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Torneo di One Shot - Nuova Edizione

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  • Originariamente Scritto da Majin Broly Visualizza Messaggio
    Certo, e non c'è ovviamente tutta questa pignoleria .
    Sappiate solo che, se non si chiedono proroghe, i giudici cominciano a valutare dalla scadenza in poi, e se si posta dopo il voto da un giudice, non si può chiedere che quella storia venga valutata, perché fuori tempo massimo. In pratica postare in ritardo (oltre il tempo massimo o le proroghe richieste) non comporta nulla, ma si deve sperare in un ritarso di tutti i giudici per non rischiare di perdere punti.
    Se preferisci avere un giorno in più, lo concedo tranquillamente, sarebbe già un ottimo risultato avere tutti i racconti con un solo giorno di proroga, in questo torneo.
    No, non ce n'è bisogno, se gli altri non han bisogno della proroga non c'è bisogno di farla per me ^_^
    Domani ho l'esame di maturità, e quando torno a casa ho il tempo di scrivere la One-Shot e postarla, quindi se gli altri non han problemi a postare entro la mezzanotte non serve nessuna proroga ^^
    sigpic
    ~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~

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    • Originariamente Scritto da Feleset Visualizza Messaggio
      Sicuro di non farcela?
      In ogni caso puoi partecipare alla prossima manche, non c'è problema.
      Sì...niente in testa e troppi impegni per scrivere e buttare giù qualcosa. Sì..alla prossima manche parteciperò,tanto non avevo intenzione di vincere
      http://card.exophase.com/1/812034.png

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      • Ragazzi, dopodomani parto. Volevo chiedere se per il 24 luglio ce la posso fare a scrivere anche il 4° racconto. Vedrò di esserci perché porto il mio pc portatile e posso collegarmi ad internet tramite alcune linee non protette (se ce ne saranno), ma non prometto nulla.
        #1926 #ForzaNapoliSempre

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        • Ragazzi, visto che sia io che Shira ci sentiremmo un po' meno "oppresse" avendo un giorno in più a disposizione, spostiamo la scadenza a domani. Penso che questa decisione possa fare comodo anche agli altri, quindi diciamo che la prendo io, ma lo faccio per agevolare tutti. Dico così perchè siccome ha postato solo Majin Broly mi viene da pensare che non tutti possano farcela per stasera.

          Voi comunque cercate di mettercela tutta per rispettare i tempi. Buon lavoro.
          sigpic

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          • New man
            Spoiler:

            “Fallo e sarai finalmente libero, fallo e potrai dire di aver avuto successo.”

            Due uomini di cui uno in ginocchio con rivolto lo sguardo e il sorriso verso l’altro, che è in piedi con in mano una pistola puntata addosso alla persona inginocchiata.
            “Perché? Perché riappari dopo così tanto? Che cosa vuoi da me? Cosa altro vuoi da me?”

            Gli occhi gli si scaldano.

            “Allora cosa aspetti? Non vedevi l’ora di farmela pagare? Non vedevi l’ora di eliminare il tuo aguzzino? Quello che ti ha distrutto l’infanzia, che ti ha ucciso il cane, che ti ha trattato sempre male di fronte agli altri?”
            “Stai zitto! Tu non sai niente di me, sei solo stato un bulletto da quattro soldi, non vali niente per la mia vita.”
            “Davvero? Allora dimmi perché la tua mano freme per premere quel grilletto? Avanti, 8 anni di terapia e nessun risultato concreto, cresciuto senza amici e isolato dai parenti. Che cosa ti spaventa così tanto?”
            “Cristo santo, sono quasi 10 anni che non ci incontriamo e ora rispunti fuori con questo.”

            Abbassa la pistola, si mette le mani tra i capelli e si siede. Ha mal di testa.

            “Pensavo di essermi riuscito a sbarazzare di te, di aver trovato un compromesso e della pace interiore, e ora riappari dal nulla. Per dio, che cosa vuoi?”
            “Voglio che tu distrugga le tue paure e che elimini la bestia che ti ha infettato. Uccidimi e sarai libero.”
            “Che diavolo farnetichi? Io non uccido nessuno, mi sei sembrato un ladro, ti avessi riconosciuto mi sarei limitato a spaccarti quella faccia che ti ritrovi.”

            Ironia. Era la sensazione che provava Kanes, trovatosi di fronte ad un vecchio compagno, che poi tanto amichevole non era mai stato, che improvvisamente gli chiedeva di ucciderlo.

            “Non sto farneticando niente, ti sto solo facendo un favore, sto cercando di aiutarti a superare le tue paure e farti trovare un senso su quello che fai e quello che sei, perciò uccidimi.”

            Il sorriso di Moldan aumenta, facendo assumere delle linee contorte al suo viso per giungere ad un’espressione maniacale.

            “Ti sei dato alla droga? Hai una crisi personale per caso? Di che cristo stai parlando?! Tu non sai niente di me, tu non sei nessuno per dire quali problemi ho o meno.”
            “Non sei costretto a negarlo. Accettare i propri problemi è il primo passo, eliminarli con l’ausilio degli altri è l’altro. So come ci si sente; gli altri sono fastidiosi anche al minimo cenno e li eviti, così come quel senso di vuoto che provi continuamente, senza contare l’irrefrenabile voglia di..”

            Rabbia. Raramente Kanes la prova, per anni si è esercitato a nasconderla ma non può sopportare chi parla di cose che non sa e mai lo sopporterà come mai lo ha sopportato.

