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DB - La storia mai raccontata!

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  • Procedendo con ordine

    - Bella la citazione di Crilin che riprende le parole di Vegeta sulle trasformazioni dei changeling, fa molto guerriero vissuto

    - Il siparietto calcistico m'ha fatto venire in mente un paio di giocatori che non avrebbero sfigurato a parteciparvi Deki Stankovic quanto mi manchi

    - Interessante il combattimento contro Neiz, come sempre Yamcha cede per primo, anche se questa volta è giustificato. Ho l'impressione che il soldato di Cooler si scaverà letteralmente e figuratamente la fossa , probabilmente vorrà divertirsi a torturare gli avversari, e spero proprio che sia l'inedita combinazione colpo del Sole + kienzan a ucciderlo, visto che per esigenze di trama non è stata, insensatamente, mai usata nell'opera principale

    - Kreezer si trasforma? o.o
    sigpic

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    • Capitolo più corto degli altri ma che porta comunque avanti la trama, uno dei miei preferiti, bello il combattimente contro Neiz, con Yamcha e Crilin che comunque si fanno valere...
      Wow, Gohan è quindi anche più forte di Sauzer, se Kreezer ha detto di essere più forte di Sauzer...
      E Vegeta?
      Last edited by calogero99; 08 October 2013, 23:39.

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      • Vegeta?! Cosa starà facendo Vegeta? Presto (o forse no) lo sapremo... Intanto proseguiamo con i combattimenti!

        Cap. 30: Pump it up! Quando l’atmosfera si fa elettrica.

        «Va bene…» annuì Kreezer, accogliendo l’intimazione dello zio. Poi si rivolse al nemico: «Non avresti dovuto spingermi a tanto, piccolo Saiyan! Però mi dà fastidio il fatto che esista uno così forte come te, quindi mi costringi a compiere il prossimo passo…»
        «Voi due» annunciò Cooler alle due dipendenti alle sue spalle «potete decisamente sentirvi onorate dello spettacolo a cui state assistendo… non sarà una cosa che capita tutti i giorni - lo sapete? - di assistere ad una delle nostra trasformazioni.»
        «C-cosa?? Trasformazioni?!» esclamarono allo stesso tempo le due soldatesse, interdette. Esse, infatti ignoravano completamente che gli appartenenti a quella famiglia disponessero di una gamma di trasformazioni per graduare la loro potenza in battaglia. Avevano militato per anni sotto le insegne di Freezer, il loro superiore, che si mostrava loro sporadicamente; re Cold, la massima carica dell’impero, compariva ancor più di rado. I due, padre e figlio, avevano un aspetto simile; le differenze di statura e la maggior accentuazione della struttura ossea di re Cold appariva loro come giustificata dal divario di età; malgrado ciò, i due aristocratici padre e figlio avevano sempre esibito il medesimo aspetto, mentre Cooler non si era mai fatto vedere dal vivo dalle loro parti. Quando lo videro per la prima volta, era stata una sorpresa per loro constatare che Cooler avesse un aspetto esteriore così eccentrico rispetto ai suoi due familiari e allo stesso piccolo Kreezer; ipotizzarono che si potesse trattare di una qualche strana alterazione patologica o di un difetto, come la calvizie per molte razze umanoidi. Visto che Cooler era in grado di azzerare la propria aura, non avevano elementi per supporre che quello stadio potesse rappresentare un potenziamento della forma base. Del resto, l’attitudine di quella razza per le trasformazioni era un dato noto a pochi eletti, i più stretti collaboratori della dinastia reale: Vegeta stesso ne era venuto a conoscenza solo ai tempi di Namecc, non a caso da Zarbon, una delle due guardie personali di Freezer; Kodinya e Kapirinha, non rientrando in quella cerchia ristretta, ne erano rimaste all’oscuro fino al momento della nostra storia.
        Era la seconda volta, invece, che quello spettacolo inconsueto si ripeteva sotto gli occhi di Gohan; la prima volta il protagonista era stato il padre del suo attuale nemico; adesso era il turno di Kreezer. Il piccolo alieno iniziò a sforzarsi di aumentare la propria aura, che infatti crebbe a dismisura. Questo evento destò la preoccupazione di Gohan, il quale partì all’attacco del bambino extraterrestre per cercare, con un attacco diversivo, di interrompere il processo di mutazione. Ben presto, però, il figlio di Freezer fu contornato da una luminosa bolla d’energia arancio-dorata che, allargandosi sempre più, esplose travolgendo Gohan con un’onda d’urto. Diradatosi il polverone e la pioggerella crepitante di detriti che erano stati sollevati dalla deflagrazione, comparve Kreezer nel suo nuovo aspetto, denudato di tutti gli indumenti, distrutti a causa della trasformazione. Appariva molto simile al suo genitore all’ultimo stadio: erano rimasti immutati i tratti del suo viso e la placca puntuta che sormontava il suo capo, di colore castano-fulvo, che costituiva la differenza esteriore più marcata rispetto a Freezer. Era naturalmente più basso, e tutte le placche ossee lucide visibili erano del medesimo colore castano.
        «Ma come? Freezer non si era trasformato subito in quel modo... » si meravigliò Gohan.
        «E-ehm... » arrossì Kreezer imbarazzato. «Le altre trasformazioni ancora mi mancano! Devo crescere per poterle maturare!»
        «Aha…» disse Gohan, con un’espressione di sberleffo: più lo sentiva parlare, più si confermava che quello non era davvero un essere temibile come Freezer; gli sembrava un guerriero ancora acerbo, quasi una caricatura. “E pensare che per un attimo avevo temuto chissà cosa… anche se qualcosa mi dice di non abbassare la guardia.”
        «Ad ogni modo non ho bisogno di quelle trasformazioni, per sconfiggerti…» annunciò Kreezer, ostentando una rinnovata sicurezza dei propri mezzi.
        «Ah, no?»
        «No… lo zio dice che quelle forme servono a contenere a vari livelli la potenza del nostro vero aspetto…! Ma io con te non voglio contenermi… voglio scatenarmi!» affermò convinto: nei suoi occhi rossi brillava uno strano furore infantile.
        «Kreezer, ricordati gli esercizi che ti ho insegnato per contenere la propria forza… se ti scateni fin dall’inizio, quel marmocchio morirà in un colpo solo, e non credo sia quello che desideri.» si raccomandò imperioso lo zio.
        «Certo… io desidero… vedere la sua faccia contratta per la paura! E la sua sofferenza che cresce dopo ogni mio attacco!» affermò a testa bassa il ragazzino, con lo stesso furore sadico che era stato possibile leggere a chiare lettere sui visi dei suoi familiari nei momenti di massimo splendore. A quelle parole, un sorriso di approvazione solcò il volto di sua Maestà.
        “La sua aura è completamente diversa da prima.” si disse Gohan, percependo l’energia spirituale emessa dal ragazzino nel suo nuovo stadio. Kreezer lo guardò, con l’espressione del giocatore che decide di indossare le vesti del dominatore della partita; poi mosse qualche passo. Era ora di mettere alla prova i riflessi e la forza del Saiyan, attaccandolo nuovamente. Il figlio di Freezer sollevò il braccio; poi, con rapidi scatti, iniziò a sparare dal dito indice puntato in avanti una sequela di raggi scarlatti, destinati a colpire varie parti del corpo di Gohan: braccia, gambe, torace, testa… “Questa tecnica la conosco” pensò Gohan, parandoli uno dopo l’altro e ricacciandoli verso l’alto o verso il suolo, con concentrazione e pazienza, con una maestria e una prontezza disarmanti che però lo indussero ad attingere ad un’energia che fino ad allora aveva contenuto. Grande fu la sorpresa di zio e nipote nel constatare che il figlio di Goku era dotato di una velocità non seconda alla sua potenza, che gli permetteva di respingere uno alla volta quei rapidi colpi di media potenza. Al termine della raffica, Gohan appariva ancora determinato, ma nella generale sicurezza con cui aveva agito fino ad allora sembrava essersi aperta una breccia; il bambino mezzosangue non sembrava più quella fortezza inscalfibile che era fino a poco prima della mutazione del nemico. Kreezer, accalorato da questa nuova impressione, balzò all’attacco: caricò un pugno e lo colpì vigorosamente allo stomaco. Gohan si piegò in due con gli occhi sgranati dal dolore. «Gohan, ho capito la tua forza! Diciamo che, se i miei conti sono giusti, il 10% della mia vera forza basta e avanza per esserti molto superiore ed ucciderti completamente! Sai cosa significa questo…?»
        Il volto di Gohan si accese per la meraviglia. «… significa che, nella migliore delle ipotesi, morirai presto!»

