Se è la tua prima visita, ti ricordiamo di
controllare le FAQ .
Clicca invece su questo link per registrarti
se vuoi inserire messaggi all'interno del forum.
La storia è ambientata nel mondo di Devil May Cry di cui hanno fatto un bel po' di manga in Giappone, tutti collegati con le vicende dei videogiochi. La storia è ambientata dopo il finale del 3, durante il primo ed oltre, per ricollegarsi al romanzo DMC Trinity of Sword
Un mare desolato si estendeva negli abissi, divorandoli completamente. Non esisteva un confine e dall’acqua solida spuntavano detriti di una civiltà millenaria. Vergil provò ad alzarsi, senza successo. Ricordava il volto del fratello, mentre il resto veniva oscurato dal suo animo affranto. Aveva perso.
Altre volte la sua nemesi aveva dimostrato di poterlo combattere alla pari, ma questa volta lui aveva la Force Edge, che era la spada, o meglio ancora, l’essenza di suo padre Sparda. Ed aveva comunque perso.
Non era questione di rivalità. Vergil si era dimostrato incapace di essere all’altezza della leggenda del padre, venendo eliminato da quella sua ombra grottesca che era Dante. Era a questo che stava pensando mentre un triangolo di fulmini ed oscurità lo sovrastava nel cielo, fissandolo. Vergil sapeva di chi si trattava.
Mundus, colui che aveva il diritto di regnare negli inferi, era stato precluso da quel compito 2000 anni prima da Sparda dopo una guerra di dimensioni straordinarie. Era diventato una caricatura, ridotto all'esilio nel più profondo buco delle tenebre. Per quanto non avesse più i poteri di un tempo, rimaneva comunque un avversario temibile, e mai si sarebbe dimenticato di ciò che il padre di Vergil gli aveva fatto.
Con un grosso sforzo, Vergil riuscì ad alzarsi, nell’aria delle risate gutturali.
<<Ho osservato gli scontri, bastardo di Sparda. Ho sperato ogni volta nella rovina di entrambi>>
Vergil rise di scherno <<La speranza è l’unica cosa rimasta alla tua forma grottesca, Mundus>> sputò un grumo di sangue <<e pare che tu abbia avuto molto tempo per pensarci sopra>>
Dall’occhio fiammeggiante erano emerse diverse saette, colpendo in pieno Vergil, che cadde di nuovo in ginocchio, sotto atroci sofferenze. Sapeva di non avere speranze, soprattutto nel pessimo stato in cui si trovava. Non gli importava.
Si rialzò, ringhiando verso Mundus.
<<Sarà divertente combattere contro il Principe dell’Oscurità>> sguainando la sua Katana, Yamato. Dono di suo padre, da quando l’aveva ricevuta, non se ne era mai staccato. Era parte di lui, un prolungamento del suo braccio, materializzazione di tutte le sue idee. Yamato poteva aprire le porte del mondo demoniaco e solo Vergil poteva controllarla. Nessuno più di lui meritava il potere del padre. Ma adesso era destinato ad altra sorte.
<<Se l’ha fatto mio padre, allora potrò farlo anche io>> impugnando l’arma in una posizione di combattimento.
Partì verso il suo nemico in una carica mortale. Perché Vergil voleva morire, porre fine alla sua vita, anche in quel luogo dimenticato da tutti. E sarebbe morto secondo il suo desiderio, secondo la sua volontà. Arrivato in prossimità dell’avversario, Vergil saltò. Nell’eseguire l’attacco aereo, lasciò scoperta la parte destra del petto. Un’altra saetta di Mundus e sarebbe finita.
Ma il signore decaduto aveva evidentemente altri piani. Vergil venne paralizzato.
<<Tu non hai ancora capito in che cosa sei capitato, bastardo di Sparda. Questo non è che l’inizio, e ora che sei in mano mia la morte sarà il tuo sogno più dolce. In questi 2000 anni ho passato ogni giorno a pensare su come vendicarmi della dinastia del traditore, e se per farlo dovrò usare i suoi figli, così sia. Tu sei diverso dall’altro bastardo. Tu hai delle aspirazioni più grandi di quante ne aveva tuo padre, aspirazioni che oggi come in futuro saranno la tua rovina, ed il tuo odio per la specie umana è tremendo. Per questo mi servirai. Hai sempre desiderato il potere ed io te lo darò. Ma non pensare che ti appartenga, senza la tua anima.>> e di nuovo, Vergil venne travolto da una marea di saette. Ogni lampo gli divorava una parte della sua energia, con lo spirito che si affievoliva sempre di più. Poi un raggio oscuro lo travolse, abbracciandolo completamente in una morsa che sapeva di umido ed oscurità, imprigionandolo in una sfera.
Stava cadendo in qualcosa di oscuro, con la tetra luce infernale che spariva per sempre. Mentre la sua anima veniva inghiottita, l’unica cosa che gli tornò in mente fu il momento in cui trafisse Dante con la sua stessa spada, durante il loro primo scontro, abbandonandolo morente sotto la pioggia in cima alla torre maledetta degli uomini deboli.
D’un tratto, sentì il potere sgorgargli di dosso. Quella che sembrava una caduta, stava invece diventando una risalita, così veloce e potente da risultare spaventosa. La sfera si distrusse in migliaia di pezzi, mentre l’essere al suo interno, un tempo Vergil, camminava per la prima volta. Aveva un’armatura oscura, intrisa di aura malefica ed istoriata di manifestazioni di quella che un tempo era la sua anima. Il suo elmo ne copriva completamente il volto, con corna ruggenti ed occhi di luminosa e violacea intensità, capaci di annichilire ogni avversario. Cadendo sull’acqua, il suo enorme mantello rosso volteggiò, facendo spuntare per un istante delle ali intorno a quell’angelo nero. Era esattamente questo, Nero Angelo. Un guerriero decaduto, senza onore o rispetto. Un essere divino ripudiato dal suo mondo.
Si alzò e fissò Mundus. Notò per terra la Yamato e la raccolse, osservandola per un attimo. Improvvisamente la puntò verso il triangolo fiammeggiante. Per un brevissimo istante la lucentezza dei suoi occhi sparì e, con una rapida mossa, rivolse la spada verso sé stesso, nell’atto di trafiggersi. A contatto con l’armatura, la lama si spezzò in 2, cadendo e sprofondando nel mare solidificato.
Nero Angelo si portò le mani alla testa ed urlò.
Era sulla cima del castello circondato dalle statue dei gargoyle, con le braccia conserte e gli occhi chiusi. Un rumore gli fece riaprire gli occhi viola, interrompendolo dal sogno. La porta principale veniva aperta ed un estraneo entrava nel castello. Era il momento di agire. In una frazione d’istante fu solo aria scura quella che rimase al posto di Nero Angelo.
Più sotto, ai margini di una finestra, una figura incappucciata stava seduta ad osservare la scena.
L’estraneo entrò nella camera da letto, guardandosi intorno con diffidenza. Si vide per un attimo nel grosso specchio alla sua destra, disinteressandosene poco dopo. Ma non fu lo stesso per l’immagine riflessa. Come se avesse una sua vita, uscì dallo specchio, attirando l’attenzione dell’estraneo. Guardò l’immagine, ed essa cambiò, da copia perfetta dell’estraneo a Nero Angelo. Il cavaliere oscuro osservò la figura di fronte a sé, vestita di rosso, di capelli bianchi e con uno spadone dietro la schiena. Sapeva che sarebbe stato un combattimento cui valeva la pena partecipare.
Con calma, si diresse verso il balcone, facendo cenno al guerriero di seguirlo, prima di anticiparlo per andare sul tetto. Il terrazzo si affacciava interamente sul cortile. Al piano terra c’era un piccolo giardino, mentre di sopra il portico permetteva camminate di cortesia per poter apprezzare il cielo notturno. Era tutto piuttosto ampio, rivelandosi un campo di combattimento ideale. Il guerriero rosso non si fece attendere, uscendo poco dopo, e Nero Angelo capì che la sfida era stata accolta, gettandosi subito contro il nemico. Il guerriero rosso parò di colpo il fendente, dimostrando degli ottimi riflessi, ma non fu altrettanto col successivo, che lo costrinse a schivare, andando sotto all’ingresso principale. Nero Angelo lanciò una sfera di energia sul portico, facendolo crollare in direzione del guerriero rosso che, incapace di schivare il colpo, sprigionò la sua forma demoniaca rendendo i detriti in cenere, tanto erano veloci i suoi attacchi. Subito dopo si lanciò in un affondo incredibile, simile ad un pungiglione e capace di coprire la distanza tra i due in un battito di ciglia. Nero Angelo parò il colpo, subendo allo stesso tempo un drastico contraccolpo che gli fece affondare le caviglie per terra. Afferrò la spada del nemico e gli diede un calcio sull’addome, privandolo dell’arma e causandogli il ritorno alla forma normale. Gettò la spada per terra, mentre il guerriero rosso saltò sul muro di sopra.
Ma il teletrasporto di Nero Angelo fu più veloce e lo colse alle spalle. Capelli bianchi fece un salto all’indietro prima di venire troncato in due e tirò fuori due armi da fuoco con cui crivellò Nero Angelo, che parò prontamente con la sua immensa spada. Era tutto un bluff, ed infatti il nemico riuscì a sferrargli un insieme di pugni e calci tali da disarmarlo. Erano entrambi senza armi ora.
Iniziarono ad attaccarsi a vicenda. Gancio destro, finta e sinistro, tutti previsti da Nero Angelo, contrattaccando successivamente l’avversario, prima deviandogli il calcio e gettandolo verso il muro, poi con un pugno verso difesa scoperta. Lo spinse di nuovo sul muro e lo afferrò al collo. Era finita, toccava solo dargli il colpo di grazia. Alzò il braccio destro carico di energia e mirò al cuore, quando un luccichio distolse il suo sguardo. Una collana pendeva sul petto del nemico e per qualche maledetta ragione era familiare al cavaliere oscuro. Un’ondata di calore travolse Nero Angelo e la testa iniziò a pulsargli. Di colpo fiumi d’immagini gli attraversarono la mente, come se fossero ricordi di una vita antica. Lasciò la presa sull’avversario e, impazzito, Nero Angelo volò via.
Si risvegliò nella sala del trono, seduto sullo scranno. Quel castello aveva origini molto lontane, costruito e vissuto da altri tempi. L’isola stessa, Mallet Island, era un luogo dimenticato e maledetto.