            “Chiudi il becco imbecille! Si può sapere cosa ti da il diritto di andare dagli altri e dirgli cose false facendole passare per loro? Tu non sai assolutamente niente. Non sai che le sciocchezze che stai sparando sono il nulla in confronto a quello che ho passato realmente nella vita, io, io che ho imparato ad accettare quello che è successo e a superarlo, senza aggrapparmi a pseudo stronzate che trattano la mia psiche con la tua psicologia inversa trovata nei cereali. Non ho nessun problema, anzi, se c’è qualcuno che ha dei problemi quello sei tu. Cosa ti è successo? Hai smarrito la carta di credito?”

            Moldan è sorpreso, si vede rinfacciare le proprie frasi e inizia a vacillare, ma non gli importa. Lui deve morire.

            “Anche rinfacciare i propri problemi dimostra che non accetti i tuoi. Non devi avere paura, sto cercando di aiutarti, perciò fidati di me e premi il grilletto.”
            “Ma bravo, ti sei auto descritto in un attimo facendo capire che tutta questa è una pagliacciata bella e buona. Qual è il tuo scopo? Qual è il tuo problema?”

            E ora lo spettacolo.

            “Io problemi? Non puoi parlarmi così, tu… non sai nulla di me, non puoi dirmi cosa voglio, io, io devo morire, devo farlo per farti sentire meglio… per farmi sentire meglio, tu ne hai bisogno, no, io ne ho bisogno, tu non sei nessuno! Togliti dai piedi! Toglimi quella maledetta pistola dalla testa! No, uccidimi, ti prego, uccidimi! Io, tu, io, tu, noi….. THE WINGS OF YESTERDAY…”

            Kanes di solito è abituato ad usare la destra solo per scrivere, mentre la sinistra la riserva per occasioni più movimentate, anche se stavolta si tradisce e concede un ballo al suo gancio destro con la faccia di Moldan.

            “Riprenditi idiota!”

            Sorpresa. Di rado accade a Moldan che adesso si trova dall’altra parte , la parte in cui si trova quello sfortunato, quello privo amicizie e inconsapevole di quello che vuole realmente. Scoppia in lacrime, come un bambino piccolo appena svegliato sotto un soffitto a lui sconosciuto ed incapace di trovare quella figura confortevole che è la madre. Si mette in n angolo, la paura lo travolge, si accorge di aver sbagliato tutto, si accorge che avrebbe dovuto premere da solo quel grilletto. Kanes si spaventa di fronte a quel comportamento dato che mai aveva visto l’idolo delle ragazzine, l’idolo carismatico e si, a volte anche il suo idolo, ridotto ad un bambino piagnucolante. La moglie gli chiede cosa sta succedendo, lui le risponde niente e le dice di preparare due caffè. Passano 20 minuti prima che Moldan parli. E’ un libro aperto e inizia a dire tutto quello che gli passa per la testa. Ha abbandonato l’università e si è dedicato alla musica, la sua principale passione. La cosa ha funzionato per anni e fare il musicista metropolitano era il suo sogno ad occhi aperti, fino a che un giorno non viene assaltato da un gruppo di barboni che gli sottraggono tutte le sue poche cose lasciandolo in balia di un ospedale di periferia che poco gli fa con quello che ha nelle tasche. Con un cerotto in testa si trova senza niente, così decide di tornare a casa dei suoi genitori. La sorpresa però è stata quella del loro trasferimento in un altro paese e gli amici di un tempo erano tutti occupati con la loro vita da adulti. Con molto fatica, riesce a cavarsela da solo anche se la mente inizia a cedere e la solitudine è tanta, così come i rimorsi dei torti passati. Vuole farla finita, ma non trova il coraggio di farlo e allora pensa a chi scaricare il compito e gli salta subito in mente quel ragazzino che da giovane tanto si è divertito a tormentare.

            “Ma che razza di idea ti è venuta? Ti aspettavi sul serio che ti uccidessi? Avanti, eri tu quello che era adorato da tutti, quello preso sempre d’esempio. Il tuo sangue caldo ti ha sempre contraddistinto.”
            “Non puoi capire… io ho perso tutto, la famiglia, l’università, un futuro, la musica… non ho ragione di vivere”

            Menzogna. E’ tardi e fra poche ore si va al lavoro e tutto quello che ci si aspetta non è di certo un depresso che non sa come giocare a vivere.

            “No, ti sbagli. Dovevi aspettartelo dalla scelta di vita che hai fatto. Semplicemente non sei stato in grado di fare il vero grande passo. Questa è un’opportunità che non puoi lasciarti sfuggire, l’opportunità della tua vita. Vivi e continua a vivere il tuo sogno, ora più che mai, nessun compromesso, solo tu e la tua chitarra. Cosa aspetti? Hai ancora un’altra occasione!”
            “Lo pensi sul serio?”

            Ironia. Più forte, più incisiva. Ha colpito nel segno, ci è cascato in pieno. Kanes annuisce sorridendo, Moldan ricambia. Sta per andarsene, Kanes sempre ridendo gli dice di non farsi più vedere, Moldan ricambia. Così il cacciatore di venta preda e Kanes diventa il cacciatore che forse, finalmente riesce a non farsi soggiogare dalla preda. Forse.
            Last edited by Dargil; 08 July 2010, 20:51.

