Kodinya proseguì per alcuni minuti con foga entusiasta un pestaggio furioso e cruento ai danni del Capitano: su questa fase taceremo, ed ognuno di voi lettori potrà immaginare nella propria mente il susseguirsi delle botte, magari pensando a come sfogherebbe la propria collera gonfiando di botte una persona che gli sta prepotentemente sulle scatole. Sta di fatto che, al termine del linciaggio, Sauzer era pieno di lividi bluastri che trasparivano attraverso le lacerazioni dell’undersuit viola, mentre della corazza non restava più nulla. Il viso era uno spettacolo raccapricciante, con il sangue amaranto scuro che affiorava da ferite sulla fronte e ai lati della bocca, gli occhi cerchiati di blu-nero e un grosso bernoccolo rigonfio sopra l’orbita dell’occhio destro; dalla bocca semichiusa si intravedevano alcune finestrelle nere, corrispondenti ai denti che erano saltati. Il danno doveva essere stato ancora più incisivo per la stabilità mentale del combattente, che versava in stato confusionale, dovuto al fatto che non si era mai trovato in così grosse difficoltà in combattimento. D’altro canto, non è che Kodinya non avesse subito colpi: ma, in confronto al nemico, aveva incassato meravigliosamente bene ogni offensiva.
Jiaozi osservò, tra il divertito e lo sconvolto: «Questa donna è una furia cieca ed isterica! È decisamente meglio averla come alleata, che come nemica!»
Yamcha a sua volta replicò: «In realtà credo che, tra i due, Sauzer sia dotato di un maggior assortimento di tecniche… non a caso è un guerriero di altissimo rango, a quanto sembra!»
Tenshinhan aggiunse: «Però la ragazza ha dalla sua il fatto di essere più forte… e, oltre a questo, è arrabbiata a morte…» Il pensiero del treocchi era supportato dalla considerazione che, in una situazione analoga, anche lui si sarebbe comportato allo stesso modo per vendicare Jiaozi. «E può darsi che ci siano anche vecchie ruggini tra i due, che noi non conosciamo…»
Il braccio destro del Re colse quel brevissimo attimo di pausa per tentare una nuova offensiva; con lo sguardo spiritato di una persona che non era ben presente a sé stessa, sibilò: «La classe non è acqua! Èpée de noblesse!» E, ancora una volta, la lunga spada di energia si accese attorno al suo braccio. Balzò in modo sorprendentemente agile verso la guerriera, e iniziò a rivolgerle un fendente dopo l’altro, che la donna riusciva a schivare solo grazie alla sua velocità superiore. L’abilità del guerriero d’élite nella scherma era talmente innata che si esibiva in quest’arte con movimenti naturali ed automatici, senza che la riduzione di lucidità mentale influisse sul suo stile. Da abile ed impulsivo moschettiere, scelse di eseguire una finta; spinse la spada di punta in direzione dello stomaco della donna, che indietreggiò per schivare la stoccata; a quel punto Sauzer si spinse nel tentativo di decapitarla, ma la ragazza, più rapida, si spostò in modo che fu la spalla destra a ritrovarsi sulla traiettoria del taglio: la lama energetica prima spezzò la spallina dell’armatura, poi penetrò in profondità fin dentro l’osso, ed in un secondo una larga apertura attraversava la parte alta del braccio, da cui fluiva abbondante il sangue di Kodinya. «Bastarda la miseriaaa…!!» imprecò la donna dal dolore che, unito alla lesione, rendeva l’arto superiore inutilizzabile in battaglia. «Ahahah!» rise sguaiatamente il guerriero. «Il primo braccio è andato…!» esclamò, lasciando presupporre che uno dei suoi prossimi obiettivi immediati sarebbe stato quello di colpire l’altro braccio.
