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DB - La storia mai raccontata!

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  • La Supernova sfiorò le palme guantate delle mani di Vegeta, poi al contatto bruciò i guanti. Il Principe oppose resistenza piantando i piedi al suolo. Lo sguardo fieramente determinato, i denti serrati, il Super Saiyan a piena potenza riuscì ad arrestare l’avanzata della sfera dall’ingente potere, muovendo tenacemente qualche faticoso passo in avanti.
    “Maledetta scimmia!” imprecò il mostro. “È persino capace di respingere la mia Supernova, dannata sia la sua anima! Come diavolo ci riesce?” Per prevenire ogni rischio Cooler si avvicinò e si preparò a tenere testa all’ostinata reazione del Saiyan, concentrando i suoi sforzi nella mano destra, che puntò in avanti in direzione della Sfera e in contrapposizione a Vegeta. Iniziò un agguerrito testa a testa con il quale Cooler si oppose a Vegeta, ed ognuno dei due mirava a far sì che il nemico venisse travolto dal colpo. Per una manciata di istanti, Cooler prese il sopravvento, strinse i denti con maggior tenacia convinto di aver sopraffatto l’avversario: illusione. Infatti, il Principe aveva finto di abbassare la guardia mentre caricava la sua massima potenza, lasciando che il fratello di Freezer si cullasse nella convinzione della propria superiorità. Raggiunta la forza massima, iniziò a resistere con maggior vigore: avanzò divorando in avanti il terreno sotto i suoi piedi, metro dopo metro, facendo indietreggiare la Supernova. Cooler si contrappose ma, non avendo previsto che Vegeta fosse in grado di resistere, non aveva calcolato che lo sforzo per creare quella gigantesca sfera lo aveva consumato notevolmente, portando Vegeta in posizione di vantaggio nei suoi confronti. Il Super Saiyan intuì che l’unico modo per respingere quel formidabile attacco era quello di usare una dose di energie non indifferente per respingerlo immediatamente. Quindi iniziò ad accelerare i propri passi, quando Cooler si accorse che la propria energia calava, suo malgrado; accettò malvolentieri di scansarsi e risollevarsi verso l’alto. Vegeta, percependo la posizione del nemico, rilasciò di colpo tutta la sua energia spirituale dando alla Sfera lo slancio perché questa si spingesse verso l’alto. Poi, con un calcio preciso e calibrato, la grande massa di energia si diresse a velocità forsennata verso Cooler. Fu incredibile: il tiranno fu colpito in pieno e trascinato dall’attacco per alcuni metri, sempre più in su, negli strati elevati dell’atmosfera, laddove esplose in un gigantesco fragore che sconquassò la regione ripercuotendosi per varie decine di chilometri.
    «Evviva!» esultò Crilin. «Vegeta ha messo a segno un attacco decisivo!»
    «È come se Cooler si fosse danneggiato con le sue stesse mani… chi poteva ferirlo così gravemente, se non sé stesso??» chiese Yamcha.
    «Quella specie di mostri è più resistente dell’acciaio… aspettiamo a cantar vittoria…!» ringhiò Piccolo, pes-simisticamente realista.
    Vegeta si fermò, contemplando il risultato della sua ultima azione. Ansimò pesantemente, poi inspirò una profonda boccata d’ossigeno. Lo sforzo lo aveva sfiancato, tanto che decise di abbandonare momentaneamente lo stadio dorato e tornare alle sue sembianze naturali, per recuperare le forze. Quali erano le attuali condizioni di Cooler, massacrato dal suo stesso attacco?

    «Goku, Vegeta è in vantaggio! Benché Cooler disponesse di una trasformazione ancor più efficace del suo defunto fratello, Vegeta è migliorato al punto tale da superarlo! Non di molto, è vero, ma se la sta giocando molto bene!» fu il commento entusiasta di re Kaioh, mentre Bubbles saltellava assecondando lo stato d’animo del padrone.
    «Vai! Fantastico!» si rallegrò il Saiyan, per poi aggiungere corrucciato, a braccia conserte: «Che invidia pe-rò… Il fratello migliore se lo è beccato lui…»
    “I Saiyan sono una razza incredibile…” rifletté la divinità. “Negli ultimi anni non li avevo tenuti nella dovuta considerazione perché il loro livello era tenuto relativamente basso, ma da quando conosco Goku la mia visione è cambiata! Lui e Vegeta non smettono mai di migliorare, e anche il piccolo Gohan è in ascesa continua! Sfido io che la famiglia di Freezer e Cooler li abbia sempre temuti…” Poi affermò: «Non è tutto rose e fiori, figliolo… Vegeta comincia ad accusare la stanchezza, ma sicuramente non accetterà l’aiuto degli altri ragazzi!»
    «Guardi il lato positivo… Vegeta può vincere anche da solo!»
    «Forse hai ragione… ma non prendere tutto con troppa leggerezza! Il nemico è un essere irriducibile al quale non conviene mostrare il fianco…»

    Dopo nemmeno un minuto, ecco ricadere dalle altitudini atmosferiche il corpo di Cooler: pesante, massic-cio, i muscoli contratti dallo stordimento, la mostruosa creatura sbatté sul terreno, sollevando pietrisco e sbuffi di polvere. Vegeta si avvicinò a passo tranquillo al nemico, notando che quest’ultimo che aveva riportato seri danni fisici. Le coperture ossee sul petto e sulla punta della coda erano scheggiate, quando non incrinate da spaccature. Le punte delle corna e degli avambracci erano spaccate, come anche la maschera facciale; la sua aura era azzerata… ma, come Vegeta ben sapeva, era consigliabile diffidare di questo ultimo indizio. «Sei vivo o morto, Cooler? Vedi di alzarti, altrimenti comincio a prepararti una bella lapide!»
    «Dovrai prepararla per te stesso, schifoso morto di fame. Grazia alla mia corazza inscalfibile, sono ancora vivo e in grado di ammazzarti…» sibilò con sprezzante voce rauca il Re delle galassie rimettendosi in piedi. Spiccavano nel suo volto adombrato gli occhi rossi, ancora terrificanti nonostante tutto.
    Con altrettanto disprezzo, Vegeta gli fece eco: «Ma guardati! Sei ridotto in uno stato pietoso, e ancora hai la pretesa di sputare sentenze!»
    «Il Re dell’universo non sarà mai sconfitto! MAI!» dichiarò il mostruoso alieno, tendendo i muscoli degli arti e ripartendo all’attacco. Fu sul punto di tirare un pugno al volto di Vegeta, che con pronti riflessi si ritrasformò in Super Saiyan e gli afferrò il polso. Cooler afferrò l’altro polso del Saiyan. Faccia a faccia, i due acerrimi nemici tentarono reciprocamente di spezzarsi i polsi; un turbine di energia interiore li avvolse e scavò un fossato attorno ai contendenti. L’azione relativa alla Supernova aveva determinato un calo di energia per entrambi: per Cooler che l’aveva subita, e per Vegeta che con grande sforzo l’aveva respinta. Il calo progressivo era bilanciato, ma la situazione continuava a pendere ancora a favore di Vegeta, il quale con un secco movimento ruotò l’avambraccio del nemico, fratturandoglielo in modo netto. Mollò la presa del braccio del nemico che, urlante per il dolore, lasciò a sua volta il braccio di Vegeta.
    “Il fisico di questi esseri ha una robustezza innaturale…” rifletté Vegeta. “Non a caso, Freezer era sopravvissuto nonostante fosse stato tagliato a metà e successivamente gli fosse esploso addosso un intero pianeta…” Andare avanti a furia di bombe energetiche sarebbe divenuto controproducente: ad ogni indebolimento di Cooler, anche Vegeta si indeboliva sempre più, e che allora valutò: “Dunque… ho preso la mia decisione.”
    «Cooler… la tua vita volge al termine.» affermò il Principe con un tono che riempì il fratello di Freezer di terrore: negli occhi di Vegeta era leggibile a chiare lettere la sicurezza dei propri mezzi. Che avrebbe dovuto fare Cooler? Tremava… doveva forse supplicare perdono? Arrendersi e tornare nel suo mondo dove la sua dignità regia sarebbe stata infangata dall’inenarrabile ed inaccettabile indecenza di una sconfitta ancora più clamorosa di quella ricevuta dal progenitore Chilled? Significava riaffermare una volta di più che la sua famiglia non sarebbe mai più stata “la più potente dell’universo”. Oppure cercare di salvare la pelle con un qualsiasi gioco d’astuzia, anche subdolo? No, tutto ciò era fuori discussione: Cooler non era Freezer. Si assomigliavano come si somigliano due fratelli, così simili ma così diversi; il vanto di Cooler non era solo la sua forza superiore, ma anche il suo contegno regale, che ignorava gli attacchi alle spalle e l’inginocchiarsi a raccogliere l’umiliazione davanti al nemico. «No… Noo NOOOOO!» cominciò a strepitare Cooler con voce aspra e cavernosa. «Un vero Re non può essere sconfitto da un pezzent…»

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    • Un ronzio e poi un netto ZAK. Cooler riuscì a sentire solo questo, poco prima di rendersi conto – con le po-che forze che gli restavano - che il taglio era avvenuto, tramite lame circolari d’energia che avevano affettato il Re in varie parti, mozzando orribilmente la testa, gli arti, il torso e la coda in più parti. La testa sopravviveva in buona parte, attaccata al collo e alla parte superiore del busto, riverso a terra a faccia in su. Le braccia e le gambe erano caduti ai lati e si contraevano così come il pezzo staccato della coda, che si contorceva alla stessa stregua di quella di una lucertola. L’espressione di Cooler la diceva lunga sul suo stato di costernazione, e persino gli occhi avevano perso quel caratteristico bagliore rosso, mentre da ogni sezione del suo corpo grondava sangue viola. Presto o tardi, sarebbe morto dissanguato; ciononostante, aveva ancora la possibilità di parlare. «Ho imparato… ho capito…» accennò il tiranno con fatica, con rivoli di sangue lungo le labbra e il mento, alzando leggermente il capo da quella scomoda posizione. «Il più forte dell’universo… è un concetto che non esiste… credevo di essere io… ma non sei nemmeno tu… esiste sempre qualcuno in grado di batterti… Verrà il giorno in cui troverai chi ti sistema, come tu oggi hai fatto con me… povero scellerato…»
      Vegeta rimase contrariato da quella sorta di profezia. Non resistette: volle togliersi quella soddisfazione che Kakaroth avrebbe decisamente allontanato da sé. Prese ripetutamente a calci la porzione superiore del corpo del moribondo. Infine dichiarò: «Addio per sempre, Cooler! Buona reincarnazione… e se qualcuno all’Inferno ti chiederà chi ti ci ha spedito, di’ pure che è stato il Principe Vegeta, il Super Saiyan!» E con queste ultime parole, distese la mano in avanti; Cooler sgranò gli occhi atterrito, per poi sentire Vegeta proclamare: «BIG BANG…. ATTACK!!» Così, emise una luminosa esplosione di energia che travolse i miserandi resti dell’alieno e molti metri quadri di terreno circostante. Fu così che Cooler venne spazzato via per sempre, distrutto fino all’ultima cellula dalla strabiliante energia del Saiyan. Sfinito, con gocce di sudore che gli imperlavano la fronte, Vegeta ritornò al suo aspetto normale.
      Sbalorditi, Crilin e tutti gli altri spettatori dello scontro osservarono la scena a bocca aperta; subito esplose-ro le reazioni di gioia. Yamcha e Gohan sorridevano sentendo quasi il bisogno di urlare in modo liberatorio; anche Tenshinhan e Piccolo, i più seriosi del gruppo, sorrisero sollevati, con Jiaozi che galleggiava allegro; per finire, Kodinya era talmente contenta che quasi stritolava Crilin in un abbraccio… per quanto ormai le rimanesse un braccio solo. L’incubo era finito, una volta per tutte: Freezer, Cooler e tutta la crudele progenie di Frost non avrebbero mai più potuto nuocere ad alcuna razza dell’universo. E, per una volta, l’eroe non era Goku… se la salvezza del creato partiva dal pianeta Terra, il salvatore stavolta era Vegeta… suo malgrado. Benché i rapporti che tutti i presenti avevano con il Principe non fossero rosei, nessuno di essi riuscì a resistere alla tentazione di raggiungerlo subito sul campo di battaglia, elettrizzati com’erano.
      Vegeta però li placcò anzitempo: «Non vi azzardate a venirmi ringraziare, o giuro che il prossimo nemico contro cui ve la dovrete vedere sarà il sottoscritto!»
      Gohan si lagnò imbronciato: «Uff… che antipatico…»
      Piccolo voltò le spalle incrociando le braccia, e borbottò: «Humpf! È inutile… quel Vegeta non cambierà mai!»
      «Ahahahah! Vedi, bambolotto?» disse Kodinya con una risata, rivolgendosi ad un perplesso Jiaozi. «È per questo che lo adoro!»

