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DB - La storia mai raccontata!

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  • Gohan non smetteva di guardarsi le mani che apriva e chiudeva convulsamente, in preda a meraviglia e incredulità. Avrebbe voluto partire, cercare quei due cyborg… non si era mai sentito così nervoso, agitato, adirato, nonostante non fosse nuovo a quegli scatti di furia… nonostante lo stato d’animo stravolto, era in grado di riflettere e rendersi conto che non aveva tracce da seguire per trovarli; e chi gli garantiva che la sua nuova potenza non gli avrebbe assicurato la vittoria? Non poteva gettarsi a capofitto contro i nuovi nemici… un gesto così stupido lo avrebbe commesso soloquel cocciuto di Vegeta; e lanciarsi in quel modo contro i pericoli non rientrava negli insegnamenti che Piccolo gli aveva impartito. Si voltò di scatto verso Bulma, che cercava di placare il pianto di suo figlio cullandolo fra le braccia. Con gli occhi carichi di aggressività e rabbiosa determinazione, e il volto ancora rigato dalle lacrime, le chiese: «Bulma, hai una navicella spaziale??»
    «S-sì, ma… perch-» rispose, venendo subito interrotta dal ragazzino.
    «Mi allenerò! Sconfiggerò quei due cyborg! Poi cercheremo di nuovo i namecciani e riporteremo in vita tutti… Piccolo, Crilin e tutta quella povera gente innocente dello stadio, e tutti gli altri che i cyborg vorranno uccidere nei prossimi giorni! Sconfiggerò dieci, cento Freezer, se sarà necessario!» gridò scalpitando il figlio di Goku.
    «M-ma…» provò ad obiettare Bulma, ma ogni parola le morì in bocca. Gohan fremeva tremante tra la rab-bia e il pianto, incuteva timore in chi lo vedeva; i due amici rimasero ammutoliti. Di colpo, la trasformazione venne a mancare, Gohan ricadde a terra: lo sforzo era stato eccessivo. Col respiro affannoso, piegato carponi vicino al corpo di Piccolo, adesso il mezzosangue stentava a riprendere fiato.
    Bulma corse alla volta del bambino, imitata in ciò da Muten che accorse al fianco di Gohan. «Gohan… stai bene?» chiese la donna.
    “Non è un mistero che Gohan sia privo dello spirito guerriero di suo padre… ama la giustizia, ma non è un combattente nato…” rifletté il vecchio. “Da quanto ne so, la sua forza è sempre stata legata all’andamento dell’umore… essere fuori di sé dall’ira e dall’impotenza ha contribuito a scatenare la trasformazione in Su-per Saiyan, ma quello stadio sembra parecchio instabile… forse non è ancora in grado di gestire una forma di energia così stressante e faticosa…” A quel punto, l’anziano prese la parola, con il tono pacato e paternamente affettuoso che in anni lontani aveva usato con il padre di Gohan e, prima ancora, con entrambi i suoi nonni, quello materno e quello adottivo, che erano stati suoi allievi. «Ascoltami, Gohan… in questo momento siamo tutti a pezzi per quello che è accaduto. Credo che la cosa migliore sia tornarcene a casa e rasserenarci, nei limiti del possibile. Solo dopo saremo in condizione di elaborare una strategia per affrontare il problema. Fortunatamente, sembra che questi nemici non siano per la distruzione rapida e gratuita del pianeta… dai segni lasciati dai loro combattimenti, deduco che non hanno voluto danneggiare di proposito l’isola, ma è successo come conseguenza dei combattimenti coi nostri amici… Non dico che siano delle brave persone, dico solo che hanno interesse a prendersela con comodo. La speranza è ancora ben lontana dall’abbandonarci del tutto, tienilo ben a mente.» Gohan non ebbe altra alternativa che quella di acconsentire alla strategia della pazienza ideata dal maestro Muten.

    Il cyborg numero 17 non aveva nulla in contrario ad accompagnare sua sorella nello shopping; pretese, però, di poterla scarrozzare a bordo di un veicolo dal motore rombante, come ai vecchi tempi. Ciò presupponeva la necessità di procurarsi il suddetto veicolo, possibilmente in maniera giocosa, come a loro piaceva fare. Per questo motivo, sorvolarono la Città del Sud portandosi sul ciglio di una strada extraurbana, percorsa da numerosi mezzi che abbandonavano il centro abitato.
    «Autostop?» domandò 18.
    «Autostop.» rispose 17.
    Il bello dell’autostop era il fatto di salire sulla macchina di un perfetto sconosciuto che accoglieva i passeggeri per un semplice atteggiamento di cortesia, instaurando una conversazione con lui; nella versione dell’autostop messa a punto dai due gemelli, però, il proprietario del mezzo veniva malamente privato di esso. Purtroppo, tuttavia, date le circostanze e il panico predominante, nessuno sembrava intenzionato a fermarsi per raccoglierli, e probabilmente qualcuno li aveva anche riconosciuti, anche se erano comparsi sugli schermi delle tv solo per pochi secondi. Si spostarono allora su una strada in una zona più rurale e periferica, e videro finalmente passare un camioncino; “Persino quel catorcio andrà bene, per cominciare” pensò il cyborg maschio. Lo guidava un giovane omaccione palestrato con tanto di mascellone, folti baffi e capelli neri, che indossava un cappello nero con visiera da poliziotto, e una canottiera giallo evidenziatore aderente. Il guidatore si fermò al gesto del pollice di 18; li squadrò e, leccandosi le labbra, li fece salire a bordo, facendoli accomodare nel cassone posteriore del camioncino. 17 e 18 si scambiarono un sorriso vedendogli leccarsi le labbra: “Ecco l’ennesimo pervertito che cerca di adescare vittime. Un classico dell’autostop.”
    Lo sconosciuto scambiò con loro qualche parola di convenevole. Dopo una ventina di chilometri percorsi, 17, intenzionato ad appropriarsi del mezzo, disse: «Scendiamo qui.»
    «Aspettate un attimo.» li fermò l’uomo. «Nessuno fa niente per niente… è la regola basilare del grande libro non scritto del galateo della strada.»
    «Che intende, scusi?» domandò 18, con uno sguardo da innocentina, fingendo di non aver capito dove l’uomo volesse andare a parare.
    «Fidatevi dello zio Otokoski…» rispose egli con un sorriso malizioso. «Tu puoi scendere, biondina…» disse inaspettatamente, lasciando di stucco la ragazza che già si immaginava come vittima designata delle sue molestie; poi, rivolgendosi a 17, lo invitò: «Vieni qui davanti con me, bel moretto…»
    18 trattenne a stento un sorrisetto, mentre 17 salì dentro l’abitacolo del camioncino. «Allora… che ne dici?» domandò Otokoski. «Ti va di darmi un bacino con un paio di colpetti di lingua? Sei proprio il mio tipo…» propose poi, concludendo la sua richiesta con un occhiolino.
    Qualche minuto dopo, 17 guidava il suo nuovo camioncino, mentre 18 col braccio fuori dal finestrino ammirava il panorama. Avevano lasciato il cadavere del malcapitato Otokoski sul ciglio della strada, con la gola strozzata, nel punto in cui lui aveva fermato il mezzo per fare la sua avance al cyborg.
    «Fai ancora furore fra le ragazze, eh?» disse 18 schernendo il fratello.
    «Ma stai zitta… sai quanto detesto i froci.» borbottò seccamente il cyborg.


    Qualche oretta più tardi, spaparanzato all’ombra di un albero del pianeta di Re Kaioh, Goku russava e ronfava alla grandissima, con Bubbles a sua volta addormentato sulla sua pancia. Re Kaioh si avvicinò loro e, con tono intenerito, li contemplò: «Ma che bel quadretto pacioso! Fa venire davvero voglia di finire all’Altro Mondo… anche se ci sono già! Ahahah!» e si mise a ridacchiare. I due dormivano tanto profondamente che la risata non li svegliò. La divinità sentì sorgere nel basso ventre l’impulso della pipì; decise di farsi una corsetta stimolante fino all’altra parte del pianeta; poi si abbassò i pantaloni e si sforzò di battere il record di distanza; sicché, al termine dell’operazioncina, poté commentare: «Perfetto! Con questo record, riuscirò a sovrastare ancora di più Re Kaioh dell’Ovest quando faremo la prossima gara di pipì!» In quel momento, sentì uno squillo di telefono nella sua mente: «Hm? Ma che…? Ah, è il telefono infernale di Re Enma!» Era il congegno di telecomunicazione che connetteva il dio dell’Aldilà ai custodi delle galassie, un quartetto divio di cui Re Kaioh era l’esponente del Nord: un grosso telefono vecchio stile, poggiato sulla scrivania da lavoro della divinità dell’Inferno, che gli permetteva di contattare al bisogno i suoi colleghi. Bastava digitare il numero interno per chiamare il destinatario direttamente nella sua mente… comodo, no?
    «Scusi, Re Kaioh del Nord… la disturbo? Era impegnato?» chiese il gigante barbuto in doppiopetto.
    «Ehm… no! Mi dica pure, Re Enma. La ascolto!» bofonchiò la divinità azzurra, sistemandosi goffamente i pantaloni mentre le antenne da insetto fremevano per via del segnale elettro-telepatico.
    «Potrebbe inviarmi il suo pupillo, Son Goku? Necessito del suo intervento per un’evenienza particolare…»
    «Glielo mando subito. A proposito di allievi… Scusi un attimo, Re Enma: già che ci troviamo in contatto, vo-levo chiederle quando potrò impartirle le mie fantasmagoriche lezioni di comicità! È da un sacco di millenni che gliele avevo promesse…»
    «Non ora, sono molto occupato… ehm…» rispose il vocione cavernoso dell’enorme divinità con un certo imbarazzo.
    «Suvvia! Guardi, le offro una battuta-assaggio alla quale non potrà dire di no, e che le farà venire voglia di apprendere i miei metodi!» insistette Re Kaioh.
    «Scusi, ho molto da fare quest’oggi! Sa com’è… c’è stato da poco un arrivo massiccio dal pianeta Terra…» si schermì Re Enma.
    «Dalla Terra? Oh, capisco…» replicò Re Kaioh. Salutando in fretta e furia, Re Enma troncò il discorso lasciando un tut-tut nella mente dell’interlocutore.
    Last edited by VirusImpazzito; 18 June 2014, 09:52.

