Yamcha e Crilin erano stupiti di vederseli arrivare sul posto, così, all'improvviso. L'ansia legata agli eventi degli ultimi minuti di quella giornata era tale che non avevano percepito le aure in movimento dei due amici. A ripensarci, era dal giorno della morte di Goku che non si rivedevano tutti assieme, e solo allora si rendevano conto dello spiazzante effetto che creava quella situazione: erano stati amici tanto intimi ma, da quando l'eroe Saiyan era passato a miglior vita, non si erano più rivisti né cercati vicendevolmente. Poi erano trascorsi un paio d'anni, durante i quali avevano intrapreso percorsi di vita diversi, sicché nelle loro impressioni soggettive sembrava che il tempo in cui non si erano più frequentati si dilatasse a dismisura. Nella vita a volte succede così: un gruppo tanto affiatato di amici, che pure si riunivano con tanto piacere, a causa di un evento traumatico smette di frequentarsi; sicché, quando poi capita di incontrarsi nuovamente, sembra che sia passata una vita ma, soprattutto, sembra che quel legame che appariva saldo nei fatti lo sia diventato molto meno, e la minore familiarità fa sorgere un leggero disagio fra i presenti. Non era la prima volta che si separavano per anni, ma era la prima volta che si rivedevano da quando il collante del gruppo, colui che li aveva cementati, li aveva lasciati per sempre.
«Ma che succede? Chi c'era con voi poco fa?» domandò Tenshinhan, andando pragmaticamente al sodo. Crilin iniziò a fare il resoconto dei fatti accaduti, a cominciare dall'insolita visita ricevuta alla palestra.
«Palestra? Vi siete iscritti ad una palestra?» chiese il treocchi, stranito da quell'eventualità.
«Ma no!» ridacchiò Crilin. «Noi veramente la gestiamo... abbiamo rifondato la Scuola della Tartaruga, nella Città dell'Ovest!»
«Ma guarda che combinazione...!» esclamò Tenshinhan. «Anche noi abbiamo rifondato la cara vecchia Scuola della Gru, a Vodka Town! Molte cose sono cambiate ed abbiamo anche un certo numero di iscritti...»
«Beh, anche noi... sai, nella grande Città dell'Ovest...» affermò Yamcha, quasi preso da una sorta di fierezza per quello che lui e Crilin avevano creato. Quel dialogo lo stava riportando all'epoca del ventiduesimo torneo Tenkaichi, quando lui e Tenshinhan si conobbero per la prima volta, ispirandosi a vicenda una pessima impressione. Dialogavano ancora come se stessero facendo di nuovo conoscenza per la prima volta, e nelle battute quasi si coglieva un leggero tono di sfida.
«Ecco il perché delle divise nuove di zecca che indossate! Interessante...» commentò Tenshinhan con un sorrisetto, accennando con lo sguardo alle nuove tute da combattimento “da maestri” dei due amici.
«Beh... anche voi avete delle divise nuove! Mi riportano ai tempi andati...» disse Crilin accennando alle divise di Tenshinhan e Jiaozi, analoghe a quelle dell'Eremita della Gru, corredate però da un mantello grigio che usavano per ripararsi dalle basse temperature della zona dove vivevano.
Dopo questa breve parentesi, Crilin e Yamcha ultimarono il racconto. I quattro amici attesero qualche minuto, contemplando la depressione di Zambookah: una sorta di steppa metà rocciosa e metà terrosa, costellata di cespugli e arbusti rinsecchiti, ed erbacce con brutti fiorellini che tenacemente sbocciavano, alimentati da un clima umido ma non afoso, con qualche lucertola che ogni tanto guizzava da una fenditura all’altra fra le rocce. Presto assistettero al riaprirsi del portellone anteriore della navicella, dal quale poco prima avevano visto scomparire le loro due nuove conoscenze; esse riapparvero, rimanendo ferme sull'uscio. Indossavano le uniformi dell'esercito di Cooler: undersuit blu scura, guanti e stivaletti di tonalità bianco-azzurrata, battle suit blu scuro con una sola spallina – Kodinya sulla spalla destra, Kapirinha su quella sinistra. «Ehi, umani! Il Re sta per fare la sua comparsa.» annunciò Kodinya.
Allora Crilin chiese a gran voce a Kodinya: «Scusa eh... ma allora proprio non puoi dirci chi è il tuo capo?»