Gli uomini che ci avevano vissuto non erano malvagi, ma semplicemente incompresi. Quelli che potevano sembrare dei reietti si dirigevano verso una terra piccola ma libera, dove potevano praticare qualsiasi mestiere e credere in ciò che volevano. Fu così che Mundus li assoggettò, riducendoli suoi schiavi in nome di una falsa religione, che fu la stessa base per cui gli abitanti costruirono il castello.
Non si sapeva se la causa della loro morte fosse stata un sortilegio di Mundus o la loro ambizione, ma fatto stava che sparirono tutti nel nulla, senza lasciare nessuna traccia. Il Castello era maledetto, per certi versi, proprio perché nessuno lo aveva mai potuto abitare. Aveva una sua vita e cambiava di volta in volta le stanze, sempre circondate dal silenzio e dalla polvere. Era quello il portale che avrebbe fatto ritornare Mundus in vita.
Il portone si aprì, rivelando per l’ennesima volta la figura in rosso. Il cavaliere oscuro si alzò, all’esterno esplodeva un fulmine, irradiando di immagini deformi la stanza. La spada del guerriero si alzò, puntando dritta verso lo sguardo del rivale. Nemmeno il tuono, che sopraggiunse da lì a poco, poté spezzare un legame visivo così saldo. Nero Angelo decise di usare tutta la sua energia, ed in breve venne avvolto dall’esalazione della sua aura. L’elmo gli oscurava la vista, così lo disintegrò, rivelando il suo volto. Adesso poteva vedere chiaramente l’avversario che, senza aspettare oltre, lo incalzò in combattimento.
Nero Angelo parò il fendente fulmineo e furono faccia a faccia. Ma qualcosa stava cambiando intorno a loro.
Improvvisamente la sua visione venne distorta, e quello che si trovò di fronte fu un avversario diverso, almeno apparentemente. Era più giovane. Intorno a loro un fruscio costante e gocce d’acqua li stavano travolgendo. Al posto del suo spadone aveva una Katana. Entrambi si dilettarono in un velocissimo scontro tra spade, risultando impercettibili anche per la pioggia. L’ennesimo fendente incrociato li spinse uno lontano dall’altro, infrangendo l’allucinazione. Nero Angelo si sentiva spaesato, ma il suo avversario non gli lasciava tregua, sparando una sfera infuocata da uno dei suoi due guanti fiammeggianti. Il guerriero oscuro la squarciò con un pugno, e mentre il fumo si dissolveva, lo stesso accadeva per la realtà circostante. Una stanza circolare con muri spigolosi ed un pavimento varcato da strisce di luce bianca. Nero Angelo questa volta non si fece sorprendere e partì in un violento attacco. L'avversario parve come sorpreso, e fece a malapena in tempo ad intercettare il primo colpo, ma non il secondo. Un raggio di luce lo colpì dritto in faccia, facendolo inginocchiare. Nero Angelo notò un guanto artigliato nella sua mano sinistra, ma il tentato affondo del nemico lo riportò subito allo scontro. Non essendoci spazio per schivare, il cavaliere oscuro sprigionò un'ondata di energia fatta di parole maledette, che spinsero il nemico rosso dall'altra parte della stanza. L'avversario si riprese con una capriola. Entrambi si fissavano, preparandosi all’assalto finale. La sala venne distrutta ed il terreno coperto dall’acqua. Adesso si trovavano in una cascata fatiscente, circondati dalle rovine. Partirono all’attacco in una corsa all’ultimo sangue, dove ad ogni passo getti d’acqua venivano lanciati in aria. Alla fine della corsa i due eseguirono i loro affondi finali, e l’eco di qualcosa continuava a risuonare. “Dante”.
Erano ritornati nella sala del trono. L’armatura di Vergil era scalfita, ma non era niente in confronto alla ferita apportata ai danni di Dante, che intanto indietreggiava ferito. Vergil era tornato sé stesso, vittima di quel malefico sortilegio che lo aveva imprigionato per anni. Non riusciva a parlare, e prima di fare qualsiasi cosa, sentì qualcosa nel palmo della spada. Vide un amuleto, quello che gli diede sua madre. La testa gli stava scoppiando, facendogli perdere la presa dell’oggetto, caduto per terra. L’energia oscura lo aveva circondato, cancellando per sempre quel luogo maledetto da cui fuggì pieno di rimorso e paura.
Vedeva una villa, nascosta in una foresta lontana dalla civiltà. Nell’aria echeggiavano le risate dei bambini ed il profumo delle rose era costante, immerso in una natura rigogliosa e soleggiata. Una donna dai lunghi capelli dorati sedeva ordinata sotto l’ombra di un’enorme albero. Più le ci si avvicinava, più appassiva, fino a dissolversi come cenere. Al suo posto due medaglioni legati in uno.
Si risvegliò ansimante in una foresta innevata, sotto un albero gigantesco. Piuttosto che la foresta del sogno, ne sembrava l’ombra pallida. Una bufera di neve imperversava e l’aria era un coltello che troncava la gola ad ogni respiro. Vergil grugniva, mentre intorno a lui l’armatura si staccava pezzo per pezzo, andando a dissolversi sopra la neve. Era di fronte alla tomba della madre, fatta tempo addietro da lui e Dante. Si ricordava tutto.
La stanchezza era troppa per permettergli di arrabbiarsi, per quanto lo desiderasse. Era stato preso in giro, trasformato in una marionetta e privato della sua spada. Aveva voglia di uccidere chiunque in quell’istante, compreso sé stesso.
<<Se anche ci provassi, falliresti.>>
Vergil lo udì a malapena. Seduto su uno dei rami dell’albero, una figura completamente incappucciata lo stava osservando. La testa era completamente coperta, il viso in ombra. Lo stesso valeva per il corpo, circondato da stracci luridi, esclusa la penzolante gamba sinistra, ricoperta da un’armatura piena di rilievi che si perdeva all’altezza del ginocchio, divorato poi da quella moltitudine di vestiti strappati.
<<Cosa intendi dire?>> Vergil non era sorpreso. Quello era un demone, ne era sicuro, ed era loro potere leggere nella mente degli uomini, o mezzosangue che fossero.
<<Mundus non ha più controllo su di te, è stato sconfitto>>
<<Da chi?>>
<<Da tuo fratello ovviamente. Tu non sai quanto tempo è passato, è così?>>
Vergil ci pensò un attimo <<Sono fuggito poco fa dal castello>>
<<Mesi. E da più di vent’anni al servizio del signore degli inferi. Mundus è stato sconfitto e tuo fratello sta dando la caccia a tutti i suoi emissari>>
A Vergil poco interessava <<Ed in tutto questo, perché sarei destinato a fallire?>>
La figura incappucciata ghignò <<Perché sei immortale, bastardo di Sparda>>
Vergil fu colto di sorpresa <<Cosa?>>
<<Quando Mundus ti strappò l’anima ti rese possessore di un grande potere. Peccato che prima di potertene privare, tuo fratello l’abbia rispedito all’inferno. Si può dire tu sia in debito con entrambi.>> ghignando ancora.
Il figlio di Sparda era perplesso. Aveva perso la sua spada, la sua vita e la sua famiglia, eppure aveva finalmente il potere agognato. Si alzò guardando la figura incappucciata <<Per quanto riguarda la spada di mio padre… Dante ne è in possesso?>>
<<Esattamente. Ora nessuno osa sfidarlo. C’è chi parla del ritorno del demone leggendario, a vederlo combattere con quella sua aura cremisi…>> ci fu poi del silenzio <<Cosa intendi fare ora?>>
Vergil non rispose subito. Ripensò prima ai combattimenti contro il fratello ed alla sconfitta subita per mano di Mundus.
<<Avrò la mia vendetta, su tutti.>> facendo gemere la figura incappucciata di sorpresa.
<<Ma Mundus è stato sconfitto->>
<<Mundus è cibo per vermi in quella latrina demoniaca, ma fra 2000 anni ritornerà. Lo fa sempre. No, non è Mundus il mio obiettivo. Piuttosto i suoi servi. E Dante. E’ stato lui a causare tutto questo. Se non si fosse opposto al mio desiderio, niente di tutto ciò sarebbe capitato oggi. Dante la pagherà e di questo me ne occuperò personalmente. Riavrò la spada di mio padre e la lorderò del sangue di mio fratello. Questa volta non c’è niente che possa fare per fermarmi.>> dando le spalle all’albero.
<<Intendi combattere di nuovo contro tuo fratello? Alla fine è anche grazie a lui se sei immortale.>>
<<Non lo devo ringraziare di niente. Io non ho mai desiderato essere immortale. Io desidero il potere di mio padre, e Dante me lo ha strappato da sotto il naso per troppo tempo. Il mio conflitto non ti riguarda. Tu piuttosto, chi sei?>>
<<Non sono nessuno di interessante. Se proprio ti interessa, il mio nome è Vaga, ma fra non molto te lo dimenticherai. Ero un emissario di Mundus, anche perché nessuno sa più cose di me>> Vergil lo fissò male <<H-hey, ho vegliato su di te nel tempo che sei rimasto addormentato. Ora che Mundus è scomparso non voglio di certo avere contro i figli di Sparda. Spero non ci siano problemi tra noi due. Guarda, ti ho anche lasciato delle bende sopra quella tomba. Per nasconderti il viso. Intendo... il male ha lasciato il segno su di te.>> Vergil distolse lo sguardo e vide le bende. Si portò le mani al volto e tastò rughe e cicatrici. Riguardò la figura incappucciata. In passato aveva avuto alleati che poi non si erano rivelati tali. Avesse avuto la sua Katana non avrebbe esitato a fare a pezzi quel demone. Ma Dante era da qualche parte là fuori.
Partì verso l’uscita della foresta.
Determinato a riottenere la sua forza, decise di coprirsi il volto deturpato con le bende e di chiamarsi Gilver, affinché non venisse più gettato fango sul nome di Sparda. La battaglia era lontana, ma Dante l’aveva già persa. Sarebbe rimasto un solo discendente di Sparda, alla fine. Di questo, Gilver, ne era assolutamente sicuro.
