Originariamente Scritto da Feleset
Visualizza Messaggio
Annuncio
Collapse
No announcement yet.
Torneo di One Shot 2012
Collapse
X
-
Originariamente Scritto da Final Goku II Visualizza Messaggio(potrete menzionarne altri se lo ritenete necessario per dare maggior spessore al background del personaggio stesso, ma non dovranno avere alcun ruolo attivo nella storia).M'illumino d'immenso.
Shepard
Comment
-
Originariamente Scritto da Dragon Slayer Visualizza MessaggioUhm, quindi posso inventarne altri ma non devono apparire fisicamente nella shot? Oppure devono semplicemente avere un ruolo marginale?
Comment
-
Il discorso della traccia è proprio riuscire a incastonare un personaggio in un contesto di per se abbastanza definito, senza impostare un nuovo contesto (pur partendo dall'originale) al fine di accoglierlo. Comunque sia non mi fossilizzo troppo sulla cosa, l'unica è che il personaggio nuovo con un ruolo attivo nella storia deve essere solo uno.
Comment
-
Considerazioni sparseSpoiler:Per la traccia ho scelto di usare la serie di manga fatti sul videogioco Lost Odyessey, disegnato guardacaso da Inoue. La serie di Manga non riguardava la storia principale, ma piuttosto i sogni del personaggio (che equivalgono a memorie dimenticate che riemergono in particolari situazioni). Kaim Argonar è il protagonista della vicenda, molto chiuso devo dire, tanto che il solo gruppo del gioco ha mostrato parecchi problemi ad approciarsici. Ho raccontato una storia al di là del mondo della vicenda principale, dall'altro capo del mondo con tutti i suoi regni sconosciuti e altrettanti personaggi, anche se mi sono lievemente ispirato alla leggenda di Boletaria che viene accennata un paio di volte, ma per il resto, è tutto di mia invenzione. Sono contento del mancato limite di post, ho potuto scrivere molto e consiglio ai giudici di lasciare la stessa libertà anche nei due successivi turni. Per il resto, questo è solo il primo capitolo di una triologia che ho in mente per concludere il torneo in grande stile, anche se ovviamente mi adatto al contesto dei giudici
Comment
-
A Lost Journey
Kaim stava osservando l’immagine tridimensionale del Regno di Mezzo, anno corrente 933 Dopo Nascita.
Boletaria vantava il primato economico su tutti e due i continenti -Rogver e Ashmark- e si rivelava l’unico ponte di collegamento tra i due regni d’oltremare, un tempo coinvolti in una grande guerra ancora cantata nelle ballate. Si raccontava che entrambe ambissero a ciò che possedeva l’altra, ma che nonostante le continue battaglie nessuna riuscisse mai ad impadronirsi neanche di una sola lega del mare altrui, la cui colpa principale era da ricercare nella scarsa volontà di iniziare un’invasione da parte delle due civiltà. C’erano poi anche diverse spine nel fianco, come la nascita della Lega Piratesca e il terrore dei navigatori nei confronti di bestie marine sconosciute, ritenute responsabili della sparizione nel nulla di un’intera flotta Ashmarkiana. Fu proprio sulla base di quell’avvenimento che il regno orientale di Ashmark stava perdendo, con continue dicerie che davano un carico importante nascosto e scortato in quella flotta, capitanata da ben due membri della famiglia reale -i gemelli Doran- ai tempi conosciuti per le loro notevoli capacità cavalleresche e con appresso la loro temibile armata, le Lame Danzanti. Nessuno aveva mai saputo cosa contenesse quel carico, ma le perdite furono un tale disastro che Rogver era sul punto di iniziare una vera e propria invasione verso Ashmark, in lutto di famigliari e armate.
Tutto questo, almeno, prima del Giorno di Mezzo.
All’alba dell’invasione, un evento straordinario cambiò completamente la situazione tra i due fronti, con la caduta di un gigantesco e massiccio meteorite che si abbatté nel mezzo del mare che separava i due regni, causando un cataclisma di proporzioni leggendarie. I mari si agitarono senza sosta, con onde alte come montagne e tempeste guidate da uragani selvaggi, mentre i cieli si coprirono di nubi e il sole sparì dalla vista della popolazione, con neonati che morivano di freddo in un inverno perenne. La terra invece tremava ripetutamente e le esalazioni vulcaniche distruggevano i raccolti e avvelenavano l’aria, in un vortice di cataclismi che proseguirono per sessanta giorni e sessanta notti, spingendo i due regni sull’orlo del baratro. Fu al sessantunesimo giorno che cessò tutto, rivelando qualcosa di sorprendente in quel cumulo di morte e distruzione. Un lembo di terra, così grosso da sembrare una catena montuosa, era apparso sul luogo dello schianto, esattamente tra i due regni. Non fu mai chiaro se si trattasse del meteorite stesso, delle intemperie climatiche o addirittura di una roccia sommersa dallo schianto, perché Ashmark, colta l’opportunità, non ne lasciò il tempo. Re Doran si impose subito sul nuovo continente, portandosi dietro di sé chiunque potesse brandire una spada in mezzo a quei malconci sopravvissuti della catastrofe, cosa cui Re Gwyn contraccambiò all’istante partendo col proprio esercito, stremato a sua volta. I Re furono faccia a faccia, con alle spalle i loro uomini fidati. Non esistevano fonti ufficiali, ma pareva che, forse ancora intimoriti l’uno dall’altro, non ci sia stata nemmeno una battaglia, vertendo piuttosto su un concilio politico che proseguì per ben tre giorni nel famoso periodo annuale denominato Il Discorso dei Re. All’avvenire del quarto giorno nacque Boletaria, capitale comune dei regni e spazioporto dell’economia tra i due. Venne creato anche un nuovo calendario, col primo giorno dell’anno 0 Dopo Nascita dedicato a Boletaria, detta anche Regno di Mezzo, chi perché divideva i due continenti, altri perché la trovavano un ostacolo per i piani dei due regni; quest’ultima voce proveniva dai tempi di Kaim.