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            • Non ce la faccio per oggi. Posto domani mattina (mi mancano solo un centinaio di parole per poter concludere l'elaborato).
              #1926 #ForzaNapoliSempre

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              • Legenda:
                “Frase che viene detta dai personaggi “
                […]= Dopo
                (...)=Prima
                [[...]]= Dopo di prima
                *Narrazione*


                “Giocare con qualcuno? Beh, si potrebbe fare”

                “Ho un pensiero grandissimo.
                Ho un pensiero grandissimo.
                Ho un pensiero grandissimo.
                Non faccio altro che pensare sempre a questo. La mia testa sembra una ruota che gira all’infinito, penso sempre a questa cosa. È tutto inutile pensarla, tanto non posso più tornare indietro. Sono stato preso in giro, questo è un grave dolore per me, perché io sono stato sempre venerato dai miei simili. Non ce la faccio più, in questo momento non sopporto più nessuno. Sto provando una sensazione che tutti i deboli sanno già cosa significa. Sono stato preso in giro, non posso tollerarlo!
                Non mi resta che dormire, forse tutto mi passerà sognando. Ma non credo di potercela fare, il mio cervello probabilmente immaginerà un incubo. Sto piangendo, non posso resistere, è più forte di me”.
                *Chiude gli occhi*.
                Il sogno è un flashback.
                “Eh? Dove mi trovo? Sembra che questa giornata l’ho già vissuta, cosa significa? Un dejà vu?”
                “Ehi, Mark”
                “Ehi ciao! Ehi! Eppure mi pare che questa giornata l’ho già vissuta, sarà la mia immaginazione.”
                “Di che stai parlando?”
                “No, niente. Cosa vuoi? (Ma che sta succedendo?)”
                “Volevo dirti che stiamo per entrare in classe. Ti aggreghi a noi?”
                “Certamente. Vi raggiungo fra un minuto, devo andare in bagno”
                “Ok, fa presto.”
                […]
                *Si reca sul retro della scuola*
                “Ehi, ma sto rivivendo la stessa giornata? Mi pare di si, i dialoghi sono gli stessi. Sono costretto a dire quelle cose contro la mia volontà. Beh, forse fra poco tutto potrà cambiare.”
                *In classe*
                “Ciao ragazzi. Oggi tratteremo un nuovo argomento. Studieremo le equazioni di primo grado.”
                “Evviva! Finalmente qualcosa di semplice”
                “Mark, te la cavi in questo argomento?”
                “Beh, credo. Provengo da una famiglia di scienziati molto ricca, è logico che possa sapere qualcosa sulle equazioni di primo grado. Mi pare di aver letto alcune regole su come trovare la soluzione sul diario di mio padre.”
                “Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di “legge del trasporto”?”
                “Si, sul manuale di un camionista!”
                “Ahahahahahahaah”
                “Ora non è il tempo di fare certe battute.”
                “Mi scusi.”
                “Allora, la legge del trasporto esprime che.. blablablabla…. Le lezioni sono finite. Andate in pace!”

                […]

                “Ehi Jack, puoi venire a casa mia?”
                “Ahiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
                “Eh? Che è successo????”
                *Jack ruba 50 euro dallo zaino di Mark, senza che quest’ultimo se ne accorgesse*
                “Forza Jack, andiamo!”
                “D’accordo”
                *Sul posto c’è un ragazzo a terra*
                “Qualcuno sa cos’è successo?”
                “No, ma pare che quel serpente gli ha morso la gamba”
                “Portiamolo all’ospedale, presto”
                *Arriva sul posto anche un signore, che dall’abbigliamento sembra un uomo colto. I suoi capelli sono perfettamente pettinati, indossa uno smoking e calza un paio di mocassini. Ha le mani in tasca.*
                “Se volete, lo porto io.” Afferma il signore.
                “Grazie, ci fa un buon favore. Vuole qualcosa?”
                “Hm, niente, solo 50 €”
                “Cosa?”
                “Volete far morire il vostro amico?”
                “No”
                “E allora?”
                “Mi pare di aver portato qualcosa di soldi”
                “Mark, non fa niente, pago io”
                “Grazie Jack”
                “Di nulla. Ecco signore, la vostra richiesta è stata esaudita. 50€ in ottime condizioni.”
                “Ok, ora porto il vostro amico in ospedale”
                “Grazie!”
                “Speriamo guarisca presto.”
                “Vado in un bar. Volete qualcosa? Offro io.”
                “D’accordo”
                *Un amico prende 15€ dallo zaino di Mark e lo sgambetta.*
                “Oh, scusa Mark, non l’ho fatto volontariamente. Tutto bene?”
                “Ho preso una storta, ma credo tutto ok”
                “Portatelo via. Vi do una fascetta per fasciare il suo piede. Vado io a prendere qualcosa da bere”
                *Entra nel bar ed esce a mani vuote.*
                “Perché sei tornato senza avere niente?”
                “Stanno per chiudere. Mi hanno detto che riaprono fra circa 2-3 ore, visto l’ora di pranzo”
                “Potete togliermi la fascetta? Ora mi sento benissimo.”
                “D’accordo. Siediti, Stefano tienilo con la schiena diritta”
                “Ok.”
                *Lo alzano*
                “Tutto a posto ora?”
                “Si, grazie. Mi aiutate ad alzarmi?”
                “Ok. Tienimi stretto la mano”
                *L’amico lo rialza.*
                “Mark, a che ora devi tornare a casa?”
                “Verso le 15:00, voi?”
                “Ah, anche noi verso quell’ora”
                “Bene. Ah, quasi dimenticavo, devo ritirare il videogioco che ho richiesto 3 giorni fa.”
                “Ah, andiamo noi perché a te fa male ancora il piede. Ci dai i soldi?”
                “Ecco, il videogioco si chiama DragonBall Raging Blast 2”
                *Mark dà 25 € ai suoi amici.*
                “Ok, andiamo!”
                *Ma al loro ritorno, gli amici tornano a mani vuote. Ma durante il tragitto del ritorno, Stefano trova 25 € sparsi per strada*
                (...)
                “Ehi, guarda, ho trovato 25 €!”
                “Oggi è il nostro giorno fortunato, ihihihihih.”
                [[…]]
                “Allora? Dov’è il gioco?”
                “Uhm, beh, il proprietario ha chiesto se lo potevi prendere domani”
                “Vabbè, non fa niente. Posso avere indietro i miei soldi?”
                “Ecco, tieni.”
                “Uhm! Ma sono le 14:30, meglio che ritorni a casa”
                “Veniamo anche noi! Aspettaci!!”
                *Cade un libro dallo zaino. Ma nel tentativo di riporlo nel sacco, si accorge che i suoi soldi non ci sono più*
                “Ehi!!!! Dove sono i miei soldi?”
                “Uhm, ehm….”
                “Ho capito!!! Mi avete derubato!”
                “Eh?”
                “Ma certo! Che sciocco sono stato a farmi ingannare!!!”
                “Non ti seguiamo…”
                “Quel serpente era finto, il bar non stava in fase di chiusura, non era neanche veritiero il fatto che il proprietario del negozio ha chiesto se potevo ritirare il gioco domani, dato che quest’ultimo è un uomo di parola”
                “Beh, non possiamo negarlo.”
                “Che doppiogiochisti insolenti! Rivoglio indietro i miei soldi!”
                “E come facciamo???”
                “Uhm, esigo una spiegazione sul fatto dei 25€”
                “Beh, li ho trovati per strada”
                “Ma che sei scemo che dici la verità???”
                “Ah, ecco, vi siete fatti scappare le parole da bocca”
                “Ci denunci?”
                “No, perché vi ho fregato..Ahahahaahahahah”
                “Eh?”
                “In realtà quei soldi erano finti (Ehi, ma ora ho capito, nei sogni il tutto si aggiusta per il meglio. In pratica nella vita reale i soldi erano veri!! Peccato, ma sono felice che nel mondo dei sogni il tutto si è aggiustato.).”
                “Oh nooo! Tutto il lavoro è stato inutile! In pratica quell’uomo che ha portato via Adriano era un nostro complice. Lui sta tutt’ora conservando i soldi. Ci ha seguiti, infatti è entrato anche lui nel bar e nel negozio di videogiochi.”
                “Ahahahaha! Vi meritate la giusta punizione. Ahahahahahaah!”
                *Si sveglia…*
                Eh? Mi sono svegliato? Noooo! Volevo ancora continuare quel bellissimo sogno. Infondo doppiogiocare è una bella esperienza, peccato non averci pensato nel mondo reale.

