Ovviamente.
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Torneo di One Shot - Nuova Edizione
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Morte con onore (C18-Crilin 4ever)
Ottimo lavoro, anche questa storia mi è piaciuta parecchio. Mi è piaciuto lo scenario della guerra e soprattutto il messaggio finale. Bene anche per la grammatica.
Voto: 8
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L'anima del bosco (Feleset)
Una storia veramente coinvolgente e appassionante, scritta molto bene con un linguaggio scorrevole. Gran stile, complimenti.
Voto: 8+
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Ti ringrazio! ^__^
Sto facendo le medie della manche, che poi userò per fare la media totale (provvisoria, ovviamente).
sssebi, i tuoi 8+ li considero 8,2 perchè la volta precedente avevi specificato che per te il significato era quello. Spero che questa volta non sia cambiato. In caso fammi sapere.
EDIT: metto la classifica di questa manche. Quella generale la faccio domani. Ho approssimato alla seconda cifra decimale.
1) 8,30 - Majin Broly
2) 8,05 - Feleset
3) 7,81 - Shira (a quest'ora non ho voglia di pensare a come si scrive il suo nick XD)
4) 6,78 - Dargil
5) 6,63 - Light 96
6) 6,10 - vincenzopan
7) 5,10 - tutti quelli che hanno saltato la mancheLast edited by Feleset; 02 July 2010, 00:08.sigpic
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Originariamente Scritto da Feleset Visualizza Messaggiosssebi, i tuoi 8+ li considero 8,2 perchè la volta precedente avevi specificato che per te il significato era quello. Spero che questa volta non sia cambiato. In caso fammi sapere.
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Originariamente Scritto da sssebi Visualizza MessaggioAh, sì certo, avevo dimenticato a confermarlo.sigpic
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Antichi rancori
Spoiler:“Salve signor Allen.”
Voce metallica, chiaramente modificata. All’uomo ricordò subito le scene di quei film con in maniaci al telefono che guardavano i suoi nipoti quando venivano a trovarlo.
“Con chi parlo?”
La sua voce era calma, distesa. Aveva subito troppi orrori nella sua vita per farsi spaventare da una cosa come quella.
“Sa chi è il suo nuovo vicino di casa, signor Allen?”L’uomo si fermò un attimo a riflettere. Da qualche giorno, nella villetta a fianco alla sua si era trasferito un uomo anziano, di circa la sua età. Smith, se non ricordava male.
“Parla dell’innocuo vecchietto al numero 74? Perché dovrebbe interessarle se lo conosco?”
“Perché noi siamo come lei, signor Allen, e lui era dall’altra parte.”
“Come me…”
Il telefono gli cadde di mano. La voce continuò a parlare dalla cornetta che penzolava lentamente avanti e indietro di fronte agli sportelli del mobile della cucina.
“Noi li cerchiamo, signor Allen, noi li troviamo. Poi rintracciamo quelli di noi che sono più vicini. E speriamo facciano ciò che è giusto.”Dal telefono poi non venne altro suono che un ripetitivo “tu-tu-tu…”, segno che chiunque fosse all’altro capo aveva terminato di dire ciò che voleva.
L’uomo si portò la mano al cuore, stringendo la camicia madida di sudore.
Sessant’anni.
Erano passati sessant’anni, eppure il passato non voleva abbandonarlo. Quanto doveva diventare vecchio e debole per sfuggire all’assalto di quelle antiche ombre?
“Toc-toc”
Il rumore di una mano sulla porta d’ingresso lo fece sobbalzare. Non sapeva dire quanto tempo fosse stato fermo a fissare il muro, col telefono ciondolante davanti a lui. Lentamente si avvicinò alla porta, per poi osservare tramite lo spioncino.
Era Smith.
“Signor Allen, è in casa?”
Dalle poche parole che si erano scambiati sino a quel giorno non l’aveva intuito, ma ora le sue orecchie potevano sentirlo. L’accento. per quanto mascherato, per quanto allenamento avesse fatto per nasconderlo, lui non poteva dimenticarlo. Rimase immobile a fissare la maniglia, indeciso sul da farsi. Era davvero possibile ciò che stava accadendo?
