[QUOTE=Alessandro330;2120592]
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http://undicisettembre.blogspot.com/...i-hanjour.html
Cito in particolare la conclusione finale:
[SPOILER]
Credevo fosse meno esperto.
Ad ogni modo la manovra rimane comunque quasi fantascientifica, e se il suo intento fosse stato quello di creare più danni possibili (questo ci si aspetta da un terrorista dopotutto) si sarebbe schiantato più comodamente dall'alto, creando molto più danni.
Non si capisce la manovra, e l'impatto proprio sulla parte di edificio rinforzata.
Mi spiace, ma ci sono troppe cose che non quadrano, poi ogniuno rimane delle sue idee.
http://undicisettembre.blogspot.com/...i-hanjour.html
Cito in particolare la conclusione finale:
[SPOILER]
Credevo fosse meno esperto.
Ad ogni modo la manovra rimane comunque quasi fantascientifica, e se il suo intento fosse stato quello di creare più danni possibili (questo ci si aspetta da un terrorista dopotutto) si sarebbe schiantato più comodamente dall'alto, creando molto più danni.
Non si capisce la manovra, e l'impatto proprio sulla parte di edificio rinforzata.
Mi spiace, ma ci sono troppe cose che non quadrano, poi ogniuno rimane delle sue idee.
Spoiler:
Ma qualcuno dirà: “Va bene, Hanjour non era un gran pilota, non sapeva atterrare da solo e parlava male l'inglese, diciamo pure che poteva colpire il Pentagono... però l'ha fatto con una manovra che richiede un'abilità da pilota espertissimo”.
Ne siamo sicuri? Cosa sappiamo della manovra di Hanjour? Cosa ha fatto di così speciale?
Ebbene, tutto parte dal presupposto che Hanjour sia arrivato su Washington ad altissima velocità, abbia fatto una strettissima virata di 270 gradi ad altissima velocità, si sia abbassato a una quota di pochi metri dal suolo e abbia impattato il Pentagono, sempre ad altissima velocità (oltre gli 800 km/h).
Se esaminiamo le varie fonti, peraltro riportate nel rapporto finale della commissione d'inchiesta, notiamo però che le cose non stanno esattamente così.
Innanzitutto dobbiamo tenere a mente che il transponder del volo 77 era spento quando l'aereo è arrivato in prossimità di Washington, e che i radar del controllo aereo potevano pertanto fornire indicazioni molto approssimative sulla sua velocità e sulla sua quota. Poi possiamo fare riferimento a un paio di utili studi.
Uno è la Timeline del Volo 77, riportata dal sito Cooperative Research, apprezzabile per la puntuale indicazione delle fonti:
(Before 9:37 a.m.): Flight 77 Turns, Then Disappears from Radar Washington flight controllers are watching Flight 77’s radar blip. Just before radar contact is lost, FAA headquarters is told, “The aircraft is circling. It’s turning away from the White House.” [USA Today, 8/13/2002] Then the blip disappears. Its last known position is six miles from the Pentagon and four miles from the White House. The plane is said to be traveling 500 mph, or a mile every seven seconds. [CBS News, 9/21/2001; Newhouse News Service, 1/25/2002; ABC News, 9/11/2002; USA Today, 8/13/2002]
Quindi, l'ultima posizione rilevata dell'aereo è a sei miglia (quasi 10 chilometri) dal Pentagono, in fase di virata. La velocità è indicata (non rilevata: si tratta di una stima dei controllori di volo) in 500 miglia orarie, ossia poco più di 800 km/h.
Dopodichè, tutto quello che abbiamo di sicuro è che l'aereo arriva sul Pentagono bassissimo e ad alta velocità (che fosse basso lo dicono le evidenze, del resto il Pentagono è alto poco più di 20 metri; che fosse veloce ce lo dicono i testimoni e gli scarni fotogrammi dei video delle telecamere di sicurezza).
Dalla posizione e rotta dell'aereo prima che sparisse dai radar, e dalla rotta finale di impatto sul Pentagono, si desume che l'aereo abbia fatto una virata di 270 gradi. Non una virata stretta, non una virata ad alta velocità: una virata di 270 gradi, punto.
Ora, qualsiasi pilota sa bene che il sistema per perdere quota e velocità in maniera rapida e corretta, per qualsiasi aereo, è – da manuali di volo – proprio quello di fare una virata discendente.