                FINE.
                Last edited by vincenzopan; 09 July 2010, 21:55.
                #1926 #ForzaNapoliSempre

                Comment


                • Ecco qua.
                  "Machigai" vuol dire "Errore" ^^

                  Machigai

                  Avete mai provato la sensazione di voler sprofondare?
                  Avete mai avvertito nel vostro cuore un gelo incredibile che sembra paralizzarvi?
                  E, soprattutto, avete mai continuato ad amare una persona anche dopo che vi aveva spezzato il cuore?
                  Se avete risposto di sì a tutte e tre le domande avete una vaga idea di come mi sento io.
                  Intanto mi presento, sono Manuke Shitsuren, ho diciassette anni e sono Generale dell'Armata Minami. So cosa state pensando, sono molto giovane per essere già un generale, ma in tempi di guerra non si va molto per il sottile, si arruola chiunque e si diventa Generali se si sa un minimo di strategia militare. Soprattutto quando la guerra minaccia di distruggere l'intera nazione.
                  Sto lasciando questa registrazione per coloro che sopravviveranno, sperando che la mia storia possa essere di aiuto a tutti, possa farvi capire che occorre non fidarsi di nessuno, soprattutto in tempi come questi. Siamo nell'anno 3018 e il Giappone è impegnato in una logorante guerra civile, Nord contro Sud. L' Armata Minami del Giappone del Sud contro l' Armata Kita del Giappone del Nord.
                  E se il Giappone del Sud sta perdendo la battaglia è tutta colpa mia.
                  I miei compagni mi considerano un eroe, perchè ho combattuto e vinto molte battaglie, perchè non mi sono mai arreso di fronte a nulla, ma la verità è che tutto lo strazio che stiamo patendo è solo colpa mia. Quando vedo una madre piangere il figlio perduto, una moglie attendere invano il marito, dei bimbi che cresceranno senza un padre sento una fitta al cuore che mi toglie il respiro.
                  Non ho il coraggio di rivelare che perderemo, e che sarà a causa di un mio errore.
                  Uno stupido errore compiuto qualche mese fa, un errore che avrei dovuto evitare, un errore...di cui tuttavia non riesco completamente a dolermi...
                  Forse sono solo uno stupido, ma mi chiedo se un errore compiuto per amore può davvero considerarsi tale. E' vero, ero completamente accecato da un sentimento più grande di me, è forse un errore? E' facile dire che dovevo stare più attento, i miei sentimenti offuscavano il mio buon senso...
                  Ma posso immaginare quello che state pensando: cosa importa dei miei sentimenti quando migliaia di persone muoiono per ciò che ho fatto?
                  Eppure se anche tornassi indietro sono convinto che finirei per commettere lo stesso errore, continuerei ancora e ancora ad innamorarmi di lei: Nibai Shiai.
                  Anche adesso, chiuso in questa camera, con solo il registratore a farmi compagnia, mentre aspetto che i soldati nemici mi uccidano, mi ricordo i suoi dolci capelli mossi dal vento, le sue mani che leggere mi accarezzavano, le sue dolci e calde labbra appoggiate contro le mie...
                  Ma non mi resta molto tempo, i nemici sono vicini e devo riuscire a terminare il mio racconto prima di morire.
                  Come vi ho detto sono Generale dell'Armata Minami, un giorno di qualche mese fa io ed i miei sottoposti stavamo decidendo la dislocazione delle truppe per un nuovo attacco, quando alcuni soldati entrarono nel Quartier Generale. Uno di loro portava in braccio una giovane ragazza.
                  Il suo aspetto mi colpì subito: lunghi capelli neri che le coprivano parzialmente il viso, dolci labbra rosee, un viso limpido e perfetto, una pelle liscia e senza imperfezioni. I suoi vestiti apparivano logori e consunti, ma le sue mani erano ben curate, forse questo avrebbe dovuto darmi un segnale d'allarme. Ma in realtà non vi badai più di tanto, troppo preso dalla sua bellezza. Ordinai subito che fosse portata in una camera e che dei dottori fossero avvisati, per controllare se stava bene o aveva bisogno di cure. I miei ordini furono eseguiti rapidamente e dopo pochi minuti i dottori mi dissero che la ragazza stava bene e che il suo corpo non presentava il minimo segno di tagli o abrasioni, sebbene i vestiti risultassero tagliati o bruciati in più punti. Anche questo era un segnale di allerta, ma ancora una volta non vi badai.
                  La ragazza si svegliò un paio d'ore dopo e ci spiegò chi era. Disse di chiamarsi Nibai Shiai, di avere vent'anni e di essere un abitante del Giappone del Nord, precisamente la figlia del Generale dell'Armata Kita, e di essere scappata per unirsi a noi, convinta che fosse l'Armata Minami a combattere per la giusta causa, ci promise che in cambio di ospitalità ci avrebbe rivelato la dislocazione delle truppe Nordiste.
                  I miei sottoposti si agitarono, dissero di crederle, ma, per precauzioni, di mandarla in una città, di non tenerla al Quartier Generale. Ma io ero troppo rapito dalla sua bellezza, dai suoi occhi smeraldo che mi fissavano, invocando pietà. Non li ascoltavo, tutto l'universo si concentrava su quella stupenda ragazza che avevo davanti ai miei occhi. Diedi ordine perchè fosse sistemata in una stanza migliore di quella in cui si trovava, ordinai di darle dei nuovi vestiti, di darle da mangiare, di trattarla come una regina.
