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DB - La storia mai raccontata!

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  • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Nell'altra fanfic che avevo letto su questa linea temporale, quella del multiverse, i terrestri e gli altri combattevano molte battaglie coi cyborg prima di tirare le cuoia uno dopo l'altro (ma mai nello stesso scontro).
    Questo meccanismo alla lunga è diventato ripetitivo con un senso di già visto onnipresente (e più o meno le stesse dinamiche in ciascuna battaglia) che ha tolto molto hype ad un'opera ben scritta.

    Tuttavia mi dispiace dire addio in una manciata di righe a personaggi su cui avevi lavorato così tanto (e bene); avrei preferito qualcuno sopravvivesse cercando di nascondersi dagli andoridi senza perdere la speranza (un po' come ha fatto Bulma).
    Come dissi una volta, non ho mai letto la versione data dal Multiverse, un po' per pigrizia, un po' per non farmi influenzare.
    In effetti mi sono giocato buona parte del cast principale in un colpo solo, ma proprio non mi è mai passata perla mente l'idea che qualcuno di loro potesse sottrarsi al "dovere", fosse anche per elaborare una strategia futura. Hanno sempre agito come una squadra e non si sono mai separati davanti alle crisi (vedi le battaglie contro Nappa e Vegeta, quella contro Freezer e Re Cold, quella contro Cooler...)

    Quello che li ha condannati è stato, nella battaglia contro 17 e 18, l'impossibilità di farsi un'idea della forza combattiva dei due nemici (contro Cooler e i suoi avevano il parametro di valutazione rappresentato da Freezer e i suoi uomini, quindi potevano ragionare a spanne). Inoltre 17 e 18 non avevano nessun interesse a risparmiarli, anzi... nella brutalità trovano una forma di divertimento; quindi hanno agito come descritto (qui c'entra anche la nota psicologica, Cooler era davvero più raffinato e signorile!)

    Uno scontro improvviso ed imprevisto contro due esseri spietati, , comparsi dal nulla, sull'onda di una reazione rabbiosa e affranta; nemici di cui non era possibile percepire se avevano una forza combattiva maggiore o minore della loro, o un'aura positiva o negativa. Per questo ho scelto di "farli fuori" in un colpo solo.

    Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Also, mi sembra di ricordare, ma forse me lo sono inventato io, che Gohan fu allenato da Vegeta nel futuro, e dunque il padre di Trunks potrebbe sopravvivere alla prima battaglia mortale?
    Senza darti anticipazioni sugli allenamenti futuri di Gohan... il manga non dice che Vegeta sia stato il nuovo maestro di Gohan. Però so che gli autori del Multiverse hanno scelto questa soluzione (il fanmanga lo leggo ), forse è da lì che hai preso questo concetto.

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    • Originariamente Scritto da VirusImpazzito Visualizza Messaggio
      Come dissi una volta, non ho mai letto la versione data dal Multiverse, un po' per pigrizia, un po' per non farmi influenzare.
      In effetti mi sono giocato buona parte del cast principale in un colpo solo, ma proprio non mi è mai passata perla mente l'idea che qualcuno di loro potesse sottrarsi al "dovere", fosse anche per elaborare una strategia futura. Hanno sempre agito come una squadra e non si sono mai separati davanti alle crisi (vedi le battaglie contro Nappa e Vegeta, quella contro Freezer e Re Cold, quella contro Cooler...)

      Quello che li ha condannati è stato, nella battaglia contro 17 e 18, l'impossibilità di farsi un'idea della forza combattiva dei due nemici (contro Cooler e i suoi avevano il parametro di valutazione rappresentato da Freezer e i suoi uomini, quindi potevano ragionare a spanne). Inoltre 17 e 18 non avevano nessun interesse a risparmiarli, anzi... nella brutalità trovano una forma di divertimento; quindi hanno agito come descritto (qui c'entra anche la nota psicologica, Cooler era davvero più raffinato e signorile!)

      Uno scontro improvviso ed imprevisto contro due esseri spietati, , comparsi dal nulla, sull'onda di una reazione rabbiosa e affranta; nemici di cui non era possibile percepire se avevano una forza combattiva maggiore o minore della loro, o un'aura positiva o negativa. Per questo ho scelto di "farli fuori" in un colpo solo.
      No ma ha totalmente senso che a quel punto, presi dalla foga e incapaci di percepire l'aura nemica, abbiano fatto una finaccia.

      E' che credevo i cyborg avrebbero agito in maniera più lenta tramite uno sterminio degli sventurati presenti sul posto lento e costante, e non immediato, esattamente come era loro abitudine nello special di Trunks.
      Così qualcuno dei nostri sarebbe potuto scappare, ma non mi riferisco tanto ai 4 super terrestri quanto a Kaya, Ganja, Soya ecc.
      Tutti pg che avevi portato avanti e caratterizzato per tanto tempo, finiti in un lampo.
      Poi va bene che componente onnipresente dell'agire e uccidere dei gemelli è il gioco, e quì c'è stato. Ed ha senso che all'inizio abbiano fatto stragi senza pensarci troppo e poi, col tempo, per combattere la noia e forse anche perchè i giocattoli stavano finendo (alias i terrestri da accoppare ) abbiano variato un po' rendendo le stragi meno totali e più lente.

      Tuttavia ora mi chiedo se tu non sia George R R Martin sotto mentite spoglie

      Un'ultima cosa: so che Gohan porterà avanti nella storia la rabbia del lettore per la scomparsa dei vari Crilin, Ten, Yamcha, Jaozi, Piccolo, Vegeta e chi più ne ha ne metta, spero sia abbastanza in confidenza anche con Soya&co. in modo da fare lo stesso per loro.

      Per il resto il capitolo è bello come al solito e chi scrive non deve farsi influenzare per forza dal pensiero di chi, sofferente (xD) legge, sono solo mie considerazioni soggettive.

      Senza darti anticipazioni sugli allenamenti futuri di Gohan... il manga non dice che Vegeta sia stato il nuovo maestro di Gohan. Però so che gli autori del Multiverse hanno scelto questa soluzione (il fanmanga lo leggo ), forse è da lì che hai preso questo concetto.
      Ah già, quindi erano solo miei castelli in aria, nel movie descrive semplicemente Vegeta per il suo carattere e nient'altro.
      sigpic

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      • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
        E' che credevo i cyborg avrebbero agito in maniera più lenta tramite uno sterminio degli sventurati presenti sul posto lento e costante, e non immediato, esattamente come era loro abitudine nello special di Trunks.
        Così qualcuno dei nostri sarebbe potuto scappare, ma non mi riferisco tanto ai 4 super terrestri quanto a Kaya, Ganja, Soya ecc.
        Tutti pg che avevi portato avanti e caratterizzato per tanto tempo, finiti in un lampo.
        Poi va bene che componente onnipresente dell'agire e uccidere dei gemelli è il gioco, e quì c'è stato. Ed ha senso che all'inizio abbiano fatto stragi senza pensarci troppo e poi, col tempo, per combattere la noia e forse anche perchè i giocattoli stavano finendo (alias i terrestri da accoppare ) abbiano variato un po' rendendo le stragi meno totali e più lente.
        In effetti hai colto il modo in cui volevo (voglio e vorrò ) rappresentare i due cyborg: esordiscono con un gioco (il tiro al bersaglio) che aveva proprio lo scopo di sollevare un mega-vespaio... qui mi baso su varie sequenze tratte dal manga: giocare al computer, il gioco dove si investono le persone con l'automobile, il gioco della ricerca di Goku...

        Sul fatto che tutti questi personaggi secondari/comprimari muoiano in modo così improvviso, l'effetto shock, che questo capitolo suscita nel lettore, è voluto: proprio per contrasto con quell'atmosfera di pace, festa, allegria e serenità che avevi notato nell'altro capitolo, la vita cambia bruscamente per effetto di un "bang" capriccioso di 17. Volevo creare una rottura netta tra la pace e la disperazione, e più netta della morte improvvisa di tutti i personaggi mostrati in questo capitolo non si poteva... E oltre tutto quelli che 17 e 18 consideravano fra i combattenti più in gamba per sentito dire dal Dr. Gero erano talmente delle mosche insulse che non valeva la pena di tenerli in vita e giocare a gatto e topo.