Si scrollò di dosso il terrore e aprì la porta.
“Oh, salve signor Allen.”
L’uomo di fronte a lui pareva avere circa la sua stessa età. Certamente viaggiava ormai intorno ai novanta. Il suo volto era coperto di rughe, gli occhi, paurosamente azzurri (solo ora ci faceva caso), erano stanchi e incavati. I capelli ormai erano radi e deboli. Certo, lui non aveva un aspetto migliore, ma almeno il suo corpo non sembrava essere sempre sul punto di spezzarsi a metà, come quello del vecchio sull’uscio.
“L’ho forse presa in un brutto momento?”
Il padrone di casa si rese conto che ormai fissava in silenzio l’altro da un minuto buono.
“No, no, nulla di cui preoccuparsi. Cosa l’ha portata qui? So bene che alla nostra età muoversi non è affatto piacevole, anche se si tratta di pochi metri.”
Smith sorrise.
“È proprio questo che mi ha fatto arrivare sino alla sua casa. Sapesse che gioia alla scoperta che, proprio a fianco della mia nuova, modesta dimora, vive un uomo che può comprendere gli acciacchi e le noie della mia condizione e con cui passare un po’ del mio poco tempo rimanente.”
Il signor Allen si stupì della sincerità e della dolcezza con cui l’uomo aveva pronunciato quelle parole. Doveva essere stato solo per lungo tempo. Memore della telefonata, non riusciva tuttavia a provare pena per lui. Certo, non poteva avere la sicurezza che la persona all’altro capo del filo stesse dicendo il vero, ma ormai il dubbio era istillato in lui.
“Bhe, guardi, se si vuole accomodare, le posso dedicare tranquillamente un’ora. Dopo arriveranno i miei nipoti, e sa, li vedo così di rado che preferire passare quelle due ore da solo con loro”
“Oh, ma si figuri, non c’è problema. Tanto siamo vicini, ne avremo di momenti per parlare più a lungo.”
Allen fece strada a Smith verso il salotto. La stanza odorava di vecchio, e tali apparivano anche i divani, la libreria e i due tavolini. Gli unici elementi stonati erano la televisioni a schermo piatto e la console posti su un lato sgombro della libreria antica, un sacrificio che l’uomo aveva fatto per invogliare i nipoti a passare del tempo a casa sua. Smith fissò l’oggetto scuro sotto lo schermo per qualche secondo, poi ridacchiò divertito.
“Spero che non mi chiederà di giocarci. Non so nemmeno da che parte di guarda.”
“Oh, non si preoccupi, non fosse stato per mio nipote, non avrei saputo neppure tirarla fuori dalla scatola. Non è stato molto felice della cosa, crede che distragga i suoi figli dallo studio. Ma al diavolo, dico io! Non voglio certo che i piccoli vedano questo posto come la vecchia gabbia del bisnonno! E pensare che da piccolo lui avrebbe fatto i salti mortali per avere qui uno di quegli aggeggi, se fossero esistiti.”
Stava divagando. Tipico, per un uomo della sua età. Ma non poteva permettersi di dimenticare il motivo principale per cui aveva fatto accomodare il suo ospite. Doveva scoprire se la voce aveva detto il vero.
“Ma sorvoliamo sulla questione. I miei dilemmi con le ultime due generazioni della mia famiglia immagino non le interesseranno. Mi parli un po’ di lei, signor Smith. Da dove viene?”
Il vecchio, sprofondato in una poltrona, si schiarì la voce prima di proferire parola.
“Ho viaggiato molto, signor Allen. Ho visitato varie parti del globo, beandomi delle sue meraviglie. Come ogni vecchio che viaggia, ho cercato di lasciarmi alle spalle gli antichi dolori, ma, e lo saprà anche lei, quelli sono molto più furbi di noi, e ci ritrovano sempre. Alla fine ho capito che non potevo più essere utile nei luoghi in cui viaggiavo.”