                  Tutte le mattine io andavo in riunione per escogitare nuove strategie così da poter sconfiggere il nemico, ma tutti i pomeriggi li passavo con lei nella sua camera. Parlavamo di lei, della sua famiglia, di come il padre la opprimesse, di come non condividessero gli stessi ideali e, come promesso, lei mi parlava di ciò che aveva scoperto da suo padre prima di fuggire, circa i loro piani per la guerra.
                  Sono stato uno sciocco a farmi incantare dalle sue doti di persuasione, ma ancora mi batte il cuore a pensare alla sua voce melodiosa che dava ristoro alle mie orecchie debilitate dai canti di guerra.
                  E mi batte il cuore anche a pensare al giorno che ricorderò sempre come il migliore della mia vita: il nostro primo bacio.
                  Ero andato a trovarla, per vedere come stava, e l'avevo trovata in lacrime. Subito le avevo offerto tutto i mio aiuto, la mia comprensione e lei mi aveva spiegato che piangeva ripensando alla sua vita e gioiva pensando a quella che avrebbe avuto, adesso che si trovava nella parte Sud della Nazione.
                  Ora so che quelle lacrime erano solo il trucco di un'attrice fin troppo brava, ma se ripenso a quella scena ancora avverto dei brividi lungo la schiena. Sembravano così tremendamente vere, lei sembrava così tremendamente vera. La baciai con impeto, senza pensarci e il mio cuore si gonfiò di gioia quando lei ricambiò. Avevo così tanta felicità in corpo che sembrava dovessi scoppiare da un momento all'altro. Da quel giorno il nostro rapporto si fece più intenso.
                  Non mi limitavo a passare tutti i pomeriggi con lei, ormai anche le notti erano testimoni del nostro amore, un amore che mi avvolgeva con le sue spire senza lasciarmi andare, non mi importava che lei avesse tre anni più di me, né che fosse la figlia del nostro peggior nemico.
                  Ricordo ancora la nostra prima notte, lei così bella ed io così goffo e impacciato. Arrossisco ancora al pensiero, eppure so che non dimenticherò mai quella notte. Se solo sopravviverò sarà quel momento a ridestare tutti i miei ricordi, sarà quel momento ad ancorarmi alla vita, a non farmi cadere nel baratro della disperazione. Anche se ora so che è tutta una finzione non riesco a togliermi dalla mente la magia che sembrò avvolgermi per quei brevi minuti.
                  Ma infine venne quel giorno...
                  L'errore che ha permesso al nemico di portarsi in una posizione di vantaggio, l'errore che ci sta portando tutti alla morte.
                  Avevo preso l'abitudine di raccontarle com'erano andate le riunioni, cosa avevamo deciso, anche se non entravo mai nei dettagli. Un giorno lei mi chiese di mostrarle i piani strategici che avevamo preparato. Pensai a semplice curiosità ed assecondai la sua richiesta, portandola nella Stanza dove tenevamo tutti i piani militari. Lei mi stupì. Si appoggiò sul ripiano di legno di un mobile e mi chiese di fare l'amore in quel posto. A ripensarci anche quella strana richiesta avrebbe dovuto farmi capire che c'era qualcosa che non andava, ma in quel momento mi sembrava un desiderio normale, molto passionale ma normale.
                  Quella notte ci unimmo con molta più passione del solito, finchè, sfiniti, ci addormentammo.
                  Al mattino mi accorsi con terrore che lei non era più accanto a me...
                  Chiedo scusa se a questo punto della registrazione dovrete fare più fatica a seguire il suono della mia voce, ma le lacrime che mi offuscano la vista mi impediscono di mantenere un tono normale, mentre racconto ciò che mi ha rovinato la vita.
                  Mi guardai intorno e mi accorsi che le tavole con il dislocamento delle nostre truppe erano sparite, così come i progetti per le nuove armi che stavamo progettando.
                  Al loro posto, sul tavolino, un semplice biglietto scritto dalla mia amata.
                  Ricordo ancora il contenuto, come se quel misero pezzo di carta fosse ancora qui tra le mie mani...
                  “Mi dispiace, Manuke, ma sono stata inviata qui da mio padre per cercare di ottenere la vostra fiducia e riuscire a scoprire la vostra strategia. E' vero, vi ho svelato qualche segreto sul nostro esercito, ma ben poco rispetto a quello che ho scoperto da te. Torno da mio padre per consegnargli i progetti. Addio, caro Generale, e lunga vita all'Armata Kita, firmato: Nibai Shiai”.
                  Last edited by Shira; 09 July 2010, 19:37.
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                  • Inutile dire che in quel momento mi sono sentito morire.
                    Da codardo non ho mai rivelato ai miei sottoposti ciò che avevo fatto, avvalendomi del fatto che esistevano numerose copie dei progetti rubati, mi sono limitato ad informarli che Nibai aveva deciso di andarsene, e loro, vedendomi distrutto, non hanno fatto ulteriori domande.
                    Resta il fatto che, per colpa mia, l'Armata Minami è stata sconfitta grazie ad una versione migliore della medesima arma che stavamo progettando.
                    Posso avvertire un rumore concitato di passi, sono i nemici che vengono ad uccidere gli ultimi superstiti, compreso me.
                    Ho fatto un gravissimo errore e tutti gli abitanti del Giappone del Sud l'hanno pagato con la vita, ma perchè non riesco a dimenticarmi dei suoi occhi, del suo sorriso?
                    Chiudo qui la registrazione, sperando che riesca a resistere agli stivali dei soldati, al massacro dei loro fucili.
                    Mi chiedo se, quando il mondo saprà la mia storia, potrà mai perdonarmi il mio errore d'amore.
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                    • Condannata a morire

