Secondo me è fin troppo chiaro come andranno ad evolversi le cose, ma è una situazione che si tende a non accettare e quindi cerchiamo altre fantasiose strade che non hanno alcun fondamento e alcun senso logico, ma ce le imponiamo nella mente pur di non accettare la realtà.
Non me ne intendo molto ma, da quel che so, ogni parte di noi è costituita da materia, i nostri ricordi sono essenzialmente collegamenti sinaptici tra i nostri neuroni, il cervello comanda tutto e ci fa muovere in base ai ricordi che i 5 sensi hanno ricevuto dal mondo esterno, ovvero è tutta materia. E si sa che la materia prima o poi si trasforma, ma si trasforma in altra materia, quello che è adesso di noi un giorno sarà qualcos'altro: parte di un oggetto, una pianta, un animale, un uomo, un pezzo di merda o qualsiasi altra cosa
Veniamo fuori da vari meccanismi che accadono in natura, tutto ciò che è parte di noi verrà eternamente trasformato in altro, questa nostra condizione è solo di passaggio, dobbiamo accettare il fatto di non essere nulla di speciale ma solo parte della materia universale che da sempre esiste.
Come si può pensare quindi ad una continuazione della nostra vita? Niente è stabilmente eterno, la nostra vita finirà e inizieranno nuove cose che poi finiranno e di nuovo ne rinasceranno, e così via. Poi il fatto di una beatitudine eterna non ha completamente senso da qualunque punto di vista, tralasciando anche il fatto che di come è articolato il cervello umano è impossibile a prescindere, noi tendiamo ad essere sempre insoddisfatti e a volere sempre di meglio, non esiste e non può esistere una beatitudine eterna, ma neanche continua. Quelli che stanno quasi sempre bene, lo stanno a prescindere dall'ambiente esterno, perché vedono la vita con una concezione diversa da chi tende a vedere tutto nero, quindi in teoria non avremmo neanche bisogno di morire per quello.
Non è poi tanto diversa, ho detto in quel modo perché per come la vedo io la vita è fondamentalmente sofferenza, ma è giusto così. E' questa che ci fa muovere e ci tiene in vita, la nascita e la morte sono due momenti di sofferenza, cerchiamo di evitarle durante il tragitto semplicemente vivendo. La nostra vita si può sintetizzare come un continuo allontanamento dal dolore e ricerca del piacere, quindi per me le due frasi anche se rendono il tono diverso hanno lo stesso significato (io ho usato la frase che secondo me era più consona da usare).
Non me ne intendo molto ma, da quel che so, ogni parte di noi è costituita da materia, i nostri ricordi sono essenzialmente collegamenti sinaptici tra i nostri neuroni, il cervello comanda tutto e ci fa muovere in base ai ricordi che i 5 sensi hanno ricevuto dal mondo esterno, ovvero è tutta materia. E si sa che la materia prima o poi si trasforma, ma si trasforma in altra materia, quello che è adesso di noi un giorno sarà qualcos'altro: parte di un oggetto, una pianta, un animale, un uomo, un pezzo di merda o qualsiasi altra cosa
Veniamo fuori da vari meccanismi che accadono in natura, tutto ciò che è parte di noi verrà eternamente trasformato in altro, questa nostra condizione è solo di passaggio, dobbiamo accettare il fatto di non essere nulla di speciale ma solo parte della materia universale che da sempre esiste.
Come si può pensare quindi ad una continuazione della nostra vita? Niente è stabilmente eterno, la nostra vita finirà e inizieranno nuove cose che poi finiranno e di nuovo ne rinasceranno, e così via. Poi il fatto di una beatitudine eterna non ha completamente senso da qualunque punto di vista, tralasciando anche il fatto che di come è articolato il cervello umano è impossibile a prescindere, noi tendiamo ad essere sempre insoddisfatti e a volere sempre di meglio, non esiste e non può esistere una beatitudine eterna, ma neanche continua. Quelli che stanno quasi sempre bene, lo stanno a prescindere dall'ambiente esterno, perché vedono la vita con una concezione diversa da chi tende a vedere tutto nero, quindi in teoria non avremmo neanche bisogno di morire per quello.
Originariamente Scritto da Buddha94
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