«Hai commesso la tua ultima mossa sbagliata, merda…» ringhiò la donna abbassando lo sguardo e stringendosi il braccio invalido. «Ma finché mi resta la mia velocità, nulla è perduto…» A queste parole, Sauzer si mise sulla difensiva: non riuscì però a vedere che Kodinya, a super velocità, portatasi alle sue spalle, gli sferrò una pedata con la punta del piede alla nuca. «Mi basta un braccio solo, coglione!» disse, sollevando il braccio sinistro e caricando tutta l’energia residua di cui disponeva in un colpo di grazia che sarebbe dovuto risultare fatale al Capitano; la guerriera sapeva che, perdendo sangue, da quel momento in poi si sarebbe indebolita; e ciò significava che ben presto lei sarebbe potuta finire alla mercé del nemico, e di conseguenza Kapirinha non sarebbe stata vendicata né resuscitata, com’era previsto dagli accordi. Quella che rimaneva era la sua sola ed ultima chance di mettere fine a quello scontro… con pensieri simili che le si concentravano in testa in meno di un secondo, Kodinya effettuò una torsione del busto portando all’indietro il braccio sinistro, riversandovi tutta la propria aura. «GAAARRICK…. CANNOOON!! MASSIMA POTENZAAAA!» urlò la donna, dalla cui mano sinistra proiettata in avanti scaturì la famosa onda viola di energia spirituale, in voga nel mondo dei Saiyan fin da tempi immemorabili. Il colpo si abbatté impietoso su Sauzer, i cui occhi sbarrati riflettevano la luce che incombeva sempre più verso di lui, mentre la sua bocca balbettava confusamente: «N-no… no, ti prego, no… non voglio morir…» Ma non arrivò a concludere il concetto perché, travolto dall’attacco, finì polverizzato. Fu così che l’uomo che aveva guidato per anni l’invincibile braccio armato di Cooler morì come un patetico codardo, spazzato via definitivamente da quella tecnica Saiyan che Kodinya aveva appreso anni addietro da Vegeta. Strano sentimento… adesso Kodinya avvertiva una forte spossatezza, dovuta sia all’ultimo attacco lanciato che alla sua condizione fisica debilitata; allo stesso tempo, era proprio felice, perché quello era il giorno in cui la famosa Squadra Sauzer aveva cessato di esistere… e la parte migliore era che a chiudere la partita era stata lei, la donna su cui i vertici dell’impero non avrebbero voluto scommettere! «Che figlio di puttana, però…! Non ne voleva proprio sapere di morire!!» rantolò, scendendo verso terra lentamente.
A quella vista, i quattro allievi adolescenti esplosero in grida di festeggiamento. Fu Ganja a dare inizio al casino: «Gyeeeaaaaaahhh! Abbiamo vinto!!» esultò portando i pugni in alto in segno di trionfo.
Soya commentò: «Dire che è stata eccezionale è riduttivo… la sminuisce! E la morte della sua amica non è stata vana.»
Poi Kaya, Ganja, Ramen ed Ivanovich si presero sotto braccio e cominciarono a ballare sgambettando viva-cemente varie canzoni:
«We are the champions, my frieeends!!»
«Senza pensieri, la tua vita saràààà… chi vorrà, vivrà… in libertà… Hakuna Matata!!!»
«Piantatela!» li rimproverò Soya. «…o l’autore di questa storia sarà citato in giudizio per violazione dei diritti d’autore!!» Loro non la piantarono, ed andarono avanti con altre canzoncine ancora, sulle quali glissiamo perché non vale la pena di seguire la loro baldoria, ma soprattutto l’autore non desidera in alcun modo che qualcuno gli faccia causa per ripetuta violazione dei diritti d’autore. Crilin tornò in quel momento, annunciando la vittoria di Gohan sul figlio di Freezer e chiedendo quali fossero le ultime svolte da quelle parti: «Ehehe… buon sangue non mente!» commentarono Tenshinhan, Yamcha e Jiaozi in riferimento allo scontro di Gohan; così gli amici si scambiarono due rapidissimi resoconti degli ultimi sviluppi delle loro vicende. In quel momento Kodinya scese dai terrestri reggendosi la spalla copiosamente insanguinata: ancor più pallida del naturale, con gli occhi infossati e cerchiati di nero, continuava a perdere molto sangue. Stancamente imprecò, dolorante: «Porco cazzo! Io vado a ricoverarmi in una medical machine per guarire da questa ferita, anche se vorrei assistere alla battaglia di Vegeta… sento che ci sta dando dentro con Cooler. Adesso voialtri… datevi una mossa, e andatemi a recuperare la bambolina dall’Oltretomba…»
«Lascia stare la medical machine e prendi uno di questi» disse lanciandole un senzu, che avrebbe assicurato all’alta guerriera una magica guarigione immediata. «E poi andiamo tutti a seguire la grande potenza del tuo amico Vegeta!»
Kodinya lo acchiappò al volo, e lo esaminò con calma. «E se fosse velenoso? Un modo per sbarazzarvi anche di me e non correre ulteriori rischi?? Badate che al primo sintomo di malessere faccio in tempo ad ammazzare qualcuno di voi…»
Yamcha replicò sbalordito ancora una volta dalla diffidenza della donna: «Scherzi?? Guarda che qua ti ado-riamo tutti!!» disse, indicando gli allievi delle due scuole che la guardavano con gli occhi letteralmente a forma di cuoricini che pulsavano.