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        • La Squadra Sauzer era famosa e famigerata in tutti i territori del regno come la massima espressione della potenza militare di re Cooler. Come tutte le voci che giravano su tale squadra, anche quelle che si erano diffuse sul conto di Neiz avevano un fondo di verità, con particolare riferimento alle sue abilità speciali, che acquisiva ogni volta che eseguiva la Metamorphosis. La sua patria era un pianeta originariamente noto come Batrax (oggi Cooler 5), la cui superficie era coperta per il 98% dall’acqua. La fauna locale si era evoluta adattandosi a tale ecosistema; la specie dominante – di cui Neiz era il più notevole esponente - si era evoluta a partire da antenati simili agli anfibi terrestri, così come gli esseri umani e i Saiyan derivavano da antenati della famiglia dei primati. Queste origini spiegavano la curiosa somiglianza di Neiz, nelle sue due forme, con girini, rospi e salamandre, nonché alcune caratteristiche della sua razza, come la sua pelle così elastica, ma anche qualche potere che l’alieno si accingeva ora ad utilizzare.
          Neiz era sceso a terra, mentre i due umani, in attesa della sua prossima mossa, lo sovrastavano. In posizione eretta, si collocò in un punto pressappoco centrale rispetto alla superficie usata fino ad allora per combattere. A quel punto emise un urlo profondo e assordante e, proprio mentre Kreezer scuoteva il pianeta con la propria trasformazione, scatenò un sisma che sbriciolò per un diametro di qualche decina di metri il terreno sotto i suoi piedi: fu una fortuna che Tenshinhan riuscisse a mettere in salvo le due gemelle prendendole sotto braccio e elevandosi ad una considerevole altezza, mentre Jiaozi trascinava per il braccio Soya, che istintivamente si era messa a galleggiare, essendone capace. Poi Neiz piantò le sue gambe fino al ginocchio in mezzo al terriccio smosso e, dopo essere stato avvolto da una sfera di luce arancione, provocò un’immane bufera di pietrisco, terriccio e rocce sbriciolate, spingendole con la propria forza spirituale in modo che andassero a formare un enorme e largo cumulo posto a lato della fossa. In quattro e quattr’otto e con una minima fatica, una gigantesca fossa era stata scavata, e l’acqua cominciava ad affiorare da tutti i lati e a salire di livello; sembrava che la falda acquifera giacesse addirittura ad una profondità inferiore rispetto a quella calcolata dall’ingegnere capo. In pochi minuti, era stato riempito un laghetto artificiale la cui profondità non avrebbe permesso di toccare il fondo con i piedi, senza immergersi.
          «Figa oh, quello schizzato avrebbe un futuro in un cantiere edile!» commentò Ganja, vogliosa di fare dello spirito, nonostante tutto.
          Portandosi a pochi centimetri dal pelo dell’acqua, Neiz distese le braccia e puntò le dita delle mani ben aperte verso il liquido che riempiva quella gigantesca buca. Le sue mani si illuminarono di un brillante ba-gliore arancione; un ronzio scoppiettante accompagnò una formidabile emissione prolungata di corrente elettrica ad altissimo voltaggio. Dall’esterno era possibile vedere che l’energia elettrica illuminava a tratti lo specchio d’acqua, parzialmente oscuro a causa della profondità rispetto al livello naturale del suolo.
          «Ma che altro sta combinando??» si chiese Crilin. «È un tipo imprevedibile!»
          «È la cara vecchia trappola dello stagno elettrico, una delle sue torture preferite... » commentò Sauzer a braccia conserte, discorrendo con il compagno Dore, che gli era accanto. «Elettrifica uno specchio d'acqua e ci butta dentro le sue vittime, lasciandole morire abbrustolite...»
          «Una volta Neiz mi spiegava che nel suo mondo usano questo sistema per andare a caccia di mostri marini. Fra l’altro sembra che chi la usa non prenda mai la scossa, per via della struttura isolante della loro pelle…»
          «Madre natura ha dato vita ad un controsenso trés jolie, non trovi? Vivere immersi nell’acqua, lanciare fulmini e non restare mai fulminati…»
          «Già, carino… Peccato che possa usare questi attacchi solo quando si trasforma, però. Ogni volta si perde tempo per aspettare che decida di trasformarsi...»
          Tenshinhan, che lucidamente seguiva da esterno il susseguirsi degli eventi, colse il funzionamento dei poteri dell’alieno: «Ho capito! Riesce a convertire la propria energia interiore in elettricità… la sua carica elettrica è proporzionale alla sua aura!»
          «Incredibile!! » gli fece eco Jiaozi.
          Soya faticava a credere a ciò a cui stava assistendo: «Ma che razza di mostro è quello?? E quegli altri due là in disparte??»
          Tenshinhan le accennò nervosamente: «Sono extraterrestri… maledetti alieni invasori…!»
          Neiz si sollevò lentamente, riapparendo finalmente ai suoi due avversari: «La caccia è aperta! Guhguhguh…»
          Quel che avvenne dopo, fu questione una manciata di secondi, al massimo di un minuto e mezzo. Focaliz-zando la propria attenzione su quello Yamcha che aveva visto ormai privo di energie, Neiz con una sola mano cominciò a emettere ad intermittenza le sue continue scariche elettriche arancioni. Yamcha, ormai impotente ed impossibilitato a reagire, si ritrovò in totale possesso dei fulmini nemici; aveva solo la forza di contorcersi e contrarsi come un indemoniato, lanciando urla roche e disperate, che risuonavano nell’aria, eco dell’intensità degli attacchi subiti. Jiaozi, impressionato, si copriva gli occhi con le manine, mentre le gemelle osservavano sgomente il martirio subito dal loro maestro prediletto: « Porca pupazza, povero Yamcha!»
          Crilin sapeva di non poter stare con le mani in mano… per quanto avrebbe resistito il suo compagno? E per quanto lo avrebbe torturato Neiz, prima di decidere di sbarazzarsene scagliandolo in quel lago assassino? Era solo questione di secondi. “Devo usare un colpo che non affidi la propria efficacia alla potenza dell’impatto fisico, come la Kamehameha: l’abbiamo colpito a iosa, ma quello è resistente… ci vuole qualcosa di diverso.”
          Tenshinhan era a sua volta indeciso: doveva forse lasciar morire l’amico? O doveva intervenire, col rischio che anche gli altri due guerrieri nemici si sentissero chiamati in causa, aggravando la situazione? «Basta! Chi se ne frega di queste stupide regole?! Adesso vado ad aiutarlo!» Soya però lo fermò: «Aspetti! Crilin sta preparando qualcosa, guardi!»
          Mentre il crudele Neiz stava finendo di strapazzare Yamcha, Crilin portò il braccio destro verso l’alto e con un gesto deciso lanciò silenziosamente un Kienzan. La lama circolare sibilò ronzando a tutta velocità verso il nemico che stava dando le spalle a Crilin, ma nell’esatto momento in cui aveva quasi raggiunto la testa di Neiz, con una prontezza di riflessi inaspettata… la sua testa scomparve. Neiz era capace di ritirare comple-tamente la testa e il collo dentro il torso, al di sotto delle spalle! Da dentro il torso, senza mollare la presa su Yamcha, si udì la voce di Neiz, più cavernosa e nasale del normale, che si vantava orgoglioso: «Sapevo che c’era un attacco in arrivo per la mia testolina…» Ne aveva presentito da dietro la nuca lo spostamento d’aria. Poi, lasciando riemergere la testa, aggiunse: «Volevi fregarmi…» Ebbe appena il tempo di pavoneggiarsi da gran fenomeno, che un altro Kienzan fendette l’aria per poi fendere il suo collo; un terzo Kienzan gli tagliò trasversalmente il torace. «Ce n’erano altri due… cervellone…» mormorò Crilin, accigliato.
          In un attimo, le scosse elettriche cessarono e Yamcha, esanime, iniziò la sua picchiata verso lo stagno elettrificato. Con una manovra superveloce, Crilin poco prima di tuffarsi in picchiata per recuperare l’amico, lanciò una breve sequenza di Kienzan verso i resti di Neiz, per precauzione. “Non si sa mai che possieda anche l’abilità di rigenerarsi come Piccolo. Del resto questo tipo è fin troppo imprevedibile…” All’inseguimento dell’amico tramortito, Crilin accelerò a velocità massima ed andò ad intercettarlo e arrestarne la caduta poco prima che sfiorasse il livello dell’acqua. “Oddio santo… stavolta c’è mancato poco…” sbuffò il pelato, elevandosi dallo specchio d’acqua proprio mentre sentiva che le carni e gli organi di Neiz precipitavano in quell’acqua che normalmente sarebbe stato il suo habitat naturale, ma che ne divenne la cassa mortuaria. Quei resti, ormai privi del tegumento rappresentato dalla pelle, non ebbero nemmeno il tempo di sprofondare, perché un sinistro sfrigolio riecheggiante nel silenzio della fossa suggerì che quei rimasugli erano definitivamente bruciati.

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          • «Figata, noo??» chiese Ganja alla sorella.
            «Altroché: è stata una scena assolutamente figa… a dir poco dina-mitica!» echeggiò Kaya.
            Neiz era stato sconfitto, al prezzo della salute di Yamcha, che adesso giaceva inerme e svenuto, con la pelle ustionata in più punti e gli abiti bruciacchiati a chiazze; ne restavano altri due, da battere, più forti di lui. Crilin, provato dal combattimento, raggiunse il resto del gruppo. Appoggiando delicatamente il compagno privo di sensi sul terreno, commentò: «Quel tizio aveva una dannata pellaccia, e sale in zucca a sufficienza per capire il funzionamento delle nostre tecniche e neutralizzarle. Malgrado ciò, non ha elaborato una buona strategia d’attacco vincente, e si è fatto battere da me, che obiettivamente ero più debole di lui… se avesse messo fuori combattimento me prima di dedicarsi a Yamcha, a quest’ora non sarei in questo mondo a raccontarlo. Che tutto ciò ci sia di lezione…»
            Jiaozi completò il pensiero espresso dal pelato: «Già! Sembrava sveglio, ma non lo era poi troppo!»
            Tenshinhan ipotizzò anche: «…oppure ha sottovalutato Crilin, credendo che un suo attacco non potesse costituire una minaccia concreta. A proposito, i miei complimenti… sapevo del grosso salto di qualità fatto da Yamcha, perché per un periodo ci siamo allenati insieme nell’Aldilà. Ma anche tu, Crilin…»
            «Il merito è anche dell’anziano saggio di Namecc, un vecchio davvero in gamba che ha risvegliato il mio potenziale sopito: da allora mi è stato anche più semplice migliorare, anche se tra una cosa e l’altra in palestra non ho avuto molto tempo.»
            Nel frattempo, i due compagni del defunto riuscivano appena a capacitarsi dell’accaduto. «Incredibile! Non era mai accaduto che un componente dell’irriducibile squadra Sauzer venisse sconfitto e annientato in questo modo!» mugugnò Dore.
            «Prima di procedere col prossimo scontro, nel quale la nostra vittoria dovrà giungere puntuale ed ineluttabile, osserveremo un minuto di silenzio come forma di rispetto e commemorazione del nostro compagno caduto.» proclamò solennemente il capitano Sauzer. Quindi i due guerrieri rimasero dritti e silenziosi come statue raffiguranti due fieri soldati, con occhi chiusi, espressione severa e mano rigoro-samente sul cuore.
            «E adesso…?» si chiese Crilin, esitante e corrucciato.
            «Credo…» mormorò allibito Tenshinhan. «…credo che stiano commemorando l’amico scomparso…»
            «Come sono formali…» affermò Soya senz’ombra di civetteria. «Con quell’armatura hanno quasi un che di cavalleresco...»
            Crilin, con un leggero accento di gelosia, asserì: «Invece sono una minaccia per il mondo intero. Se Neiz era il più debole, questi sono peggiori della squadra Ginew. Però sembra che li battano pure in stravaganza… giuro che sono gli avversari più bizzarri che mi siano capitati… »
            Preoccupati per le condizioni di Yamcha, gli amici si interrogarono se non fosse meglio portarlo in un ospe-dale: purtroppo in zona non ce n’erano, perché la depressione di Zambookah era una regione del mondo non urbanizzata. Di conseguenza sarebbe stato necessario trasportarlo per centinaia di chilometri, ma non avevano mezzi idonei allo scopo. Anche la possibilità di andare a procurarsi i senzu fu presa in considerazione, ma scartata. Infatti nessuno dei tre che conoscevano la strada volle allontanarsi dal campo, un po’ per non dare ai nemici l’impressione di star scappando, il che avrebbe scatenato una caccia all’uomo da parte degli alieni; un po’ per essere presenti e poter intervenire in combattimento, se fosse stato necessario.
            «Per il momento occupatevi voi di lui.» stabilì Crilin, rivolgendosi alle ragazze. «Yamcha è vivo, anche se malridotto… fortunatamente è un tipo robusto. Ci occuperemo della sua salute al più presto, cercando di finire il prima possibile i combattimenti. Avete qualche borraccia d’acqua, per caso? Potreste dargli una rinfrescata…»
            «Certo… abbiamo un paio di borracce d’acqua nel mini-jet! » disse Ganja. «A proposito! Ora che ci penso, non è giusto che Yamcha stia in mezzo al polveraccio! Kaya, prendi pure i teli da spiaggia dal mini-jet... »
            «Teli da spiaggia?? Andare al mare, ecco cosa ci volevate fare stamattina, col mio mini-jet!» urlò Soya esi-bendo due lunghe file di denti aguzzi.
            «Veramente volevamo andarci dopo pranzo! Comunque stai tranquilla…» proseguì Kaya con una faccia tosta spensierata. «…almeno non dovremo distenderlo sul nudo terriccio, no??»
            «Poveraccio davvero... che potenza devono avere questi mostri, per ridurre in queste condizioni un tipo robusto come il nostro Yamcha...?!» replicò a sua volta Ganja.
            «E pensate che Crilin ne ha appena abbattuto uno!» osservò Soya. «Ora capisco perché nei nostri duelli amichevoli si tratteneva sempre…»
            Sul fronte opposto, Dore si offrì volontario come prossimo sfidante dei terrestri: «Capitano, lasci combattere me! Sarebbe disdicevole se lei dovesse sporcarsi i guanti per schiacciare questi insetti… posso sconfiggerli uno per volta o anche a due a due.»
            «Mi sembra ovvio che scenderai tu in campo… te lo avrei ordinato io stesso ma, dato che mi hai preceduto, ti meriti un elogio da parte mia.» osservò Sauzer soddisfatto. «L’unica raccomandazione che ti rivolgo è di tenere occhi ed orecchie ben aperti, mon chèr; non vorrei che cadessi vittima di qualche altro tranello, come il povero Neiz, che non compiangeremo mai a sufficienza.» concluse, aggrottando le sopracciglia e portandosi una mano sul cuore, per simulare un dolore diplomatico.
            Nel frattempo Tenshinhan si era svestito per combattere in modo più confortevole: «Ora tocca a me.» Toltosi la tunica verde, era rimasto in pantaloni verdi e gialli e canottiera grigio antracite.
            Crilin si raccomandò anche con il treocchi: «Fatti coraggio, Tenshinhan. Yamcha ce lo siamo giocati, e io stesso non sono al massimo della forma...»
            «Certo» rispose Tenshinhan serioso. «Farò del mio meglio. Voglio valutare le mie possibilità…»
            «Cerca di non strafare anche tu… ti prego! Non possiamo correre il rischio di cadere come mosche uno dopo l’altro!»
            «…e quelle ragazze?» domandò il treocchi, accennando col capo alle tre allieve della scuola della Tartaruga. «Qui è molto pericoloso.»
            «Ci avevo pensato!» spiegò Crilin, mentre Soya, accortasi che si parlava anche di lei, si avvicinò. «Sarebbe meglio se tornassero da dove sono venute, ma pensavo anche che se Cooler o uno di quei pazzoidi le prendessero di mira, sarebbero spacciate nel giro di un nanosecondo! Al momento opportuno le farò tornare a casa…»
            «Sarebbe stato meglio se voi signorinelle se non foste venute…» disse Tenshinhan, con un tono di rimprovero che Soya giudicò impertinente.
            «Visto che figura mi fate fare con i miei amici, Soya??» chiese Crilin con espressione imbronciata.
            Soya mosse alcuni passi verso Crilin e, senza troppi complimenti, gli stampò un sonoro gancio al mento. «M-ma… Soya…» balbettò, massaggiandosi il mento.
            «Vuoi capirlo o no che eravamo in pena per voi? Brutto scemo che non sei altro!» lo insultò Soya.
            «M-ma… chiunque stia qui corre un grave pericolo…» accennò il pelato con voce mesta.
            Soya divento rossa dalla stizza: «Mò basta veramente però! Non serve che mi tratti come una bimbetta scema! Lo vuoi capire o no che non sono una bambolina di porcellana da salvaguardare!?» Si sarà capito che Soya, pur essendo basilarmente una ragazza soave ed affascinante, davvero ammodo, se pungolata in una certa maniera lasciava fuoriuscire il proprio animo – come dire? - “tosto e gagliardo”, che in fin dei conti la accomunava alle sue sorelle. Crilin, che non smetteva di rimanere stupito da questa sua caratteristica, non era in condizioni psicologiche tali da capire se la guancia gli dolesse. Malgrado ciò, si sentì relativamente in colpa: il tono paternalisticamente cauto e protettivo non era certo il più adatto per rivolgersi alla ragazza che amava e con cui sperava di costruire un rapporto diverso. Certo era che lei ancora sottovalutava la spada di Damocle che pendeva sull’intero pianeta, e principalmente sui presenti; o almeno ostentava caparbiamente di sottovalutarlo. Come avrebbe potuto Crilin trascurare di prendersi tanto a cuore la loro situazione?