        Curiosità: il motivo per cui inizialmente ho creato Soya (nel lontano cap. 19) con gli stessi occhi di 18 era proprio in vista del futuro faccia a faccia tra Crilin e 18. All'epoca mi sono chiesto: come avrebbe reagito il nostro nano pelato se avesse riconosciuto gli occhi della donna amata come identici a quelli della sua nuova nemica?

        Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
        Tuttavia ora mi chiedo se tu non sia George R R Martin sotto mentite spoglie
        Questa stessa similitudine mi era stata sollevata quando ho raccontato l'uccisione di Kapirinha ad opera del Capitano Sauzer!

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        • Spero almeno che Vegeta si salvi dal primo scontro con i Cyborg, e' uno dei miei personaggi preferiti, specialmente ora che e' il nuovo Goku salva-tutti (visto che ha battutto Cooler).
          Uumm, il fatto che Vegeta abbia sconfitto Cooler mi suggerisce un'idea per la mia FF.
          Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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          • Andiamo avanti con la storia. Entrano in scena i...

            Cap. 54: Bad Boys – Guerrieri senza scrupoli.

            Spingendo la carrozzina di Trunks, Bulma si faceva seguire da Muten alla ricerca di un locale provvisto di teleschermo: sicuramente, tramite la tv, avrebbero appreso qualche notizia.
            «Trovato!» esclamò Bulma sollevata, dopo aver sbirciato all’interno di un bar della città. «Sa dirci cos’è suc-cesso?» chiese, entrando, al corpulento barista che, imbronciato e a braccia conserte, fissava lo schermo di cui il suo locale era attrezzato.
            «Il torneo è andato in vacca!» rispose l’uomo nervosamente, suscitando la reazione allibita dei due ascoltatori. «Lo stadio è saltato in aria, e tutti quei poveracci sono andati all’altro mondo! Una strage terribile, a pochi chilometri da qua! Vi rendete conto??»
            Bulma e Muten si guardarono negli occhi, esterrefatti. «Non ci credete? Guardate il notiziario!» Alcune reti televisive della Città del Sud avevano inviato le proprie troupe per realizzare le riprese in un’edizione straordinaria del notiziario che adesso era già in onda. Le immagini mostravano ora un paesaggio impietoso e desolato nell’area periferica della città che sorgeva sull’isola Amenbo; il cameraman cercava di focalizzare l’immagine sulle due giovani figure umane presenti sul posto, unico barlume di vita. “Abbiamo inviato degli operatori ad approfondire gli eventi. Guardate: ci troviamo nei dintorni di quello che fino a pochi minuti fa era il grande stadio dell’isola Amenbo.” spiegava la voce sommessa e concitata del giornalista. “La città tutt’intorno è traumatizzata; le vie sono deserte, perché sembra che i superstiti che non erano allo stadio si siano rintanati nelle proprie case o abbiano evacuato la zona… sul posto si intravedono alcuni cadaveri, e poi ecco lì due persone ancora vive e in buona salute, che ora vi mostreremo avvicinandoci con le nostre telecamere…” Il cameraman effettuò una zoomata sui due cyborg, che aspettavano l’arrivo di qualche altro compagno di Goku – anche se il giornalista non poteva dedurlo da ciò che vedeva. I due, inquadrati, stavano seduti su un paio di grossi frammenti dell’edificio. Dopo diversi secondi di ripresa, 17 si accorse di essere al centro dell’attenzione della troupe televisiva. Si vide allora che il giovane uomo, sorridendo, invocava la donna che sedeva nelle sue vicinanze con espressione infastidita, accennando col capo alla telecamera; poi con il dito fece cenno di avvicinarsi alla telecamera. “Chi sarà questo giovane uomo? Sembra voglia mostrarci qualcosa… ci avviciniamo ad intervistarlo. Ci dica, lei chi…” A questo punto lo schermo trasmise l’immagine dello sguardo algido della donna che allungava una mano verso la telecamera. La sua mano si illuminò; poi l’immagine scomparve e il collegamento saltò. Adesso lo schermo del bar trasmetteva il solito effetto neve di linee grigiastre e nere spezzate.
            «Cazzo, quei due sono dei pazzi assassini!» gridò il barista sconcertato. «Io chiudo e me la svigno! Forza, uscite tutti! Il locale per oggi chiude qua!» Cominciò a spintonare i pochi clienti del bar accompagnandoli fuori dall’uscio, poi raccolse in fretta e furia tutto l’incasso della giornata dalla cassa.
            «Ma che modo di fare è?? Che razza di cafone!» sbottò Bulma istericamente.
            «Certo che… se la gente entra nel panico in questo modo alle prime avvisaglie di una crisi, per il futuro le prospettive non sono rosee…» profetizzò Muten.
            A sentir le parole pronunciate dal vecchio, la giovane donna fu presa da una reazione nervosa: «Non credi di esagerare?! Si è trattato solo di un incidente isolato! Non sarà nemmeno necessario che intervenga Vegeta… Ci penseranno Gohan, Crilin e gli altri!» Chiaramente, ignorava che buona parte di quegli “altri” aveva già abbandonato il mondo dei vivi; non le era nemmeno passato per la testa che i cadaveri di cui parlava il giornalista potessero essere quelli dei suoi amici.
            Data la tensione che si respirava nell’aria, Trunks si ricordò del suo stomaco che brontolava; seduto nel passeggino, guardò la madre gemendo, e scoppiò in lacrime. Bulma e Muten si sistemarono con il passeggino presso la scalinata esterna di un palazzo, e cominciarono a dargli un po’ della pappa che reclamava già da un bel pezzo; solo allora si resero conto che era merito del capiente e robusto appetito Saiyan di Trunks, se quel giorno erano ancora vivi.