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    • Re Kaioh contattò telepaticamente Goku: «Goku… svegliati.» Dall’altra parte, si sentiva solo un russare di sega da falegname. «Svegliati, Goku. SVEGLIAAAAAAAA!» sbraitò il dio con voce da tenore. Nulla, Goku non si svegliava. Re Kaioh decise di ricorrere alle cattive. Pronunciò, sillabando chiaramente, una sola parola: «OKONOMIYAKI.»
      «Mmmm…» gemette Goku riaprendo gli occhi ed uscendo dal torpore. «… si mangia? Giusto in tempo… avevo un po’ di appetito…»
      «Sei impossibile, Goku! Io non riuscirò mai a capirti!» lo rimproverò il dio.
      «Ma che ho fatto di male? Mi sembra normale avere un po’ di appetito…» disse Goku, che era pronto a divorare una vagonata di okonomiyaki.
      «Lascia stare… devi andare da Re Enma. Ha chiesto di te, sembra che stia accadendo qualcosa di strano sulla Terra e sei desiderato nel suo ufficio.»
      «Problemi sulla Terra? E la merenda?» domandò Goku deluso.
      «Non c’è nessuna merenda!» sbottò Re Kaioh, stizzito.
      «Re Kaioh…» domandò timidamente il Saiyan. «… perché mi sta parlando con la telepatia? Saremo ad appena duecento metri di distanza….»
      «Ah, già… la forza dell’abitudine…» rispose Re Kaioh, resosi conto di aver fatto una gaffe inutile. «Prima che tu vada, però, devo farti una bellissima battuta… ascoltami!»
      «Non posso, Re Enma… ehm… mi desidera! Ciao, a più tardi!» disse Goku; intercettando l’aura del dio dell’Aldilà, sparì con il teletrasporto. Re Kaioh rimase solo, e decise di tornare nella sua casetta, meditabondo e sconsolato: “Uffi… a volte ho come l’impressione che i miei allievi non apprezzino le mie battute… Mah! Andrò a prepararmi un buon tè alla pesca… anzi no, lo preferisco all’arancia. Visto che non ho di meglio da fare…” “Supervisionare i pianeti a lei affidati sarebbe troppo, vero?” ci verrebbe da chiedergli, ma lasciamo perdere.
      Proprio in quel momento, passava dal cortile antistante alla casa Bubbles che, svegliatosi e sentendo parlare di merenda, era stato in cucina a prendere una banana. «Almeno tu ascoltami, Bubbles… questa ti piacerà: sai perché il leone dà sempre la caccia all’antilope?? Perché è il suo pasto predAletto! Ahahahahah!» La scimmia, rassegnata, si sedette pazientemente ed iniziò a sbucciare il frutto.
      «Ora una barzelletta! Un uomo appena uscito dal supermercato incontra un amico. Gli fa: “Mamma mia, certo che queste aringhe sotto sale costano proprio care…” e l’amico gli risponde: “Allora le hai pagate care e salate!” AAAhhhaahhahhahah!»

      Arrivato nell’ufficio di Re Enma, Goku trovò un affollamento e un caos ancora maggiori rispetto all’ambiente confusionario da ufficio delle poste a cui era abituato. Appena Goku raggiunse l’ufficio di Re Enma, un’anima in forma di nuvoletta particolarmente agguerrita gli si fiondò addosso, gridando: «Kaka-roth!»
      «Ma questo spirito… Vegeta??» domandò incredulo il Saiyan, riconoscendo l’aura del suo compatriota.
      «Chi diavolo vuoi che sia?? Idiota!» replicò aggressivo il Principe; non teneva presente che non era così immediato riconoscerlo, in quelle vesti… cioè senza vesti, né corpo. Era ormai diventato un puro spirito, come tutti coloro che muoiono senza aver compiuto atti eccezionalmente eroici.
      «Son Goku…» lo invocò Re Enma. «Questo “signore” strepitava per vederti. E là ci sono altri che ti cercano, sebbene siano più educati, per fortuna…» Si fece avanti un gruppetto di personaggi che Goku riconobbe subito, con lo stupore dettato dal fatto che non si aspettava di rivederli così presto: «Crilin! Tenshinhan! Yamcha! Jiaozi! E c’è pure lei, Dio!» Il gruppetto degli amici (ciascuno dei quali aveva mantenuto il corpo, ed era ora dotato di una bella aureola svolazzante) si fece avanti per salutare l’amico. Crilin saltò addosso all’amico, mostrando tutto il calore affettuoso di cui era capace. «Mi sei mancato, Goku!! Come stai? Ti trovo in piena forma!»
      «Beh, certo non posso dire di avere problemi di salute… anche se sono morto…» sorrise Goku, grattandosi la testa perplesso. Tutti insieme, si misero a chiacchierare in disparte, in modo da non intralciare il lavoro del dio dell’Aldilà. «Non mi aspettavo che ci saremmo rivisti così presto!» osservò Goku.
      Intervenne Tenshinhan, stringendo la mano all’amico Saiyan. «Per tutti noi è stato un duro colpo, quando ci hai lasciati… ma in qualche modo siamo riusciti ad andare avanti.»
      «Sì… ho seguito le vostre vicissitudini, compresa la battaglia contro il fratello di Freezer.»
      «Io mi sono pure sposato!» si vantò Crilin, ricevendo le felicitazioni di Goku; nessuno riuscì a trattenere il pelato dal tessere l’elogio della sua adorabile moglie, dei suoi splendidi occhi, del suo carattere soave e dei suoi pugni formidabili. «Pensa: dal momento che lei ha ottenuto il Paradiso, ho il permesso di andare a visitarla ogni tanto!»
      «Mi sembra giusto!» replicò Yamcha. «Altrimenti, che Paradiso sarebbe??» E il gruppo scoppiò in una risata amichevole.
      «Peccato che quei cyborg abbiano rovinato tutta quella tranquillità.» osservò Jiaozi, introducendo per la prima volta nel discorso la causa che li aveva portati alla morte.
      «Cyborg?» ripeté Goku, mostrando di non essere a conoscenza degli ultimi eventi. Gli amici cominciarono a raccontare la serie di scontri culminati con la sconfitta di Vegeta. Scarse erano le prospettive per il futuro; non esistevano più le Sfere del Drago sulla Terra e - anche ammesso che ci fossero state ancora - la maggior parte di loro non sarebbe potuta tornare in vita. Sarebbero stati collocati in uno stato di aspettativa temporanea, dato che le Sfere potevano riportare in vita le persone entro un anno dalla loro scomparsa; avevano saputo, infatti, che forse Gohan e Bulma sarebbero andati sul pianeta Neo Namecc. Dato che erano appena morti, Re Enma sosteneva che le ferree leggi dell’oltretomba vietassero di concedere loro un permesso per tornare sulla Terra, anche se avessero avuto una qualsiasi strategia di vittoria. Per finire, non erano ammesse deroghe a tali norme, dato che la presenza dei cyborg veniva considerata una crisi locale, confinata al pianeta Terra, come tante che si verificavano spesso in miriadi di pianeta nelle galassie; e che gli eroi terrestri non meritavano un trattamento ulteriormente privilegiato rispetto a quelli di altri pianeti. Oltretutto, secondo la valutazione severa e dura di Re Enma, da un punto di vista obiettivo la situazione non era estremamente grave, perché il figlio di Goku mostrava ottime speranze di vittoria a medio termine. Il tutto, in ossequio al principio della netta separazione tra le vicende dei vivi e quelle dei morti.
      «È incredibile! Nemici che arrivano a frotte per cercarmi! Prima Freezer e suo padre, poi Cooler! Ora questi nuovi mostri veramente terribili, se nemmeno un Super Saiyan è riuscito a batterli… povero il nostro pianeta! Maledizione!» imprecò Goku all’apprendere tutte quelle novità, sentendosi in colpa per quanto era accaduto, e per quanto ancora sarebbe accaduto in futuro. Tutte quelle responsabilità ricadevano ora sulle spalle del giovanissimo Gohan… ce l’avrebbe fatta?
      «Stramaledetti robot! Vorrei tanto mandarli dritti all'Altro Mondo!» esclamò Vegeta indignato.
      «Ci sei già tu, all'Altro Mondo...» gli fece notare con aria soddisfatta una nuvoletta che si era aggregata alla combriccola, della cui presenza Goku si accorgeva solo in quel momento. Il Saiyan identificò immediatamente quello spirito: «Ma tu saresti Piccolo?! Come mai non hai il corpo?»
      «Re Enma ha pronunciato il suo verdetto…» accennò il demone namecciano con un tono misto di disprezzo e rassegnazione. «Nonostante io abbia contribuito a lottare per il bene e ci abbia anche rimesso la vita, sono riuscito a malapena a compensare le colpe che pesavano sulla mia coscienza…»
      «Questo perché Piccolo porta in sé le malefatte di suo padre, ossia il mio alter ego, di cui è la reincarnazione.» spiegò Dio. «È stato giudicato come una persona neutra, che non merita la vita eterna. Purtroppo, ciò significa che il suo spirito è indegno di accedere nel Paradiso, a differenza di tutti gli altri tuoi amici; dopo un breve periodo di purificazione, dovrà reincarnarsi in una creatura innocente, sperando di non degenerare come nella vita precedente…»
      «Adesso basta con queste sciocche assurdità!» sbuffò la nuvoletta-Vegeta. «Vi ho lasciato abbastanza tempo per disquisire della fidanzata di Testa Pelata o del destino ultraterreno del muso verde!»
      «È mia moglie, non la mia fidanzata…» precisò Crilin.
      «Il muso verde non ce l’ho più…» masticò seccato Piccolo.
      «State zitti voi! Kakaroth, io e te abbiamo un conto in sospeso e una promessa in corso!» rimbeccò il Principe dei Saiyan.
      «È vero…» ammise Goku. Non era un mistero che tra i due guerrieri Saiyan vi fosse un conto in sospeso; Goku ricordava però come, poco tempo prima della sua morte, lui e il suo rivale si fossero scambiati una promessa in virtù della quale il nobile guerriero chiedeva la rivincita al suo avversario. «Ma non gridare… non serve! E poi cosa credi, che non mi sia dispiaciuto perdere l’occasione di affrontarti di nuovo??»
      «E allora forza… risolviamolo adesso il nostro conto in sospeso! Qui ed ora!»
      «Puoi chiamarlo Kakaroth, oppure Son Goku... resta il fatto che tu non hai nessun diritto di affrontarlo. È finito il tempo in cui pensavi di poter fare il bello e il cattivo tempo!» sentenziò Re Enma che sentì, grazie al suo udito infernale, le parole dei due Saiyan ed iniziò ad interessarsi alla discussione.
      «Sì che ne ho il diritto! Lo ripeto: ho un conto in sospeso!» strepitò Vegeta senza alcun riguardo per la divi-nità che gli stava di fronte. «Kakaroth mi aveva fatto una promessa e poi è morto! Ora che ci troviamo tutti e due all'Altro Mondo, dovrà rispettarmi e mantenere la parola! Esigo che mi sia dato il mio corpo!»