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            • Tenshinhan stava iniziando a sentenziare: «Quando in una scuola di arti marziali non c’è discip…» La sua sicumera venne disillusa dal barcollante atterraggio di due ragazzini zuppi di sudore, quasi stremati per le centinaia di chilometri percorsi usando il galleggiamento, in tuta verde, con il logo della Gru sul petto: erano Ramen ed Ivanovich. «Signor Tenshinhan! Signor Jiaozi!!» Crilin, quasi divertito, continuò la frase di Tenshinhan: «Stavi per dire “disciplina”? Scommetto che quei due sono vostri allievi! Si capisce a prima vista!»
              Tenshinhan, rivoltosi loro, li rimproverò: «Cosa accidenti ci fate qua voi due?? Non mi ero forse raccoman-dato a sufficienza??»
              I due, dritti, impettiti e con espressione atterrita, si puntarono l’indice addosso a vicenda: «È colpa sua!!»
              Ramen gli gridò in faccia: «Ma se sei stato tu a scappare per il puro gusto di farmi un dispetto! Deficiente!»
              «E tu perché mi sei venuto dietro?? Te l’aveva prescritto il medico??»
              «Silenzio, scervellati!» urlò Tenshinhan, facendo sobbalzare anche Jiaozi: «Ora devo andare a combattere, ma quando tornerò penseremo ad una bella punizione esemplare!» Dopo questo monito, il treocchi si innalzò in levitazione e si spostò verso l’alto.
              L’occasione aveva un che di irripetibile: il loro possente maestro Tenshinhan si apprestava a combattere e per la prima volta avrebbero potuto assistervi coi propri occhi. Per questo Ivanovich e Ramen domandaro-no: «Signor Jiaozi, possiamo assistere all’incontro…?»
              Jiaozi era titubante: «E-ehm…»
              «Sarebbe molto istruttivo per noi…» In effetti Jiaozi non capiva se i due fossero animati da curiosità puerile o dall’effettiva voglia di imparare.
              «Ok… Però non fate passi falsi! Guardate il nostro amico com’è stato ridotto… e dire che è mille volte più forte di voi…» si raccomandò indicando Yamcha, mentre i tre appartenenti alla Scuola della Gru si spostavano per seguire lo scontro seminascosti tra due grosse rocce, seguiti a ruota da Crilin. Nel frattempo le gemelle si misero a dare una ripulita a Yamcha, e anche Soya si aggregò loro, per dar mostra di ignorare Crilin e la sua altruistica, invadente ansia.
              Dore si portò verso l’alto, finché non fu faccia a faccia con il treocchi: «Combatterò e riconquisterò la dignità della squadra Sauzer… a maggior gloria di Re Cooler! Prima di tutto, credo non ti dispiaccia se eliminiamo tutta quest’acqua qua sotto!» aggiunse, riferendosi allo stagno elettrificato di Neiz. «Sai… la roccia impedisce che l’elettricità si disperda! Sarebbe squallido se il nostro confronto terminasse a causa di una svista tale da farti mettere inavvertitamente un piede in quella trappola e facessi la fine di un pesce alla griglia… » Con un’ampia ondata di energia sparata dai palmi delle mani fece evaporare l'acqua, che si tramutò in un ammasso informe e lattiginoso di pennacchi vaporosi, che avvolsero i due contendenti immobili portando con sé un’afosa e fastidiosa calura. Quell’improvvisa fumata bollente trasmetteva a Tenshinhan l’inquietante ed ansiogena impressione di trovarsi in un truce girone infernale.

              Nel frattempo, il maestro Karin non si era affatto dimenticato dei suoi ex pupilli. A riprova di ciò, dopo aver seguito dalla sua torre ogni istante degli eventi che si stavano susseguendo sulla Terra, aveva predisposto un piccolo ma indispensabile contributo. In quel momento, infatti, una flying car viola guidata dall'obeso samurai Yajirobei si era lasciata alle spalle da un pezzo il bosco sacro che circondava, isolandola, l’altissima torre di Karin. «Accidentiaccidentiaccidenti! Accidenti a quel gattaccio! Possibile che mi debba sempre mandare allo sbaraglio, a rischiare la vita?? Non è che se gli altri fanno gli eroi, devo farlo anche io!» Queste ed altre simili parole racchiudevano le lamentele del povero ciccione. Pigiò ulteriormente l’acceleratore, portando i motori al massimo, e proseguì la sequela di lagne: «Credono che Mr. Yajirobei sia un jolly da giocare ogni volta che si trovano nei guai...»

              *********************
              L’ANGOLO DELL’AUTORE
              Precisazioni!
              La parte del titolo che recita “Pump it up!” cita una canzone dance del 2004, ma si riferisce in questo capitolo sia al potenziamento di Neiz che a quello di Kreezer. :-)
              Per i riferimenti al pianeta e alla razza di appartenenza di Neiz, invece, ho preso ispirazione da alcune fonti lette su Internet, ma ho riadattato gli spunti a modo mio.
              Veniamo ora ai livelli di forza delle varie fasi del combattimento Yamcha+Crilin vs. Neiz, premesso che io non tengo in considerazione le scene del cartone dove Yamcha e gli altri lottano contro la squadra Ginew, che farebbero sballare tutto il mio ragionamento.
              Yamcha all’inizio, a piena potenza: 28.000. Questo livello è il frutto dei 3-4 mesi di allenamento soprattutto presso re Kaioh, dove non ha appreso tecniche come il Kaiohken o la Genkidama, cosa che ho immaginato abbia fatto perdere del tempo a Goku; in parte si è anche perfezionato con Crilin dopo la sua rinascita, ma questo è meno rilevante. Sul perché non abbia appreso il Kaiohken, un domani ve lo spiegherò; per il mo-mento prendete per buono che ha trascorso quei mesi allenandosi per tutto il tempo, anche in modo più intenso rispetto a Goku, come i quattro amici di Goku avevano chiesto alla divinità.
              Yamcha Super Kamehameha: 35.000-36.000. Non ho un’idea precisa di quanto possa essere amplificata la potenza con un’onda simile, ma ho pensato che doveva esistere un divario notevole tra questo colpo e la forza di Neiz, se Yamcha pensava di dargli una batosta decisiva.
              Yamcha (post-Kamehameha): livello irrilevante.
              Neiz (forma base): 29.000-30.000. Il divario con Yamcha è scarso, ma il rospone ha la pelle resistente e per di più indossava l’armatura, il che lo rendeva più resistente.
              Neiz (post-Metamorphosis): 40.000. Ci avviciniamo a livelli degni della squadra Ginew, ma riesce a resistere opponendo la forza del petto alla Super Kamehameha.
              Neiz (massima potenza): 45.000. Riesce a resistere a ben due Super Kamehameha, una davanti e una dietro!
              Crilin: 30.000. Nel manga non viene detto, ma ho pensato che se l’anziano saggio di Namecc ha risvegliato i suoi poteri sopiti, la sua forza sbloccata si sviluppa con maggiore facilità e i suoi allenamenti post-Namecc possono essere più efficaci, anche senza espedienti come la super gravità.
              Crilin (Super Kamehameha): 38.000. È la sua massima potenza. Invece ho pensato che il Kienzan riesce a danneggiare nemici con i quali non sussista un divario eccessivo (Freezer che si fa tagliare la punta della coda è un’eccezione: è molto più forte di Crilin, ma la coda non è certo la parte del corpo che un guerriero allena con maggior impegno, senza contare che Crilin ha colpito a sorpresa e alle spalle).

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              • Finalmente un avversario sconfitto a colpi di kienzan, anzi direi finalmente un avversario sconfitto da Crilin. xD

                Mi hanno divertito i siparietti tra i vari personaggi, gemelle soya e Ten in particolare.
                A proposito di quest'ultimo, sono molto curioso di vederlo all'opera, dovrà combattere da solo dunque mi aspetto che sia decisamente superiore agli altri terrestri. Non so se l'hai già confermato, comunque spero sappia usare il kaiohken, anche perchè è la mia tecnica di DB preferita, inoltre una daizenshuu dovrebbe sentenziare che l'ha imparato.

                Kreezer si trasforma, beh dovevo aspettarmelo, ho controllato e lo fa anche su nekomajin
                Adesso Gohan le prende, magari arriverà il suo maestro in soccorso. In due e considerati i power up di rabbia del mestizio potrebbero vincere.

                In attesa del principe ovviamente, che si prenda la sua vendetta su un changeling, anche se non è lo stesso che lo ha schiavizzato e mandato all'altro mondo.
                sigpic

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                • Rieccomi qui con un nuovo capitolo appena risistemato!

                  Cap. 31: L’Uomo Radioattivo.