            «E dire che tante ragazze farebbero chissà cosa, pur di finire in televisione… sei un’ingrata, sorellina!» scherzò 17, dopo che la sorella ebbe ucciso in un sol colpo gli operatori e il giornalista.
            «Io mi sono stufata di stare qua a cazzeggiare…» diceva 18 sempre più annoiata, con la schiena curva e il viso fra le mani.
            «Cosa vorresti fare? Tanto la risposta la conosco già…»
            «Devo comprarmi dei vestiti puliti… per colpa di quel nano scemo mi sono sporcata tutta di sangue… e an-che tu sei un po’ macchiato. Non vorrai mica che mi metta a fare il bucato come una schiava!»
            «Devi dar loro il tempo di arrivare! Se sono forti come temeva il dr. Gero, non dovrebbero metterci molto, ormai…» I due gemelli andarono avanti a discutere a colpi di frecciatine per alcuni minuti, come probabil-mente erano soliti fare quando erano un ragazzo e una ragazza normali, due fratelli come tutti gli altri.
            Dopo qualche minuto, furono di nuovo in silenzio. Fu allora che videro atterrare davanti ai loro occhi la strana coppia composta da un alto guerriero dalla pelle verde, con turbante e mantello bianchi e divisa da combattimento viola, e un ragazzino dai corti capelli neri, irti e scombinati e una tuta da combattimento simile al suo imponente amico. I due scrutarono l’area, ed inevitabilmente notarono che, oltre alla strage di massa di cui erano a conoscenza, su quel suolo devastato erano rimasti quattro cadaveri. Cadaveri familiari… Lì in fondo, Gohan e Piccolo riconobbero con amara costernazione la sagoma imponente di Tenshinhan, riverso in una pozza di sangue; più in là, un corpicino minuto senza testa: sicuramente doveva essere Jiaozi. Dall’altra parte, Gohan vide qualcosa che lo fece passare dalla costernazione alla tristezza rabbiosa: con gli occhi lucidi, riconobbe il cadavere di Crilin, sul quale un crudele assassino doveva aver infierito sadicamente. Non troppo distante da lui, l’ultimo combattente del gruppo. «Ehi, Piccolo! Percepisco ancora la debolissima aura di Yamcha! Vado ad aiutarlo!» esclamò Gohan, correndo subito al fianco del giovane uomo con le cicatrici.
            “Non c’è niente da fare neanche per lui…” pensò ingrugnito Piccolo.
            Gohan iniziò a parlare a Yamcha con dolcezza; l’uomo, che era tutto un dolore, non poteva nemmeno essere toccato senza essere lacerato da fitte lancinanti. «Yamcha, vado subito a prenderti un senzu!» disse Gohan nell’eccitazione; dimenticava che nemmeno sapeva dove fossero custoditi i fagioli magici.
            «N-no…» ribatté Yamcha; per lo sforzo tossì, e sboccò sangue. «Non p-perdere tempo… quei c-cyborg… del Red Ribbon…» accennò con voce flebile. Le parole facevano fatica a varcare la soglia delle sue labbra, tanto che il guerriero si limitava a pronunciare i vocaboli essenziali, e anzi non riusciva nemmeno a proferire quelli; il tutto sotto gli occhi lucidi di Gohan. L’agonia di Yamcha era ormai al termine: sofferente e gemente, emise due colpi di tosse sanguinante; poi esalò l’ultimo respiro.
            Adesso Piccolo, che a distanza aveva ascoltato le ultime parole di Yamcha grazie al suo portentoso udito, capendone ben poco, fissava i due cyborg: non era necessario essere dei geni, per intuire che fossero loro due i responsabili di quello sfacelo. Chi erano? Qual era la loro forza effettiva? Erano nemici alla sua porta-ta? Prima che Piccolo domandasse loro chi era stato a sconfiggere quei valenti guerrieri, 18 tagliò corto: «Opera nostra, se è questo che vuoi sapere.»
            «Dalla vostra reazione alla vista di quei morti, deduco che anche voi fate parte del gruppetto di Son Goku.» aggiunse 17.
            «Cosa? Goku?!» ripeté sbalordito il namecciano.
            «Veniamo al sodo!» disse 17 portandosi le mani ai fianchi. «Il nostro compito era uccidere Son Goku… ma siccome è morto, ora ci interessa affrontare qualcuno al suo livello… Sei tu? O vuoi farmi credere che è quel marmocchio??»
            «Non mi interessa sapere chi siate e cosa vogliate da Goku! So solo che siete un pericolo potenziale per tutta la Terra, e non vi permetterò di continuare nelle vostre malefatte!»
            «Piccolo!» lo chiamò Gohan, ancora scosso, raggiungendolo. «Hai sentito cos’ha detto Yamcha, vero? Che intenzioni hanno questi due? Perché hai menzionato mio padre?»
            «Interessante… il figlio di Goku…» osservò 17. «Quindi anche tu potresti essere molto forte. Vuoi combattere, ragazzino?»
            «Lui non è forte quanto me! Sono io il tuo avversario!» replicò Piccolo alla domanda del cyborg, senza preoccuparsi di lasciarsi trascinare in una battaglia improvvisa. Dei livelli combattivi dei due nemici, non aveva che un unico indizio: avevano ucciso senza alcuna fatica due combattenti come Crilin e Tenshinhan, il che non era poco. «Gohan, non ti azzardare ad intervenire nel nostro duello!»
            «Ok… vediamo se sei un altro pazzo suicida. Tu non hai nulla in contrario… vero, sorellina?»
            «Figurati… fai pure.» ribatté la donna, che al momento mostrava altri interessi. Seduta in disparte, continuava ad osservarsi le unghie: ecco, la manicure era in cima alla lista delle cose da fare, assieme all’acquisto dei vestiti. “Quasi quasi mi faccio anche sistemare le doppie punte…” pensò, osservandosi una ciocca di capelli biondi.

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            • Piccolo e 17 si levarono verso l’alto, seguiti da Gohan che si teneva in disparte a debita distanza, obbediente al monito del maestro. «A te la prima mossa!» rispose 17 a bruciapelo.
              Piccolo non esitò a lanciarsi all’attacco. Sferrò un colpo di karate, invano: trovò l’aria, perché 17 si era già spostato lateralmente. Ruotò su sé stesso sollevando la gamba per allungare un calcio al fianco, e stavolta 17 lo schivò portandosi più in alto, per poi rifilargli un calcio in picchiata al volto. Subito dopo, lo colpì con alcuni rapidi pugni al torace, dolorosissimi per il namecciano. «Visto come si fa? E considera che mi sono pure trattenuto.»
              “Ma che sta succedendo?? Come mai non riesco…?” si domandava incredulo il namecciano.
              «Piccolo, sono cyborg! Ecco perché non percepiamo la loro potenza! La loro forza è artificiale, non spiritua-le!» gridò Gohan.
              Piccolo ringhiò irato. “Dunque sono molto più forti di me… ma non posso quantificare con esattezza, posso solo congetturare…” Decise quindi di spogliarsi immediatamente del mantello e del turbante, e di lanciare un attacco alla massima potenza: con un avversario del genere, non c’era motivo di andare per il sottile. Avvolto ora da un’intensa aura di energia trasparente, allungò le mani in avanti con le palme ben aperte. Le sue mani si illuminarono di luce dorata, e da esse promanò una gigantesca onda d’energia dorata. 17 distese a sua volta le mani in avanti e gli furono sufficienti come scudo per deviare l’onda, che venne dirottata verso il mare. L’impatto generò un colossale fungo di acqua e vapore.
              “Non ce la farà… C’è troppa differenza tra Piccolo e il nemico…” osservò Gohan fra sé in preda allo sconforto. “Come possiamo battere non uno, ma due nemici di quel calibro?”
              Fu in quel momento che, a tutta velocità, arrivò Vegeta, inchiodando proprio al cospetto dei due conten-denti. «Salve a tutti!» li salutò Vegeta con un sorriso spavaldo sul viso. 17 – e, dal suo punto di osservazione, anche 18 - fissarono il nuovo arrivato. Poche rapide occhiate gli furono sufficienti per ricostruire e mettere a fuoco la situazione. “Avevo percepito anche qualche movimento di quei quattro terrestri, anche se definirlo “combattimento” mi sembrava azzardato… Quindi i quattro terrestri devono essere stati sconfitti in pochi secondi… Anche il namecciano non mi sembra al massimo della forma, di già…” Poi finalmente si rivolse a 17: «Dunque voi due non siete dei comuni esseri umani… tutti quei tizi in confronto a me sono solo degli sciocchi deboli, eppure non dovrebbe essere così facile sconfiggerli…»
              «Se fossi al loro livello, ti converrebbe ritirarti prima di subito…» replicò 17 con atteggiamento provocatorio.
              «Si vede che non hai avuto ancora il piacere di essere sconfitto dal Principe dei Saiyan!» fu la risposta a tono di Vegeta.
              A seguito della breve colluttazione avuta con il cyborg, Piccolo poteva solo presumere la forza del nemico. “Maledizione… mi sono allenato e ho cercato di superare i miei limiti, ma è ancora troppo poco… sono molto più debole di Kreezer e Cooler, e questo cyborg sembra ancora più terribile di loro due…” rifletté con frustrazione. Fu dunque con amarezza che, con tono serio e determinato, propose: «Vegeta, dobbiamo unire le forze!», pensando fra sé: “Per quanto la cosa mi ripugni…” Poi aggiunse: «Quei due sono dei cyborg! Pare che siano stati costruiti al fine di uccidere Goku: ecco spiegato perché sono così potenti! Ma se io e Gohan ti cediamo le nostre energie, credo tu possa competere! Ho avuto modo di testare la sua forza e…»
              Il Principe, fissandolo con un’espressione di chiaro scherno, lo interruppe: «Sei in vena di battute, muso verde?? Tsk! Ho già accettato il vostro aiuto nell’affrontare Cooler, e non ho intenzione di chiedere aiuto a voi bambocci per una seconda volta! Tornatevene a casa e lasciate che sia il Principe dei Saiyan a togliere di mezzo questi due buffoni! Non mi importa se sono robot o extraterrestri! Non fa alcuna differenza!» Poi, rivolgendosi al cyborg, lo trovò con un’espressione di sberleffo stampata in viso. Quindi gli domandò con una smorfia: «Ti faccio ridere? Ridi quanto vuoi, ma presto te ne renderai conto!»
              «Sei proprio antipatico… per di più, sembri molto superbo ed orgoglioso…» disse 17. «Il nostro creatore ci ha sempre detto che i Saiyan sono una razza di combattenti troppo sicuri di loro stessi! Anche Son Goku era proprio come te… ma chi vive solo per orgoglio, morirà per orgoglio…»
              «Sta’ zitto, maledetto burattino! Come osi paragonarmi a quel rifiuto di Kakaroth?!» domandò Vegeta, in un’impennata dell’orgoglio che aveva ritrovato, robusto ed inscalfibile, da quando era diventato un Super Saiyan ancora più potente di Goku. «Vedrai che vi ridurrò in rottami! Da chi comincio? Da te o da quella donna??»
              17 si portò la mano alla bocca per amplificare la sua voce, e gridò alla sorella: «18, dovrai essere tu a veder-tela con lui, per il momento! Dammi solo due minuti per chiudere il conto col muso verde…»
              «Mi va benissimo! Distruggere prima l’uno o l’altra non mi fa alcuna differenza!» replicò Vegeta, scendendo subito verso la donna. «Anche se sei una donna, non ti tratterò con riguardo…» disse con tono di sfida. «Tanto sei un cyborg, non sei una vera donna!»
              Erano parole che 18 non apprezzò di sentirsi dire. Fissandolo con sguardo gelido, ribatté semplicemente: «Sembri molto coraggioso…»