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      • «Re Enma… mi sente?» la voce di Re Kaioh risuonò nella mente di Goku e i suoi amici.
        «Ah… è lei, Re Kaioh del Nord! Mi spiace, non ho ancora tempo per le sue battute…» si schermì Re Enma.
        «Battute? No… non c’entra… Solo che stavo ascoltando la vostra discussione e volevo intervenire a favore di Vegeta! In fin dei conti, la sua esistenza volge ormai al termine… concedergli un privilegio del genere prima di andare incontro alla reincarnazione può essere considerato come un premio per aver salvato la Terra alcuni mesi fa nella battaglia contro Cooler!»
        «Con tutto il rispetto, Re Kaioh, le ricordo che Vegeta era mosso da intenti egoistici, non certo altruistici…» obiettò Re Enma.
        «Lo so che all’Altro Mondo le azioni vengono giudicate anche in base alla purezza dei pensieri di chi le com-pie, però dovremmo guardare con elasticità…»
        «Elasticità? Ma quale elasticità??» tuonò Re Enma sfogliando nervosamente il suo mega-registro in cerca della pagina relativa a Vegeta. «Gliela do io, l’elasticità! Eccolo qua: genocidio, strage, cataclismi, sadismo, perfidia gratuita, superbia… crimini immondi, peccati mortali! E non voglio nemmeno perdere tempo a leggerli tutti! Questo Saiyan è uno dei peggiori peccatori che mi siano capitati! Senza contare che, a quanto risulta dal mio registro, si è irriducibilmente rifiutato di trarre profitto da tutte le occasioni di redenzione che il Destino gli ha offerto nel corso degli anni!!» Mentre il dio dell’Oltretomba si indignava per violenze e misfatti perpetrati dal Principe dei Saiyan, Vegeta sogghignava: tutte quelle colpe, tutti i peccati che gli avevano attribuito… che importanza avevano ora? Quel che era stato, era stato… che senso aveva a questo punto stare a recriminare su un passato oramai insignificante? Egli era già al capolinea, oltre il quale non si andava; gli avrebbero dato una pena che consisteva nella reincarnazione, lui avrebbe cessato di esistere come entità spirituale e sarebbe passato a nuova vita, forse migliore, forse peggiore, sicuramente diversa. Non sarebbe stato più lui. Perché non concedergli quest’ultima sigaretta, prima della pena capitale? Non c’era più nulla che desiderasse più che sfidare Kakaroth per l’ultima volta. Infine il Principe si limitò a replicare: «Un vero Saiyan non si pente mai delle azioni commesse.»
        «Ed è proprio per questo che non ci sono Saiyan in Paradiso!» sbraitò re Enma. «Li abbiamo reincarnati tutti!»
        «E che mi dice della regola della prigionia altruistica?» insinuò la divinità dalla pelle azzurra, con la malizia di chi sa di avere ragione mediante un argomento decisivo.
        Re Enma rimase fulminato. «M-ma… quella è una regola eccezionale! Uno spirito può scegliere di scontare qualche secolo di reclusione nella reggia d’oro degli Elisei, al fine di accordare dei privilegi ad un altro defunto verso il quale nutre una qualche forma d’interesse… non mi sembra proprio il caso di salvaguard-»
        «E invece è proprio questo il caso.» ribatté pacatamente Re Kaioh, tenendo le mani incrociate dietro le braccia. Seguì una mezz’ora di animata discussione fra le due divinità a base di articoli di legge, commi e controcommi, che l’autore di questa storia sceglie di risparmiare ai suoi lettori in quanto sa che il diritto amministrativo è una materia che può risultare coinvolgente solo agli addetti ai lavori (e spesso nemmeno a loro). Quando ormai tutti gli occupanti della sala d’attesa sbadigliavano con le lacrime agli occhi, Goku riuscì a spuntarla, infliggendo il colpo decisivo alle argomentazioni di Re Enma, con una riflessione basata sul suo candido senso di giustizia: «Si è trattato pur sempre di una promessa, di un impegno preso… secondo me, sarebbe gravissimo venir meno ad un impegno solenne! Come potremmo parlare di giustizia noi del Paradiso, se negassimo a Vegeta questa ultima possibilità prima di dirgli addio?» La sua osservazione, così moralmente corretta, lasciò di ghiaccio i presenti.
        «Basta, mi avete già fatto perdere troppo tempo! Sapete che vi dico…? Mi arrendo!» replicò infine il gigante barbuto. «Bah! Inaudito… usare il timbro Eroe per una canaglia simile!» brontolò Re Enma col suo vocione cavernoso, continuando poi: «Dovrò essere super efficiente, per recuperare il tempo perduto stamattina… mah…»
        «Re Enma…» lo invocò ulteriormente re Kaioh.
        «Hm? Mi dica…»
        «Volevo dirle un’ultimissima cosa…»
        «Ossia?» domandò il dio degli Inferi incuriosito.
        «Sa che cos’è un peluche che fa il serial killer? È un pu-pazzo da legare! Aahahahaaahh!!»

        «Ahah!» rise trionfante Vegeta, riacquistando il corpo, benché temporaneamente, rivestito dell’ultima armatura indossata al momento della morte. «Non ho paura della reincarnazione! Anche se questa sarà la mia sorte, vi ricorderete per sempre di Vegeta, colui che ha sfidato gli dei e ha vinto!» dichiarò Vegeta, a metà tra l’ironico e il tronfio. «Veniamo a noi, Kakaroth...»
        «Fai meno lo spiritoso, delinquente!» lo ammonì Re Enma. «Combatterete all’Inferno: è un luogo disabitato di squallore e desolazione, attraverso il quale le anime private delle loro spoglie passano brevi periodi di tortura e tormento, al solo scopo di reincarnarsi. È il luogo perfetto per il vostro duello, perché al termine Vegeta verrà scortato dal boia per contare le sue pene, prima di reincarnarsi. L’unica regola a cui siete obbligati a sottostare è la seguente: non uccidetevi. Se lo faceste, i vostri spiriti cesserebbero di esistere definitivamente.»
        “Che sciocchezza… chi se ne frega, tanto io smetterò di esistere comunque!” pensò Vegeta.
        Pochi attimi dopo, Goku e Vegeta furono all’Inferno. Al di sotto dello spesso strato di nuvole che separavano questa regione dalla Strada del Serpente, esso si presentava come un paesaggio a dir poco grigio e desolato, dominato da un’opprimente cappa di orrore e tetraggine, in un’atmosfera naturalmente funerea. Sopra il terreno color cenere, si stendeva un cielo plumbeo. Tutto spingeva alla paura, all’umanamente comprensibile desiderio di scampo e salvezza, e al pentimento. Ma per chi era ospitato in quei luoghi, era ormai troppo tardi. Non vi era possibilità di redenzione, solo di purificazione e di rinascita. Nell’aria riecheggiavano urla spaventevoli di anime sofferenti che spezzavano il cuore al solo udirle, e lamenti infiniti.
        «Che postaccio… certo non mi aspettavo che l’Inferno fosse un villaggio vacanze, ma questo è persino più squallido delle miniere dove Freezer spediva i ribelli in villeggiatura...» commentò Vegeta, avanzando al fianco di Goku, per poi chiedere: «Che succederebbe se provassi a scappare?»
        «Non ci riusciresti! Re Enma non è un combattente molto forte, ma possiede poteri magici speciali che gli consentono di agire come vuole sugli spiriti delle persone defunte, a prescindere dalle loro forze combattive… Tieni presente che da qui passano tutti i defunti dell’universo, compresi personaggi del livello di Freezer e Cooler… ma immagino tu abbia già testato quei poteri sulla tua pelle… anche se non ce l’avevi più, la pelle…!» concluse Goku sorridendo allegro.
        Vegeta gli lanciò un’occhiataccia: «Piantala con queste battute, idiota! La beatitudine celeste ti ha proprio dato alla testa! Non c’è bisogno che me lo ricordi…» Dopo qualche altro passo, intimò al rivale: «Fermiamoci qua.»
        In uno spiazzo anonimamente deserto, i due Saiyan si trovarono ancora una volta uno di fronte all’altro, in posizione d’attacco. «Finalmente il momento che attendevo da tanto, è arrivato…» disse Vegeta. “E dire che avevo smesso di sperarci…” pensò poi fra sé.
        «Sai, Vegeta…» rivelò Goku, fissando l’avversario con gli occhi luccicanti di determinazione. «Ho insistito tanto… non solo perché mi sembrava giusto che tu venissi accontentato, ma anche perché volevo davvero affrontare un avversario degno di questo nome. Ho agito un po’ da egoista…»
        «Come se non l’avessi capito: non per nulla, sei un Saiyan!» ribatté Vegeta, sogghignando a sua volta. «In fondo, si vede che a voi eroi è concesso di essere egoisti!»