“Utile?”
“Sì. Nulla lava l’anima più dell’aiutare il prossimo. Suona banale, è vero, ma è tremendamente vero, mi creda. E io, purtroppo, di macchie da pulire ne ho molte…”
Allen era incredulo. La conversazione stava volgendo proprio dove lui voleva, e sembrava che i suoi timori non fossero affatto infondati. Forse quel vecchio non stava cercando altro che un’anima antica come lui cui confessare i suoi tormenti prima di sparire dalla faccia della terra, ma non poteva scegliere amico meno adatto, se davvero le cose stavano come la persona al telefono aveva detto.
“Sa, signor Allen, ha sbagliato dicendo che a me non interessano le sue questioni familiari. È motivo di gioia e, lo confesso, di invidia sapere che non tutti quelli come noi non vengono dimenticati.”
All’improvviso, da fuori giunsero schiamazzi e grida.
“Non urlare, Tim, lo sai che il nonno è anziano, lo spaventerai.”
“Ehi, quello non è suo nonno, John, è tuo nonno. E se mio padre è rimasto l’uomo che conosco, non basteranno certo le urla di questo impertinente di nipote a farlo sobbalzare.”
Erano in anticipo. E dalle voci, Allen comprese che c’erano tutte e tre le generazioni venute dopo di lui. Conoscendo suo figlio, pensò subito che fosse sua la colpa dell’orario non rispettato. Sin da bambino, se voleva fare una cosa la faceva e basta, senza tener conto di accordi o limiti.
“Bhe, pare che la sua famiglia sia già qui. la ringrazio per la breve ma piacevole chiacchierata. La prossima volta la attendo da me. Faccio un ottimo the.
L’uomo si diresse verso la porta, lasciando l’altro seduto sul divano e con un pensiero fisso in testa.
“Non sia invidioso, signor Smith. Neppure quelli come lei vengono dimenticati.”
La mattina seguente, Allen fu svegliato dall’insistente squillo del telefono. Ancora assonnato alzò la cornetta, ma la voce all’altro capo ci mise un attimo a destarlo del tutto.
“Allora, signor Allen, crede a quanto le ho detto ieri?”
“Non mi ha ancora spiegato chi è lei.”
“Io non sono che uno dei tanti che hanno subito, e uno dei pochi ancora capaci di farla pagare ai nostri aguzzini. Ma, come lei, gli anni mi opprimono, e non posso più compiere il mio dovere come un tempo.”
“Il suo dovere?”
“Siamo un gruppo, signor Allen. Li cerchiamo, li staniamo, facciamo subire loro l’orrore che hanno vomitato su di noi. E lo facciamo con le nostre mani.”
Allen l’aveva sospettato sin dal giorno prima, ma ora ne aveva conferma. Erano sopravvissuti. La rabbia nella voce non poteva essere mascherata, ed era chiara e palpabile.
“Con le vostre mani? Se siete ciò che credo, perché non usare giovani robusti per cose simili?”
“Perché i giovani non possono capire. Loro non ricordano l’orrore delle camere. Non hanno subito gli strazi della fame. Loro non hanno camminato sui cadaveri congelati delle loro madri.”
Una lacrima bagnò il volto dell’uomo. Erano anni che quelle immagine non venivano rievocate così vivide nella sua mente. La sofferenza, il dolore. La voce aveva ragione. Una cosa come quella andava fatta da chi aveva subito.
“Ma come posso davvero sapere che quell’uomo è ciò che dite? E anche se lo fosse, come vi aspettate che potrei farlo? Non ho mai ucciso un uomo, e non ho di certo la forza per farlo, né la volontà.”
Per qualche secondo dal telefono non giunse alcun suono. Poi la voce scandì un singolo nome.
“Erich Schmied.”
“Ditemi come.”Last edited by Majin Broly; 03 July 2010, 01:24.
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Spoiler:Passarono tre giorni prima che Allen decidesse di andare a far visita al signor Smith. L’uomo aprì la porta e lo invitò ad entrare col suo fare cordiale. Lo fece accomodare su di una sedia scricchiolante in cucina, per poi versargli una tazza di the.
