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Il senso della vita.

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  • #46
    Attendere la morte.
    Paradossalmente, la nostra vita ruota fin dall' inizio attorno alla fine della nostra esistenza.
    Ogni azione, ogni pensiero, ogni istante di vita, è condizionato dalla consapevolezza della natura ciclica degli esseri viventi.
    Dobbiamo consumare l' ambiente che ci circonda per mantenere il giusto equilibrio omeostatico in noi, e per ''guadagnarci'' qualche ora in più di vita.
    Uno puo' trovare il senso che più gli aggrada, ma è universalmente condivisibile il fatto che si è certi che è solo un mezzo per ''passare il tempo'' in attesa della fine.
    La vita alla fin fine non è niente di speciale: basta poco, anche senza rendercene conto, per concluderla, spazzando via anni di costruzione e di lavoro sul futuro.
    La vita è una prigione, che ci impone delle regole da rispettare senza promettere niente di sicuro in cambio.
    sigpic

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    • #47
      Biologicamente, la procreazione. (propria degli animali)
      Empiricamente, il piacere come dimenticanza del dolore. (propria dell'uomo)
      Metafisicamente, il dolore come raggiungimento della conoscenza.

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      • #48
        Non c'è un senso della vita... da un punto di vista "ontologico" siamo esseri inutili, non serviamo a nulla e siamo nati per morire. Tuttavia questo ha spesso dato vita a fraintendimenti perchè questo non implica dei valori importanti che diano il senso ad ogni uomo. Lo star bene citato da molti è forse la condizione che meglio può rendere una vita sensata. E non è assolutamente inutile fare qualcosa di buono per il pianeta, anche se tutto prima o poi è destinato a finire. Si può fare molto nella nostra finitezza. Apprezzare molto e dare dei buoni contributi all'umanità e al mondo intero. Tuttavia un individuo può vivere chiuso in una stanza aspettando la morte in una condizione ascetica... nessuno glielo vieta... e dal punto di vista dell'universo quest'uomo vale quanto il miglior benefattore che l'umanità possa concepire. Dal punto di vista sociale ha meno senso di un altro perchè è meno attivo nell'aiutarci a perseguire e sviluppare interessi sociali... così come dal nostro punto di vista una vita fatta di dolori e sofferenze senza speranza non ha alcun senso (giustamente). Ripeto che per l'universo non ha senso nè una vita "piena" nè una vita "vuota". Quest'ultima in realtà per la natura potrebbe pure essere conveniente visto che un uomo in ascesi spenderà meno risorse di uno in piena vitalità (sopratutto dalla rivoluzione industriale in poi). Tuttavia i nostri criteri valgono molto. Spesso si dice: ma se non ho un senso che vivo a fare? questo è pericoloso. La vita va vissuta e si può fare molto per questo mondo. Ma a questo proposito non capisco da quale teoria possa derivare il fatto che il senso della vita sia fare figli O_o mi pare l'abbia detto...PrincessBulma? mmm che assurdità è mai questa e da quale curioso ragionamento deriva?
        Chi è sterile non ha un senso? Se io vivo felicemente ma non voglio avere figli la mia vita non ha senso? se siamo in sovrapopolazione e sono in una famiglia di poveracci e metto al mondo una persona destinata a vivere nella miseria ho più senso di un uomo sterile che si fa gli affari suoi vivendo bello tranquillo in una camera d'albergo? e ho più senso di uno scapolo che combatte per la pace? quale pericolosa teoria è mai questa?
        Si vive per rendere il mondo un po' migliore
        Oddio... detto così sembra un delirio ontologico... se un individuo vuole porsi come scopo il miglioramento dell'uomo... bello.. è degno di lode... ma non è che il senso della sua vita dipende da questo lui può attribuirsi un senso facendo questo, senso (ma in questo caso è più uno scopo che un senso) che in realtà non esiste ma che non per questo non può essere di beneficio al mondo degli uomini ^^
        In poche parole: tutti gli uomini sono insensati e nascono per morire. Alcuni sostengono l'infondata idea di un progetto divino in cui ogni singolo collabora al progetto. Di quest'affermazione non si hanno ne basi giustificanti per sostenerla, nè si capisce che senso avrebbe poi questo progetto. Verificato che non c'è alcun senso è bene dare comunque valore agli uomini (e ognuno può crearsi un senso e porsi degli scopi) e al mondo per poter vivere una buona vita e per poter migliorare le cose. Molti si sono fatti ingannare dalla scoperta del non senso. Hanno pensato che non essendoci il senso tantovaleva morire o comportarsi da animali egoisti... questo è assurdo visto che la vita può offrire delle belle cose e visto che gli esseri viventi anche da mortali finiti meritano rispetto in quanto sensibili e suscettibili a sofferenze.
        Last edited by IISNT; 26 March 2009, 03:19.