                      Spoiler:
                      PREFAZIONE

                      Perché è capitato questo a me? Con questo non voglio assolutamente dire che avrei voluto che capitasse a qualcun altro. Ma perché io?
                      Fino ad tre mesi fa ero un normalissimo ragazzo di terza media, fino a quando.. non fui ‘sequestrato’, privato della mia dignità, della mia persona, dei miei indumenti, del mio nome e di tutto il resto! Fui condannato per omicidio plurimo. Io non ricordo di aver ucciso nessuno, NESSUNO! Perché incolpano me?
                      Quella mattina.. il sangue, le mie mani era sporche di sangue, ma non sono stato io! Ero.. ero coperto dai corpi dei miei compagni di classe, ero un’anima sommersa dal dolore di tanti ragazzi che persero la vita improvvisamente senza poter reagire, spogli di qualunque difesa, dovettero lasciarsi ad un pianto disperato per colpa di..

                      Il soggetto 4309 sembra avere dei disturbi di doppia personalità Stop. Si presume che il soggetto A non riconosca questo suo disturbo e di conseguenza fatica a ricordare il momento della morte dei suoi compagni Stop. Somministrategli della morfina in modo che la sua indole violenta non si risvegli Stop. Fate degli esami per accertare questa teoria. Stop.

                      La voce cessò improvvisamente. Non avevo capito nulla, la lastra che divideva la stanza in cui ero rinchiuso era troppo spessa per riuscire a capire cosa dicessero dall’altra parte. Le espressioni dei docenti mi bloccavano la circolazione del sangue. Tremavo e avevo paura. Mi rannicchiai in un angolino ad aspettare una risposta, un esito, volevo sapere a cosa ero destinato. Il tavolino, al centro della stanza, aveva un piede 2 cm più corto degli altri e mi divertito a farlo dondolare. Lo so, dopo un po’ diventa noiosa la cosa, ma visto che da allora non sono riuscito più a farmi amico nessuno, almeno mi diverto, per quanto sia divertente vedere una tavolino dondolare.

                      Il tempo sembrava non passare. Non sapevo che ora era, dove mi trovavo e cosa andavo incontro. Forse dallo spioncino della porta avrei potuto vedere qualcosa di interessante. Poggiai l’occhio contro e vidi un via vai di persone. Erano tutti stranamente rasati a zero, sembravano inanimati e camminavano ritti, come se al posto della schiena avessero un manico di scopa. Mi lasciai scivolare con la schiena poggiata sulla porta. Avevo sonno, terribilmente sonno.
                      Forse questa sensazione di sonno è l’unico sintomo che può indicarmi che ore sono. Certo, era tardi, forse sera, forse notte o forse il mattino del giorno dopo. Mi alzai, spostai le sedie in modo che somigliassero ad un letto e mi sdraiai su di loro. Avevo sonno, ma ero troppo preoccupato della mia sorte per dormire.

