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DB - La storia mai raccontata!

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  • Ten vs Dore: conclusione giusta, l'unico modo per vincere quando puoi minacciare l'incolumità del tuo avversario unicamente con l'insostenibile kaiohken è tramite un attacco improvviso da "o la va o la spacca".

    Ora però rimangono soltanto un Crilin non al meglio e Jaozi: contro un avversario superiore a Ginew mi chiedo come faranno a restare in vita fino ai soccorsi. (Kodinya? ricordo che avrebbe preso volentieri a calci Sauzer e squadra in più occasioni credo proprio che il momento sia arrivato)

    Gohan vs Kreezer: troppe ripetizioni nella prima parte, a mio avviso usare braccio/avambraccio per 3 volte e mano per due nell'arco di una manciata di righe ha reso la lettura pesante.
    Il resto del confronto invece è scorrevole e interessante, non sono mancati momenti autenticamente epici/toccanti (la kamehameha con dedica di Gohan e, finalmente, l'arrivo del maestro *_* ) nè divertenti, mi riferisco ovviamente al flashback di padre e figlio (accadimento incredibilmente verosimile e molto in stile DB, bella pensata).
    Kreezer mi sà moltissimo di bamboccio viziato e non particolarmente intelligente, lo stai giustamente rendendo mooolto poco simpatico.

    Non avevo idea che Gohan avesse perfino raggiunto il livello del padre, allora Kreezer deve possedere un potere nell'ordine di decine di milioni, sarà troppo anche per Piccolo? Sinceramente non vedo l'ora di scoprirlo
    sigpic

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    • Grazie per i complimenti, presto leggerai il seguito!

      Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
      Gohan vs Kreezer: troppe ripetizioni nella prima parte, a mio avviso usare braccio/avambraccio per 3 volte e mano per due nell'arco di una manciata di righe ha reso la lettura pesante.
      Ho accettato la tua critica (azzeccata) e ne ho approfittato per modificare un po' quella parte. Non me ne ero reso conto neanche in fase di rilettura, e in effetti - focalizzandomi su quelle poche righe - suonava un po' ripetitivo, anche se di solito mi sforzo di evitare le ripetizioni.

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      • Come promesso, ecco subito il nuovo capitolo! Buona lettura.

        Cap. 33: Noblesse oblige.

        Piccolo, dotato di fine sensibilità percettiva, aveva adocchiato con il proprio intuito tutta la serie di movi-menti sospetti ed inconsueti che quella mattina erano stati compiuti sul pianeta Terra. Aveva infine deciso di avere un ruolo attivo nella vicenda; si era mobilitato per raggiungere la depressione di Zambookah su appello di Goku, dopo che quest’ultimo aveva fallito, tentando di dissuadere Cooler dai suoi propositi. Approdato sul posto, aveva poi seguito tutte le battute del duello tra Gohan e Kreezer, attendendo il momento giusto per gettarsi nella mischia: così, si era frapposto quando l’inferiorità del suo allievo era ormai palese, ed ora stava bloccando l’attacco col quale il figlio di Freezer avrebbe voluto giustiziare il mezzosangue. Gli torse il braccio, facendogli provare una fitta lancinante all’altezza della spalla. Poi lo sollevò e, dopo avergli fatto fare una serie di giravolte per aria, lo scagliò a qualche decina di metri di distanza, trattandolo come il pivellino che effettivamente Kreezer dava l’impressione di essere, nonostante l’abnorme potenza. Infine prese in braccio Gohan con un certo affetto, mostrando il sorriso severo di un genitore che salva il figlio da un pericolo mortale: «È tempo di riposare, Gohan… Sei esausto…»
        «Mi dispiace che anche contro questo nemico non sono stato in grado di cavarmela da solo…» confessò Gohan a bassa voce, quasi sospirando.
        «Sei stato abile, comunque. Ho seguito il tuo combattimento per un bel po’, e aspettavo da tempo l’attimo propizio per intervenire… Non ti avrei mai lasciato perire, ma volevo vedere fino a che punto poteva spingersi la tua potenza, quando eri sottoposto ad un forte stress emotivo contro un nemico serio. Hai fatto grossi passi avanti, da quando abbiamo iniziato ad allenarci insieme, anche se non hai potuto dedicare molto tempo ai tuoi esercizi…» Ma il vero orgoglio fu per Piccolo constatare il coraggio e, perché no?, la sfacciataggine che aveva mostrato, rifiutandosi di soffrire per il dolore davanti al nemico e continuando imperterrito a sorridere, nonostante il dolore. Gohan aveva mostrato una crescita sia nella sfera combattiva che in quella psicologica, e sotto ambo gli aspetti il namecciano andava fiero del proprio allievo. Portò Gohan in disparte, e gli fece appoggiare la schiena ad una roccia, che per la sua posizione risultava in ombra, al riparo dal sole dato l’orario. Piccolo era venuto a sapere che i senzu erano in arrivo, ma non si era voluto allontanare per andare a recuperarli, per non perdere d’occhio lo sviluppo degli eventi.
        «Adesso riposati: so per certo che arriveranno presto i soccorsi, e ti rimetterai entro breve. Nel frattempo misurerò la vera forza di quel dannato marmocchio e, se mi riesce, cercherò di sconfiggerlo.»
        «… e se non ti riesce?» domandò, dubbioso, il figlio di Goku.
        «… Qualcosa inventeremo.» tagliò corto Piccolo. «Ce la faremo… se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è che ce la facciamo sempre.» Se fosse convinto di quello che diceva o mentisse, lo sapeva solo lui; era certo che non voleva preoccupare Gohan più del dovuto. “Prima di tutto devo tenere impegnato questo mostriciattolo per più tempo possibile, e nel frattempo studiare le sue capacità, poiché con Gohan finora ha solo scherzato. Quando avrò le idee più chiare, elaborerò una strategia… e spero che per allora i senzu saranno arrivati, in modo che al limite anche Gohan possa darmi una mano.” Questi erano i pensieri che, pressappoco, si agitavano nella mente della parte malvagia di Dio.
        «Uff… Vedete, soldatesse?» sbuffò Cooler che, seduto sul suo trono, poggiava sulle nocche un broncio visibilmente seccato e scontento, interpellando le due subordinate, non essendosi ancora accorto che una delle due si era allontanata. «In questo genere di situazioni c’è sempre uno sciocco in agguato. Il copione della rappresentazione drammatica è sempre lo stesso: ogni volta che uno sciocco si ritrova con le spalle al muro, arriva un altro sciocco desideroso di fare l’eroe. Tanto lo spettacolo finisce sempre in tragedia: muoiono tutti. Che tristezza, vero?»
        «Avete perfettamente ragione, Maestà! Parole sagge!» rispose lesta Kodinya, per coprire l’assenza della sua collega. «Mi è capitato diverse volte di verificarle personalmente coi miei occhi.»
        Nel frattempo, Kreezer si era rialzato senza troppa difficoltà ed aveva raggiunto Piccolo e Gohan. «Ehi tu, stangone!» esclamò rivolgendosi a Piccolo. «Come ti permetti di interrompere l’uccisione di Gohan?»
        «Adesso sono io il tuo nuovo avversario, ragazzino! Andiamo a metterci di là e, se mi batterai, Gohan sarà tutto tuo.» lo invitò Piccolo, parlandogli col tono che si usa per i bambini piccoli e indicandogli col pollice un punto abbastanza lontano dal mezzosangue.
        «Ma se nemmeno ti conosco!» esclamò Kreezer. «Lasciami fare e fammi concludere!»
        Piccolo si oppose, sollevò Kreezer di peso e lo tenne per la coda, tendendo il braccio in avanti. Nonostante l’alieno scalciasse e si dibattesse come una piccola furia, riuscì a portarselo via, ad una discreta distanza di sicurezza, preoccupato all’idea che potesse mettere in atto i suoi propositi assassini. Lo gettò a terra, poi si tolse di dosso mantello e turbante - come al solito appesantiti per garantire un allenamento fisico costante - e dichiarò: «Ascoltami bene, moccioso! Io sono più forte di Gohan… quindi, se ti senti tanto forte ed in gamba, prima sconfiggimi… e poi sarai libero di fare quello che vuoi!» Aveva deciso di essere brusco e non ammettere repliche; una volta iniziato il confronto, avrebbe messo a punto una qualche strategia che lo avrebbe condotto alla vittoria.
        «Frena, amico mio!» lo richiamò Cooler, interessato dalla svolta che i fatti avevano preso. «Che maniere sono queste? Presentati: tu chi saresti? E che diritto pensi di avere di intrometterti in questo combattimento?»
        «Mi chiamo Piccolo e sono il maestro di Gohan! E anche se non ho il dispiacere di conoscervi personalmente, ho una vaga idea della vostra potenza.»
        «Quale affronto, rivolgersi a me dandomi del tu, e usandomi parole di insolenza! Che pianeta di riottosi!» si indignò Re Cooler. «È chiaro che non sei un terrestre. A quale razza dell’universo appartieni?»
        «Sono un namecciano.» Anche quel fastidioso interrogatorio era un buon sistema per prendere tempo, aspettando che qualcuno soccorresse Gohan.
        «Un alieno di Namecc… ecco spiegato come mai conosci la nostra forza! Sarai anche tu una vecchia cono-scenza di mio fratello! Ad ogni modo, bando alle ciance. Tieniti fuori da questa battaglia, amico dalla pelle verde: questa è una questione di famiglia… il figlio di Freezer contro il figlio di Son Goku, il riscatto della nostra famiglia contro l’abietta genia dei Saiyan.»
        Piccolo osservò in tono derisorio: «Sembra che siamo destinati a fare conoscenza con tutto il vostro albero genealogico, allora! Ad ogni modo, se non posso sostituire completamente Gohan perché è lui il vostro obiettivo finale, posso affiancarlo provvisoriamente e rendervi la vita difficile…»
        «Sei stato sciocco. Se non fossi comparso qui dal nulla, saresti potuto restare in vita. Sei un perfetto estra-neo e nessuno aveva interesse a che ti presentassi qui fra noi…»
        «Non è esatto… se questa è una questione di famiglia, mi riguarda, come mi riguarda ogni aspetto della vita di Gohan.» replicò Piccolo ghignando. «Diciamo che… sono il suo secondo padre.»
        Cooler ribatté infine, stufo: «Vuoi aggregarti al ragazzino? E sia: te lo concedo. Tanto non avete speranze contro mio nipote, ora che si è scatenato… non sarà forte come me, ma può disintegrarvi entrambi in pochi minuti.» Poi, volgendosi verso Kreezer, lo esortò a dare di nuovo inizio alle danze. «Sentito, Kreezer? Un po’ di esercizio in più non ti farà male.»
        Il bambino alieno non fu molto contento di questa decisione, ma dovette ubbidire, a pena di serie punizioni da parte dello zio; così, i due nuovi contendenti si trovarono a fronteggiarsi.