                  Dore continuava a fissare Tenshinhan con un sorriso spavaldo. «Hai tre occhi… credo sia un fatto abbastanza insolito, vero?»
                  «Già… non ho mai conosciuto nessuno al mondo con questa caratteristica. Non chiedermi della mia fami-glia: da molto tempo ho rimosso tutto quel che ricordavo di quel periodo della mia vita…»
                  A questo punto l’alieno, fissando il suo sfidante con un sogghigno, formulò una proposta, con un vocione aspro e robusto che cercò di articolare con il timbro più rassicurante possibile: «Che ne dici, umano con tre occhi… vuoi fare un po’ di riscaldamento? Non so perché, ma ho il vago sentore che la tua tecnica sia note-volmente diversa da quella dei tuoi compari, ma soprattutto credo tu sia più forte di loro…»
                  «Sei un tipo perspicace…» fu la replica di Tenshinhan, che cercava di ostentare un minimo di spavalderia per non mostrarsi da meno.
                  «Alla condizione, però, che gli esercizi non verranno conteggiati nei dieci minuti necessari a chiamare in causa un compagno. Certo, c’è il rischio che mi parta un colpo, o che un mio pugno ti sfondi il cranio o la colonna vertebrale! Ma non ci andrò pesante in questa fase, quindi non potrai conteggiare questi minuti» volle precisare Dore, mentre faceva scricchiolare pesantemente le articolazioni delle spalle e del collo.
                  «Ci sto… sarà utile anche a me. Anche tu avrai uno stile diverso da quello del tuo amico, suppongo…»
                  «Ti avverto, terrestre. Sono una persona molto seria… tanto seria quanto violenta! Non ti aspettare scherzi, slealtà o altre vigliaccate simili da me! Non per nulla, sono il campione del pianeta un tempo noto come Chernobyl!»
                  «Sei fortunato… nemmeno io sono un giocherellone, o un truffaldino… farò sul serio fin dall’inizio!» ribatté pacatamente battendo le nocche dei pugni fra loro e portandosi in posa di attacco. Con un urlo, fece divampare la propria aura attorno a sé. “Interessante.” rifletté Dore “In base al mio scouter, dovrebbe essere migliore rispetto ai suoi due amici...”
                  Tenshinhan si lanciò contro il nemico, puntandogli contro le mani con indice e medio puntati in avanti, in una raffica di colpi veloci e precisi, mirati all’intero possente torso dell’alieno. Dore lo lasciò fare, ma non accusò il colpo; d’improvviso lo prese in contropiede, afferrandogli gli avambracci all’altezza delle polsiere verdi scure. Per quanto Tenshinhan si divincolasse, quella tenaglia non mollava la presa; digrignando scattò in avanti verso il nemico e sferrò una prima ginocchiata al ventre di Dore, alla quale fece seguito una serie di tre-quattro ginocchiate… sembrava che l’alieno, per quei colpi, provasse più fastidio che dolore. Infatti, quell’offensiva di Tenshinhan non impedì a Dore di reagire con un colpo basso all’altezza delle ginocchia dell’avversario. Urgeva un diversivo: Tenshinhan alzò lo sguardò verso il nemico e dal terzo occhio, quello sulla fronte, sparò un raggio dorato colpendo l’alieno in pieno viso: «Hah!». Quest’ultimo fu abbastanza veloce da proteggere gli occhi con le mani, ma per farlo dovette mollare la presa della sua preda; il treocchi fu abbastanza svelto da cogliere quell’attimo di distrazione per colpirlo con un calcio in pieno volto. Dore incassò il colpo torcendo la testa leggermente all’indietro, quindi afferrò saldamente la caviglia di Tenshinhan, lo allontanò dal proprio viso e, afferrandogli lo stinco con entrambe le mani, piroettò su sé stesso scagliando il terrestre verso il basso. Tenshinhan in picchiata riuscì ad appallottolarsi su sé stesso; capriolò e frenò in aria la caduta. Poi ripartì all’attacco, piegando il braccio pronto a sferrare un colpo di karate. L’extraterrestre si scansò lateralmente in modo agevole, per poi colpirlo con un calcio alto alla spalla, che fece capitombolare l’avversario verso il basso; poi schizzò verso il basso, all’altezza del treocchi che si era riportato in posizione eretta per contrattaccare, e i due contendenti si scambiarono vicendevolmente una serie di pugni e calci. Si fermarono: Tenshinhan aveva un leggero fiatone, Dore era invece in perfette condizioni.
                  Il treocchi si rese conto che quell’alieno era terribilmente veloce, malgrado non si stesse ancora impegnando al massimo. «È come immaginavo» osservò Dore. «I tuoi tre occhi ti conferiscono una buona vista, anche se sei più lento di me! Buon per te, comunque… ti sarà utile questa dote, per seguire i miei movimenti.»
                  “L’avevo intuito: nemmeno lui, così come il mostro sconfitto da Crilin, conosce le nostre tecniche di perce-zione e quindi, ovviamente, fa affidamento solo sulla vista…” si rese conto Tenshinhan. “Infatti io riesco a prevedere tutte le sue mosse, cosa che lui non potrebbe fare con me; ma non riesco ad evitarle… è molto veloce, per non parlare del fatto che sta contenendo la sua vera forza. È giunta l’ora di passare allo step successivo!”
                  Prima che il maestro della Gru potesse compiere una sola mossa, il suo nemico annunciò: «Finiamo qua la fase dei riscaldamenti! Ho voluto verificare la tua forza per essere sicuro di poterti uccidere in un colpo solo. Ho voluto essere prudente… ma non ce n’era bisogno! Non temere, non ci metterò molto… non soffrirai!»
                  “Non è ancora detto…” pensò fra sé Tenshinhan, acquistando un’espressione se possibile ancora più seria del solito.
                  «Ahah, sembri deluso…» ridacchiò beffardo l’alieno. «Se la cosa ti risolleva, ti dico che sei fra i migliori com-battenti che abbia conosciuto! E non è poco… Ma qui hai a che fare con la migliore squadra militare dell’universo intero!» Avanzò a tutta velocità e, trovatosi a pochi metri dall’umano, stese le braccia in avanti: Tenshinhan, che in un istante se lo era trovato davanti, non poté fare a meno di mostrarsi atterrito e sudare freddo. Rilasciò infine un’ondata di energia giallo-verdognola ad amplissimo raggio che durò per un bel pezzo. Davanti a lui, si estendeva il paesaggio della steppa mezza devastata da Neiz, e il cielo del primo pomeriggio. «Polverizzato! È stata un’operazione facile e rapida! Un altro successo della Squadra Sauzer!» gongolava Dore con aria smargiassa, sfregandosi le mani guantate.
                  «Attento alle spalle, Dore!» urlò Sauzer trepidante. Il suo subordinato non ebbe però il tempo di predisporre una difesa, che venne colpito dal treocchi. Avvolto da una fiammata rossa di energia, Tenshinhan eseguì un attacco a due pugni sulla schiena del nemico, dalla potenza… inimmaginabile, nel senso che Dore non avrebbe mai immaginato che il terrestre potesse sprigionare una forza simile, visto l’andamento del duello fino a pochi minuti prima. La violenza dell’attacco fu tale che Dore non poté evitare di precipitare verso l’accumulo di terra smosso dal suo defunto compagno, con conseguente sollevamento di polverone.
                  Crilin non credeva a ciò che aveva appena percepito, più che visto. «Ma… le loro aure sono diversissime! C’è troppa differenza! Eppure Tenshinhan ha avuto la velocità di spostarsi e salvarsi da quell’onda!»
                  «Temevo fosse perduto…!» disse Ramen entusiasta. «Eppure è rispuntato dal nulla e lo ha attaccato con un doppio pugno potentissimo!»
                  «In quel momento erano alla pari!» spiegò Jiaozi sorridente. «Merito del Kaiohken.»
                  «K-Kaiohken???» fu la replica sbigottita di Crilin.
                  Un infuriato Dore si riportò davanti al giovane uomo. Quella rapida schizzata gli soffiò via di dosso la polvere che lo insozzava, ma l’attacco del treocchi gli aveva incrinato e scheggiato la parte posteriore dell’armatura in due punti. «Adesso la tua forza è quella di prima, ma il tuo ultimo attacco doveva essere molto superiore! Che è successo??»
                  «Per un attimo, la mia velocità e potenza sono state amplificate in un secondo… questo mi ha permesso di salvarmi da morte certa, e di contrattaccare…»
                  «Dannazione a te!» imprecò Dore stringendo i pugni. «Pensavo di essere stato cauto nel valutare la tua forza, ma mi sono fatto ingannare!» esclamò, attaccando frontalmente il terrestre. Lo afferrò per la gola, mentre gli impose l’altra mano sul cranio e iniziò a stringere: «Sai come ti punirò per avermi colpito alle spalle? Ti spaccherò questa testolina pelata che ti ritrovi, come se fosse un bel frutto maturo.» Tenshinhan cominciò ad avvertire un dolore lancinante alla testa, e anche il suo viso stava cominciando ad arrossarsi per le difficoltà respiratorie: senza esitazione, attivò nuovamente il Kaiohken e colpì il nemico con una serie di pugni e calci al petto, al ventre e alle gambe, per poi finire con un attacco di energia spirituale gialla con sfumature arancio-rosse. Furono colpi abbastanza potenti da scombussolare e disorientare Dore, e indurlo a mollare la presa sul terrestre, che fu di nuovo libero di riprendere una boccata di ossigeno, asciugarsi il sudore e massaggiarsi il collo. “Come riesce a resistermi…?” si domandò incredulo Dore.
                  Anche Sauzer, dal suo punto di osservazione, osservava a labbra serrate, con meraviglia, la forza di quell’essere umano. “Come osa resistere…?”