              Per un capriccio del destino, Piccolo si trovava a ricevere da Vegeta lo stesso caparbio benservito che lui stesso aveva rifilato a Dio. Quei maledetti esseri sconosciuti non avevano una forza interiore, non avevano un’anima… esseri artificiali? Come valutare la loro forza? E se nemmeno Vegeta fosse stato capace di batterli? Poteva ancora rimediare… sarebbe voluto andare da Dio, il quale non avrebbe esitato a fondersi con la sua controparte negativa per far fronte alla nuova minaccia, per salvare quella Terra che Dio stesso aveva tanto amato e che lo aveva ospitato negli anni dell’infanzia e della giovinezza. Purtroppo, 17 lo avrebbe inseguito ovunque: era troppo agile e veloce per lasciarsi seminare.
              Nel frattempo, prima che Piccolo e 17 riprendessero il combattimento, Gohan interpellò il suo amico e maestro: «Piccolo, permettimi di combattere al tuo fianco! Collaboriamo!» calcò particolarmente il tono della voce su quest’ultima invocazione. Piccolo lo squadrò dall’alto verso il basso. «Ti prego!» aggiunse ancora il ragazzino, con gli occhi lucidi. Piccolo fissò Gohan, con un sorriso corrucciato, severo, benevolo. «Va bene. Combatterai anche tu…» disse, avvicinandosi al suo allievo. A tradimento, come solo un demone avrebbe saputo fare, a velocità impercettibile Piccolo sferrò un pugno allo stomaco di Gohan, facendogli strabuzzare gli occhi. Poi, con un colpo di karate alla nuca, lo tramortì, scagliandolo poi al suolo. All’impatto, Gohan finì in un cratere. Ciliegina sulla torta, Piccolo lanciò contro quel fosso un colpo d’energia controllato quanto alla potenza, ma sufficiente a dare al cyborg l’impressione che il bambino fosse morto. Confidava nel fatto che, non possedendo energia spirituale, i cyborg non fossero capaci di percepire l’entità dei colpi sferrati, sicché non avrebbero capito che i danni riportati da Gohan erano risibili.
              «Bel colpo!» si complimentò 17, battendo le mani in un lento applauso di derisione. «Proprio nobile, da parte tua, tradire così un amico… Anziché cadere per mano di un nemico, è stato il suo amico a farlo fuori! È questo il tuo senso dell’onore?»
              «Quello era il figlio di Goku… se proprio doveva morire oggi, ho preferito mandarlo io all’altro mondo, piut-tosto che permettere a te e a quell’altra tizia di mettergli addosso le mani.» bluffò il namecciano. In cuor suo pensava: “Perdonami, Gohan… al momento non hai alcuna voce in capitolo. L’unico che può fare qual-cosa è Vegeta, se accetterà il mio aiuto. Non solo saresti d’intralcio, ma… se Vegeta fallisse, tu saresti l’unica speranza per il futuro della nostra Terra… dunque, è meglio che ti credano morto. Del resto, non possono percepire la tua aura. Perdonami, Gohan, se ci lasciamo in questo modo, e se ti carico sempre di nuove responsabilità... probabilmente giudicherai me uno stupido, e il mio gesto avventato… ma non mi deludere. Adesso devo inventare qualcosa per convincere Vegeta a…”
              «E allora, ci muoviamo?» domandò 17 irritato da tanti indugi. «Ho dei programmi da adempiere, in mattinata!»
              «Certo!» rispose Piccolo simulando prontezza di intenzioni. «Prendi questo…» disse, piegando il braccio con l’indice e il medio puntati in avanti. Nel braccio, percorso da scosse elettriche, si caricò una intensissima energia; sicché, quando Piccolo urlò: «MAKANKOSAPPOOO!!», dalle sue dita partì subito, senza colpo ferire, un raggio iper concentrato d’energia avvolto da spirali. Il colpo non entrò mai in collisione con 17, che aveva attivato attorno a sé una barriera di energia celeste. In tal modo, l’attacco finì dirottato verso terra ed andò a distruggere una porzione della zona costiera dell’isola, con gran sommovimento di acque marine circostanti. «Ma bravo, amico! Visto che hai combinato? Ti sembra il modo di distruggere le isole altrui? E dire che questa era già piccola e un po’ malconcia…» commentò sarcasticamente il cyborg.

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              • Quest’ultimo, però, notò con disappunto che Piccolo si era allontanato alla volta di Vegeta. Lo inseguì in modo fulmineo, raggiungendolo ed afferrandolo con le braccia attorno al collo, in una presa serratissima: «È questo il modo di svignarsela?? Vigliacco cagasotto!» Poi gli torse energicamente il capo, spezzandogli l’osso del collo. Infine, posandogli una mano sull’addome, emise un’ondata di energia che gli aprì e carbonizzò il ventre. Ormai in fin di vita, Piccolo venne gettato a terra come un peso morto; aveva ormai gli occhi del tutto bianchi, spenti, privi di vita e di luce. «Ne resta solo uno, il più interessante di tutti… vediamo come se la sta cavando mia sorella!» affermò 17.
                In quello stesso momento, gli occhietti tondi di Mr. Popo si riempirono di lacrime che scivolarono a rigargli il volto. Davanti a lui, il Dio della Terra stava svanendo definitivamente: «Addio, Mr. Popo… la vita di Piccolo sta svanendo, e la mia con lui… ti ringrazio di tutto.»

