E come lo stabilisci il grado di "rieducabilità"?
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Pena di morte: pro o contro?
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Originariamente Scritto da John Fitzgerald Gianni Visualizza MessaggioE come lo stabilisci il grado di "rieducabilità"?
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Originariamente Scritto da John Fitzgerald Gianni Visualizza MessaggioNon mi sono spiegato allora.
Anche io, post addietro, ho detto che uno dei compiti dello stato è proteggere i cittadini.
Qua volevo dire che trovo giusto che un semplice rapinatore stia dentro meno tempo e con più concessioni rispetto ad un omicida e che, oltretutto, la prospettiva di un regime più duro può anche scoraggiare i crimini o l'omertà.
Originariamente Scritto da nessuno Visualizza MessaggioSe fosse cosi farebbero prima ad uccidere la gente anche per i reati minori, cosi la sicurezza collettiva verrebbe preservata meglio...
Il carcere serve a rieducare, poi certo che se ti danno 2-3 mesi appena esci ricominci subito a fare la vita di prima, per rieducare una persona ci vuole parecchio di piu...
Per le persone non rieducabili sono favorevole alla pena di morte invece...
Poi, se per voi, rieducare vuol dire rinchiudere una persona in una cella 3x3 con pasti scarni, poca luce e bastonate sui maroni, allora Guantanamo per voi deve essere la mecca dello stato pedagogo
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Originariamente Scritto da John Fitzgerald Gianni Visualizza MessaggioE quindi punisci un'omicida...uccidendolo?
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Si ma il patteggiamento(o ricatto)spesso non si basa sull'alleviare la pena in durata e/o durezza?
Per me il fatto che certe persone siano indotte a parlare per paura della pena è a tutti gli effetti un'evidenza dell'esistenza di una punizione didattica magari non per chi è già dentro ma per chi potrebbe andarci.
Che poi la punizione debba essere commisurata alla pena questo è sacrosanto ma se oltre alla punizione fine a se stessa(d'altronde si allontana un pericolo dalla popolazione anche con i domiciliari)si può ottenere anche altro è tanto di guadagnato.Originariamente Scritto da GiovanniAuditore ironicola grafica è l'ultima cosa che guardo in un videogame, se ho un computer di ultimissima generazione è perché voglio giocare fluido a diablo1.
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Originariamente Scritto da John Fitzgerald Gianni Visualizza MessaggioSi ma il patteggiamento(o ricatto)spesso non si basa sull'alleviare la pena in durata e/o durezza?
Per me il fatto che certe persone siano indotte a parlare per paura della pena è a tutti gli effetti un'evidenza dell'esistenza di una punizione didattica magari non per chi è già dentro ma per chi potrebbe andarci.
Che poi la punizione debba essere commisurata alla pena questo è sacrosanto ma se oltre alla punizione fine a se stessa(d'altronde si allontana un pericolo dalla popolazione anche con i domiciliari)si può ottenere anche altro è tanto di guadagnato.
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Ma parla per paura della punizione quindi il risultato non cambia.
E di certo non si può redimere se in cella non c'è mai stato.Originariamente Scritto da GiovanniAuditore ironicola grafica è l'ultima cosa che guardo in un videogame, se ho un computer di ultimissima generazione è perché voglio giocare fluido a diablo1.
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Originariamente Scritto da John Fitzgerald Gianni Visualizza MessaggioMa parla per paura della punizione quindi il risultato non cambia.
E di certo non si può redimere se in cella non c'è mai stato.
E poi spiegami come ciò possa redimere quelli che potrebbero andare in prigione.
E' un ragionamento che fa acqua dappertutto.
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Magari non pentimento effettivo ecc. ma solo paura.
Il risultato è lo stesso.
Come un bambino che non mangia la nutella di nascosto per paura degli sculaccioni.
Perché dovrebbe fare acqua?
Uno compie un crimine grave e viene punito in base al crimine ed in più la sua punizione fa da monito per gli altri.Originariamente Scritto da GiovanniAuditore ironicola grafica è l'ultima cosa che guardo in un videogame, se ho un computer di ultimissima generazione è perché voglio giocare fluido a diablo1.