Si disinteressò alla storia di 900 anni prima per tornare dal suo bicchiere di springa, che si finì lì sul momento. L’origine della bevanda rossa non era molto chiara, mentre gli ingredienti già più definiti, alla portata di qualsiasi cittadino avesse una mappa e un cavallo. Si spinse verso pensieri lontani, e si ricordò che la battaglia si stava avvicinando, mentre la guerra era già scoppiata, dall’altra parte del mondo. Lord Gongora, il reggente di Kaim, lo sapeva più di tutti, per questo aveva bisogno che tornasse al più presto dalla sua missione. Kaim si teneva pronto per qualsiasi evenienza e anche in un posto come quello portava foderata la sua spada, fatta di metalli non rari, ma qualitativamente eccelsi; dotava un’elsa solida ma allo stesso tempo confortevole, simile a un falco, con un giusto peso capace di sprigionare tutta la forza degli attacchi nell’affilata lama. L’armatura era la stessa che usava in quanto capo della Guardia: nessun elmo impediva ai lunghi capelli scuri di ondeggiare sulle spalle, mentre lievi placche incolori si recavano nel busto, lasciando libere le anche e le gambe fino alle ginocchia dotate invece di ottimi e leggeri gambali. Teneva protetto solo il braccio destro, quello della spada, con un guanto metallico, un bracciale metallico e uno spallaccio anch’esso metallico, quest’ultimo però nella spalla opposta, per ridurre al minimo il rischio delle menomazioni. Sapeva che tutto quello era inutile, che se anche avesse combattuto nudo, qualsiasi campo di battaglia l’avrebbe rigettato fuori vittorioso, insieme ad altri turbati pensieri che lo springa stava pericolosamente rievocando, e che resero Kaim consapevole che era giunta l’ora di andarsene da quel luogo. Non fece in tempo ad alzarsi che un lamento attirò la sua attenzione verso un soldato -probabilmente uno di quei cittadini che si arruolavano per poter evitare la fame nel Distretto delle Pulci- che stava molestando una giovane cameriera. Non era ubriaco, ma la presenza dei compari gli conferiva abbastanza fiducia da esporsi a simili azioni verso la ragazza infastidita, incapace di reagire a cuor leggero.
Di colpo, Kaim sentì un ricordo riaffiorare, memoria di un passato a lui oscuro come ciò che nascondevano le stelle. Desiderava ignorarlo, ma quando Kaim Argonar riviveva un ricordo perduto, niente poteva riportarlo alla realtà. Così, rimasto in piedi, chiuse gli occhi e cominciò a sognare.
Il Mercenario Incompreso
<<Mio Signore, se state cercando la compagnia di una donna troverete il bordello al di là della strada.>>
<<Ma io non voglio la compagnia di una baldracca, mia Signora.>> rise elegantemente l’uomo.
La cameriera era divertita a sua volta <<Sono compiaciuta dal vostro desiderio, ma il lavoro è tanto e i tavoli vanno serviti. Mi dispiace.>> fece per allontanarsi dalla figura dell’uomo, ma il suo braccio si alzò dolcemente andando a poggiare il palmo della mano sul muro, interrompendole la strada. Era una figura piuttosto grossa, a prima vista un soldato, impressione però subito smentita dall’abbigliamento, cui risaltava il ricco farsetto usurato -probabilmente rubato-, per quanto oscurato dai rivestimenti di cuoio bollito che si perdevano all’interno del grosso mantello. Con la mano destra portò le dita sul mento di lei, che si vide portare il volto di fronte a quello dello straniero. Aveva una bella faccia, per quanto rude, dotata di una barba curata, nera come la pece e in linea coi capelli lunghi fino alle spalle, capaci di distogliere l’attenzione dal naso rotto più volte. Non si poteva dire lo stesso della piccola cicatrice ad incrocio sotto l’occhio sinistro, anche se il blu profondo del suo sguardo compiaciuto riusciva comunque a farla dimenticare, soprattutto se in coppia alla risata furba di cui era dotato.
<<Non lasciate scelta dunque. Credevo che un Ser Soldato avesse dei modi più onorevoli nei confronti di una fanciulla come me.>> accettando poco alla volta l’invito alle labbra di lui.
<<Se fossi stato un Soldato non avresti trovato tanta cortesia, giovane fanciulla.>> mentre anche le sue labbra si avventuravano nel fatidico bacio.
<<Griff>> una voce estranea li travolse dalle spalle.
Lo straniero si fermò poco prima del bacio, rammaricato, per poi sbuffare e rigirarsi <<Di già?>> con espressione malinconica.
<<Sì, muoviti. Stiamo per partire.>> disse la figura che intanto stava già abbandonando la taverna.