                Vegeta aveva deciso di combattere fin da subito trasformato in Super Saiyan, avvolto dalla consueta aura dorata e fiammeggiante. Mentre si svolgevano le ultime battute del combattimento tra Piccolo e 17, senza troppi complimenti, 18 era passata all’attacco, esibendo un’agilità inaspettata per Vegeta che doveva ancora prenderle le misure. Colpendolo col taglio dell’avambraccio, trovò l’opposizione del Saiyan; cercò allora di colpirlo con un pugno tramite il braccio libero, ma Vegeta - con sforzo - lo bloccò. La donna cyborg allora vinse la resistenza del Principe bersagliandolo con diversi calci, mentre lui provava a contrastarla con un paio di pugni serviti al ventre. La donna provò ad allungargli una gomitata al petto ma lui, rapidamente, riuscì ad afferrarle il bicipite, sollevandola per aria e lanciandola verso l’alto. Con un rimbombo d’aria, la donna riuscì ad arrestare con decisione quel volo. Vegeta la inseguiva, deciso a sua volta a sferrarle un colpo di karate col taglio dell’avambraccio; la donna si scansò verso l’alto più rapidamente che poté, ma inavvertitamente finì colpita alle gambe. “Bastardo!” lo insultò mentalmente la donna, indietreggiando in volo. Il Saiyan continuava a seguirla e ad avanzare; eseguì una ginocchiata, beccandola in pieno petto, e un pugno al viso che la rimbalzò ulteriormente all’indietro. Adesso si trovavano praticamente a ridosso di un edificio della città insediata sull’isola Amenbo. In quel momento arrivò 17, reduce dallo contro con Piccolo. “Non me l’aspettavo…” rifletté con un sorriso il cyborg. “È molto forte, e questo spiega le ansie del Dr. Gero… Vegeta è molto in gamba, per cui mia sorella deve tener presente che non le è possibile attingere alla sua massima potenza…”
                Vegeta aveva braccato la donna, che adesso si trovava letteralmente con le spalle rivolte al muro della pa-lazzina. «Tsk! Dato che sei un burattino, non mostri alcun danno fisico!» asserì il Saiyan stringendo il pugno, rivolgendosi alla ragazza, che non aveva lividi sulla carnagione chiara, e si risistemava qualche ciocca di capelli, senza smettere di sorridere impassibile. “La migliore strategia contro dei nemici del genere è quella di annientarli con un colpo solo.” ragionò Vegeta, per poi dire alla donna cyborg: «Beh… basta frantumarti, perché tu non rida più!» dichiarò infine, allungando il palmo della mano con un ghigno minaccioso. «Big Bang… Attack!» Dalla mano di Vegeta partì una colossale onda di energia dorata; ne seguì una gigantesca esplosione. Nel giro di pochi secondi, fu possibile vedere le fondamenta e i piani bassi della palazzina che saltavano per aria e finivano in polvere e macerie, mentre i piani superiori crollavano ripiegandosi inesorabilmente su loro stessi. Con disappunto del Principe, 18 riapparve scendendo lentamente dall’alto: era riuscita a scansarsi un attimo prima, ricevendo il colpo solo di striscio, come testimoniava una bruciatura sul suo vestito. “Mi aveva appena sfiorata… sinceramente, mi sono quasi spaventata.” pensò la donna scontenta; tuttavia non smise di sorridere, per non mostrare il fianco. “Con la forza incompleta che possiedo per colpa del dottore, non posso permettermi di sottovalutare un nemico di questo livello.”
                «Sei giusto un po’ più agile di me… ma nulla di irrimediabile!» sentenziò Vegeta.
                «Non hai usato tutto il tuo potere, di’ la verità…» disse 18.
                «Naturalmente. Se io attaccassi sul serio, questo pianeta scomparirebbe…»
                Intervenne allora il fratello. «Basta così, Vegeta! Sii serio! Io sono più forte di mia sorella, anche perché sono un uomo… Fatti sotto!»
                «Certamente! Non me lo faccio ripetere due volte… distruggo questa femmina e dopo sono tutto tuo, stupido fantoccio!»
                «Non essere sciocco…» lo frenò 17, intervenendo così in soccorso di sua sorella. «Lo scontro con 18 potrebbe andare per le lunghe! Immagino che, orgoglioso come sei, vorrai affrontare un nemico più in gamba, prima di consumare ulteriori energie! Sarebbe un peccato se io ti sconfiggessi, sol perché tu ti sei consumato anzitempo!» 17 stava conducendo un sottile gioco psicologico con argomentazioni che avrebbero fatto breccia nell’istinto del Saiyan.
                «Anche tu hai ragione…» ghignò Vegeta, ponendo mente al fatto che lo stadio di Super Saiyan comportava un certo dispendio di energie, davanti ad un nemico dalla forza così simile alla propria. Si rivolse allora al nuovo avversario, comprovando a tutti noi che conosciamo le sue gesta che fare tesoro delle esperienze passate non era proprio il suo forte. “Decisamente l’esperienza è un frutto che non si raccoglie se non quando è marcito”, scrisse qualcuno.
                «Farò sul serio fin dall’inizio!» annunciò 17. «Prima di finire all’altro mondo, lo spilungone verde mi ha aiu-tato a fare qualche esercizio di riscaldamento!»
                Vegeta strinse i denti al pensiero che il namecciano fosse morto; la notizia lo rese inquieto, anche se al momento non sapeva spiegarsi il perché. 17 non tardò a balzare all’attacco; fissandolo con i suoi occhi sottili e un sorrisetto divertito, si lanciò in una capocciata che prese in contropiede il Saiyan. Quest’ultimo prese nuovamente lo slancio per colpire il cyborg con un pugno allo stomaco; il numero 17 di rimando lo bloccò tenendolo per la spalla e spingendo con forza un ginocchio dentro la sua pancia. Il dolore fu lacerante, al punto che Vegeta spalancò gli occhi e dovette stringersi l’addome. Allora, 17 concluse con un colpo di mano dalla violenza tale che Vegeta sfondò il muro di un locale della città.
                «Tutto bene, Vegeta?» gli domandò 17, quando lo vide riemergere dalle rovine. «Non stai andando molto bene… forse ti conveniva accettare l’aiuto dei tuoi compagni, prima che morissero…»
                «Che assurdità… non mi serve il loro aiuto…» ansimò il Saiyan.
                «Se vuoi, puoi anche scappare… non tratteniamo i deboli e i codardi…» lo stuzzicò 18, che non si era persa nemmeno una battuta del combattimento di suo fratello.
                «Scherzi? Sto per distruggervi tutti e due…»
                «Allora puoi anche andare a cercare qualche altro codardo che ti sia d’aiuto… d’altra parte, al momento siamo pur sempre in due contro uno…» propose allora 17, con evidenti intenti di scherno.
                «Piuttosto che allearmi con i terrestri e col namecciano, preferisco morire! Stavolta non avrò bisogno di nessuno, per vincere! Io sono il Principe dei Saiyan… chiunque dovrà vedersela con me, sarà sconfitto!»
                «Benissimo! Riprendiamo a combattere!» gridò 17, che colpì Vegeta con un violentissimo pugno allo zigo-mo, facendolo arretrare di qualche decina di metri. Non lo mollò un attimo: lo inseguì in una furiosa impaz-zata colpendolo nuovamente al torace; Vegeta, sul punto di collidere con il cornicione di un alto palazzone, si diede la spinta su di esso colpendo il cyborg con una testata in pieno volto. Approfittò di quel momenta-neo senso di spiazzamento del nemico per colpirlo con una martellata a mani congiunte che abbatté 17 contro il palazzone, il quale iniziò a crollare addosso al cyborg. Il Principe concluse l’offensiva con un Big Bang rilasciato proprio mentre l’edificio si accasciava su sé stesso, provocando distruzione su distruzione. Vegeta stava per gettarsi sulle rovine, ma si accorse che 17 lo fissava dal basso con uno sguardo sprezzante; i suoi vestiti erano stati lacerati in più punti.
                «Accidenti a te! Non hai subito nessun danno, eh??» domandò Vegeta.
                «Non mi aspettavo così tanto da un comune essere vivente, neanche se fosse stato un alieno… che tu sappia, Son Goku era forte quanto te?» chiese a sua volta il cyborg.
                «Taci! Una volta era anche riuscito a superarmi, ma ora sono di certo più forte di lui!» sbottò nervoso il Saiyan.
                «Allora non siete un granché… né tu, né quell’altro…» Al sentir pronunciare parole di disprezzo verso di sé e verso colui che un tempo era stato il suo principale, inarrivabile obiettivo, Vegeta non ci vide più dagli occhi. Scattò addosso al cyborg, colpendolo con un calcio alto; segui un rapido e violento scambio prolungato di colpi. Poi Vegeta sferrò una gomitata all’indietro, abilmente parata a due mani dal cyborg, che rispose con un calcio basso alle gambe; Vegeta schivò a fatica il calcio con un balzo, ma non ebbe nemmeno il tempo di poggiare i piedi per terra che si vide arrivare un pugno in pieno volto. Adesso si sentiva progressivamente più affaticato; un rivolo di sangue scorreva al lato della sua bocca, mentre i suoi movimenti iniziavano a farsi più lenti. Decise che era giunta l’ora di assestare un colpo critico al cyborg, prima di consumarsi eccessivamente: quelle creature sembravano non sfinirsi mai, senza contare che finora 17 non aveva mai fatto uso di attacchi energetici. Mentre assumeva quella risoluzione, un calcio sorprendente per potenza e velocità, servito lateralmente, gli spezzò il braccio sinistro, procurandogli un’enorme sofferenza.