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Ma invece è proprio il sentimento alla base che dà la misura: il criminale attraverso la pena non vede l'ingiustizia di ciò che ha fatto (come potrebbe del resto?), non capisce di aver sbagliato, semplicemente fa un ragionamento basilare di utlità, la classica scelta fra più o meno dolore e più o meno piacere nel caso del patteggiamento.
Il criminale che esce fuori di prigione come quelle che rischia d'andarci, pensa e pensarà sempre a non farsi beccare, e sempre e solo per ragioni pratiche, nessuno scontro di ideologia.
Quindi anche l'eventuale monito della pena dura rientrerebbe in questa logica.
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Personalmente trovo che sia parecchio infantile dividere le persone in "buoni" e "cattivi". Qui molti hanno parlato di indignazione nei confronti dei pedofili o degli stupratori, ma nessuno pensa che magari ci sono dei motivi per cui uno arriva a fare quelle cose? Pensate che uno si svegli la mattina e decida di violentare un bambino? Non è che magari quel comportamento deriva dal fatto che suo padre l'ha picchiato per tutta l'infanzia? Non è che magari uno stupratore agisce così perché è cresciuto in una famiglia di assassini?
E chi lo dice che un assassino non sia per esempio un bravo cuoco o un bravo matematico? Con ciò non dico ovviamente che i delinquenti non vadano puniti, però ucciderli significherebbe marchiarli come "il Male", concetto troppo assoluto per essere associato a un qualcosa di reale.
Per quel che mi riguarda, chi commette un crimine va curato. Non è detto che sia recuperabile, però non provarci significa dare per scontato che non ci sia niente da fare, quindi torniamo al discorso di prima. Il carcere come punizione va bene, però se non ci si associa una cura psichiatrica o psicologica non serve a molto.
Ah, a me spaventa molto di più la pena di morte del carcere italiano.sigpic
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Ovvio, il carcere italiano è un villaggio vacanze
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Originariamente Scritto da Feleset Visualizza MessaggioPersonalmente trovo che sia parecchio infantile dividere le persone in "buoni" e "cattivi". Qui molti hanno parlato di indignazione nei confronti dei pedofili o degli stupratori, ma nessuno pensa che magari ci sono dei motivi per cui uno arriva a fare quelle cose? Pensate che uno si svegli la mattina e decida di violentare un bambino? Non è che magari quel comportamento deriva dal fatto che suo padre l'ha picchiato per tutta l'infanzia? Non è che magari uno stupratore agisce così perché è cresciuto in una famiglia di assassini?
E chi lo dice che un assassino non sia per esempio un bravo cuoco o un bravo matematico? Con ciò non dico ovviamente che i delinquenti non vadano puniti, però ucciderli significherebbe marchiarli come "il Male", concetto troppo assoluto per essere associato a un qualcosa di reale.
Per quel che mi riguarda, chi commette un crimine va curato. Non è detto che sia recuperabile, però non provarci significa dare per scontato che non ci sia niente da fare, quindi torniamo al discorso di prima. Il carcere come punizione va bene, però se non ci si associa una cura psichiatrica o psicologica non serve a molto.
Ah, a me spaventa molto di più la pena di morte del carcere italiano.
Hai ragione, ogni persona che si macchia di un certo tipo di crimine efferato ha un proprio background personale. Ma gli esempi che hai citato secondo me aggravano la posizione di chi li commette, non la "allentano".
Se da piccolo un uomo viene violentato dal padre, ad esempio, con quale faccia può riservare a suo figlio, o un altro bimbo qualunque lo stesso trattamento, visto che si è reso conto, in prima persona, sulla propria pelle, del male e della sofferenza, che quel gesto provoca in chi lo subisce?
Se mio padre mi avesse picchiato da piccolo, lo avrei ritenuto una merda, e di sicuro non finirei mai per menare mio figlio, o un'altro bambino.