Come al solito non era ammessa nessuna obiezione, “Non nei confronti di Ser Kaim Argonar il Prode” pensò Griff. Rischi del mestiere.
Si girò <<Sarà per un’altra volta ragazz->> senza però trovarne alcuna traccia. Griff si mangiò la parola tra i denti e seguì il suo compagno all’esterno della taverna, imprecando tra gli sguardi irritati dei clienti non serviti.
Era il terzo villaggio che attraversavano da quando erano partiti da Alta Fortezza, capitale dell’impero diviso di Boletaria. L’aveva già visitato in passato e ormai quella dozzina di capanne la conosceva così bene da poter evitare di confondere il bordello con casa propria, al contrario degli abitanti. Nella sua lunga vita da mercenario aveva avuto molti compagni, ma di rado si era trovato con un personaggio così freddo, irritante e poco loquace come Kaim Argonar.
O almeno, non un personaggio che racchiudesse tutte quelle particolarità in un’unica forma.
La loro missione consisteva nell’eliminare i banditi, il mostro o qualsiasi dannata cosa avesse massacrato indistintamente le carovane che avevano attraversato la Foresta Fredda, principale strada -almeno per lo sterrato pulito- praticata dai commercianti di Boletaria. Il Reggente non se n’era particolarmente interessato, ma le lamentele dei mercanti indignati di come il loro tempo venisse perso, urlato a più lingue, aveva portato Lord Arsieus a cercare una soluzione che li facesse stare zitti.
Comment
-
I pochi sopravvissuti -prima di morire- raccontavano di interi gruppi di nemici, altri ancora di un essere mostruoso grande quanto due cavalli, con storie che avevano in comune solo le scarse informazioni e le prove praticamente nulle, che fecero decidere ad Arsieus di mandare un semplice manipolo di mercenari. Il primo nome tirato in ballo fu ovviamente quello di Kaim Argonar, noto in tutti e due i Regni e Mezzo per le sue capacità di spadaccino, terrore di qualsiasi bandito conoscesse anche solo quanto fosse crudele con la spada. Quel bastardo aveva affrontato più missioni di quanti fossero i 279 anni Dopo Nascita, perché convocare anche Griff allora? “Per fare da scudo” pensò ironicamente la prima volta il mercenario, che non vantava di nobili gesta e anzi, ancora vivido era il ricordo di quell’incidente al bordello coi Soldati Salamanca, guardia scelta di Arsieus.
Eppure c’era qualcos’altro. Qualcosa di importante che poteva eseguire soltanto un mercenario scaltro e leggiadro come lui.
<<Dobbiamo proprio avere tutta questa fretta? Questo è l’ultimo villaggio prima della Foresta Fredda e ho sentito che lì ci abita solo una coppia di vecchi. Le donne troppo anziane non mi sono mai piaciute, permettimi almeno di divertirmi qui, visto che con gli altri villaggi ti ho assecondato.>> ammiccò Griff.
<<Resta pure se vuoi, io partirò e con me anche la tua parte di ricompensa. Non ci hanno chiesto di fare sodalizi coi villaggi quando abbiamo una missione da compiere.>>
<<Tutti i passaggi della Foresta Fredda sono stati chiusi, nessuno rischierà la vita o mio prode Kaim, perché tanta fretta mi chiedo? Non sono abituato a lavorare così, nei pressi di Ashmark venivo accolto da giovani ragazze lordate di vino durante i miei viaggi.>>
Kaim lo guardò in faccia <<Allora farai meglio a cambiare le tue abitudini. Quando mi danno un lavoro lo eseguo all’istante, mettendo da parte i miei interessi, altrimenti oggi non sarei qui ad annoiarmi con i tuoi discorsi.>>concluse -fermandosi a pensarci un attimo-, per poi andarsene scuotendo la testa a parlare con le guardie che sbarravano l’ingresso della foresta.
Griff era contrariato ma allo stesso tempo divertito; sapeva di non avere voce in capitolo, in quanto seconda scelta, ma irritare Kaim lo divertiva troppo. Doveva comunque mantenere un basso profilo e seguire il suo ruolo, che gli avrebbe valso una ricompensa molto più grossa di quanto avesse mai potuto sperare.
Andò dietro Kaim. Portava una tunica al di sopra d’un’armatura tanto appariscente -per via delle incisioni- quanto spezzettata. Busto e braccio destro ricoperti, mentre lo spallaccio era posizionato in quello sinistro. Gamba destra coperta solo nell’estremità inferiore partendo dal ginocchio, quella sinistra per intero. Aveva anche un’arma, ma non faceva parte di nessuna delle armerie dei due Regni e Mezzo. Una volta, giocando a dadi con dei mercenari, Griff scoprì che Kaim proveniva da oltre il mare aperto, dall’altra parte del mondo. A Griff non interessava conoscere nuovi mondi, ma sapere chi era il fabbro capace di forgiare una tale lama. Non era come le armi normali, appuntite e pesanti, ma ricurva e sottile, lunga mezzo piede in più di una spada e con un’elsa troppo simile al fodero. La portava dietro la schiena, appoggiata di fianco verso sinistra.
Le guardie fissavano il compagno con rispetto e ci conversavano pacatamente, mentre la sola vista di Griff li fece tornare i cani rabbiosi e violenti che erano realmente.