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                • «È stato così semplice…» mormorò 17. All’udir quelle parole, Vegeta fu preso da un’impennata d’orgoglio; urlò: «Non è ancora finita, maledetto! Ma non mi lascio frenare da un braccio rotto e sanguinante!» Si ap-prestò a calciare di punta il volto del cyborg, ma non fu abbastanza veloce da sfuggire alla percezione del cyborg.
                  “Quant’è lento… si è molto affaticato rispetto a quando lottava contro di me…” ragionò mentalmente 18, seguendo il duello. “Questo è il vantaggio del poter godere di energia eterna…”
                  Senza difficoltà 17 lo acchiappò per la caviglia; così, il Principe cercò di divincolarsi, aumentando ulterior-mente la propria aura dorata e fiammeggiante; ma fu inutile, perché non poté impedire di essere sbattuto contro un capannone usato come un magazzino, che venne distrutto. Non si diede per vinto: nonostante fosse stato travolto dai resti dell’edificio, Vegeta si ridiede lo slancio e ripartì all’attacco: allungando il braccio sano verso 17, emise dalla mano guantata un’onda d’energia dorata di proporzioni davvero notevoli. Tutta energia sprecata: 17 non faticò affatto nello schivare quel colpo. Così, mentre il paesaggio circostante finiva devastato, il cyborg con un sol pugno riuscì ad abbatterlo al suolo. Prostrato a terra davanti al nemico, Vegeta provò a risollevarsi facendo leva sul braccio integro, ma ricadde gemendo con il respiro affannoso. «Sarà meglio rompergli anche l’altro braccio…» disse 17 a braccia conserte; con la punta del piede spostò il corpo di Vegeta in modo che l’arto fosse ben esposto alla vista; poi, con lo stesso piede, glielo schiacciò. A quel punto, il Principe dei Saiyan lanciò un urlo lacerante di dolore. Si sentiva ferito, distrutto, sconfitto; a quel punto, non riuscì a mantenere la trasformazione in Super Saiyan. «Che strano fenomeno… il colore dei capelli è tornato nero, e anche quello strano luccichio è svanito… ad ogni modo, non posso permetterti di vivere, caro amico. Stammi bene…»
                  «No… Nooo…» mormorò Vegeta sgranando gli occhi. Avete presente quando nei momenti drammatici vi vengono in mente le scene della vita passata più inopportune, quasi volessero regalarvi un insegnamento di vita? E avete presente quando una frase che avete sentito pronunciare in un certo momento della vostra vita, e che non avevate capito, vi appare chiara in tutta la sua infelice veridicità? Ecco. A Vegeta, in quel momento di definitiva impotenza, vennero in mente le ultime parole pronunciate da un Cooler malridotto subito prima di subire il colpo di grazia, come fossero uno sberleffo: “Il più forte dell’universo… è un concetto che non esiste… credevo di essere io… ma non sei nemmeno tu… esiste sempre qualcuno in grado di batterti… Verrà il giorno in cui troverai chi ti sistema, come tu oggi hai fatto con me… povero scellerato…” Ma non c’era più nulla da fare: 17 unì le mani davanti a sé ed emise una piccola sfera di energia intensamente concentrata che trapassò il petto del Saiyan, che emise il suo ultimo grido di dolore. Sotto i colpi perfidi ed assassini del cyborg numero 17, terminava così miseramente la vita del Principe dei Saiyan. I due gemelli posarono finalmente piede sulla carreggiata di una delle strade della città, vicino alla salma di Vegeta.
                  «Che pazzo scatenato, quel Vegeta! Ma ha avuto quel che si meritava…» commentò divertito 17. «Ce ne vorrebbero altri, di matti come lui.»
                  «Accidenti al vecchiaccio!» sbuffò 18. «Se non avesse limitato il mio massimale energetico, me la sarei cavata benissimo senza il tuo intervento…»
                  «Lo so. Non amareggiarti, sorella, non occorre che ti giustifichi… del resto, il vecchio bastardo ha già ricevu-to il giusto compenso per le sue colpe…»
                  «Adesso devo davvero comprare dei vestiti nuovi… ne ho piene le tasche di questi stracci con il logo del Red Ribbon, mi fanno veramente schifo! Accidenti a quel vecchiaccio! Per di più, sono sporchi e rovinati.» ripeté 18. Poi chiese «Ma dimmi: hai ucciso tutti gli altri?»
                  17 raccontò alla donna di come Piccolo fosse crepato, subito dopo aver ucciso con le proprie mani il figlio di Goku. «E tu, naturalmente, ci credi che quel moccioso sia morto.» obiettò sarcastica 18, con viso serio.
                  «Certo che no! Dopo tutto, è il figlio di Son Goku! Quel marmocchio non era normale… avresti dovuto come scalpitava per affrontarmi…»
                  «Non era certo a livelli tali da darci pensieri…» controbatté la sorella.
                  «Infatti. Se avesse combattuto, lo avrei ucciso in due secondi, come tutti gli altri… erano così fragili…» 17 tacque a capo basso e braccia conserte. «Propongo di fregarcene. Lasciamo che cresca pure. Non ho voglia di cercarlo… se è vivo, sarà sicuramente lui a venire a cercarci. È l’unico che nei mesi e negli anni a venire potrà darci un minimo di divertimento ad alti livelli… un buon investimento per il futuro, non credi?»
                  «Infatti! Ciascuno di noi resterà sempre al di fuori della sua portata! Se poi dovesse prendere strane iniziative, potremo intervenire insieme ed ammazzarlo a dovere, come merita.» osservò in conclusione 18, sollevandosi in aria. Era ora di mettersi in viaggio alla ricerca di una boutique di abbigliamento.
                  «Già!» replicò 17 con il volto illuminato da un sorriso folle, sollevandosi anch’egli. A voce forte e chiara, rivolse un ultimo avvertimento all’indirizzo del punto dove Gohan era stato scagliato da Piccolo: «Hai sentito, piccolo Son…?? Se dovesse servire, non esiteremo ad ucciderti!!» A quel punto i due esseri cibernetici presero il volo a tutta velocità e abbandonarono l’isola che avevano trasformato nella culla della desolazione. Sull’isola Amenbo, devastata in più punti, riecheggiava solo la loro terrificante risata.