Molti parlano di curare assassini, pedofili o criminali con lo scopo di reinserrirli in società. Io la vedo diversamente, ed ammetto di essere molto estremista.
Quando un uomo ammazza una persona, non riesco a pensare "l'assassino va curato". Sarò stronzo e crudele, ma non posso concedere una seconda possibilità a chi ha fatto uno sbaglio di questo calibro.
Io penso di più alla vittima, alla vita che ha distrutto, alla famiglia di chi rimane senza una persona cara. Ai figli che rimangono orfani, o menomati (vedi il superstite della strage di Erba, per esempio). Con quale faccia possiamo dire a chi uccide una persona "Ok, ti curo, e ti dò un'altra chance?".
E le vittime? Subiscono e basta? cornute e mazziate?
Uno cerca di uccidermi, mi spara, io non muoio ma rimango paralizzato.
E il mio aggressore viene curato, dopo 2 anni torna in società. Risultato: io ho la vita rovinata, lui può ricominciare d'accapo?
C'è giustizia in questo? C'è equità nel modo di trattare chi non ha mai fatto male ad una mosca, e chi invece ha provocato sofferenza e dolore non cancellabile nel tempo?
Mi rendo conto che in una dicussione su questo tema le sfaccettature sono molte, ma non posso fare a meno di pensarla così.
Io sono un forcaiolo convinto, non ne vado fiero ma non me ne vergongo neanche.
Massimo rispetto però a chi la pensa diversamente. non condivido, ma non criminalizzo nessuno.Last edited by foppa21; 16 June 2011, 15:50.
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Originariamente Scritto da foppa21 Visualizza MessaggioHai ragione, ogni persona che si macchia di un certo tipo di crimine efferato ha un proprio background personale. Ma gli esempi che hai citato secondo me aggravano la posizione di chi li commette, non la "allentano".
Se da piccolo un uomo viene violentato dal padre, ad esempio, con quale faccia può riservare a suo figlio, o un altro bimbo qualunque lo stesso trattamento, visto che si è reso conto, in prima persona, sulla propria pelle, del male e della sofferenza, che quel gesto provoca in chi lo subisce?
Se mio padre mi avesse picchiato da piccolo, lo avrei ritenuto una merda, e di sicuro non finirei mai per menare mio figlio, o un'altro bambino.
Molti parlano di curare assassini, pedofili o criminali con lo scopo di reinserrirli in società. Io la vedo diversamente, ed ammetto di essere molto estremista.
Quando un uomo ammazza una persona, non riesco a pensare "l'assassino va curato". Sarò stronzo e crudele, ma non posso concedere una seconda possibilità a chi ha fatto uno sbaglio di questo calibro.
Io penso di più alla vittima, alla vita che ha distrutto, alla famiglia di chi rimane senza una persona cara. Ai figli che rimangono orfani, o menomati (vedi il superstite della strage di Erba, per esempio). Con quale faccia possiamo dire a chi uccide una persona "Ok, ti curo, e ti dò un'altra chance?".
E le vittime? Subiscono e basta? cornute e mazziate?
Uno cerca di uccidermi, mi spara, io non muoio ma rimango paralizzato.
E il mio aggressore viene curato, dopo 2 anni torna in società. Risultato: io ho la vita rovinata, lui può ricominciare d'accapo?
C'è giustizia in questo? C'è equità nel modo di trattare chi non ha mai fatto male ad una mosca, e chi invece ha provocato sofferenza e dolore non cancellabile nel tempo?
Mi rendo conto che in una dicussione su questo tema le sfaccettature sono molte, ma non posso fare a meno di pensarla così.
Io sono un forcaiolo convinto, non ne vado fiero ma non me ne vergongo neanche.
Massimo rispetto però a chi la pensa diversamente. non condivido, ma non criminalizzo nessuno.
Per quanto riguarda la rieducazione, è ovvio che se uno ha ucciso una persona o ha tentato di ucciderla non la liberi dopo due anni. Ma d'altra parte ucciderla non rimette certo le cose a posto.sigpic
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