saiyan accomodandosi in disparte… gli ci voleva solo uno spuntino da sgranocchiare, ma – per rimediare - decise che se avesse visto qualche animaletto sbucare dal terreno, se lo sarebbe pappato. Dall’altra parte Gohan, divenuto un vero e proprio mostro, si dimenava furioso ed incontrollato, pestando le zampe inferiori al suolo, sferrando calci e pugni alle rocce. Era la seconda volta che Piccolo si trovava davanti quel grosso, mostruoso scimmione, ed ancora una volta la sua forza era insufficiente a fronteggiarlo: in quello stato, Gohan emetteva davvero un’aura dieci volte superiore a quella iniziale, e ciò significava che aveva largamente superato il livello del suo maestro. Di provare ad affrontarlo non se ne parlava nemmeno: rischioso ed inutile.
“Dannazione, Gohan ha perso il lume della ragione! Ma da che parte sta quel dannato Vegeta?? È venuto solo per fare casino e complicare le cose?!” si rammaricava il namecciano, levandosi dal suolo. “Ora che Gohan è una bestia, il rischio che il pianeta vada in frantumi si è centuplicato!”
Il mostro continuava ad agitarsi; Kreezer si godeva la scena nonostante gli scossoni del suolo, che d’altra parte non influenzavano più di tanto il combattimento contro Sauzer, poiché Tenshinhan, col suo Super Kikoho, non si esimeva dal generare ulteriori sismi. Piccolo pensò a come rimediare alla situazione: “L’altra volta tornò al suo aspetto normale quando distrussi la Luna! Proviamoci!” Si innalzò in cielo, caricò la propria energia spirituale nel braccio destro e liberò un’enorme onda d’energia verso la nuova fonte di luce bianca creata da Vegeta. Nessun risultato… la luna artificiale era intatta, ancora al suo posto. “M-ma come… Non funziona…!” Si stupì il namecciano. “Ma certo… che stupido! Non è un corpo solido come la vera Luna… è nato dall’incontro tra l’energia di Vegeta e l’aria della Terra: praticamente è un ammasso di gas che brucia! Non essendo materia solida, non è così facile da distruggere!” Ed effettivamente ai Saiyan non interessava se quel corpo che fosse solido o meno, ma solo che sprigionasse una quantità di onde Bluetz sufficiente per innescare la trasformazione.
«Dannazione!» imprecò Piccolo. Sfumata questa soluzione, nella mente di Piccolo la situazione si faceva più ardua. «Aspetta un attimo!» si disse. «Il punto debole dei Saiyan è la coda! Se gliela staccassi mentre è trasformato, forse tornerebbe normale…»
Il guerriero dalla pelle verde scese verso il basso, si spostò dietro la schiena di Gohan secondo una traiettoria curva. «Ahah! Sembra un insetto!» commentò Kreezer divertito.
“Un colpo di energia sarà più efficace di un semplice attacco fisico…” rifletté, concentrando le mani congiunte contro l’attaccatura della coda sul posteriore di Gohan, per poi rilasciare un’onda alla massima potenza di cui disponeva.
«Ihihih! Vuole danneggiargli la coda, ma sembra solo una zanzara fastidiosa! In effetti anche a me darebbe fastidio, se mi toccasse la mia bella coda!» esclamò Kreezer raccogliendosi la coda sulle proprie gambe e accarezzandosela.
Anche quell’attacco non ebbe esito: Piccolo si rese conto che c’era troppa differenza tra lui e il suo allievo per riuscire anche solo a scalfirlo. In compenso, Gohan si era accorto di quella minuscola figura che lo aveva attaccato al sedere e che adesso gli svolazzava ancora attorno meditando come attaccarlo: “Forse col Makankosa…” Non poté nemmeno concludere il nuovo proposito, che si vide attaccato da un colpo di quella gigantesca coda da scimmione, venendo sbattuto violentemente a terra, nella polvere.
«È uno spettacolo bellissimo! Quel ragazzino così onesto e buono adesso si è rivoltato contro il suo caro amico!!» commentava Kreezer.
Ciò che Piccolo e Kreezer non avevano ancora compreso, era che Gohan non era del tutto privo di una sua razionalità, per quanto primitiva e rudimentale. La mente del figlio di Goku, infatti, era ormai un guazzabu-glio di energie e sentimenti irrazionali, istinti aggressivi e odi ancestrali; tuttavia recepiva coi sensi gli stimoli di tutto ciò che lo circondava, benché non fosse in grado di fissare i pensieri secondo un filo di coerenza logica matura. Anche quando le sue percezioni venivano collegate in maniera logica, ciò non durava a lungo. Adesso, ai suoi occhi si presentava lo sguardo duro e l’espressione contratta in un rabbioso digrignare di Piccolo che, dopo l’urto, si rialzava. Il viso irato del namecciano incrociò per qualche secondo gli occhi sanguigni dell’enorme primate: ed ecco risalire dal profondo subconscio infantile di Gohan i ricordi sedimentati nella memoria di un bambino di quattro anni, quando il demone verde ringhioso, subito dopo aver comunicato che Goku si era sacrificato perché Radish venisse ucciso, minacciava il bambino in lacrime di “spezzargli l’osso del collo” o di “svitargli la testa”. D’impulso Gohan - tornato con la mente al presente - ringhiò e ruggì, dominato da un molesto senso di fastidio: ecco la sua prossima preda. Si inginocchiò e sollevò la manona destra chiusa a pugno come a voler brutalmente spiattellare quella minuscola e detestabile creaturina verde. Piccolo comprese di essere stato puntato: «Diavolo… ora ce l’ha con me! L’ho fatto arrabbiare!» esclamò il namecciano e, poco prima che la mano piombasse irrimediabilmente su di lui, riuscì a rotolare di lato, sfuggendo a morte certa per un pelo. Quindi si rimise in piedi; dopo aver corso qualche decina di metri raso terra inseguito pesantemente dallo scimmione, iniziò a planare e si portò verso l’alto. “Fortunatamente non è in grado di concentrarsi per spiccare il volo… la sua mente è troppo ferina per la tecnica di galleggiamento!” Così, la bestia iniziò a spiccare una serie di salti, ricadendo ogni volta pesantemente al suolo.
«Caspita… è agile, nonostante tutto!» osservò Kreezer dal suo osservatorio privilegiato.
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