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In effetti è stato un po' moscio per gran parte della sua durata, ma in ogni caso non è tutto da buttare. Peccato per il finale, che praticamente era scontatissimo (parecchi film ormai finiscono sempre in questo modo).
Voto 6,5
Ieri:
Gli effetti speciali rullano, non c'è che dire. Preciso che a me lo scrittore stava simpatico e mica gufavo perchè schiattasse
Concordo sul fatto che i personaggi alla fin fine sono i soliti stereotipi e in pratica puoi anticipare chi muore e chi no, basta solo individuarli.
E' stata una delusione, lo ammetto. Mann ci aveva abituato ad altro.
Telecamera in spalla in eccesso, fotografia non all'altezza, drammaticità appena sfiorata in alcune scene, ritmo troppo poco incalzante, personaggi corollari troppo superificiali e anonimi, Purvis/Bale sacrificato, raramente il pathos è avvertibile, anche nelle scene più concitate.
Depp nei suoi standard.
Voto 5, va'.
Peccato per il finale, che praticamente era scontatissimo (parecchi film ormai finiscono sempre in questo modo).
Sto guardando su Retequattro il remake di Psycho! Un classico! Terribile!C'è anche l'attore Viggo Mortensen, quello che impersonava Aragorn nel Signore degli Anelli! Ma il 1° non l'ha superato nessun sequel...Quello sguardo da matto di Anthony Perkins non ha paragoni!
Spoiler:
Psycho è un film del 1998 diretto da Gus Van Sant, remake shot-for-shot di Psyco di Alfred Hitchcock del 1960.
Phoenix, Arizona, 1998. Marion Crane lavora come segretaria presso un'agenzia immobiliare; quando le si presenta l'occasione di rubare 400.000 dollari in contanti destinati ad una transazione, la ragazza fugge e si dirige in California, dove abita il suo fidanzato am Loomis. Questi la ama, ma non la può sposare perché deve pagare gli alimenti alla ex-moglie da cui ha divorziato. Il viaggio, tuttavia, è costellato da imprevisti: per prima cosa, il suo capo la vede partire; poi viene intercettata da un poliziotto, cui sfugge cambiando la sua auto con una dalla targa diversa; infine scoppia un tremendo temporale che la costringe a fermarsi presso un Motel lungo la strada secondaria che ha preso: il Bates Motel.
Qui Marion incontra Norman Bates, il gestore, un ragazzo dai comportamenti un po' strani, ma all'apparenza innocui. Essendo la prima cliente in settimane, Norman la invita a cenare a casa sua, che si trova accanto al motel; subito dopo, però, Marion ascolta le urla di sua madre provenire dalla casa, che rimprovera il ragazzo con toni molto aspri di essersi lasciato sedurre dalla donna. Norman e Marion parlano nell'ufficio del ragazzo, dove questi rivela di avere l'hobby della tassodermia: impaglia uccelli. Quando il discorso cade sulla madre di Norman, l'uomo si altera visibilmente, e rivela a Marion che sua madre è malata, ma innocua, nonostante lo segreghi in casa. Marion è spaventata dal tono furente con cui lui la apostrofa, e si ritira in camera. Norman la spia da un buco segreto nel suo ufficio e, mentre lei si spoglia, si masturba.
In seguito alla discussione con Norman, temendo che la sua vita diventi come quella di quest'ultimo, Marion ha deciso di tornare indietro a Phoenix e di restituire i soldi al suo capo, compresi quelli che ha speso per il viaggio. Mentre si sta facendo una doccia, però, una misteriosa figura entra nel bagno e la colpisce a morte con molte pugnalate, poi fugge verso la casa. Dalla casa dei Bates si sente la voce di Norman, che chiede a sua madre cosa abbia fatto; il ragazzo corre al motel e trova il cadavere di Marion. Passato il primo momento d'orrore, il ragazzo decide di eliminare tutte le prove che incriminino sua madre: pulisce la stanza e mette il corpo della ragazza e tutti i suoi effetti personali (compresi i dollari) nell'auto da lei acquistata, che poi lascia inabissarsi in un vicino lago.
Quattro giorni dopo, al negozio di Sam Loomis (il fidanzato di Marion) si presentano Lyla, sorella di Marion, e Milton Arbogast, un detective privato che il capo della povera ragazza ha assoldato per ritrovare lei e i soldi. Questi ha seguito le tracce della ragazza, e, non sospettando di Sam, le ripercorre fino ad arrivare al Bates Motel. Qui l'uomo trova Norman e lo interroga. Il ragazzo cade molte volte in contraddizione nel parlare della ragazza e Arbogast sospetta di lui, ma non avendo mandato di perquisizione non può cercare indizi su Marion. Vorrebbe però parlare con la madre di Norman, che ha visto affacciata alla finestra di casa sua, e di cui Norman ha parlato. Dà così appuntamento a Sam e Lyla per l'ora successiva, e si reca di soppiatto nella casa dei Bates per interrogare la madre. Mentre vaga per la casa, apparentemente vuota, la stessa figura che ha ucciso Marion fa la sua improvvisa comparsa e lo getta da una scala, pugnalandolo a morte.