        ***************************
        L’ANGOLO DELL’AUTORE
        Curiosità: il personaggio di Otokoski che compare nell’episodio dei cyborg è lo stesso che nel manga originale comparirà nel Torneo che si svolge dieci anni dopo la sconfitta di Majin Bu, nei panni di un uomo maturo che corteggia Trunks adolescente. :-) A scanso di equivoci: no, non sono omofobo, 17 lo è. (meglio precisare certe cose, di questi tempi) :-)
        Quella del telefono infernale è una delle mie solite idee sceme, nata dal fatto che non mi pare che Re Enma mostri mai di avere un potere telepatico per contattare Re Kaioh. Se non sbaglio, anche nel movie di Janenba e Gogeta, è Re Kaioh a cercarlo con il suo potere speciale, e non il contrario… beh, comunque se guardate nel manga, Re Enma il telefono sulla scrivania ce l’ha sul serio.
        Per il destino delle anime nell’oltretomba, mi sono basato soprattutto sul manga e quindi non tengo conto delle scene aggiuntive dell’anime in cui si vedono i cattivi con il corpo. Mi baso sul manga, e quindi: i malva-gi e quelli “neutri” passano dall’Inferno e si reincarnano; i buoni vanno in Paradiso; gli eroi possono in più mantenere il corpo.

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        • Quindi adesso una bella battaglia finale tra Goku e Vegeta in stile saga Bu!
          Mi raccomando, falla emozionante (penso che molti pezzi li riprenderai dal duello della saga di Bu)!
          Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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          • E così Gohan si è trasformato.
            Sono curioso di vedere cosa impedirà ai nostri eroi di usare le sfere namecciane.

            Il resto del capitolo molto divertente, restituisce un po' di serenità dopo l'ecatombe precedente.

            Dispiace per Piccolo, ormai era un personaggio positivo a tutti gli effetti, anche se l'ambiguo nesso esistenziale che lo lega al padre rende plausibile il fatto che debba reincarnarsi.

            Hype, ovviamente, per Goku vs Vegeta, carina la citazione finale
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            • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
              E così Gohan si è trasformato.
              Sono curioso di vedere cosa impedirà ai nostri eroi di usare le sfere namecciane.
              Probabilmente sarà perché Gohan e co. non conoscono l'ubicazione del Neo Namecc. Però sto solo ipotizzando.

              Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
              Mi dispiace per Piccolo, ormai era un personaggio positivo a tutti gli effetti, anche se l'ambiguo nesso esistenziale che lo lega al padre rende plausibile il fatto che debba reincarnarsi.
              Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
              è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)

              Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
              Hype, ovviamente, per Goku vs Vegeta, carina la citazione finale
              c'era una citazione O_o?
              Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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              • Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
                Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
                è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)
                Vorrei precisare una cosa. Da come viene posta la questione nel manga, sembra quasi che Piccolo (Jr.) sia nato come una vera e propria reincarnazione di suo padre. In vari punti si parla di "nuovo Grande Mago Piccolo", "Grande Mago Piccolo rinato", viene detto che nell'uovo suo padre ha racchiuso tutte le sue caratteristiche (quindi potenza, malvagità ecc.). Insomma, il Grande Mago è riuscito, nel momento del concepimento, a trasferire il suo spirito nel suo uovo. Il figlio è la "continuazione" dello spirito del padre, ossia della sua essenza spirituale; ha ereditato per intero quello che era suo padre, anche se poi ha compiuto scelte diverse che lo hanno portato su un diverso cammino morale. Del resto, se così non fosse, non si capirebbe il legame vitale che continua a sussistere tra l'entità positiva a (Dio) e l'entità negativa (Piccolo padre/figlio), senza nessuna interruzione.

                Dunque lui nasce sostanzialmente malvagio, ma - dato che si evolve in una figura positiva - l'entità che ne risulta quando viene ucciso dai cyborg è un essere non totalmente cattivo, né abbastanza eroico da mantenere il corpo, né buono come potrebbe essere ad esempio Soya nella fanfiction (oppure Videl e Chichi nella saga di Bu) al punto da meritare il paradiso.

                Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
                c'era una citazione O_o?
                Il bello è che, leggendo il commento di Ssj 3, ero rimasto di stucco per la citazione. Poi mi sono reso conto che quando Vegeta dice che agli eroi è concesso essere egoisti: il che è una mezza citazione (mezza consapevole e mezza involontaria ) di quando Goku chiede a Crilin di non trafiggere Vegeta con la katana, al termine del loro primo scontro sulla Terra.

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                • Originariamente Scritto da VirusImpazzito Visualizza Messaggio
                  Vorrei precisare una cosa. Da come viene posta la questione nel manga, sembra quasi che Piccolo (Jr.) sia nato come una vera e propria reincarnazione di suo padre. In vari punti si parla di "nuovo Grande Mago Piccolo", "Grande Mago Piccolo rinato", viene detto che nell'uovo suo padre ha racchiuso tutte le sue caratteristiche (quindi potenza, malvagità ecc.). Insomma, il Grande Mago è riuscito, nel momento del concepimento, a trasferire il suo spirito nel suo uovo. Il figlio è la "continuazione" dello spirito del padre, ossia della sua essenza spirituale; ha ereditato per intero quello che era suo padre, anche se poi ha compiuto scelte diverse che lo hanno portato su un diverso cammino morale. Del resto, se così non fosse, non si capirebbe il legame vitale che continua a sussistere tra l'entità positiva a (Dio) e l'entità negativa (Piccolo padre/figlio), senza nessuna interruzione.

                  Dunque lui nasce sostanzialmente malvagio, ma - dato che si evolve in una figura positiva - l'entità che ne risulta quando viene ucciso dai cyborg è un essere non totalmente cattivo, né abbastanza eroico da mantenere il corpo, né buono come potrebbe essere ad esempio Soya nella fanfiction (oppure Videl e Chichi nella saga di Bu) al punto da meritare il paradiso.
                  Infatti volevo solo precisare che era un pò triste, non che era sbagliato. Anzi, la tua spiegazione è perfettamente in linea con ciò che traspare dal manga.

                  Originariamente Scritto da VirusImpazzito Visualizza Messaggio
                  Il bello è che, leggendo il commento di Ssj 3, ero rimasto di stucco per la citazione. Poi mi sono reso conto che quando Vegeta dice che agli eroi è concesso essere egoisti: il che è una mezza citazione (mezza consapevole e mezza involontaria ) di quando Goku chiede a Crilin di non trafiggere Vegeta con la katana, al termine del loro primo scontro sulla Terra.
                  XD, Ssj3 come cacciatore di citazioni è meglio di un segugio.
                  Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                  • Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
                    Probabilmente sarà perché Gohan e co. non conoscono l'ubicazione del Neo Namecc. Però sto solo ipotizzando.
                    Però cè Goku che conosce tutta la situazione, e potrebbe scoprirlo per loro (tramite re kaioh) similmente a quanto avviene nel manga.
                    Se poi continua a fare il padre menefreghista che non chiama il figlio nemmanco per chiedergli come sta, allora sono d'accordo con te. xD

                    Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
                    è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)
                    Lo spirito di Al Satan è sicuramente legato a quello di Piccolo (e di Dio), che quindi si fa carico dei numerosi peccati del primo.
                    Il fatto che il namecciano fosse stato convocato presso Re Kaioh dopo la sua prima morte senza, apparentemente, troppi problemi, e soprattutto che un Vegeta fresco di sterminio di massa (nella saga di Bu) e di una vita passata all'insegna dell'egoismo e dei crimini, sia stato considerato buono solo pochi giorni dopo in quanto sacrificatosi per la sua famiglia e, in parte, anche per aver anteposto la salvezza dell'universo al proprio orgoglio (quando si fonde con kakaroth e quando parla coi terrestri), rendono legittimo pensare che ci fosse spazio anche per un supernamecciano in paradiso

                    Però il GMP ne ha fatte anche di peggio di Vegeta, quindi una risposta "ufficiale" alla questione non esiste.



                    c'era una citazione O_o?
                    A quanto pare la mia saggezza ha saputo vedere persino oltre le intenzioni dell'autore

                    Spoiler:
                    in realtà non so perchè ho scritto "citazione", intendevo semplicemente dire "battuta", forse è stato un lapsus inconscio memore dell'episodio citato da VirusImpazzito o forse solo un caso. Comunque è stato bello scoprire dal nulla questo azzeccatissimo richiamo al passato dei due saiyan, che impreziosisce di molto il capitolo
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                    • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                      Però cè Goku che conosce tutta la situazione, e potrebbe scoprirlo per loro (tramite re kaioh) similmente a quanto avviene nel manga.
                      Se poi continua a fare il padre menefreghista che non chiama il figlio nemmanco per chiedergli come sta, allora sono d'accordo con te. xD
                      Giusto, potrebbe dirglielo tramite Re Kaioh. Ma poi Gohan come ci arriva? Non ha il teletrasporto, e per quel che ne sappiamo Neo Namecc potrebbe essere in un altra galassia rispetto al Namek originale.