      **********************
      L’ANGOLO DELL’AUTORE.
      Finisce così la grande battaglia tra Vegeta e Cooler, con il Saiyan nell’inedito ruolo di… eroe e vincitore. Ora posso rivelarvi i livelli di combattimento, partendo dal presupposto che i livelli di Freezer 100% e Goku Su-per Saiyan sono ormai ufficiali, resi noti da una pubblicazione su Dragon Ball tipo enciclopedia. Questi livelli, che userò come riferimento, sono quelli di 120 milioni per Freezer al 100% e 150 milioni per Goku Super Saiyan (massima potenza di Namecc e anche post-Yardrat).
      Cooler – quarto stadio, ossia quello in cui combatte inizialmente: 100 milioni. Meno potente di Freezer, per sua stessa ammissione.
      Vegeta Super Saiyan: 155 milioni. Più potente dell’ultimo Goku, quello di Namecc e post-Yardrat, che lo stesso Vegeta si era vantato di aver superato capitoli fa.
      Cooler trasformato, quinto stadio: 200 milioni circa. Il Re ha rivelato che in questo stadio la sua forza è pressappoco raddoppiata.
      Vegeta guarito post senzu: 205 milioni circa. Come abbiamo visto in questo capitolo, Vegeta sa di essere un po’ più forte del nemico, ma non abbastanza da non subire contraccolpi sul proprio livello d’energia nel momento in cui gli infligge seri danni.

      Curiosità: le battute circa la lapide e quelle della “buona reincarnazione” sono citazioni dello stesso Vegeta tratte rispettivamente dalla saga dei Saiyan e da quella di Namecc.
      Mi pare sia tutto… Ah, dimenticavo: mi raccomando, continuate a seguire questa storia! Non è ancora finita!

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      • Goku e le notifiche

        Degna conclusione della saga, il re ha provato a usare l'unica carta che gli rimaneva, ma Vegeta è troppo cazzuto.
        La profezia di Cooler ci porta immediatamente a pensare a quel che accadrà dopo.

        Non vedo l'ora di leggere come se la caveranno i nostri, hype-issimo per Future Gohan, storicamente mio pg preferito e sono curioso di vedere come ti muoverai quando la storia assumerà dei tratti decisamente dark.
        sigpic

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        • Ottima fase finale,oltretutto non ho potuto fare a meno di notare che il pezzo della Supernova e` un chiaro riferimento al 5° film di Dragon Ball Z "La vendetta di Cooler" (o "il destino dei saiyan,secondo la ciofeca traduzione di Merak Film; o Mediaset,non ricordo),cosi come anche il pezzo del taglio a Cooler by le lame di energia mi pare molto similiare a cio` che accadde a Freezer su Nameck verso la fine della sua battaglia con Goku.
          Riguardo ai livelli,sinceramente al Vegeta Super Saiyan Pre - Zenkai Power avrei dato un po` di piu` di 155 Milioni, 170 Milioni diciamo; dopotutto,da quel che hai scritto, la sconfitta di Vegeta (prima di ricevere lo Zenkai Power) sembra causata in parte anche da un leggero calo di energia per stanchezza,oltre ovviamente che per la sua effettiva inferiorita`.
          Tuttavia,vorrei darti un consiglio: nelle prossime saghe,prova a costruire alcuni livelli in maniera piu` "schematica";infatti,nelle saga di Cell i livelli di combattimento risultano piu` difficili da identificare,per via della particolarita` di certi soggetti,per esempio:
          C - 18 e` poco piu` forte e veloce di Vegeta,in quanto il principe riesce a resistergli per un po` di tempo,ma la cyborg e` molto piu` resistente,avendo incassato senza alcun problema o danno un Ki Blast (o Bing Bang Attack,non si capisce bene).
          Future Trunks Super Saiyan Dai San Dankai e` molto piu` forte e resistente di Cell,ma l'androide e` molto piu` veloce e ha riflessi molto migliori.
          Gohan Ragazzo Super Saiyan Full Power e` un po` piu` veloce e resistente di Goku nel medesimo stadio,ma il padre stando a quanto ci fa intedere il manga, e` pari al figlio negli altri fattori.
          Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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          • Quanto prima rivedo il prossimo capitolo e ve lo posto, dato che siamo all'epilogo di questa parentesi su Cooler. Alcune precisazioni in risposta:
            - Si, volendo si può anche aumentare il livello di combattimento di Vegeta. L'importante è che sia un po' più forte del Goku di Namecc (giusto per potersene vantare) ma notevolmente più debole di Cooler trasformato.
            - In realtà per i prossimi capitoli non ho stabilito dei livelli di combattimento, perchè l'argomento mi riesce odioso e, così come ha fatto Toriyama, a questo punto della storia ho preferito sganciarmi dai vincoli "numerici". In questa saga ho continuato a usarli un po' perchè siamo in una fase riconducibile a quella di Namecc (e quindi mi potevo aiutare ai livelli più o meno certi ed ufficiali che abbiamo) e un po' perchè la gerarchia è talmente variegata (si va da Jiaozi a Cooler e Vegeta) da richiedere una distinzione di "classe".

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            • Uhmmm,potresti aiutarti con quelli di Final Goku II:
              C-19: 25.000.000
              C-20: 28.000.000
              Piccolo: 50.000.000
              Trunks Super Saiyan: 155.000.000
              Imperfect Cell: 180.000.000
              Goku Super Saiyan: 195.000.000
              Vegera Super Saiyan: 200.000.000
              C-18: 225.000.000
              C-17: 250.000.000
              Piccolo (unito a Dio): 250.000.000
              Imperfect Cell potenziato: 375.000.000
              C-16: 375.000.000
              Semi-Perfect Cell: 700.000.000
              Piccolo (unito a Dio): 700.000.000
              Trunks Super Saiyan Dai Ni Dankai: 900.000.000
              Vegeta Super Saiyan Dai Ni Dankai: 1.000.000.000
              Goku Super Saiyan Full Power (50%): 1.500.000.000
              Perfect Cell "Appena nato": 1.800.000.000
              Trunks Super Saiyan Dai Ni Dankai (Cell Game): 1.800.000.000
              Vegeta Super Saiyan Dai Ni Dankai (Cell Game): 1.900.000.000
              Cell Junior: 2.100.000.000
              Trunks Super Saiyan Super Saiyan Dai San Dankai: 2.100.000.000
              Goku Super Saiyan Full Power: 3.000.000.000
              Gohan Super Saiyan Full Power: 3.000.000.000
              Perfect Cell (massima potenza): 3.500.000.000
              Gohan Super Saiyan II (Ferito al braccio,50%): 5.750.000.000
              Gohan Super Saiyan II (Incoraggiato da Goku): 7.000.000.000
              Super Perfect Cell: 8.000.000.000
              Gohan Super Saiyan II (Massima Potenza): 11.500.000.000

              Ovviamente,il mio e` solo un consiglio; Fanfic tua,regole tue (XD).
              Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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              • Cap. 44: Contro l’amore siamo vaccinati.