Lyla e Sam sono insospettiti dal ritardo ingiustificato di Arbogast. Sam si reca al motel, ma lo trova vuoto (Norman è in realtà allo stesso stagno in cui aveva inabissato l'auto di Marion, e probabilmente vi ha gettato anche il cadavere del detective per proteggere sua madre). I due si recano quindi dal vice sceriffo del paese, Al Chambers, e raccontano quello che Arbogast era riuscito a dir loro. Lo sceriffo è però insospettito dal fatto che il detective avesse visto la madre: rivela infatti che la madre di Norman, Norma Bates, si era uccisa ben dieci anni prima assieme al suo secondo marito, e che quindi l'uomo aveva sicuramente mentito, magari dopo aver trovato Marion ed esser stato convinto a lasciarla in pace con del denaro. Nel frattempo, a casa Bates, si sente Norman parlare con sua madre, dicendole che dei "cattivi" sospettano di lei e stanno per venire a prenderla; contro la sua volontà, la solleva dal suo letto e la porta a nascondersi in cantina, perché non la trovino.
Sam e Lyla non credono alla versione di Chambers, e decidono di recarsi al Bates Motel per investigare autonomamente. Norman, capendo di chi si tratta, assegna loro una camera diversa da quella che aveva dato a Marion, ma i due organizzano un piano: Sam va a parlare con Norman per distrarlo, e Lyla esplora il motel. Nella camera di Marion, la ragazza trova indizi sulla precedente presenza di sua sorella in essa; poi si dirige verso la casa dei Bates, con l'intenzione di parlare con la madre. Nella sua camera trova i vestiti della donna e il suo letto, su cui ancora si vede la forma del corpo, capendo che ella è stata spostata da poco. Intanto la conversazione tra Norman e Sam si è fatta gradualmente più pesante e rabbiosa: Sam gli dice che sospetta lui abbia ucciso Marion per prenderne i soldi. Norman però si accorge dell'assenza di Lyla: mette KO Sam colpendolo con una mazza da golf e corre verso la casa.
Lyla vede Norman correre verso la casa, e si nasconde nell'anticamera della cantina, mentre lui sale al piano di sopra. Vedendo che la porta è aperta, Lyla scende nella cantina, dove trova il laboratorio da impagliatore di Norman, e vede una donna seduta in fondo alla stanza. Credendo si tratti di Norma Bates, le si avvicina e gira la sedia su cui si trova, rivelando così che in realtà si tratta di un cadavere ormai quasi completamente decomposto. Orrificata la ragazza urla, e in quel momento arriva Norman, vestito con un abito da donna e con in testa una parrucca, brandendo un coltello per ucciderla. Ma Sam, ripresosi, arriva a salvarla, e dopo una furiosa lotta riescono ad avere la meglio sul maniaco.
Norman viene arrestato e psicanalizzato dal dottor Richmond, che spiega cosa sia successo. Quando il padre di Norman era morto, lui e sua madre erano rimasti da soli, e il ragazzo si era così morbosamente legato a lei che, quando si trovò un nuovo marito, divenne geloso e li uccise. Tuttavia, a causa dell'amore che Norman aveva per sua madre e del suo senso di colpa per averla uccisa, cercò di espiare la colpa facendo "rivivere" sua madre: per prima cosa, prese il suo corpo dalla tomba e lo mummificò; poi pian piano assunse una doppia personalità, che faceva sì che in uno stesso corpo convivessero la personalità di Norman e quella di Norma. Quando quest'ultima prendeva il sopravvento, lui si comportava come lei si sarebbe comportata, facendo e dicendo le stesse cose (imitandone anche la voce); di conseguenza, quando Norman era stato attirato sessualmente da Marion, la sua psiche gli aveva suggerito che, come lui era stato geloso di sua madre, così lei sarebbe stata gelosa di lui, e aveva ucciso la ragazza. Probabilmente questo era accaduto per altre donne prima di Marion.
L'essere stato scoperto ha però causato un trauma irreversibile nella psiche di Norman: la personalità della madre ha ormai preso il sopravvento sulla sua, e nell'ultima scena si sente la voce di Norma Bates dire che farà di tutto per non essere incolpata dei delitti commessi dal figlio.
Durante i titoli di coda, la macchina di Marion viene ripescata dal laghetto vicino al Bates Motel.