Tenshinhan da parte sua aggiunse: «E poi, ne abbiamo mangiati anche noi… ricordi? Anche tu hai visto co-me ho salvato Crilin prima!»
«Già… è vero» replicò, guardando il senzu. Poi, senza ulteriori indugi, lo inghiottì ricevendone in un secondo i prodigiosi effetti. «Perfetto! Sei guarita perfettamente, com’era prevedibile!» osservò Yamcha.
Jiaozi osservò, tra il divertito e lo sconvolto: «Questa donna è una furia cieca ed isterica! È decisamente meglio averla come alleata, che come nemica!»
Yamcha a sua volta replicò: «In realtà credo che, tra i due, Sauzer sia dotato di un maggior assortimento di tecniche… non a caso è un guerriero di altissimo rango, a quanto sembra!»
Tenshinhan aggiunse: «Però la ragazza ha dalla sua il fatto di essere più forte… e, oltre a questo, è arrabbiata a morte…» Il pensiero del treocchi era supportato dalla considerazione che, in una situazione analoga, anche lui si sarebbe comportato allo stesso modo per vendicare Jiaozi. «E può darsi che ci siano anche vecchie ruggini tra i due, che noi non conosciamo…»
Il braccio destro del Re colse quel brevissimo attimo di pausa per tentare una nuova offensiva; con lo sguardo spiritato di una persona che non era ben presente a sé stessa, sibilò: «La classe non è acqua! Èpée de noblesse!» E, ancora una volta, la lunga spada di energia si accese attorno al suo braccio. Balzò in modo sorprendentemente agile verso la guerriera, e iniziò a rivolgerle un fendente dopo l’altro, che la donna riusciva a schivare solo grazie alla sua velocità superiore. L’abilità del guerriero d’élite nella scherma era talmente innata che si esibiva in quest’arte con movimenti naturali ed automatici, senza che la riduzione di lucidità mentale influisse sul suo stile. Da abile ed impulsivo moschettiere, scelse di eseguire una finta; spinse la spada di punta in direzione dello stomaco della donna, che indietreggiò per schivare la stoccata; a quel punto Sauzer si spinse nel tentativo di decapitarla, ma la ragazza, più rapida, si spostò in modo che fu la spalla destra a ritrovarsi sulla traiettoria del taglio: la lama energetica prima spezzò la spallina dell’armatura, poi penetrò in profondità fin dentro l’osso, ed in un secondo una larga apertura attraversava la parte alta del braccio, da cui fluiva abbondante il sangue di Kodinya. «Bastarda la miseriaaa…!!» imprecò la donna dal dolore che, unito alla lesione, rendeva l’arto superiore inutilizzabile in battaglia. «Ahahah!» rise sguaiatamente il guerriero. «Il primo braccio è andato…!» esclamò, lasciando presupporre che uno dei suoi prossimi obiettivi immediati sarebbe stato quello di colpire l’altro braccio.
«Hai commesso la tua ultima mossa sbagliata, merda…» ringhiò la donna abbassando lo sguardo e stringendosi il braccio invalido. «Ma finché mi resta la mia velocità, nulla è perduto…» A queste parole, Sauzer si mise sulla difensiva: non riuscì però a vedere che Kodinya, a super velocità, portatasi alle sue spalle, gli sferrò una pedata con la punta del piede alla nuca. «Mi basta un braccio solo, coglione!» disse, sollevando il braccio sinistro e caricando tutta l’energia residua di cui disponeva in un colpo di grazia che sarebbe dovuto risultare fatale al Capitano; la guerriera sapeva che, perdendo sangue, da quel momento in poi si sarebbe indebolita; e ciò significava che ben presto lei sarebbe potuta finire alla mercé del nemico, e di conseguenza Kapirinha non sarebbe stata vendicata né resuscitata, com’era previsto dagli accordi. Quella che rimaneva era la sua sola ed ultima chance di mettere fine a quello scontro… con pensieri simili che le si concentravano in testa in meno di un secondo, Kodinya effettuò una torsione del busto portando all’indietro il braccio sinistro, riversandovi tutta la propria aura. «GAAARRICK…. CANNOOON!! MASSIMA POTENZAAAA!» urlò la donna, dalla cui mano sinistra proiettata in avanti scaturì la famosa onda viola di energia spirituale, in voga nel mondo dei Saiyan fin da tempi immemorabili. Il colpo si abbatté impietoso su Sauzer, i cui occhi sbarrati riflettevano la luce che incombeva sempre più verso di lui, mentre la sua bocca balbettava confusamente: «N-no… no, ti prego, no… non voglio morir…» Ma non arrivò a concludere il concetto perché, travolto dall’attacco, finì polverizzato. Fu così che l’uomo che aveva guidato per anni l’invincibile braccio armato di Cooler morì come un patetico codardo, spazzato via definitivamente da quella tecnica Saiyan che Kodinya aveva appreso anni addietro da Vegeta. Strano sentimento… adesso Kodinya avvertiva una forte spossatezza, dovuta sia all’ultimo attacco lanciato che alla sua condizione fisica debilitata; allo stesso tempo, era proprio felice, perché quello era il giorno in cui la famosa Squadra Sauzer aveva cessato di esistere… e la parte migliore era che a chiudere la partita era stata lei, la donna su cui i vertici dell’impero non avrebbero voluto scommettere! «Che figlio di puttana, però…! Non ne voleva proprio sapere di morire!!» rantolò, scendendo verso terra lentamente.