“Sono felice che sia venuto. Sa, in questi giorni i miei acciacchi sono peggiorati, non me la sono affatto sentita di avviarmi verso casa sua. Ma ora mi dica, com’è il the?”
Allen portò la tazza alle labbra e sorseggiò brevemente. Mentre quella arrivava a coprirgli il naso, sputò nella bevanda la piccola capsula che aveva sotto la lingua, poi si ritrasse mostrando un viso vagamente disgustato.
“Qualcosa non va?”
“Non so che sapore dovrebbe avere, ma sembra salato. Assaggi pure, se non mi crede.”
“Salato? Non può essere, faccio sempre così attenzione.”
Bevve un po’ del the contenuto nella tazza, e si ritrasse anche lui.
“Mi dio, ha ragione. Devo aver confuso i contenitori. Se aspetta ne preparo dell’altro.”
“No, non si preoccupi, ero venuto qui apposta per invitarla da me. Mio figlio mi ha regalato dell’ottimo brandy, e volevo qualcuno che non avesse più un fegato di cui preoccuparsi eccessivamente con cui dividerlo. Avanti, l’aiuto io per la strada, sono pochi metri.”
Stando alle istruzioni della voce, la piccola capsula avrebbe fatto effetto dopo cinque minuti, dunque doveva sbrigarsi. L’idea del the era ipotetica, l’aveva suggerita la persona al telefono dopo il resoconto della prima chiacchierata. In caso avrebbe messo la capsula nel brandy una volta convinto il vecchio a venire a casa sua, ma ormai non era più necessario.
Una volta giunti nel salotto di Allen, si sedettero entrambi sul divano. Sorseggiarono lentamente il brandy preso prima in cucina, con lo sguardo del padrone di casa che saettava spesso verso l’ospite.
Poco dopo Smith iniziò a sbadigliare.
“Sa, temo proprio che quel brandy fosse troppo forte, forse dovrei…”
Non finì la frase. Crollò svenuto sul divano.
La parte difficile fu spostare il vecchio. Per fortuna il salotto era poco distante dal garage, e Smith non doveva pesare più di quaranta chili, ma anche così fu una vera impresa per Allen trascinarlo fin sopra il lettino montato nella rimessa delle auto. Due giorni prima si erano presentati due uomini a casa sua, in momenti differenti. Il primo disse che aveva portato la barella con le cinghie che era stata ordinata, mente il secondo aveva consegnato ad Allen una scatola commentando il fatto che non pensava che un vecchio di quell’età necessitasse di divertimenti del genere. La scatola conteneva delle droghe. Alcune erano destinate a Smith, ma buona parte erano per lui. La voce aveva spiegato l’importanza di compiere una cosa simile da soli, e lui, del resto, non bramava altro che poterlo fare con le sue mani. Ma trasportare un uomo svenuto, sollevarlo e quant’altro richiedevano un’energia ormai persa dallo stanco corpo di Allen. Quella mattina le aveva prese tutte, mandando il cuore a farsi fottere ogni volta che lo sentiva accelerare. Avrebbe avuto tempo di morire dopo essersi vendicato. Per quanto drogato però, restava comunque un uomo di ottantasei anni, e si ritrovò zuppo di sudore una volta finiti tutti i preparativi. Ora non restava altro che attendere il risveglio di Smith. O di Erich.
“Finalmente sveglio.”
Allen fissava l’uomo legato sulla barella con occhi eccitati e guizzanti. Le sostanze nel suo corpo non erano certo prive di effetti collaterali, e lo sapeva, ma d’altro canto pensava che un simile stato euforico gli sarebbe stato utile per fare ciò che andava fatto.
Schmied non parlava. Lo fissava quasi ipnotizzato.
“Ti stai chiedendo perché ti trovi qui? Davvero non ci arrivi, vecchio porco? Tu, lo sporco bastardo che l’ha uccisa? Quanti ne hai ammazzati eh? Pensavi che fossimo tutti morti, non è vero? Bhe, siamo vivi invece, vivi, mentre tu sei già cadavere!”