«Non occorre che ve lo dica io, bel pelatino... il nostro re è abbastanza bravo a presentarsi, e – come puoi notare dal tipo di abiti che indossiamo – noi non siamo le sue cheerleader! Ma... che succede qua...? Abbiamo visite?»
«Toh, è vero... chi sono questi due?» chiese Kapirinha portandosi le mani ai fianchi, sospettosa.
«Due amici che ci hanno raggiunto...» accennò Yamcha. «Erano anche loro amici di Goku... la loro presenza crea qualche problema?»
«Nono, niente affatto, purché non facciano scherzi assurdi.» tagliò corto Kodinya.
Kapirinha, incuriosita, saltò a dare un'occhiata. Girò attorno al quartetto terrestre con fare circospetto, scrutando in particolare quel curioso pelatone con tre occhi appena comparso dal nulla, per poi guardare quello strano bambolotto dal viso color latte, basso circa quanto lei, con quei due buffi occhioni fissi. I due amici subivano con fastidio quegli occhioni color miele puntati addosso a loro.
«Ehi, Kodinya» disse, rivolgendosi con stupore alla collega che stava ritta davanti alla porta della nave spaziale. «Ma hai dato un'occhiata a questi due?! Il tipo con tre occhi è già un fenomeno eccezionale... non ne avevo mai visti così... ma quest'altro poi è strampalato proprio...»
Jiaozi, sfoderando un'insolenza che non si vedevano in lui da anni, replicò: «Ma ti sei vista tu? Nanerottola!» Un sorrisino soffocato si dipinse sui volti di Kodinya e degli amici di Jiaozi: se non altro, la battuta era servita a stemperare il clima. Kapirinha, che era sì più alta di Jiaozi, ma non più di tanto in fondo, saltò in avanti urlandogli in faccia: «Io sarei la nanerottola? Stammi bene a sentire, pupazzo del cacchio! Se io sono una nan...»
Senza darle il tempo di completare la sfuriata, Jiaozi col suo solito sguardo imbambolato scandì: «Donna nana, tutta tana.» Silenzio. Tutti i presenti alla scena si fermarono a guardarlo per qualche secondo con tanto d'occhi. Mentre Crilin e gli altri spalancarono gli occhi finché non raggiunsero le dimensioni di due piattini da dessert, increduli che il loro piccolo e candido amico fosse stato in grado anche solo di concepire un pensiero del genere, Kodinya esplose definitivamente a ridere letteralmente fino alle lacrime. «Ma io lo amo, quel bambolotto!! Me lo potete regalare??»
Kapirinha, insultata da quella frase, aveva allungato in avanti il braccio, furibonda, pronta a lanciargli un attacco energetico coi controfiocchi. Kodinya cercò di riportarla all'autocontrollo: «Fermati, rimbambita! Non dobbiamo uccidere nessuno di coloro che conoscono Son Goku... nemmeno quel bambolotto insignificante.» Kapirinha abbassò il braccio e tornò imbronciata accanto all'amica.
Tenshinhan colse quel momento di attesa per domandare all'amichetto: «Jiaozi, toglimi una curiosità... dove hai sentito dire una cosa del genere...? Quella sulla donna nana, intendo.»
Jiaozi rispose: «In palestra... l'altra volta Ramen e Sashimi, in un momento di pausa, scherzavano con Ivanovich su una loro compagna di scuola, quando Ivanovich disse appunto: “Donna nana, tutta tana”... anche se non so cosa significa! Però lo trovavo divertente!» Quindi, trovandosi davanti una ragazza bassa, l'amico di Tenshinhan aveva pensato bene di riciclare la battuta sagace dell'allievo.
«E io che mi raccomando tanto sulla disciplina! Dovrò fare una bella lavata di capo a quei due, quando usciremo da questa faccenda... presto, spero.» I due maestri della Tartaruga reagirono a quello scambio di battute con un sogghigno divertito.
Nel giro di pochi minuti, finalmente il portellone dell'astronave si aprì ancora una volta, alle spalle delle due combattenti che vi sostavano davanti. «Perdonate l'attesa...» disse suadente la voce del sovrano, la cui silhouette si intravedeva già sulla porta. Le soldatesse si scansarono, rendendo finalmente possibile ai terrestri la visione della figura del Re nella sua totalità.