<<Mi stavo quasi dimenticando che avessero mandato anche Griff. E’ stato solo grazie a Ser Kaim che mi sono accorto della tua presenza, per quanto il tanfo sia difficile da evitare. Non sapevo facessi parlare gli altri a tuo nome, hai per caso perso la lingua?>> disse uno di loro, sghignazzando col compagno che lanciava sguardi di approvazione.
Griff era euforico <<Oh no. E’ che dopo aver fatto quel lavoretto a vostra madre ho ancora la bocca piena di peli, sono sicuro che comprenderete.>> rispose, guardandolo dritto in faccia ed assistendo al totale cambio di espressione.
<<Te lo insegno io a parlarmi così, mi devi la tua testa da quando hai osato farmi quel torto al bordello>> fece per portare la mano all’arma.
<<Basta così, avete altri ratti a cui abbaiare.>> disse Kaim divertito <<Entro due, massimo tre giorni avremo finito. Preparate una scorta e un medico al nostro ritorno, nel caso trovassimo dei feriti o peggio ancora lo diventassimo noi stessi. Andiamo, Griff.>>
Le guardie li fecero passare, non senza risparmiare occhiate minacciose nei confronti di Griff, che rise ad entrambe quelle facce buffe. Erano situazioni come quelle che gli ricordavano perché, bene o male, Kaim gli piacesse.
Il miglior mercenario dei due Regni e Mezzo ragionava come lui.
Il Cavaliere Errante
Kaim aveva attraversato diversi luoghi considerati magici, e la Foresta Fredda lo incuriosiva proprio perché non veniva riconosciuta come tale. Aveva esplorato confini sconosciuti al più attento dei cacciatori, trovato tesori ritenuti leggendari e visitato quello che veniva considerato il cratere del meteorite, ma nulla di magico giaceva in quei luoghi se non nelle fantasie di chi ne parlava. La Foresta Fredda era diversa, dove estate o primavera che fosse, il gelo era perenne. Si trovava ai piedi di una montagna innevata senza un nome preciso -forse Lars a detta dei contadini- che si diceva fosse abitata dai cannibali, quando tutto quello che Kaim trovò furono dei selvaggi spaventati che si nutrivano di carogne e del proprio piscio. Essendo la montagna prevalentemente innevata, con frequenti tempeste di neve accompagnate da venti burrascosi, il dubbio poteva sparire. Ma questo non era abbastanza per spiegare l’esistenza delle lievi coltri di gelo che ricoprivano gli alberi, o la tagliente rugiada congelata che decorava i margini della strada asciutta.
“Almeno il panorama è di belle vedute” pensò Kaim.
<<Sto detestando questo luogo più di un monastero>> lamentò Griff. Quel personaggio era buffo agli occhi di Kaim. Lo rispettava come mercenario, ma come persona era fastidiosa. Aveva lavorato in coppia con tanti altri mercenari, alcuni ancora imberbi, e di Griff ce n’erano stati tanti. Ma il pensiero che questo gli nascondesse qualcosa aveva iniziato a tormentarlo da quando Arieus glielo aveva presentato. Si chiese se anche i suoi vecchi compagni si stessero trovando in una situazione simile, e rise tra sé al pensiero delle sue vecchie conoscenze, lasciate dall’altra parte del mondo.
<<Stai pensando a qualcosa?>> lo interruppe Griff.
<<Niente di particolare. Questo luogo è ostile solo per chi non sa adattarsi, ma si possono trarre diversi vantaggi una volta imparato l’ambiente.>>
<<Una fauna che non segue uno sviluppo costante e un freddo che ti stacca l’uccello non sono esattamente il mio concetto di vantaggio>> rise ad alta voce Griff.
<<In quel caso diventeresti una preda, se in giro ci fosse qualcuno capace di adattarsi meglio.>>
<<Saprei cavarmela. Come procediamo coi banditi?>>
Domanda giusta. Kaim aveva valutato diverse possibilità.
<<Per prima cosa ci accerteremo che i banditi siano tali. Le testimonianze sono discordanti e non abbiamo certezza di ciò che stiamo andando a cacciare. Proseguiremo per la strada principale per un altro paio di ore, dopo ci disperderemo nel bosco e da lì attenderemo la notte prima di cominciare a cercarne le tracce.>>
<<Non è propriamente facile individuare delle tracce al chiarore di luna, nemmeno per me.>>
<<Siamo contro degli spettri, dubito abbiamo altra scelta. Non è necessario trovare segni del loro passaggio ma piuttosto passare inosservati, così potremo dirigerci verso l’abitazione di cui mi hai parlato e ottenere informazioni.>>
<<Se davvero lì ci abitano dei vecchi allora temo saranno già stati fatti a pezzi.>>
<<Spero lo stesso.>>
Griff parve sorpreso <<Per quale ragione?>>
<<Se chiunque stiamo cercando li avesse saccheggiati o che altro, troveremmo più tracce di quante ce ne servissero.>>
<<Ci sarebbero molto più utili da vivi se proprio di informazioni vai parlando. Mai avrei immaginato che il prode Ser Kaim fosse così barbaro>> concluse ridendo maliziosamente.
Kaim si fermò <<Barbaro? Sto facendo il mio lavoro e cerco di farlo nel modo migliore possibile. Non ho nulla contro quelle persone, non le conosco e la loro morte normalmente mi sarebbe indifferente. Ma se l’ipotesi avvenisse sarebbe un vantaggio per entrambi, con un lavoro più breve e meno uccelli tagliati.>> concluse per poi ripartire più agile di prima.