La figura incappucciata lo vide allontanarsi. Ripensò alla vita di Sparda, durata migliaia di anni, e si chiese se anche i figli mezzosangue potevano sopravvivere tanto. Una volta sparito il vecchio demone, era stato facile ucciderne la moglie umana. Si sarebbe sbarazzato anche dei due ragazzini se non fossero spariti nel nulla. Si abbassò il cappuccio, rivelando una faccia bianca, di marmo. Lentamente, sulla fronte gli si aprì un terzo occhio. Vergil rivedeva il padre nel fratello, cosa che lo ossessionava. Entrambi si sarebbero combattuti, sempre, perché era quello che volevano. Ora però nessun limite umano avrebbe fermato la carneficina di Vergil. L’ultimo residuo dell’energia di Mundus sorrise, iniziando a dissolversi nel vento burrascoso. Sapeva di aver finalmente sconfitto la genia di Sparda, che ora si preparava a sparire nell’ennesimo, devastante e sanguinoso conflitto fraterno. E non c’era sensazione più dolce di quella, prima di addormentarsi.
Domanda veloce: per calcolare il punteggio finale si fa la media dei voti o la somma dei voti?
Perchè se si fa la media, me ne sbatto e non consegno così il mio punteggio non viene deturpato da votacci.
Se si fa la somma anche un 4 mi sarebbe d'aiuto per la classifica quindi consegnerei.
Guarda che in una media la divisione si fa per il numero di manches, quindi una non consegna ti conta 0, esattamente come nella somma, altro che favorirti. Non pensare al voto, scrivi se hai piacere di farlo. Nel caso di the only, se hai idee e stai scrivendo, da parte mia non ci sono problemi nel caso tu voglia uno o due giorni in più.
No Majin penso che rischierei di farvi perdere tempo inutilmente non essendo sicuro di poter concludere neanche nei prossimi giorni, nel caso servisse anche ad altri accetterei volentieri una proroga ma se l'unico ad essere in difficoltà sono io direi che potete anche chiudere la manche, di fare i salti mortali per un voto non mi va, io sono qua solo per divertirmi e migliorare il mio stile.
Anche a me servirebbero un paio di giorni extra per completare la one shot.
Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo:A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)
Vi chiedo scusa se mi prendo questo post solo per le premesse, ma la storia è veramente al limite, quindi se la mettessi qui sotto non riuscirei a farla stare nei 5 post consentiti (e già per farcela stare ho dovuto tagliare nella revisione >_<).
Dunque, so di aver scritto qualcosa di anomalo, e se sulla qualità sarete voi a esprimervi, da parte mia posso solo dirvi che spero che apprezzerete l'idea. Non ho ancora letto le altre shot, ma ho immaginato che la traccia facesse propendere per qualcosa di tragico, dunque da brava sperimentatrice ho optato per tutt'altro genere. ^^
Avete mai pensato che far ridere sia molto più difficile che far piangere? Beh, io sì. XD Questo lo dico soprattutto perché non vorrei che vi venisse spontaneo associare un testo dai toni più leggeri a un testo scritto con poco impegno. Da parte mia posso dirvi che non è assolutamente così, anzi proprio perché divertire è più difficile ho dovuto riflettere di più su tutto, a maggior ragione perché dovevo restare in tema con la traccia e creare una storia coerente (con i limiti del genere, s'intende). Insomma, sapete che mi piace sperimentare, quindi vediamo come va.
Il titolo della one shot è preso da un famoso romanzo comico-fantascientifico di Stefano Benni. Di solito non prendo i titoli dai libri che non ho ancora finito, ma in questo caso ci stava così bene che non ho resistito (leggasi: non avevo altre idee ).
BUONA LETTURA!
Terra!
Questa è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, fatti, persone e nick di giurati è puramente casuale.
In una landa mite e pacifica, dove il sole splende nel cielo, le margherite fioriscono nel prato e le caprette ti fanno ciao, un operoso contadino carica la paglia sul retro della propria Chevrolet. È nervoso, perché la settimana scorsa sua moglie se n’è andata con l’idraulico portandosi dietro i bambini, ma la cosa che più lo fa imbestialire è che di tutto questo non gliene può fregare di meno a nessuno.
Mentre è perso nelle proprie elucubrazioni, un rumore dall’alto attira la sua attenzione. Un oggetto volante non identificato sta infatti per schiantarsi al suolo.
L’impatto sbalza il contadino all’indietro, e poco distante si forma un’enorme voragine. L’uomo allora prende il fucile e si avvicina al punto dell’atterraggio. «Oh, un meteorite!» esclama osservando la scena. «Strano, quelli che si vedono in televisione non sono mai tondi, bianchi e con un oblò sul davanti, ma si sa che a volte nei documentari non sono realistici.»
Il portello dell’oblò si apre, rivelando una figura dalle fattezze umane. Il nuovo arrivato si guarda intorno, il vento che gli scompiglia la lunga chioma spigolosa, poi scoppia in una sonora risata. «Finalmente sono arrivato!» dice, e si massaggia le spalle. «Non ne potevo più di stare dentro quel coso, perché non ne fanno di un po’ più grandi? Capisco che Vegeta ci stia bene, per le sue dimensioni è una villa, ma ogni tanto bisognerebbe tener conto anche degli altri!»
Un improvviso brusio esce dall’apparecchio che porta all’occhio. «Guarda che ti ho sentito, idiota!»
L’alieno sussulta. «Ops! Scusa, principe, mi dimentico sempre di spegnere lo scouter.»
«La prossima volta dimenticati anche di usare la lingua, allora.»
«D’accordo, d’accordo» dice il nuovo arrivato, e non appena torna a guardarsi intorno si accorge che un tizio lo sta fissando. «E tu che diavolo vuoi?»
Il contadino trema e gli punta contro il fucile. «N-non muoverti!»
L’altro si esibisce in un ghigno. «Vorresti farmi paura, per caso?» La sua mano si avvicina allo scouter e preme un pulsante. «Tsk! Livello di combattimento 5! A quanto pare ci sono solo delle nullità in questo pianeta chiamato… com’è che si chiama?»
«Terra» risponde il contadino.
«Terra, giusto. Comunque, dicevo, credi davvero di poter competere con me? Immagino che tu non lo sappia, ma io sono Radish, uno degli ultimi sopravvissuti della gloriosa razza saiyan! Il mio arrivo su questo pianeta segnerà l’inizio di una nuova saga!»
Il contadino inarca un sopracciglio. «Non si dovrebbe dire “di una nuova era”?»
Radish gli lancia uno sguardo omicida. «Mia madre diceva sempre “di una nuova saga”, quindi io dico così e te lo fai piacere!»
Il contadino si gratta la testa con il fucile. «Ma così sembra che tu stia parlando di un’opera di fantasia.»
Il saiyan afferra il contadino per la camicia. «Senti, io ho sempre ragione, chiaro?»
L’altro annuisce tremante.
Radish lo lascia andare. «Piuttosto, come ti chiami?»
L’uomo abbassa lo sguardo. «Tutti mi chiamano Contadino.»
«Tsk! Non ti ho chiesto come ti chiamano gli altri, ma il tuo vero nome!»
Contadino sospira. «Non ha importanza, tanto nessuno se lo ricorda mai» dice, e sul suo volto appaiono delle lacrime. «Il fatto è che nessuno si preoccupa mai per me! La mia vita non interessa a nessuno, è come se io fossi nato per essere una semplice comparsa! Ma non è giusto, anch’io ho dei sentimenti, anch’io provo delle emozioni, anch’io ho una storia da raccontare!»
Radish lancia un ki blast e lo polverizza. «Ma che peccato.»
Nel frattempo, in un pianeta lontano, due orgogliosi guerrieri camminano tra le macerie di una città.
«Ehi, Vegeta?» dice il più possente.
«Che vuoi, Nappa?»
«Stavo pensando…»
Vegeta sospira. Non è mai un buon segno quando il suo compagno esordisce affermando di pensare.
«… insomma, Vegeta, come fanno gli scouter a ricevere anche dalla Terra? Non per dire, ma siamo a un anno di distanza, e poi pensavo che quegli aggeggi per funzionare avessero bisogno di antenne specifiche, e non è possibile che su quel pianeta ce ne siano!»
Il principe dei saiyan incrocia le braccia. «Come al solito poni delle questioni stupide, Nappa. È ovvio che gli scouter siano una tecnologia estremamente avanzata, dato che la nostra razza li prese direttamente dagli tsufuru.»
Nappa si ferma. «Ah, ma quindi secondo te sono esistiti veramente?»
«Chi?»
«Gli tsufuru. Non sono filler che ci raccontavano da piccoli per farci addormentare?»
«Vuoi dire “favole”?»
«Sì, scusa. Mia madre li chiamava sempre “filler”.»
Vegeta fa spallucce. «Le madri saiyan hanno sempre strani modi di dire» dice. «Comunque no, non sono favole, e anche se lo fossero la cosa in questo momento mi interessa quanto il destino di Radish.»
«Davvero? Allora farò subito una ricerca su di loro!»
Il principe sospira. «Come al solito capisci sempre tutto, Nappa.»
Nella solitudine di un grande deserto, un valoroso guerriero dalla pelle verde ha avvertito un’aura di incredibile potenza.
«Ma chi può essere?» si chiede. «Non sarà mica Goku!»
Ma per sua fortuna, anzi, sfortuna, non è lui.
Il nuovo arrivato lo scruta con attenzione. «Per la coda di mia madre, che ti è successo, Kakaroth?»
«Eh?»
«Non sei molto simile a come ti ricordavo. Hai mangiato qualcosa di strano? E dove le hai prese quelle antenne?»
Il guerriero verde incrocia le braccia. «Non vorrei dire una sciocchezza, ma ho come l’impressione che tu mi stia scambiando per qualcun altro.»
Radish tira un sospiro di sollievo. «Meno male, mi stavo preoccupando.»
Il guerriero del deserto stringe i pugni. «Beh, in ogni caso, hai idea di chi hai di fronte? Io sono il nuovo Grande Mago Piccolo!»
Il saiyan inarca un sopracciglio. «Ah sì? Senti, non so chi diavolo ti abbia dato questo nome, ma mi fa un po’ impressione chiamarti “Grande” e “Piccolo” allo stesso tempo. Quindi le soluzioni sono due: o ti fai chiamare “Mago”, il che potrebbe farmi dubitare che tu sia un guerriero, oppure ti scegli uno dei due aggettivi. Ovviamente, come ogni uomo virile che si rispetti, immagino che opterai per Grand…»
«Piccolo» lo interrompe il namecciano deciso.
«O-ok, come vuoi, non sono venuto qui per giudicare le tue dimensioni. Piuttosto, dimmi dove posso trovare Kakaroth.»
Piccolo lo fissa. «Non so di chi parli.»