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                  • Nel frattempo, Soya e le gemelle avevano appena finito di restituire a Yamcha uno stato un po’ più decoroso. Il ragazzo giaceva, addormentato ma sofferente; la sorella più grande lo guardava preoccupata. «Uff… certo che fa un caldo…» si lamentò Kaya che, stufa di ravviarsi i lunghi capelli, se li raccolse a coda di cavallo. «È l’orario peggiore per stare sotto il sole…» Era pieno novembre, il che significava autunno inoltrato nella città dell’Ovest; in quella parte del mondo, però, le condizioni climatiche erano quelle di un clima umido, afoso e tormentoso. Per questo Ganja propose: «Ouh, a me è venuta sete… Kaya, prendi la borsa con le bibite dal mini-jet?»
                    «Idea mitica, sorella!» acconsentì esaltata la sorella. Soya le rimproverò ancora una volta: «Ah, ma allora vi eravate organizzate bene per saltare la scuola… pure le bibite! Ma brave!»
                    Ivanovich, che fino ad allora aveva seguito lo scontro insieme a Ramen, Jiaozi e Crilin, si voltò di scatto: «Ma queste voci… sono ragazze??» Era fatta: Ivanovich aveva perso interesse per il duello. «Come mai mi ero perso di vista queste bambole?!» Ramen, senza distogliere lo sguardo da Tenshinhan che lottava, gli rispose: «Ma seguiti lo scontro, stupido… è la cosa più mirabolante a cui abbiamo mai assistito! Ti rendi conto??» Ma Ivanovich si era già allontanato, attratto da ben altri pensieri: ossia la possibilità di instaurare un approccio con le due gemelle – nonostante fossero più grandi di lui di qualche anno, come era facile constatare. “Ih ih ih… avranno 17-18 anni, proprio la mia età preferita…” sghignazzò il biondo con un’espressione da lupo famelico. Soya, nel frattempo, sapeva essere davvero assillante verso le sue sorelle minori: stava continuando a rimproverarle, quando Ganja tagliò corto con sfacciataggine: «Ma dai, non rompere! Sai come dice… coso, quel poeta lì?? “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”… no??»
                    Kaya rinforzò la tesi della sorella: «Infatti… lasciacela godere, e che cavolo!!» In un batter d’occhio le due sorelle si presero a braccetto, e a loro si aggregò Ivanovich, pure lui legandosi a braccetto con Kaya. Improvvisarono un balletto, sgambettando e canticchiando in coro: “Let’s make the most of the night like we’re gonna die young… we’re gonna die young… we’re gonna die young! Let’s make the most of the night like we’re gonna die young!” Peraltro, erano intonatissimi. Soya, con gli occhi iniettati di sangue, sbraitò con un’aggressiva espressione da squalo: «Vi sembrano cose da cantare in un momento come questo?!? Qua si rischia veramente di morire giovani!» Le due gemelle, con identica espressione, si girarono di scatto verso Ivanovich: «E a te chi ti ha invitato, deficiente?!?»
                    «Ciao, piacere, mi chiamo Ivanovich e mi piacerebbe condividere con voi un piacevole momento di allegria e compagnia gustandoci una fresca bibita in lattina!» si presentò il ragazzino, allupato e gasatissimo, in un'unica tirata di fiato. Le due, sbalordite, scoppiarono a ridere e non riuscirono a rifiutare una bibita a quel ragazzino. «Te la offriamo solo perché sei troppo scemo… se fossi stato più intelligente, non te la saresti guadagnata!»
                    Aprirono le lattine e si misero a sorseggiare le loro bibite. Da tutt’altra parte, a qualche centinaio di metri da loro, laddove si stava svolgendo il combattimento tra Kreezer e Gohan, il semplice gesto dei tre adolescenti suscitò una reazione più che sui generis… davvero anomala. Mentre Cooler era intento a seguire quel duello con estremo coinvolgimento, come se fosse suo e non del nipote, Kapirinha, sempre alle spalle del Re, annusò un odore irresistibile, rispetto al quale le sue narici erano sensibilissime: “Ma questo è… Megacombo?!?”
                    Sperando di non farsi notare, la piccola sgattaiolò via, in silenzio ma freneticamente. Kodinya, che le era accanto, mantenne il silenzio, ma sgranò gli occhi in modo interrogativo, come a chiederle “Cosa cavolo stai facendo, scema? Dove vai??” Tuttavia la piccola guerriera si portò l’indice alle labbra, facendole capire che non voleva ricevere domande; quindi si allontanò di soppiatto, e altrettanto furtivamente si avvicinò ai tre adolescenti. Kaya la riconobbe… del resto, era una figuretta ben riconoscibile: «Guarda chi c’è… quella nanetta con le braccia d’acciaio! Lo sai che mi hai fatto un livido grosso così, stamattina?»
                    Kapirinha, che avrebbe potuto ribattere ricordandole che quel livido era solo frutto della spavalderia di Kaya, era tuttavia fuori di sé. C’era qualcosa che doveva sapere, e i suoi occhioni tradivano la frenesia che se la stava divorando viva; quindi domandò: «Ok, scusa se ti ho fatto male! Ditemi una cosa! Questo odore... Ma quella bevanda contiene per caso del Megacombo??» Mentre parlava, gli occhioni color miele spalancati tradivano un commosso desiderio e le dita delle sue manine si aprivano e chiudevano convulsamente.
                    Ganja rispose seccamente: «Ehm… Veramente è solo una bibita gassata... si chiama aranciata...»
                    Kaya aggiunse: «E comunque tu non sei desiderata qua… aria!» Evidentemente le due gemelle ignoravano cosa fosse la prudenza davanti ad una nemica che già in precedenza aveva mostrato una forza superiore alla loro, e non di poco.
                    «Eddai, toglietemi questa curiosità!» insistette ancora Kapirinha, con gli occhioni lucidi. «Voglio sapere se in quella bevanda c’è del Megacombo!»
                    Ganja lesse l’elenco degli ingredienti sulla lattina: «Qui si parla di succo d’arancia, anidride carbonica, zuc-chero, aromi naturali, dolcificante…» e via dicendo, fino alla fine di quella noiosa lista che probabilmente tutti nella vita abbiamo adocchiato più di una volta.
                    «Visto? Niente Megaroba!» concluse Kaya, sperando che quella molesta mocciosa si togliesse di torno.
                    «Alt! Hai detto anidride carbonica e zucchero? Quando si mischiano anidride carbonica e zucchero, nasce una miscuglio che sul mio pianeta è considerato il top, e lo chiamiamo Megacombo!! Vabbè, poi dalle mie parti la vendita è illegale, ma io conoscevo qualcuno che me la rivendeva a buon prezzo…»
                    Kaya commentò: «Uno spacciatore… Ma allora sei una tossica! Praticamente ti drogavi con le bibite gassa-te!»
                    Ganja sembrò stizzita: «Ma che ne so io di tutte queste cose!»
                    «E certo…!» intervenne Soya. «Voi due a scuola ci andate solo per scaldare il banco...! Non sai che l'anidride carbonica è quel gas che fa le bollicine nelle bibite gassate?? Che poi non c’è bisogno di studiarle a scuola, queste cose… Che ignoranza...» concluse, scuotendo la testa.
                    «E poi scusami, nanerottola…» chiese Ganja. «Dove ti nascondevi?»
                    Kapirinha, sempre più in preda all’eccitazione che le dava quell’aroma, indicò il punto dove si trovava fino a poco prima, e da cui si vedevano far capolino in lontananza le figure di Cooler e Kodinya, che venne riconosciuta dalle due amiche. «Hai sentito l’odore da così lontano?? Devi andarne pazza!» La verità (pseudo)scientifica di tutta questa storia era che, per l’organismo dei compatrioti di Kapirinha, quel miscuglio aveva un effetto fisiologicamente eccitante: era una vera e propria droga, super stimolante e in grado di alterare le capacità mentali di chi la assumeva. Per di più, rispetto a quelle sostanze, quel popolo aveva un olfatto sensibilissimo, che permetteva a ciascuno di fiutare l'odore del Megacombo da lontano; averne sentito nuovamente il profumo dopo tanto tempo aveva fatto insorgere nella piccola combattente una crisi di astinenza.
                    Kapirinha continuava ad insistere: «Vi prego, datemene un po'!! »
                    «Perché dovremmo?? Tu fai parte dei nemici! Vuoi invadere il pianeta!» ribatterono le due gemelle, curiosamente all’unisono, infuriate per l’insistenza di quella che ritenevano un’antipatica marmocchia.
                    A sentire parlare le due gemelle e la piccola aliena, Ivanovich, che era originario di una zona del mondo estremamente provinciale, si persuase di essere stato catapultato in un covo di malate di mente. Ciononostante, spezzò una lancia a favore di Kapirinha: «Ma dai, e dagliela una lattina… più siamo e più ci divertiamo!»
                    “Io non ci credo…” pensò Soya allibita. “… pensano che sia una festa…”
                    «Suvvia, non sono poi così male...» insistette Kapirinha, cercando di portare avanti la sua opera di persua-sione. «Per esempio posso raccontarvi qualche cosa sulle razze spaziali!»
                    «Ad esempio...?» chiesero in coro i tre adolescenti, inarcando un sopracciglio.
                    «Ad esempio avete un bel colore dei capelli...» iniziò, riferendosi al verde scuro naturale di Kaya e Ganja. «Lo sapete che è identico a quello della dinastia regnante del mio pianeta! Almeno fino a quando erano in vita...»
                    «Perché? Poi che gli è capitato?» domandò Ganja.
                    «Poi è arrivato Freezer, il fratello del Re Cooler, e ha sterminato tutta la famiglia... e siamo diventati suoi sudditi...»
                    «Wow!! Raccontaci dello sterminio!» chiesero i tre con entusiasmo, come se stesse per raccontare loro la trama di un film d’azione.
                    «Vi interessa lo sterminio? Non le descrizioni di popoli e pianeti lontani che forse non vedrete mai?» chiese Kapirinha sorpresa.
                    «Noooo! Vogliamo il sangue, noi!!» risposero i tre, ancora una volta in coro.
                    «Bene... conosco molte storie di stermini, stragi e genocidi... non dimenticate che sono una donna soldato!»
                    «Dina-mitico al cubo!» fu la reazione eccitata delle due gemelle a quell’asserzione.
                    Libera di prendere una lattina di gassosa e di stapparla, Kapirinha poté accomodarsi per terra in cerchio insieme a quel bizzarro trio, iniziando a raccontare.

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                    • In quei minuti, lo scontro fra Tenshinhan e Dore proseguiva serrato, in condizioni di sostanziale parità. Dore aveva caricato la sua energia, facendosi avvolgere da un alone giallo-verdognolo. Per tener testa all’extraterrestre, Tenshinhan stava facendo largo uso del colpo Kaiohken; sfruttando tale potenziamento in modo oculato, il terrestre era stato in grado di mettere a segno con successo diversi attacchi. Purtroppo per lui, anche il nemico aveva portato a segno altrettanti colpi; era uno scontro carico di accanimento. Non si poteva dire che si stessero risparmiando: pugni, calci, ma anche onde e raggi energetici venivano sferrati da ambo le parti, cosicché i due avversari si stavano debilitando a vicenda. Di questo passo nessuno dei due avrebbe raggiunto la vittoria in tempi brevi, sarebbero stati capaci di protrarre il confronto per le lunghe, e questa eventualità li snervava.
                      «Già, quello è il Kaiohken!!» esclamò Crilin, memore del famoso primo confronto tra Goku e Vegeta. «Ma allora l'ha imparato! Non me l’aspettavo! Yamcha mi ha detto che Re Kaioh non ve lo aveva insegnato.»
                      «K-Kaiohken?!» ripeté Ramen, confuso ma elettrizzato davanti a quelle meraviglie.
                      Jiaozi prese la parola: «L’ha appresa nel periodo in cui vivevamo presso Re Kaioh! Inizialmente Re Kaioh, dopo aver conosciuto Goku e Piccolo, aveva deciso di non insegnarci il Kaiohken perché diceva che eravamo un gruppo di testardi ostinati e avremmo finito per farci del male da soli! E poi non serviva perché non c’erano minacce in vista, diversamente da quando Goku si allenava presso di lui…» Ed ecco spiegato perché Yamcha non aveva potuto usare questa tecnica, che indubbiamente sarebbe stata utile nel duello con Neiz.
                      «Però Ten sudò sette camicie per convincerlo ad insegnargliela! Sinceramente era un po' invidioso del fatto che Goku l’avesse imparata e lui no! Imparò il funzionamento della tecnica e riusciva a padroneggiarla abbastanza bene, almeno finché restammo nell'Aldilà... Poi, però, quando tornammo in vita le cose cambiarono...»
                      «In che senso?» chiese il pelato.
                      «Sembra che sulla Terra reggere il Kaiohken gli risultasse più pesante e faticoso! Credo sia dovuto al fatto che nell'Aldilà eravamo già morti e quindi potevamo bruciare tutta l'energia che volevamo e sforzarci oltre il limite fisico... ma ora che siamo vivi è diverso! Io stesso all’epoca ho appreso le basi del Kaiohken, in teoria: da morto qualcosina riuscivo a farla, mentre sulla Terra non sono mai riuscito ad usarlo.» confessò imbarazzato il piccolo amico di Tenshinhan.
                      «Credo sia anche un problema di fisico.» rifletté Crilin. «Goku anche da vivo era in grado di usare un Kaio-hken a livelli elevatissimi... però lui aveva un fisico robusto, ben allenato… da Saiyan, che è per natura molto più robusto del fisico di noi umani e permette loro di sopportare allenamenti e sforzi molto più pesanti! Ricordo che quando Goku ha imparato ad usarlo, mi rivelò che un semplice errore di concentrazione avrebbe potuto portare il suo corpo alla distruzione. Credo che però con gli allenamenti successivi abbia colmato questa lacuna, compensando l’anormale sforzo che il Kaiohken comporta...»
                      «Adesso basta!!» tuonò furibondo Dore, non senza un certo affanno nella respirazione, mentre gocce di sudore caldo gli solcavano la fronte; in condizioni analoghe versava Tenshinhan. «Visto che non riesco a sovrastarti, prima che questo confronto mi logori ancora, mi costringi a ricorrere alla mia tecnica speciale! Non hai possibilità di salvarti… e sai perché?» chiese ghignando minaccioso. Plasmò con la mano semichiusa a pugno un globo di energia di un lucido e brillante colore verde chiaro, delle dimensioni di un pallone da spiaggia. «È un colpo i cui effetti micidiali non dipendono solo dalla sua potenza, ma anche dalla sua radioattività…»
                      «Ra-Radioattività…!?» ripeté Tenshinhan.
                      «Sì… ha un potere letale sugli esseri viventi! Li disintegra a partire dall’esterno, dalla pelle, penetrando tramite radiazioni fino agli organi! Non puoi incassarlo o respingerlo affidandoti alla tua forza: moriresti all’istante!» Concluse queste succinte spiegazioni, il guerriero dalla pelle verde lanciò quella sorta di bomba atomica iperconcentrata, evocando il nome della sua mossa. «Questa è la mia… Green Radio Bomb!!!»
                      Tenshinhan scattò a massima velocità, intenzionato a non farsi raggiungere da quella pericolosissima sfera: Dore aveva parlato di radiazioni, quindi teoricamente anche avvicinare la Bomb era potenzialmente deleterio. «Bella velocità, amico! Però dimenticavo: anche scansarlo sarà inutile! Sei condannato!»
                      Al giovane maestro della Gru bastò compiere un paio di altre manovre evasive per scoprire l’arcano: la Green Radio Bomb lo inseguiva, simile in questo al Sokidan di Yamcha. Eppure, da quello che era riuscito a vedere durante le sue manovre di fuga, l’extraterrestre era perfettamente immobile, dunque non era con i movimenti delle braccia che quel colpo veniva manovrato. “Non mi perde di vista un attimo, nonostante sia sicuro che il colpo andrà a segno… come mai?” si domandò Tenshinhan. “Eppure potrebbe muoversi e attaccarmi da un’altra parte, prendendomi tra due fuochi! Perché non lo fa?” continuava a chiedersi mentre fuggiva da una parte all’altra del cielo. “Forse ci sono! Deve seguirmi con lo sguardo e dirigere la sfera con la forza del pensiero!” A sua volta l’alieno si divertiva a vedere sfrecciare quel terrestre senza speranze con la sfera che gli stava alle costole, come il gatto col topo. “Eheheh… anche se mi ero consumato considerevolmente, ero ancora in condizioni tali da riuscire a creare una Radio Bomb a livello H…” Come tutti sapevano nei pianeti soggetti da sempre al dominio di Cooler, e come anche gli ex sudditi di Freezer avevano cominciato ad apprendere, il cosiddetto livello H rappresentava la massima potenza raggiungibile dalla Green Bomb Radio, tecnica speciale del popolo dell’ex pianeta Chernobyl, oggi noto come Cooler 86; tecnica della quale il possente Dore era maestro indiscusso.
                      Il treocchi continuava a sfuggire: “Così non durerò molto… per non farmi raggiungere devo mantenere il Kaiohken, in modo da eguagliare la velocità del suo colpo! Così mi consumerò presto…! Ah, se conoscessi il teletrasporto di Goku… lo batterei in un attimo!”