                      Guardai il soffitto e stranamente mi ritornò in mente quel giorno. Eravamo in classe, un’esplosione.. una persona, brillava di un rosso acceso. Aveva qualcosa in mano. Il viso era coperto e iniziò ad uccidere i miei compagni.. ma chi era? I docenti non mi crederanno se non ricordo il suo volto, la sua identità. Gli occhi mi si facevano pesanti, non riuscivo più a tenermi sveglio. Chiusi gli occhi e velocemente mi addormentai.

                      Respiro profondo, status di quiete, possiamo somministrare la morfina al 4309 per gli esami, Stop.

                      “Dottore, se posso permettermi...” intervenne una donna con folti capelli biondi e un completino da soldato.

                      “Non si preoccupi. Se morirà.. “

                      “Non deve morire, Dottore.”

                      “Va bene, farò tutto il possibile. Somministrate la morfina al 4309 e fate subito i dovuti controlli, Stop.”

                      IL PASSATO DI MARIKA

                      Mi svegliai con la sensazione che qualcuno mi avesse preso a pugni tutta la notte. Appena riuscii a riacquistare la lucidità, mi accorsi di non essere più nella stanza in cui mi trovavo ieri. Era piacevole e non mi lamentavo.
                      La stanza era spaziosa, con un divanetto, una grande finestra con il balcone, un letto e un bagno. Mi alzai e d’improvviso mi venne da sbadigliare. Non mi era mai capitato di sbadigliare subito dopo una lunga dormita. Comunque, non ci feci caso e aprii la finestra. L’aria mi accarezzava il viso dolcemente. Non ero così felice da tanto tempo. Chiusi gli occhi e ricordai i momenti felici passati con.. la mia famiglia. Già, da quel giorno non rividi più la mia famiglia. Non riesco a concepire il fatto di averli lasciati da soli, senza neanche scrivergli una lettera.
                      Beh, c’è anche da dire che subito dopo l’omicidio dei miei compagni, mi risvegliai già qui. Forse queste persone hanno già avvertito la mia famiglia della mia situazione. Però così.. mi riterranno un criminale. Non accetteranno un mio ritorno..

                      “E’ già da molto che sei sveglio?”

                      Questa voce mi gelò il sangue. Non avevo il coraggio di girarmi. Era una voce femminile, giovane e pulita. Non dubitavo che fosse una mia compagna, ma non volevo girarmi. Non parlavo con un'altra persona da, quel giorno.

                      “Ei, mi hai sentito? Ti ho chiesto se sei sveglio da molto? Forse è vero che sei strano..”

                      “Chi te la detto che io sono STRANO? Non sono affatto strano. Sono un ragazzo senza identità, ecco cosa sono. Mi hanno portato via tutto. Tu chi sei?”

                      “Mi chiamo Marika, ho 13 anni e sono orfana.. Non conosco affatto i miei genitori, queste persone mi hanno accolta e cresciuta. Ora loro sono la mia famiglia. Tu che ci fai qui dentro?”

                      “Sono stato accusato ingiustamente di omicidio plurimo. Marika.. posso chiederti una cosa?”

                      “Certo!”

                      Presi coraggio e, voltandomi, mi accorsi che la ragazza con cui stavo parlando era stupenda. Stranamente mi ricordava qualcuno, ma il suo fascino mi annebbiava la mente. Le sorrisi timidamente. Lei si avvicinò e mi strinse la mano.

                      “M-Marika.. tu pensi davvero che questa sia la tua famiglia?”

                      “I miei genitori non li ho mai visti. Mi hanno abbandonata e le persone che lavorano qui mi hanno soccorso, curata e cresciuta. Come potrei pensarla diversamente? Sarei morta lì fuori.”

                      “Non pensi che queste persone.. abbiano uno scopo ben preciso? Non posso credere che esista un istituto che raccoglie orfane per crescerle ed educarle.”

                      “Perché sei così cattivo? Perché pensi che tutto sia sporco in questo mondo.. cosa ti abbiamo fatto?”

                      Last edited by Gohan96; 10 July 2010, 10:06.
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                      • Spoiler:
                        Marika scoppiò a piangere. Non volevo influire più di tanto. Lei ha perso i genitori da piccolissima e non ho alcun diritto per criticarla. Se lei pensa che questo luogo sia la sua casa, e che queste persone siano la sua famiglia ha tutto il diritto di pensarlo.
                        Io invece la penso diversamente. Queste persone hanno scopi tutt’altro che pacifici. Sono sicuro che in questo edificio c’è la stessa persone che ha ucciso i miei compagni. Devo provarlo, devo sopravvivere, devo scappare. Mentre escogitavo un piano, qualcuno bussò alla porta. Io mi nascosi velocemente sotto al divanetto. Qualcuno entrò, aveva delle scarpe col tacco.

                        “Marika, tutto bene? Devo somministrarti la medicina.”

                        Cacciai la testa da sotto al divano. La donna aveva una siringa in mano e stava per iniettare il suo contenuto sul braccio di Marika. NO! Non poteva anche lei essere una cavia. Devo impedirglielo. Sgusciai fuori e afferrai violentemente il piede della donna, percuotendolo.
                        Lei mi calcò la mano e riuscii ad uscire fuori e rialzarmi.

                        “Allora, vuole spiegarci perché somministra quantità elevate di..”