                Era pieno pomeriggio: tra un combattimento e l’altro, tra vari drammi e alcune tragedie, il tempo era pro-prio volato. L’unico elemento che alterava l’innaturale silenzio della regione era, come solitamente accade in questi casi, un leggero vento tiepido.
                «Non riesco a crederci… è davvero finito tutto…» disse Crilin agli altri, che avevano formato sulla terrafer-ma una sorta di cerchio.
                «Cosa più importante… a parte danni che possiamo definire superficiali, il pianeta non è stato distrutto.» aggiunse Tenshinhan, con Jiaozi che annuiva allegro dietro di lui: «Sì, il rischio è stato grosso… basta pensare a quello che è accaduto al pianeta Namecc!»
                «Si direbbe che per una volta abbiamo fatto meglio di Goku!» commentò Yamcha, per il quale la rievocazione dei precedenti dell’eroico Saiyan appariva quasi ovvia.
                Vegeta incrociò le braccia. «Basta parlare di Kakaroth, idioti! Nessuno qui ha bisogno di lui!» mentì il Princi-pe dei Saiyan, sapendo bene che l’ambizione di sfidarlo – e l’impossibilità di farlo – sarebbero stati i più grandi rimpianti della sua esistenza.
                «Tieni a freno la lingua, Vegeta!» si stizzì Piccolo sull’onda dell’impulso. Tra i due esisteva ancora una sorta di ostilità non sanata, alimentata per Piccolo dalla propria conscia inferiorità.
                «Altrimenti…?» replicò il Principe, con un ghigno sornione. Piccolo ringhiò, furioso. Gohan, desideroso di stemperare gli animi, si parò al centro della coppia litigiosa, quasi a volerli separare: «Dai, cercate di andare d’accordo! Non c’è motivo per litigare… oggi, poi, è un giorno che merita di essere ricordato e festeggiato.»
                Senza dubbio il figlio di Goku aveva ragione: la morte di Cooler era un evento epocale. I quattro terrestri e
                Kodinya, però, ora che la bufera era passata, ripensavano alla morte brutale a cui i loro prediletti erano andati incontro.
                «Se non altro» rifletté Kodinya «stavolta non ci sarà nessuno verso cui attivare il fottuto protocollo di emergenza.»
                «Il fot… ehm… cioè, il protocollo di emergenza?» ripeté Crilin interrogativo, con un filo di imbarazzo.
                «Non lo sapete? Quando una truppa dell’impero è in crisi, invia un protocollo d’emergenza per chiedere i rinforzi. Quando Freezer e Cold furono sconfitti, alcuni soldati superstiti inviarono dalla Terra direttamente a Cooler il protocollo… ma stavolta non c’è più nessuno in grado di intervenire, perché quella famiglia del cazzo si è estinta!» spiegò Kodinya. «Chi minchia vorrebbe mai venire qui a rompere i coglioni al Super Saiyan che ha sconfitto Cooler?» Il ragionamento, parolacce incluse, non faceva una grinza.
                «Ah, quindi sono state quelle canaglie a provocare l’arrivo di Cooler e della sua spedizione punitiva!» sghi-gnazzò Vegeta. «Dopo, se ben ricordo, quei farabutti hanno pure recitato la sceneggiata della sottomissione al Super Saiyan… e dire che quell’idiota voleva lasciarli vivere qua! Questo era il vostro amato Kakaroth! Meno male che li ho uccisi tutti, dal primo all’ultimo…»
                Nel silenzio dell’arida distesa grigio-nerastra sulla quale non cresceva ormai nemmeno un filo di sterpaglia, si sentì a distanza il motore di un jet in avvicinamento, il che sorprese i componenti del gruppetto.
                «Chi sarà adesso? Un nuovo nemico?» chiese Jiaozi.
                “Purtroppo ricordo bene la sua aura… che rompipalle…” considerò mentalmente Yamcha.
                Un aereo rosso piccolo e leggero con una cupola di vetro verde-acqua trasparente atterrò sollevando una scia di polvere grigia. Apertosi lo sportello del guidatore, dal veicolo scese goffamente una donna oltremodo familiare a tutti gli amici di Goku, anzi – si potrebbe dire – l’unica componente femminile del gruppo, Bulma, col suo pancione da avanzato stato di gravidanza. Era seguita subito da Pual, il gattino blu volante e trasformista; l’amichetto d’infanzia di Yamcha, spaventato all’idea di perderlo nuovamente, si era fatto dare un passaggio da Bulma per raggiungerlo. Subito si avvicinò al giovane uomo con le cicatrici. «Perché sei venuto qui con lei?» chiese Yamcha, irritato.
                «M-ma… io non ho litigato con Bulma!» balbettò il piccolo animaletto.
                Yamcha e Bulma non si erano mai riappacificati: dopo la rottura burrascosa che gli era stata addebitata, una pacificazione mai raggiunta e mesi di totale assenza di comunicazioni, ora - per una pura casualità - veniva a sapere che la sua ex fidanzata si era ampiamente rifatta con qualcun altro. Il pancione non lasciava adito a dubbi di sorta: era vero che non avevano più nessun legame… ma i fatti bruciavano, eccome se bruciavano. Del resto, il ragazzo non aveva più avuto relazioni serie da allora: da bravo dongiovanni, aveva deciso di godersi la vita svolazzando di fiore in fiore prima di mettere la testa a posto ed impegnarsi di nuovo con una donna. Tuttavia, il ricordo degli anni che lui e Bulma si erano dedicati a vicenda gli lasciava l’amaro in bocca, ogni volta che riaffiorava.
                «Buongiorno a tutti!» li salutò la ragazza con la sua voce squillante. «Ci siete proprio tutti, allora! Avevo visto bene!» A quelle parole, la perplessità dei presenti aumentò.
                «Dalle vostre facce, direi che non sapete niente!» La ragazza allora iniziò a spiegare che, in seguito agli strani scossoni e fenomeni sismici che avevano l’epicentro nella zona di Zambookah, furono inviati ricercatori e telecamere che – tra molte difficoltà - avevano iniziato a trasmettere in tutto il mondo le immagini dei combattimenti che stavano devastando il pianeta. Ad un certo punto, qualche colpo o contraccolpo d’aria aveva inavvertitamente messo fuori gioco le troupe televisive, per cui il segnale televisivo appariva oscurato. A quel punto Bulma era partita con un suo mezzo maneggevole ma potente, spinta dalla curiosità femminile e dal suo famigerato spirito d’avventura, desiderosa di conoscere la sorte dei malcapitati ma soprattutto di vedere più da vicino gli extraterrestri, sapendo di poter contare su un pool di guardie del corpo ben allenate che l’avrebbero salvata in caso di bisogno! Arrivata in prossimità del luogo dell’incidente della troupe televisiva, scoprì che l’aereo si era schiantato. Inorridita ed impressionata dagli avvenimenti, scelse allora di collocarsi in uno spiazzo aperto aspettando che i terremoti si placassero. Tuttavia, preoccupata per i suoi amici, volle comunque presentarsi sul posto, quando le acque si calmarono. «Non penserete mica che tutte quelle scosse sismiche e quei rimbombi potessero passare inosservati!! Mica siamo su Namecc, dove abitavano in quattro gatti… Vi siete fatti la fama degli eroi! Beh… ma mi ascoltate??» chiese la donna con voce istericamente stridula. «Perché continuate a fissarmi in quel modo come un branco di baccalà??»
                Tutti la guardavano con occhi strabuzzati, eccetto Vegeta e Kodinya, la seconda con un’espressione di inedito candore sul suo viso. Erano passati molti mesi da quando Bulma si era distaccata, poco per volta, dagli altri membri del gruppo, per cui ciascuno di loro apprendeva in quel momento del fatto che Bulma era incinta.
                Crilin le chiese, insicuro: «Ma sei matta a venire qua in queste condizioni?»
                «Perché pensi che mi sia fatta viva solo adesso? Cessato il pericolo... ero curiosa di vedere gli alieni! Se non fossi stata incinta, sarei venuta prima!»
                «Sembra che la gravidanza ti abbia reso una donna più giudiziosa!» ribatté Crilin. In fin dei conti, non aveva ripetuto il gesto avventato di due anni e mezzo prima, quando si era presentata nel luogo di atterraggio di Freezer e Re Cold.
                «Stai zitto, cretino!!» strillò Bulma esibendo due file di dentacci affilati da pescecane.
                «Ma come, tu e Yamcha vi siete sposati e non ci avete detto nulla?» osservò il piccolo Gohan con dispiacere, mostrando ancora una volta la sua beata ingenuità. «Ci siamo sentiti davvero troppo poco, ultimamente…»
                Yamcha, sempre più risentito, replicò: «Io non conosco quella donna...»
                «Eh? Ma allora chi è il papà del bambino che sta per nascere?» domandò il figlio di Goku.
                «A questa domanda penso di saper rispondere io…» rispose Vegeta con un odioso ghigno tronfio.
                Silenzio e stupore generale. Kodinya sul momento mostrò –come tutti - un paio d'occhi delle dimensioni di due palle da tennis, poi scoppiò a ridere. La sua risata durò alcuni minuti finché Bulma, sempre più innervosita, poi irritata, poi infuriata per quel suo ridere sganasciato, le sbraitò con la bocca irta di denti da pescecane: «Si può sapere che diavolo hai da ridere, spilungona???? Vuoi prenderle, oggi??» minacciandola col pugno. Il pancione la costringeva a compiere sforzi e fatica doppi rispetto al movimento normale; ma tutto ciò, invece di fiaccarle l’animo, la rendeva ancora più nervosa e suscettibile di quanto non fosse normalmente.
                Crilin bloccò Bulma con la forza: «Calmati, Bulma... è un’amica di Vegeta, ma soprattutto è un'alleata il cui contributo ci è stato prezioso per sconfiggere gli uomini di Cooler... se non ci fosse stata lei, saremmo tutti morti! Ti racconteremo tutto!»

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                • «Confermo... sono un'amica piuttosto intima del Principe dei Saiyan» asserì, ma nessuno colse il doppio senso malizioso, vista la loro totale ignoranza delle abitudini sessuali di Vegeta. Poi, assumendo un tono di voce grave, cambiò discorso: «Ad ogni modo, da adesso assumerò il comando dell’astronave, quindi non dovrete temere tutti gli altri miei sottoposti. Vi ricordo i nostri patti: se vi ho aiutato, è perché ho un torna-conto. Cercate di tenerlo a mente, altrimenti vi apro il culo.»
                  «Già, e noi onoreremo la nostra parte del patto... sei stata un'alleata leale e davvero coraggiosa.» disse il pelato. Poi rivolgendosi a Bulma: «Bulma, ci servirebbe ancora una volta il Dragon Radar: domani inizieremo una nuova ricerca delle Sfere...» spiegò infine, sintetizzando il programma da completare.
                  «Aspetta un attimo, bel pelatino!» obiettò l’alta guerriera. «Quando abbiamo stretto l’accordo, l’unica morta sul campo era la mia amica. Solo dopo si sono aggiunti alla lista delle vittime tutti quei vostri ragazzini… chi mi garantisce che non userete le Sfere per riportare in vita solo qualcuno dei vostri??» domandò Kodinya: dal suo accento diffidente, era chiaro che sospettava un possibile raggiro.
                  Yamcha sbuffò: «Ma davvero continui a non fidarti di noi??»
                  Piccolo, neutrale rispetto all’accordo e alle parti in causa, spiegò: «Con un unico desiderio è possibile ripor-tare in vita più persone, purché abbiano qualcosa che le accomuna… basterà chiedere di far tornare fra i vivi tutte le persone uccise oggi da Cooler e dai suoi sgherri.»
                  «Io vi ho avvertiti! Se vi azzarderete a commettere qualche cazzata, la mia potenza l’avete già vista sul campo: non vorrei che vi trovaste a sperimentarla sulla vostra pelle, terroni…»
                  «Si dice “terrestri”.» spiegò Jiaozi con voce da dottorino.
                  «Quello che è! Non è un problema se non abbiamo i corpi dei defunti? I vostri amici sono andati in cenere, la mia sarà stata maciullata dagli sconvolgimenti causati da Cooler sul territorio…»
                  «Anche questo non è un problema: il Dio Drago ha sempre riportato in vita tutti in perfette condizioni fisi-che, senza danni né segni di decomposizione!» spiegò Crilin.
                  «Bel pelato, avvicinati un attimo…» lo invitò Kodinya con voce finto seducente; abbassandosi all’altezza del suo orecchio, disse: «Sai che ti faccio, se mi imbrogli?» per poi aggiungere a voce ancora più bassa qualcosa che solo Crilin poté udire… il che gli causò un subitaneo arrossimento di tutto il volto. Persino la pelata gli era diventata bordeaux! Paonazzo per l’abnorme imbarazzo suscitato dalla minaccia della guerriera, riuscì a balbettare: «O-o-ok… non preoccuparti…»
                  «Sono capace di farlo, credimi…» concluse con un agghiacciante sorriso e un occhiolino di femminile mali-zia.
                  «Bene, direi che possiamo concederci una dormita, per oggi.» dichiarò Tenshinhan sbrigativo, ponendo fine alle discussioni e alle pianificazioni. «In ogni caso, penso che la giornata di domani ci sarà sufficiente per raccogliere le Sfere. Per cui già domani nel tardo pomeriggio potremo evocare il Dio Drago ed esprimere il desiderio…» I quattro super guerrieri terrestri, maggiormente coinvolti nel compimento della missione, si diedero appuntamento per l’indomani. Evitarono di coinvolgere Gohan, che ci sarebbe andato volentieri… se non avesse temuto di aggravare la lavata di capo che lo aspettava da parte di Chichi. Kodinya avrebbe avviato i preparativi per la prossima partenza, mentre Bulma avrebbe fornito il Dragon Radar. Piccolo e Vegeta, non essendo interessati, non ebbero nulla da aggiungere. Detto ciò, ciascuno prese la propria strada.