L’uomo continuava a non parlare, limitandosi a fissarlo. Poi sorrise, un’espressione che spaventò l’eccitato ottantenne in piedi a fianco al lettino.
“Jacob Allen. 1045687. Particolarmente adatto ai lavori manuali, da tenere in considerazione per la produzione delle scarpe per ufficiali. Bassa sacrificabilità.”
“Tu, porco bastardo, che hai da ridere!? Eri una lurida guardia di quell’inferno, l’hai ammazzata! Ma ti hanno trovato, lo sai? Le vostre vittime vi hanno cercato e vi hanno trovato! Poi hanno trovato me, e mi hanno chiesto di farti provare ciò che voi avete inflitto a noi. Lo senti, non è vero? La sostanza che mi hanno dato, e che ti ho iniettato, amplifica tutti i tuoi sensi. Sentirai tutto, mentre taglierò il tuo corpo, oh sì. Pagherai per ciò che ci hai fatto, per ciò che hai fatto a lei!”
Detto ciò, conficcò un grosso coltello nella mano dell’uomo. Quello emise un urlo disumano, straziante.
“Urla quanto ti pare! Tre giorni fa ho fatto insonorizzare la stanza! I miei nipoti vogliono da mesi un luogo in cui suonare, è stato facile convincere il padre ad aiutarmi a farlo. Nessuno ci sentirà!
Affondò la lama più in profondità, pronto ad udire ancora le grida del suo vecchio carnefice, ma quello, lasciandolo di stucco, si mise a ridere.
“Cosa…”
“È questo che ti sei ripetuto in tutti questi anni? L’avrei uccisa io?
Sul volto di Erich non c’era traccia di dolore. Il suo sguardo, anzi, lasciava trasparire un’immensa soddisfazione.
“Dimmi, Jacob, chi avvertì le guardie che sarebbe uscita di nascosto, quella sera? Chi fu così folle di gelosia da vendere la donna che diceva di amare a due sporche sentinelle? Chi la mise nella situazione di dover lottare, di ferire al volto uno dei suoi aguzzini? Chi la fece condannare alla fucilazione?”
La soddisfazione aveva fatto pian piano spazio alla rabbia. Jacob trovò incredibile come un novantenne legato e insanguinato potesse sembrare così terribile.
“Non mentire, tu l’hai venduta! L’hai sedotta e l’hai data ai tuoi compari quando ti ha stancato. Io non avrei mai potuto…”
I ricordi, la memoria. L’aveva fatto? No, non ci credeva. Era stato lui, il porco, il sadico. Lui e tutta la sua razza. Piantò il coltello nella sua gamba. Erich, in risposta, tornò a parlare come nulla fosse.
“Non lenirò mai la mia colpa. Quei due non mi videro, non si accorsero che l’aspettavo dall’altro lato della rete. Fui vigliacco, non la salvai. Lasciai che la portassero via, e non mi perdonerò mai per questo. Ma tu…”
“Perché non urli! Perché non soffri! Hanno detto che avresti sofferto come abbiamo sofferto noi, hanno detto che saresti morto tra atroci dolori, e che poi sarebbero venuti a prendere ciò che restava!”
“Sei un idiota, Jacob, lo sei sempre stato. Hai venduto il tuo amore per gelosia, per vendetta. Mi hai addossato ogni colpa per pulirti l’anima, ti sei convinto che fossi un mostro. Davvero hai creduto che nel mondo esistesse un’organizzazione di vecchi paralitici che cacciano altri vecchi paralitici? Ce n’è uno solo, Jacob, e ce l’hai di fronte. La sostanza che mi hai iniettato te l’ho mandata io, come tutto il resto. Non hai fatto altro che annientare le mie terminazioni nervose. In tutti questi anni non ho fatto altro che cercare il perdono per ciò che avevo fatto, ma, sul finire della mia vita, mi sono reso conto che l’unico che non potevo perdonare eri tu.”