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        • «Quindi sei di Namecc… quello stupido pianeta che ha portato sfortuna a mio padre! Anche se l’idea di affrontare te non mi rende felice, potrò vendicarmi almeno un po’!» Sul momento, Kreezer non ritenne opportuno aumentare la forza necessaria ad affrontare il nemico; puntò gli indici delle due mani in avanti e iniziò a giocare a freccette con il namecciano, bersagliandolo con una moltitudine di sottili raggi energetici color amaranto. Piccolo stette al gioco, evitandoli tutti con facilità e senza dover attingere ad una porzione notevole della propria aura. Kreezer volle allora alzare il tiro, attingendo ad una forza superiore, e scagliando dei raggi ancora più micidiali, veloci e per questo numerosi. “Ha aumentato l’energia utilizzata…!” pensava Piccolo, mentre continuava a schivare i colpi, adesso con maggiore sforzo. “Conosco bene questa tecnica: finché non supera la mia velocità, posso schivare quei raggi… per quanto potrà ancora alzare il tiro??” Urgeva un espediente per impedire al figlio di Freezer di aumentare la propria forza fino a un livello che sarebbe stato insostenibile per il namecciano. Sfuggendo a quel bombardamento di raggi grazie alla super velocità, Piccolo si portò dietro il nemico, per colpirlo con una ginocchiata all’altezza delle spalle, un colpo che scagliò Kreezer al suolo costringendolo a strisciare per diversi metri, sollevando un paio di codazzi laterali di polvere. Subito il bambino alieno si risollevò in posizione eretta e si mise in posizione di guardia. «Lo sai o no che alle spalle non è valido?? Accidenti a te! Tutti imbroglioni, voi plebei!»
          «Non è colpa mia se non sei abbastanza sveglio da seguire il mio movimento!» lo sbeffeggiò Piccolo.
          Kreezer cominciò ad irritarsi, complici l’attacco subito e le frasi di Piccolo, che suonavano alle sue orecchie come provocatorie. «Ora mi stai facendo incavolare… stai attento, gigante verde, che non ti conviene!»
          Istintivamente Piccolo sogghignò; ragionandoci su, si rese conto che provocarlo era un gioco pericoloso: “Se si infuria, potrebbe sfoderare una forza al di sopra delle mie possibilità! Se anche valesse solo un terzo della massima potenza di suo padre, non riuscirei a salvarmi! Non devo tirare troppo la corda, o si spezzerà…” Ancora in posizione di guardia, il nipote di Cooler lanciò un urlo stridulo: avvolto da una fiammata rossiccia, potenziò la quantità di energia di cui aveva intenzione di disporre. Piccolo si regolò di conseguenza e, avvolto da una nuova onda bollente di calore, aumentò la propria aura.
          «Eheh…» osservò Gohan ridacchiando. «Piccolo è sempre stato su un altro livello, rispetto a me… per fortuna…»
          «Questo pianeta riserva molte sorprese…» commentò Cooler, a metà strada tra l’interesse compiaciuto e la meraviglia. «Quel namecciano non deve essere un tipo comune… qua siamo su livelli assolutamente fuori scala. A proposito… chissà come se la sta cavando la Squadra Speciale dall’altra parte?» si chiese, premendo l’interruttore dello scouter che portava sull’occhio.