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        • #49
          Originariamente Scritto da IISNT Visualizza Messaggio
          Ma a questo proposito non capisco da quale teoria possa derivare il fatto che il senso della vita sia fare figli O_o mi pare l'abbia detto...PrincessBulma? mmm che assurdità è mai questa e da quale curioso ragionamento deriva?Chi è sterile non ha un senso? Se io vivo felicemente ma non voglio avere figli la mia vita non ha senso? se siamo in sovrapopolazione e sono in una famiglia di poveracci e metto al mondo una persona destinata a vivere nella miseria ho più senso di un uomo sterile che si fa gli affari suoi vivendo bello tranquillo in una camera d'albergo? e ho più senso di uno scapolo che combatte per la pace? quale pericolosa teoria è mai questa?
          Vabbè, io parlavo un po' a grandi linee.
          E comunque, parlavo dal punto di vista strettamente fisiologico.
          A livello umano e personale, chi è sterile non è inutile. E' una persona come tutte le altre. Ma dal punto di vista naturale, non genererà nulla. Insomma, sarà un "ramo secco", e non collaborerà (anche se in piccolissima parte) alla procreazione della specie.
          Comunque, ripeto, parlavo da un punto di vista fisiologico.


          Originariamente Scritto da IISNT Visualizza Messaggio
          Oddio... detto così sembra un delirio ontologico... se un individuo vuole porsi come scopo il miglioramento dell'uomo... bello.. è degno di lode... ma non è che il senso della sua vita dipende da questo lui può attribuirsi un senso facendo questo, senso (ma in questo caso è più uno scopo che un senso) che in realtà non esiste ma che non per questo non può essere di beneficio al mondo degli uomini ^^
          In poche parole: tutti gli uomini sono insensati e nascono per morire. Alcuni sostengono l'infondata idea di un progetto divino in cui ogni singolo collabora al progetto. Di quest'affermazione non si hanno ne basi giustificanti per sostenerla, nè si capisce che senso avrebbe poi questo progetto. Verificato che non c'è alcun senso è bene dare comunque valore agli uomini (e ognuno può crearsi un senso e porsi degli scopi) e al mondo per poter vivere una buona vita e per poter migliorare le cose. Molti si sono fatti ingannare dalla scoperta del non senso. Hanno pensato che non essendoci il senso tantovaleva morire o comportarsi da animali egoisti... questo è assurdo visto che la vita può offrire delle belle cose e visto che gli esseri viventi anche da mortali finiti meritano rispetto in quanto sensibili e suscettibili a sofferenze.
          Ma quale divino

          Questa, invece, è la mia opinione dal punto di vista strettamente umano.
          L'uomo è un'animale pensante, che gioisce per il bello.
          Quindi, il mio "rendere il mondo migliore", era in senso lato "produrre il bello":
          che possono essere da Buone azioni a Belle canzoni o bei film, che ne so.
          Insomma, cose che daranno belle emozioni agli altri uomini.
          Sapere, in punto di morte, che nella tua vita non hai giovato a nessuno, penso faccia sentire inutile, e , appunto, senza senso, ogni uomo.
          Last edited by PrincessBulma; 26 March 2009, 08:07.
          Il Paradiso è un'astuta bugia.

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          • #50
            Secondo me uno dei problemi dell'uomo è che sta sempre a chiderselo, qual'è questo bendetto senso della vita. Come se davvero fossimo qui per una ragione prestabilita.

            Bah.
            Siamo qui e punto.
            Serve a poco arrovellarsi su un ipotetico perchè astratto, dobbiamo lavorare sulla nostra esistenza personale e trovare il nostro personale 'verso' per vivere (che a suo modo è sinonimo di senso). La nostra strada, quella che ci nominarono i prof in terza media alla fine dell'esame.
            Capisci quel che sei e fai quel che puoi. Penso sia il verso giusto per prendere la vita.