A quella vista, i quattro allievi adolescenti esplosero in grida di festeggiamento. Fu Ganja a dare inizio al casino: «Gyeeeaaaaaahhh! Abbiamo vinto!!» esultò portando i pugni in alto in segno di trionfo.
Soya commentò: «Dire che è stata eccezionale è riduttivo… la sminuisce! E la morte della sua amica non è stata vana.»
Poi Kaya, Ganja, Ramen ed Ivanovich si presero sotto braccio e cominciarono a ballare sgambettando viva-cemente varie canzoni:
«We are the champions, my frieeends!!»
«Senza pensieri, la tua vita saràààà… chi vorrà, vivrà… in libertà… Hakuna Matata!!!»
«Piantatela!» li rimproverò Soya. «…o l’autore di questa storia sarà citato in giudizio per violazione dei diritti d’autore!!» Loro non la piantarono, ed andarono avanti con altre canzoncine ancora, sulle quali glissiamo perché non vale la pena di seguire la loro baldoria, ma soprattutto l’autore non desidera in alcun modo che qualcuno gli faccia causa per ripetuta violazione dei diritti d’autore. Crilin tornò in quel momento, annunciando la vittoria di Gohan sul figlio di Freezer e chiedendo quali fossero le ultime svolte da quelle parti: «Ehehe… buon sangue non mente!» commentarono Tenshinhan, Yamcha e Jiaozi in riferimento allo scontro di Gohan; così gli amici si scambiarono due rapidissimi resoconti degli ultimi sviluppi delle loro vicende. In quel momento Kodinya scese dai terrestri reggendosi la spalla copiosamente insanguinata: ancor più pallida del naturale, con gli occhi infossati e cerchiati di nero, continuava a perdere molto sangue. Stancamente imprecò, dolorante: «Porco cazzo! Io vado a ricoverarmi in una medical machine per guarire da questa ferita, anche se vorrei assistere alla battaglia di Vegeta… sento che ci sta dando dentro con Cooler. Adesso voialtri… datevi una mossa, e andatemi a recuperare la bambolina dall’Oltretomba…»
«Lascia stare la medical machine e prendi uno di questi» disse lanciandole un senzu, che avrebbe assicurato all’alta guerriera una magica guarigione immediata. «E poi andiamo tutti a seguire la grande potenza del tuo amico Vegeta!»
Kodinya lo acchiappò al volo, e lo esaminò con calma. «E se fosse velenoso? Un modo per sbarazzarvi anche di me e non correre ulteriori rischi?? Badate che al primo sintomo di malessere faccio in tempo ad ammazzare qualcuno di voi…»
Yamcha replicò sbalordito ancora una volta dalla diffidenza della donna: «Scherzi?? Guarda che qua ti ado-riamo tutti!!» disse, indicando gli allievi delle due scuole che la guardavano con gli occhi letteralmente a forma di cuoricini che pulsavano.
Tenshinhan da parte sua aggiunse: «E poi, ne abbiamo mangiati anche noi… ricordi? Anche tu hai visto co-me ho salvato Crilin prima!»
«Già… è vero» replicò, guardando il senzu. Poi, senza ulteriori indugi, lo inghiottì ricevendone in un secondo i prodigiosi effetti. «Perfetto! Sei guarita perfettamente, com’era prevedibile!» osservò Yamcha.
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