Cooler era finalmente davanti a loro: indossava la sua battle suit blu scuro, unico esemplare dell'impero autorizzato ad avere entrambe le spalline; a queste ultime, il mantello rosso, simbolo dell'autorità reale, era fissato con dei bottoni d'oro.
Tenshinhan, Yamcha e Jiaozi, praticamente all'unisono, credendo di riconoscere quella figura esclamarono fra i balbettii: «F-Freezer??», mentre Crilin, l'unico che aveva potuto conoscere di persona e in modo ravvicinato il fratello minore dell'attuale regnante, li contraddisse con sguardo truce: «N-No... non è lui...»
«Ma che succede? Chi c'era con voi poco fa?» domandò Tenshinhan, andando pragmaticamente al sodo. Crilin iniziò a fare il resoconto dei fatti accaduti, a cominciare dall'insolita visita ricevuta alla palestra.
«Palestra? Vi siete iscritti ad una palestra?» chiese il treocchi, stranito da quell'eventualità.
«Ma no!» ridacchiò Crilin. «Noi veramente la gestiamo... abbiamo rifondato la Scuola della Tartaruga, nella Città dell'Ovest!»
«Ma guarda che combinazione...!» esclamò Tenshinhan. «Anche noi abbiamo rifondato la cara vecchia Scuola della Gru, a Vodka Town! Molte cose sono cambiate ed abbiamo anche un certo numero di iscritti...»
«Beh, anche noi... sai, nella grande Città dell'Ovest...» affermò Yamcha, quasi preso da una sorta di fierezza per quello che lui e Crilin avevano creato. Quel dialogo lo stava riportando all'epoca del ventiduesimo torneo Tenkaichi, quando lui e Tenshinhan si conobbero per la prima volta, ispirandosi a vicenda una pessima impressione. Dialogavano ancora come se stessero facendo di nuovo conoscenza per la prima volta, e nelle battute quasi si coglieva un leggero tono di sfida.
«Ecco il perché delle divise nuove di zecca che indossate! Interessante...» commentò Tenshinhan con un sorrisetto, accennando con lo sguardo alle nuove tute da combattimento “da maestri” dei due amici.
«Beh... anche voi avete delle divise nuove! Mi riportano ai tempi andati...» disse Crilin accennando alle divise di Tenshinhan e Jiaozi, analoghe a quelle dell'Eremita della Gru, corredate però da un mantello grigio che usavano per ripararsi dalle basse temperature della zona dove vivevano.
Dopo questa breve parentesi, Crilin e Yamcha ultimarono il racconto. I quattro amici attesero qualche minuto, contemplando la depressione di Zambookah: una sorta di steppa metà rocciosa e metà terrosa, costellata di cespugli e arbusti rinsecchiti, ed erbacce con brutti fiorellini che tenacemente sbocciavano, alimentati da un clima umido ma non afoso, con qualche lucertola che ogni tanto guizzava da una fenditura all’altra fra le rocce. Presto assistettero al riaprirsi del portellone anteriore della navicella, dal quale poco prima avevano visto scomparire le loro due nuove conoscenze; esse riapparvero, rimanendo ferme sull'uscio. Indossavano le uniformi dell'esercito di Cooler: undersuit blu scura, guanti e stivaletti di tonalità bianco-azzurrata, battle suit blu scuro con una sola spallina – Kodinya sulla spalla destra, Kapirinha su quella sinistra. «Ehi, umani! Il Re sta per fare la sua comparsa.» annunciò Kodinya.
Allora Crilin chiese a gran voce a Kodinya: «Scusa eh... ma allora proprio non puoi dirci chi è il tuo capo?»
«Non occorre che ve lo dica io, bel pelatino... il nostro re è abbastanza bravo a presentarsi, e – come puoi notare dal tipo di abiti che indossiamo – noi non siamo le sue cheerleader! Ma... che succede qua...? Abbiamo visite?»
«Toh, è vero... chi sono questi due?» chiese Kapirinha portandosi le mani ai fianchi, sospettosa.
«Due amici che ci hanno raggiunto...» accennò Yamcha. «Erano anche loro amici di Goku... la loro presenza crea qualche problema?»
«Nono, niente affatto, purché non facciano scherzi assurdi.» tagliò corto Kodinya.
