Più che non dire "sì", spiega meglio la frase che diventa(usando parole sue):
"[L'Islam è]fisiologicamente violento[perché]le efferatezze e le nefandezze dei terroristi trovano una legittimità islamica e coranica".
Un conto è non condividere, un conto è bollare i mussulmani come dei mostri assetati di sangue.
Lo dice quando esalta il papa ed il cristianesimo e poi condanna l'Islam.
Mi pare sottinteso che ci sia un paragone nemmeno tanto implicito e che, quando si parla di religioni, ci si riferisca al testo sul quale sono basate.
Direi pure che chiunque abbia subito minacce non può girare tranquillamente.
Se ricevessi una minaccia concreta dall'army of god o dal kkk mi guarderei bene dall'uscire di casa ma verrei giustamente condannato da un po' tutti se dicessi che il cristianesimo è per forza di cose violento.
Una posizione più che condivisibile sull'islam e quella che lo stesso Allam ha nel 2006:
Purtroppo questa posizione è stata rinnegata dallo stesso Allam
(Nella lettera al Corriere parla di una svolta radicale e definitiva.
Rispetto a che cosa?
Rispetto a un passato dove ho immaginato che ci potesse essere un islam moderato)
Che conclusione ne trai?
Ah, ti faccio notare un'altra cosa:
Parafrasi: L'Islam è l'estremismo ed i terroristoni cattivi.
"[L'Islam è]fisiologicamente violento[perché]le efferatezze e le nefandezze dei terroristi trovano una legittimità islamica e coranica".
Un conto è non condividere, un conto è bollare i mussulmani come dei mostri assetati di sangue.
Lo dice quando esalta il papa ed il cristianesimo e poi condanna l'Islam.
Mi pare sottinteso che ci sia un paragone nemmeno tanto implicito e che, quando si parla di religioni, ci si riferisca al testo sul quale sono basate.
Direi pure che chiunque abbia subito minacce non può girare tranquillamente.
Se ricevessi una minaccia concreta dall'army of god o dal kkk mi guarderei bene dall'uscire di casa ma verrei giustamente condannato da un po' tutti se dicessi che il cristianesimo è per forza di cose violento.
Una posizione più che condivisibile sull'islam e quella che lo stesso Allam ha nel 2006:
Di recente, in un articolo pubblicato sul Corriere (scaricalo in Pdf, clicca qui), lei ha sostenuto che le posizioni assunte dalla Fallaci nei confronti dei musulmani fossero dovute a una visione dell'islam unicamente filtrata dai mass media, dai giornali e dalla televisione. Ciò avrebbe, secondo lei, determinato una percezione dell'uomo ridotta a stereotipi e luoghi comuni. Perché questa distorsione?
Quest'immagine stereotipata è derivata dal riferimento a valutazioni che non sono tratte da fonti di prima mano e mancano di riferimenti bibliografici, quali il testo sacro e i testi che sottintendono alla elaborazione della dottrina e delle leggi islamiche, e viene rafforzata dalla mancanza di rapporto reale con le persone che fanno parte dell'islam. A questo va ad aggiungersi anche la non conoscenza della proiezione storico-temporale e geografico-spaziale della realtà di cui ci si occupa, ovvero l'incapacità di comprendere se un fenomeno o un evento è di natura strutturale o congiunturale, e di collocarlo di conseguenza in rapporto con il passato.
La conoscenza della storia aiuterebbe quindi una maggiore comprensione del presente?
È fondamentale per capire se il comportamento dei musulmani di oggi è un elemento che appartiene al loro Dna oppure se è un fatto congiunturale legato ad una precisa involuzione o evoluzione storica. Questo permetterebbe anche di mettere a confronto la realtà dei musulmani in varie parti del mondo nel corso di un arco di tempo e comprendere se esistono o meno delle differenze e se abbiamo a che fare con un blocco monolitico o con una realtà plurale. Ebbene tutto questo manca certamente nell'analisi della Fallaci e in buona parte dei media internazionali.
Quali sono le conseguenze di una tale mancanza di conoscenza?
La Fallaci è riuscita certo a rappresentare in maniera esatta un fotogramma della realtà odierna dell'islam e dei musulmani. La sua è una denuncia della forte presenza del terrorismo islamico che è riuscito a radicarsi e a trasformare l'occidente in un terreno di cultura dell'estremismo arrivando addirittura a produrre terroristi islamici con cittadinanza occidentale. Questo fotogramma, tuttavia, non è esaustivo.
E per quel che riguarda i media, perché l'islam moderato, quello dei musulmani non terroristi, non vi trova spazio?