<<Certo, mio Lord, come dici tu>> concluse Griff col sorriso ancora in faccia.
Era stato cinque giorni prima che Arsieus glielo aveva presentato. Griff era un mercenario affidabile, ma fin troppo loquace per le situazioni in cui si trovava. Non se ne conoscevano le origini, e pareva avesse iniziato ad operare nella Bassa Lega, famoso porto di Rogver. Di conti in sospeso pareva ne avesse molti, uno in particolare dopo la lite in un bordello con le guardie Salamanca. C’era anche una certa famiglia -dei nobili vassalli dei Gwyn- che aveva messo una taglia sulla sua testa, ma questo risaliva a molto tempo prima.
Dopo diverse ore calò il buio ed esaminarono la parte sud-ovest del bosco. Ad esclusione di alcune gustose bacche luminescenti, non trovarono altro.
Comment
-
Quando il cielo fu sgombro da ogni nuvola, si insediarono sotto una grossa corteccia circondata da diversi alberi, stanchi dal tempo perso.
<<Meglio evitare il fuoco, anche se ne sarei dannatamente grato. Questo luogo è così stupidamente tranquillo che pare abitato soltanto dai miei lamenti. Possa essere maledetta quella gente che ha trovato il coraggio di morirci.>> disse Griff impacciato, nell’atto di mettersi comodo.
Kaim era appoggiato di schiena alla corteccia, coperto col suo mantello e con le gambe incrociate <<Maledire i morti non è saggio.>>
<<I morti sono morti, non hanno più tempo per badare alle offese.>>
<<C’è chi crede che la vita terrena sia di passaggio, che i morti continuino a sorvegliare i cari e a danzare in campi senza fine per l’eternità, al servizio di dei volenterosi.>>
<<Gli dei nutrono il tempo di chi non sa come vivere, altrimenti non avrebbero così tanti credenti, sono pronto a scommetterci il mio arco.>> dettaglio che attirò l’attenzione di Kaim. Lo aveva notato anche in precedenza, di come il mercenario non se ne staccasse mai, neanche durante il riposo, di quel bizzarro arco corto.
Era di metallo, corda compresa, decorato di simboli antichi e teste d’aquila alle due estremità. Kaim aveva avuto a che fare con tanti fabbri, alcuni veramente geniali, come lo stesso a cui doveva la sua arma, ma mai un folle che potesse costruire un’arma del genere. “E -pensava-, se anche fosse funzionante, solo un uomo dalla forza immensa potrebbe tenderlo”. Forza che Griff non dimostrava.
<<Non credi in nessun dio? Non temi che i tuoi cari possano sparire per sempre, divorati dai vermi e dalla terra?>>
<<Auguro questo e altro ai miei cari>> Griff rise come era solito fare <<ma se si trattasse di qualcuno di realmente importante, convivrei con la consapevolezza che prima o poi sarà dimenticato. L’unica cosa che io possa fare, da semplice mercenario destinato a morire ed essere dimenticato a mia volta, è tenere acceso il ricordo di questo individuo. Niente lapidi o arti mozzati, tradimenti o cuori spezzati, ma ricordi felici di tempi gioiosi vissuti insieme, augurandomi la stessa fortuna.>>
Kaim non rispose. Non poteva capire, per quanto lo desiderasse.
Griff tenne accesa la miccia <<Tu piuttosto. Come fai a parlare di dei e morti quando tu stesso sopravvivi ad ogni campo di battaglia? Nessuna guerra, malattia o spada ti ha mai anche solo scalfito. Guardo la tua faccia e mi chiedo che razza di vita conduci, con quel bel viso da ragazzina, senza graffi o rughe. Eppure io so che tu giri per i regni da molto più tempo di me. La mia balia mi raccontava storie sul Cavaliere Errante e la sua… uhm, come si diceva… Katana? Bell’arma, ho sempre desiderato averne una. Ne sai forse qualcosa?>> chiese ironico Griff.
Kaim lo guardò ridendo <<Una balia per un mercenario... devi essere un bastardo di prima scelta. Ne ho sempre desiderata una, ne sai forse qualcosa?>>
Griff rise apertamente, tanto da costringere Kaim ad imporgli il silenzio.
<<Hai proprio ragione Kaim Argonar; sono così soporifero che riesco ad annoiare perfino me stesso. Vado a pisciare.>> concluse Griff prima di allontanarsi nel buio. Kaim lo vide sparire, pensando che forse avrebbe fatto meglio a cucirgli la bocca.
Già, cosa ci facesse una balia con un personaggio come lui, Kaim non se lo spiegava.
Poco dopo aprì la sacca con le bacche che aveva raccolto. Erano buone, ma fin troppo dolci, così le accompagnò con un po’ d’acqua insapore.
Un movimento.
Kaim continuò a fare quello che stava facendo. Cinque passi in avanti più altri sei a destra, da quel poco che aveva imparato a vedere nel buio. Una figura scura, non era Griff. Poteva tirare fuori la sua Katana, ma l’azione era troppo svantaggiosa per la posizione in cui si trovava, quasi coperto dal mantello. Aveva le spalle chiuse dalla corteccia, per quanto ci fosse la possibilità che fosse circondato. Il braccio sinistro non era visibile, poteva quindi raggiungere uno dei pugnali che aveva nella zona ascellare destra e cogliere di sorpresa l’ombra.
Aspettò silenzioso fissando il nulla.
