Nel deserto mille lande ondulanti scorgevo. Il caldo rovente schiacciava il mio fragile corpo, portandolo all’ebollizione frammentaria. Vagavo senza meta in quello spazio infinito, tutto era incerto, tutto era illusione. Caldo estremo trasformava tutto in un forno comune a tutto un luogo, i piedi non sentivo, gli occhi non scorgevo, tutto sembrava svanire come un vaso dipinto di lacrime rosse viene inghiottito da un buco nero ingurgitale. Mille giorni passarono, mille carneficine dell’anima patii, voglia e speranza convergevano in un unico colore artefatto che s’immischiava in un brutale quadro assurdo. Tra cento e uno disperazioni manipolate dalla complessa interezza del mio Io onnipotente, tra quattordici ferite perpetuamente mortali, tra urla silenziose e bisbigli echeggianti, mangiai l’ultimo pezzo di sorte che mi era rimasto e capii che la mia disperazione era viva solo per far plissettare la mia univoca certezza: la beata vita, che man mano moriva man mano che pensavo. Ah se potessi toccare solo un’ultima volta la liquida acqua, se potessi vedere ancora una volta la vita fiorire come la mia ora sfumava leggermente come in un quadro, allora si che potrei morire in pace, senza rimpianti e senza compatimenti. Ma la crudele vita e l’insensibile deserto infernale divorava ogni mia voglia di sperare, di credere in una possibile via di scampo alla voragine succhiatrice di induzioni vitali. Tutto svaniva e la passione che un tempo in me scorreva come un fiume in piena andava via via evaporandosi, raggiungendo chissà quale locazione per chissà quale motivo. Aprendo gli occhi e capendo che ormai neanche la più fulgida salvezza poteva giungermi accanto e portarmi nel suo regno imperiale, vidi la vita, una verde vita emancipava il suo essere dinanzi a me. Un viscerale senso di agonica felicità invase il mio corpo alla vista di quel piccolo arboscello che nasceva e imponeva il suo diritto vitale davanti alle mie asciutte finestre, sporche di foschie, foschie che impedivano la vista di battezzare il suo diritto. Man mano che quella pianta cresceva in mezzo al sabbioso deserto la vita mi veniva meno, fino a quando non fui completamente spento e lui cresciuto del tutto, divenendo cosi un albero degno della sua naturalità. Immobile in mezzo al deserto e sotto il caldo rovente viveva, caldo che un tempo fu causa della mia rinascita.
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Pedro lo scrittore di storie/poesie
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Originariamente Scritto da Pedro92 Visualizza MessaggioCento Falchi,
In ogni caso le poesie non mi piacciono, non hanno senso e sembrano solo un insieme di parolone messe li a casaccio.
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Originariamente Scritto da GohanRama Visualizza MessaggioLa prossima la vuoi fare sul rasengan?
In ogni caso le poesie non mi piacciono, non hanno senso e sembrano solo un insieme di parolone messe li a casaccio.
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Originariamente Scritto da dark sayan Visualizza Messaggioho letto la prima e l'ultima.
quella sugli scarafaggi mi è piaciuta molto,un idea veramente originale e ben scritta
l'utima su naruto mi sembra un pò una cagatina scritta in stile Garrincha ma con poco senso e sentimento
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Originariamente Scritto da Pedro92 Visualizza MessaggioNell'impeto di accontentare Gohanrama ho scritto una stronzata, ma il tutto si dovrebbe semplificare in un atto di beneficienza.
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Originariamente Scritto da dark sayan Visualizza Messaggioah capito,nn avevo guardato i post prima,ma cmq adesso dovunque vado vedo rasengan in poesia,si vede che voi poeti siete tutti caritatevoli stasera
La mia su Naruto è la migliore.
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Originariamente Scritto da dark sayan Visualizza Messaggioah capito,nn avevo guardato i post prima,ma cmq adesso dovunque vado vedo rasengan in poesia,si vede che voi poeti siete tutti caritatevoli stasera
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