                  Mentre volava affiancato a Crilin, prima che le strade di ritorno verso le proprie case si dividessero, Yamcha domandò all’amico: «Ma che cosa ti ha detto Kodinya all’orecchio poco fa?»
                  «Niente che si possa dire davanti ad un pubblico di minorenni… ti dico solo questo…» accennò Crilin, acci-gliandosi e arrossendo vistosamente ancora una volta. Qualche centinaio di metri dopo, Yamcha chiese di nuovo: «Crilin…?»
                  « Hm…?»
                  «Ma stamattina io e te non gestivamo una palestra? »
                  «Cavolo, è vero! La palestra! Oddiomio! E se avessero rubato tutto?? E se qualcuno avesse fatto qualche danno??» Il pelato si agitò: la morte di Soya lo aveva stravolto e, ora che la tempesta di era placata, la ma-linconia per l’accaduto cominciava a salire.
                  «Senti, tu sei distrutto. Facciamo così… tu torna alla Kame House, io andrò a chiudere la palestra… se vedo che qualcosa non va, ti telefono.» Senza ammettere un no come risposta, Yamcha accelerò e salutò l’amico.
                  Arrivato in palestra, trovò la pace degli angeli. Non un bilanciere o un guscio di tartaruga fuori posto. C’erano varie persone, fra cui una specie di culturista che stava facendo un po’ di flessioni indossando un guscio da 20 kg sulle spalle. «Ehi, Blitz! Buonasera.» lo salutò Yamcha.
                  «Hola, capo!» salutò l’atleta mettendosi in piedi e asciugandosi il sudore col dorso della mano. «Sa che l’ho vista in tv?»
                  «Anche tu? Ma allora siamo davvero famosi…» osservò Yamcha. «In realtà ero venuto per vedere in che condizioni era la palestra dopo che l’avevamo lasciata tutto il giorno incustodita.»
                  «Ahahah, sia serio! Chi diavolo potrebbe venire a rubare anche solo una matita dalla palestra degli eroi del mondo?»
                  Una conversazione analoga di svolse nella sede della Nuova Scuola della Gru, tra i maestri Tenshinhan e Jiaozi e lo smilzo e rasato allievo Sashimi.


                  Quella notte, Vegeta – che si era svestito dell’ormai quasi distrutta undersuit blu per indossare una maglia e dei pantaloni di tuta – si presentò all’astronave del defunto Cooler. Trascinando con sé le enormi spoglie di un dinosauro ucciso da lui stesso poco prima, chiese di Kodinya. In quel modo, si accingeva a mantenere la promessa scambiata l’ultima volta che si erano incontrati: semmai lei fosse venuta sulla Terra, lui le avrebbe offerto un qualche bestione da mangiare. «Mi dispiace, ma qua blatte giganti non ce ne sono...» disse Vegeta con un sogghigno, memore dei gusti gastronomici della sua ex collega; a sua volta, la donna volle omaggiare l’amico, donandogli una delle battle suit di ricambio di Cooler, bianca con due spalline dorate, e un’undersuit blu. Anche se privo di quella perfezione che Cooler vantava orgogliosamente nel ritenersi degno delle due spalline, nessuno più del Saiyan meritava di indossare quegli indumenti.
                  I due mangiarono di gusto nello spiazzo antistante la navicella, illuminati dalla luce dei fari del veicolo. La donna non poteva certo tenere testa ai ritmi forsennati del suo goloso amico Saiyan, che peraltro doveva ancora recuperare appieno molta parte delle forze investite nello scontro. La cena si svolse in silenzio, perché le loro mascelle erano troppo impegnate a macinare per potersi dedicare a chiacchiere dilettevoli. Un sonoro ruttone di Kodinya concluse la cena e diede inizio alla conversazione. Vegeta scoppiò a ridere: «Noto che in materia di finezza ed eleganza hai fatto passi da gigante! Ahahah!»
                  «Che cazzo vuoi farci? Non sono io, quella che può “vantare nobili natali”… Grazie per la cena, mister Principe!»
                  «Humpf! Era una specie di promessa che ti avevo fatto, a quanto ricordo…»
                  «Grazie anche per avermi salvato la vita, bastardo… questo, non ti obbligava nessuno a farlo…» sorrise lei, arrossendo leggermente. Vegeta la fissò senza dire una parola.
                  «…e complimenti per la tua nuova forza! Sei diventato proprio una bella cazzo di belva! E poi hai stretto amicizia con quegli umani… gentaglia interessante, in fin dei conti non sono male.»
                  «Sono dei tipi inutili! Più volte sono stato sul punto di ucciderli.»
                  «Intanto conoscono un modo per restituirmi la mia amica, se permetti! E comunque, se avessi saputo che tu e il pelatino vi conoscevate, mi sarei messa in contatto con te fin dall’inizio… le cose avrebbero preso una piega diversa…»
                  «Alla fine non è stata una brutta giornata… Cooler era proprio il nemico ideale che aspettavo da tempo.»
                  «E allora, signor Super Saiyan, che cosa si prova ad essere il più forte dell'universo?? Come ti senti?»
                  «Come mi sento? Ma come mi sono sempre sentito, ovviamente... »
                  «E cioè?»
                  «Il numero uno della galassia!» ghignò Vegeta, pieno di sé come non mai.
                  «Ma ci pensi? Hai riscattato anni e anni di umiliazioni che abbiamo dovuto subire in un clima di rancore co-stante... Non ci credo ancora! Sei diventato più forte di tutta la famiglia, di Freezer, di Cooler e tutto il troiaio... non ho parole! Niente più despoti, niente più figli di puttana!»
                  «Ah, sì? E quell’esserino che avete ricoverato come me lo chiami? Io lo chiamerei “nuovo re”, ma ad ogni cosa c'è un rimedio...»
                  «Non ti sfugge niente, eh?» chiese Kodinya di rimando. «Te lo chiamo “marmocchio”, ecco come te lo chiamo! È in pessime condizioni, sarà tanto se sopravvivrà!»
                  «Tsk! Non vuoi che lo uccida?» domandò Vegeta contrariato. Il Saiyan, infatti, aveva indovinato che la debole aura che riusciva a percepire era quella di Kreezer, che era stato ritrovato – vivo e semincosciente - mediante una fortuita rilevazione, e subito sottoposto a cure mediche in un’apposita medical machine dell’infermeria dell’astronave.
                  «Ma che uccidi? Lascia che me lo porti io...» disse lei con un gesto di leggerezza.

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                  • «Perché? Ultimamente raccatti tutto ciò che ti capita a tiro e lo usi per i tuoi scopi... prima la bambolina coi capelli ricci, ora persino questo moccioso. Cos'è, una nuova moda? O stai solo diventando sempre più calcolatrice col passare degli anni?»
                    «Ma no, caro il mio Principe testone! Semplicemente credo che quel marmocchietto possa ancora raddriz-zarsi, se educato in un certo modo... a cominciare dalla consapevolezza che esiste qualcuno più forte di lui in grado di aprirgli il culo in tutte le maniere! I suoi parenti più prossimi ne hanno fatto le spese sulla loro pelle; lui è ancora in tempo per cambiare e diventare un regnante... beh, come dire? diverso dai suoi antenati.»
                    Vegeta non credeva che la sua amica potesse arrivare a formulare pensieri di quel genere; non si aspettava proprio un’uscita del genere, alimentata da speranza e compassione. Cresciuta nel sangue di migliaia di battaglie, da sempre amante della lotta, quella che era stata la sua più cara confidente di sempre stava cominciando ad fantasticare di una vita futura nella quale la guerra e il combattimento non fossero tutto, nella quale - in un gigantesco impero - potrebbero non trovare posto la violenza e il capriccio egoistico del monarca. Kodinya era cambiata, e la cosa lo stomacava. Egli, che ignorava la compassione, le chiese cupo: «Ma dici sul serio?»
                    Per questo, dopo alcuni minuti di silenzioso rimuginare, Vegeta si alzò e squadrò l’ex soldatessa di Cooler. Anche Kodinya si mise in piedi. «Bene…» disse la donna. «È giunto il momento dei saluti, allora.»
                    «Stavolta è definitivo… non ci vedremo mai più.» Era un modo secco e sibillino per dire: “Può anche darsi che ci si riveda in futuro, come del resto questa tua visita sulla Terra non era preventivata: ma io non ho più alcun interesse a rivederti.”
                    «Lo credo anch’io» replicò ella, muovendo qualche passo incontro al Principe, sollevando il suo unico brac-cio, quello sinistro, per stringergli la mano: sarebbe stata l’unica manifestazione “affettuosa” di contatto fisico tollerabile per entrambi. Vegeta era ostinatamente deciso a non concedere alcun tipo di apertura sentimentale nei confronti di quella donna, nella quale ormai non riconosceva più l’amica di tanti anni prima, l’unica sulla quale era ricaduta la sua stima, in tempi andati, ormai troppo lontani. Per tale motivo, si voltò quasi a darle la schiena; guardandola da sopra la spalla destra, con una freddezza disarmante disse solo: «Addio, Kodinya.» Poi prese il volo e sparì nel cielo inscurito dalla sera.
                    Kodinya lo guardò allontanarsi definitivamente, scuotendo la testa. «Non c’è verso… È e resterà sempre il Principe dei Saiyan… purtroppo.»