                  *************************
                  L’ANGOLO DELL’AUTORE
                  Precisazione sui livelli di combattimento a questo punto della storia. I quattro terrestri e Gohan sono uguali, o al massimo poco poco più forti rispetto alla battaglia contro Cooler e i suoi uomini. Il loro eventuale miglioramento è poco rilevante. Da allora, Piccolo invece si è impegnato intensivamente, ma ha avuto a disposizione solo poco più di sei mesi per migliorare e per giunta era quasi solo nei suoi allenamenti (Gohan studia molto, lo sapete!), quindi il miglioramento è stato scarsetto. Per quanto riguarda la battaglia tra Vegeta e i due cyborg, premesso che mi sono divertito a remixare quella originale che potete leggere nelle pagine del manga, possiamo notare alcune differenze tra i tre personaggi e le loro controparti dell’altra dimensione.
                  Sappiamo che i due cyborg di questa linea temporale sono più deboli rispetto al loro massimale ma, dimi-nuiti entrambi della stessa quantità, mantengono un divario reciproco. Ciò significa che 17 resta comunque più forte di 18. Vegeta, invece, in questa storia è un po’ più forte del suo corrispondente dell’altro universo; lì, infatti, si è allenato fin dall’inizio con maggiore impegno (e gravità a 300) per tre anni con la consapevolezza dell’arrivo dei cyborg; in questa storia non si allenava per battere i cyborg, ma “solo” per raggiungere e superare il Goku di Namecc (gravità a 200); con la battaglia di Cooler, riprendendosi dalle gravi ferite, diventa più forte persino della sua controparte dell’altro universo. In definitiva, Vegeta e 18 hanno un divario molto scarso, e questo spiega perché nella mia versione 18 abbia maggiori difficoltà contro Vegeta.

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                  • La remixazione della battaglia originale del manga l'ho subito notata, ma e' condita con molta originalita', bravo.
                    Un'altra cosa che ho notato che hai ripreso molte frasi del manga, adattandole molto bene al conteststo (la frase di Vegeta su chi affrontare per primo e' un palese riferimento al manga, ma e' modificata in quanto in questo universo non c'e' C-16).
                    In sostanza, ottimo capitolo; fa sorridere, poi, vedere come Piccolo "anticipa" cio' che in seguito fara' Gohan con Trunks: affida alle nuove generazioni ip futuro della Terra.
                    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                    • Per Vegeta nemmeno un misero pensiero alla sua famiglia xd
                      Scommetto che comunque sia un comportamento assolutamente in character, nel periodo in cui si ambienta la storia.

                      Incredibile beffa per Piccolo, se solo avesse ascoltato il presagio del vecchio, sono sicuro che le cose sarebbero andate diversamente.

                      Adesso hype per le sorti del giovane Gohan e l'inizio della sua tormentata storia
                      Last edited by Ssj 3; 12 June 2014, 01:42.
                      sigpic

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                      • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                        Per Vegeta nemmeno un misero pensiero alla sua famiglia xd
                        Scommetto che comunque sia un comportamento assolutamente in chacarter, nel periodo in cui si ambienta la storia.
                        "Famiglia" è una parola grossa, ha smesso di interessarsi di Bulma da un bel pezzo; del povero piccolo non ha mai nemmeno cominciato ad interessarsi davvero, specialmente perchè prima ancora che nascesse è subentrata la trasformazione in Super Saiyan che gli ha dato ben altri pensieri.
                        Last edited by VirusImpazzito; 11 June 2014, 22:40.

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                        • Ma sì, in fondo la sua controparte del presente li lascerebbe tranquillamente morire in un incidente aereo causato dal cyborg 20 xd, il suo cambiamento comincia dopo gli allenamenti con Trunks.
                          sigpic

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                          • In effetti la scena dell'aereo è una di quelle che ho odiato di più a causa del menefreghismo di Vegeta: cioè, prima ci cominci una relazione (sempre se quello che c'è stato tra loro si può definire relazione), poi le dai un figlio, e poi la lasceresti morire così a caso? Ma dai!
                            è anche per questo che ho sempre ADORATO il comportamento di Vegeta nella saga di bu (ovviamente durante il sacrificio contro Fat Bu).
                            Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                            • In effetti Trunks del futuro, col suo viaggio nel passato, ha evitato di influenzare i rapporti tra i suoi genitori ("se i miei genitori sapessero che dalla loro unione nascerò io, potrebbero comportarsi in modo diverso e potrei non nascere mai". Quindi è plausibile pensare non ci siano grosse differenze tra le due linee temporali per quanto riguarda la relazione Bulma/Vegeta: i due si sono comportati in modo simile sia nella fase dell'avvicinamento, sia nel concepimento del bambino, che in quella dell'allontanamento e della rottura. Anche nell'universo "principale" Bulma, presentandosi il giorno della comparsa dei cyborg, dice che è da un pezzo che lei e Vegeta non si frequentano più. Vegeta comincia ad apprezzare suo figlio (e, di riflesso, la vita in famiglia) a partire da quell'anno di convivenza forzata con Trunks del futuro.

                              In realtà non ho mai pensato che nel periodo pre-cyborg ci sia mai stata una vera relazione, animata dall'affetto reciproco di entrambe le parti. L'avete letto in un paio di capitoli della mia fanfiction. Vegeta aveva solo l'interesse a potenziarsi; infatti è stata Bulma ad avvicinarsi a lui e tentare un contatto basato sulla condivisione di momenti della vita quotidiana (guardare un film assieme, chiacchierare un poco, e altre piccole sciocchezze simili).
                              Anche la volta che hanno fatto sesso è stata una pura espressione del loro istinto, nata quasi per caso e non cercata da nessuno dei due. Poi i due l'hanno "vissuta" psicologicamente in modo diverso; lei si era illusa di poterlo ammorbidire; Vegeta era totalmente impassibile e indifferente alla sua futura paternità, anzi: i tentativi di Bulma di avvicinarlo e coinvolgerlo lo hanno scocciato e allontanato sempre di più. Poi l'aver raggiunto il livello di super Saiyan è stato per Vegeta il punto di rottura. Ha riacquistato tutto il suo spirito combattivo e la sua bastardaggine, abbandonando ogni interesse per la vita casalinga/familiare.

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                              • Cap. 55: Post Mortem - Una promessa è una promessa.