Questo è un terreno che riguarda le logiche con cui operano i media internazionali che privilegiano il sensazionalismo e gli eventi legati a fatti e situazioni forti, perché si immagina possano garantire una maggiore audience. Le regole del mercato non tengono conto della funzione che l'informazione deve avere e ancor più dei principi etici che dovrebbero essere presenti, soprattutto in un contesto quale quello in cui ci troviamo di una guerra dichiarata da parte dell'estremismo contro le basi della civiltà umana in cui quindi l'informazione non può avere un atteggiamento neutro, ma deve chiaramente schierarsi dalla parte dei valori fondanti della civiltà umana.
Che cosa, secondo lei, si dovrebbe fare per uscire dall'errore?
Occorrerebbe da parte dei mass media internazionale una maggiore eticità, che si traduca in una valorizzazione di quelle voci che si ispirano e consolidano i valori comuni dell'umanità, quali il diritto alla vita, la dignità e la libertà della persona. Al tempo stesso è necessaria una tutela da parte delle istituzioni per queste persone che nel momento in cui escono allo scoperto e vincono la paura denunciando apertamente il terrorismo e l'ideologia dell'odio, mettono in pericolo la loro stessa vita. Queste persone devono essere tutelate affinché non debbano pagare con la vita il loro impegno.
Quest'immagine stereotipata è derivata dal riferimento a valutazioni che non sono tratte da fonti di prima mano e mancano di riferimenti bibliografici, quali il testo sacro e i testi che sottintendono alla elaborazione della dottrina e delle leggi islamiche, e viene rafforzata dalla mancanza di rapporto reale con le persone che fanno parte dell'islam. A questo va ad aggiungersi anche la non conoscenza della proiezione storico-temporale e geografico-spaziale della realtà di cui ci si occupa, ovvero l'incapacità di comprendere se un fenomeno o un evento è di natura strutturale o congiunturale, e di collocarlo di conseguenza in rapporto con il passato.
La conoscenza della storia aiuterebbe quindi una maggiore comprensione del presente?
È fondamentale per capire se il comportamento dei musulmani di oggi è un elemento che appartiene al loro Dna oppure se è un fatto congiunturale legato ad una precisa involuzione o evoluzione storica. Questo permetterebbe anche di mettere a confronto la realtà dei musulmani in varie parti del mondo nel corso di un arco di tempo e comprendere se esistono o meno delle differenze e se abbiamo a che fare con un blocco monolitico o con una realtà plurale. Ebbene tutto questo manca certamente nell'analisi della Fallaci e in buona parte dei media internazionali.
Quali sono le conseguenze di una tale mancanza di conoscenza?
La Fallaci è riuscita certo a rappresentare in maniera esatta un fotogramma della realtà odierna dell'islam e dei musulmani. La sua è una denuncia della forte presenza del terrorismo islamico che è riuscito a radicarsi e a trasformare l'occidente in un terreno di cultura dell'estremismo arrivando addirittura a produrre terroristi islamici con cittadinanza occidentale. Questo fotogramma, tuttavia, non è esaustivo.
E per quel che riguarda i media, perché l'islam moderato, quello dei musulmani non terroristi, non vi trova spazio?
Questo è un terreno che riguarda le logiche con cui operano i media internazionali che privilegiano il sensazionalismo e gli eventi legati a fatti e situazioni forti, perché si immagina possano garantire una maggiore audience. Le regole del mercato non tengono conto della funzione che l'informazione deve avere e ancor più dei principi etici che dovrebbero essere presenti, soprattutto in un contesto quale quello in cui ci troviamo di una guerra dichiarata da parte dell'estremismo contro le basi della civiltà umana in cui quindi l'informazione non può avere un atteggiamento neutro, ma deve chiaramente schierarsi dalla parte dei valori fondanti della civiltà umana.
Che cosa, secondo lei, si dovrebbe fare per uscire dall'errore?
Occorrerebbe da parte dei mass media internazionale una maggiore eticità, che si traduca in una valorizzazione di quelle voci che si ispirano e consolidano i valori comuni dell'umanità, quali il diritto alla vita, la dignità e la libertà della persona. Al tempo stesso è necessaria una tutela da parte delle istituzioni per queste persone che nel momento in cui escono allo scoperto e vincono la paura denunciando apertamente il terrorismo e l'ideologia dell'odio, mettono in pericolo la loro stessa vita. Queste persone devono essere tutelate affinché non debbano pagare con la vita il loro impegno.
(Nella lettera al Corriere parla di una svolta radicale e definitiva.
Rispetto a che cosa?
Rispetto a un passato dove ho immaginato che ci potesse essere un islam moderato)
Che conclusione ne trai?
Ah, ti faccio notare un'altra cosa:
Ma ora ho definitivamente rotto i ponti con l’islam e con ciò che costituisce.
In che senso?
... penso che l’estremismo si alimenti di una sostanziale ambiguità insita nel Corano e nell’azione concreta svolta da Maometto
In che senso?
... penso che l’estremismo si alimenti di una sostanziale ambiguità insita nel Corano e nell’azione concreta svolta da Maometto
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