                    Qualche ora dopo la battaglia finale contro Cooler, Re Kaioh si accingeva a prestare una confessione nei confronti del suo pupillo. «Ragazzo mio, ormai posso rivelarti una cosa…»
                    «Cioè?» chiese Goku inarcando un sopracciglio.
                    «In effetti una possibilità di tornare sulla Terra l’avresti avuta…» mormorò imbarazzato a testa bassa, con le braccia dietro la schiena, disegnando cerchietti immaginari sul terreno con la punta del piede destro.
                    «COOME???» Spalancando occhi e bocca in un’espressione sbigottita. «E lei non mi ha detto niente???»
                    «Sì… è possibile chiedere un permesso a Re Enma per tornare sulla Terra per sole 24 ore…»
                    Goku a momenti cascò a terra sbalordito. Si riscosse e ripensò alla sua infanzia. «È vero… come mio nonno anni e anni fa! L’avevo dimenticato! Ma perché non mi ha detto nulla a riguardo?? La vittoria sarebbe potuta essere meno sofferta!»
                    «Principalmente perché sei maledettamente testardo, quando ti ci metti… e mi avresti fatto litigare con Re Enma! Devi sapere che c’è tutta una serie di moduli da compilare e documenti vari da ottenere. Su questo il Re dell’Inferno non transige… ma scommetto che tu non avresti voluto aspettare che la pratica burocratica fosse completa!»
                    Goku gonfiò le guance, incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia, offeso.
                    «Dai dai, non fare così… Sai come si chiama la strada che piace ai serpenti?? Il rettili-neo!!» volle sdramma-tizzare la divinità azzurra, esplodendo in una risata.
                    «Posso chiederle una cosa, re Kaioh?»
                    «Certo…» rispose il dio, sfogando le ultime risate.
                    «…Ma perché da tutta la giornata non fa altro che continuare a tempestarmi di battute??»
                    «Perché non c’è niente come una bella battuta per attutire lo stress di una battaglia! Devi imparare ad ap-prezzare i sani piaceri della vita, Goku! Lo faccio per il tuo bene… dunque se vuoi capirlo lo capisci, se non vuoi capirlo io vado a farmi un bel giro con la mia splendida cabriolet! Ci vediamo!» e così lo salutò, balzan-do in macchina, avviando il motore e lasciando il discepolo con un palmo di naso.

                    ***************************
                    L’ANGOLO DELL’AUTORE.
                    Il titolo del capitolo è una citazione di una canzone dei Club Dogo, “All’ultimo respiro”. Mi pare che la frase rispecchi abbastanza bene l’idea della rottura tra Vegeta e Kodinya; fra l’altro la metafora del “vaccino con-tro l’amore” era stata accennata nel cap. 5 (quello dove esordisce la nostra linguacciuta guerriera) rievocando i ricordi giovanili del nostro Principino. :-)
                    Questo punto era il nucleo del capitolo; ma di importante c’è da sottolineare che ho spiegato anche come mai in questo universo Cooler è arrivato e nel manga originale no (il protocollo di emergenza); e poi perché Goku non ha potuto farsi teletrasportare sulla Terra dalla vecchia Baba (ok, è una spiegazione cretina, ma alla fin fine è compatibile con il modo di essere di Re Kaioh e di re Enma). Poi – ammesso che non si voglia prendere per buono il film - volendo possiamo anche immaginare che pure nell’universo “principale” Cooler prima o poi sia venuto a vendicare la sua famiglia e abbia sfidato Goku ancora vivo, ma questa sarebbe un’altra “storia mai raccontata”. :-D
                    Al prossimo capitolo, che sarà l’ultimo di questa specie di “saga di Cooler”. :-)

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                    • Molto Bello! E se ce n'e` ancora un altro,sei un grande ancor di piu`!!!
                      Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                      • E andiamo a concludere!

                        Cap. 45: Baci, abbracci e avambracci.

                        Tornato alla Kame House, Crilin trovò Muten sul divano che si stava sbizzarrendo con le sue amate trasmis-sioni per soli adulti. La tartaruga dormiva profondamente sulla spiaggia, davanti all’ingresso della casetta.
                        «Crilin, che è successo?? Hai l’aria stravolta…» chiese il maestro preoccupato, vedendosi comparire l’allievo con indosso solo i pantaloni rossi, ridotti peraltro in condizioni pietose.
                        «Sapessi! È stata una giornata sfiancante… Non sai niente?? Bulma ha detto che la notizia era finita su tutti i tg…» accennò gettando un occhio sullo schermo dell’apparecchio televisivo. «Ah, ecco perché non ne sai nulla… le tue solite porcherie…»
                        «E-ehm…» bofonchiò Muten, premendo il tasto dello spegnimento sul telecomando. Crilin passò un’ora e mezza a fare il resoconto degli eventi di quell’assurda giornata. Arrivato alla parte in cui Soya era stata fatta saltare in aria in un colpo solo, scoppiò a piangere in modo disperato, rammaricato dalla propria impotenza dall’incapacità di salvare il suo grande amore dalla perfidia del mostro. L’emozione spinse Muten ad accendersi una sigaretta, di quelle che fumava saltuariamente.
                        «Ti capisco, ragazzo mio, ti capisco benissimo… anche io ho assistito al perire delle persone a cui tenevo, nel pieno della mia impotenza…» Da giovane col maestro Mutaito, da vecchio con Jiaozi, Yamcha, Tenshinhan, e infine Goku…
                        Crilin stette in silenzio per qualche attimo; poi rispose, con un sorriso stanco: «Grazie per la comprensione, maestro… ad ogni modo, grazie a Dio esistono le Sfere del Drago, altrimenti non riuscirei a chiudere occhio, nonostante sia distrutto…»
                        «Lo vuoi un consiglio paterno, Crilin?» ribatté l’anziano. «Da domani dovresti cercare di… fare un passo avanti, diciamo.»
                        «Eh? In che senso?»
                        «Nel senso che l’esperienza di oggi deve insegnarti a non lasciarti scappare le occasioni, finché le hai a por-tata di mano… specialmente se i tempi sono maturi a sufficienza per poterle raccogliere…»
                        Crilin lo guardò interdetto: «Per oggi sono troppo stanco per seguire questi discorsi… mi butto a letto, ma prometto che domani ci ragiono con calma…» chiuse Crilin, poi salì in camera e crollò sul letto.

                        Dopo aver salutato definitivamente Vegeta, Kodinya si sentiva abbattuta per l’accesa discussione con l’amico di vecchia data. Pensò bene di andare a far visita a Kreezer e di trascorrere la notte con lui, a fare la guardia al ragazzino su cui voleva investire il proprio futuro. Congedò il soldato a cui era stato affidato il turno di guardia nella sala delle medical machine, che andò via felice di poter trascorrere una serata a giocare a qualche gioco da tavola con i propri colleghi.
                        Seduta su una sedia, a gambe accavallate e il braccio destro poggiato sulla coscia, Kodinya fissava quella piccola creatura immersa nel benefico liquido sanitario, maschera respiratoria sul viso, con tutte le ferite, ustioni e abrasioni che coprivano quella pelle coriacea e quel corpo robusto grazie ai quali era riuscita a sopravvivere. La donna era dell’avviso di conoscerlo ormai abbastanza bene; era stata lei ad impartire l’ordine che venisse curato, quando uno scouter aveva segnalato la sua debole presenza nei pressi dell’astronave…
                        Ad una certa ora della notte fonda, il figlio di Freezer dischiuse lentamente gli occhi, e Kodinya si sentì sollevata, quasi felice… no, quel bambino non meritava ancora di fare la stessa fine di suo padre, suo nonno e suo zio. Non aveva mai perso del tutto la sua innocenza. La donna si alzò e, paratasi davanti a lui, andò a salutarlo. Lo sguardo del ragazzino fissò interrogativo il moncherino della spalla della guerriera. «Un pensierino gentile di tuo zio…» Il piccolo alieno restò perplesso: sapeva che suo zio era capacissimo di infliggere orribili mutilazioni ai soldati, ma perché proprio a quella sua fedele dipendente? Kodinya decise che quella notte sarebbe stata la prima di una lunga serie di chiacchierate con cui sperava di cominciare ad incidere insegnamenti positivi nel cuore del piccolo. Prima di tutto, la bomba. «Ascoltami bene, Kreezer. È tutto finito. Tuo zio è morto e sei ufficialmente il Principe ereditario.» Il ragazzino strizzò gli occhi, afflitto: nessuno se lo sarebbe mai aspettato mai, conoscendolo come il figlio di Freezer; eppure, quel ragazzino aveva il cuore tenero. A quel punto la donna prese una sedia, voltò lo schienale verso Kreezer e si sedette a cavalcioni con viso rivolto verso il bambino alieno. Iniziò a raccontargli il passato più e meno recente: la sconfitta del Capitano Sauzer e di Cooler, l’infinito dolore che si prova nel vedere il corpo di un’amica uccisa che precipita nel vuoto, pari solo allo strazio fisico che aveva commesso Cooler nei suoi confronti; la speranza di rivedere l’amica, povera innocente. E poi, trasognata, la sua mente naufragò nei mesti ricordi del regime di Freezer, e di quello di Cooler… arrivando a dipingerli come due soggetti da non adulare affatto come i modelli ideali che erano stati fino ad allora per il ragazzino. Del suo passato la donna non avrebbe rinnegato nulla, nemmeno il sangue versato e la distruzione seminata a spese di innocenti nella sua carriera di soldato. Per quanto ne fosse pentita, ora era decisa a perseguire con convinzione le sue nuove idee; e lo doveva in parte anche a quello sciagurato percorso di vita che il Destino le aveva messo davanti, permettendole però di arrivare fino a quel punto. Kreezer, compunto, ascoltava quelle parole che suscitavano su di lui una forte impressione. Ed era solo l’inizio…
                        Trascorsero così la notte: lei a parlare e lui ad ascoltare. Alle prime luci dell’alba, lentamente Kodinya scivolò nel sonno, e così anche Kreezer.

                        L’indomani, nel pieno della mattinata, Gohan uscì di casa. Nella casacca rossa che Piccolo aveva creato per lui, conservava con cautela l’ultimo senzu avanzato dalla giornata precedente, quello che in teoria sarebbe dovuto servire a salvare nuovamente Vegeta in caso di emergenza. Il Principe dei Saiyan, fortunatamente, non ne aveva avuto bisogno. Nelle prime ore della mattina, anche Gohan, come Vegeta, aveva percepito che l’aura di Kreezer era in lieve ripresa… ne dedusse che il corpo del suo nemico era stato trovato, e probabilmente stava ricevendo cure mediche sull’astronave appartenuta a Cooler: magari in uno di quei macchinari il cui funzionamento aveva conosciuto ai tempi di Namecc.
                        Arrivato davanti alla gigantesca astronave, Gohan chiese di Kodinya, l’attuale comandante. Roso dai sensi di colpa per il trattamento feroce che aveva involontariamente riservato al suo nemico, il figlio di Goku aveva il desiderio di poter vedere Kreezer e salutarlo per l'ultima volta, senza più importunarlo. La guerriera accolse il Saiyan meticcio, stupita ma non troppo dalla sua visita: aveva capito di che pasta era fatto – e non solo nella lotta - quindi c’era quasi da aspettarsi un gesto simile dettato dal rimorso, da uno come Gohan. Lo accompagnò nella stanza, annunciando il visitatore.
                        «Ciao, Kreezer!» lo salutò Gohan gentilmente, agitandogli la manina davanti al vetro. Il piccolo alieno, im-merso nel liquido curativo, aprì lentamente gli occhi e, riconosciutolo, lo fissò con uno sguardo indecifrabile. Gohan mormorò: «Mi spiace per come sono andate le cose tra noi: avremmo potuto cominciare col piede giusto, in modo diverso, e magari stringere amicizia…» Kreezer non poteva proferir parola, i suoi occhi esprimevano un sentimento intraducibile. Cosa stava pensando? Nessuno avrebbe potuto comprenderlo finché lui non fosse giunto ad uno stadio di recupero tale da permettergli di esprimersi, anche con difficoltà. Tuttavia – penso Gohan – quel giorno l’astronave sarebbe stata lontana milioni di chilometri dalla Terra. Disinteressatamente, Gohan tirò fuori l’ultimo senzu e lo consegnò a Kodinya. «Senta, signorina... non nutro rancore nei suoi confronti. Probabilmente non lo vedrò più, ma voglio fargli un ultimo regalo per farmi perdonare e dimenticare i nostri attriti. Forse non lo accetterà da me…» disse Gohan con tono dolce, abbassando gli occhi, costernato nella sua convinzione di non ottenere alcun perdono.. «Questo farà effetto anche se lo mangia immediatamente, senza aspettare che sia finita la terapia. È un fagiolo magico, quindi gli restituirà perfettamente le forze e la salute, rimarginando anche le ferite e i danni più gravi... credo sia più efficace persino di questo apparecchio così avanzato...» E con queste parole, Gohan salutò Kreezer e Kodinya, dandole appuntamento per quella sera, per il grande evento dell’evocazione del Drago.