                      Se poi Goku decide di fregarsene di dare una mano col solito escamotage "Tocca a te salvare il mondo", hai ragione, sarà anche peggio xD.
                      Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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                      • Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                        Però cè Goku che conosce tutta la situazione, e potrebbe scoprirlo per loro (tramite re kaioh) similmente a quanto avviene nel manga.
                        Se poi continua a fare il padre menefreghista che non chiama il figlio nemmanco per chiedergli come sta, allora sono d'accordo con te. xD
                        Nella mia visione del rapporto regno dei vivi/morti in DB (che ho poi ampliato in questa fanfiction), c'è un netto distacco tra la vita e la morte, e gli interventi dei morti e delle divinità nel regno dei vivi è qualcosa di molto ristretto e circoscritto a casi eccezionali. Indizi a conferma di questa concezione: le Sfere del Drago possono resuscitare sì, ma con molte cautele; i morti possono tornare sulla Terra in modo molto limitato; gli dei si curano poco dei problemi dei pianeti da loro sorvegliati (Re Kaioh ai tempi di Nappa e Vegeta, e persino di Cell); Kaiohshin scende in campo eccezionalissimamente davanti a un problema che rischia di cancellare l'esistenza dell'universo intero.

                        Il tutto all'insegna di una legge universale che impone agli agenti esterni (morti e dei) di non perturbare l'ordine naturale e leggi che lo governano. Insomma, che i vivi si risolvano da sè i propri problemi, con le proprie forze e capacità! In base a questa visione dell'universo, a Goku non sarebbe concesso di "risolvere i problemi" del pianeta una volta morto, ma al massimo di fare lo spettatore passivo - cosa che Re Kaioh gli ha fatto notare ai tempi della "mia" battaglia contro Cooler.

                        Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
                        Lo spirito di Al Satan è sicuramente legato a quello di Piccolo (e di Dio), che quindi si fa carico dei numerosi peccati del primo.
                        Il fatto che il namecciano fosse stato convocato presso Re Kaioh dopo la sua prima morte senza, apparentemente, troppi problemi, e soprattutto che un Vegeta fresco di sterminio di massa (nella saga di Bu) e di una vita passata all'insegna dell'egoismo e dei crimini, sia stato considerato buono solo pochi giorni dopo in quanto sacrificatosi per la sua famiglia e, in parte, anche per aver anteposto la salvezza dell'universo al proprio orgoglio (quando si fonde con kakaroth e quando parla coi terrestri), rendono legittimo pensare che ci fosse spazio anche per un supernamecciano in paradiso

                        Però il GMP ne ha fatte anche di peggio di Vegeta, quindi una risposta "ufficiale" alla questione non esiste.
                        La prima morte di Piccolo, contro Nappa, è un caso un po' diverso da quello della seconda morte di Vegeta, contro Bu.

                        Piccolo ha affrontato i Saiyan vedendoli come nemici personali, non perchè avesse l'eroismo di voler salvare la Terra. Ovviamente il vivere a contatto con Gohan lo ha ammorbidito e gli ha fatto sviluppare sentimenti umani, ma non al punto da farne un eroe. Sicuramente poi, alla sua prima morte, deve averci messo una buona parola anche Dio, desiderando che il namecciano e i tre terrestri si allenassero in vista del possibile ritorno di un Vegeta in crescita (anche Crilin voleva allenarsi temendo che Vegeta tornasse sulla Terra); infatti era sempre nella mente di Dio l'idea di mandarli poi tutti a combattere contro Freezer. Considerato che 1) la spedizione di Bulma su Namecc aveva buone probabilità di riuscita e quindi Piccolo era verosimilmente sul punto di tornare in vita 2) era possibile che sulla Terra arrivassero vecchie e nuove conoscenze, Piccolo era più utile se allenato da re Kaioh, piuttosto che stare nell'Aldilà senza corpo ad allenarsi i pollici che non aveva.

                        Vegeta nella saga di Bu pare aver sinceramente rinnegato la sua vita precedente (ammette davanti a Goku che l'aver iniziato a vivere da terrestre non gli dispiace affatto), inventa strategie per salvare un universo intero, sottomette il suo orgoglio all'interesse collettivo, addirittura è disposto a morire se questo è il prezzo da pagare per distruggere Bu. Mi sembra quasi ovvio che sia considerato almeno "buono" e, realisticamente, in futuro non nuocerà mai più a nessuno. Per cui non è più un cattivo da non riportare fra i vivi.
                        E comunque vi ricordo che nella mia storia Piccolo ha rifiutato anche con un certo sgarbo la proposta di Dio di fondersi. Nel suo caso aver sviluppato sentimenti positivi e aver abbandonato le sue ambizioni di dominio non vuol dire abbandonare anche la sua essenza negativa; il suo retaggio demoniaco rimane. Non è buono da Paradiso, non è malvagio come il suo padre "biologico" di cui è reincarnazione...

                        50 sfumature di malvagità

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                        • Andiamo avanti! Abbiamo due Saiyan purosangue pronti a sfidarsi...

                          Cap. 56: Punto e a capo.