Kapirinha, incuriosita, saltò a dare un'occhiata. Girò attorno al quartetto terrestre con fare circospetto, scrutando in particolare quel curioso pelatone con tre occhi appena comparso dal nulla, per poi guardare quello strano bambolotto dal viso color latte, basso circa quanto lei, con quei due buffi occhioni fissi. I due amici subivano con fastidio quegli occhioni color miele puntati addosso a loro.
«Ehi, Kodinya» disse, rivolgendosi con stupore alla collega che stava ritta davanti alla porta della nave spaziale. «Ma hai dato un'occhiata a questi due?! Il tipo con tre occhi è già un fenomeno eccezionale... non ne avevo mai visti così... ma quest'altro poi è strampalato proprio...»
Jiaozi, sfoderando un'insolenza che non si vedevano in lui da anni, replicò: «Ma ti sei vista tu? Nanerottola!» Un sorrisino soffocato si dipinse sui volti di Kodinya e degli amici di Jiaozi: se non altro, la battuta era servita a stemperare il clima. Kapirinha, che era sì più alta di Jiaozi, ma non più di tanto in fondo, saltò in avanti urlandogli in faccia: «Io sarei la nanerottola? Stammi bene a sentire, pupazzo del cacchio! Se io sono una nan...»
Senza darle il tempo di completare la sfuriata, Jiaozi col suo solito sguardo imbambolato scandì: «Donna nana, tutta tana.» Silenzio. Tutti i presenti alla scena si fermarono a guardarlo per qualche secondo con tanto d'occhi. Mentre Crilin e gli altri spalancarono gli occhi finché non raggiunsero le dimensioni di due piattini da dessert, increduli che il loro piccolo e candido amico fosse stato in grado anche solo di concepire un pensiero del genere, Kodinya esplose definitivamente a ridere letteralmente fino alle lacrime. «Ma io lo amo, quel bambolotto!! Me lo potete regalare??»
Kapirinha, insultata da quella frase, aveva allungato in avanti il braccio, furibonda, pronta a lanciargli un attacco energetico coi controfiocchi. Kodinya cercò di riportarla all'autocontrollo: «Fermati, rimbambita! Non dobbiamo uccidere nessuno di coloro che conoscono Son Goku... nemmeno quel bambolotto insignificante.» Kapirinha abbassò il braccio e tornò imbronciata accanto all'amica.
Tenshinhan colse quel momento di attesa per domandare all'amichetto: «Jiaozi, toglimi una curiosità... dove hai sentito dire una cosa del genere...? Quella sulla donna nana, intendo.»
Jiaozi rispose: «In palestra... l'altra volta Ramen e Sashimi, in un momento di pausa, scherzavano con Ivanovich su una loro compagna di scuola, quando Ivanovich disse appunto: “Donna nana, tutta tana”... anche se non so cosa significa! Però lo trovavo divertente!» Quindi, trovandosi davanti una ragazza bassa, l'amico di Tenshinhan aveva pensato bene di riciclare la battuta sagace dell'allievo.
«E io che mi raccomando tanto sulla disciplina! Dovrò fare una bella lavata di capo a quei due, quando usciremo da questa faccenda... presto, spero.» I due maestri della Tartaruga reagirono a quello scambio di battute con un sogghigno divertito.
Nel giro di pochi minuti, finalmente il portellone dell'astronave si aprì ancora una volta, alle spalle delle due combattenti che vi sostavano davanti. «Perdonate l'attesa...» disse suadente la voce del sovrano, la cui silhouette si intravedeva già sulla porta. Le soldatesse si scansarono, rendendo finalmente possibile ai terrestri la visione della figura del Re nella sua totalità.
Cooler era finalmente davanti a loro: indossava la sua battle suit blu scuro, unico esemplare dell'impero autorizzato ad avere entrambe le spalline; a queste ultime, il mantello rosso, simbolo dell'autorità reale, era fissato con dei bottoni d'oro.
Tenshinhan, Yamcha e Jiaozi, praticamente all'unisono, credendo di riconoscere quella figura esclamarono fra i balbettii: «F-Freezer??», mentre Crilin, l'unico che aveva potuto conoscere di persona e in modo ravvicinato il fratello minore dell'attuale regnante, li contraddisse con sguardo truce: «N-No... non è lui...»
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