            Dovreste amare Shakespeare se invece amate l'idea di Destino. In ogni sua opera il fato è un meccanismo che una volta messo in moto stritola nella sua morsa chiunque tenti di opporvisi.

            Davyl il tuo concetto di serenità è molto orientale, in India staresti da dio.
            Last edited by Kabu; 26 March 2009, 12:46.
            sigpic

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            • #51
              Originariamente Scritto da Kabu Visualizza Messaggio
              Davyl il tuo concetto di serenità è molto orientale, in India staresti da dio.
              Dove si persegue l'inflazionata arte ascetica.
              Il dove mi trovi non cambierebbe poi tanto; sono un vitalista e mezzo anacoreta di mio, a Nuova Delhi, a Bujumbura o a Nola. In India sussiste più che altro la credenza di essere in grado praticare l'ascetismo, per il semplice fatto che è un luogo noto anche per quello: in quel caso si tratta di una banale convinzione psicologica, dato che per me non esiste un metodo preciso o una tecnica yoga per raggiungere la serenità; esattamente come la vita dev'essere qualcosa di personale, che dipende da sé e dalla spontaneità.

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              • #52
                Hai ragione sicuramente, ma a mio avviso (forte della mia convinzione che l'uomo è sempre inevitabilmente e nonostante tutto influenzato dal mondo nel quale è immerso) vivere in una società che da secoli persegue questo tipo di serenità che alla nostra struttura sociale e vitale è invece totalmente estranea -addirittura invisa oserei dire- contribuirebbe non poco al possibile raggiungimento di tale stato dell'essere.
                sigpic

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                • #53
                  Grazie per il chiarimento Bulma, comunque il punto di vista fisiologico non ha molto a che vedere col senso il fatto stesso che l'uomo continui a generare è insensato, ma ci interessa portare avanti la specie un pò per istinto e un pò per dare ad altri esseri la possibilità di contemplare quanto di buono può esserci nell'esistenza...riguardo il bello e il trasmettere emozioni positive, penso sia un altro discorso, il senso di molti era ad esempio la totale mortificazione del bello e della vita stessa... quindi se quello è un tuo senso va bene e concordo con te, è una bellissima cosa che dal mio punto di vista da un senso positivo... certo, torniamo però al fatto che non è una cosa assoluta
                  Mi interessa molto invece il discorso intrapreso da Davyl e Kabu:
                  qui diamo valore all'arte ascetica mi pare di capire...
                  Questo può essere interessante e giusto... ma bisogna chiedersi se non si rischi in una totale condizione ascetica di perdere tutte quelle cose che pare la vita possa piacevolmente offrire: insomma vedo una demonizzazione di sentimenti e piaceri che mi lascia dubbioso. Ok, leviamo le sofferenze e la sensazione di mancanza che precede la soddisfazione di ogni bisogno. Ma quanto vale poi la pena di vivere? Nel troppo caos perdiamo certo il contatto con la serenità e la sensazione di tuttuno col cosmo e con la natura... ma nel troppo ascetismo non perdiamo il gusto per le passioni che spesso ci fanno gioire della vita? Non siamo troppo anestetizzati? Non sembra essere quasi una condizione di attesa della morte? A questo punto non era forse meglio non essere mai nati? Quello che mi sono sempre chiesto nella fase più matura della mia vita (attuale breve vita dato che sono molto giovane) è stato: non c'è un modo di conciliare la serenità con dolori e passioni?
                  Non si dovrebbe cercare la miglior via di mezzo che ci consenta di dire sì alla vita?
                  Comunque sono felice di vedere che in tutto il thread è stato centrato il vero punto: il benessere, soggettivo, di ognuno di noi.

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                  • #54
                    Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                    Liberissimo di farlo, dopotutto io parlavo di una persona "come me"

                    Ma a questo punto mi hai infilato la pulce nell'orecchio: tu come la vedi?
                    io beh... penso che sia tutto predestinato o meglio.. non tutto, ma solo le cose belle e quelle brutte, tipo se ti deve morire una persona cara è predestinato, se mentre voli con l'aereo cadi era predestinato, se sarai uno che si farà tutte le donne del mondo è predestinato che nel tuo DNA sarai un playboy, cioè poi le piccole scelte che magari ti faranno la differenza le prenderai tu, ma le maggiori sono già decise almeno secondo il mio parere

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                    • #55
                      Originariamente Scritto da Kabu Visualizza Messaggio
                      Secondo me uno dei problemi dell'uomo è che sta sempre a chiderselo, qual'è questo bendetto senso della vita. Come se davvero fossimo qui per una ragione prestabilita.