Poi il rumore lo raggiunse. Si alzò di scatto in avanti.
Il mantello si staccò come di dovere e Kaim lanciò il pugnale verso l’angolo sinistro del suo campo visivo. Il tonfo per terra confermò il bersaglio e rovinò la sua precedente bugia. Sentì un urlo alle spalle, girando subito testa e busto a destra mentre afferrava la sua arma. Ma il nemico aveva spiccato un salto, riducendo lo spazio tra i due in pochissimo tempo. Non poteva evitarlo.
Kaim riuscì a vedere una forza sconosciuta afferrare in volo la testa del nemico e staccarla di prepotenza, andando a conficcarla in un albero di fianco. Non aveva ancora finito di sguainare la sua Katana, che Griff lo fissava compiaciuto dalla collina di fianco. In mano, quell’arco maledetto.
<<Da quanto tempo sapevi che ci stavano osservando?>> chiese Kaim con la mano premuta sull’elsa.
<<Da quando siamo entrati in questa dannata foresta.>> fissò il cadavere provocato da Kaim, scendendo <<Hai fatto un bel lavoro con quello, vedo che l’idea di distrarti non ha funzionato.>>
<<Perché non mi hai avvertito?>>
Griff lo guardò tra il sorpreso e l’impacciato <<C’è anche bisogno che te lo spieghi? Ci stavano alle costole da tutto il giorno. Cambiare atteggiamento, movenze o anche il solo modo di irritarti li avrebbe allarmati. Dovevo rischiare.>>
Kaim non era della stessa idea <<Usarmi come esca non fa parte del nostro contratto, quindi vedi di non provarci più.>>
<<Te la sei cavata proprio come immaginavo, altrimenti non ti avrei esposto al pericolo. Credevo fossi tu quello che metteva in gioco la vita pur di affrontare i problemi facilmente.>> sogghignò, per poi abbassarsi a osservare il corpo senza testa.
Kaim ignorò <<Quanti altri ne hai trovati?>>
<<Uno soltanto, un ragazzino. Prima di morire mi ha detto che la loro base si trova a nord est, nei pressi di alcune rovine vicino al torrente. Queste erano solo delle vedette messe a spiare chi entrava nella foresta.>>
<<Capisco. Era ferito?>> chiese Kaim mentre si dirigeva ad osservare la freccia piantata sull’albero.
<<No, l’ho colto di sorpresa. Spero che non ci siano dubbi nel dire che la sua morte fosse necessaria. Fosse stato libero sarebbe tornato dai compagni o peggio ancora avrebbe tentato di uccidermi.>> osservò Griff.
La freccia era di metallo notò Kaim, “proprio come immaginavo”. Il piumaggio solido era a forma d’artiglio, e quando riuscì a staccare la cocca -non senza poco sforzo- la poltiglia rivelò l’incisione di un leone sulla punta. La lanciò a Griff <<Niente da ridire, ottimo lavoro. All’alba andremo nell’abitazione; dalle mappe so che è vicino al torrente. La guardia notturna è tutta tua.>> disse infine, andando a coricarsi nel tronco.
Quella volta Griff non rispose.
Griff
Griff correva in un corridoio scuro, le statue deformi testimoni del suo passaggio. Scappava senza una meta precisa, desideroso soltanto di andarsene via da quel luogo. Alle spalle, qualcosa lo stava inseguendo con furia cieca, da quanto si udivano sbattere le ali. Ne era terrorizzato, ma si ritrovava nudo, senza armi e protezioni. Quando prese coscienza del sogno, inciampò nel tappeto marcio. Un verso terribile lo fece girare, e dall’ombra spuntò l’enorme testa di un’aquila.
Griff si risvegliò con i raggi del sole che gli colpivano il viso. Kaim era appoggiato di spalle all’albero dove la notte precedente l’arco di Griff aveva staccato la testa ad un uomo.
<<Fatto brutti sogni?>> chiese Kaim con poco interesse, prima di allontanarsi. Griff notò due tombe al suo fianco.
<<Fantastico>> pensò irritato prima di alzarsi e raccogliere la propria roba <<Veramente fantastico.>>
Il torrente non era lontano dalla loro posizione.
Partiva da monte Lars e attraversava tutta la Foresta Fredda, andando ad affacciarsi al fiume Medio -prima di Boletaria semplice tratto di mare, in seguito al Giorno di Mezzo e a una crepa, fiume principale del Regno di Mezzo- che si disperdeva poi nei due mari.
Kaim era di poche parole come di suo solito e Griff era ancora tormentato dal sogno. Fu solo poco prima dell’abitazione che Kaim interruppe il silenzio.
<<Non ho mai visto un arco come il tuo, mi chiedo che razza di fabbro possa averlo costruito.>>
Griff venne sottratto dai suoi pensieri e rise piacevolmente <<Ho notato come l’osservavi dalla prima volta che ci siamo incontrati. Non mi appartiene, ma conosco il fabbro di cui tu parli.>>
<<L’hai rubato quindi?>>
Griff smise di sorridere <<Poco importa a chi appartenesse, tantomeno a te. Posso pure dirtelo il nome di quel fabbro, ma sarebbe equo che tu mi dicessi chi ha forgiato quella tua strana lama.>>
Kaim non rispose.
Griff tornò a sorridere <<Come pensavo.>>
Era sul punto di dire qualcos’altro, ma ciò che vide lo interruppe. Anche Kaim se ne accorse.