          Già… come stavano andando le cose “dall’altra parte”, ossia sul fronte dei terrestri e della Squadra Sauzer? Crilin e Jiaozi, i soli che fossero ancora in grado di combattere, constatavano che, seppur con qualche errore ed intoppo, il gruppo terrestre era riuscito a togliere di mezzo ben due guerrieri d’élite su tre; il tutto però al prezzo dell’incolumità fisica di Yamcha e Tenshinhan, che versavano l’uno in condizioni più critiche dell’altro. Il terzo guerriero della Squadra Speciale, il superstite, era sicuramente il più forte, non fosse altro che per il fatto di essere il Capitano; il fatto inoltre che sapesse sopprimere la propria aura lo rendeva di fatto anche il combattente più capace e pericoloso del trio. Con i suoi compagni più valenti fuori gioco, Crilin si sentiva allo stesso tempo atterrito ma anche pervaso dal senso di responsabilità: “Stavolta non arriverà Goku a salvarci, come al solito! Che dobbiamo fare? Quasi sicuramente non sarò all’altezza del nemico, ma… ho scelta? L’alternativa sarebbe consegnare il pianeta direttamente nelle mani di quel Cooler…” Non era quello il momento di esitare: c’era da combattere? Benissimo… si sarebbe combattuto, senza esitazioni. Il capitano Sauzer si era già posizionato lì, a mezz’aria, e aspettava che il prossimo avversario gli si presentasse davanti. “Sarà sicuramente il nano pelato… non c’è nessun altro valido combattente che sia in grado di combattere…”
          «Jiaozi, tocca di nuovo a me…» annunciò il giovane maestro della Tartaruga.
          «Vuoi che mi tenga pronto ad aiutarti?» chiese dubbioso ed esitante il piccolo amico di Tenshinhan.
          «Lascia stare… se ti succedesse qualcosa, Tenshinhan non me lo perdonerebbe mai!» sorrise Crilin con una punta di sconforto. Jiaozi abbassò il capo, dispiaciuto per la propria inutilità. «Non fare così, Jiaozi… facciamo così: se avrò difficoltà, ti chiamerò… potresti essere utile, alla fin fine.» Sapevano entrambi che l’evenienza che Jiaozi fosse utile con un nemico a quei livelli era altamente improbabile. Crilin si innalzò in aria… «Crilin… fermati!» Era Soya; aveva visto che Crilin stava partendo a combattere. «Sei sicuro… di essere in grado di affrontarlo?»
          «Non lo so… non posso saperlo, finché non lo affronto…»
          «Scusa per prima.» disse semplicemente Soya, con umile dolcezza, spinta dal rimorso per quel gancio al mento e per quella sfuriata, e da oscuri presagi circa l’esito del prossimo combattimento.
          «No… scusa tu. Per certi versi avevi ragione…» Perché doveva essere così facile capirsi al volo, e così difficile spiegarsi con le parole? Era un mistero che Crilin non era in grado di risolvere.
          «Facciamo che avevamo ragione entrambi.» sorrise Soya. Come si fa ad essere così soavi, ogni singola volta? Ecco un altro mistero che Crilin non era capace di risolvere.
          «Soya, quando tornerò… dovremo parlare.» Ecco – pensò Crilin – era più o meno questo il concetto che voleva esprimere; almeno in questa impresa aveva avuto successo!
          «Certo! Fatti coraggio, Crilin… in bocca al lupo.»
          Subito dopo, erano faccia a faccia, il basso uomo pelato senza naso contro l’uomo dalla carnagione azzurra e dalla raffinata acconciatura. Sauzer gli rivolse la parola, salutandolo con un fosco: «Bonjour.». Non era decisamente un buon giorno, nemmeno per lui.
          «E-ehm… buongiorno.» L’espressione di Crilin era al contempo imbarazzata e tesa.
          «E così siete riusciti ad isolarmi, a lasciarmi solo… Non hai idea di quanto sia difficile costituire una squadra di guerrieri d’élite, e ora dovrò cercare altri compagni.» Eh, bel problema… in qualità di Leader delle forze speciali di Cooler, Sauzer avrebbe dovuto farsi carico di tutti gli oneri legati alla ricostruzione di un élite di combattenti. E dire che era stato così difficile trovare, in giro per le galassie, due esseri dotati di poteri così speciali, utili nelle invasioni più massicce e nelle operazioni più complesse! Cosa non meno importante, su di lui ricadeva la responsabilità di riferire a Cooler l’ignominioso accaduto. «… ma in guerra vale il detto “Mors tua, vita mea”… per quanto sia arrabbiato, dovrò evitare di rimpiangere i miei amici, adesso.»
          «…» Crilin ascoltava senza replicare.
          «Bando alla timidezza, terrestre! Il treocchi mi era sembrato più loquace di te…» Ogni parola, anche la più gentile, in bocca a Sauzer aveva il suono di uno sberleffo, di una provocazione… e probabilmente lo era davvero, dato che colui che rivestiva il ruolo dell’anima nera di Cooler sapeva che il divario tra lui e i suoi avversari era abissale. «Per rompere il ghiaccio, permettimi di porre una domanda, mon chér: come fate ad essere così forti su questo pianeta?? Ce ne sono altri come voi??»
          «No… purtroppo no…» rispose Crilin, a bassa voce e con sguardo torvo.
          «Quindi siete dei casi eccezionali… come mai? Che addestramento avete seguito?»
          «Ci hanno addestrato gli dei…» sorrise il pelato: il che non era una menzogna, ripensando agli allenamenti di Karin, Dio, re Kaioh e, in un certo senso, l’anziano saggio di Namecc. Tuttavia quel sorriso comunicò a Sauzer un’impressione di sfrontatezza.
          «Tutte sciocchezze.» smentì Sauzer scuotendo lentamente il capo, con uno sguardo che aveva un che di sinistro. «Sono tutte sciocchezze. Non esiste altro dio all’infuori di sua maestà Re Cooler, il genio dell’universo! E io sarò l’unico, il solo più forte, dopo di lui!» Mentre pronunciava queste parole, il suo tono assumeva preoccupanti accenti da fanatico invasato, e i suoi occhi si illuminavano di conseguenza. «Ricomponiamoci… Questo stolto capirà a tempo e luogo il significato delle mie parole.» si disse il braccio destro del Re, per poi rilanciare: «Sarò un cavaliere. Ti faccio una proposta…»
          «Eh…? Sarebbe a dire?» fece Crilin di rimando, a metà tra lo stupito e il diffidente.