                      Bah.
                      Siamo qui e punto.
                      Serve a poco arrovellarsi su un ipotetico perchè astratto, dobbiamo lavorare sulla nostra esistenza personale e trovare il nostro personale 'verso' per vivere (che a suo modo è sinonimo di senso). La nostra strada, quella che ci nominarono i prof in terza media alla fine dell'esame.
                      Capisci quel che sei e fai quel che puoi. Penso sia il verso giusto per prendere la vita.
                      hai ragione. magari lo scopo della vita è proprio cercare di trovare uno scopo alla vita....

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                      • #56
                        Originariamente Scritto da Boia deh Visualizza Messaggio
                        io beh... penso che sia tutto predestinato o meglio.. non tutto, ma solo le cose belle e quelle brutte, tipo se ti deve morire una persona cara è predestinato, se mentre voli con l'aereo cadi era predestinato, se sarai uno che si farà tutte le donne del mondo è predestinato che nel tuo DNA sarai un playboy, cioè poi le piccole scelte che magari ti faranno la differenza le prenderai tu, ma le maggiori sono già decise almeno secondo il mio parere
                        Come e da chi tutto ciò è predestinato?

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                        • #57
                          Originariamente Scritto da Kabu Visualizza Messaggio
                          Siamo qui e punto.
                          Serve a poco arrovellarsi su un ipotetico perchè astratto, dobbiamo lavorare sulla nostra esistenza personale e trovare il nostro personale 'verso' per vivere (che a suo modo è sinonimo di senso). La nostra strada, quella che ci nominarono i prof in terza media alla fine dell'esame.
                          Capisci quel che sei e fai quel che puoi. Penso sia il verso giusto per prendere la vita.

                          Dovreste amare Shakespeare se invece amate l'idea di Destino. In ogni sua opera il fato è un meccanismo che una volta messo in moto stritola nella sua morsa chiunque tenti di opporvisi.
                          Non possiamo fare un 50 e 50? Tra destino e libera autodeterminazione?

                          Che poi: "Capisci quel che sei e fai quel che puoi." Io direi che è molto difficile realizzare la prima parte di questo aforisma... forse tu l'hai trovata la tua strada e mi fa piacere per te, ad ogni modo non è infrequente che le persone si riducano a una delle due:
                          - o trovano una strada che credono essere quella giusta ma non lo è, e fanno ugualmente quello che possono;
                          - fanno quello che possono senza sapere dove vanno e chi sono. Proprio un bel modo di andare avanti!

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                          • #58
                            Originariamente Scritto da IISNT Visualizza Messaggio
                            Mi interessa molto invece il discorso intrapreso da Davyl e Kabu:
                            qui diamo valore all'arte ascetica mi pare di capire...
                            Questo può essere interessante e giusto... ma bisogna chiedersi se non si rischi in una totale condizione ascetica di perdere tutte quelle cose che pare la vita possa piacevolmente offrire: insomma vedo una demonizzazione di sentimenti e piaceri che mi lascia dubbioso. Ok, leviamo le sofferenze e la sensazione di mancanza che precede la soddisfazione di ogni bisogno. Ma quanto vale poi la pena di vivere? Nel troppo caos perdiamo certo il contatto con la serenità e la sensazione di tuttuno col cosmo e con la natura... ma nel troppo ascetismo non perdiamo il gusto per le passioni che spesso ci fanno gioire della vita? Non siamo troppo anestetizzati? Non sembra essere quasi una condizione di attesa della morte? A questo punto non era forse meglio non essere mai nati? Quello che mi sono sempre chiesto nella fase più matura della mia vita (attuale breve vita dato che sono molto giovane) è stato: non c'è un modo di conciliare la serenità con dolori e passioni?

                            Non so risponderti: non sono né il "troppo spirito" annunciato da Kierkegaard, né il "mangiatore di patate" di Feuerbach. Soltanto una semplice, comune ed inutile vi(t)a di mezzo (leggasi "sì, ci sto provando e ti faccio uno squillo appena ci arrivo")

                            PS: Soltanto una volta ho provato quella sensazione che ho descritto (altrimenti non avrei potuto farlo), ed è stata totalmente casuale, improvvisa e non indotta da torture fisiche alla Jacopone da Todi o da psicologiche del tipo arte-etica-ascesi del vecchio Arthur

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                            • #59
                              Originariamente Scritto da The G Visualizza Messaggio
                              Ah-ah, illuso, la felicità non esiste.