                      *************************
                      L’ANGOLO DELL’AUTORE
                      Per il momento, niente livelli di combattimento: aspetterò che lo scontro Tenshinhan vs. Dore sia concluso.
                      Sull’idea di far usare il Kaiohken a Tenshinhan, diciamo innanzitutto che nella storia originale nessuno lo usa mai a parte Goku. I suoi amici potrebbero non averlo imparato affatto, o magari potrebbero averlo imparato ma non avere avuto nemici alla loro portata contro cui usarlo (contro i cyborg, anche il Kaiohken non avrebbe permesso di colmare il divario coi nemici, sarebbe stata fatica completamente sprecata, a parte che non hanno avuto proprio tempo e modo di usarlo). Io ho dato una possibile spiegazione, che mi pare non sia in contraddizione con la storia originale, ma che mi torna utile ai fini della mia storia. :-)
                      Spero che la folle idea del Megacombo non vi dispiaccia… anche se nella vera scienza probabilmente questa cosa non reggerebbe. Del resto Dragon Ball ci ha abituato ad altre teorie pseudoscientifiche (il super udito di Piccolo, le onde Bluetz che trasformano i Saiyan in scimmioni, la teoria dei viaggi nel tempo e delle dimensioni). :-D
                      Il “poeta” che viene citato da Ganja è, come qualcuno ricorderà, Lorenzo il Magnifico; mentre la canzone in inglese che canticchiano è di Ke$ha, “Die Young” (del 2012, fra l’altro). Dragon Ball, il Rinascimento italiano, alieni che si drogano con l’aranciata e canzoni pop americane… non ci facciamo mancare nulla, in questa fanfiction!

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                      • Bellissima battaglia tra Ten e Dore, veramente molto interessante.
                        Ben descritta, dalla schermaglia iniziale a Ten che stupisce i combattenti più forti dell'universo, tanto che un Sauzer più indispettito che mai si chiede come l'essere inferiore osi resistere, molto azzeccato.
                        Mi ha convinto la spiegazione sul kaiohken (facendo per un attimo finta che non abbiamo a che fare con DB, l'opera semplicistica per eccellenza xD) che tra l'altro viene riconosciuta come tecnica del treocchi anche in una daizenshuu.

                        Ok, sulla tossica di fanta e sul resto non mi esprimo anzi dai, dico che è abbastanza dragonballiano dei primi tempi in quanto ad assurdità e nonsense, gag simili le vedrei bene su nekomajin.

                        Finalmente gli allievi dei nostri eroi sapranno chi sono e con chi combattono veramente, sono curioso in particolare della reazione di Soya, sapendo con che gente se la vede l'apparentemente tranquillo e pacato maestro
                        sigpic

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                        • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                          Bellissima battaglia tra Ten e Dore, veramente molto interessante.
                          Ben descritta, dalla schermaglia iniziale a Ten che stupisce i combattenti più forti dell'universo, tanto che un Sauzer più indispettito che mai si chiede come l'essere inferiore osi resistere, molto azzeccato.
                          Mi ha convinto la spiegazione sul kaiohken (facendo per un attimo finta che non abbiamo a che fare con DB, l'opera semplicistica per eccellenza xD) che tra l'altro viene riconosciuta come tecnica del treocchi anche in una daizenshuu.
                          Beh comunque per il funzionamento del Kaiohken mi sono basato su cose dette nel manga (il funzionamento del Kaiohken spiegato da Goku, e la minore fatica che in generale si fa nella dimensione ultraterrena), applicandoli a Tenshinhan. E sulla spiegazione del PERCHE' Yamcha non l'ha imparato e invece Tenshinhan sì, beh... era un po' nel carattere di re Kaioh fare un bel po' di capricci, e di Tenshinhan il fatto di insistere caparbiamente! Comunque non sapevo che la daizenshuu avesse affibbiato al treocchi questa tecnica!

                          Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                          Ok, sulla tossica di fanta e sul resto non mi esprimo anzi dai, dico che è abbastanza dragonballiano dei primi tempi in quanto ad assurdità e nonsense, gag simili le vedrei bene su nekomajin.
                          Sì dai, diciamo che loro sono un po' l'anima giovane di DB! Abituati, perchè ogni volta che salteranno fuori, faranno sicuramente qualche stupidata... però sul loro ruolo... NO SPOILER, PLEASE!

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                          • Quale sarà la prossima mossa di Tenshinhan? Riuscirà il treocchi a portarsi a casa un risultato positivo? Questo ed altro nel prossimo capitolo, intitolato:

                            Cap. 32: Scommettere il tutto per tutto.

                            La tattica che Tenshinhan avrebbe potuto attuare, se solo avesse conosciuto la tecnica del teletrasporto, era quella di farsi inseguire dalla Green Radio Bomb fino ad arrivare di fronte a Dore, per poi teletrasportarsi all’ultimo secondo e far sì che l’alieno finisse come bersaglio e vittima della sua stessa tecnica; ma purtroppo, il giovane maestro della Gru ammetteva con rammarico di non poter disporre di tale strumento. Poi arrivò l’illuminazione, fulminea come era giusto che fosse in un caso del genere. “Idea! In assenza del teletrasporto, mi arrangerò coi mezzi a mia disposizione! Sarà distruttivo per il mio fisico, ma non ho molte alternative…” Decise dunque di iniziare a muoversi seguendo una traiettoria casuale, in modo da mascherare le proprie intenzioni. Quando gli sembrò che Dore non sospettasse nulla, volò rapidamente davanti a lui; scese, poi risalì arrivando quasi a sfiorarlo. Dore, che in tutto questo flipper non aveva perso un attimo di vista il treocchi, gli urlò dietro: «E tu ti reputeresti un guerriero serio? È il trucco più stupidamente ingenuo della storia… tu vuoi che io mi distrugga con le mie stesse mani!» Tenshinhan continuò imperterrito a svolazzare confusamente, ignorando le ingiuriose recriminazioni del nemico. «Non combinerai mai nulla, se pensi di sconfiggermi in questo modo… finché sarai un avversario alla mia portata, potrò seguire le tue mosse, umano! E finché seguirò ogni tuo movimento, la mia Green Radio Bomb ti perseguiterà!» aggiunse con tono derisorio.
                            «Appunto!!» urlò Tenshinhan, portandoglisi davanti, inseguito dall’impietosa sfera radioattiva. Poi concentrò rapidamente la propria aura e gridò: «Prova a seguirmi adesso! Doppio Kaiohken!!» Poi sparì a super velocità, rendendo i propri movimenti talmente rapidi da essere impercettibili. Dore non lo sapeva, ma Tenshinhan si era portato in una frazione di secondo a decine di metri da lui; l’alieno, spiazzato, avendo perso di vista il proprio bersaglio, cadde nella trappola del terrestre, che seguiva in tutta sicurezza l’esito delle sue mosse: la violenza distruttiva di quella bomba atomica concentrata continuò lungo la traiettoria che stava seguendo e si abbatté spietata sul suo creatore. Una fragorosa esplosione di luce abbagliante avvolse Dore.
                            «D-dov’è Ten?? Si sarà messo in salvo??» chiese Jiaozi preoccupatissimo.
                            «Non sono riuscito a seguirne i movimenti… ma credo sia riuscito nel suo scopo di far sì che quel mostro venisse colto alla sprovvista!» rispose Crilin. Si formò un impressionante nuvolone di fumo grigio a forma di fungo, e bisognò aspettare che la nube si diradasse per vedere che ne era stato dell’alieno. Passato qualche minuto, Tenshinhan poté riconoscere il suo nemico, sorprendentemente ancora vivo. Nulla era rimasto del suo casco: si scrollò dalla massa di capelli neri i pochi frammenti rimasti; dell’armatura, dei guanti e stivaletti e del perizoma viola, residuavano brandelli sparsi. La sua pelle verde mostrava chiazze nere, sintomo di ustioni, e dai capelli si sollevavano pennacchi di fumo brunastro. Adesso Dore era proprio iracondo: iracondo, ma lucido. «Ecco dove sei finito, treocchi!! Giuro che ti ammazzo!!» dichiarò l’extraterrestre.
                            «M-Ma… come… sei riuscito a salvarti?!» bofonchiò incredulo Tenshinhan.
                            «Sul mio pianeta siamo tutti immuni alla radioattività! Le assorbiamo senza problemi! Questa tecnica è stata creata apposta per decimare i popoli deboli senza che noi risentissimo degli effetti delle nostre armi! Non sono in molte, le razze che hanno un fisico in grado di resistere…» In altri termini, per Dore era come aver subito un normale attacco energetico, privo di radiazioni, lanciato a massima potenza; e poiché i due si equivalevano, il corpo lo aveva danneggiato… ma non abbastanza da spedirlo al cimitero. Come se non bastasse, il Doppio Kaiohken aveva logorato il giovane uomo, per cui ancora una volta le loro forze si equivalevano. Di nuovo il subalterno di Sauzer si slanciò all’attacco, animato da furia selvaggia. Mentre l’alieno si muoveva per raggiungere il terrestre, quest’ultimo congiunse le mani per formare una sorta di triangolo. “Se non va questo, non so cos’altro usare…” pensò Tenshinhan, inquadrando con quel mirino il suo avversario, che si avvicinava secondo dopo secondo, e attivando il Kaiohken a livello base. «Kikoho!!» Il colpo partì con una sorda esplosione.
                            «Idiota!!» lo insultò Dore. «Quel colpo è troppo lento! Mi è fin troppo facile schivarlo!» Infatti, si scansò appena in tempo, lasciandosi sfiorare a pelo dal Kikoho. Poi raggiunse il treocchi alle spalle, e lo raggiunse con una martellata a due mani in piena testa. «Centro perfetto!» esultò Dore mentre Tenshinhan precipitava in picchiata verso il suolo, reggendosi la sommità del capo.
                            Jiaozi fremeva e tremava, preda dell’agitazione e dell’impazienza: «T-Ten…!» Sentendo la sua aura ampliarsi di colpo come una fiammata, Crilin lo bloccò tenendolo per il braccio: «Non fare l’eroe, sciocco! Come pensi che reagirebbe Tenshinhan se ti gettassi a capofitto in uno scontro simile? Lo faresti deconcentrare e lo condanneresti a morte, e subito dopo sarebbe il tuo turno!» Jiaozi si fermò e tenne a freno il proposito di partire a testa bassa, ma con lo stato d’animo di un ordigno pronto ad esplodere. Anche Ramen, saggiamente, fu d’accordo: «Giusto! Anche io stimo molto il maestro Tenshinhan… ma se non siamo in grado di aiutarlo, non dobbiamo nemmeno ostacolarlo!»
                            «Senza contare che quel Sauzer non esiterebbe a scendere in campo se uno di noi facesse un passo falso! Tenshinhan ha sicuramente una tattica pronta! Non è così stupido da farsi uccidere quando potrebbe chia-mare me, anche se gli ho detto che non ero al massimo delle forze…» osservò Crilin più fiduciosamente di quanto forse il treocchi meritasse. Infatti, adesso l’uomo dai tre occhi esibiva un ematoma scuro sul cranio, e si accorgeva che a momenti la sua vista andava appannandosi; un’emicrania stava cominciando a battere i tamburi dentro il suo cervello: era il trauma cranico che cominciava a produrre i suoi effetti. Visse quei momenti come in un sogno, quasi a rallentatore. Ancora una volta si lanciò all’attacco, tenacemente ma anche temerariamente, con i pugni serrati e le braccia dritte davanti a sé, con Dore che lo imitava, bullandosi fra sé: “È evidente che ormai è troppo indebolito e malconcio per lanciare un attacco più potente di quello di prima! Si ostina, ma morirà…”. “Potenza, velocità ed effetto sorpresa… lo so che non mi resta molto tempo prima di perdere conoscenza, ma c’è un solo modo per combinare questi fattori…” pensò oniricamente il treocchi, che andava impallidendo sempre più. “Doppio Kaiohken…” chiamando a raccolta le sue migliori energie, lasciandosi avvolgere da un’aura rossa fiammante. Dore credeva che il suo nemico avrebbe lanciato un attacco semplice, ma non aveva capito nulla… “Non ci sarà mai un momento più adatto di questo…” pensò Tenshinhan, per poi evocare la sua mossa definitiva. «SUPER KIKOHO!!» gridò Tenshinhan, dopo aver formato rapidamente un triangolo con le mani, sparando il suo miglior colpo a pochissimi metri di distanza dall’extraterrestre. La combinazione di Kikoho e Kaiohken generò un cannone di energia spirituale dalla portata tremendamente potente, che Dore nemmeno sospettava potesse verosimilmente essere generato da quell’uomo, specialmente ora che era alla frutta, in condizioni fisiche pessime: per questo, fu investito e travolto in pieno da quell’attacco – potente, veloce e sorprendente, come lo aveva voluto e lanciato il suo autore. Una luce bianca abbacinò il pubblico ristretto che stava seguendo il duello; svanito il mare di luce, Dore era stato annullato, spazzato via, cancellato per sempre. Era rimasto uno solo dei contendenti, il vincitore: Tenshinhan. Aveva gli occhi segnati da occhiaie nere di stanchezza; il fiato era pesante, ormai in totale affanno, e raccoglieva l’aria dal profondo dei polmoni; la vista era completamente offuscata… sentiva che le forze gli si erano letteralmente azzerate.
                            Usò le sue scarsissime energie residue per ridere spossatamente per il trionfo. «Eh eh eh… Basta… non ce la faccio più… E pensare che re Kaioh si era tanto raccomandato su questa tecnica…» Gli venne in mente un’immagine, di circa due anni prima, ambientata sul piccolo pianetino dell’Altro Mondo: “Mi raccomando, figliolo… ne va della tua incolumità! Cerca di utilizzare il secondo livello il meno possibile… e se puoi, evita-lo…” A quel punto l’immagine svanì, la vista gli si oscurò definitivamente; chiuse tutti e tre gli occhi, e iniziò a precipitare verso il suolo. “T-Ten!” strillò Jiaozi, balzando istintivamente verso l’amico. Ne arrestò la pic-chiata lanciando la telecinesi con i piccoli indici puntati in avanti e, facendolo fluttuare, lo portò finalmente in salvo.
                            Sauzer, per la stizza, frantumò una pietra pestandola col piede, poi mugugnò fra sé sempre più indignato: «Perfetto: un altro pitocco incapace di combattere. Che questo sporco pianeta sia maledetto! I miei due uomini, distrutti dai miseri mezzucci di questi esseri umani!! Non concederò loro nemmeno un attimo per riposarsi… li ucciderò tutti, uno dopo l’altro, e riscatterò la mia forza d’élite dalla vergogna!»
                            Re Kaioh, che stava seguendo con attenzione ed angoscia tutti gli eventi di quelle ore commentando con Goku, si asciugò con un fazzoletto il sudore dalle tempie e mormorò inquieto: «Povero Tenshinhan! E dire che lo avevo tanto avvertito… mai darmi ascolto, voi testardi!»
                            Last edited by VirusImpazzito; 27 October 2013, 12:33.