<<E così era più di una semplice abitazione.>> notò Griff, guardando d’intesa Kaim.
Le pecore erano tenute all’interno del recinto, il mulino continuava a girare e il tempio sovrastava le cinque capanne sparse. Tutto in ordine, tutto vuoto. Entrambi si gettarono dietro due alberi.
Griff tirò fuori il suo pugnale, iniziando a guardare a ogni colle e albero nei dintorni, nel tentativo di trovare una vedetta. Kaim teneva salda la mano sull’elsa.
<<Be’ credo sia chiaro che i nostri amici facciano base qui. Quel dannato ragazzo… avrei dovuto tagliarli la gola subito.>> disse a bassa voce Griff.
Kaim non gli badò, sembrava immerso nei suoi pensieri. Griff stava iniziando a perdere la pazienza quando un urlo attirò l’attenzione di entrambi. Donna, verso la zona più a est, sul fiume, provocando dell’attività nel piccolo villaggio. Griff e Kaim si scambiarono uno sguardo grave.
Poco dopo partirono di corsa verso la fonte dell’urlo.Last edited by Dargil; 28 November 2012, 16:12.
Comment
-
Si ritrovarono in un percorso scavato dal torrente, con sopra il cielo scoperto. Al di sopra una roccia sconnessa, una ragazzina tentava di tenersi lontana dall’enorme cinghiale che stava tentando di afferrarla. Griff era divertito dall’immagine, ma non sembrava lo stesso di Kaim.
<<Pare che i banditi quindi siano uomini e donne, con tanto di marmocchi. Come ci muoviamo?>>
Kaim rispose subito <<Anche loro l’hanno sentita, abbiamo poco tempo.>>
<<Vuoi salvarla per davvero quindi?>>
<<No,>> disse Kaim alzandosi e raccogliendo un sasso <<voglio un ostaggio.>>
Griff capì, sguainando il suo arco e inarcando una freccia. Kaim uscì dalla radura e lanciò il sasso in direzione dell’animale. L’idea funzionò e il cinghiale notò il nuovo ospite. Dopo diversi passi laterali, partì alla carica verso Kaim. Griff teneva mirata la testa di quell’animale prima ancora che Kaim lo notasse, ma in quella situazione colse un’opportunità.
“Se lo lascio subire l’attacco, anche solo per un attimo, forse potrò risolvere subito questa vicenda”, pensò. Il cinghiale si stava avvicinando pericolosamente, mancava pochissimo. Griff ripensò alle parole di Lord Arsieus e al patto stretto, all’aquila e al brutto risveglio che Kaim gli procurò quella mattina. “Una ferita, una semplice ferita innocente che basterà a coprire la storia”.
La freccia schioccò e la testa del cinghiale sobbalzò all’indietro, facendo rotolare la carcassa di poco in avanti.
<<Sia tu maledetto Kaim Argonar, non ti faccio ferire con un’orda di nemici alle spalle.>> disse sotto voce. Kaim scattò subito verso la ragazza -che evidentemente non capiva cosa stesse succedendo- e la prese in braccio col pugnale puntato alla gola. Griff era già sopra l’animale morto ad estrarre e tendere la freccia verso i nemici invisibili, nascosti nella radura.
<<No, ve ne prego, non fatele del male.>> si udì provenire dagli alberi. Griff aveva conosciuto altre famiglie di mercenari ed era conscio che alla prima occasione sarebbero stati trucidati. La bambina era un’ottima risorsa per il guaio in cui si trovavano.
<<Uscite dagli alberi, lentamente.>> disse Kaim a voce alta. Non vi fu risposta, solo un tripudio di passi. Griff fu sorpreso nel vedere persone anziane e bambini, mentre Kaim non sembrava toccato dalla cosa.
<<Siamo solo noi, non siamo armati. Ora vi prego, lasciate andare la ragazza, non vi ha fatto alcun torto.>> disse un vecchio col bastone, probabilmente lo stesso che aveva parlato prima.
<<Siamo alla ricerca di un gruppo di banditi. Come saprete gli accessi alla Foresta Fredda sono stati chiusi per colpa degli attacchi alle carovane. Ho un mandato da parte di Lord Arsieus, vostro signore e reggente di Boletaria, quindi se avete delle informazioni, dovete darcele subito.>> rispose Kaim.
Il vecchio parve turbato <<Che razza di Soldato è quello che sfrutta una povera fanciulla come ostaggio? Noi non siamo vostri nemici, né del Reggente; siamo solo desiderosi di una vita pacifica.>>
<<E io non sono un Soldato né vostro amico, quindi non pensiate abbia doveri morali verso della gente che non accetta i dettami del proprio signore.>>
Ci fu del silenzio.
Griff era rimasto ad osservare la scena perplesso, chiedendosi cosa avesse in mente il suo compagno. Decise infine di intervenire, abbassando l’arco e mettendosi in mezzo ai due fronti.
<<Ho come l’impressione sia in corso un enorme malinteso. Il mio compagno e io temevamo foste dei banditi, la ragazza è stata presa solo per essere protetta.>> tentò quasi invano Griff, subito atterrato dalle facce perplesse degli anziani e dalla sua stupidità. Ritentò
<<Perché avremmo ucciso il cinghiale altrimenti? Ho scoccato io la freccia che l’ha trafitto ed è stato il mio valoroso compagno a rischiare la vita nel fare da esca.>> ma a quel punto aveva finito di osservare quelle persone. Nessuno di loro era armato, tentare di giustificarsi con degli innocui decrepiti era come andare a pregare per i propri peccati da un sacerdote. Guardò Kaim, facendogli un cenno con la faccia.