Sul volto di Radish si disegna un ghigno. «Stai cercando di proteggerlo, non è vero?»
«No, non so veramente di chi parli.»
«Questo lo vedremo!» esclama il saiyan, e scatta in avanti per poi sferrargli un pugno in volto.
Piccolo cade a terra. «Maledizione!»
«Allora, mi dici dov’è Kakaroth?»
Il namecciano sputa sangue. «Ti ho detto che non so chi sia, idiota!»
«Tsk, lo sai benissimo, invece, è che non vuoi dirmelo!» Radish solleva Piccolo per il mantello e gli sferra una ginocchiata nello stomaco. «Allora, dov’è?»
«Se lo sapessi te lo direi!»
«Accidenti, sei davvero un alleato affidabile per lui.» Il saiyan lo tempesta di pugni. «Allora, ti decidi a parlare?»
«N-non hai capito un accidenti» farfuglia Piccolo tra un colpo e l’altro. «Io non conosco nessun Kakaroth!»
«Sì, sì, dicono tutti così, poi però quando sono in fin di vita parlano.»
«Magari perché loro lo sanno davvero!»
Radish dà a Piccolo una gomitata alla schiena che lo fa cadere prono a terra. «Dimmi dove si trova o ti ammazzo» dice, la mano aperta puntata verso di lui.
«Ma non lo so, razza di idiota!» esclama Piccolo con le ultime forze.
In quel momento lo scouter rileva una grande potenza. «Ci siamo!» esclama Radish. «Distanza 12909! Lì c’è l’aura più potente di questo pianeta chiamato… com’è che si chiama?»
«Terra?» farfuglia Piccolo agonizzando.
«Terra, giusto. Dicevo, questa è l’aura più potente, quindi dev’essere Kakaroth!» Radish balza verso l’alto e si allontana in volo.
Piccolo sputa altro sangue. «L’aura più potente del pianeta? E che diamine, non poteva dirmi subito che intendeva Goku? Figuriamoci se gliel’avrei nascosto!»
È una giornata serena alla Kame House. I gabbiani volano sull’acqua e le onde s’infrangono sulla riva.
Un enorme grido, tuttavia, rieccheggia per l’isola.
«Tuo figliooo?!»
Son Goku, guardando i suoi amici di vecchia data, si gratta la testa. «Sì, lui è mio figlio, perché?»
Il maestro Muten sorride. «Ma guarda un po’, il nostro Goku si è dato da fare!»
Bulma si avvicina al bambino. «Incredibile» dice, e gli accarezza la testa. «Ma come hai fatto a, ecco…»
«Cosa?» domanda Goku.
«Niente, lascia stare.»
Crilin, nel frattempo, si è appartato in un angolo e si è messo a dondolare come una palla mormorando “perfino Goku ha perso la verginità prima di me.”
Bulma lo guarda. «E dai, Crilin, non essere avvilito! Vedrai che un giorno troverai una donna molto più bella di Chichi!»
Crilin le lancia uno sguardo assassino. «Smettila di prendermi in giro, sai anche tu di aver appena sparato la balla del secolo!»
«Hai ragione, ma volevo essere gentile.»
Il giovane le dà le spalle. «Non sei divertente.»
«Ehi, sorellina.»
La ragazza bionda stesa sul lettino metallico guarda il fratello sdraiato accanto a lei. «Dimmi.»
«Tu sposerai un uomo bello e affascinante come me, vero?»
Lei sorride. «Ovviamente.»
Un vecchio si avvicina sbuffando. «La piantate di blaterare, voi due? Così non riesco a farvi i test per trasformarvi in cyborg!»
«D’accordo, dottor Gero» rispondono in coro.
Radish atterra di colpo sull’isola.
«Kakaroth! Finalmente ti ho trovato!»
Goku lo guarda sbattendo le palpebre. «E tu chi sei?»
Radish sbuffa. «Oh, senti, stavolta non mi fregate, ti riconosco benissimo!»
«Ehm, ok, ma continuo a non capire chi sei.»
Il saiyan dai capelli lunghi stringe i pugni. «Maledizione, Kakaroth, si può sapere che hai combinato in questi anni? Hai dimenticato gli ordini? Perché non hai sterminato tutti gli abitanti di questo pianeta chiamato… com’è che si chiama?»
«Terra?»
«Terra, ecco. Perché sono ancora tutti vivi?»
Goku lo fissa stupito. «Non capisco di cosa parli.»
«Smettila di fare il finto tonto, Kakaroth!»
«Io non mi chiamo così, il mio nome è Son Goku.»
«Sì, certo, e io sono Babbo Natale.»
«Molto piacere.»
Le tempie di Radish iniziano a pulsare. «Non prendermi in giro, idiota! Si può sapere che ti è successo? Hai sbattuto la testa da piccolo, per caso?!»
Il maestro Muten avanza di un passo. «In effetti, ora che ci penso, molti anni fa Son Gohan mi raccontò una storia. Mi disse di aver trovato un bambino abbandonato dotato di una forza straordinaria, e di averlo portato con sé. Quel neonato era molto vivace ed era impossibile riuscire a educarlo, ma un giorno sbatté la testa violentemente e divenne docile e gentile.»
Goku spalanca gli occhi. «Ero io quel bambino?»
Muten lo fissa. «No, guarda, era tuo cugino.»
«Ah, meno male!»
Radish pesta un piede da terra. «Insomma!» sbotta. «Kakaroth, se non ti ricordi chi sei, ti rinfrescherò io la memoria! Innanzitutto, tu non sei un terrestre!»
«Oh, era ora!» esclama Bulma. «Finalmente una spiegazione logica al fatto che abbia la coda. Non per dire, eh, ma è da quando l’ho incontrato che la trovo strana, eppure lui ha sempre cercato di farmi credere che fosse normale. Ma dai, era ovvio che fosse un alieno!»
Crilin si porta una mano al mento. «Quindi il fatto che questo mondo sia abitato da maiali parlanti, umani con tre occhi, sirene e gente senza naso non ti è mai sembrato altrettanto strano?»
«No, perché dovrebbe?»
Radish irrigidisce i muscoli. «Volete piantarla di ignorarmi?!» grida. «Kakaroth, tu appartieni alla razza saiyan, una delle più forti e spietate dell’universo. Invece di startene qui a fare la bella vita, avresti dovuto uccidere chiunque ti si trovasse di fronte e sterminare completamente gli abitanti del pianeta… come hai detto che si chiama?»
«Terra!»
«Terra, sì, Terra. Diamine, dovrei scrivermelo sul braccio. Hai capito, comunque?»
Goku scuote la testa. «Non credo a una sola parola di quello che stai dicendo! Io sono un terrestre!»
«Tsk, non dire assurdità» dice Radish, e sul suo volto si disegna un ghigno. «Sai, ti conviene aprire bene le orecchie, perché ho una confessione molto importante da farti.» La sua cintura pelosa si sfila e si scopre che è una lunga coda. «Kakaroth, io sono tuo padre!»
Una raffica di vento attraversa il paesaggio devastato di un pianeta lontano.
«Oh, no.»
«Che c’è, Nappa?»
Il saiyan pelato si sbatte una mano sulla fronte. «L’ha fatta di nuovo.»
Vegeta inarca un sopracciglio. «Non dirmelo: la battuta del padre?»
Nappa sospira. «Non l’ha capito che ormai non è più divertente?»
Il principe incrocia le braccia. «Che possiamo farci, quello quando si prende una fissa è irremovibile.»
«Va beh, vado a mangiarmi qualche alieno.»
«Buona idea.»
Il terrore si diffonde alla Kame House.
«Mio padre?!» esclama Goku.
«Scusa, ma non sei un po’ troppo giovane?» domanda Bulma.
Radish scoppia a ridere. «Ah, povera illusa! Noi saiyan siamo una razza guerriera, per poter combattere al meglio restiamo giovani più a lungo.»
«Cosa?!» sbraita la donna. «Che razza di mostri!»
Crilin le mette una mano sulla spalla. «Scusa, ma che ti importa? Loro sono nello spazio, mica li vedi.»
Bulma incrocia le braccia. «Non lo so, ho l’impressione che la cosa un giorno mi darà parecchio fastidio.»
Radish scoppia a ridere di nuovo. «Ehi, guardate che scherzavo! Non sono il padre di Kakaroth, ma suo fratello maggiore!»
Muten annuisce. «Ah, ecco, ora tutto ha più senso.»
«Quindi scherzavi anche sull’invecchiamento ritardato?» domanda Bulma.
«No, lì ero serio.»
«Stronzo.» Bulma si rifugia nello stesso angolo in cui Crilin si stava autocommiserando e si accuccia imbronciata.
«Allora, Kakaroth, vuoi unirti a me?»
Goku si mette in posizione di combattimento. «Mai! Io non ho intenzione di uccidere nessuno!»
Radish ghigna. «Come sarebbe a dire? Sei un saiyan, non puoi fare a meno di lottare. Purtroppo siamo rimasti solo in quattro, ma se ti unirai a noi potremo conquistare svariati pianeti e rivenderli a prezzi vantaggiosi.»
«Vattene! Non mi interessano i tuoi discorsi!»
«E se rapissi tuo figlio?»
Radish avanza verso il piccolo Gohan.
«Ehi, Vegeta, hai sentito?» Nappa, seduto su una roccia, addenta il dito di un alieno morto. «Kakaroth ha un figlio.»
«E quindi?» Vegeta, di fianco a lui, continua a mangiare cadaveri indisturbato.
«E quindi questo può significare una sola cosa: la razza terrestre e quella saiyan sono compatibili!»
«Geniale. Davvero, non ci sarei mai arrivato senza il tuo aiuto.»
Nappa si gratta la testa pelata. «Eh eh, grazie, Vegeta, non c’è bisogno di farmi i complimenti» dice, e strappa altra carne dal braccio che ha in mano. «Piuttosto, stavo pensando…»
Vegeta sospira. Due volte in una giornata? Brutto segno.
«… insomma, non è che magari la donna di Kakaroth è attraente?»
Vegeta inarca un sopracciglio. «Nappa, vuoi sapere la verità? La cosa mi interessa quanto sapere se tu sei calvo o rasato.»
Nappa sorride. «Oh, davvero? Sono rasato, ovviamente, anche se ogni volta è dura trovare il tempo per dare una ripassata alla testa!»
«Come al solito capisci sempre tutto.»