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                            • “La sua potenza è fuori dall’ordinario… non per nulla è figlio di Freezer! Anche se quella frase sul 10% fosse una spacconata, non sarebbe tanto lontana dalla verità…” Era ora di rimettersi in piedi – pensava Gohan – e di dare il meglio di sé. “Darò il tutto per tutto… non sarei il figlio del mio papà, se non lo facessi…”
                              Iniziò un nuovo confronto tra i due bambini, per la prima volta aspro da ambo le parti. Gohan caricò la sua massima potenza e venne circondato da un’aura d’energia calda e trasparente che ondeggiava attorno al suo corpo; subito si scagliò all’attacco colpendo con il taglio dell’avambraccio, a cui Kreezer si contrappose con eguale gesto. Il mezzosangue si sforzò di vincere la resistenza opposta; non riuscendoci, sferrò un pugno con l’altro braccio: il figlio di Freezer lo bloccò, stringendogli le nocche come a volergli stritolare la mano. Mentre Gohan gemeva per il dolore, Kreezer si diede una spinta e cominciò a prenderlo a calci al petto, facendolo arretrare metro dopo metro, finché con un calcio più forte degli altri lo abbatté una decina di metri all’indietro. Il meticcio si rialzò rapidamente, dandosi lo slancio verso il cielo, e bombardò il nemico con una sequenza di dorati colpi energetici sparati da entrambe le mani. Kreezer, che si proteggeva il viso incrociando le braccia, cessato il fuoco ripartì all’attacco volando verso Gohan, bersagliandolo di pugni e calci in tutte le direzioni. Concluse l’offensiva con una capriola, grazie alla quale frustò Gohan con la coda sbattendolo energicamente al suolo. «Ti fa male eh? Te l’avevo detto che battevo bene di coda!» Poi atterrò e, rivolgendo le palme delle mani verso sé stesso, dichiarò: «Questo è il mio vero aspetto! Se ti risparmio la mia vera potenza, è perché lo zio dice di non danneggiare il pianeta d’altri: lo puoi sempre riutilizzare, dopo averlo disinfestato dagli insetti molesti! E naturalmente, perché voglio prolungare i tuoi dolori…» Poi mosse qualche passo verso l’avversario. «Avevo esagerato apposta a dire che ci voleva il 10% della mia forza, ma alla fine la mia fanfaronata si sta rivelando non troppo lontana dalla realtà. Se questo è il tuo meglio, ci vorrà anche meno…»
                              Gohan si rialzò, pieno di graffi e lividi, qualche dolore sparso nel corpo, ma risoluto. «Papà! Adesso userò la tua tecnica preferita!» annunciò ad alta voce il ragazzino, nelle cui orecchie risuonava la voce del padre udita appena poco prima. «La dedico a te! So che mi segui, dal Paradiso!»
                              “Gohan…” disse Goku dall’altra parte, con un largo sorriso sul volto, mentre con una mano sulla spalla di Re Kaioh non perdeva d’occhio lo svolgersi dei combattimenti.
                              Gohan iniziò a mettersi in una posa che aveva visto per la prima volta quando aveva appena tre anni. Ricordava una giornata tiepida e temperata, un prato verde di erbe e fiori di campo dietro casa, e una roccia che nei suoi ricordi di bimbetto era gigantesca, ma che nella realtà doveva essere stata due o tre volte più alta dei suoi genitori. Il piccolo stava dritto in piedi, con un vestitino giallo e azzurro e il suo cappello rosso con la quarta Sfera del Drago, vicino a suo padre, a qualche decina di metri di distanza da quella roccia.
                              «Guarda, Gohan…» iniziò Goku. «La mamma mi ha chiesto di far sparire questo masso, perché vuole allargare l’orticello dietro casa. Voglio farti vedere come faccio: sta’ alla larga, userò un sistema che sanno utilizzare poche persone al mondo, tra cui il tuo papà e nonno Gohan…»
                              «Quello che si chiamava come me?» chiese il piccolo, desideroso (e sicuro) di ricevere conferma.
                              «Sì… Son Gohan! Quello che mi ha regalato la pallina che porti sul cappello!»
                              «Era tuo nonno… ma era pure mio nonno?» chiese con innocente perplessità il bambino, confuso.
                              «Sì, proprio lui! Cioè aspetta… era sicuramente mio nonno… però per te sarebbe più di un nonno, perché è il nonno del papà!» spiegò il Saiyan, grattandosi il capo. «Diciamo una specie di super nonno!» concluse, superando così i propri dubbi.
                              «Ah… capito.» Gohan non aveva capito, ma il guaio era che nemmeno Goku aveva compreso molto di quell’intricata questione familiare. Comunque Gohan vide Goku congiungere le mani come a volervi rac-chiudere qualcosa, poi le portò al fianco destro e iniziò ad evocare il nome della sua tecnica più classica: «Kame… hame… ha!» L’onda di energia azzurra disintegrò in un batter d’occhio la roccia, che si distrusse lasciando dietro di sé un nuvolaccio di polvere e mille sassolini.
                              «Visto?? Non è una tecnica molto bella?» domandò Goku, per poi porre la domanda centrale, ciò che gli premeva sul serio: «Non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni! Non ti piacerebbe imparare a farlo anche tu, molto presto?» Gohan - che, sconcertato dallo spettacolo, aveva sgranato gli occhi - serrò le labbra che gli tremolarono per qualche secondo, poi scoppiò in un pianto disperato come una sirena dell’ambulanza.
                              «C-che succede…? Perché piangi…?» chiese Goku, spiazzato e costernato. Inevitabilmente, a quella sirena si aggiunse il coro isterico degli improperi di Chichi, accorsa alla prima eco di quel piagnisteo: «Goku, sei sempre il solito! Possibile che tu non sia in grado di compiere un lavoro semplice senza combinare guai??» Poi rivolgendosi al bambino, si fece carezzevole ed amorevole: «Dai, tesoro, vieni in braccio alla mamma… non è successo nulla…»
                              Trascorsero alcuni anni, densi di eventi, e Gohan, desideroso di diventare abile come suo padre, volle imparare quella tecnica, che aveva contribuito a rendere il Super Saiyan l’essere più forte dell’universo. Nei primi giorni di apertura della Nuova Scuola della Tartaruga, pensò bene di chiedere aiuto al suo amico Crilin: «…quindi vorrei imparare la Kamehameha… sai, era la mossa preferita di mio padre e credo che tu sia la persona più indicata ad insegnarmela!»
                              «Ma come…? Sei arrivato fino a questo punto, senza mai impararla?» domandò Crilin incredulo.
                              «Già… tieni presente che è stato Piccolo ad insegnarmi le principali tecniche di lotta!»
                              «È vero… strano che tuo padre non ti abbia insegnato le sue tecniche…»
                              «Quando ero più piccolo, non mi interessavano… anzi qualcuna mi faceva persino paura. Ma quando hanno cominciato ad interessarmi, non abbiamo avuto tempo né occasione…»
                              «Non è difficile da imparare: io stesso ho imparato da autodidatta, anche se avevo già una certa esperienza nelle arti marziali alle spalle. Per te sarà semplicissimo.»
                              «Allora insegnami, maestro Tartaruga!»
                              «Ahah, scemo… vuoi mettermi in imbarazzo??»
                              «Facciamo così… tu mi insegni la Kamehameha e io ti alleno a non imbarazzarti davanti ai futuri allievi! Del resto devi imparare, visto che presto avrai decine di seguaci!»
                              Gohan sorrise a quei ricordi, che lo caricarono di ulteriore commozione ed energia emotiva positiva. Kree-zer, ignaro del nostalgico trasporto di cui era preda Gohan, domandò: «E allora… vuoi deciderti ad usare questa famosa mossa, o vuoi startene lì a giocare alla bella statuina sorridente??» Dopo la trasformazione il bambino alieno era troppo sicuro dei propri mezzi per temere qualsivoglia attacco.
                              «Sono pronto! KA… ME… HAME… HAAAAAAA!» scandì Gohan, per poi rilasciare la più potente onda d’energia azzurra che avesse mai caricato in vita sua. Il figlio di Freezer fletté le ginocchia, incrociò le mani allungando le braccia in avanti e, concentrandosi, caricò una forza bastevole a contenere l’impatto. L’attacco fu alquanto prolungato: non si capisce mai quanto possa durare un attacco, in casi come questi. Quando la Kamehameha si esaurì, Gohan fissava accigliato il nemico ansimando leggermente, mentre Kreezer si guardava seccato le palme delle mani: quel giochetto gli aveva provocato un segno nero da ustione. «Accidenti a te!! Guarda, mi è rimasta la bruciatura! Mi resterà per alcuni giorni, adesso! E non era nemmeno un granché, come tecnica… l’ho parata facilmente». Dal broncio infantile passò poi ad un sorriso malizioso. «Se una persona con uno stile di lotta così scadente ha sconfitto mio padre, deve per forza avere imbrogliato… non c’è altra spiegazione. Che schifoso disonesto… Ptui!» sentenziò ancora Kreezer, atteggiando il viso ad una smorfia di voltastomaco e chiosando la sua affermazione con un sonoro sputo, per accentuare teatralmente il suo disprezzo.
                              Last edited by VirusImpazzito; 31 October 2013, 23:58.