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                        • E Kreezer? Come aveva interpretato quel gesto? Di quell'ingiustificata, implacabile ostilità che si rifletteva nei suoi occhi, ben poco residuava ancora. Nelle ore trascorse lottando tra la vita e la morte, aveva riflettuto su tutti gli insegnamenti con i quali il papà e lo zio gli avevano avvelenato l’anima. Essere pestato a morte, sapere che l’invincibile zio era stato sconfitto, venire a conoscenza coi suoi occhi e sulla sua pelle di cosa significa subire la violenza… Tutto ciò stava iniziando ad insegnargli come rapportarsi con maggiore umiltà ed umanità al suo prossimo nell’universo, chiunque egli fosse, con la consapevolezza che ovunque può esistere qualcuno più forte pronto a ripagarci del male eventualmente commesso. Solo allora si era reso conto che la loro battaglia era frutto di una manovra di Cooler: avevano lottato l'uno contro l'altro senza alcun reale motivo di livore personale, solo perché fomentati dall'ormai defunto Re alieno, che operava come fosse un dio dell'odio. I due bambini si portavano dietro l'eredità dell'appartenenza razziale e si erano battuti con tale fervore in memoria dei rispettivi genitori; malgrado ciò, la loro ostilità non scaturiva da motivazioni personali... anzi, se fossero stati un po' più maturi, ciascuno dei due avrebbe potuto ammettere che il suo nemico non aveva tutti i torti, che le sue ragioni non erano del tutto infondate. Avevano cominciato col piede sbagliato, anzi peggio... ma erano costretti a continuare su questa linea? Pensieri simili brancolavano confusamente nel cervello del piccolo alieno, nelle ore in cui aveva ripreso conoscenza. Fosse stato per Gohan, poi... beh, lui avrebbe messo una pietra su tutto ciò che era accaduto. Risuonavano nella sua mente le parole del suo defunto padre: “Perché ho lasciato che Piccolo continuasse a vivere? Beh… mi sarebbe dispiaciuto che un vecchio nemico morisse; e poi, il Grande Mago Piccolo reincarnato non era malvagio come il suo genitore… era un po’ più buono… di certo meritava una seconda occasione…” La valutazione di Goku si era rivelata corretta, a lungo termine. Adesso, Gohan si ritrovava nella stessa identica situazione di suo padre anni prima: aveva fronteggiato il figlio di un vecchio nemico e adesso stava scegliendo di risparmiarlo e di agevolargli la guarigione. Era proprio il degno figlio di Son Goku!
                          Insomma, erano due bambini, solo due bambini, vittime prima - e protagonisti poi - di guerre delle quali non avevano alcuna colpa, nessuna responsabilità personale; più volte vi erano stati calati finché, in quell’ultima occasione, avevano scatenato la loro ferocia solo perché era stato inculcato in loro il seme dell’odio reciproco.
                          Kodinya disattivò la medical machine, nonostante Kreezer protestasse con gli occhi. Permise che l'abi-tacolo dell'apparecchio si svuotasse, poi gli staccò la maschera per la respirazione e, nonostante il piccolo non si reggesse in piedi né seduto, approfittando della sua momentanea incapacità di esprimersi, gli offrì il fagiolo magico: «Mangia, fidati... ho provato questi cosi sulla mia pelle, e sono davvero efficaci...» Kreezer serrò le labbra: un qualche capriccio lo induceva a opporre debole resistenza. «Ti ho detto di mangiare, cretino! Sei disconnesso dalla macchina… non fare il ragazzino, o morirai!» Kreezer a malincuore obbedì; nel giro di pochi secondi, sentì che ogni osso, ogni organo interno, ogni tessuto ritornava al proprio posto; poteva sentire l'effetto miracoloso del legume che gli infondeva una nuova carica di energia nel sangue e nelle vene. «Sono guarito... sono guarito sul serio! Non pensavo che funzionasse così bene, questa medicina!»
                          «Ecco... finalmente ti è entrato in quella testaccia di legno che hai...! Ora che stai bene, posso tornare ai cazzi miei!» esclamò Kodinya, facendo mostra di muovere un passo verso la porta della sala medica, diretta ad occuparsi dei preparativi per la partenza.
                          «A-aspetta, Kodinya! Dov'è andato Gohan?»
                          «Che ne so! Ti pare che sto girando un documentario sulla sua vita?? Prenditi uno scouter e cercalo, se ci tieni a dirgli qualcosa.» troncò bruscamente l'alta guerriera, uscendo dalla stanza. “Quel moccioso...” sog-ghignò fra sé: “finora è il migliore della famiglia che abbia conosciuto. Mi aspetto molto da lui...”
                          Kreezer, tutto nudo, indossò il primo scouter che gli capitò sotto mano; poi uscì dall'astronave e visualizzò la presenza di Gohan in via di allontanamento sulla lente verde dell'apparecchietto. Aumentò la sua aura e rincorse il figlio di Goku a tutta birra. Doveva farcela… In un batter d'occhio lo raggiunse, dato che non si era allontanato poi troppo. Il Saiyan mezzosangue, avvertendo l'avvicinarsi di quell'aura potente che lo inseguiva, si arrestò.
                          «Gohan!» lo chiamò il piccolo alieno, bloccandosi anch’egli ad alta quota.
                          Gohan si girò, commosso, e si avvicinò: «Kreezer... » Adesso i due bambini si fronteggiavano a mezz'aria.
                          «Vogliamo metterci una pietra sopra...?» propose il figlio di Freezer.
                          «Anche due! Ma… e la memoria di tuo padre?» esclamò entusiasta il piccolo Saiyan meticcio.
                          «Io non sono lui: posso comportarmi in modo diverso. Gohan... in futuro ci sfideremo di nuovo! Ho diritto ad una rivincita! Addestrati… ma sta’ attento, perché non voglio finire pure io sconfitto da un Super Saiyan!»
                          A questo punto i due pargoli distesero il braccio in avanti e sollevarono il pollice in alto. «Yeah!!»
                          A Gohan brillarono gli occhi, non tanto per la promessa di sfida quanto per il fatto che si stavano salutando nel migliore dei modi; nell'unico in cui valesse la pena di lasciarsi, ossia in pace e serenità. È proprio vero che molte volte i bambini sono migliori degli adulti.

                          L’indomani mattina, le due scuole di arti marziali della Tartaruga e della Gru non aprirono. Erano prese d’assedio dai giornalisti fin dalla sera precedente, quando si era diffusa la notizia del ritorno a casa dei maestri-eroi, nonostante i quattro giovani avessero divulgato la voce che per quel giorno non sarebbero stati reperibili. Peraltro, ammonirono i giornalisti di non osare importunare gli extraterrestri presso Zambookah e di non stuzzicare la loro aggressività: cosa che non era quasi per niente vera; ma, più che le richieste gentili, sarebbe stata la paura a tenere alla larga i curiosi.
                          La raccolta delle Sfere del Drago era ormai divenuta un'impresa di una semplicità imbarazzante... per gente che sa volare, spiccare balzi fin oltre la ionosfera e stendere mastodontici dinosauri con un calcio sul muso, s'intende. Super umani… uomini che da un pezzo avevano oltrepassato i limiti delle normali capacità umane. Trovare le sette Sfere era solo questione di tempo: erano stati troppo ottimisti nel pensare che una giornata di lavoro sarebbe bastata; c’era pur sempre un pianeta da girare, e dove non riuscivano ad arrivare con le loro forze si servivano di mezzi di trasporto. Pertanto, la sera stessa al tramonto si presentarono all’astronave di Cooler per mostrare a Kodinya il frutto delle loro ricerche.
                          «Vedi… queste sono le famose Sfere del Drago.» spiegò Crilin, rovesciando su un tavolo le quattro Sfere recuperate quel giorno. Splendevano di una luce calda e dorata.
                          «Finora ne abbiamo trovate solo quattro, seguendo le indicazioni del radar… Pur con le nostre capacità, non è facile muoversi per il pianeta in così breve tempo.» si giustificò Tenshinhan.
                          «Presi dall’entusiasmo, abbiamo commesso un errore di calcolo… credevamo bastasse una giornata.» con-cluse Yamcha.
                          «Beh, non c’è fretta.» replicò Kodinya mostrandosi indulgente. «La buona volontà ce la state mettendo, e poi è anche interesse vostro che l’affare vada a buon fine.» Il gruppo decise così di rinviare all’indomani pomeriggio l’operazione.
                          Il pomeriggio successivo, al tramonto, l’appuntamento divenne immancabile. Crilin e gli altri avevano com-pletato la loro missione; erano un po’ stanchi, ma felici e soddisfatti. Alla riunione erano presenti, chiara-mente, Crilin e Yamcha, Tenshinhan e Jiaozi; anche Gohan aveva voluto partecipare, per vedere coi propri occhi il Drago terrestre dopo aver visto diverse volte quello di Namecc. Kodinya e Kreezer insistettero perché la truppa di soldati di Cooler scelti per la spedizione sulla Terra assistesse al miracolo: in guerra erano stati inutili, ma sarebbe stato significativo che fossero fra i primi testimoni della nuova era di pace. In questo modo, il futuro Re e il suo nuovo braccio destro intendevano rafforzare le basi del clima di sincerità, lealtà e trasparenza su cui intendevano costruire il nuovo regno.
                          Disposte in ordine casuale sul terreno spoglio, le Sfere del Drago brillavano di una mistica luce dorata, generata dalla reciproca vicinanza. Yamcha diede una pacca sulla spalla a Crilin, e Tenshinhan lo sollecitò con un sorriso: «Forza…» Jiaozi aggiunse: «Sappiamo che muori più di tutti dalla voglia di invocarlo!»
                          «Volentieri!» sorrise Crilin. «Ma aspettate… come formuliamo il desiderio? Ne abbiamo solo uno a disposi-zione… però vorrei esprimerlo in maniera tale da resuscitare le persone e ripristinare la Terra nel suo migliore stato di salute iniziale…»
                          «Hai ragione… che disastro! Questa parte del mondo è stata completamente stravolta! Accidenti a Cooler!» imprecò Tenshinhan.
                          «Uhm... allora che ne dite se chiedessimo così: “Ripara tutti i danni causati da Cooler e i suoi dipendenti a cose, persone ed esseri viventi.” È un po’ complicato, ma mi sembra che ci sia tutto, no?» propose Yamcha.
                          «Proviamo.» tagliò corto Kodinya.