                          In un istante, i due si trasformarono in Super Saiyan e si lanciarono in un accesissimo e purissimo corpo a corpo. Si afferrarono reciprocamente per le mani, in una stretta vicendevole nella quale i due tendevano i muscoli ampliando la propria forza, come se ognuno dei due volesse non solo saggiare sé stesso, ma anche e soprattutto la forza dell’altro. I due si confrontavano in un susseguirsi sfrenato di colpi fisici, animati dall’euforia che fremeva nei loro corpi come ogni volta che combattevano trasformati in quello stadio: uno status interiore al quale non avevano mai fatto l’abitudine. Li muoveva, inoltre, la consapevolezza che quel duello era più che speciale: perché lo avevano desiderato entrambi per tutto quel tempo; era come se il desiderio crescesse insieme al moltiplicarsi del numero dei colpi scambiati, poco importava che fossero schivati o incassati. Quello stato d’animo li spingeva a lottare al meglio, come forse mai avevano lottato prima d’allora, come se per la prima volta fossero l’uno alle prese con l’altro; e di fatto, si conoscevano da anni, ma sentivano di star facendo nuovamente conoscenza reciproca, come se fosse la prima volta. Era stata un’ottima idea, quella di imbastire quella sfida… “Quando mi ricapita di sfidare un Super Saiyan?” pensava ciascuno dei due, con un fremito di eccitazione forte come mai lo era stato il brivido che provavano lungo la schiena, ogni volta che si trovavano davanti degli avversari sempre più potenti. Erano davvero gli ultimi due veri eredi della razza Saiyan!
                          Colpo su colpo, Vegeta individuò una breccia nella difensiva di Goku, una piccola falla che gli permise di allungare un calcio alto al mento del rivale. Sbalzato all’indietro, Goku capitombolò; anziché rovinare passi-vamente al suolo, riuscì a poggiare le falangi delle mani a terra e darsi lo slancio all’indietro per eseguire un paio di agili ed acrobatiche capriole. Celermente, a mezz’aria, Goku lanciò vari brevi colpi di energia contro il rivale; il Principe, impegnato a respingerli, vide l’avversario scomparire con il teletrasporto ma non fu in grado di capire dove sarebbe ricomparso; Goku gli inflisse un pugno allo stomaco, poi scomparve nuovamente per ricomparire alle sue spalle e dargli una gomitata alla schiena che abbatté Vegeta a terra, tra la polvere secca. «Tsk! Dannato teletrasporto…» mormorò Vegeta sfregandosi lo zigomo con il dorso della mano. Attaccandosi nuovamente a vicenda, i due Saiyan si colpirono con successo mediante una serie di calci e pugni, finché Vegeta riuscì a mettere a segno una gomitata alla schiena di Goku, all’altezza del deltoide destro. Goku urlò per il dolore; poi, per ricambiare la gentilezza, si spostò rapidamente alle spalle di Vegeta e, bloccandolo in una presa da dietro con un braccio, lo afferrò per poi cominciare a bersagliare la sua schiena di pugni. Poi i due guerrieri dalle aure dorate si fermarono un istante per riprendere fiato.
                          «Ad ogni modo, hai colmato brillantemente il divario creatosi tra noi…» riconobbe Goku sorridendo.
                          «Non potevo certo stare con le mani in mano, Kakaroth… così come, di certo, nemmeno tu potevi rimanere in ozio, non è vero?» replicò Vegeta scrutandolo con uno sguardo carico di sarcasmo.
                          «Come vedi, mi sono allenato molto qua, da quando sono morto… E poi, seguendo da qui il tuo combatti-mento contro Cooler, ho sentito il mio cuore colmarsi di gioia, vedendo che anche tu avevi raggiunto livelli altissimi…»
                          «Quando ci affrontammo la prima volta, ti dissi che eri molto fortunato ad avere la possibilità di sfidare il più potente esponente della tua razza, sebbene fossi solo un guerriero di grado inferiore… mi ripeto: sei doppiamente fortunato, visto che questo è già il nostro secondo duello…! Adesso, però ti mostrerò la mia massima potenza! La vera potenza del Principe dei Saiyan!»
                          «Non desideravo di meglio! Scatenati pure… tanto l’Inferno non è un luogo che possa essere distrutto così facilmente…» rispose Goku.
                          Senza farsi attendere, Vegeta liberò al massimo la sua aura e si lanciò colpendo il rivale con una poderosa gomitata allo stomaco. Goku afferrò a due mani il braccio ancora piegato di Vegeta, lo fece roteare per un paio di giri ed infine lo scagliò con acceso impeto verso l’alto; teletrasportatosi alle sue spalle, lo colpì con un calcio a piedi uniti, facendolo precipitare al suolo. Il Principe, cadendo carponi, scavò un fossato di notevoli dimensioni; subito risalì ancora una volta a tutta velocità; poco prima che Goku si teletrasportasse per sottrarsi a quell’attacco, Vegeta si arrestò a mezz’aria; Goku scomparve e ricomparve dove aveva previsto che il Principe sarebbe ricomparso se non si fosse frenato di colpo, ma con sorpresa constatò di non trovarlo in quel punto. Spiazzato, ricevette una rapidissima capocciata in pieno petto; iniziò a precipitare verso il suolo, incalzato da Vegeta che continuava a colpirlo durante la caduta; infine, prima di impattare al suolo, riuscì a rimbalzare lateralmente per poi riportarsi a distanza di sicurezza. Vegeta iniziò ad inseguirlo, mentre Goku sfrecciava seguendo una linea prima retta, poi curva. Di colpo scomparve usando il solito teletrasporto; mentre Vegeta continuava a muoversi a super velocità in modo da rendersi un bersaglio difficile da colpire, Goku comparve sul lato destro. Con le mani raccolte sul fianco nella sua nota posa, Goku caricò e lanciò la sua Kamehameha; il Principe riuscì a difendersi lanciando dalla mano un’onda di energia rossa che si scontrò con la splendente onda azzurra di Goku. Mentre Goku era impegnato a lanciare l’onda, Vegeta con una capriola sfuggì all’essere un mero bersaglio in aria e calciò l’avversario al fianco. Goku accusò il colpo e precipitò verso terra, mentre anche Vegeta si fermava per riprendere fiato: tutte le loro azioni si erano susseguite a velocità sconvolgente, con un’impazienza frenetica da parte di entrambi, in un continuo colpirsi a vicenda e tentare di schivare l’attacco avversario. Goku iniziava sempre più a perdere energia, mentre Vegeta si portò al di sopra di lui colpendolo con una martellata a due mani sulla testa; come una vera furia, lo inseguì colpendolo con altri calci e pugni, sbattendolo al suolo. Per concludere il suo attacco, Vegeta decise di ricorrere al Big Bang Attack; lanciatolo, non trovò che l’aria… Goku si era salvato teletrasportandosi, proprio come Vegeta aveva preventivato. Ricomparve a pochi centimetri dal viso del Principe, e gli si aggrappò addosso, stringendolo con tutta la forza che aveva in corpo, digrignando i denti e ridacchiando. A sua volta, Vegeta strinse i denti, poi – prima che Goku gli allungasse una testata sull’ampia fronte – disse con un sorriso sprezzante: «Questa per te sarebbe una presa?!» Con un’esplosione di energia spirituale, si liberò, scaraventando l’avversario verso il basso. Rapidamente, lo raggiunse infliggendogli un calcio in rotazione a mezz’aria, colpendolo alle spalle, poco sotto il collo.
                          Goku si ritrovò a terra, in una fossa, qualche metro sotto il livello del terreno. Si fermò ad ansimare, senza smettere di sorridere; era contentissimo, perché quel combattimento – messo in atto per il puro gusto della competizione – gli stava dando il pretesto per dare fondo alle sue risorse. «A questo punto, il nostro scontro potrebbe anche finire qui. Ammetto che, come puro livello combattivo, mi sei leggermente superiore; quindi potrei anche dire basta a questo combattimento…»
                          «Cosa?!» domandò Vegeta sgomento, incredulo nello stato di frenesia dovuto al vantaggio di cui poteva usufruire. «Ma come…?! Di già...?
                          «Mi basta aver provato sulla mia pelle la tua vera potenza, ed era questo il mio scopo! Intendiamoci… se fossimo vivi e tu fossi stato un nemico pericoloso per la Terra, avrei combattuto fino in fondo, cercando di inventarmi qualcosa e di dare il tutto per tutto…»
                          «Mi stai offendendo, Kakaroth! È un modo per dirmi che ti arrendi, prima ancora di aver combattuto al massimo delle tue possibilità?? Devi dare il 100%, quando combatti con me!» sbraitò il Principe, irritato dal solo pensiero che Goku potesse non combattere seriamente contro di lui.
                          «Non ho detto questo! Dato che siamo qua agli Inferi, io non ho ancora finito… ho una tecnica che ti lascerà a bocca aperta, anche se la conosci già… incrementerà di molto il mio livello combattivo…» rispose con affabilità e sicurezza di sé il Saiyan di grado inferiore.
                          Vegeta lo fissò con un sorriso soddisfatto: “Cosa avrà in mente? Sono curioso…”

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                          • Goku si posizionò a gambe divaricate; stringendo i pugni, lanciò un urlo che accompagnava la crescita verti-ginosa del suo potere interiore. Vegeta percepì l’abnorme cambiamento che si stava verificando nella forza del suo avversario, mentre anche il suo aspetto esteriore mutava: i muscoli, pulsando, gli si gonfiarono, l’aura che lo avvolgeva si tinse di un inedito color arancione fiammeggiante. «KAAA-IOOO-KEEEEN!!» scandì Goku con un tono di voce tanto possente da incutere timore.
                            «M-ma… questa tecnica…» commentò Vegeta sgranando gli occhi, sbigottito.
                            «Non parlare, Vegeta!» gridò Goku. «Attaccami alla massima potenza! È quello che volevi, no??»
                            Senza esitazione, Vegeta si accigliò digrignando i denti ed iniziò a bombardare il rivale allungando in avanti entrambe le mani, in modo alternato, e rilasciando una miriade di raggi energetici molto potenti; l’attacco durò per diversi secondi, sollevando polvere e detriti attorno a Goku, che si lasciò colpire senza batter ci-glio. Terminata l’offensiva, Goku schizzò in avanti esibendo una velocità impetuosa che Vegeta non riuscì a percepire. Con una luce furiosa negli occhi, il Saiyan più giovane colpì il Principe con un pugno alla faccia, poi una ginocchiata allo stomaco, infine lo afferrò per il braccio e lo scagliò al suolo con una forza micidiale. E in un secondo Vegeta giaceva al suolo, sconfitto.
                            Goku cessò di usare il Kaiohken: sospirò, sbuffando per la fatica; mentre Vegeta, inerme, dolorante, sfini-to in una manciata di colpi, ancora stentava ad accettare quell’improvvisa superiorità mostrata dall’avversario. Eppure egli conosceva bene la forza di un Super Saiyan, e ricordava ancora di quanto – ai tempi del loro primo incontro - Goku fosse capace di incrementare la propria forza in un istante con l’uso del Kaioken; combinando questi due fattori, era palese che ne sarebbe uscito un potenziamento a dir poco inverosimile.
                            «Ihih… Ti è piaciuto??» ridacchiò Goku con un largo sorriso sereno, posandosi al suolo vicino a lui e porgendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
                            Vegeta, che era pur sempre Vegeta, ignorò l’amichevole gesto dell’amico e si rimise in piedi senza aiuto. «Che potenza… che potenza incredibile! Mi hai messo KO in pochissimi colpi! Con questa forza potresti addirittura battere i due cyborg…» commentò Vegeta, scuro in viso, ma non senza una certa ammirazione.
                            «Eheh… non è così semplice. Il Super Saiyan è di per sé uno stadio abbastanza stressante, ed unito alla mia tecnica Kaioken comporta un dispendio di energie che riesco a reggere solo qua all’Altro Mondo, senza risentirne eccessivamente, visto che nel regno dei morti ci si affatica di meno… infatti, anche tu - che sei così malridotto - adesso inizierai senz’altro a recuperare le tue energie! Questo giochetto regge solo qua…»
                            In effetti, Vegeta constatò che recuperare le energie era operazione più rapida da morti che da vivi: lo avvertiva sul proprio corpo da defunto. «In definitiva, senza questa tecnica, come Super Saiyan sono più forte di te…» osservò compiaciuto il Principe.
                            «Già… E calcola che avrei potuto spingermi ancora più in là, con il Kaioken, incrementando ancora la mia forza; naturalmente mi sono trattenuto, perché era negli accordi che non ci saremmo uccisi a vicenda, e comunque io non voglio ucciderti. Non solo: oltre ad essere una tecnica estenuante, è anche pericolosa se non la si padroneggia come si deve, specialmente quando il corpo si trova a gestire un livello di energia così alto…»