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          • «Avendo seguito i vostri incontri, conosco i vostri livelli di combattimento, e conosco ancor meglio il mio… Ammettiamolo, finora vi siete salvati solo per il rotto della cuffia. Sarebbe molto poco decoroso da parte mia combattervi individualmente, non credi? Visto che in questa competizione gli scontri non terminano per knock out, ma solo per morte di un contendente o per resa, ho deciso di permettervi di lottare in due… scegli il tuo compagno!» Sauzer non si rendeva conto, o meglio non voleva abbassarsi a riconoscere, che proprio la leggerezza, la sicurezza dei propri mezzi e la superbia avevano condotto i suoi subalterni alla morte; e avevano permesso ai terrestri di avere la meglio attenuando la differenza di forza grazie all’astuzia e a buone strategie combattive.
            “Accidenti a lui!” imprecò Crilin mentalmente, stringendo i denti. “Come se non lo sapesse che due su quattro non sono in grado di combattere, e guarda caso i due più forti!”
            «Quanto alla regola dei dieci minuti… beh, potrete metterla in atto comunque, e allora combatterete in tre contro uno! Sarà come una battle royal... solo che invece di essere un tutti contro tutti, sarà un tutti contro di me!»
            «E se non saranno in grado di combattere?»
            «Dimentichi forse che questo è un survival game: in questo torneo non è ammessa la sconfitta se non per resa o morte. La loro impossibilità di combattere sarà equiparata ad un rifiuto, e quindi ad una tacita resa! E appena il re saprà cosa avete fatto dei suoi devoti dipendenti, sarete uccisi comunque per punizione! » concluse; pregustava la vittoria a tal punto, che proruppe in una risata di trionfo. «Che ne dici…? Hai solo da guadagnarci, mi pare! Generoso, da parte mia…» No, non è come il lettore potrebbe pensare: Sauzer non voleva affrontarli insieme perché riteneva dilettevole la loro sofferenza, o perché volesse rendere più movimentato lo scontro. Il suo intento era mosso da sentimenti genuinamente cavallereschi, tanto è vero che sancì la propria offerta concludendo: «Non per nulla, sono anche conosciuto come “il Cavaliere dello Spazio”!»
            Poteva rivelarsi un privilegio utile – ragionò Crilin: non essendo al corrente della forza del nemico, non poteva sapeva quanto quella proposta potesse effettivamente rivelarsi vantaggiosa… però non si poteva mai sapere. Perché rifiutare a priori? «Mi riservo la facoltà di usare più tardi questo privilegio… Monsieur.» rispose Crilin, accompagnando ad un sorrisetto ironico un tono sarcastico della voce che a Sauzer piacque molto poco. La replica del capitano fu un secco mugugno: «Fai come credi. Se stai pianificando come approfittare del mio buon cuore, sappi che ti illudi. Sai a quanto ammonta il mio livello di combattimento? Te lo dico subito: 180.000. Sai cosa significa ciò?»
            «Eh-» stava iniziando a balbettare Crilin, perplesso e stupefatto.
            «Intuisco che non afferri il messaggio. Significa che quella tua onda di energia che hai lanciato contro Neiz, e che aveva una potenza di meno di 40.000, non mi farebbe nemmeno il solletico! Fatti i tuoi conti…» Il volto di Crilin divenne una maschera di terrore: la carta più potente di cui i quattro terrestri, globalmente considerati, potevano usufruire era il Super Kikoho di Tenshinhan… e anche questo attacco, che effetto avrebbe potuto sortire su un guerriero della portata di Sauzer?
            «Forza, sfidante… Diamo inizio ai giochi! A te la prima mossa!» lo incitò Sauzer: si sentiva soddisfatto, ora che aveva riaffermato la propria netta superiorità. Crilin, che durante il combattimento di Tenshinhan aveva avuto modo di recuperare parte delle proprie energie, si risolse a favore di un attacco energetico: «Kakusan… dan!» urlò Crilin, allungando le braccia in avanti e lasciando fuoriuscire dalle palme delle mani un fascio energetico di un bagliore dorato. Sauzer alzò la sua difesa, sprigionando parte della sua energia, e aprì le mani guantate, intenzionato a parare il colpo: “È un’energia lenta! Non sarà molto potente!” Subito prima di andare a segno, il raggio si ramificò in quattro o cinque onde, che Crilin manovrava con le braccia. Sauzer, sorpreso, seguì con gli occhi i raggi che gli girarono attorno in varie arzigogolate giravolte, per poi giungere a collidere sul suo volto, sulle sue gambe, sul torace. «Trés bien, davvero grazioso!» lo derise Sauzer, dal cui colpo si levavano alcuni soffi di fumo grigi dai punti in cui il Kakusandan aveva inscurito l’undersuit viola. «Non sai fare di meglio??»
            «Sì! Prendi questo!» urlò Crilin, portandosi istintivamente le mani ai lati degli occhi e gridando: «Colpo del Sole!» L’usuale luce bianca, abbacinante come il bagliore solare, colpì ferocemente le retine degli occhi l’anima nera di Re Cooler che, in preda all’indignazione, strepitò: «Ma… che diamine! I miei occhi! Non ci vedo più! Mi hai abbagliato, brutto vigliacco!». Cercando di trarre profitto da quella circostanza ottimale, Crilin lanciò una raffica di Kienzan contro il nemico: “Se questo colpo va a segno…” Le lame energetiche ronzarono verso il nemico, lo raggiunsero; si udì però un sinistro stridio: il capitano Sauzer si era fatto avvolgere da un’intensa emissione di energia verde acqua attorno al suo corpo, che aveva assunto l’aspetto di un guscio o di una barriera, dentro cui i cerchi rotanti sembrarono inizialmente penetrare, per poi finire deviati verso l’alto dalla spinta dell’aura di Sauzer. “Accidenti… li ha deviati!”
            Soya, che seguiva il combattimento insieme a Ramen e a Jiaozi, commentò: «Non pensavo che Crilin fosse capace di tanto, non me lo ha mai lasciato sospettare… ma l’extraterrestre è ancora più terribile di lui!»
            «Una buona tecnica! E una messa in atto degna dell’indecorosa marmaglia di cui fai parte!» commentò sarcastico l’alieno, ghignante. «Non riprovarci subito, perché i miei occhi stanno tornando alla normalità! Lascia passare un po’ di tempo, prima…» Fu allora che lo scouter di Sauzer trillò: era Cooler che si stava mettendo in contatto con il suo subordinato. «Maestà, al momento sono impegnato nella lotta… perdonatemi, vi prego, ma non posso parlare in questo momento.»
            «Va bene…» rispose il sovrano. «Buon divertimento, capitano Sauzer!» augurò, ma subito dopo si assorse in un pensiero fugace: «È inconsueto che Sauzer combatta personalmente. In casi come questi, avrebbe dovuto delegare ai suoi due subalterni l’ignobile compito dei duelli contro la feccia.» Fece girare il trono levitante di 180°, per impartire un nuovo ordine alle due subordinate… trovandovi però la sola Kodinya. «Mh? Dove s’è cacciata quella piccola idiota della tua collega??» domandò il Re alla guerriera.
            «Signore, si è dovuta allontanare un attimo, signore!» rispose pronta Kodinya, ritta sull’attenti.
            «Non si usa più chiedere il permesso al proprio Re?? Comincio a credere di star diventando troppo buono e mansueto…! Ad ogni modo, voglio essere ben informato sul confronto tra la Squadra Sauzer e i terrestri: ti recherai sul posto per verificare, e poi mi riferirai l’esatto andamento dei fatti.» Il messaggio sottinteso era chiaro: se si vuole essere un re forte e temuto, “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”… e questo valeva non solo nei confronti dei nemici, ma soprattutto nei confronti degli amici, soci ed alleati, ai quali si è concessa per definizione una certa porzione di fiducia. Non che dubitasse della dedizione di Sauzer, però la sua voce aveva un che di… indefinibile.
            «Signorsì, Signore!» rispose Kodinya.
            «Ah, mentre ti trovi in giro, vedi anche di recuperare quella piccola scellerata. Data la sua forza non indifferente le risparmierò la vita: però merita una bella punizione vecchio stile, per essere sgattaiolata via sperando che non mi accorgessi di nulla.»
            Kodinya si mise in movimento dando l’impressione di ubbidire di buon grado, ma i suoi pensieri reali erano ben altri. «Minchia oh… i soliti compiti di infimo ordine… ora mi tocca fare la reporter! Ma che cazzo!» bor-bottò fra sé l’alta guerriera. «Poi si lamentano perché dicono che le femmine sono sempre isteriche… e per forza, cazzo! Uff…» concluse sbuffando. Che fiore di ragazza!

            *****************************
            L’ANGOLO DELL’AUTORE.
            Stavolta non mi pare che ci sia nulla di importante da spiegare. Il titolo è un modo di dire francese (=la no-biltà obbliga, impone degli obblighi “di stile” e “di classe”): nel caso particolare di questo capitolo si riferisce in minima parte (ed ironicamente) all’atteggiamento presuntuoso di Cooler, ma soprattutto al modo di agire di Sauzer.
            Si potrebbe pensare che per la caratterizzazione di Sauzer modello "cavaliere francese" abbia scopiazzato la versione "abridged" del movie di Cooler; invece la verità era che, quando ho scritto il capitolo, ero fresco della lettura dei Tre moschettieri di Dumas. (dopo qualche tempo ho scoperto l'esistenza del movie abridged di Cooler, cosa che ignoravo, e con mio gran divertimento ho visto che anche lì Sauzer è stato rivisitato come un abitante della Francia spaziale... che è come la Francia, ma... in space. )

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            • Scusa se la mia presenza è saltuaria... Troppi impegni per ora non mi concedono tempo, comunque ora che ho un po' di tempo mi leggo 1-2 capitoli, promesso xD

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              • Letto il 30° capitolo! Finalmente Crilin viene varolizzato! Sta sempre lì a morire senza sconfiggere mai nessuno, poveretto..

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                • Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
                  Letto il 30° capitolo! Finalmente Crilin viene varolizzato!
                  VA-LO-RIZ-ZA-TO!

                  Comunque ci voleva che Goku morisse per dare un po' di spazio a tutti gli altri, Crilin per primo... che protagonista ingombrante, 'sto Goku!

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                  • Scusa, ero con il cellulare oggi, errore mio...

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                    • Letto il capitolo 31!
                      Bellissimo il combattimento tra Ten e Dore, me lo aspettavo meno equilibrato, ma con il Kaiohken...
                      Che bello, amo il nonsense, ho ADORATO la parte sulle bibite gassate ed il Megacombo! xD
                      Oddio, bomba radioattiva e Chernobyl... Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale.
                      Last edited by calogero99; 03 November 2013, 23:09.

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                      • Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.

