Annuncio

Collapse
No announcement yet.

I consigli letterari di Francesco Tenni.

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts

  • #91
    "La rete delle immagini".

    * Si suggerisce, di seguito, la lettura di un saggio fondamentale sulla predicazione in volgare, nel Medioevo, effettuata, soprattutto, od in alternativa al mezzo scrittorio-orale, attraverso "la rete delle immagini". La cosiddetta Biblia pauperum, la "Bibbia dei poveri". E' un testo di eccezionale ricchezza, scritto, allo stesso tempo, gradevolmente e rigorosamente. Da non trascurare, se siete interessati all'argomento o se, semplicemente, volete saperne di più.

    - Lina Bolzoni, La rete delle immagini. Predicazione in volgare dalle origini a Bernardino da Siena, Einaudi, Torino, 2002.
    Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

    Comment


    • #92
      Francis Ponge.

      Francis Ponge (Montpellier, 1899 - Bar-sur-Loup, 1988), poeta francese. Alla sua prima raccolta di versi e di prose, Dodici piccoli scritti (1926), seguirono l’importante Il partito preso delle cose (1942), la sua opera più nota, e Cristalli naturali (1950), opere poi riunite nel volume La grande raccolta (1961), seguita da una Nuova raccolta (1967). In Dieci corsi sul metodo (1946) ed in Malherbe (1965), espose i principi della sua poetica del “partito preso delle cose”, come pratica di rifondazione di un linguaggio aderente alla realtà oggettuale. Ponge ha scelto l’oggetto; l’uomo può solo osservare e descrivere, con lucidità, la cosa in se stessa, nella sua essenza fenomenologica, senza deviazioni liriche. Dalle sue osservazioni, pazienti ed attente, costantemente volte a rilevare l’autonoma realtà degli oggetti ed i loro significati (celebre è, in questo senso, Il sapone, 1967), scaturisce una specie di materialistica fenomenologia della natura, razionalmente interpretata. Imposta all’attenzione del pubblico, nell’immediato dopoguerra, da Jean Paulhan, Maurice Blanchot, Jean-Paul Sartre, e Albert Camus, la poesia di Ponge ha svolto un ruolo importante nelle origini del nouveau roman. Tra le sue opere della vecchiaia, Pratiche di scrittura o L’incompiuto (1984). Una Nuova nuova raccolta (1992, postuma) comprende tutte le opere non presenti nelle antecedenti raccolte.

      Sorgenti: manuali di Letteratura francese e Garzantina di Letteratura.
      Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

      Comment


      • #93
        Paul Celan.

        * A chi sia interessato alla figura storico-letteraria ed all'opera di uno dei più grandi e sfortunati poeti del Novecento, l'ucraino-tedesco, di famiglia ebraica, Paul Celan, suggeriamo i seguenti testi (da leggere sempre, secondo il mio "minimo" parere):

        - Paul Celan, Conseguito silenzio, Einaudi, Torino, 1998;

        - Paul Celan, Di soglia in soglia, Einaudi, Torino, 1996;

        - Paul Celan, Sotto il tiro di presagi. Poesie inedite 1948-1969, Einaudi, Torino, 2001;

        - Paul Celan, Poesie, Mondadori ("I Meridiani"), Milano, 1998.
        Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

        Comment


        • #94
          La "Mimesis" di Erich Auerbach.

          * Si suggerisce la lettura di un saggio, in due volumi, ormai divenuto classico per chiunque di occupi di Letteratura e di comparazione letteraria. E' un testo molto interessante, alle volte un po' arduo per chi si avvicini, per la prima volta, alle tematiche toccate da Auerbach.

          - Erich Auerbach, Mimesis. Il realismo nella Letteratura occidentale, 2 volumi, Einaudi, Torino, 1981 (e successivi).
          Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

          Comment


          • #95
            Cenni inerenti l'"Anthologia Palatina".