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                              • «Non ti permetto…» cominciò Gohan serrando i pugni. «Non ti permetto di insultare mio padre! Bastardo!» gridò il figlio di Goku. Era in momenti come quello che l’affetto per quel genitore così speciale gli divampava improvviso, ma soprattutto era in momenti come quello che la collera montava davvero nel suo cuore. Furono queste emozioni che lo resero inaspettatamente fulmineo nella sua nuova offensiva. Una lunga e ripetuta sequenza di pugni al petto fece arretrare Kreezer, il quale si portò a mezz’aria per evitare gli attacchi; a super velocità, Gohan sparì per riapparire sopra la testa del piccolo nemico e colpirlo con una martellata sulla testa puntuta, abbattendolo al suolo. Sembrava che la sua velocità si fosse moltiplicata di colpo insieme alla sua forza. In un impeto dettato dalla collera, Gohan intrecciò le mani e gridò: «MASENKOOO!» Da quelle sue manine fuoriuscì uno smisurato lampo di energia di un giallo intenso che schiacciò il piccolo alieno. Al termine di questo ultimo attacco, in cui il figlio di Goku aveva riversato la forza spirituale a cui riusciva ad attingere solo nei momenti d’ira, Kreezer si ritrovò semisepolto fra rocce e terriccio… un po’ impolverato, ma integro, sicuramente poco lieto delle mosse compiute da ultimo. Il mezzosangue recuperava il fiato con affanno.
                                «Siamo alle solite… promettete di sfoderare le vostre tecniche migliori, fate l’exploit e, dopo aver fallito come dei poveri imbecilli, vi ritrovate con le batterie scariche. Sempre così, voi plebei!» Senza nemmeno impegnarsi troppo, Kreezer si diresse pacato alla volta del mezzosangue, conscio del fatto che quello non era nelle condizioni di reagire prontamente. Lo afferrò per una caviglia, poi iniziò a sbatacchiarlo al suolo da una parte e dall’altra, per una decina di riprese, finché Gohan – notando per puro caso la punta della coda del ragazzino alieno – la impugnò saldamente. Così, al primo strattone di Kreezer, rovinarono tutti e due per terra. Gohan ridacchiò.
                                «Ridi, deficiente… intanto la situazione tra noi due ormai si è capovolta!» disse Kreezer, per poi rialzarsi e scrollarsi un po’ di polvere di dosso. A sentir parlare di capovolgimento, Gohan rise un po’ più forte: «Già… ci siamo capovolti entrambi… ahah…!»
                                «Non intendevo in senso letterale, imbecille!» strillò Kreezer, mostrando due file di denti affilati. Alla fine anche Gohan si rialzò, sempre sorridendo, malgrado il dolore, con uno dei due occhi semichiusi per via della fatica: «Puoi mettermi al tappeto cento volte… io mi rialzerò sempre, finché sarò vivo…»
                                «Aveva ragione mio papà a dire che siete sempre così stupidamente ostinati, voialtri! Allora faremo in modo che tu non ti possa più alzare, cucciolo di Saiyan!» Così il figlio di Freezer cominciò a prenderlo a calci, facendolo volare ogni volta di qualche metro, senza avere tempo di rimettersi in piedi; ogni tanto, gli lanciava qualche raggio dagli occhi, per aggiungere dolore al dolore. Questo andazzo proseguì per un bel po’. Mentre Gohan giaceva a terra, sempre più stanco, sempre più malconcio e ferito, con abrasioni e rivoletti di sangue qua e là, si ritrovò a pensare: “Grazie agli allenamenti di Piccolo, la mia forza era simile a quella di mio padre su Namecc… peccato che papà conoscesse il colpo Kaiohken e io no, e fra l’altro sapeva gestirlo fino alla ventesima potenza: questo gli ha permesso di opporsi a Freezer per un bel pezzo… Mi sembra di avere consumato energie invano…” Lo colse il rimpianto di non aver prevenuto la trasformazione del nemico, quando ne avrebbe avuto l’occasione; ma era successo tutto in modo così celere!
                                Kreezer sollevò Gohan reggendolo per la casacca. «Schifezza schifosa! Facevi tanto il gradasso, e invece… guardati ora come sei ridotto!» Il meticcio lo guardava, con un occhio a malapena aperto per il dolore e l’emicrania che gli martellava nella testa. Gli angoli della sua bocca si sollevarono lentamente in un sorriso, e il bambino cominciò a ridacchiare: «Eh… eh eh…»
                                «Che cavolo ti ridi, scemo?? Sto per ammazzarti! Già il solo pensiero dovrebbe farti tremare come una foglia! Lo sai o no che fra un po’ raggiungerai il tuo paparino nell’inferno dei plebei??»
                                «Se la metti così… la cosa mi fa… quasi piacere… » Gohan parlava con voce soffocata dalla saliva: «…anche se mi dispiace per mia madre…»
                                «E allora non ridere!» strillò Kreezer. «Che fastidio!»
                                «Dicevi…» e qui Gohan si interruppe per tossire qualche rivolo di sangue. «Dicevi… che prima di uccidermi volevi divertirti a vedere “la mia faccia contratta per il dolore”… ma non voglio darti questa soddisfazione…» Kreezer parve a dir poco indignato per quella risposta insolente. «T-Tanto… mi ucciderai comunque… questi sono gli ordini di tuo zio e questo è l’obiettivo della tua missione… Morirò senza averti dato questa soddisfazione…»
                                «Allora ti la…» Kreezer, che aveva aperto bocca sull’onda dell’indignazione, si bloccò. Stava per dire “Allora ti lascerò vivo, ma agonizzante, per assistere alla tua morte minuto dopo minuto!” Però si rese conto che non faceva differenza farlo morire in due secondi o in mezz’ora: ad ogni ulteriore colpo subito, il volto del mezzosangue si sarebbe dapprima mutato istintivamente in una smorfia di dolore; ma ad ogni smorfia avrebbe sempre fatto seguito quell’ostentato sorriso dispettoso, dimostrando che da un certo punto di vista Kreezer era stato sconfitto. «Qualche problema… K-Kreezer?» chiese beffardo Gohan.
                                “Mannaggia a lui, accidenti! Come si è permesso di fregarmi in questo modo?” pensò Kreezer: tutti quei sorrisi erano una beffa ordita alle sue spalle. Il nipote di Cooler volutamente non esternò i suoi pensieri a parole, anche se la smorfia di disprezzo sul suo viso si esprimeva più che egregiamente. Con disgusto, gettò il corpo del piccolo mezzo Saiyan al suolo.
                                Cooler, che aveva capito l’antifona, sollecitò il nipote a farla finita: «Kreezer, taglia corto: dagli il colpo di grazia. Non puoi aspettarti altro da quel microbo…» Anche Kodinya, che seguiva lo scontro da dietro il suo sovrano, era d’accordo con questa decisione: “A che pro continuare a farlo soffrire inutilmente? Il piacere che provano nella sofferenza altrui è una cosa che non capirò mai.” La donna era così: secca, pragmatica e sbrigativa in tutte le sue missioni, priva del perfido compiacimento che muoveva Cooler e Kreezer.
                                «Perfetto!» annunciò Kreezer. «Hai deciso di affrontare la morte da eroe senza macchia e senza paura…»
                                Trovatosi davanti Gohan esausto e malridotto, riverso con la guancia a terra, Kreezer lo bloccò poggiandogli il piede destro sull’altra guancia, a voler sottolineare la propria vittoria e volerlo sopraffare nell’umiliazione. Cominciò a sollevare il braccio destro, intenzionato a puntargli l’indice al petto per trapassargli il cuore: un raggio di energia potente e concentrato avrebbe rapidamente decretato la morte del piccolo Saiyan. Il piccolo alieno pronunciò solo: «Addio, marmocchio Saiyan!», ma quando fu sul punto di colpire si sentì torcere il braccio. Si voltò, scoprì la natura dell’impedimento che lo aveva bloccato: un individuo dall’alta statura, dalla pelle verde e dall’espressione minacciosa gli stringeva saldamente l’avambraccio. «Piccolo…!» urlò soffocato il piccolo Gohan.

                                ***********************
                                L’ANGOLO DELL’AUTORE.
                                Livelli di combattimento del duello tra Tenshinhan e Dore.
                                Tenshinhan: 37.000. Livello frutto dei suoi allenamenti nell’aldilà e di quelli successivi sulla Terra, anche se meno rilevanti.
                                Tenshinhan Kaiohken: 55.000 (livello base moltiplicato x1,5).
                                Tenshinhan Kaiohkenx2: 74.000 (livello base x 2)
                                Dore: 55.000 – degno di un combattente d’élite, batterebbe tutti i subordinati di Ginew!
                                A parte il livello base di Tenshinhan, che è quello effettivamente mostrato, tutti quelli successivi sono teorici: rappresentano la forza che Tenshinhan avrebbe potuto avere se avesse usato quella forza quando era in piena forma. Nella nostra storia, invece, ha usato quelle forze dopo essersi logorato a poco a poco, quindi i livelli effettivi saranno necessariamente più bassi. Allo stesso tempo anche Dore andava perdendo colpi, specialmente da quando Ten ha iniziato a usare il Kaiohken; quindi Dore subiva l’incremento di potenza del terrestre. A scanso di equivoci: il Super Kikoho non è lo Shin Kikoho visto nella saga di Cell. Il primo è un Kikoho mixato col Kaiohkenx2, il secondo è una versione molto più potente e perfezionata.
                                L’idea della Kamehameha per Gohan mi è venuta in mente quando mi sono accorto che nel manga non vediamo mai Gohan utilizzarla prima del Cell Game: ho interpretato questo pensando che Goku gliela ha insegnata nella Stanza speciale. In questo universo, Gohan non si è mai allenato seriamente con Goku… però ho voluto far sì che conoscesse anche qua questa mossa.

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