«Eh già!» Il saiyan possente si porta una mano al mento. «Comunque davvero, sono curioso di sapere cosa potrebbe spingere un saiyan di razza pura ad accoppiarsi con una nullità terrestre.»
«Nappa, dannazione, sto mangiando!» Vegeta azzanna la gamba di un alieno. «Risparmiami certe porcherie. È evidente che Kakaroth ha delle abitudini alquanto rivoltanti.» Il principe strappa l’alluce del cadavere e se lo mette in bocca.
«Hai ragione, è davvero disgustoso.» Il saiyan pelato mastica un orecchio giallo. «Per fortuna è solo un guerriero di infimo livello. Pensa se a fare figli con una terrestre fosse un saiyan di stirpe reale.»
Vegeta sputa l’alluce per terra. «Vuoi farmi vomitare o cosa?!»
L’altro sorride. «Beh, se un giorno dovesse accadere una cosa del genere, spero di non campare abbastanza per vederlo.»
«Tsk, puoi stare tranquillo, Nappa. Il giorno in cui accadrà io sarò stato sconfitto da un guerriero di classe inferiore.»
«Ah ah, questa è bella, amico!» Nappa getta l’osso di una coscia e alza lo sguardo al cielo. «Però, davvero, chissà cos’ha di speciale la donna di Kakaroth.»
«Etchù!»
Lo Stregone del Toro si avvicina alla figlia. «Che succede, tesoro? Qualcuno sta parlando di te?»
Chichi gli lancia uno sguardo fulminante. «No, papà, non vedi che ho l’influenza?!»
L’uomo si accorge che la donna è piena di coperte, ha il naso rosso, una borsa dell’acqua calda in testa, un termometro in bocca e trema come una foglia. «Hai ragione, Chichi, scusa!»
Lei distoglie lo sguardo. «Ma con che razza di uomini vivo in questa casa?»
Nel frattempo, alla Kame House, Radish ha rapito Gohan e se n’è andato dall’isola imponendo al fratello un terribile riscatto: uccidere cento terrestri entro il giorno seguente.
«Maledizione!» Goku colpisce il terreno con le mani chiuse a pugno. «La coda sarebbe il suo punto debole, ma da solo non posso riuscire a prendergliela!»
«Possiamo aiutarti noi» dice Crilin. «Lo terremo distratto e tu gliel’afferrerai.»
«Giusto, proveremo a darti una mano» interviene Muten.
«Ma come farete a rintracciarlo?» domanda Bulma.
Goku si volta verso di lei. «Hai il radar del drago?»
Bulma. «Giusto! La sfera dalle quattro stelle sul cappellino di Gohan!»
«Sì, ma hai il radar del drago?»
«Ovviamente.» Bulma lo estrae e lo consegna all’amico.
Goku si gratta la testa. «Urca, io l’avevo chiesto solo per sicurezza, non pensavo che ce l’avessi davvero qui! Insomma, che te ne fai?»
Bulma diventa rossa. «Affari miei!»
Crilin si mette a sghignazzare. «Scommetto che volevi radunare le sfere per esprimere un desiderio di consolazione per aver litigato con Yamcha.»
Il volto della donna s’infiamma. «Beh, si dia il caso che io in tutti questi anni non abbia ancora espresso il mio vero desiderio!»
Goku sbatte le palpebre. «Uh, davvero? In effetti una montagna di fragole è un ottimo modo per consolarsi!»
«Non quel desiderio, idiota!» sbotta Bulma. «E poi, scusate, ma vi sembra il caso di chiedermi queste cose ora? Non avremmo qualcosa di più importante a cui pensare, per esempio un fratello malvagio sbucato dal nulla che ha rapito un bambino e vuole sterminare tutti i terrestri?»
«In effetti hai ragione» dice Goku. «Meglio darsi una mossa.» Alza lo sguardo al cielo e chiama la nuvola d’oro.
Crilin guarda Bulma. «Se dovessimo morire, ci resusciterai con le sfere del drago?»
«Certo» risponde la donna.
Il pelato inarca un sopracciglio. «Ehm, noi per te abbiamo la priorità rispetto al tuo desiderio, vero?»
«Insomma, fidatevi! Vi farò tornare in vita sicuramente» dice Bulma. “Ma deciderò io quando”, pensa.
«Mi dispiace, ragazzi,» interviene Goku, «Dio mi ha detto che il drago non può esprimere due volte lo stesso desiderio. Voi siete già morti, dunque non potrete più tornare in vita.»
«Eh?!» Il corpo di Crilin si pietrifica.
«Mi aiuterai lo stesso, vero?»
Crilin non si muove.
«Ehi, ci sei?»
Crilin non si muove.
«Amico?»
Crilin torna in sé. «M-ma certo, non c’è neanche bisogno di chiederlo!» esclama, e si gratta la testa ridendo in modo nervoso.
«Sicuro?» domanda Goku perplesso.
«Sicurissimo!»
«Bene, allora andiamo!» esclama il saiyan, e sale sulla nuvola in attesa degli altri.
Bulma lancia una capsula a terra facendo uscire un jet volante. Lei e Muten salgono subito, mentre Crilin si blocca davanti alla portiera.
«Che c’è?» gli chiede il vecchio maestro.
Crilin si guarda intorno. «Non so perché, ma ho l’impressione che a questo punto sarebbe dovuto arrivare un nuovo alleato fortissimo.»
Muten sospira. «Senti, Crilin, lo so che io e te non ce la faremo mai, ma questa è la scusa peggiore che abbia mai sentito per disertare una lotta.»
Crilin stringe i pugni. «Uffa.»
Nella solitudine del grande deserto, i lamenti di un guerriero dalla pelle verde si mescolano al vento.
«Maledetto essere dai capelli a istrice, giuro che appena mi riprendo ti ammazzo, a costo di dovermi alleare con Goku!»
Piccolo guarda il proprio corpo agonizzante a terra. «Dannazione, ma quanto ci mettono ‘ste ferite a guarire?»
Muten esce dal jet volante e mette una mano sulla spalla di Crilin. «Senti, figliolo, capisco che tu non ne abbia minimamente voglia, ma dato che finiremo comunque ammazzati, non potresti quantomeno far finta di voler combattere al fianco del tuo migliore amico?»
Crilin sbuffa. «Eh, la fai facile tu, tanto ormai la tua vita l’hai vissuta! Io invece ho ancora un’intera esistenza davanti!»
Muten sorride. «E dai, Crilin, parliamoci chiaro: che esistenza pensi di avere?» gli chiede. «Suvvia, pensaci un po’: non hai niente da perdere, lo sai benissimo. Cosa vuoi mai che ti riservi il futuro di tanto eccitante?»
La ragazza bionda esce dalla doccia e indossa un accappatoio.
«Hai sentito, sorellina?» le dice il fratello entrando in bagno. «Il dottor Gero ci doterà di energia inesauribile!»
«Davvero?» La ragazza scruta il suo corpo sotto il panno. «Questo significa che potrò…»
«Combattere all’infinito, esatto!»
«Non stavo pensando proprio a quello, ma immagino che sia lo scopo principale.»
Il fratello inarca un sopracciglio. «A volte sei davvero pervertita, sai?»
Crilin fa un lungo sospiro. «Hai ragione, maestro, la vita non mi riserverà nulla di buono. Userò le mie capacità per combattere fino all’ultimo contro il male.»
«Questo è il mio ragazzo!» esclama Muten. «Coraggio, sali a bordo!»
«E-ehm.» Bulma dà un colpo di tosse. «Scusate se ve lo faccio notare, ma mentre voi continuavate a discutere Goku se n’è andato da solo.»
I due puntano gli occhi verso il cielo.
«Quel ragazzo è sempre impaziente di combattere» dice Muten.
In una landa mite e pacifica, dove il sole splende nel cielo, le margherite fioriscono nel prato, le caprette ti fanno ciao e il pulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio, e il pulcino pio…
«Ebbasta!» Radish disintegra il volatile con un ki blast. «Ho capito che prima o poi sarebbe morto comunque, ma è la cosa più fastidiosa che abbia mai sentito!»
Il piccolo Gohan, poco lontano, osserva la scena con gli occhi spalancati.
«Che hai da guardare, moccioso?» gli chiede Radish.
«Ha ucciso un essere innocente, signore» risponde il bambino.
«Sì, lo faccio da quando sono nato. La cosa ti disturba?»
Gohan non risponde.
Radish si porta una mano al mento e lo scruta con attenzione. «Sai, ho come l’impressione che ci sia qualcosa di strano in te. Io ti ho rapito con la forza e ti ho dato prova della mia potenza, quindi perché non stai piangendo come tutti i mocciosi?»
«Perché ho letto molti libri, signore» risponde il bambino. «La mamma dice che gli altri bambini di solito ci cascano, ma io so che non ho nulla da temere.»
Radish inarca un sopracciglio. «Sui libri c’è scritto di non aver paura di me?»
«No, c’è scritto che lei non esiste.»
«Eh?!»
«È vero, signor Babbo Natale.»
Radish si sbatte una mano sulla fronte.
«Non ha detto di chiamarsi così, signore?»
«Maledizione. Capisco da chi hai ereditato il cervello tu, ma da chi l’ha preso tuo padre?»
Gohan solleva il dito indice. «D’altronde è ovvio che quella di Babbo Natale sia solo una tradizione, dato che non è possibile che lui riesca in una notte a volare per il mondo intero.»
Radish torna a fissarlo. «Non è possibile, dici? Tsk! E io cos’ho appena fatto, scusa? Ho percorso un sacco di chilometri in pochissimo tempo, quindi è ovvio che avendo addirittura un’intera notte potrei percorrere ogni zona del pianeta!»
Gohan sbarra gli occhi. «Questo vuol dire che… Babbo Natale esiste, e io sono stato rapito da lui!» Il bambino scoppia a piangere in modo rumoroso.
«Piantala, maledetto moccioso!» Radish lo afferra dietro il collo e lo rinchiude nella navicella. «Per la coda di tua nonna, era meglio non rivolgerti la parola!»
Il saiyan puro si allontana di qualche passo, quando lo scouter inizia a suonare. «Ma cosa…?!» esclama, e si volta con gli occhi sbarrati nella direzione in cui si trova il suo mezzo. «Forza combattiva 710?! Com’è possibile?» Radish si avvicina all’oblò e vede che il bambino sta imprecando contro una console portatile. «Che idiota, mi sono spaventato per niente. Ovviamente questo scouter è rotto» dice, e si tasta l’oggetto all’occhio. «Figuriamoci se quel moccioso è in grado di scatenare una forza simile solo per essersi arrabbiato con un videogioco.» Apre la navicella e scruta il bambino.