                        “Morfina. Questa ragazza ha ucciso i tuoi compagni, Rumiko.”

                        “Mi chi.. mi chiamo Rumiko?”

                        “Esatto. Noi stiamo aiutando questa ragazza perché ha dei disturbi molto gravi della personalità, a causa della perdita di una figura paterna e materna. Anche se siamo intervenuti celermente, il disturbo era già molto grave.”

                        “Che cosa centro io allora in tutto questo?”

                        “Semplice. Dovevamo nascondere questa ragazza. Tu sopravvivesti e questa fu la tua condanna. Quella mattina il soggetto 4309 fuggì dall’istituto, con una delle nostre tute da guerra e accidentalmente sfogò la sua ira sui tuoi compagni.”

                        “E’ tutta pura casualità? Ho passato non so quanti mesi qui recluso per insabbiare tutto? Dimmi, cosa c'è dietro tutto questo? Cos'è che ti spinge a essere così cinica?”

                        “Guerra, potere. L’organizzazione ha lo scopo di forgiare un esercito potentissimo di robot capace di conquistare un continente intero!”

                        “No.. non ci posso credere. Ed io che fine avrei fatto?”

                        “Tu non ci servivi. Saresti anche potuto morire, a noi non importava. A noi interessano questi ragazzi.. che un giorno diventeranno, con il dovuto addestramento, perfette macchine per uccidere.”

                        “NO! E’ la vostra droga a trasformarli così. Loro non ha disturbi di nessun genere! Deve lasciarli andare!”

                        “Sei un povero moccioso. Non puoi far nulla.”

                        Mi guardai attorno per un istante, poi presi per mano Marika e con uno scatto la trascinai fuori dalla stanza. Non sapevo dov’era l’uscita. Marika mi stringeva forte a se.

                        “Per caso ti ricordi dov’è l’uscita?”

                        “Io non sono mai uscita da questo posto..”

                        “Cosa?!”

                        In quel momento non sapevo a chi credere. Correvo con il cuore il gola, avevo paura.. Non volevo che le succedesse qualcosa. Vidi un portone molto grande in fondo ad un corridoio. Cercai di aprirlo, ma sembrava essere bloccato.

                        “Di qui non si può uscire.. Non si può. I bambini bravi chiedono il permesso per uscire di casa!”

                        Quelle parole mi irrigidirono. Marika aveva cambiato tono, sembrava più seria. Quando mi girai, aveva cambiato anche espressione. Era assurdo. Mentiva, la donna aveva ragione. O entrambe mentono?
                        Non riesco a capire da che parte stare!
                        La donna ci raggiunse.

                        “Marika, perché non mostri la tua indole violenta? Tieni. Eccoti la pistola.”

                        “Grazie, signora.”

                        Ero con le spalle al muro. Il portone non sembrava aver voglia di aprirsi. Mi erano di fronte, quindi non potevo neanche scappare. Ai lati non c’erano finestre o cunicoli. Ero davvero spacciato.
                        Marika puntò la pistola contro di me, posò l’indice sul grilletto e.. sparò.
                        Un tonfo sordo e la donna cadde. Io ero rimasto sconvolto.

                        Marika fece cadere la pistola in terra. Io la raccolsi e sparando un paio di colpi contro il portone, riuscii finalmente ad aprirlo e a fuggire..
                        Chiamai subito la polizia e spiegai la situazione tanto assurda. I ragazzi che lavoravano e si addestravano in quel luogo vennero integrati nella società.
                        Alla fin fine non ci poteva essere esito migliore. Solo che.. Marika, dopo qualche giorno dal suo arresto, fu giustiziata.
                        Last edited by Gohan96; 10 July 2010, 10:28.
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                        • Ragazzi, in questo momento sto scrivendo da cellulare apposta per avvertirvi che ho avuto un imprevisto. Mi dispiace, ma sono stata impossibilitata a usare il pc, per cui non sono riuscita a completare la stesura, sebbene fossi a due terzi circa. Non voglio proroghe perchè nei prossimi tre giorni mi concederò una delle poche vacanze che posso permettermi quest'estate (saltando un esame che mi ritroverò a settembre U_U). Sono davvero dispiaciuta, a questo torneo ci tengo molto e so che saltare la manche mi sarà fatale per la classifica, ma non posso fare altrimenti. Buon lavoro.
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                          • Sono state già concesse proroghe simili, se spostare il tutto a martedì-mercoledì ti potrebbe permettere di non sprecare una storia quasi terminata, non credo ci siano problemi. Chi ha già postato dica la sua, personalmente, visto e considerato che sei sempre stata puntuale, non ho problemi ad allungare la scadenza. Nel frattempo i giudici potrebbero votare le storie già postate così da lasciare indietro solo la tua e giudicarla non appena pronta. In questo modo non sprecheresti il lavoro, non avresti comunque proroghe che non siano già state concesse e il torneo non viene rallentato troppo.
                            Voi altri cosa ne pensate?

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                            • E' fattibile, tenendo conto che Feleset è stata, nel corso del torneo, sempre puntuale nella consegna. Sono daccordo con Majin Broly.
                              Ovviamente le proroghe non sono qualcosa per cercare di tirare avanti una storia il giorno prima. Bisogna esser certi di aver quasi finito. I giudici poi stabiliranno quanti giorni avrete a disposizione in più.
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                              • Originariamente Scritto da Majin Broly Visualizza Messaggio
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                                Per me non ci sono problemi
                                E' una delle poche che è sempre stata puntuale (o comunque con piccolissime proroghe) quindi non vedo dove sia il problema
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