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                                «Dunque quei due della televisione hanno lasciato l’isola! È ora di tornare… speriamo che gli altri siano an-cora vivi!»
                                Pochi minuti dopo, il vecchio, la madre e il figlio si ritrovarono sul limitare delle rovine dell’ex stadio; nessu-no dei loro amici era visibile sul posto. Muten si incamminò sulle macerie, appoggiandosi al bastone. Fu allora che notò quello che non avrebbe voluto notare: Crilin. Subito dopo, Yamcha. Un po’ distanti da loro, gironzolando, trovò Tenshinhan e Jiaozi, anch’essi in condizioni atroci, persino peggiori dei loro due amici. In altri due punti, riconobbe la salma di Piccolo e quella di Vegeta. Possibile che fossero morti tutti i guerrieri più forti dell’universo in un colpo solo, dopo essere stati sconfitti in così breve tempo? Che razza di nemici erano quei due ragazzi visti in televisione? Per di più, se Piccolo era morto, anche Dio e le Sfere del Drago erano andati a farsi benedire; così la Terra aveva perso in un colpo solo tutti i migliori difensori di cui disponesse, e quella speranza rappresentata dalle Sfere che, fino ad allora, in un modo o nell’altro li avevano sempre aiutati a risolvere problemi e superare le difficoltà.
                                Bulma, che ancora non aveva capito cosa fosse accaduto, si portò la mano al lato della bocca ed urlò: «Ehi, tartarughina! Hai trovato qualcosa??»
                                «Avrei preferito non trovare nulla…» mormorò tra sé l’anziano barbuto a testa bassa, visibilmente scosso. “E ora come glielo dico? Oltretutto, gli assassini non sono nemici qualsiasi… non volevano solo togliere di mezzo gli avversari, ma a giudicare da come hanno infierito sui loro corpi sono esseri dalla cattiveria inaudita. Che crudeltà… poveri ragazzi…”
                                Bulma capì che c’era qualcosa che Muten preferiva nasconderle, ragion per cui la sua innata curiosità la indusse ad agire di testa sua: corrucciata, prese in braccio il pargolo – addormentatosi dopo aver mangiato - e si mise ad esplorare. Ciò che vide la gelò, letteralmente: sentì il gelo invaderle le vene. Non esistevano, non esistono parole adatte a descrivere quello che si prova nel vedere i corpi dei propri amici di una vita, inerti; oltre tutto, straziati in un modo che definire orribile era riduttivo. Era inevitabile rendersi conto di quanto quello spettacolo fosse incredibile, ripensando che solo poche ore prima erano tutti insieme in allegria e spensieratezza: Crilin innamoratissimo della sua Soya, Olong e la sua depravazione, le ragazze ed i ragazzi fuori di testa come sempre. Persino Tenshinhan, accompagnato da Jiaozi, sembrava apprezzare l’atmosfera leggera e il buonumore che regnavano nel gruppo… e Yamcha, così pensieroso quella mattina, a cosa pensava? In quel momento Bulma si rese conto che lo aveva perdonato già da un pezzo per tutte le colpe che gli aveva addebitato; se non gli aveva mai espresso quello che pensava su di lui, era a causa di quel tremendo orgoglio di cui entrambi erano stati colpevoli, e per il quale avevano rifiutato di cogliere le occasioni propizie per chiarirsi.
                                La turbò ancora di più constatare che persino un guerriero del livello di Piccolo era stato sopraffatto in così poco tempo, ma vedere il cadavere di Vegeta ridotto in condizioni atroci le suscitò un’emozione indefinibile. Bulma e Vegeta avevano smesso di frequentarsi in modo assiduo praticamente fin da subito, ossia fin da prima che nascesse il piccolo. Ciononostante, la donna non era mai riuscita a cacciare via di casa Vegeta; anzi, a dirla tutta, l'idea non le era mai nemmeno balenata per la testa. Non era solo uno scrupolo della sua masochistica morale da crocerossina: era un istinto dettato dalla consapevolezza che lei a quel Saiyan aveva voluto bene, seppur in modo velato e ineffabile. Tanto che non era mai riuscita ad odiarlo, e che probabilmente – a voler leggere fra le righe – molti comportamenti passati di Vegeta rivelavano che anche lui aveva provato un sentimento analogo, ancor più velato ed ineffabile, fosse anche in maniera meno coinvolgente. E poi, in fondo al suo cuore, nei mesi che seguirono il loro allontanamento non aveva smesso di coltivare la recondita speranza che prima o poi sarebbe capitato un qualche episodio, una qualche occasione per la quale Vegeta sarebbe stato spinto ad interessarsi a Trunks, a riconoscersi nei lineamenti del suo sguardo, ad averlo a cuore come ultimo appartenente alla gloriosa casata reale del popolo guerriero più temibile dell'universo. Quanto tempo era trascorso da quando aveva avuto a che fare con Vegeta, l’ultima volta? Boh… e chi se lo ricordava?! Quel che era certo, ormai, era che non avrebbe più rivisto vivo. A quel punto, sconvolta da tutte quelle scoperte avvilenti, una dopo l’altra, la donna sentì il bisogno di sedersi e di reggersi la testa fra le mani; Muten le venne a fianco, prendendo fra le braccia il bambino per permetterle di lasciarsi andare ad un pianto che avrebbe voluto fosse liberatorio… avrebbe voluto.

                                Passarono così molti lunghi minuti. Nel silenzio della città, interrotto dal sibilo dell’aria e dal ronzio di qual-che sparuto mezzo di trasporto volante, si cominciarono ad udire degli scricchiolii di rovine e pietruzze. In un circoscritto affossamento del terreno, la polvere e le pietre avevano cominciato a muoversi in modo poco percettibile, poi via via sempre più evidente, fino al formarsi di una montagnetta dalla quale fece capolino una figura umana di bassa statura. La sua comparsa inattesa lasciò attoniti i due, che lo conoscevano bene.
                                «Ma quello…» balbettò Muten.
                                «Gohan! È Gohan!» riconobbe Bulma.
                                Il bambino riaprì a fatica gli occhi, se li stropicciò, riprendendo coscienza dopo il sonno dello svenimento. Si scosse di dosso la polvere che gli sporcava la tuta logora; si massaggiò la nuca, che gli pulsava dal dolore. «Ahia… che male…»
                                «Ehi! Gohan! Ma allora sei ancora vivo, almeno tu!» esclamò Bulma, che nel frattempo stringeva di nuovo in braccio Trunks. In quel momento luttuoso, distratta da quei pensieri, non aveva pensato che anche Gohan poteva aver partecipato alla battaglia, e di conseguenza non si era chiesta quale fosse stata la sua sorte.
                                «Come, “almeno io”…?» disse Gohan schiarendosi la voce e tossendo polvere, dirigendosi verso i due amici a passo lento, accarezzandosi la pancia dolorante su cui sentiva essersi formato un livido. «Che ne è stato di Piccolo e Vegeta? E i due cyborg dove si sono cacciati?» domandò allora il figlio di Goku, quasi chiedendosi che fine avessero fatto i protagonisti di un incubo che il risveglio aveva appena interrotto.
                                «Non sai niente?» bofonchiò il vecchio. «Non eri presente al momento dello scontro?»
                                «Sì, maestro Muten… insistevo per aiutare Piccolo in battaglia, e lui per tutta risposta mi ha colpito… Da lì in poi non ricordo nulla…» raccontò il meticcio. «Ma dov’è Piccolo?»
                                “Piccolo… deve aver tramortito Gohan, per metterlo in salvo… poi ha combattuto, con esiti disastrosi…” ricostruì il maestro Muten, guardando in direzione del cadavere del demone. Anche Gohan guardò in quella direzione, e riconobbe senza indugi il suo maestro. Si avvicinò incespicando, tremante, animato da un orrido e lancinante sospetto, e si chinò su di lui. Morto… il suo più caro amico… colui che era stato per lui un secondo padre, quando il primo non aveva potuto essere al suo fianco; colui che lo aveva aiutato a sviluppare un talento nella lotta nonostante l’innato carattere docile e pacifista, sforzandosi di mantenere una pazienza e severità di cui Goku con la sua bontà non sarebbe stato capace; lui, Piccolo, adesso era un cadavere con gli occhi aperti, il collo fracassato e la pancia squarciata. Ucciso da quei due mostri di spietatezza, mentre Gohan si era lasciato prendere alla sprovvista e mettere in disparte, troppo impegnato a giacere sotto qualche centimetro di terra, come un cretino. Non solo non aveva potuto far nulla per Crilin e gli altri; il suo contributo nello spalleggiare il maestro e compagno di battaglia era stato praticamente zero. Fu in quell’esatto momento che Gohan poté sentire netto, dentro di sé, nell’animo, il rumore di qualcosa che si spezzava. Restò fisso a guardare il corpo verde con gli abiti viola stracciati che lo rivestivano, tremando, stringendo i denti e fremendo, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime che scendevano lungo le guance a rigare il viso; i suoi capelli, già naturalmente dritti sulla sua testa, cominciarono ad illuminarsi ad intermittenza di luce dorata… poi, sentì la frustrazione e la malinconia furiosa montare dal suo petto, e prorompere dalle sue labbra in un urlo esplosivo: «PICCOLOOOOOOOOOOOOO!!» I suoi capelli si tinsero del colore dorato del Super Saiyan; i suoi occhi, divenuti di un limpido verde acqua, non smettevano di fissare il corpo di Piccolo; la sua ira esplose in un secondo urlo di rancore.
                                Sprigionava un’energia tale che Bulma, pur rimasta a diversi metri da lui, fu spinta all’indietro e sbatté a terra il sedere; Trunks le scivolò dalle braccia ma, in quanto neonato dalle potenzialità superiori, non si ferì; tuttavia si svegliò e scoppiò in un vagito assordante, dovuto alla tensione che avvertiva.
                                «Che strano fenomeno! Cosa vuol dire??» si domandò Muten sorpreso, osservando quella luce che gli scompigliava la barba, attraverso gli occhiali che riflettevano la luce emessa dal ragazzino.
                                «È un Super Saiyan, lo riconosco! Gohan è riuscito a trasformarsi…» asserì Bulma.
                                «Non avevo mai visto questa trasformazione…! A prima vista sprigiona una potenza mai vista!» commentò il vecchio.

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