                        Mi piace la caratterizzazione di Sauzer e lo scambio di battute tra il guerriero d'elitè e il terrestre.
                        180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto), quindi come immaginavo sarà Kodinya a risolvere la situazione. Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due.

                        Per il resto capitolo molto scorrevole e interessante su cui non ho particolari appunti da fare.
                        Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?

                        Esigo subito il prossimo
                        Last edited by Ssj 3; 04 November 2013, 15:20.
                        sigpic

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                        • Grazie per i commenti, è bello avervi tutti e due!

                          Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
                          Che bello, amo il nonsense, ho ADORATO la parte sulle bibite gassate ed il Megacombo! xD
                          A me piace scriverle, queste parti! Hanno anche un po' dello humour alla One Piece (personaggi stupidi come Rufy e Brook che ridono, fanno gag, sbraitano ecc.); trovo che anche in questo genere di scenette One Piece sia un po' l'erede di Dragon Ball.

                          Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
                          Oddio, bomba radioattiva e Chernobyl... Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale.
                          L'idea mi è venuta un po' perchè ho associato il verde della pelle di Dore alla radioattività (è una specie di Hulk spaziale ), considerando anche che l'arma della radioattività è particolarmente adatta ad uno che come mestiere stermina popoli e conquista pianeti.

                          Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                          Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.
                          Quando Piccolo diceva che Gohan guarendo avrebbe potuto aiutarlo, probabilmente intendeva riferirsi a qualche intervento strategico diverso dalla mera forza combattiva. Sai che Piccolo è sempre furbo e tattico nelle battaglie contro nemici più forti di lui (Radish, Nappa, Freezer); la frase è volutamente ambigua perchè lui stesso non sa ancora bene cosa fare: in questa fase sta affrontando un nemico preso "a scatola chiusa". Deve ancora capirne la forza e i limiti!

                          Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                          180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto),
                          Anche questa è una cosa che non sapevo: diciamo che, nel consultare Internet come fonte, mi sono mosso un po' a casaccio. Nel mio caso volevo che fosse più forte di Ginew, ma inferiore ai 200.000 in modo da essere più debole di Kreezer primo stadio (lo aveva detto Kreezer stesso, che Sauzer è meno forte di lui); infatti anticipo sin d'ora che Kreezer al primo stadio era più debole del 530.000 di suo padre. Del resto, è ancora un bambino.

                          Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                          Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due.
                          Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?
                          Esigo subito il prossimo
                          Su questi punti, prestissimo il prossimo capitolo ti darà soddisfazione.

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                          • Più presto che mai, ecco il capitolo successivo. Buona lettura!

                            Cap. 34: Mille risate in mezzo a un mare di guai.

                            Kodinya, che - in disparte – adesso sovrastava a mezz’aria l’altro campo di battaglia, iniziò a scrutare il terri-torio. “Prima di tutto mi interessa sapere che fine abbia fatto quella piccola squilibrata: non mi è piaciuta per niente la faccia con cui si allontanava!!” Cercandola con lo sguardo, la localizzò. «Ah, eccola… guarda te, se doveva mettersi a stringere amicizia con quei mocciosetti terrestri!» la disapprovò, dopo averla adocchiata.
                            «Sono la più forte del pianeta interoooo!» dichiarò Kapirinha esultante, seduta per terra, coi pugni levati verso il cielo, per poi ricadere lunga distesa sulla schiena, come sfiancata. Nel giro di pochi minuti, sotto il potente effetto iperstimolante del Megacombo, la piccola guerriera era sballata, completamente fuori di testa; stava per perdere il controllo di sé, come tradivano i suoi occhioni lucidi color miele e la pelle rosa pastello del viso, che aveva assunto una tinta blu in corrispondenza delle guance e della cima delle orecchie. Chiacchierava smaniosamente e senza freni. Di questo passo, le tre ragazze e il ragazzino stavano socializzando amichevolmente.
                            «Ma di quale pianeta?» chiesero in coro Kaya e Ganja.
                            «Di tuttiiiiiii!» esultò nuovamente Kapirinha. Scoppiarono risate collettive ed irrefrenabili tra i quattro.
                            «Ma allora sei simpatica!» esclamò Ganja, cui fece eco la gemella: «E noi che pensavamo fossi una stronza!»
                            «Anche voi due siete simpatiche! E poi mi piacciono i vostri capelli, mi ricordano la mia infanzia e il mio pia-neta natio...»
                            «Anche tu hai dei bei capelli... lunghi, scuri e ricciolini!» la elogiò Kaya. «Ma come fai a farteli così ricci?»
                            «No, no... sono i miei ricci naturali! Non uso prodotti di bellezza!» spiegò la piccola guerriera, attorciglian-dosi una ciocca attorno al dito indice; per sbadataggine, inavvertitamente si tirò da sola quella ciocca di capelli: «Ahiahi!! Mi fai male, Kapirinha! Cioè, ti fai male! Cioè, mi faccio male da sola!» e a quella gag scoppiò una crassa risata ignorantona.
                            «Ehi!» esclamò Ivanovich, desideroso ancora una volta di mettersi in mostra, visto che i discorsi sul tema di cosmetica e bellezza non erano decisamente il suo forte. Puntò l’indice da maestrino in avanti e disse: «Sapete come si dice dalle mie parti? Ogni riccio un capriccio!»
                            «Uffiiiiiiii!» sbuffò Kapirinha, con le guance blu e lucide come due palloncini. «Non sono una tipa capriccio-saaaa!»