D'accordo, ma che il finale sia scontato non è da imputare almeno questo a Mann: Dillinger fa quella fine. XD
Diciamo che è un discorso complesso a causa dei vari punti di vista: per gli ignari della storia vera il finale sembrerà appunto scontato; per chi conosce la storia ovviamente no, ma in questo caso direi che le storie vere con quel tipo di finale siano un po' abusate e che quindi un minimo di scelta sbagliata ci sia.
Mi è piaciuto. E' un buon thriller che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore per l'intera durata. L'aspetto più riuscito è senz'altro la sceneggiatura: l'idea alla base non è del tutto originale ma la piega che presto prendono gli eventi, unita ai continui colpi di scena e al buon ritmo, rendono la pellicola davvero piacevole da seguire. Di buon livello sono anche la regia e la prova del protagonista (un D. Washington in splendida forma). Tra gli aspetti che ho meno gradito annovero l'eccessivo buonismo del finale e la scelta di C. Owen per il capo dei rapinatori. Nel primo caso ho avuto l'impressione che alcuni particolari fossero sin troppo macchinosi per risultare credibili. Nell'altro invece il suddetto attore mi è parso più di una volta poco credibile. Nel complesso si tratta comunque di un buon film, ben diretto e divinamente sceneggiato, che merita senza dubbio la visione. 7.5/10.
Di film con i vichinghi come protagonisti Hollywood non ne ha poi fatti tanti, e quei pochi spesso non valicano nemmeno il limite della mediocrità e questo non certo nuovissimo film? Per certi versi non si eleva al di sopra della media ma ci sono buone ragioni per dargli comunque una rispolverata.
Il film narra della storia di Ahmad Ibn Fadlan che all'inizio del X Secolo viene esiliato per questioni di donne dalla corte di Baghdad e viene mandato nel remoto nord, qui incontra una banda di vichinghi che hanno ricevuto una chiamata dal remoto nord dai loro alleati.
Arrivati lì capiscono che la minaccia che devono affrontare è qualcosa di non umano e il film prende una decisa sterzata fantasy\horror senza però mai riuscire davvero a spaventare o sorprendere.
Colpiscono gli attori che interpretano i vichinghi, davvero azzeccati come capita poche volte, soprattutto Kulich nel ruolo del principe vichingo Buliwyf, Banderas invece pur riuscendo a fare una figura dignitosa non fa urlare di stupore.
Il film prende all'inizio quando illustra con tante piccole situazioni la vita quotidiana dei vichinghi, la loro indole guerriera e coraggiosa per poi perdere di tono, risultano così epici soltanto il finale e gli scontri armati ed è un peccato, in quel caso saremmo stati davanti ad un film notevole, con un atmosfera sinistra e affascinante invece così siamo davanti ad un film ben realizzato e tutto sommato godibile ma che non si fa ricordare.
In tempi recenti Predator è tornato alla ribalta, grazie soprattutto al merchandising che gira attorno alle creature, gli Yautia protagoniste anche di questo primo episodio.
Perchè sia chiaro è al primo episodio che bisogna fare riferimento, non certo al pattume uscito in tempi recenti.
Il film presenta un Arnold Schwarznegger in forma smagliante, questa è forse una delle sue migliori performance, oltre a lui a brillare è tutto il team tra cui spicca anche Carl Weathers (Apollo Creed nella serie di Rocky per intenderci...) nei panni di Dillon, proprio quest'ultimo assolderà la squadra speciale condotta dal protagonista per una rischiosa missione, liberare dei funzionari prigionieri dei guerriglieri nella giungla, l'attacco al campo dei guerriglieri è cosa facile ma poco dopo Hopkins uno dei membri del team viene aggredito da una creatura misteriosa e sparisce letteralmente nella giungla, il film si sposta lentamente verso la fantascienza e presenta colpi da maestro (come tanto per dirne una le visioni all'infrarosso dal punto di vista dell'alieno) e un atmosfera davvero impareggiabile, il finale poi è di quelli con i fuochi d'artificio, non avrebbe potuto essere migliore.
Il film non ha avuto l'impatto mediatico di Alien ma in fondo c'era da aspettarselo, la giungla non è un pianeta ignoto e Arnold non è Sigourny Weaver, eppure nonostante l'atmosfera claustrofobica dei primi due Alien sia per certi versi irraggiungibile Predator vale senza ombra di dubbio di stare nella collezione di ogni appassionato di fantascienza, da rivalutare.
Voto: 8
"Non sarai mai un vero uomo fino a che non conoscerai la via del guerriero..."
Un film bellissimo che fa comprendere la situazione di alcune donne, in Irlanda, chiuse in degli istituti ("Magdalene", appunto) dove subivano ogni genere di soppruso da parte di suore poco inclini alla lato caritatevole della religione.
E' un film assolutamente spiazzante, in quanto tratto da un storia vera, alla fine lo spettatore non potrà che chiedersi com'è possibile che situazioni simili fossero presenti in Irlanda fino al 1996.
sigpic
~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~
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