Quindi, tutto quello che ha fatto Hanjour, dopo essere arrivato ad alta velocità sul Pentagono, a una quota che le fonti indicano in circa 7000 piedi, è stato fare una normale virata di 270 gradi perdendo quota e velocità con un rateo forse brusco (per un aereo con passeggeri a bordo) ma perfettamente compatibile con l'aereo che pilotava (e diciamo che era compatibile, semplicemente perché non c'è alcuna evidenza che abbia tenuto un assetto incompatibile, proprio perchè quella fase del suo volo non è stata monitorata da alcun radar).
Qui prendiamo in prestito il secondo sito: Thepowerhour.com. L'analisi dei momenti finali del volo 77, fatta da un pilota militare che ha volato su grandi plurimotori a getto, credo che sia particolarmente interessante. E in questa analisi si dice chiaramente che la manovra di Hanjour non è per niente così stupefacente.
Ma torniamo a noi. Al termine della virata, larga quanto gli pareva e dopo aver perso quota e velocità quanto gli pareva, si è allineato verso il Pentagono (il che non era impresa difficile: ogni facciata del Pentagono è lunga 280 metri ed alta quasi 24 metri) e ha spinto al massimo i motori, recuperando la velocità persa durante la virata.
E adesso ci troviamo nella fase finale dell'attacco, che è durata pochi secondi (a 800 km/h, si percorrono oltre 220 metri al secondo). Nessun pilota civile esperto avrebbe scelto di attaccare un bersaglio così grande, con una superficie di 2,4 chilometri quadrati e largo circa 300 metri, ma alto solo 24 metri, con un profilo di volo radente al terreno, rischiando di schiantarsi al suolo o di impattare un ostacolo (e difatti Hanjour ha impattato diversi pali dell'illuminazione, rischiando di sfracellarsi prima di arrivare sul bersaglio).
E' normale che un pilota esperto dica: “E' una manovra molto difficile!”. Certo che lo è. Ma probabilmente Hanjour, proprio perché come pilota non era un gran manico, al termine della sua virata di 270 gradi si è ritrovato a una quota eccessivamente bassa, e proprio perché, volando a oltre 220 metri al secondo e quindi quando mancavano pochi secondi prima di sorvolare il Pentagono, non c'era il tempo per salire di quota e poi picchiare, ha deciso di restare in quell'assetto estremamente rischioso.
Ma Hanjour di certo non era preoccupato di correre rischi. Non stava cercando di portare a casa la pelle, come qualsiasi pilota civile o militare che si trovi in una situazione impegnativa, ma stava andando deliberatamente a morire.
In conclusione, quello che può apparire un profilo di attacco scelto deliberatamente, in realtà è stata la manovra “meno peggiore” che Hanjour è riuscito a fare. Persino nel momento in cui si è schiantato, Hanjour ha dimostrato che la professione del pilota non era cosa sua.
Ne siamo sicuri? Cosa sappiamo della manovra di Hanjour? Cosa ha fatto di così speciale?
Ebbene, tutto parte dal presupposto che Hanjour sia arrivato su Washington ad altissima velocità, abbia fatto una strettissima virata di 270 gradi ad altissima velocità, si sia abbassato a una quota di pochi metri dal suolo e abbia impattato il Pentagono, sempre ad altissima velocità (oltre gli 800 km/h).
Se esaminiamo le varie fonti, peraltro riportate nel rapporto finale della commissione d'inchiesta, notiamo però che le cose non stanno esattamente così.
Innanzitutto dobbiamo tenere a mente che il transponder del volo 77 era spento quando l'aereo è arrivato in prossimità di Washington, e che i radar del controllo aereo potevano pertanto fornire indicazioni molto approssimative sulla sua velocità e sulla sua quota. Poi possiamo fare riferimento a un paio di utili studi.