                            «Ihihih… però adesso siete amiche non per la pelle, ma per i capelli!» esclamò Ivanovich.
                            Kapirinha strillò: «Sìììì! Io vivo per voi, amiche mieeee!» E le risate scoppiarono con fragore per un po’, poi si spensero. Intervenne Ivanovich, ragionando divertito con un ampio sorriso: «Certo che sembriamo proprio un bel branco di maiali sdraiati su un divano…»
                            Le reazioni a quell’asserzione furono: «Eh?» «In che senso? » «Cos’è un maialo?» Quest’ultima domanda era stata posta da Kapirinha; a quanto sembrava , sul suo pianeta non esistevano i suini.
                            «Facile.» spiegò Ivanovich «Sapete cosa fanno dei maiali sdraiati su un divano?? I porci comodi!»
                            «Aspetta, aspetta!» intervenne Kaya, anch’ella in vena di spiritosaggini argute. «Sapete cosa fanno i maiali distesi in posa sul divano, davanti ad una macchina fotografica?? La loro porca figura!!» E nuovamente l’insana ridarella prese il sopravvento, con Kapirinha che rideva più di tutti pur capendo quelle battute me-no di tutti.
                            «Porca zozza…» imprecò Kodinya, schifata dal vedere l’amica darsi alla pazza gioia nel bel mezzo di una missione. «La balorda ride come una scema e ha uno strano colorito bluastro! Devono essere quei sintomi di cui mi aveva parlato! Io pensavo che si fosse ripulita, e invece ci è ricascata… Brutta roba, la droga…» Scosse la testa: «Finché non fa danni… prima di tornare dal Re, andrò a recuperarla. E ora seguiamo lo scontro dell’imbecille numero uno della galassia: il capitano speciale di ‘sta minchia. Intanto noto che Neiz e Dore non si vedono in circolazione… che siano stati sconfitti? Sarebbe troppo bello… due stronzi in meno…»
                            In quegli stessi minuti, Ramen si alternava tra l’assistere l’adorato maestro Tenshinhan e la visione del combattimento, con la paurosa idea che anche il maestro Jiaozi dovesse combattere per finire in fin di vita, se non peggio. Grazie alla previdente Soya, che si portava sempre dietro una capsula-cassetta di primo soccorso, le contusioni, i graffi e le ferite riportati dal treocchi durante lo scontro erano stati appena disinfettati; ma quel primo soccorso era ancora troppo poco per migliorare le sue condizioni. Per quanto fosse privo di sensi, i suoi lineamenti erano tesi, gli occhi erano chiusi ma corrucciati e la bocca semiaperta; il danno al cranio doveva causargli un dolore indescrivibile. Per dargli un po’ di sollievo, il discepolo gli asciugava il sudore e gli inumidiva in viso con una pezza che si era fatto prestare da Soya, in quel momento interessata alle sorti del “suo” Crilin. «Ma come cavolo fanno ad essere così festosi, quei deficienti… la situazione è critica e le condizioni dei nostri maestri sono pessime! Accidenti…»
                            Crilin se la stava cavando male: non disponeva di strumenti che gli permettessero di colmare in alcun modo il divario con il nemico. Sauzer aveva aumentato di poco la propria aura. «Forza, giochiamo ancora un po’ con le lame! Voglio farti vedere una cosa! Lanciami ancora una volta quelle tue lame laser! Due, tre, cinque… quante ne vuoi, insomma!»
                            Crilin obbedì, e plasmò cinque Kienzan, lanciandoli in sequenza e mettendo assieme una sorta di stormo disordinato. «Èpée de noblesse!» sancì solennemente Sauzer, facendo scaturire attorno al polso una lunga spada d’energia dorata che svettava al di sopra del suo braccio. Ora sì che combatteva soddisfatto: la lama energetica era una delle sue tecniche preferite, perché gli permetteva di atteggiarsi a valoroso moschettiere. «Per duellare contro una lama, ci vuole un’altra lama!» Con notevole agilità e spontanea eleganza, Sauzer affrontò i cerchi energetici con la sua spada: alcuni di essi vennero colpiti in senso perpendicolare e respinti verso l’alto o verso il basso, altri invece collidevano per alcuni secondi lungo il filo, provocando scintille e un fastidioso ronzio. «Ma non sei capace di manovrarle, allora… che delusione! La mia tecnica è molto più raffinata!» si lamentava, mentre giocherellava con le lame per poi deviarle e mandarle allo sbando. «Scommetto che hai sempre fatto grande affidamento sulle tue seghe rotanti, perché ti aiutano a danneggiare nemici molto più forti di te! E il ragionamento non è sbagliato… uno spirito volenteroso tende a prevalere sulla pura forza fisica… Ma la mia è una lama più resistente ed affilata, perché è emanazione di uno spirito molto più nobile e potente del tuo… il mio!!» Senza esitazione, dopo essersi disfatto dei Kienzan, Sauzer si lanciò all’attacco con la sua spada. La mossa seguente di Crilin fu ancora una volta istintiva: «Colpo del Sole!!»
                            «Perdinci! Ma allora è un vizio! Però i vizi si pagano…!» gridò il Capitano, accecato dall’immane bagliore e scocciato da quell’insulso attacco che, ancora una volta, lo ostacolava. Crilin approfittò di quel momento per andare a nascondersi dietro un alto sperone roccioso, azzerando l’aura in modo che Sauzer non riu-scisse ad intercettarlo nemmeno quando, recuperata la vista, attivò lo scouter. “Dove si è nascosto quel nanerottolo, perdiana!? Si sarà cacciato nella fossa scavata dal mon pauvre Neiz?” Sauzer scese a controllare e a perlustrare con il rilevatore sull’occhio, poi lanciò un raggio che si allargò in un’ondata ampia nella buca; Crilin seguiva la ricerca di cui era preda con fortissimo batticuore: “Cacchio, mi sta cercando là sotto…”
                            «Umano, ascoltami bene!! Se non esci allo scoperto, farò saltare in aria tutto! I corpi dei tuoi amici saranno travolti e disintegrati, inermi come sono!» E non sapeva che sul posto erano presenti pure gli allievi delle due scuole… un cavaliere oserebbe mai prendere in ostaggio degli innocenti? E un invasore alieno, lo farebbe? Era preferibile non dover scoprire la risposta a tali interrogativi: «F-Fermo… eccomi qua!» esclamò Crilin uscendo allo scoperto.
                            «Malnato codardo!» lo ingiuriò saltandogli addosso e afferrandolo per il colletto della maglia blu; poi co-minciò a tartassarlo di pugni nello stomaco uno dopo l’altro: «Così impari a prendermi in giro! Nei duelli non ci si nasconde! Questa è l’ammenda per il tuo comportamento vile!»