                            Fu così che si concluse la tradizionale rivalità tra Goku e Vegeta. Goku aveva mostrato, come di consueto, di essere in grado di sfruttare tecniche e risorse pur partendo da una condizione di inferiorità. Vegeta, però, si considerava il trionfatore morale: anni di impegno e di severi allenamenti lo avevano condotto a recuperare l’abisso che le vicende di Namecc avevano scavato tra lui e il Saiyan di rango inferiore. Non solo, lo aveva persino surclassato!
                            E così, era giunto il momento dei saluti. Saluti definitivi, stavolta e per sempre. Prima di congedarsi dall’ex-rivale, Vegeta pensò bene di rivolgergli un’ultima raccomandazione. «L’hai capito anche tu, non è vero, Kakaroth..? Il segreto di noi Saiyan è quello di poter crescere illimitatamente… se solo ne avessi avuto l’opportunità, credo che avrei potuto superare il limite del Super Saiyan… non è possibile che noi Saiyan veniamo sconfitti così facilmente!»
                            «Sì… è per questo che non ho mai smesso di allenarmi…» precisò Goku.
                            «Kakaroth… allenati anche per me, mi raccomando.» concluse Vegeta con uno dei suoi sorrisi accigliati, proprio mentre, inviati da Re Enma, due diavoli impiegati di rango inferiore si presentarono a prelevare i due Saiyan.
                            «Addio, Vegeta... non ci vedremo mai più.»
                            «Addio, Kakaroth.» replicò il Principe dei Saiyan.
                            «Forza, maschio, diamoci una mossa.» disse a Vegeta una specie di scorbutico secondino con una terrificante mazza di ferro dalla quale sporgevano chiodi arrugginiti. «La pacchia è finita!»
                            «Sì, sì, ho capito…» ghignò Vegeta seccato. Il Principe si incamminò scortato dal diavolo, borbottando: «Ma dimmi tu se un Saiyan aristocratico come me deve essere condotto in questo modo alla stregua di un volgare galeotto…»
                            Rimasero sul posto Goku e l’altro diavolo, un impiegato in camicia e cravatta con gli occhietti tondi alla Mr. Popo. I due stavano dritti in piedi, uno di fronte all’altro, con le braccia distese lungo il corpo, e si fissavano negli occhi. Stettero così a guardarsi negli occhi, sorridendosi a vicenda per un paio di minuti; dopo Goku domandò: «E-ehm… qualcosa non va?»
                            «Devi andare nella reggia dorata degli Elisei, a scontare la tua reclusione secolare…» rispose il dipendente di Re Enma. «… è il prezzo che ti sei impegnato a pagare pur di concedere al tuo amico un’ultima battaglia.»
                            «Ah già. Me l’ero già dimenticato.» rispose il Saiyan, e ciò era segno di quanta poca importanza avesse dato a quell’impegno. Così, senza farsi pregare, Goku si incamminò, a sua volta accompagnato dal diavolo sorridente.
                            «Ma di preciso…» domandò allora Goku. «…in cosa consiste questa cosiddetta reclusione?»
                            «Semplice! Si sta rinchiusi in un posto, senza poterne assolutamente uscire per anni interi.»
                            «Ma praticamente vuol dire finire in carcere!» si lagnò Goku. Effettivamente, si rendeva conto solo ora di aver accettato la prigionia altruistica a scatola chiusa, senza sapere in cosa consistesse.
                            «Già.» continuò il diavolo con il suo sorriso cortese. «Non lo sapevi? In realtà il posto dove verrai imprigio-nato è un carcere meraviglioso e molto lussuoso, nel quale il defunto gode di una suite imperiale comoda e spaziosa. Per certi versi è come un carcere, ma è diverso da quelli a cui siete abituati voi mortali, perché NON troverai stanzini sporchi e stretti, promiscuità con numerosi altri carcerati, sorveglianti violenti e rissosi che pestano a sangue i galeotti con i manganelli, e sodomia.»
                            Goku fu condotto nella reggia; il posto coincideva appieno con la descrizione che gli era stata fatta dall’impiegato di Re Enma, che lo condusse alla sua stupenda suite: un appartamento, ampio, luminoso, confortevole e ben arredato senza sfarzi tecnologici, fornito anche di attrezzi ginnici del peso di diverse tonnellate. «Così è qui che dovrò trascorrere i prossimi secoli? Sembra noioso…»
                            «Non deve essere divertente… altrimenti, che prigionia è?» replicò il diavolo.
                            «In effetti… e per i pasti come ci organizziamo?» domandò Goku, toccando uno dei tasti che più gli interessavano.
                            «Naturalmente, ti verranno portate modeste quantità di cibo…» rispose l’impiegato. «… altrimenti, che prigionia è?»
                            «“Modeste”? Ma così morirò di fame…» si imbronciò Goku.
                            «Tu sei già morto…»
                            «Ah, già…» concluse Goku, sempre più avvilito. «Se non altro, potrò allenarmi… »
                            “Certo che Re Kaioh poteva anche avvertirmi…” pensò Goku, rimasto da solo.
                            Re Kaioh lo contattò telepaticamente: «Scusa, figliolo, mi spiace! Mi sembrava di avertene già parlato…! Ad ogni modo, non rattristarti… cosa vuoi che sia qualche secolo di prigionia davanti all’eternità? Prendila come una piccola siesta…»
                            «Una siesta?» si lamentò Goku. «Sarà così lunga che diventerà una siettima, altroché!»
                            «Aaaahhahhahah!» scoppiò a ridere Re Kaioh. «Hai fatto una bellissima battuta, complimenti! Senti, Goku, ci sentiamo… ogni tanto ti contatterò e ti farò qualche battuta comica, oppure manderò a trovarti qualcuno dei tuoi amici! A risentirci!»
                            Condannato a quella sorta di pena paradisiaca, Goku cominciò ad interrogarsi su come avrebbe potuto allenarsi. Come potenziare ulteriormente lo stadio di Super Saiyan? Ripensò alle ultime parole scambiate con Vegeta… E se davvero ci fosse stato ancora qualcosa di ulteriormente potente rispetto al super guerriero dorato? «Beh… ho secoli di allenamento a disposizione, per rispondere a queste domande… Al lavoro!» si disse Goku con solerte e zelante determinazione.

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                            • Erano passati solo alcuni giorni dallo spaventoso incidente avvenuto sull’sola Amenbo, che aveva presentato all’umanità la comparsa dei due terribili cyborg. Quel giorno, mentre volava, Gohan non poteva evitare che gli eventi degli ultimi giorni riaffiorassero nella sua mente come sassi sul bagnasciuga, portati allo scoperto dalla risacca del mare. Le due creature, i due nuovi perturbatori della pace che regnava sul pianeta, avevano manifestato fin da subito il desiderio di appropriarsi del mondo intero. Non nel senso di instaurare un regime politico del terrore, autonominandosi re o dittatori, come aveva fatto anni prima il Demone Piccolo. A loro due era sufficiente seminare qua e là qualche strage dagli effetti circoscritti; diedero così chiari segnali riguardo alla loro intenzione di divertirsi alle spalle di tutto e tutti, calpestando senza alcuno scrupolo la vita e la dignità degli esseri umani. Non vi era dubbio che fossero due criminali da fermare il prima possibile, non fosse altro che per arginare l’ondata di dolore di cui erano latori. In tal senso, una sorta di piano d’azione era stato abbozzato grazie all’irriducibile forza d’animo dei superstiti del gruppo dei difensori della Terra: Bulma avrebbe messo a disposizione l’astronave costruita da suo padre e collaudata da Vegeta, ma solo dopo che Gohan si fosse reso più forte, allenandosi severamente nella gestione dei suoi poteri nascosti di Super Saiyan. Grazie al maestro Muten, il giovane meticcio aveva appreso anche come procedere per perfezionarsi.
                              Una prima difficoltà era stata quella di persuadere sua madre a lasciarlo agire. Ormai Gohan sentiva e viveva quella situazione come un dovere morale nei confronti dei suoi amici caduti, e dell’umanità tutta; si era voluto far carico da solo, di sua iniziativa, della buona riuscita dei suoi intenti, e mai avrebbe tollerato che Chichi si opponesse ai suoi doveri. Bulma, perfettamente inserita nella comunità dei massimi scienziati, gli aveva raccontato tutto quello che sapeva su quel famigerato Red Ribbon menzionato da Yamcha in punto di morte, e gli aveva comunicato anche quel poco altro che era riuscita a scoprire sullo scienziato che presumibilmente stava alle origini delle nuove disgrazie, ossia il folle dr. Gero. Dunque, l’accaduto e quel che ne era seguito erano conseguenze storiche dell’eroica impresa giovanile di suo padre Goku, ed ora toccava a lui porvi rimedio. Quando il ragazzino aveva manifestato a sua madre i propositi e le sue intenzioni, Chichi era scoppiata in una delle sue leggendarie sfuriate isteriche sull’importanza dello studio e sul terrore di rimanere sola e di perdere tutto ciò che restava della famiglia che aveva voluto creare con Goku. All’isteria erano seguite lacrime calde ed abbondanti. Alla fine, con l’amarezza del cuore, aveva dovuto cedere e lasciarsi persuadere dal figlio, più determinato che mai; e arrendersi all’evidenza che la Terra non aveva altri messia che l’avrebbero salvata, ad eccezione del giovane mezzosangue. Alla fine, al momento della partenza, lo aveva accompagnato fuori dall’uscio, per seguirlo con gli occhi fino all’ultimo.
                              «Gohan… promettimi che diventerai imbattibile… promettimi che tornerai vincitore e non mi abbandone-rai più, e vivremo per sempre una vita normale…» gli disse commossa, salutandolo nel cortile davanti casa, e in cuor suo approvando i nobili intenti ed aspirazioni del bambino.
                              «Certo che te lo prometto, mamma! È tutto quello che voglio…» replicò convinto il figlio.
                              «Promettimelo di nuovo!» intimò di nuovo Chichi, i cui occhi si riempivano di lacrime.
                              «Te lo prometto…» si accigliò il ragazzino. Commosso, assecondò l’istinto di abbracciarla. Poi si levò in volo.