Kaim lasciò la presa, permettendo alla ragazzina spaventata di correre dalla sua gente.
<<Scelta gradita mio signore.>> disse titubante il vecchio, che dopo una leggera pausa proseguì <<Mi permetta di invitarla a cena, anche il suo compagno se lo aggrada. Abbiamo molto di cui parlare e un cinghiale prelibato da condividere.>>
Kaim non disse niente e Griff si limitò ad annuire con una scrollata di spalle, ancora confuso da quegli ultimi e goffi avvenimenti. Guardinghi, vennero accompagnati alle dimore.
Pareva che un tempo lontano fossero stati abitanti di altri villaggi, ma che stanchi di non avere certe libertà si fossero trasferiti alla Foresta Fredda nel tentativo di vivere isolati e sconosciuti ai più. Griff dubitava che Arsieus ignorasse una cosa del genere, da reggente qual era.
Le capanne erano ben costruite, con legno e corteccia, tanto che Griff si chiedeva da quanto tempo si trovassero lì visto che probabilmente le avevano costruite da giovani. Lo spiazzo era senz’alberi e si affacciava ad una parete rocciosa, rimasuglio di una cascata dimenticata. Vennero portati nella capanna più grande a destra del tempio usata per le riunioni delle famiglie, a detta di una vecchia. Gli interni si rivelavano ordinati e confortevoli, con camini sempre accesi e arredamenti rustici accompagnati da animali imbalsamati qua e là per addolcirne l’atmosfera.
La cena era semplice, principalmente a base di cinghiale.
Zuppa di cinghiale, costolette di cinghiale e pasticcio al vapore.
Di cinghiale.
A Griff sembrava che non volessero dargli niente di loro, che quel cinghiale offerto sotto ogni pasto fosse una chiara minaccia, e che in ogni caso la portata delle palle di cinghiale preferiva non assaggiarla. Quando qualcuno ospitava sotto il proprio tetto e offriva il proprio cibo, c’era un dovere di ospitalità agli occhi degli dei, Griff tentava di non dimenticarsene. In compenso la bevanda di Osmund, il vecchio col bastone, lo stava beando. Osmund se ne vantava dicendo che fosse una sua complessa creazione, piuttosto semplice al palato di Griff invero, che riconobbe succo d’uva mischiato alle foglie di Satin, molto masticate dai vecchi bracconieri. Per quanto apprezzabile però, trovava quella bevanda terribilmente amara.
<<E così, quando quel soldato prese a schiaffi la ragazzina, non riuscii più a trattenermi, e per quanto candida fosse la bocca di quella fanciulla, dovetti intervenire.>>
<<In quale modo l’aiutasti?>> chiese una giovane dagli occhi azzurri, incuriosita come un’infante.
<<Presi quel porco per i capelli e lo gettai a culo all’aria. A turno, tutte le ragazze del bordello gli diedero un calcio sulle palle.>>
<<Oh. Ma questo bordello di cui vai parlando, cos’è realmente?>>
Griff venne colto alla sprovvista <<Si può dire che le donne siano dei fiori e che la loro vista aggradi il mondo in presenza uomini, col loro profumo e la loro bellezza. Ma non tutte hanno la possibilità di vivere in un semplice campo d’erba, e a volte capita di dover sopravvivere nel fango.>> rise inutilmente cercando intesa con gli anziani intorno.
Osmund si intromise nel discorso <<Non vediamo molta gente passare da queste parti. Principalmente cacciatori e sbandati ma si tengono tutti lontani.>> disse a Griff, preso evidentemente in simpatia. Kaim era in disparte, appoggiato in piedi alla finestra.
<<Be’ siete molto isolati, direi quasi nascosti. Ho viaggiato spesso intorno ai regni per lavoro e sono sempre incappato in piccoli insediamenti come i vostri, nascosti chissà dove per evadere le tasse e le leggi.>> rispose notando come le giovani fanciulle del villaggio fossero affascinate dalle sue storie. Kaim quel giorno era così silenzioso e distante che Griff poteva ammaliare, deflorare e abbandonare ognuna di loro senza che se ne accorgesse. Questo lo turbava.
<<Non si trattava di conio. In passato tutti noi abbiamo avuto delle perdite. Io ho perso uno dei miei due figli, divorato dalla guerra, e lo stesso vale per i Loer e i Karl. I Cattle invece si sono visti bruciare la fattoria dai briganti, senza mai ricevere l’aiuto richiesto al Reggente.>> gli rispose Osmund.
Una signora anziana s’intromise <<Volevamo soltanto vivere in pace e lontani da tutti i problemi che riguardavano Boletaria. Essere abitanti del regno di Mezzo ha il suo prezzo.>>
<<Ma quindi da quanto tempo vivete qui? Avete parlato di guerra, e l’ultima di cui ho memoria risale a più di 20 anni fa.>> chiese Griff.
Osmund, dall’alto della sua barba bianca rispose <<Io e mio figlio Reynald prestammo servizio come soldati 23 anni fa, durante la guerra del Sale e del Grano.>>Last edited by Dargil; 06 December 2012, 18:34.
Comment
Comment