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                            • Quella sorta di nascondino e il susseguente pestaggio costituirono un temporeggiamento provvidenziale. In quei minuti, infatti, la flying car viola di Yajirobei era atterrata in prossimità di Soya, Ramen e Jiaozi. Il samurai ciccione, sceso pesantemente dalla sua vettura, salutò con voce scorbutica, a dispetto dal tenore amichevole delle sue parole: «Ehilà, gente! Che aria tira qua? Bleah, che postaccio… ma in effetti è l’ideale per combattere…»
                              Jiaozi, meravigliato per l’inaspettata apparizione, si ricordò di lui: «Ah! Yajirobei! Sei venuto a darci una mano?»
                              «Ma che, sei matto?! Sono solo venuto a portarvi una scorta di senzu da parte del maestro Karin! Non sono tantissimi, purtroppo, quindi usateli con criterio e fateveli bastare!»
                              «Sapevamo che il maestro Karin non si sarebbe dimenticato di noi, anche se ci hai messo un bel po’ per arrivare...»
                              Yajirobei, con un grugnito seccato, porse il sacchettino con i fagioli magici a Jiaozi, affinché guarisse subito i feriti; poi, appallottolando una caccola del naso, rispose senza scomporsi: «Invece di ringraziare…! Sapete come dico sempre io? “Meglio tardi che mai...” e poi dico sempre anche “La vita è una questione di culo: o ce l'hai, o te lo fanno!” Voi l'avete avuto, quindi ringraziate e non siate polemici!» Nel frattempo, sotto gli occhi increduli di Soya e Ramen, Yamcha e Tenshinhan erano miracolosamente in piedi, sani, salvi e al mas-simo delle forze; solo i vestiti strappati e bruciacchiati testimoniavano i guai affrontati e, malgrado tutto, superati.
                              «Perfetto, il mio compito qui è finito! Fatevi forza e ci vediamo alla prossima!»
                              «Ma come? Te ne vai di già, Yajirobei?» chiese Yamcha. «Sicuro che non vuoi restare a darci una mano?»
                              «Sicurissimo! Non dire scemenze, lo sai bene che non sono affatto utile… quindi, non ha senso che io rischi la vita qua…»
                              «Ad ogni modo grazie: mi sento in perfetta forma, di nuovo pronto a combattere!» dichiarò convinto Ten-shinhan, liberando la sua energia interiore, mentre il destinatario dei suoi ringraziamenti se l’era già svignata senza ritegno. Dopo aver fatto il punto della situazione, i tre super guerrieri si divisero i compiti: Tenshinhan sarebbe intervenuto al fianco di Crilin, portandosi in battaglia due senzu; Yamcha, per non sentirsi da meno, avrebbe assunto il ruolo di riserva nell’eventualità che fosse stato necessario il suo intervento, mentre il piccolo Jiaozi avrebbe portato un paio di senzu a Gohan, la cui aura era percepita come flebile, e a Piccolo, che a quanto sembrava stava fronteggiando il figlioletto di Freezer.
                              «E quei quattro?» domandò Yamcha scioccato: si riferiva alla bizzarra chiacchierata che si stava svolgendo fra le due gemelle, il biondo allievo di Tenshinhan e la bassa guerriera dalla quale non pareva provenire alcuna minaccia. «Tutti quegli scalmanati stanno stringendo amicizia...»
                              «Non è così male che se ne stiano lì a chiacchierare...» sorrise Soya «… se non altro, staranno lontani dal campo di battaglia!»
                              Crilin sputava sangue; i suoi occhi erano cerchiati di nero, e il suo viso appariva più scavato. «Hai pagato abbastanza la tua slealtà! Adesso posso finirti!» Mentre l’alieno pronunciava questa frase, Crilin avvertì l’aura di Tenshinhan appena ripresosi. «Break!! C-chiamo… un mio amico!! T-tenshin…han, ti prego, vieni ad aiut-!» Non poté concludere la richiesta d’intervento, perché un pugno di Sauzer gli aveva trapassato lo stomaco, e adesso schizzi di sangue e succhi gastrici colavano dal suo addome.
                              Soya strabuzzò gli occhi e scoppiò in lacrime: «Oh, Crilin! Nooo!»
                              Sauzer si sbarazzò di quel corpo, ormai in procinto di diventare una salma, gettandolo via con schifato disinteresse quasi fosse un sacco dell’immondizia; il pelato fu recuperato da Tenshinhan che, presolo in braccio, si affrettò a riportarlo in piena salute con un senzu. «Anche se lottate in due, non ci vorrà molto a terminarvi.»
                              Kodinya si era fatta un’idea sufficientemente chiara di ciò che era accaduto tra i vari combattenti prima del suo arrivo sul posto; ora che era lì, avrebbe assistito al concludersi del combattimento di Sauzer, per poi andare a fare rapporto al Re. Con sua somma meraviglia, l’alta guerriera sentì che, oltre la linea dell’orizzonte, un’aura incredibilmente ampia e potente era in progressivo avvicinamento a velocità supersonica. “Ma… questo spirito così imponente… non posso usare lo scouter su di esso, o andrà in tilt! Non riconosco quest’aura… terribilmente forte e con un che di spietato… Non so perché, nell’animo mi sorge un sentimento di nostalgia… Non sarà mica…??”
                              Anche Yamcha avvertì quell’aura, riconoscendola: «Ecco! Ora ci siamo tutti… ci mancava solo lui! Ma non so se è uno su cui possiamo fare affidamento, e se ci sarà di aiuto…» Proprio mentre Tenshinhan e Crilin si erano portati in posa d’attacco, il nuovo arrivato fu finalmente visibile: adesso Vegeta troneggiava fiero sul campo di battaglia, davanti ai tre contendenti. Un sorriso si allargò sul volto dal pallido incarnato di Kodinya, che fra i presenti era quella che lo conosceva meglio di tutti, malgrado non avesse riconosciuto la sua aura: questo perché non lo aveva più incontrato da quando aveva imparato a gestire quel genere di percezioni.
                              «Vegeta!» esclamò il basso combattente pelato. «Sei venuto ad aiutarci!»
                              «Ci conosciamo, testa pelata?» chiese di rimando Vegeta, sfoderando per provocazione un ghigno derisorio. «Non me ne frega di quel miserabile del vostro nemico! Voi ed io non siamo amici e non siamo alleati… Sbrigatevela da soli!»
                              «Miserabile… à moi? Dopo che avrò completato la missione, sarà il tuo turno, maledetto screanzato.» ribatté Sauzer. «Non ho ancora il dispiacere di conoscerti, ma presto morirai! Lasciami misurare l’indice della tua forza combattiva! » aggiunse, premendo un pulsante dello scouter.
                              «Io invece ti conosco: tutti nei confini del regno della famiglia Cold hanno sentito almeno parlare di quel disgustoso lecchino del Capitano Sauzer, l’anima nera di Cooler! E, ad ogni modo, non sei un avversario di mio interesse… io punto più in alto! Sta’ a vedere!» E concentrò la propria aura in modo talmente rapido che lo scouter, nel tentativo di rilevare il livello, andò in tilt ed esplose.
                              «Si è rotto! Lo scouter si è rotto!!» ripeté Sauzer sgomento ed incredulo. «Ignorami pure, sciagurato… la prossima volta ti vedrò supplicare!». Kodinya smorzò un sorrisetto divertito sotto i baffi. A quel punto, Vegeta si spostò in volo davanti alla sua ex collega.
                              «Hola, testone del cazzo! È bello rivederti in splendida forma! Vedo che hai conservato l’armatura dell’ultima volta che ci siamo incontrati, eh?! Decisamente ti donano le spalline gialle! Come te la passi??»
                              «Ehi, cara la mia troia!» Com’è bello essere amiconi, eh? «Anche tu qui?»
                              Kodinya strinse le spalle. «Ti avevo promesso che sarei venuta a trovarti, no? Il Re ha organizzato questa spedizione, ed ho chiesto di farne parte! Tu che mi dici??»
                              «L’ultima volta non ero pienamente in me, ossessionato com’ero dall’idea di raggiungere lo stadio di Super Saiyan… ricordi? Beh, ora guarda!» annunciò, facendosi avvolgere da un’inequivocabile aura d’oro.
                              «Minchia, quanto sei figo! Allora ci sei riuscito, alla fine!» commentò ammirata Kodinya, fissando il Saiyan dagli occhi verde acqua e dai capelli biondi. Vegeta sghignazzò con una luce maligna negli occhi: questo traguardo gli aveva restituito la sua piena baldanza; per di più, come spiegò egli stesso alla sua ex collega: «Per la prima volta, quest’oggi ho la possibilità di mettere alla prova i miei nuovi super poteri su di un nemico alla mia portata, e che nemico poi! Mi hai appena confermato che abbiamo grandi visite, oggi!» asserì convinto e galvanizzato, accennando col pollice al campo dove stavano lottando Kreezer e Piccolo.
                              «Vegeta! Hai presente chi c’è di là? Sei sicuro di farcela??» domandò Kodinya esterrefatta. Crilin notò di sottecchi come tra i due dovesse sussistere una qualche forma di complicità o amicizia, un rapporto probabilmente nato negli anni in cui Vegeta lavorava al soldo di Freezer: Vegeta non era mai stato visto in un atteggiamento simile, sulla Terra.
                              Il Super Saiyan guardò tutti, ma non diede alcuna risposta. Tornò alle sue sembianze naturali, poi concluse: «Vi saluto, gente! Statemi bene!» E con una risata strafottente si allontanò.
                              Tenshinhan lo insultò per l’indignazione: «Dannato bastardo…»
                              Gli fece eco Crilin con un broncio infelice: «Poteva anche darcela, una mano…»