            Anthologia Palatina, raccolta di 3700 epigrammi greci scritti da più di 300 poeti, dal secolo IV a. C., alla tarda età bizantina. Deve il suo nome al fatto di essere stata rinvenuta dal Salmasius (1607), nella Biblioteca Palatina di Heidelberg, in un codice del secolo XI.
            I testi sono raccolti in quindici libri, secondo l’argomento. L’Anthologia Palatina fu compilata nel secolo X, da Costantino Cefala, il quale di rifece a raccolte ed a scritti antecedenti (di Meleagro, Filippo di Tessalonica, Agazia ed altri). Negli argomenti (epigrammi cristiani, erotici, dedicatori, sepolcrali, epidittici, protreptici, conviviali, aritmetici), nell’estensione cronologica, nello stile e nella lingua, l’Anthologia Palatina offre un carattere eterogeneo, e mostra, accanto a poesie di alta qualità espressiva (come quelle di Meleagro, di Paolo Silenziario, o di Pallada), scritti i quali non superano il livello di un esercizio retorico-scolastico, o che indulgono a temi ed accenti triviali. Muovendo dall’Anthologia Palatina, nel 1301, il monaco bizantino Massimo Planude raccolse, lasciando qualche diversità nella scelta, una nuova antologia, detta Anthologia Planudea. Questa, la quale venne stampata, per la prima volta, a Firenze, nel 1494, da Giovanni Lascaris, raccoglie 2400 epigrammi, dei quali 388 non sono leggibili nell’Anthologia Palatina, e costituiscono la cosiddetta Appendix Planudea, la quale, nelle edizioni moderne, viene aggiunta, come XVI libro, all’Anthologia Palatina. Le due antologie sono note, anche, tramite il nome di Anthologia Graeca.
            Il libro XIV dell’Anthologia Palatina offre epigrammi matematici, giochi di parole, enigmi, indovinelli, sovente strutturati nella forma di calligrammi o di carmi figurati.

            Sorgenti: manuali di Letteratura greca e Garzantine di Antichità classica e di Lettaratura.
            Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

            Comment


            • #96
              Cenni inerenti l'"Anthologia Latina".

              Anthologia Latina, titolo tradizionalmente attribuito ad una collezione di poesie brevi, tratte da manoscritti e da epigrafi, e di poemetti, sovente di grande interesse letterario, raccolta in Africa, durante l’occupazione vandala, nel secolo VI d. C. Essa offre Autori contemporanei ed anteriori. Nella raccolta figura, anche, il Pervigilium Veneris. L’Anthologia Latina ebbe enorme influenza su tutto lo sviluppo della poesia latina medievale.
              L’Anthologia Latina presenta, in larga parte, scritti di poeti africani della
              tarda Antichità, ma non trascura, anche, testi di epoche più antiche, soprattutto se attribuiti ad Autori di enorme fama (è il caso di alcuni epigrammi che vanno sotto il nome di Seneca il Giovane, o sotto quello di Petronio Arbitro). L’Anthologia Latina rimanda ad ambienti scolastici, dove quei versi potevano essere sopravvissuti anche dopo le invasioni barbariche, ed ha il merito di tramandarci opere ed Autori che, altrimenti, sarebbero andati, irrimediabilmente, perduti. Una copia, in un antico codice, attualmente conservato a Parigi, fu in possesso dell’umanista francese Claude de Saumaise (o, in Latino, Salmasius, 1588 - 1653): di qui, il nome di codex Salmasianus, testimonianza fondamentale dell’Anthologia Latina.
              Il Pervigilium Veneris è un carme di 93 tetrametri trocaici catalettici, articolati in strofe di diversa estensione, dal ritornello che apre e chiude il componimento. Il testo è anonimo e la critica moderna ha proposto le più diverse attribuzioni, da Catullo a Floro, da Apuleio a Tiberiano ed a Nemesiano. Anche la datazione è difficile e controversa: l’opera, scritta non prima del secolo II d. C., è collocata, da alcuni, nel secolo III d. C., e, da altri, fino nel V secolo d. C. Venere è, gioiosamente, esaltata, quale amorum copulatrix, e principio vivificatore della natura. Si ritiene che il Pervigilium Veneris fosse stato scritto per un coro e destinato ad una veglia notturna, in preparazione alla festa di Venere, la quale si celebrava, ad Ibla (Paternò), ai piedi dell’Etna, ad ogni ritorno della primavera. Questa tesi è stata respinta da alcuni studiosi, i quali hanno pensato ad un carme “privato”, di un Autore dotto; ma il metro impiegato, l’articolazione strofica del carme, l’uso del ritornello, la ricorrenza di volgarismi, indicano la destinazione popolare del carme stesso.

              Sorgenti: manuali di Letteratura latina e Garzantine di Antichità classica e di Letteratura.
              Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

              Comment


              • #97
                Edward Estlin Cummings. Cenni biografici.