«Ha bisogno, signore?» gli dice Gohan.
Radish osserva quello che ha in mano. «A che diamine stai giocando?»
Il piccolo sorride. «English Learning. È molto divertente, ma quando non riconosce le lettere fa davvero innervosire.»
«Che schifo, non hai qualcos’altro?»
«Sì, ho anche il gioco dei cruciverba.»
«Qualche picchiaduro?»
Gohan spalanca gli occhi. «Assolutamente no, signore! La mamma non vuole che veda degli scontri di arti marziali, né veri né finti!»
Radish sbuffa. «Che seccatura. Per passarmi il tempo volevo proporti di scambiare la tua console con il mio scouter rotto, ma vedo che non è una buona idea.»
«Perché no, signore? Con English Learning il tempo vola!»
«Tsk. Lascia stare, piuttosto dammi il gioco dei cruciverba.» Radish sta per togliersi lo scouter dall’orecchio, quando questo capta un livello potente. «E adesso che succede? Maledizione, l’ho detto che è rotto.»
Poco dopo, non molto lontano, si sente gridare: «Dove sei, Babbo Natale? Vieni fuori se ne hai il coraggio!»
Radish sospira. «Io sono figlio unico.»
Son Goku, appena atterrato nella zona desolata, si guarda intorno con apprensione.
«Sono qui, idiota» gli dice Radish raggiungendolo.
Goku lo fissa stringendo i pugni. «Maledetto! Dove hai nascosto mio figlio?»
Radish scoppia in una sonora risata. «Cioè, fammi capire, e secondo te dovrei pure dirtelo? Ma dai, Kakaroth, potrei mai essere così stupido?» dice, e continua a ridere. «Comunque l’ho rinchiuso nella navicella.»
«Grazie.» Goku si avvicina al luogo in cui si trova Gohan e lo rincuora.
«Allora, Kakaroth, si può sapere cosa sei venuto a fare? Hai già ammazzato i cento abitanti di questo pianeta chiamato…»
«Terra!»
«E dai, magari stavolta mi sarebbe venuto in mente! Comunque, li hai ammazzati?»
Goku torna di fronte al fratello e si mette in posizione da combattimento. «Mi sembrava di averti già detto che non ho intenzione di uccidere persone innocenti.»
«D’accordo, allora muori!» Radish si lancia verso di lui con un balzo, ma il fratello mette una mano tesa davanti a sé.
«Alt! Stop! Aspetta!»
Il saiyan maggiore si blocca a mezz’aria. «Beh, che c’è?»
«Non posso combattere così, devo prima liberarmi dei pesi!»
«Eh?»
«Ma sì, dai, i vestiti pesanti che indosso sempre per tenermi in allenamento!»
Radish scoppia a ridere di nuovo. «Ah, ma certo! E secondo te io adesso aspetto pure che tu te li tolga? Non per dire, eh, ma non mi pare la cosa più sensata lasciare che i miei avversari facciano i loro comodi!» esclama, poi atterra e incrocia le braccia. «Allora, hai finito?»
«Non ancora.»
«Ok.»
Goku finisce di togliersi gli stivali, poi saltella per sgranchirsi i muscoli. «Bene, ora puoi andare!»
Radish scatta verso di lui e lo atterra con un pugno. Goku si rialza e schiva un calcio diretto al volto, ma quando prova a ribattere viene colpito da una ginocchiata allo stomaco. Il fratello maggiore rincara la dose con un diretto al naso, poi lo solleva per i capelli e lo lancia in aria.
«Devi fare di meglio, fratellino» dice Radish, e con la mano aperta scarica un ki blast sull’avversario che riempie il luogo di fumo.
«Ehi, Vegeta.»
«Che diavolo vuoi adesso?»
I due saiyan raggiungono il luogo dove si trovano le loro navicelle.
«Stavo pensando…»
«E ti pareva.»
«… il moccioso di Kakaroth ha English Learning, ma anche i nostri scouter sono dotati di un programma di apprendimento della lingua inglese! L’hanno inserito per insegnarci le espressioni più frequenti, lo sapevi?»
Vegeta incrocia le braccia. «No, non lo sapevo, ma la cosa mi interessa quanto sapere se con i tuoi baffi fai colpo sulle donne o no.»
«Oh, davvero? Certo che faccio colpo, non l’hai mai notato?»
«Come al solito capisci sempre tutto, Nappa.»
«Davvero, i baffi sono un’arma di seduzione irresistibile! Dovresti farteli crescere anche tu.»
Le tempie di Vegeta pulsano. «Che cosa?! Tsk! Il giorno in cui questo accadrà l’intero universo originario a cui apparteniamo avrà già cessato la sua naturale esistenza!»
«D’accordo, d’accordo, però secondo me staresti bene.» Nappa accende lo scouter. «Vuoi sentire il programma, allora? Non ci capisco niente, però secondo gli ordini dovremmo ascoltare e ripetere. È un corso intensivo, ci sono solo le espressioni che ci servono davvero.»
Dall’oggetto del saiyan possente esce una voce femminile che dice: “Listen and repeat.”
«Listen and repeat» dice Nappa.
“The warrior is on the planet.”
«The warrior is on the planet.»
“Damn!”
«Damn!»
“Dammit!”
«Dammit!»
“Aaahhh!”
«Aaahhh!»
“Bloody hell!”
«Bloody hell!»
“He’s too powerful!”
«He’s too powerful!»
“What does the scouter say about his power level?”
«What does the scouter say about his power level?»
“It’s over nine thousand!”
«It’s over nin…!»
«Questo credo che dovrei dirlo io» lo interrompe Vegeta.
«Ops, scusa.»
Nel frattempo, sulla Terra, uno spietato guerriero giunto dallo spazio sta schiacciando le costole di suo fratello minore con il piede.
«Allora, Kakaroth, come ci si sente a essere massacrati?»
«N-non è giusto» farfuglia lui sputando sangue. «Prima avrei dovuto prenderti la coda!»
Un bambino dagli occhi a palla che passeggia all’orizzonte punta l’indice contro Goku e dice: «Ha-ha!»
«È la tua fine, fratellino!» Radish prepara il colpo di grazia, ma all’ultimo momento lo scouter rileva un’enorme potenza.
La navicella lì vicino viene distrutta, rivelando un furiosissimo Gohan.
I due fratelli sgranano gli occhi.
«Ehi, moccioso, che ti prende?» chiede Radish, il corpo che trema. «English Learning ti dà ancora problemi?»
Gohan fissa il piede del saiyan sul corpo di Goku.
«Quello è il mio papà.»
Radish osserva il fratello a terra con le costole rotte. «Oh, beh, lo so. Ma non farci caso, queste sono faccende da grandi!» esclama, e torna a guardare il bambino. «Tu continua pure a giocare, non badare a noi!»
«Lascialo stare» sibila Gohan, gli occhi in fiamme.
Radish inizia a sudare. «A-allora il tuo gioco non funziona più, eh? Ma guarda un po’, ho giusto la soluzione che fa per te! Un programma di inglese intensivo, progettato apposta dall’esercito di cui faccio parte!» Il saiyan accende lo scouter.
“Listen and repeat.”
Gohan stringe i pugni e i suoi occhi continuano a bruciare. «Lascia stare mio padre!»
Radish porta le mani avanti. «Aspetta, moccioso!»
Il bambino inizia a correre in avanti con incredibile potenza.
“Your planet didn’t explode because of a meteorite. It was Freezer’s fault.”
«Che?!» Radish non fa in tempo a riflettere sulla frase, perché Gohan lo colpisce al petto con la testa, mozzandogli il fiato. Lo scouter scivola dal suo orecchio e cade a terra rompendosi lo specchietto.
Gohan atterra sull’erba. «Papà!» esclama, e corre verso il padre.
Goku gli sorride. «Figliolo, ma come hai fatto? La mamma non ha mai voluto farti assistere a incontri di arti marziali! Dove hai imparato a dare testate allo sterno?»
Gohan sbatte le palpebre. «In una replica dei Mondiali 2006.»
Il padre si gratta la testa. «Ah, giusto…»
Poco lontano, nel cielo azzurro, gli amici di Goku stanno cercando di raggiungerlo a bordo di un jet volante.
«… e allora Leela di Futurama si avvicina a Tenshinhan e gli dice: “Noi due dobbiamo parlare a quattr’occhi!”»
Muten scoppia a ridere. «Ah ah, bellissima, Crilin!» esclama. «Dai, raccontane una più sconcia!»
Bulma, alla guida del mezzo, si porta una mano al mento. «A proposito di Tenshinhan» esordisce, guadagnandosi l’attenzione degli altri. «Perché non siamo andati a chiamarlo?»
Crilin sbatte le palpebre. «Eh? Ormai è tardi, Goku ha bisogno di aiuto subito!»
«Questo l’ho capito,» dice Bulma, «ma perché non l’abbiamo chiamato prima che lui andasse da solo? Insomma, avevamo un giorno di tempo, avremmo potuto organizzarci meglio, non pensate? Avremmo potuto rintracciare i nostri amici guerrieri, magari perfino Dio. Non che mi intenda di arti marziali, ma non ci vuole uno stupido per capire che in questo caso più si è meglio è.»
A bordo del jet volante cala il silenzio.
Bulma preme un pulsante, e da uno sportello esce una grossa bandiera con scritto FAIL.
Nella landa desolata, intanto, Radish si riprende dal colpo e recupera lo scouter. «Dannazione, si è rotto!» esclama. «È proprio vero che a volte a chiamare la sfiga te la ritrovi sul serio!» Il saiyan controlla meglio l’oggetto e si accorge che le uniche funzioni attive sono la trasmittente e il corso d’inglese.
L’uomo si guarda intorno e si accorge che Goku e Gohan sembrano spariti.
«Dove siete, codardi?!» urla, e li cerca spostandosi da una zona all’altra del terreno, senza successo. Sta già per arrendersi, quando una voce nel cielo alle sue spalle attira la sua attenzione.
«Kaaameee… Haaameee…»
Radish si volta di scatto e si accorge che Goku sta caricando un potente colpo energetico. «Ehi, eccoti qui!»
«… Haaa!» Goku fa partire il suo attacco contro il fratello, ma quest’ultimo ne crea uno a sua volta dalla mano.
Le due onde di energia si scontrano in mezzo al loro tragitto.