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                          • Crilin urlò a voce forte e chiara: «APPARI, DIO DRAGO! TI INVOCHIAMO AFFINCHÈ TU ESAUDISCA IL NOSTRO DESIDERIO!» Calò improvvisamente la notte; le Sfere si illuminarono di un’abbagliante luce bianca, e da esse iniziò a fluire un impetuoso torrente luminoso che saettò rapido verso il cielo; fulmini scoppiettanti e lampi completarono la scena della maestosa apparizione. L’imponente Shenron, il Dio Drago dei desideri, si materializzò in tutta la sua stupefacente grandiosità. Tutti gli extraterrestri rimasero attoniti, esterrefatti davanti a quello spettacolo: era quasi impossibile trovare qualche fenomeno simile, ugualmente disarmante, nello spazio, tale da lasciare sgomenti persino coloro che vi avevano già assistito in passato. L’aura soprannaturale che circondava l’apparizione rendeva quell’essere ben diverso dagli orridi e spaventevoli bestioni che popolavano mondi lontani.
                            Crilin urlò a voce forte e chiara: «APPARI, DIO DRAGO! TI INVOCHIAMO AFFINCHÈ TU ESAUDISCA IL NOSTRO DESIDERIO!» Calò improvvisamente la notte; le Sfere si illuminarono di un’abbagliante luce bianca, e da esse iniziò a fluire un impetuoso torrente luminoso che saettò rapido verso il cielo; fulmini scoppiettanti e lampi completarono la scena della maestosa apparizione. L’imponente Shenron, il Dio Drago dei desideri, si materializzò in tutta la sua stupefacente grandiosità. Tutti gli extraterrestri rimasero attoniti, esterrefatti davanti a quello spettacolo: era quasi impossibile trovare qualche fenomeno simile, ugualmente disarmante, nello spazio, tale da lasciare sgomenti persino coloro che vi avevano già assistito in passato. L’aura soprannaturale che circondava l’apparizione rendeva quell’essere ben diverso dagli orridi e spaventevoli bestioni che popolavano mondi lontani.
                            Il Dio Drago, parlò con voce tonitruante: «Ditemi il vostro desiderio. Esaudirò ogni vostra richiesta…»
                            «Ehm… se ti chiedessimo di riparare i danni di ogni genere causati da Cooler e i suoi dipendenti, potresti ripristinare la Terra com’era prima e allo stesso tempo riportare in vita le persone defunte?» domandò Crilin esitante.
                            «Compirò questo ed altro… nei limiti della vostra richiesta…» rispose il Drago con un alone di mistero, dopo qualche silenzioso istante.
                            «Per favore, allora, Dio Drago… noi ti chiediamo di riparare ogni genere di danno subito dalle persone, dagli esseri viventi e dal pianeta, da parte del defunto tiranno Cooler e dei suoi subalterni…»
                            “Niente di più facile… Mi occorrerà qualche secondo…” si limitò a rispondere la creatura divina. Gli occhi del drago si illuminarono di un bagliore rosso scarlatto.
                            I quattro amici terrestri gioirono, mentre Gohan e Kreezer batterono i pugni fraternamente. La magia benigna del Dio Drago pervase l’intera regione di Zambookah: ampie distese di terreno iniziarono a muoversi e scuotersi dolcemente, con un brontolio di sottofondo, per tornare al suo aspetto iniziale; ricomparvero la vegetazione da ambiente semidesertico, le lucertole, gli insetti e l’infinità di creaturine la cui tranquilla esistenza era stata bruscamente spezzata dall’arrivo di Cooler e i suoi uomini. Quel paesaggio, certo non dolce e piacevole, appariva ora più vitale di una metropoli: bisogna aver visto coi propri occhi il nulla della desolazione per apprezzare l’universo di vita che una steppa semiarida può rappresentare. Terminata questa fase, ebbero inizio le resurrezioni. I primi – anche se a noi che seguiamo le avventure di Goku e dei suoi amici non ne può fregar di meno – furono i componenti delle troupe televisive, che con loro massimo stupore e meraviglia si ritrovarono incolumi nel posto dove si erano schiantati, e con i loro mezzi di trasporto erano altrettanto indenni. Subito dopo, ecco ricomparire Kapirinha, in tutto il suo bizzarro splendore. «Ma che diav…?!» esclamò la piccola guerriera guardandosi il corpo e le mani. «Sono tornata in vita?!» Kodinya, con un largo sorriso sul volto, le sferrò un pugno amichevole sulla spalla: «Ehi… bambolina!»
                            «Nasona spilungona?!?» replicò ancora incredula la piccola girandosi verso l’amica più alta. Gli occhi le si riempirono di grossi lacrimoni di felicità; poi balzò addosso all’amica ed esclamò: «Stangona, mi sei manca-ta! Era tutto così brutto, l’Altro Mondo… c’era un orco enorme, barbuto e, peggio che peggio, indossava giacca e cravatta! Ho deciso che voglio essere buona, se dovrò restare viva!» La abbracciò con caloroso affetto. «Ti voglio bene, stangona!!»
                            «Certo che resterai ancora viva, però… ehm… non ti allargare troppo adesso, puttanella.» disse Kodinya spiccicandosela di dosso. Il viso pallido le era divenuto fucsia dall’imbarazzo, ma dentro si sentiva comple-tamente appagata.
                            Nel frattempo, erano magicamente ricomparse anche le due gemelle Kaya e Ganja che, scatenate più che mai, si era lasciate andare ad un sonoro «GYEEAAAAHHH!» Poi andarono subito dal loro caro maestro Yamcha e cominciarono a stuzzicargli fastidiosamente i fianchi ficcandogli addosso le punte degli indici. «Ti siamo mancate??»
                            «Certo!» rispose il giovane con le cicatrice. «Lo sapete che ho passato due giorni senza voi due a rompermi le scatole? Mi sentivo solo e abbandonato…» scherzò Yamcha.
                            Ricomparvero, direttamente dall’Aldilà, anche Ramen ed Ivanovich. «Ma… che succede? Dov’è l’alieno??» domandò il biondo all’amico, guardandosi intorno.
                            «Non lo so… sembra che siamo di nuovo vivi, però!» constatò Ramen stupefatto. Ciò che lo rese ancora più attonito fu tuttavia il fatto di rivedere ancora una volta, proprio a pochi metri da lui, i suoi due insegnanti di arti marziali, l’alto e possente Tenshinhan e il piccolo Jiaozi che galleggiava a mezzo metro da terra. I due allievi della Gru non lasciarono passare nemmeno un secondo prima di balzare addosso ai maestri facendoli cascare per terra in un groviglio umano. I due maestri erano stati talmente impegnati nella doverosa ricerca delle magiche Sfere da non aver messo in conto la forte emozione che avrebbero provato nel rivedere i loro pupilli.
                            Il Drago fece in modo che Soya ricomparisse proprio accanto a Crilin, quasi avesse letto nei cuori di entrambi… e meno male che stiamo parlando di due giovani in buona salute, altrimenti avrebbero avuto un infarto a testa. Gli occhi di ghiaccio della ragazza si fissarono in quelli neri del pelato; ad entrambi fu impossibile trattenere le lacrime. Solo in quel momento capirono quanto si fossero mancati da morire, e niente avrebbe potuto impedire che i due si lanciassero l’uno nelle braccia dell’altra in un abbraccio che, per quanto poco durasse, ad entrambi sembrò senza fine.
                            La ciliegina sulla perfetta opera miracolosa di Shenron spettò a Kodinya che, in maniera del tutto inaspettata, si vide ricrescere il braccio strappatole da Cooler nella fase di cruenta tortura. L’alta guerriera mosse l’arto, testò le articolazioni: la funzionalità era perfetta. Nessuno ci aveva pensato, ma anche quello era un “danno causato da Cooler”, e come tale era stato riparato.
                            «Il mio lavoro è terminato, ed è tempo che io vada. Addio!» dichiarò il gigantesco rettile leggendario con una cavernosa eco nella sua voce profonda. Così, mentre le Sfere si sollevavano in volo luminose, tutti i presenti assistettero con ammirazione al concludersi dell’evento e al ritorno della luce solare che tingeva di rosso sempre più scuro il cielo del tramonto.