                Edward Estlin Cummings (Cambridge, Massachussets, 1894 - New Conway, New Hampshire, 1962), poeta statunitense. Figlio di un pastore della chiesa unitaria, studiò ad Harvard. Durante la Prima Guerra Mondiale, fu soldato in Francia, anzi “[…] in un campo di concentramento francese […]”, dove restò segregato per tre mesi, sotto l’accusa, infondata, di spionaggio: ne nacque un memorabile romanzo autobiografico, La stanza enorme (1922), improntato al suo anarchismo di individualista irriducibile, erede della cultura del New England. Ancora un’esperienza vissuta fu all’origine di Eimi (1933), diario di un dantesco viaggio nella Russia stalinista. I più alti risultati di Cummings appartengono, nondimeno, alla poesia. Il suo primo libro di versi, Tulipani e camini (1923), è giocoso ed irriverente verso ogni forma di autorità costituita. I volumi successivi - da è 5 (1926), Viva (1931), 50 Poesie (1940), a Xaipe (1950), 95 Poesie (1958), 73 Poesie (1963) -, confermano il carattere libero e folgorante di una poesia gli aspetti grafici della quale riflettono le esperienze di Cummings come pittore e disegnatore di visionaria finezza. Le tematiche amorose o sociali e le figure simboliche - il circo, la Morte - delle sue “[…] partiture […]” liriche, si ripresentano nei testi drammatici: Lui (1927) e Santa Klaus (1946). Si è rimproverato a Cummings di non sapersi rinnovare, di celarsi dietro le bizzarrie tipografiche; ma, se queste ricordano Marinetti, la sua musica ha il timbro ed il superiore equilibrio degli antichi madrigali. E il suo sperimentalismo, come la critica ha riconosciuto, è mosso dalla precisa volontà di potenziare la comunicatività del discorso poetico.

                Sorgenti: manuali di Letteratura americana e Garzantina di Letteratura.
                Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

                Comment


                • #98
                  Originariamente Scritto da Francesco Tenni Visualizza Messaggio
                  * Si suggerisce la lettura di un saggio, in due volumi, ormai divenuto classico per chiunque di occupi di Letteratura e di comparazione letteraria. E' un testo molto interessante, alle volte un po' arduo per chi si avvicini, per la prima volta, alle tematiche toccate da Auerbach.

                  - Erich Auerbach, Mimesis. Il realismo nella Letteratura occidentale, 2 volumi, Einaudi, Torino, 1981 (e successivi).
                  Questo libro è SPETTACOLARE. Un viaggio attraverso le concezioni del mondo in occidente fatto attraverso frammenti sparsi ed esemplari di ogni epoca. Nonostante il suo spessore (son comunque un 500-600 pagine) è uno dei libri che più mi hanno acchiappato in assoluto.

                  Comment


                  • #99
                    E' così!

                    Grazie della tua considerazione, Empty!

                    In effetti, Mimesis è un'opera straordinaria.

                    Saluti!

                    Francesco Tenni
                    Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

                    Comment


                    • Guillaume Apollinaire.

                      * Suggeriamo la lettura dei più noti testi poetici di Guillaume Apollinaire, uno dei più grandi poeti del Novecento. Enorme fu la sua influenza sulle correnti letterarie di Avanguardia che si svilupparono all'incirca nel primo trentennio del secolo XX.

                      - Guillaume Apollinaire, Alcool. Calligrammi, Mondadori, Milano, 1996;

                      - Guillaume Apollinaire, Bestiario, o Il corteggio di Orfeo, T.E.A., Milano, 1996.
                      Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

                      Comment


                      • James Hilton

                        Uno dei romanzi più affascinanti e struggenti che abbia mai letto è senz’altro “Prigionieri del passato” di Hilton. Ne fu tratto anche un film di straordinario successo.
                        Carlo Rainier si sveglia su una panchina di un parco senza ricordarsi chi è, dove si trova, in che tempo vive; piano piano il passato riaffiorerà tra dubbi e allucinazioni. Un romanzo d’amore e di mistero, struggente e straziante, con una imprevedibile soluzione finale. Veramente consigliato.

                        Comment


                        • "Alce Nero parla"