«Che razza di idiota che sei, Kakaroth! Per quale motivo ti sei messo a gridare il nome dell’attacco? Con lo scouter fuori uso mi avresti colto di sopresa!»
I due continuano a dare forza al proprio colpo.
«Mi spiace, Babbo Natale, ma non ho l’abitudine di attaccare gli avversari alle spalle!»
Radish fa forza sulle gambe nel terreno. «Almeno avresti potuto farti ammazzare in modo più dignitoso. Sei stato addestrato alle arti marziali come me, dunque entrambi conosciamo delle tecniche sopraffini del corpo a corpo, eppure ci stiamo riducendo a un duello di sola potenza! Bello schifo, proprio un combattimento alla genitale di toro!»
«Non si direbbe “alla cazzo di cane”?»
«Nostra madre diceva “alla genitale di toro”, va bene? Se ti crea qualche problema abbrevialo: “alla GT”.»
«Non so perché ma così mi suona meglio.»
Radish solleva il braccio libero. «Mi dispiace, fratellino, ma è giunta la tua ora!» Il saiyan aggiunge la mano di fianco all’altra e fa fuoriuscire nuova energia, travolgendo il fratello. «Di’ addio al tuo adorato pianeta chiamato… come diavolo è che si chiamava?!»
«Terra!» grida Goku, poco prima di venir sbalzato in alto nel cielo finendo disintegrato dall’attacco.
Radish tira un sospiro di sollievo, poi si volta verso i resti della navicella.
Una palla di fieno attraversa il prato.
«E adesso come diamine faccio ad andarmene?»
C’è grande tensione alla Capsule Corporation.
Nel grande edificio a cupola di Città dell’Ovest, a qualche giorno dalla morte di Goku, una coppia litiga sul divano del soggiorno.
«Fammi capire, Bulma» dice Yamcha. «Non appena siete arrivati sul posto, avete recuperato il radar, poi Crilin ha esclamato: “Che bello, così il dio drago esaudirà il nostro desiderio di resuscitare Goku!”»
Bulma si porta una mano alla fronte. «Già. Così il saiyan ha sentito tutto e ha ben pensato di chiamare qui sulla Terra i suoi due compagni.»
«Ah, siete tutti impazziti!» ribatte l’uomo. «Insomma, posso capire che tu ti sia sentita in difficoltà…»
Bulma annuisce in silenzio.
«… posso capire che l’unico modo per avere salva la vita era promettere a quel guerriero di riparargli la navicella…»
Bulma annuisce di nuovo.
«… ma diamine, c’era proprio bisogno di accoglierlo in casa tua?»
Radish entra nella stanza fischiettando e passa dietro al divano. «Ehi, donna, quand’è che si mangia?»
«Tra poco, ma solo se mi chiami per nome» ribatte lei. Radish se ne va e Bulma si rivolge al fidanzato. «Dai, Yamcha, cosa potevo fare? Non aveva altro posto dove andare!»
L’uomo l’afferra per le spalle. «Ma non capisci che è un assassino, Bulma?! E perché ho un dejavù mentre te lo sto dicendo?!»
«Che sciocchezza» dice la scienziata. «Comunque non lo faccio apposta, davvero. È più forte di me. Quando vedo qualcuno senza casa provo l’impulso improvviso di ospitarlo!»
Qualcuno suona al campanello e Bulma si precipita ad aprire.
«Un’offerta, per favore» dice l’uomo alla porta, i vestiti di stracci e un cartello con scritto HO FAME.
La donna gli sbatte la porta in faccia. «Ah, questi senzatetto, sono tutti dei criminali!»
Nel frattempo, dallo spazio profondo, due orgogliosi guerrieri si stanno preparando a raggiungere la Terra.
«Ehi, Vegeta, sei pronto?» Nappa entra nella navicella.
«Spegni lo scouter, idiota!» sbotta l’altro, fissandolo.
Il saiyan possente ubbidisce. «Fatto. Ma perché?»
Vegeta incrocia le braccia. «Secondo te? Abbiamo deciso di chiedere al drago di rendere noi tre saiyan immortali, ma è ovvio che se qualcuno ci sentisse potrebbe avere la nostra stessa idea, non credi?»
Nappa si gratta la testa pelata. «Ehi, hai proprio ragione, Vegeta! Che stupidi che saremmo stati a non pensarci! Pensa se lo fosse venuto a sapere Sebi!»
«Vuoi dire Freezer?»
«Sì, scusa, mia madre l’ha sempre chiamato “Sebi”.»
Il principe fa spallucce ed entra a sua volta nella navicella. I due chiudono i portelli e partono per lo spazio.
«Ehi, Vegeta?» domanda Nappa poco dopo.
L’altro sbuffa. «Se stai per chiedermi se siamo arrivati sappi che la risposta è “no.”»
Nappa inarca un sopracciglio. «Eh? No, veramente volevo chiederti un’altra cosa. Ma perché pensavi che ti avrei chiesto se siamo arrivati?»
«Chiudi il becco.»
«No, davvero, adesso sono curioso, Vegeta. Perché pensavi che ti avrei chiesto se siamo arrivati?»
«Prova a disturbare un’altra volta il mio letargo e ti ammazzo.»
«Uffa, e va bene. Tanto anche se mi uccidi posso sempre disturbarti dall’Abridged.»
«Vuoi dire “dall’Aldilà”?»
«Sì, scusa. Mia madre l’ha sempre chiamato “Abridged”.»
In un pianeta di straordinaria bellezza, precluso ai comuni mortali, due divinità pescano in un fiume.
«Mi scusi, Kaiohshin» dice il più robusto dei due, gli occhi fissi sull’acqua. «Sono davvero preoccupato.»
L’altro, più giovane e con una cresta in testa, si volta a guardarlo. «Lei si preoccupa per nulla, Kibith. Quei saiyan non sono pericolosi, così come non lo è Freezer.»
«Ha ragione,» risponde l’altro, «ma cosa succederebbe se mettessero le mani sulle sfere del drago? Io credo che potremmo anche provare a intervenire.»
Kaiohshin si volta verso di lui, gli occhi ridotti a due fessure. «Kibith, cosa le ho detto l’ultima volta? Non interferiremo finché qualcuno non proverà a risvegliare l’unico vero nemico di pura malvagità. Per cui ora si rilassi e aspetti fino a Majin Bu.»
«Ma Kaiohshin, la prego! Sono pericolosi! Potrebbero chiedere al dio drago di diventare immortali, e allora conquisterebbero l’intero universo!»
Kaiohshin lo fissa minaccioso. «Fino a Majin Bu.»
L’altro sospira. «E va bene.»
Il piccolo Gohan, alla Capsule Corporation, è triste. Durante lo scontro con Radish, infatti, suo padre l’ha fatto allontanare con la scusa di giocare a nascondino. Gohan doveva contare fino all’ultimo numero che conosceva, ma dato che i numeri che conosce sono infiniti, è rimasto attaccato all’albero finché Bulma non si è accorta di lui e non l’ha portato a casa sua.
«XD!» esclama all’improvviso, gli occhi fissi sulla console portatile. «Com’è possibile che la 35 verticale abbia queste lettere?»
Bulma, ancora seduta sul divano a litigare con Yamcha, si alza e lo raggiunge. «Che ne diresti di cambiare gioco? Io ne ho qualcuno, te lo posso prestare.»
«Basta che sia educativo.»
La donna si porta una mano al mento. «Va bene se ti fa interpretare un avvocato?»
Gohan ci pensa su. «L’avvocato è uno dei mestieri che alla mamma non dispiacerebbe che facessi, quindi penso che non ci siano problemi.» Il bambino allunga la mano e prende la cassettina che la donna gli porge. «A proposito, quando arriva la mamma?»
«Non lo so, Gohan, l’ho chiamata già da parecchie ore.»
Radish passa con una lattina di birra in mano e origlia per caso le ultime frasi. «Ehi, moccioso, di’ un po’: tua madre per caso è una donna giovane che sembra vecchia, isterica, con gli occhi scuri e i capelli lisci legati in alto?»
Gohan sorride. «Sì, proprio lei! Perché?»
Una scena scorre nella testa dell’uomo.
«Dov’è mio figlio?!» grida una donna alla porta della Capsule Corporation, e va a sbattere contro il saiyan. «Dimmi dov’è, subito!»
Radish la scruta inarcando un sopracciglio. «Ah, questi maledetti promoter! Non li ho mai sopportati! Si vede che ormai non sanno più cosa inventarsi per convincerti a firmare un contratto!» esclama, poi lancia un ki blast e la disintegra.
«Allora, signore? Dov’è mia madre?»
L’uomo lo fissa. «Oh, non preoccuparti, sono sicuro che potrai riabbracciarla presto.»
Gohan sorride. «Grazie!»
Nel frattempo, all’altro mondo, Dio ha rigenerato il corpo di Son Goku.
«Ascoltami bene» gli dice la divinità.
Goku sorride. «Sono tutto orecchi!»
«Ho una notizia cattiva e una buona» continua Dio, e inspira profondamente. «La prima è che forse non riuscirai mai a tornare sulla Terra.»
«E quella cattiva?»
Il namecciano spalanca gli occhi. «Era quella la cattiva, ovviamente!»
«Ah, ok. Quella buona?»
«Quella buona è che dato che con il saiyan sulla Terra è inutile resuscitarti adesso, percorrerai questo serpentone in modo da poter fare un allenamento con Re Kaioh e acquisire la potenza necessaria a...»
Dio non riesce a finire la frase perché Goku è già sparito sull’enorme serpente gridando: «Yahoo!»
E così un anno trascorre velocemente sulla Terra, finché una nuova minaccia giunge dallo spazio.
Le due navicelle attraversano l’atmosfera e si fiondano sul terreno a gran velocità. L’impatto fa tremare il suolo, e un enorme silenzio cala non appena si aprono i portelli.
«Ehi, Vegeta?»
«Che vuoi, Nappa?»
I due saiyan, appena risvegliati dal letargo, si sgranchiscono i muscoli.
«Stavo pensando...»
Vegeta fa un respiro profondo.
«... quale sarà la prima cosa che farai una volta che saremo immortali?»
Il principe incrocia le braccia. «Tsk! Che domande! Ovviamente proverò i miei nuovi poteri! Dopodiché, prima di sterminare l'intera razza umana, userò il tempo che la vita eterna mi concede per trovare finalmente un nome appropriato alla tecnica che soppianterà il Garrick Cannon.»