                              Comunque, personalmente ritengo che la nostra vita non abbia più senso di quella di un cane.
                              Siamo noi che ci facciamo un sacco di seghe mentali, solo perchè possiamo pensare... Alla fin fine siamo esseri viventi che mangiano, bevono, dormono e fottono. Solo che pensiamo, proviamo sentimenti, e questo ci frega totalmente, ci fa sentire superiori ad un cane e ci fa credere che siamo destinati a qualcosa.
                              Secondo me non siamo destinati proprio a niente, se non a diventare un lauto pasto per vermi e mosche fra qualche anno. ripeto, il pensare ci frega.
                              Si potrebbe accettare il fatto che il senso sia quello che uno gli da, ma sono comunque illusioni, cose personali, niente di assolutamente reale.
                              Ah, comunque dopo la morte ci aspetta una cassa di legno e basta, eh.
                              La penso esattamente come te!.
                              Spoiler:

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                              • #60
                                Originariamente Scritto da IISNT Visualizza Messaggio
                                Mi interessa molto invece il discorso intrapreso da Davyl e Kabu:
                                qui diamo valore all'arte ascetica mi pare di capire...
                                In realtà non esattamente. Nel mio caso non si trattava tanto di darle valore quanto di contestualizzarla.
                                Per capire la differenza tra l'atteggiamento orientale ed occidentale nei confronti dell'esistenza è necessario introdurre il concetto di 'necessità'.

                                La nostra società vive cavalcando la necessità, superandola, abbattendola. Trae linfa e slancio vitale dal bisogno, generando quel meccanismo che noi chiamiamo genericamente 'progresso'. Non esiste progresso senza necessità, o quantomeno se esiste è talmente dilatato nel tempo rispetto al nostro che noi non riusciamo neanche a percepirlo.
                                Il risultato del progresso è il movimento.
                                In avanti, a destra, a sinistra, non ha una particolare importanza. Noi ci muoviamo. Cerchiamo nuove risposte, nuovi modi di soddisfare le nostre sempre nuove necessità.

                                Le società orientali all'opposto rifuggono la necessità, considerano ogni azione che nasce dalla necessità vile e bassa, priva di struttura morale.
                                Il risultato della mancanza di necessità è l' immobilità.
                                La cultura orientale trova il vero ed il buono nella fissità dell'attesa, nel perfezionamento e nella ripetizione eterna di ciò che ha reputato buono fin dalla notte dei tempi, senza cercare altro.
                                Il concetto di vuoto per gli orientali è probabilmente uno dei teoremi più importanti dell'esistere, quando invece noi riempiamo la nostra esistenza il più possibile di quanto più possiamo per sentirci appagati.
                                Questo loro modo di percorrere la vita impedisce il 'progresso' così come lo intendiamo noi (per gli orientali il concetto di progressione occidentale è qualcosa di difficile da capire) perpetuando un processo di perfezionamento infinito, privo di qualunque movimento.

                                E' possibile conciliare due modi così antitetici di concepire l'esistenza?
                                Il Giappone ne rappresenta un tentativo.
                                Nel '700 questo paese a livello socio-culturale era paragonabile alle strutture sociali presenti in occidente durante il Medioevo. Quando è entrato in contatto con il nostro mondo della necessità ha fatto un balzo in avanti di quasi un millennio, precipitando in pochi decenni in testa alle nazioni più progredite del mondo.
                                Se vai in questo paese avverti fortemente questa dicotomia malamente ricucita, che provoca ripercussioni pesanti sulla società.

                                Allo stato attuale delle cose non ritengo che siamo ancora in grado di conciliare questi due modi di concepire l'esistenza, perchè ai nostri occhi appaiono totalmente antitetici.
                                Noi occidentali comunque guardiamo a oriente con insistenza (fin dai famosi viaggi in India degli anni '60) in quest'epoca che ci sta facendo pagare lo scotto della nostra velocità e del nostro movimento perpetui.
                                Last edited by Kabu; 27 March 2009, 17:28.
                                sigpic

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