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                            • L’appuntamento per i saluti e la partenza dell’astronave extraterrestre era stabilito per la mattina di due giorni dopo.
                              La giornata si preannunciava serena, come l’azzurro del cielo e il bianco delle nuvole. Davanti all’astronave imperiale, Kreezer attendeva l’orario dell’imminente partenza giocando con un enorme masso: lo bersagliava di piccole ma potenti ditate, rimuovendo la pietra in eccesso per modellarlo. Kapirinha gli faceva da dama di compagnia, mentre Kodinya stava supervisionando i preparativi. Dal momento che formalmente non c’era un Re e Kreezer era solo il Principe ereditario, per il momento tutti i soldati presenti sull’astronave erano in vacanza, per la prima volta dopo anni; l’unico compito che avevano al momento era rappresentato dall’interesse comune a rientrare in patria. Per questo, Kapirinha e Kreezer si erano messi a loro agio: lei aveva indossato il suo abbigliamento comodo e colorato, lui girava nudo; del resto il suo aspetto gli permetteva di girare come mamma… ehm, papà l’aveva fatto, senza provare vergogna o pudore.
                              «Cosa sarebbe quello?» chiese la ragazza, indicando il masso che Kreezer stava lavorando a modo suo con tanto impegno.
                              «Sto facendo una scultura» rispose il piccolo, tutto intento nella realizzazione della sua opera.
                              «L’avevo capito, ma cosa rappresenta...?»
                              «Una faccia… vedi? Questo è il naso… l’ho copiato dalla nostra amica nasona!»
                              «Non potresti scolpire qualcosa di diverso?» chiese di rimando la bassa guerriera. «Se lo vede, poi se la prenderà con me…»
                              «E cosa potrei scolpire allora?» domandò il ragazzino.
                              «Beh… uhm…» la ragazza rifletté portandosi pensosamente un dito alla bocca per poi proporre: «Fai qualcosa di carino, così potremo divertirci a dipingerlo con tanti dei colori brillanti!»
                              «Perché allora non facciamo una statua della nasona e gliela regaliamo?»
                              «Kodinya è così pallida… non verrebbe un buon lavoro, non ti pare?» rispose lei, temendo la reazione della sua suscettibile amica.
                              «Hm… credo tu abbia ragione… brava! Quando sarò Re, mi ricorderò delle tue ottime idee!» dichiarò con-vinto il figlio di Freezer.
                              A quel punto videro quattro punti in lontananza nel cielo che si avvicinavano sempre più. «Ehi! Guarda chi arriva…!» esclamò Kreezer.
                              Erano Tenshinhan e Jiaozi, accompagnati dai due allievi Ramen ed Ivanovich, che avevano tanto insistito con i loro maestri per poter venire a salutare gli alieni. I due adolescenti grondavano sudore come dopo un bagno in piscina. Quando atterrarono, Kapirinha si rivolse ad Ivanovich: «Ma ve la siete fatta tutta in volo? Complimenti per la resistenza…»
                              «Ma…cchè… anf…» replicò il biondo con un fiatone che a momenti gli faceva sputare un polmone. «I nostri maestri… volevano punirci…»
                              «Tu te lo… meriti… anf… » aggiunse Ramen riferendosi al rivale. «Io… sono stato punito… anf… per colpa tua…»
                              «Non avreste dovuto allontanarvi dalla palestra quel giorno!» li rimbeccò Jiaozi. «Non pensate che ci divertiamo a vedervi faticare.»
                              «È comunque una forma di allenamento, per voi.» concluse Tenshinhan severo. «Da quel che vedo, dovete ancora imparare a dosare meglio il fiato, a regolarizzare il respiro sotto sforzo. Siamo arrivati puntuali, ma voi due siete ridotti a uno straccio…»
                              Subito dopo, arrivarono due veicoli: il mini-jet di Soya, con a bordo le tre sorelle, e quello di Yamcha, su cui viaggiavano i due maestri della Tartaruga. Infine, ecco arrivare anche Gohan con Piccolo. Tutti i presenti si salutarono, poi Kapirinha andò a chiamare Kodinya, la quale fece schierare la truppa di Cooler davanti all’astronave. I soldati indossavano tutti la battle suit d’ordinanza.
                              «Soldati… attenti!» sbraitò Kodinya con le braccia dietro la schiena, in posa da perfetto generale, e i subal-terni si portarono dritti sull’attenti.
                              «Saluto militare!» e a questo punto, i soldati portarono alla fronte la mano destra ben tesa.
                              «Ottimo! E adesso riposo… visto che avete dato il doveroso saluto ai nostri alleati della Terra, potete andarvene a fare in culo e vestirvi come cazzo vi pare.» concluse la donna, sul cui viso pallido si dipingeva un sorriso sarcastico. I soldati si rilassarono e rientrarono ridendo dentro l’astronave: a quanto sembrava, la ragazza riusciva a mantenere la disciplina con il pugno di ferro in guanto di velluto, come si suol dire.
                              Kapirinha si avvicinò sorridente a Jiaozi, che la guardò con una certa preoccupazione. «Tranquillo, bambo-lotto, non voglio più farti del male… voglio solo seppellire l’ascia di guerra!»
                              «Q-quale ascia??» chiese il piccolo amico di Tenshinhan.
                              «È un modo di dire, scemotto… voglio mettere fine a tutti i rancori.» spiegò lei, stampandogli un tenero bacino sulla gota rossa. Jiaozi arrossì e l’area al centro del viso gli si tinse di rosa. «Vedi? Sei pure più carino quando arrossisci!»
                              Yamcha non poté esimersi dal fare lo spiritoso: «Che cuccioli dolci!!»
                              Kapirinha reagì rifilandogli un doloroso pugno allo stomaco: «Tu invece non sei per niente carino, cretino, con quegli orridi tagli sulla faccia!» Ecco, forse questa reazione era più usuale, per la piccola combattente.
                              Poi le due gemelle Kaya e Ganja fecero un passo avanti. «Ehi, Ricciolinha! Ti abbiamo portato un pensierino, così non ti scorderai di noi e dei momenti di allegria che abbiamo trascorso insieme!» disse Kaya, porgendole un sacchettino plastificato da negozio, con sopra impresso un teschio con un coltello fra i denti e la scritta “Violence Store”.
                              Kapirinha lo guardò sbigottita: «Un sacchetto?? I sacchetti non sono il mio genere di oggetti preferiti, ma apprezzo il pensiero…»
                              «E-ehm… veramente il regalino non è il sacchetto, è dentro il sacchetto…» accennò Ganja.
                              «Ah! Non l’avevo mica capito!» sorrise la piccola guerriera. Aprì il sacchettino e tirò fuori due piccoli tirapu-gni di metallo a forma di farfalla, con le ali coloratissime, in cui la varietà dei colori era seconda solo alla loro brillantezza.
                              Kapirinha osservava i regali sbigottita; li indossò e cominciò a sferrare qualche pugno di prova verso l’aria.
                              «Ma che belli sono?? Così i tuoi pugni diventeranno ancora più micidiali!» commentò Ganja entusiasta.
                              «Allora… che ne pensi? » chiese con sguardo titubante Kaya, preoccupata che forse non le piacessero. «Li abbiamo presi nei bassifondi della nostra città…»
                              «Lo sapete che non dovete andare in quei postacci, porca pupazza!» le rimproverò Soya incavolata, ignorata come sempre dalle due gemelle, poveraccia.
                              «Questi tirapugni…» iniziò a dire, ma gli occhioni color miele le si riempirono di lacrime che subito cominciarono a scivolarle copiose lungo il viso. «…sono il regalo più bello che abbia mai ricevuto in vita mia! Abbracciamoci, come vere amiche!!!» esclamò la piccola guerriera, saltando addosso alle due ragazze.
                              Kapirinha e le gemelle esplosero in un pianto corale sfrenato, e ognuna delle tre frignò: «Vi voglio be-neeeeeee!» Anche Ivanovich si lanciò addosso al trio: «Pure io vi voglio beneeeee!!» Tutti assistettero a quel sincero abbraccio, guardando lo strambo quartetto con umore tra il commosso e il divertito.
                              «Ora ti insegniamo a fare una cosa…!» disse Ganja.
                              «Posso impararla pure io?» chiese Kreezer.
                              «Certo, piccolino!» rispose Kaya, dandogli una pacca sulla testa. Le tre ragazze si allontanarono, seguite da Kreezer e Gohan e dai sempre più incuriositi Ramen ed Ivanovich.

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                              • Mentre i giovani si misero in disparte a confabulare di chissà cosa, gli adulti rimasero fra loro a parlare.
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                                «È stato un dovere, ma anche un immenso piacere… questa missione mi ha cambiato completamente la vita. E fidatevi, cambierà la vita di molti altri popoli nell’universo… cosa che alla fine non sarebbe stata pos-sibile senza il vostro contributo, comunque… »
                                Crilin aggiunse inoltre: «Vegeta non è voluto venire… sono andato io stesso ad invitarlo nel luogo dove abita…»
                                «Lo sapete anche voi che è fatto a modo suo, quella cara vecchia testa di cazzo…» sospirò la donna. «Se non lo conoscessi abbastanza, vi direi di stargli vicino e di prendervi cura di lui; ma credo che voi non ne sareste capaci, e lui non ve lo lascerebbe fare… anche perché non corrono buoni rapporti fra lui e voi, se ho ben capito. Ad ogni modo… salutatemelo, se lo vedete…»
                                Come saette, i ragazzini arrivarono e si posizionarono davanti agli adulti. Iniziarono a ballare secondo una sconclusionata coreografia elaborata negli ultimi tre minuti, scatenando le braccia e le gambe in maniera totalmente scoordinata. Alla fine Ganja urlò: «Perfetto, ragazzi! E adesso, il grido di battaglia!» Ognuno si mise a gambe divaricate e puntò i pugni verso il cielo, sbraitando: «GYEEEAAAHHHH!!» Il tutto condito dal luccichio del sole sui tirapugni di metallo di Kapirinha. «È venuta benissimo!» commentò Kaya elettrizzata, mentre gli adulti li guardavano allibiti con un grosso gocciolone di sudore sulla fronte. In realtà era davvero brutta come fighting pose, ma a loro piaceva… e in fondo questa era l’unica cosa che contava.
                                «Bene…» tagliò corto Kodinya, stendendo un velo pietoso su quella incresciosa scenetta. «Credo sia ora di salutarci, gente. Statemi bene e alla prossima, semmai ce ne dovesse essere una. Se dovesse servire... beh, tenete presente che avrete degli alleati in gamba nell'universo. Addio, soci!»
                                «Gohan... ricordati la promessa!» si raccomandò Kreezer, sollevando il pollice verso l'alto.
                                «E chi se la scorda?» ribatté Gohan, anche lui con il pollice in su.
                                Poi, rivolgendosi a Piccolo, rivolse un saluto anche a lui: «Stammi bene pure tu, gigante verde…! Non sei male, ma devi farne di strada prima di farmi mangiare la polvere…»
                                «Tsk… non per nulla si dice che il sangue non è acqua…» replicò il namecciano, con un accento misto di de-risione e disapprovazione.
                                A questo punto il terzetto alieno formato da Kodinya, Kapirinha e Kreezer (che reggeva l’enorme masso scolpito fino a pochi minuti prima) salì sulla nave spaziale, pronto a partire.
                                «Kodinya, non esagerare con le parolacce!» si raccomandò Yamcha mentre la donna si allontanava.
                                «Ricciolinha, tu non esagerare con la droga!» la ammonirono in coro le due gemelle.
                                Così, una volta addentratisi nell’astronave, Kodinya domandò: «Cosa cazzo era quella coreografia?» domandò Kodinya.
                                «Era una fighting pose, come quelle che faceva quello stronzo di Ginew! Te la insegnerò, se vuoi…» rispose Kapirinha.
                                «Se ti rispondo “neanche morta” ti offendi, bambolina…?»
                                «Uffi… lo sai che non mi piace sentire parlare di certi argomenti come morti, salme e simili, stangona…»
                                «Ah già, scusa…»
                                Ed è così che vogliamo salutare i nostri amici alieni: allegri, avviati verso un futuro di pace e pronti a dimen-ticare il passato di violenza ed odio immotivati in cui avevano vissuto per anni. Il futuro dell’impero che appartenne a Re Cold, Freezer e Re Cooler è finalmente nelle mani di persone dotate di maggiore umanità e bontà rispetto ai loro predecessori, tanto più affidabili in quanto la via del bene è per loro frutto di una scelta autonoma e responsabile. Grazie a loro, anni di pace e la prospettiva di una vita più serena saranno alla portata di molti popoli lontani, che molto difficilmente conosceremo.
                                L’astronave accese i motori, che rombarono, e partì. A debita distanza, Vegeta – dall’alto di una rupe isolata – si assicurò di dire addio per sempre al suo passato.

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                                L’ANGOLO DELL’AUTORE.
                                Mi pare che in questo capitolo non siano necessarie precisazioni. Spero che questa “Saga di Cooler” vi sia piaciuta… continuate a seguire la mia storia, e cercherò di continuare ad appassionarvi con gli eventi che seguiranno.

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