«Ah, parli del Final Flash?»
La tempia di Vegeta inizia a pulsare. «Nappa, quante volte te lo devo dire? Quel nome non mi piace, non mi convince la seconda parte. È l'unico motivo per cui non ho ancora usato quell’attacco!»
Nappa si porta una mano al mento. «Che ne dici allora di Final Power?»
«Di male in peggio.»
«Final Energy?»
«Orribile.»
«Final Ball?»
«Insensata.»
«Final Fire?»
«No.»
«Final Goku?»
«Tu stai male.»
Nappa si batte un pugno sul palmo della mano. «E va bene, ho deciso! Passerò i primi tempi della mia immortalità a proporti nomi!»
Vegeta sussulta.
«E ad allenarmi con il corso di inglese!»
Vegeta sussulta di nuovo.
«E continuerò ad affidarmi a te ogni volta che mi passerà qualcosa per la testa. Per l’eternità!»
Vegeta rimane immobile per qualche minuto, poi si avvicina al compagno. «Sai, Nappa?» lo chiama, il sopracciglio inarcato. «Stavo pensando...»
«Oh, anche tu? Sono contagioso allora!»
«... in fondo trovare un nome per quella tecnica non è importante.» Vegeta afferra Nappa e lo lancia in aria. «Dato che posso uccidere anche senza usarla!»
«Hai perfettamente ragione, principe Vegeta!» urla l'altro saiyan mentre sale in cielo. «Infatti, stavo pensando...»
Nessuno saprà mai cosa, perché il suo corpo finisce disintegrato dal suo stesso alleato.
Al limitare di un bosco misterioso, le sette sfere del drago sono state riunite.
Bulma ha agito con cautela. Origliando le conversazioni di Radish con gli altri saiyan, ha scoperto che i tre avevano intenzione di diventare immortali. Così, trascorso un anno, ha rubato di nascosto lo scouter al suo ospite e si è recata in un luogo sperduto per resuscitare Son Goku.
«Non ho capito,» dice Gohan vicino a lei, «perché sono dovuto venire anch'io?»
Bulma gli sorride. «Perché tu sei l'unico che è riuscito a danneggiare quel saiyan, quindi se questo scouter rileverà il suo arrivo potrai distrarlo finché non resusciterò tuo padre.»
«Capito» risponde il bambino, e si guarda intorno annoiato. «Posso giocare intanto?»
«Ok.»
Gohan accende la console portatile, mentre la donna attiva le sfere.
Il cielo diventa buio.
Tuoni e fulmini invadono la zona, mentre l'imponente figura del dio dei desideri si allunga verso l'alto in uno scintillio accecante.
«Qualcuno mi ha evocato» dice il drago con tono solenne. «Qual è il vostro desiderio?»
La scienziata sta per esprimerlo, quando qualcuno la contatta telepaticamente.
«Bulma, mi senti?»
«Goku!» La donna si guarda intorno. «Ma dove sei? Non ti ho ancora resuscitato!»
«Sono ancora morto, ti sto parlando dall'altro mondo» dice lui. «Senti, mi dispiace disturbarti proprio adesso, ma devo dirti una cosa molto importante. Il fatto è che Re Kaioh ha fatto male i conti, e non ha calcolato il tempo che mi ci vorrà a ripercorrere da vivo il serpentone per raggiungere di nuovo la Terra.»
«Cosa? Ma che razza di divinità farebbe mai un errore tanto idiota?»
Nessuno ha tempo di ribattere, perché lo scouter all'orecchio della donna inizia a suonare.
«Oh, no! Il saiyan ci ha scoperto!» esclama Bulma. «E adesso mi spieghi cosa faccio, Goku?! Quello ci ammazzerà tutti mentre tu cerchi di tornare!»
«Beh,» risponde l’amico, «tu intanto resuscitami, poi vedrai che in qualche modo sistemerò le cose.»
«Oh, ma certo!» grida la donna, e stringe i pugni. «Tanto va sempre a finire così, vero? Tu sei il vero eroe, e nessuno che si ricordi mai che sono stata io a far partire tutto!»
Radish nel frattempo atterra vicino a loro e scruta il drago con attenzione.
Bulma sussulta. «E va bene, Goku, esprimerò il desiderio, ma sappi che poi faremo i conti!»
Radish fa un passo avanti. «Sbagliato. Sarò io a esprimere il desiderio, e i conti li farai con me.»
«Un attimo!» esclama Gohan.
Bulma guarda il bambino. «Bravo, tienilo buono un secondo!»
Gohan solleva gli occhi dal gioco. «Eh? Sta succedendo qualcosa?»
Bulma s’infiamma. «Non è il momento di giocare con la funzione vocale dell’avvocato, Gohan! Pensavo che volessi collaborare!»
Radish nel frattempo ha raggiunto il drago. «Bene, direi che possiamo procedere» dice, e dà un colpo di tosse. «Voglio la vit…»
«Dammi un marito ideale!» lo interrompe Bulma d’istinto.
Tutti, compreso Goku dall’altro mondo, si bloccano sul posto, gli occhi sbarrati.
«Scusate» dice lei, rossa in viso. «Nella foga ho sbagliato cosa da esprimere.»
«Non posso esaudire questo desiderio» dice il dio drago.
Questa volta è Bulma a sbarrare gli occhi. «Eh? E perché mai?!»
«Perché il tuo marito ideale si trova già qui.»
La donna gira il capo prima verso Radish, poi verso Gohan, e infine inarca un sopracciglio. «Sarebbe?»
In quel momento da un cespuglio esce la testa di Yamcha. «Ops!» esclama grattandosi la testa. «Sono stato scoperto!»
Radish dà un nuovo colpo di tosse. «Dunque, dove eravamo rimasti?» dice, e prende fiato. «Drago, voglio la vita eterna!»
Bulma e Yamcha si pietrificano.
«L-l’ha espresso davvero?» domanda l’uomo con le cicatrici.
«D’accordo» risponde la divinità.
«Aspetta!» grida la scienziata, ma il drago ha già illuminato gli occhi rossi. Lei allora fissa Yamcha. «Razza di stronzo! Come ti è saltato in mente di appostarti lì senza avvisarmi? Per colpa tua quell’idiota diventerà immortale!»
L’uomo solleva le mani in segno di pace. «E dai, non prendertela troppo. Evidentemente sono davvero il tuo marito ideale!»
«Obiezione!»
«Spegni quel maledetto gioco, Gohan!» esclama Bulma.
Radish nel frattempo viene inondato da un’enorme energia. Si sente vivo in ogni parte del corpo, mentre il potere dell’immortalità gli percorre le membra.
«Fatto» dice il drago, e la sua figura inizia a svanire nel cielo.
Il saiyan si guarda le mani e scoppia in una risata malefica. «Tremate tutti, esseri inferiori! Finalmente, dopo una lunga attesa, ho raggiunto il mio scopo! Ora, per prima cosa, potrò dedicarmi allo sterminio degli abitanti di questo pianeta chiamato… ehm…»
«Terra!» esclamano in coro Bulma, Yamcha, Gohan e Goku dall’altro mondo.
«Terra, sì, Terra. Per fortuna ho una vita eterna per impararlo!»
«Dunque ti ho trovato, Radish.»
Tutti si voltano nella direzione in cui hanno udito quella nuova voce. Dietro alla zona dove prima c’era il drago, una persona sta avanzando verso di loro.
«Principe Vegeta» lo saluta Radish. «Da quanto tempo sei arrivato?»
«Da un pezzo» risponde lui. «Sono stato attirato da quell’essere verde e stavo cercando di capire cosa fosse.»
«Capisco» dice Radish. «Beh, in un certo senso era ovvio che tu fossi qui. Insomma, è pur sempre una storia a lieta feleset.»
«Vuoi dire “a lieto fine”?» domanda Vegeta.
«Sì, scusa. Mia madre diceva sempre “a lieta feleset”.»
Vegeta fa spallucce. «Dunque ora siamo immortali, giusto?»
Radish si blocca un attimo. «Beh, ecco… più o meno, sì.»
«Che intendi dire?» La tempia del principe inizia a pulsare. «O siamo immortali o non lo siamo. Hai espresso il desiderio?»
«Certo!»
«E allora?»
«E allora io sono immortale.»
«Dunque lo sono anche io, no?»
«Obiezione!»
Radish lancia un ki blast e disintegra la console di Gohan. «Beh, vedi, principe Vegeta, devi sapere che la galassia non è più come una volta. Tu magari vorresti viverci per sempre, ma in realtà di questi tempi non è la soluzione più consigliata. Sai, la crisi, la corruzione, gli abitanti dei pianeti poveri che non riescono a far valere i propri diritti, i potenti che si sentono perseguitati dalla giustizia, la luna che non brilla più per noi, la nostra razza trattata come uno scarto dai nostri colleghi. Insomma, è davvero uno schifo, non ci sono più le mezze stagioni, e si stava meglio quando si stava peggio, e…»
«Radish, che diavolo stai cercando di dirmi?» Vegeta lo fulmina con lo sguardo.
«Che sono immortale solo io.»
In un pianeta di straordinaria bellezza, precluso ai comuni mortali, un urlo agghiacciante risuona per tutta la zona.
«L’ha sentito anche lei, Kaiohshin?» domanda una figura possente.
«Sì, Kibith.»
«Viene dalla Terra.»
Kaiohshin mette una nuova esca nella lenza e getta l’amo in acqua. «È successo qualcosa di interessante?»
Kibith corruga la fronte. «Un saiyan è diventato immortale.»
«Ha risvegliato Majin Bu?»
«No, ma sterminerà l’univ…»
«Ha risvegliato Majin Bu?»
La divinità fa un respiro profondo. «No.»
Kaiohshin sorride. «Bene. E ora mi dica: cosa le faccio ripetere ogni giorno da un anno a questa parte?»
Kibith sospira. «Niente interferenze fino a Majin Bu.»
«Benissimo, vedo che ha imparato» dice l’altro, gli occhi fissi sulla canna da pesca.
«Sì, ma sterminer…»
Kaiohshin si volta e lo fissa, gli occhi ridotti a due fessure.
Kibith deglutisce. «Fino a Majin Bu» ripete. «Fino a Majin Bu.»
FINE
P.S. Mi spiace per aver sforato, ma Word a me dava meno di 50.000 caratteri (5 post), non so perché Gamesurf me ne abbia calcolati di più. Spero di non venir penalizzata troppo per questo.
Comment