                              Le indicazioni fornite dal maestro Muten lo avevano condotto al posto giusto: ecco, infatti, che l’alta torre di Karin era già in vista. Quella che a distanza appariva come una sottile linea che si ergeva su uno spiazzo in mezzo alla foresta, via via che ci si avvicinava si presentava come un altissimo obelisco in pietra la cui superficie esterna era decorata da variegati motivi geometrici. Percorrendo in volo l’altezza lungo la quale saliva la torre, prima di giungere a destinazione, il meticcio riconobbe quella che, salendo dal basso, era la tappa intermedia.
                              «Quella è sicuramente l’abitazione del maestro Karin!» disse fra sé il figlio di Goku, davanti ai cui occhi si stagliava in tutta la sua imponenza l’altissimo monumento sacro. La torre, la cui altezza si mostrava sempre più impressionante a mano a mano che ci si avvicinava ad essa, si elevava al punto da perforare uno strato di candide nubi e sparire al di sopra di esso. Gohan sfrecciò sempre più in alto seguendo la torre come fosse una scia. Raggiunse immediatamente una costruzione dalla forma tondeggiante posta sulla sua sommità: l’eremo in cui viveva il maestro Karin, in compagnia del grasso samurai Yajirobei.
                              «Salve a tutti.» disse Gohan, approdando dentro la sala per rivolgere un saluto ai due inquilini.
                              «Salute a te, Son Gohan.» lo salutò il gatto. «Ciao, bello.» aggiunse Yajirobei.
                              «Non ci vediamo da un po’…» osservò il ragazzino.
                              «Sappi che sto coltivando nuovi senzu… e sappi anche che apprezzo ed approvo il tuo piano. So già tutto. Purtroppo la situazione è molto critica e non possiamo nemmeno contare sull’aiuto fondamentale rappre-sentato dalle Sfere…»
                              «Però sappiamo che su di te si può fare affidamento!!» si affrettò a precisare il codardo obeso.
                              «Certo…» insinuò il gatto rivolgendosi sornione al suo coinquilino. «Se dovessimo affidarci a te…»
                              «Ah sì?? Allora dimmi, palla di pelo, chi è che ha ferito quel pazzo di Vegeta alla schiena? Chi è che gli ha tagliato la coda?? Non rispondi, eh?? Ci sei rimasto come un ebet-» domandò il samurai incalzando, finché il micio non lo picchiò sulla testa col suo bastone. Si udì un sonoro rintocco di legno cavo sulla zucca del cic-cione. Gohan soffocò un sorrisetto divertito dal battibecco tra i due, poi dichiarò: «Volevo solo salutarvi… adesso continuerò a salire…»
                              «In bocca al lupo, figliolo… Quando deciderai di affrontare i cyborg, non dimenticarti di venire a prendere i senzu.»

                              C’era un solo luogo al mondo dove era possibile ritrovare sé stessi nella propria interiorità. Gohan ricordava che Goku gliene aveva sempre parlato come un luogo di pace e silenzio assoluto; nel giro di pochi secondi,
                              Gohan mise piede sul bianco pavimento piastrellato del santuario di Dio. Mr. Popo gli si fece incontro; Go-han iniziò a spiegare quali intenzioni lo avevano spinto a presentarsi: «… e quindi avrei bisogno di essere addestrato a sfruttare appieno i miei poteri di Super Saiyan! Da quando mi è successo per caso la prima volta, non sono più riuscito a ripetere quel miracolo!» raccontò il ragazzino con costernazione.
                              «Purtroppo, non essendo un Saiyan, non conosco come funzioni il processo che vi porta ad una trasformazione. Però, se davvero intenderai allenarti qui sotto la mia guida, sappi che non saranno tollerate agitazioni. Sono disposto a seguirti e ospitarti per tutto il tempo che sarà necessario, fossero anche mesi… ti avverto, nonostante tu sia già ad un buon livello. È una questione di status mentale, non di potenza fisica… o, per meglio dire, da un certo status mentale può scaturire una grande potenza spirituale. In questo senso, io posso aiutarti.» spiegò il custode del santuario.
                              «Mesi?» ripeté sbalordito il mezzo Saiyan, che non sospettava di dover perdere tutto quel tempo. «Ma le città e l’umanità rischiano la distruzione ogni giorno che passa…! Come potrei impiegare tutto questo tempo ad allenarmi, sapendo che il mondo…»
                              «La crescita e il miglioramento sono figli della pazienza, Gohan. Se non sei disposto a mettere da parte ogni singolo cattivo pensiero che passerà per la tua giovane mente, io non potrò essere in grado di insegnarti nulla. Se ci riuscirai, potrai dire che l’allenamento sarà stato proficuo… specie perché vorrà dire che avrai superato il tuo attuale modo umorale di combattere.»
                              «Ma… i cyborg…!» provò ad obiettare nuovamente il ragazzino.
                              «Non devi scalpitare… se vuoi imparare a gestire i tuoi poteri, devi dimenticarti di qualunque legame con la Terra. In quello che sta accadendo sulla Terra, tutti abbiamo già perso qualcuno a noi caro…» affermò Popo, che non poteva certo dimenticare l’ultimo Dio di cui era stato il secolare assistente. «E molti altri perderanno ancora qualcosa o qualcuno di caro… tuttavia, sarà necessario del tempo; ma i cyborg, il caos e tutte le altre difficoltà non debbono alterare la tua concentrazione. Naturalmente, se qualcuno dei tuoi cari sarà minacciato, io non ti fermerò… ma ricorda, ogni distrazione o interruzione andrà a tuo detrimen-to.»
                              Gohan tacque perplesso. Puntava lo sguardo verso il vuoto in cui era posizionata quella piattaforma. Vedeva chiaramente come gli argomenti di quell’ometto nero fossero razionali, ma i sentimenti lo inducevano inevitabilmente a preoccuparsi.
                              Popo approfondì e chiarificò il suo pensiero. «Dovrai mantenerti calmo ed imperturbabile come il cielo al di sopra delle nubi, ma veloce come il fulmine. Solo così riuscirai a gestire il tuo stadio di Super Saiyan.» Concluse Popo, che nell’atteggiamento impaziente di Gohan rivedeva ora l’impazienza irrefrenabile di un Goku adolescente, ora l’impronta caratteriale del maestro Piccolo. «Se può servirti da ispirazione, sappi che Goku non ha mai esitato davanti alla prospettiva di passare tre anni qua con noi, pur di riportare la pace del mondo…»
                              Ecco, quello fu l’argomento decisivo: Gohan decise che a tutti i costi si sarebbe mostrato degno di suo pa-dre, dato che in quella circostanza era l’unico che avrebbe potuto riportare la pace nel mondo. «Io sono pronto.» dichiarò il figlio di Goku.

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                              • «Allora cominciamo subito.» annunciò Popo senza perdere il suo sguardo calmo. «Prima di tutto, devi conoscere te stesso, la profondità della tua anima e il nucleo dell’energia del tuo spirito… sarà come ricominciare da capo…»
                                «E tutti gli allenamenti fatti con Piccolo?» ribatté Gohan quasi indispettito, come se Popo volesse indurlo a rinnegare tutto quello che aveva appreso fino ad allora dal maestro namecciano.
                                «Piccolo è stato un ottimo insegnante sul piano della tecnica e delle abilità speciali. Tuttavia, sappiamo che la tua capacità e la tua potenza dipendono molto dal tuo stato d’animo, e ciò è indice del fatto che la padronanza che hai della tua anima non è perfetta. Goku, Piccolo o Vegeta non hanno mai subito deficit della forza combattiva dipendenti dal proprio stato d’animo, tu invece sì… con il nostro addestramento, cercheremo di ovviare a queste carenze. Quando avremo finito, riuscirai a lottare sempre al massimo delle tue capacità.»
                                Posto in quei termini, quello stato di isolamento geografico e spirituale in compagnia del buffo maestro riusciva a Gohan quasi allettante.
                                Mr. Popo non rivelò al nuovo allievo ciò che gli passava per la testa, che ovviamente sarebbe rimasto indecifrabile attraverso il suo sguardo. “È naturalmente predisposto al miglioramento: se tutto procede come spero, e Gohan impara a controllare i poteri latenti che per ora solo la rabbia gli permette di tirar fuori, passerò alla fase successiva, e lascerò che si alleni autonomamente nella Stanza dello Spirito e del Tempo. Anche se ciò richiederà molta fatica per lui… Prima, però, deve stabilizzarsi: altrimenti è inutile sottoporlo a quella tortura per il corpo e la mente.”

                                ***************************
                                L’ANGOLO DELL’AUTORE
                                Il titolo del capitolo fa riferimento alle due situazioni narrate: la conclusione della tradizionale contrapposi-zione Goku/Vegeta (punto) e l’inizio di un nuovo ciclo di allenamenti per Gohan (a capo).
                                Volevo precisare che non ho specificato il grado del Kaioken: tuttavia siamo su livelli bassi, perché Goku non ha bisogno di usare un livello eccessivo, tipo x10 o x20, visto che basterebbe già il Kaioken al livello base o doppio (applicato al Super Saiyan) per farlo diventare enormemente più potente di Vegeta, e anche dei due cyborg.

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