“Sei un bugiardo, stai mentendo!”
Le droghe erano ormai padrone di Jacob. In pieno stato confusionale, si avventò con forza sulle gambe dell’altro, vibrando decine di colpi.
“Me l’hai portata via, in tutto quell’orrore non hai saputo far altro che dimostrare la feccia che eri. Colpisci, fai quel che vuoi. Mi hai ucciso nel momento in cui mi hai iniettato quella roba.”
“Perché!? Che senso ha tutto questo? Perché non mi hai ucciso, se non ti importava delle conseguenze? È vero! L’ho venduta! Non doveva essere tua, non potevi averla! Eri uno di loro, eri un porco schiavista!”
“Sai perché non ti amava? Aveva visto in te ciò che eravamo noi. L’odio, la rabbia. Se te ne fosse stata data l’occasione, ci avresti fatto la stessa identica cosa, come ho dimostrato ora, ma lei non era così, e mi ha fatto capire che non lo ero neppure io. Sai qual è il motivo di tutto questo? Non potevo ucciderti. Tu sei uno schifo di essere umano, ho fatto i miei studi, e so che eri uno schifo prima e sei stato uno schifo poi. Ma dopo quello che vi avevamo fatto, come potevo ucciderti? Lei, il suo ricordo, non me l’avrebbe mai permesso. Ma così…”
“Cosa, parla bastardo!”
“Così è giusto. Tu mi hai ucciso, e io ho avuto la mia vendetta per la sua morte. Bella l’idea del garage imbottito, ma sai perché te l’ho suggerita? Preferivo non sentissi le sirene.”
Un improvviso calcio alla porta fece sobbalzare Jacob. Di fronte a lui due agenti con le armi puntate, e dietro di loro suo nipote, il figlio di suo figlio.
“Getta il coltello! Getta il coltello!”
“La prego agente, si fermi! È mio nonno!”
Jacob si voltò verso Erich, ormai sulla soglia della morte. Le droghe l’avevano reso folle, e invece di gettare il coltello, lo sollevò di nuovo verso l’anziano sul letto.
“Fermo!”
“No!”
I due agenti aprirono il fuoco, colpendo l’uomo in pieno petto. Cadendo, poté osservare il volto soddisfatto del suo antico rivale in amore che si spegneva, esalando l’ultimo respiro. Non riuscì a formulare alcun pensiero prima di rovinare al suolo.
Suo nipote e la moglie scavalcarono gli agenti. La donna, in preda alle lacrime, iniziò a picchiare sul petto di uno degli uomini in divisa.
“Gli hanno sparato!”
Jacob si spense ascoltando le parole della nuora. Era già altrove quando arrivarono le ambulanze per rimuovere i cadaveri.
Che ti dicevo, fel, riguardo la pubblicazione?Last edited by Majin Broly; 02 July 2010, 20:53.
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Certo, e non c'è ovviamente tutta questa pignoleria .
Sappiate solo che, se non si chiedono proroghe, i giudici cominciano a valutare dalla scadenza in poi, e se si posta dopo il voto da un giudice, non si può chiedere che quella storia venga valutata, perché fuori tempo massimo. In pratica postare in ritardo (oltre il tempo massimo o le proroghe richieste) non comporta nulla, ma si deve sperare in un ritarso di tutti i giudici per non rischiare di perdere punti.
Se preferisci avere un giorno in più, lo concedo tranquillamente, sarebbe già un ottimo risultato avere tutti i racconti con un solo giorno di proroga, in questo torneo.Last edited by Majin Broly; 07 July 2010, 19:49.
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Sì, non è che se uno posta all'una di notte del 9 lo linciamo. L'importante è non ritardare apposta sapendo che tanto "non succede niente". Insomma, cerchiamo per quanto possibile di postare domani. Se poi non si riesce esistono le proroghe apposta.sigpic
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Le vacanze mi hanno mangiato una settimana e in quella precedente non avevo idee(come d'altronde non le ho adesso). Mi dispiace di essere fuori ma non ho altra scelta.
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