                          “Alce Nero parla” a cura di John Gneisenan Neihardt.
                          Alce Nero è un vecchio stregone Sioux che racconta all’antropologo americano Neihardt, attraverso il filtro della memoria e di una visione avuta nell’infanzia, come i bianchi attirati dall’oro distrussero ogni possibilità di sopravvivenza, come nazione, dei Pellerossa.
                          Un libro per addentrarsi nella cultura del popolo dei nativi americani, nella visione di profonda armonia del rapporto di connessione tra tutti i viventi (uomini, animali e vegetali) in cui la terra non è solo un pianeta, ma la Madre Terra.
                          Alce Nero è uno stregone degli Oglala, gruppo che fa parte della tribù dei Lakota (denominati dai bianchi Sioux); nel 1930 egli narra le vicende della sua vita a un uomo bianco, Neihardt appunto, che trascrive il racconto perché altri bianchi lo possano conoscere; è la costruzione di un “ponte” tra indiani e bianchi, simboleggiato anche dal nuovo nome dato dagli amici indiani all’antropologo: Arcobaleno Fiammeggiante.
                          A nove anni, Alce Nero, ebbe, nel corso di una grave malattia, un sogno o una visione in cui gli veniva indicato un progetto da interpretare e realizzare per la salvezza del suo popolo in quegli anni drammatici, tra il 1860 e il 1890, che vedono avanzare sempre più verso l’Ovest gli uomini bianchi, i Wasichu.
                          La vita di Alce Nero sarà potenzialmente determinata da questa esperienza. Il suo racconto sarà quindi la storia della sua vita, del suo popolo, dello scontro con i bianchi, della sconfitta e della speranza di poter aiutare la sua gente a non morire.
                          Il libro è l’avventura di aggirarsi nel labirinto della memoria del vecchio stregone Sioux, memoria giunta fino ad oggi perchè non fosse dispersa per sempre, ma conservata per la sua bellezza e il suo incanto; un libro che si legge con viva curiosità, interesse e emozione.

                          Comment


                          • Charles Berlitz

                            “I misteri dei mondi perduti” di Charles Berlitz.
                            Quando ebbe realmente inizio la civiltà? E’ questa l’interessante domanda a cui il famoso autore cerca di rispondere in questo libro che sfida tutte le teorie ampiamente accettate sulla cultura e la geografia del nostro pianeta nella preistoria.
                            Berlitz dimostra l’esistenza di una civiltà americana molto evoluta migliaia di anni prima dell’arrivo di Colombo e il contributo dato a essa da popoli provenienti dall’Europa e dall’Estremo Oriente. E’ possibile che siano dunque esistite nella lunga storia dell’uomo altre civiltà a noi ignote, o di cui conserviamo solo un remotissimo ricordo? Berlitz ne è convinto e sostiene le sue argomentazioni con numerose prove convincenti.

                            Comment


                            • Gilbert Keith Chesterton

                              “I racconti di Padre Brown” di Chesterton.
                              Padre Brown è quasi un nuovo Sherlock Holmes; in un certo senso discende da lui, difatti nei casi più strani e intricati, il piccolo prete, cui nessuno presta attenzione, risolve ogni problema e chiarisce ogni mistero. Il suo metodo però differisce da quello del celebre detective che consisteva nell’osservazione e nella deduzione coadiuvate dalla scienza, poiché egli sorregge le sue doti d’intuizione con l’esperienza che ha delle anime, ed entrando nelle anime riesce a scoprire il delinquente.
                              Le storie di Padre Brown (l’autore scrisse 48 novelle che hanno come protagonista il prete in 5 distinte raccolte), oltre ad essere costruzioni ingegnose o incubi morbosi, come tanta parte della letteratura poliziesca, risultano così ricche di umanità e di acuta psicologia.
                              Mentre tutti restano sbalorditi e affascinati dall’alone soprannaturale che avvolge questi strani delitti, Padre Brown conserva il suo acume e la sua perspicacia; gli oracoli, gli spiriti, i misteri, le profezie, le maledizioni che sembrano realizzarsi non scuotono la sua mente e la sua anima, e il suo volto si mantiene sempre sereno.
                              Due parole su Chesterton: lo scrittore inglese, uomo di mente aperta e cordialmente umana, ha lasciato il segno per la sua opera di polemista, di saggista e di romanziere in cui il gusto del paradosso si allea all’amore per la verità, il misticismo sincero alla più vigorosa allegria.

                              Comment


                              • Graham Greene

                                “Il potere e la gloria” di Graham Greene.
                                In un Messico insanguinato dalla rivoluzione, che perseguita, fucila o costringe al matrimonio i ministri di Dio, l’ultimo prete è braccato in una spietata caccia all’uomo. La preda non ha nome, la gente lo chiama “il prete dell’acquavite”, è indegno debole e impuro. Vorrebbe mettersi in salvo, allontanarsi per sempre, ma una forza più grande della sua debolezza lo costringe a tornare sulla via del suo calvario.
                                La dolorosa, più che umana parabola del prete peccatore è una delle espressioni più alte del personalissimo cattolicesimo di Graham Greene, illuminata dal suo interesse “per il bordo vertiginoso delle cose”, crinale esiguo tra il bene e il male.

                                Comment

                                Working...
                                X