                              Piccolo, la cui aura trasparente lo avvolgeva alla massima intensità, era pronto in posa d’attacco, stavolta sul serio. «Sarò onesto: del resto, se - come dici - ci tieni tanto alla correttezza, questo è già un bel passo avanti! Non ti aspettare che userò riguardi con te solo perché sei un bambino…» lo avvisò «…tanto lo so che sei un mostro terribile, come tuo padre...»
                              «Grazie, amico verde… non c’è bisogno che mi fai i complimenti!» rispose Kreezer, quasi lusingato dal paragone con l’illustre genitore.
                              Piccolo distese le braccia in avanti; il suo corpo era avvolto da fremiti d’elettricità. Concentrò la forza nelle braccia; dalle palme delle mani fuoriuscì una duplice onda d’energia che si congiunse in un indomabile ca-vallone dorato. Kreezer decise di rispondere in modo analogo, lanciando da una mano una voluminosa emissione di energia di color amaranto-rossiccia. Le due onde si confrontarono per alcuni secondi; dopo una fase iniziale di parità, quella di Piccolo prese il sopravvento: acquisì terreno rispetto a quella del ragazzino, fino a prevalere completamente ed investire il nemico.

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                              • Kreezer, travolto dall’attacco, si domandò: «Ma da dove sbucano oggi tutti questi tizi straordinariamente forti?!» Era costretto ad aumentare ancora una volta la percentuale di potenza da cui attingere.
                                Piccolo approfittò di quel frangente per infliggere una ginocchiata al bambino alieno all’altezza del ventre, facendolo capitombolare all’indietro di alcuni metri, per poi attaccarlo con ripetuta ferocia con una raffica di numerosissimi pugni e calci feroci, senza concedergli respiro. Il nipote di Cooler ebbe la sveltezza di balzare fra un pugno e l’altro e di sferrare un doppio calcio a gambe giunte all’altezza del diaframma di Piccolo; quest’ultimo sulle prime tentò di resistere senza indietreggiare, nonostante le gambe del ragazzino premessero sul petto del namecciano quasi volessero sfondarglielo per traforarlo fino alla schiena. Kreezer cominciò ad alternare calci sferrati al petto a velocità ancora superiore: stavolta Piccolo, per non rischiare di farsi sfondare il torace, indietreggiò. Necessitava di un espediente per interrompere l’offensiva del piccolo alieno: gli puntò addosso gli occhi e sparò due raggi energetici. «Questo so farlo anch’io!» gridò Kreezer, ripetendo a sua volta quell’attacco di raggi rossicci dagli occhi. “Maledizione…! È solo un moccioso, ma quanto a tecniche non ha nulla da invidiare al padre…” imprecò tra sé il guerriero namecciano. «Kreezer…» ansimò «chi ti ha insegnato a combattere in questo modo?» chiese Piccolo, nel tentativo di riprendere respiro apprendendo qualcosa di più sui nuovi nemici. «In parte mio papà, ma soprattutto mio zio, di recente …» spiegò in breve Kreezer con un sorrisino presuntuoso. “Anche questo Cooler deve essere letale quanto suo fratello, se non peggio… sono entrambi a livelli di abilità paurosi!” fu la deduzione di Piccolo.
                                «Per esempio, lo zio mi ha spiegato che alle volte i deboli plebei cercano di intavolare discussioni apposta per far perdere tempo alla gente seria come noi! E siccome ho capito che stai cercando di fare lo stesso, non te ne darò la possibilità!» Inutile specificare quanto fosse orgoglioso Cooler nell’ascoltare il nipote parlare come lui: gli insegnamenti stavano dando ottimi frutti. Kreezer mise in atto i suoi propositi: levitò nuovamente all’attacco a testa bassa, con un’agilità inattesa, intenzionato a prendere a testate il nemico. Piccolo, preso in contropiede da quell’accelerazione, liberò completamente la propria aura a scopo difensivo, scatenando contro il ragazzino una sorta di ventata energetica; il figlio di Freezer non si perse d’animo, aumentò la propria forza e, contrastando la difesa del maestro di Gohan, lo attaccò come un rinoceronte con una sequenza di una, due, tre capocciate al petto e, salendo, al mento. Piccolo si sbilanciò e cadde indietro dopo un volo di alcuni metri; Kreezer volle cogliere l’occasione di quella posizione supina. Unendo le manine in una martellata, il ragazzino alieno gli frantumò il ginocchio. Al crack della rottura si accompagnò l’urlo disumano di dolore di Piccolo: adesso lo stinco era ruotato in maniera innaturale. «Maledizione… Piccolo…!» sibilò Gohan con un filo di voce, seguendo lo straziante martirio del suo maestro.
                                «Eheheh…» sghignazzò il nipote di Cooler. «E il premio del migliore urlo di dolore del giorno va a… il rompi-scatole dalla pelle verde! Voglio vedere come farai a rialzarti con la zampa a penzoloni!»
                                Piccolo guardò con odio quella piccola peste che lo stava mettendo in difficoltà in quel modo. Poi si infilzò le nere unghie della mano nella coscia e se la mozzò con sofferenza, gettandola via con tutta la stoffa viola che la rivestiva, sotto lo sguardo attonito dell’avversario. Senza esitare, dal moncherino di coscia che gli era rimasto rigenerò una nuova gamba. «Figata! Mi ricordi degli animaletti che vivono sul mio pianeta… anche a loro spezzo le zampine; poi, per evitare che se le facciano ricrescere, sai che faccio?? Gli spacco la testolina! Ti sarà anche ricresciuta la gamba, ma le tue energie non si rigenerano così facilmente, eh?!»
                                «Curioso…» commentò il guerriero dalla pelle verde rialzandosi. «Anche tuo padre una volta mi disse una cosa simile…» Per l’esattezza, quell’osservazione era stata fatta da Freezer a Nail, i cui ricordi continuavano a conservarsi anni dopo, nella mente di Piccolo.
                                «Dunque confessi! Anche tu hai cospirato contro di lui, come se non bastasse il fatto di aver ostacolato me e mio zio quest’oggi! Motivo in più per ammazzarti!» esclamò il ragazzino, avventandosi su Piccolo a gamba tesa.
                                Jiaozi si era portato nei pressi di questo scontro; adesso, da dietro un costone roccioso, con la telepatia contattò il figlio di Goku: “Gohan, mi senti? Sono io, Jiaozi!”
                                “D-dove sei? chiese Gohan, appoggiato alla roccia, volgendo la testa come un fantoccio inerme.
                                “Sono qua… dietro la roccia alla tua sinistra…” disse, sporgendo la testolina. Inorridì al vedere che Gohan era pieno di graffi, croste di sangue rappreso e crosticine di varie dimensioni. “Ti ho portato un paio di senzu… potresti venire qua a prenderteli?”
                                “Magari potessi…! Sono tutto ammaccato, per non dire stremato… Dentro mi sento peggio di come si vede da fuori…”
                                Jiaozi, titubante, preferì rimanere nascosto, consegnando al ragazzino i due magici semi facendoli fluttuare mediante la telecinesi: «Scusa se non mi avvicino, ma… i parenti di Freezer mi fanno tanta paura…»
                                «Non preoccuparti!» sdrammatizzò Gohan che, grazie al fagiolo, aveva riacquistato piena forza e salute, diventando ancora più forte di prima, grazie al suo retaggio Saiyan. «Vai pure, Jiaozi! Sei stato gentile ed in gamba!» Era giunto di nuovo il momento di tornare in campo.
                                Ormai Piccolo non riusciva più a tenere testa all’escalation di potenza del figlioletto di Freezer, cosa di cui si rese conto anche l’avversario: «Più di così non sai fare, eh? Sei arrivato al limite della tua forza! Altrimenti, se potessi, aumenteresti il tuo livello per resistere e rispondere ai miei attacchi…» Piccolo ringhiava, frustrato per la vergogna di aver realizzato che c’erano tutti i presupposti per una sua prossima sconfitta.
                                «Ottime notizie, gigante verde! Mi dispiace per te: eri così determinato quando sei comparso, ma hai falli-to… Ho fatto i miei calcoli: con metà della mia forza totale ti supero, quindi basterà un po’ più della metà per porre fine alla tua esistenza!»
                                «Co-cosa?? Solo metà della forza totale??» ripeté Piccolo, con lo sgomento in viso, che lo faceva somigliare ad un grottesco gargoyle. “Dunque questa razza di mostri ha un’innata potenza fuori scala… non hanno bisogno di allenamenti speciali per potenziarsi: a loro basta seguire il normale sviluppo fisico…”
                                «Esatto! Eheheh… Vedi, sono queste le facce che piacciono a me: quelle che trasudano terrore! In questo dovresti prendere esempio dal tuo maestro, Gohan… Non capisco come mai voialtri vi azzardiate ad agire con tanta spavalderia, se non sapete nemmeno a cosa andate incontro… temerari!» esclamò, voltandosi verso il piccolo Saiyan. Ciò che vide lo sorprese: «Ma sei di nuovo in piedi?? E tutte le ferite che ti avevo regalato??»
                                «Magia… sono guarito.» annunciò Gohan recuperando il suo sorriso determinato. «Sono pronto a combattere al fianco di Piccolo… Stavolta ti sconfiggeremo!»
                                Il combattimento era ad un nuovo punto di svolta, quando l’allievo e il maestro avvertirono una nuova aura approssimarsi dal campo di battaglia: Vegeta, allontanatosi in quel momento da Crilin, Kodinya e gli altri, nel giro di qualche secondo si era catapultato nell’altro campo di battaglia, quello più interessante per lui, dove avrebbe trovato, oltre a Piccolo e Gohan, anche il figlio e il fratello del suo detestato aguzzino.

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