Uno è la Timeline del Volo 77, riportata dal sito Cooperative Research, apprezzabile per la puntuale indicazione delle fonti:
(Before 9:37 a.m.): Flight 77 Turns, Then Disappears from Radar Washington flight controllers are watching Flight 77’s radar blip. Just before radar contact is lost, FAA headquarters is told, “The aircraft is circling. It’s turning away from the White House.” [USA Today, 8/13/2002] Then the blip disappears. Its last known position is six miles from the Pentagon and four miles from the White House. The plane is said to be traveling 500 mph, or a mile every seven seconds. [CBS News, 9/21/2001; Newhouse News Service, 1/25/2002; ABC News, 9/11/2002; USA Today, 8/13/2002]
Quindi, l'ultima posizione rilevata dell'aereo è a sei miglia (quasi 10 chilometri) dal Pentagono, in fase di virata. La velocità è indicata (non rilevata: si tratta di una stima dei controllori di volo) in 500 miglia orarie, ossia poco più di 800 km/h.
Dopodichè, tutto quello che abbiamo di sicuro è che l'aereo arriva sul Pentagono bassissimo e ad alta velocità (che fosse basso lo dicono le evidenze, del resto il Pentagono è alto poco più di 20 metri; che fosse veloce ce lo dicono i testimoni e gli scarni fotogrammi dei video delle telecamere di sicurezza).
Dalla posizione e rotta dell'aereo prima che sparisse dai radar, e dalla rotta finale di impatto sul Pentagono, si desume che l'aereo abbia fatto una virata di 270 gradi. Non una virata stretta, non una virata ad alta velocità: una virata di 270 gradi, punto.
Ora, qualsiasi pilota sa bene che il sistema per perdere quota e velocità in maniera rapida e corretta, per qualsiasi aereo, è – da manuali di volo – proprio quello di fare una virata discendente.
Quindi, tutto quello che ha fatto Hanjour, dopo essere arrivato ad alta velocità sul Pentagono, a una quota che le fonti indicano in circa 7000 piedi, è stato fare una normale virata di 270 gradi perdendo quota e velocità con un rateo forse brusco (per un aereo con passeggeri a bordo) ma perfettamente compatibile con l'aereo che pilotava (e diciamo che era compatibile, semplicemente perché non c'è alcuna evidenza che abbia tenuto un assetto incompatibile, proprio perchè quella fase del suo volo non è stata monitorata da alcun radar).
Qui prendiamo in prestito il secondo sito: Thepowerhour.com. L'analisi dei momenti finali del volo 77, fatta da un pilota militare che ha volato su grandi plurimotori a getto, credo che sia particolarmente interessante. E in questa analisi si dice chiaramente che la manovra di Hanjour non è per niente così stupefacente.
Ma torniamo a noi. Al termine della virata, larga quanto gli pareva e dopo aver perso quota e velocità quanto gli pareva, si è allineato verso il Pentagono (il che non era impresa difficile: ogni facciata del Pentagono è lunga 280 metri ed alta quasi 24 metri) e ha spinto al massimo i motori, recuperando la velocità persa durante la virata.
E adesso ci troviamo nella fase finale dell'attacco, che è durata pochi secondi (a 800 km/h, si percorrono oltre 220 metri al secondo). Nessun pilota civile esperto avrebbe scelto di attaccare un bersaglio così grande, con una superficie di 2,4 chilometri quadrati e largo circa 300 metri, ma alto solo 24 metri, con un profilo di volo radente al terreno, rischiando di schiantarsi al suolo o di impattare un ostacolo (e difatti Hanjour ha impattato diversi pali dell'illuminazione, rischiando di sfracellarsi prima di arrivare sul bersaglio).
E' normale che un pilota esperto dica: “E' una manovra molto difficile!”. Certo che lo è. Ma probabilmente Hanjour, proprio perché come pilota non era un gran manico, al termine della sua virata di 270 gradi si è ritrovato a una quota eccessivamente bassa, e proprio perché, volando a oltre 220 metri al secondo e quindi quando mancavano pochi secondi prima di sorvolare il Pentagono, non c'era il tempo per salire di quota e poi picchiare, ha deciso di restare in quell'assetto estremamente rischioso.
Ma Hanjour di certo non era preoccupato di correre rischi. Non stava cercando di portare a casa la pelle, come qualsiasi pilota civile o militare che si trovi in una situazione impegnativa, ma stava andando deliberatamente a morire.
In conclusione, quello che può apparire un profilo di attacco scelto deliberatamente, in realtà è stata la manovra “meno peggiore” che Hanjour è riuscito a fare. Persino nel momento in cui si è schiantato, Hanjour ha dimostrato che la professione del pilota non era cosa sua.
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